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prevista la realizzazione di nuovi gasdotti Grecia-Italia, Algeria Italia (Sardegna), Albania Italia,
Bressanone-Innsbruck, della capacità complessiva di 30 Gm³. In particolare si evidenzia che i
gasdotti provenienti da Albania e Grecia diversificano le fonti di approvvigionamento immettendo
sul mercato gas proveniente dal Mar Nero, Mar Caspio e Turchia. (Fonte dati rapporto Autorità
per l’energia elettrica ed il gas). In complesso la disponibilità complessiva di approvvigionamenti
da importazioni all’anno 2011 è di 126,10 Gm³, con un margine di riserva di quasi il 50 % rispetto
al fabbisogno nazionale.
2. IMPIANTI DI RIGASSIFICAZIONE (previsione e avanzamento progetti)
La scelta sull’ubicazione degli impianti di rigassificazione, come evidenziato precedentemente, non
è pianificata a livello nazionale e si rischia di avere 4 impianti realizzati in un raggio di 100 km
(Trieste offshore, Trieste Zaule, Porto Levante offshore (Rovigo) e Ravenna offshore. Di fatto,
rispetto ad una previsione di costruzione di 12 impianti (Fonte dati rapporto Autorità per l’energia
elettrica ed il gas), allo stato attuale si potrebbe presumere che l’eventuale fabbisogno si sia ridotto
a solo 4 impianti della capacità di rigassificazione annua di 8 Gm³ cadauno per complessivi 32 Gm³,
che porterebbero la disponibilità nazionale di gas a quasi il doppio del fabbisogno.
A porto Levante (Rovigo) a fine anno entrerà in funzione il primo rigassificatore off shore della
potenzialità di 8 Gm³ pari al 10 % del fabbisogno nazionale (Società Adriatic LNG partecipata da
Qatar Petroleum, ExxonMobil e Edison). L’approvvigionamento del gas è garantito da un contratto
di 25 anni con il Qatar in uno dei giacimenti più produttivi del mondo ed è destinato ad Edison per
l’80 % (Fonte dati Società Adriatic LNG).
L’unico impianto di rigassificazione in Italia è situato a Panigaglia ha una potenzialità di
rigassificazione di 3 Gm³, ma la produzione attuale ha subito una riduzione del 40 % dovuto alla
mancanza di gas per un incidente occorso al terminale d’imbarco in Algeria.
Gli impianti di rigassificazione di GNL Gas Natural ed Endesa, previsti nel golfo di Trieste, hanno
una potenzialità di rigassificazione di 8 Gm³.
I dati tecnici di questi impianti sono i seguenti:
Terminale Gas Natural (ex AREA ESSO Vallone di Muggia)
Dati di progetto
Parametro [UM] Valore
Capacità di progetto dell’impianto
• Produzione annua Sm³ 8·109
• Produzione massima di progetto Sm³ h-1 1,075·106
• Produzione minima di progetto Sm³ h-1 200.000
Navi metaniere
• Portata massima di scarico m³ h-1 10.000-12.500
• Capacità massima di carico m³ 40.000-140.000
• Pressione serbatoi nave (normale) mbarg 60
• Pressione serbatoi nave (progetto) mbarg -10/+250
Serbatoi di stoccaggio temporaneo GNL
• Capacità complessiva stoccaggio m3 280.000
• Numero serbatoi criogenici - 2
• Capacità singolo serbatoio m³ 140.000
• Pressione operativa serbatoio mbarg 200
• Pressione di progetto serbatoio mbarg -5/+300
• Temperatura operativa serbatoio °C -161
4. PROBLEMATICHE AMBIENTALI
Quello che è stato l’estremo seno dell’Adriatico a Nord ed il più pescoso nei secoli scorsi a causa
delle acque salmastre determinate dalle foci dei torrenti Ospo (già Rivo di San Clemente e Recca),
Babuiese-Rabuglosio (un tempo con foce indipendente dall’Ospo) e Lussandra-Rosandra è stato già
compromesso dalla costruzione delle tre dighe che hanno impedito il ricambio delle acqua
dell’intera baia (Vallone) di Muggia con il golfo di Trieste e quindi con le acque profonde
dell’Adriatico.
Successivamente con la collocazione di industrie e depositi fortemente inquinanti sulle coste della
baia la situazione di degrado è stata incrementata e risulta fortemente compromessa dal punto di
vista ambientale. L’area portuale ed i terreni contermini sono stati inseriti tra i Siti Inquinati di
interesse Nazionale. Difatti la presenza di inquinanti quali idrocarburi e metalli pesanti, presenti nei
limi dei fondali e nelle terre utilizzate per i riempimenti e colmate eseguite a terra, rendono il
territorio interessato inutilizzabile senza preventivi piani di caratterizzazione e interventi di
bonifica.
Anche il semplice scavo o movimentazione dei limi e fanghi costituenti i fondali marini, per
approfondire il canale indispensabile per il passaggio e le evoluzioni delle 120 gasiere annue
previste, appare arduo se attuato conformemente alle leggi vigenti in materia di tutela ambientale.
Nel progetto Gas Natural si prevede il dragaggio di 2.100.000 m³ di metri cubi di fanghi, che
dovrebbero in base ad un piano di caratterizzazione mai eseguito, quasi sicuramente essere avviati a
discarica speciale. Si pensi che recentemente per approfondire i fondali del Molo Bersaglieri, per
fare attraccare le navi di crociera, si sono scavati circa 5.000,00 tonnellate di fanghi trasportati
successivamente con autoarticolati a tenuta stagna fino in Veneto al costo di 220,00 €/t. Costo
dell’operazione più di un milione di Euro. (fonte dati Autorità Portuale di Trieste). Adottando gli
stessi parametri ed ammettendo che il grado di inquinamento dei fanghi del Vallone di Muggia
siano gli stessi del Molo Bersaglieri (cosa improbabile) il costo dell’operazione risulterebbe di
2.100.000 m³ x 1,6 t/m³ x 220,00 €/t = 739.200.000 EURO. E questo è il solo costo presunto della
bonifica a mare, bisogna ancora fare quella a terra…
Qualsiasi movimentazione di fanghi non effettuata con benne stagne, ma con draghe refluenti o a
pale non risulterebbe conforme alle leggi vigenti in materia e se effettuata comporterebbe
gravissime conseguenze sulla fauna e flora acquatica dell’intero golfo.
Ultimo aspetto devastante è lo sversamento a mare di tonnellate di ipoclorito di sodio immesso
nell’acqua marina utilizzata nel processo di rigassificazione, in uno spazio acqueo circoscritto e
senza ricambio ed ad una temperatura più bassa dell’acqua esistente.
Per le problematiche sopra riportate si riportano le osservazioni fatte da Livio Sirovich (geologo
dell'Osservatorio Geofisico Sperimentale) che ha approfondito gli studi effettuati dalla società
proponente e propri consulenti e che evidenziano palesi lacune ed incongruenze.
Uno dei punti controversi è il raffreddamento-clorazione delle acque, perché la Baia di Zaule è già
assai inquinata ed ha poco ricambio con l'Adriatico. Nella prima tornata di documenti il consulente
spagnolo Alatec aveva scritto (in inglese) che «l'acqua fredda di scarico rimane nel bacino con il
risultato di una sua generale diminuzione di temperatura (...) Ciò non sarebbe accettabile per
l'operatività dell'impianto, perché si realizzerebbe un ricircolo di acqua progressivamente sempre
più fredda. (...) In ogni caso, se lo scarico deve venire situato nella Baia di Muggia, dovrà venire
spostato più in mare aperto»; conclusione che rischiava di far sfumare un affare colossale. Ma poi
lo Studio di impatto ambientale aveva minimizzato queste apprensioni, ed il riassunto divulgativo
distribuito ai politici le aveva quasi cancellate. Nuovi dati di temperatura Per la seconda tornata di
studi, è stato chiamato un nuovo consulente: il DHI, un rinomato istituto internazionale. Un
impianto del genere - spiega ora DHI – deve scaricare le acque fredde per semplice caduta,
attraverso una condotta di un metro e mezzo di diametro e, per motivi tecnici, è necessario che lo
scarico avvenga vicino all'impianto, ossia dentro la baia. Se invece si volesse uscirne,
"un'estensione della condotta di scarico comporterebbe una perdita di carico che obbligherebbe ad
elevare l'altezza del Terminale a valori inammissibili, o ad utilizzare diametri delle condotte poco
economici. Un prolungamento delle condotte di scarico sottomarine fuori dalla Baia di Muggia
comporterebbe inoltre interferenze importanti nella navigazione" (a causa delle dimensioni della
condotta (115, 1-01). Le condizioni più sfavorevoli, che avevano preoccupato il consulente
precedente, erano quelle invernali in cui notoriamente, anche a causa della bora, capita che tutta
la baia si raffreddi e sul fondo si raggiungano anche i 6 gradi (l'impianto deve sempre attingere
acqua con più di 7 gradi e la restituisce con 5 gradi di meno). Fatto sta che, per i suoi calcoli in
condizioni invernali, il nuovo consulente spagnolo è partito da un profilo di temperatura per la
baia, che dice di aver tratto da un articolo scientifico dell'OGS (publicadas par el OGS de Trieste);
e lo presenta. È profondo 50 metri (la baia non arriva a 20), ha 9 gradi abbondanti in superficie ed
addirittura 11 e mezzo sul fondo; condizione ideale per avere un naturale rimescolamento delle
acque. Conclusioni di DHI: non esiste nessun problema. Ma l'istituto premette una frase assai
significativa per chi è del mestiere: «Todas ellas están intimamente relacionadas con los datos e
hipótesis de partida que se indican en el epigrafe 2.1» . Ovvero: non ci sono problemi, ma solo se il
profilo di temperatura (che sta proprio nel paragrafo 2.1) è valido. E purtroppo l'OGS ha smentito
nel modo più netto di aver mai fornito a chicchessia misure simili di temperatura per la Baia di
Zaule. In realtà, quei dati di temperatura sono stati copiati dal sito dell'OGS; ma si tratta solo di
un profilo rappresentativo di condizioni invernali medie in Adriatico da Ancona in sù. Non basta.
Medea Engineering fa accompagnare la relazione DHI da una "traduzione accorciata" in italiano,
che risulta completamente anonima. Sulla copertina figura infatti un logo ripulito dalle scritte
identificative, e non compare il nome dell'autore. Dalle conclusioni contenute in questi veri e propri
pezzi di carta , la frase che limitava la portata delle conclusioni ottimistiche di DHI è sparita ed
anzi le nuove conclusioni rassicuranti sono divenute assolute (ed anche più estese che nell'originale
spagnolo). Ma perché i proponenti rischierebbero di fare il proprio danno scegliendo un luogo
dove d'inverno l'impianto rischierebbe di non poter funzionare? Probabilmente, perché adesso il
punto fondamentale è superare lo scoglio dell'approvazione del sito. Poi, una soluzione si troverà.
Ad esempio, sarà più facile far accettare i dragaggi degli inquinatissimi fanghi del fondo baia,
necessari per posare la tubazione di scarico fin oltre le dighe. La Medea Engineering si spinge a
giustificare l'ubicazione dello scarico dentro la baia anche con questo ragionamento ecologico:
"l'alternativa che fin dal principio era stata scartata era quella che prevedeva l'ubicazione dello
scarico al di fuori delle dighe foranee (perchè) il posizionamento dello scarico al di fuori delle
dighe foranee è quello che presenta il maggior impatto poichè si inserisce su un ambiente naturale
di maggior pregio ecologico, rispetto al contesto portuale interno (…)In conclusione dunque si è
ritenuto più opportuno inserire lo scarico delle acque dell'impianto in un contesto abituato agli
stress antropici, dove è già vigente un divieto di pesca e balneazione, piuttosto che in un area di
maggiore valore ecologico" (115). È una conclusione "ambientale" sorprendente, per due motivi.
Primo, perché nei tempi lunghi il nuovo inquinamento finirà comunque nell'Adriatico; e secondo
perché da uno studio di impatto ambientale non ci saremmo aspettati una semplice giustificazione
della scelta di peggiorare la situazione della baia.
Panoramica sul vallone di Muggia - Il terminale Gas Natural è posto tra i pontili SIOT e Silone ex Aquila a
terra tra Termovalorizzatore ed ex area Esso.
Il regime dei Punti Franchi è l'elemento caratterizzante che ha accompagnato l'evoluzione storica
dello scalo marittimo di Trieste. Introdotto nel 1719 dalla monarchia absburgica e ridefinito nel
1891, questo peculiare istituto giuridico è stato riconfermato dai successivi Trattati di Pace,
dell'Atto Costitutivo della Comunità Europea e dalle Leggi della Repubblica Italiana.
Gran parte del territorio portuale è soggetto a questa normativa e ricade pertanto al di fuori del
territorio doganale dell'Unione europea.
I Punti Franchi sono cinque:
• Punto Franco Vecchio
• Punto Franco Nuovo
• Punto Franco Scalo Legnami
• Punto Franco Oli Minerali
• Punto Franco Industriale
Il Punto Franco Vecchio o Porto Vecchio è il complesso più antico, realizzato tra il 1868 e il 1883
su progetto di Paul Talabot, in attuazione di un grande piano di sviluppo portuale e ferroviario
mirante a consolidare il ruolo di Trieste come centro di commerci a servizio di tutti i territori
controllati dalla monarchia absburgica. Oggi rappresenta un grande patrimonio culturale oggetto di
un ampio progetto di rivitalizzazione; alle strutture storiche si è recentemente aggiunto anche un
moderno terminale multifunzionale (Adria Terminal).
Il Punto Franco Nuovo è frutto di un progetto avviato agli albori del '900 per rispondere alla crescita
dei traffici col Medio ed Estremo Oriente, favorita dall'apertura del Canale di Suez. Completato in
gran parte negli anni '20 e '30, il Porto Nuovo è stato ulteriormente ampliato tra gli anni '60 e i
giorni nostri con la progressiva realizzazione del terminal contenitori del Molo VII e del terminale
specializzato per navi ro-ro/ferry di Riva Traiana. Gli altri Punti Franchi, oltre allo Scalo Legnami e
al Terminale Oli Minerali, includono una parte del canale industriale di Zaule, che serve la Zona
Industriale (EZIT) sviluppatasi a partire dal secondo dopoguerra.
PRINCIPALI VANTAGGI DERIVANTI DAL REGIME DI PORTO FRANCO
All'interno del Porto Franco gli operatori godono della possibilità di effettuare attività portuali a
condizioni molto favorevoli:
L’ubicazione del terminale proposto da Gas Natural, confligge altresì con le attuali attività poiché si
colloca tra i terminali petroliferi e suoi derivati (SIOT, Silone, ex ESSO), vicino al
termovalorizzatore, al terminal cementi, al terminal prodotti industriali, al terminal prodotti chimici
e al terminale prodotti congelati.
Confligge ancor di più con i nuovi indirizzi di piano, che sono alla base della redazione del nuovo
piano regolatore, e che prevedono in area contigua il terminal animali vivi, sul canale industriale
banchinamenti locali a servizio di industrie e commercio, nella area ex Aquila un polo industriale
artigianale e logistico, un polo industriale ambientale, un terminal Ro-Ro e Multipurpose.
Sorge spontaneo chiedersi come faranno a convivere queste attività con un terminale di
rigassificazione che in base alla Direttiva Severo e comunque in base ai successivi vincoli che
verranno imposti dalla Capitaneria di Porto ed altri organi competenti, impone fasce di sicurezza
molto estese, ed interdizione alla navigazione ogni tre giorni per più di 12 ore, tempo necessario per
attracco e scarico del GNL.
Nel Vallone di Muggia e sulle coste muggesane si svolgono tutte una serie di attività legate al mare
che vanno dalla balneazione, alla pesca professionale e sportiva, agli sport nautici ed allo svago.
Tutte queste attività, che oggi vengono svolte, hanno un indotto non indifferente, che va dalla
professione di pescatore o miticoltore, alla piccola cantieristica e comunque allo svago legato al
sociale per tutte le età, con evidenti riflessi sulla qualità della vita del nostro territorio.
Più che una vocazione turistica sarebbe meglio parlare di vocazione ad una qualità della vita
coerente con un modello di sviluppo che sia sostenibile e che non sottragga ulteriori risorse e spazi
pubblici alle famiglie, ai bambini e alle generazioni future.
Si ricorda nuovamente che all’interno del Vallone di Muggia esistono tutta una serie di attività quali
la Zona industriale delle Noghere, il sito inquinato dell'ex Aquila ed altri siti inquinati della zona
costiera, il terminal dell’oleodotto transalpino, i terminal di prodotti chimici e derivati del petrolio,
la ferriera di Servola, il termovalorizzatore, che rappresentano, tutti, fattori di una massiccia
presenza industriale, le cui ricadute di impatto sulla "qualità della vita" a Muggia sono notevoli.
Un ulteriore appesantimento di tale situazione non può essere passivamente accettata dalla
popolazione e appare perciò del tutto normale un approccio critico e partecipato al problema da
parte dei cittadini muggesani.
Attualmente sulle coste muggesane, nonostante le limitazioni esistenti dovute alla presenza dei
citati impianti ed attività industriali, sono insediati quattro porti turistici (foce Rio Ospo, porticciolo
di Muggia, Porto San Rocco e San Bartolomeo), società Sportive legate al canottaggio, vela e pesca
sportiva, cantieri per la costruzione e rimessaggio di imbarcazioni (cantieri San Rocco, ecc.). Per le
problematiche legate alla limitazione della navigazione ed alle fasce di rispetto a mare ed a terra,
relative alla costruzione e al successivo esercizio decennale di un impianto di rigassificazione, tutte
queste attività verrebbero fortemente penalizzate, com’è vero altresì che non si potrebbero
insediarne altre. Si pensi poi alle ricadute sui possibili inquinamenti dell’acqua (clorazione delle
acque e movimentazione fanghi inquinati), che si vanno a sommare agli esistenti, penalizzano
ulteriormente la balneazione.
Altro aspetto da non sottovalutare e la possibile svalutazione dei beni immobili che si affacciano su
tale impianto, determinato oltre che da una possibile e reale condizione di pericolo anche da una
condizione psicologica, determinata dall’ingombrante impatto visivo delle gassiere.
DIMENSIONI PRINCIPALI
Lunghezza fuori tutto : 289,00 m
Lunghezza tra le perpendicolari : 274,00 m
Larghezza fuori ossatura : 49,00 m
Altezza di costruzione : 27,00 m
Pescaggio di progetto : 11,40 m
Pescaggio, dimensionamento : 12,00 m
CAPACITÀ
Serbatoi di carico (100% a +20°C) : 148.800 m3
Serbatoi di zavorra : 69.000 m3
Serbatoi olio combustibile : 9.000 m3
Serbatoi acqua dolce : 900 m3
PRESTAZIONI
Peso a vuoto, pescaggio di progetto : 73.350 tonnellate
Velocità commerciale, resistenza d’onda 21%
2 x 12,0 MW : 19,5 nodi
Autonomia massima,
combustione di solo olio : 16.000 miglia nautiche
Tempo di scarico del carico : 12 ore
Tasso di evaporazione : 0,10%/24 ore
Caratteristiche gassiere - Fonte dati Terminal Alpi Adriatico S.r.l. - Manovre di Avvicinamento e procedure
d’ormeggio