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Venere in cucina

Quando qualcuno vi racconta che i migliori chef al mondo


sono uomini, non dovete crederci.
Nella mia vita nei ristoranti e fuori dai ristoranti ho visto molti
uomini occuparsi di cucina. Li dividerei, grossomodo, in due
categorie: i talentuosi e gli incapaci. I secondi sono molto pi
numerosi dei primi, e ci dipende con ogni probabilit da fattori
culturali di varia origine. Costoro sono dei veri inetti; senza
lintervento di madri e mogli, rischiano la morte per inedia.
Lalternativa consiste nel dissanguamento ad opera di una scatola
di tonno aperta incautamente.
Non degli incapaci, ad ogni buon conto, che ho intenzione di
parlare, ma degli uomini dellaltro gruppo. Questi, i talentuosi,
solitamente si reputano artisti inarrivabili. Considerano il resto
dellumanit, uomini e chiaramente - donne, una massa di
inetti, vantandosi di non essere come loro. A costo di essere
ripetitiva, vi dico: non dovete crederci.
Il fatto che, per mia somma indignazione, non esiste il
femminile della denominazione chef. Mi chiedo se questa sia una
semplice anomalia della lingua, o piuttosto la fotografia di un
mondo: quello della cucina professionale, dove la cultura
maschilista imperante. E pensare che ogni giorno, quasi
ovunque, sono le donne a piazzarsi davanti ai fornelli,
migliorando le giornate a mariti e figli - dopo aver gi pensato pi
o meno a tutto quanto riguarda la gestione della casa.
Come avrete capito, non riesco pi a tollerare questa
situazione. Per questo motivo ho deciso di propormi come chef
presso il lussuoso ristorante Medieval Routes, che sta per aprire
i battenti proprio qui, nella mia citt. So che stanno cercando
gente esperta per la cucina, ed ho deciso di superare lo
scetticismo derivante dalla scelta di utilizzare un nome inglese
per un ristorante italiano. Provinciali, ho pensato. Provinciali e,
ovviamente, maschilisti; i miei rivali per il posto di chef sono
infatti tre uomini, e lunica donna ad essere stata accettata per la
selezione sono io, sulla base di un curriculum ineccepibile
costruito in dieci anni di carriera come sous-chef junior e poi
senior.
Non voglio per nascondere che qualche aiutino, al momento
della selezione dei candidati, potrei averlo ricevuto anche dalle
grazie di cui la natura mi ha fornito. So che difficilmente passo

inosservata, anche quando indosso labbigliamento da lavoro. I


complimenti dei colleghi uomini, tuttavia, non sono mai riusciti a
distrarmi da ci che sempre stato al centro della mia attenzione:
la sublime arte della cucina.
Ho viaggiato molto. Mi sono guardata attorno ed ho imparato.
Ho immagazzinato ricette su ricette, modi di incrociare tra loro i
sapori pi disparati, creando armonie degne del gusto di pochi
senza dimenticare leducazione al gusto dei molti. La mia arte sa
essere sublime, ed io so quale luso che posso farne.
Per questo ho invitato a cena stasera, a casa mia, i miei tre
rivali per la conquista del trono di chef del Medieval Routes.
Domani si svolger la selezione, ed io ho proposto una cena
amichevole in comune per dimostrare che non c astio tra noi, e
che la nostra sar una competizione leale.
Ora stanno suonando alla porta, in un elegante ritardo di
cinque minuti. Avvolta in un vestito altrettanto elegante, faccio
entrare i miei rivali, che hanno portato vini, dolci, frutta sotto
spirito. Nessuno di loro ha portato fiori: sono chef, e sanno che il
profumo del cibo non tollera alcuna interposizione. Accetto
sorridendo i regali, che ripongo al fresco in unaltra stanza.
Neppure il mio menu accetta interposizioni, ed un menu molto
particolare.
Dovete sapere che nel corso dei miei viaggi in terra francese
ho appreso i segreti della cuisine damour. La Francia infatti la
patria delezione delleros gastronomico. Ho poi intrecciato tali
conoscenze con la cultura di popoli lontani, nel corso delle mie
peregrinazioni in Asia; alchimie di ambra, muschio e zibetto e
tanta attenzione non solo agli ingredienti, ma alla preparazione ed
allestetica delle varie portate. Arte, gusto, tradizione:
nellinsieme, una vera e propria scienza, fondata sullesperienza
come ogni scienza che si rispetti.
Ora, noto che il discorso scientifico si distingue da quello
non scientifico grazie al metodo sperimentale. Questa sera ho
appunto intenzione di verificare empiricamente a spese dei miei
colleghi lefficacia di quanto ho appreso, nel corso degli anni, a
proposito della cuisine damour.
La tavola imbandita; li faccio accomodare. Valutano, con
sguardo esperto, la disposizione delle vivande, laccostamento dei
colori. La forma che suggerisce la sostanza. La contaminazione

reciproca dei sensi. I vini, alloggiati nei decanter, sprigionano i


loro aromi, spiriti danzanti nellaria.
La degustazione ha inizio. Palati raffinati assaggiano con
attenzione; accertano natura, origine, propriet organolettiche di
ogni portata. Il rituale viene messo in pratica secondo il pi rigido
dei protocolli. Il vino rotea con garbo nel bicchiere, viene
assaporato a piccole riprese.
Mi siedo in mezzo a loro. Fa caldo; la scollatura generosa
appare pi che giustificata. Gli sguardi si accendono, seguono
ununica direzione.
- Senza la compagnia di Bacco e di Cerere, Venere languisce, sentenzia il pi audace dei tre, subito fulminato dalle occhiatacce
degli altri due. Il chiacchiericcio garbato che aveva introdotto la
cena lascia il posto a toni pi sostenuti.
Servo ostriche, granchi di fiume. Li circondo di pinoli e
tartufi. Il burro si associa alla castagna, i fichi si alleano con lo
zenzero. I timori dei monaci medioevali allavidit di cibo si
accompagna sempre la lascivia - si concretizzano alla mia tavola.
Il collega che era pi timido mi afferra la mano, la trattiene tra
le sue. Il rimprovero degli amici immediato, lui si ritrae.
Comincia la gara dei complimenti non alla cuoca, ma alla
donna. Mi schermisco, sorrido maliziosamente. Lo spacco della
gonna mostra la sua ampiezza, il piano del tavolo trasparente.
Ognuno dei tre d sulla voce agli altri due. Si versano altro vino,
ormai dimentichi di ogni etichetta. Ingollano avidamente ci che
era stato appositamente preparato per risuscitare la carne.
Mi alzo e cammino con fare languido verso la cucina,
lanciando un ultimo sguardo carico di promesse in direzione della
tavolata. In mia assenza le voci diventano urla, le parole insulti.
Sento rumori. Metallo, vetri forse bottiglie che si infrangono.
Un grido strozzato. Il rumore di un corpo che cade
pesantemente a terra. Esco dalla cucina, in tempo per vedere il
pi robusto dei miei avversari strangolare il collega che un tempo
era timido. Questultimo annaspa sul pavimento, immerso nel
sangue del compagno pugnalato al petto.
Non intervengo, lascio che sia. Prendo il telefono e digito con
calma il numero della polizia. Credo che domani non ci sar per
me alcun rivale alla selezione per lo chef del Medieval Routes.

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