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I
Uno spavento precoce
In Stiria, per quanto la nostra famiglia non sia certo illustre,
abitiamo in un castello, uno schloss. Una piccola rendita, in
quella parte di mondo, pu portare lontano. Otto o novecento
sterline l'anno fanno miracoli; difficilmente saremmo
annoverati tra i ricchi a casa. Mio padre inglese, ed io porto
un nome inglese, per quanto personalmente non abbia mai visto
l'Inghilterra. Ma qui, in questo luogo solitario e primitivo,
dove ogni cosa meravigliosamente a buon prezzo, non vedo
proprio come molto denaro in pi potrebbe materialmente
aggiungere qualcosa alle nostre comodit, o perfino al nostro
lusso.
Mio padre aveva fatto parte del corpo diplomatico in Austria e
ritiratosi, con una pensione ed il suo patrimonio aveva
acquistato questa residenza feudale ed il suo piccolo
comprensorio; un affare.
Nulla pu essere pi pittoresco o solitario. Il castello si erge su
un piccolo colle in una foresta. La strada, molto antica e stretta,
passa davanti al ponte levatoio, mai ritirato nel mio tempo, ed
al suo fossato, pieno di pesci e attraversato da molti cigni, con
bianche flotte di ninfee galleggianti sulla superficie.
Dinanzi a tutto ci lo schloss mostra la sua facciata dalle molte
finestre; le sue torri, e la sua cappella gotica.
La foresta si apre in una radura irregolare e molto pittoresca
davanti al cancello, e sulla destra un ripido ponte gotico
trasporta la strada oltre un ruscello che si snoda nell'ombra
profonda attraverso il bosco. Ho detto che questo un posto
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II
Un'ospite
Ora vi racconter un fatto a tal punto bizzarro da richiedere
tutta la vostra fede nella mia veridicit per credere alla mia
storia. Ciononostante, non solo vera, ma una verit della
quale sono stata testimone oculare.
Era una dolce sera d'estate, e mio padre mi chiese, come a volte
faceva, di fare una piccola camminata con lui lungo la
splendida passeggiata sulla foresta che si trovava davanti allo
schloss.
Il Generale Spielsdorf non pu raggiungerci presto come
avevo sperato disse mio padre mentre passeggiavamo.
Questi avrebbe dovuto farci una visita di alcune settimane, e
aspettavamo il suo arrivo per il giorno seguente. Avrebbe
dovuto portare con s una giovane dama, sua nipote e sotto la
sua tutela, Mademoiselle Rheinfeldt, che io non avevo mai
visto, ma che mi era stata descritta come una ragazza molto
affascinante, in compagnia della quale mi ero promessa molti
giorni felici. Fui pi delusa di quanto non possa immaginare
una ragazza che vive in una citt, o in un vicinato vivace.
Questa visita, e la nuova conoscenza che prometteva, aveva
costituito il mio fantasticare di molte settimane.
E quanto presto arriver? chiesi.
Non prima dell'autunno. Non prima di due mesi, oserei dire,
rispose. E ora sono molto contento, mia cara, che tu non abbia
mai conosciuto Mademoiselle Rheinfeldt.
E perch? risposi, sia mortificata che curiosa.
Perch la povera damigella morta, rispose Mi ero
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III
Paragoniamo i nostri appunti
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IV
Le sue abitudini Una passeggiata
Vi ho detto che ero affascinata da lei nella maggior parte delle
sue caratteristiche.
Alcune non mi piacevano poi cos tanto.
Era pi alta dell'altezza media delle donne. Comincer a
descriverla.
Era esile, e meravigliosamente aggraziata. Se non fosse per il
fatto che i suoi movimenti erano languidi molto languidi
invero, nulla del suo aspetto indicava una persona invalida. Il
suo incarnato era ricco e luminoso; le sue fattezze erano minute
e ben disegnate; i suoi occhi grandi, scuri, e lucenti; i suoi
capelli erano decisamente meravigliosi, non ho mai visto
capelli folti e lunghi in maniera cos magnifica come quando
ricadevano sciolti sulle sue spalle; spesso ho posto le mani
sotto la sua chioma, ridendo con stupore del suo peso. I suoi
capelli erano squisitamente sottili e morbidi, e per quanto
riguardava il colore di un ricco marrone scuro, con qualcosa di
dorato. Amavo scioglierli, lasciandoli ricadere per il loro peso,
mentre, nella sua stanza, sedeva reclinata su una sedia,
parlando con la sua dolce voce bassa; ero solita pettinare ed
intrecciare la sua chioma, sparpagliarla per giocarci. Cielo! Se
avessi saputo tutto!
Ho affermato che vi erano dei particolari che non mi
piacevano. Vi ho detto che la sua confidenza mi conquist dalla
prima notte in cui la vidi; ma trovai che nei confronti di s, di
sua madre, della sua storia, e di fatto riguardo a qualsiasi cosa
fosse legata alla sua vita, ai suoi piani, alle persone conosciute,
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qui v' un amuleto che non fallisce mai; anche solo cucito al
cuscino, e potrete ridergli in faccia.
Questi amuleti consistevano in strisce ovali di pelle, ornate con
cifre e diagrammi cabalistici.
Carmilla ne acquist subito uno, e cos feci io.
Egli guardava verso l'alto, e noi sorridevamo verso il basso
nella sua direzione, divertite; almeno, per quanto mi riguarda.
Il suo penetrante occhio nero, mentre guardava su verso i nostri
volti, sembr scorgere qualcosa che fiss la sua curiosit per un
istante.
In un istante srotol una custodia di pelle, ripiena di ogni tipo
di bizzarri piccoli strumenti di acciaio.
Guardate qui, mia signora, disse, mostrandola e rivolgendosi
a me, Tra le altre arti meno utili, pratico l'arte del dentista.
Peste colga quel cane! interpol. Silenzio, bestia! Ulula a tal
punto che sua signoria pu appena sentire una parola. La vostra
nobile amica, la giovane dama alla vostra destra, ha denti
davvero aguzzi lunghi, sottili, a punta, come punteruoli,
come aghi; ha, ha! Con la mia vista lunga ed acuta, guardando
verso l'alto, li ho visti bene; ora se dolgono alla giovane dama,
come credo facciano, eccomi qui, ecco la mia lima, il mio
trapano, le mie pinze; li render tondi e smussi, se piace a sua
signoria; non pi denti da pesce, ma quelli di una splendida
fanciulla quale . Ehi? La damigella dispiaciuta? Sono stato
troppo ardito? L'ho forse offesa?
La ragazza, invero, appariva molto irata mentre si allontanava
dalla finestra.
Come osa quel saltimbanco insultarci cos? Dove tuo padre?
Gli chieder un risarcimento. Mio padre avrebbe legato questo
sciagurato alla pompa dell'acqua e dopo averlo fustigato con
una frusta da calesse lo avrebbe bruciato fino all'osso con il
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Il medico ha detto che verr qui oggi, disse mio padre, dopo
un po' di silenzio. Voglio conoscere la sua opinione a
riguardo, e cosa crede che sia la cosa migliore da fare.
I medici non mi hanno mai aiutato disse Camilla.
Quindi sei stata malata? chiesi.
Pi malata di quanto tu non sia mai stata, rispose.
Molto tempo fa?
Si, molto tempo fa. Ho sofferto di questa stessa malattia; ma
dimentico ogni cosa salvo il mio dolore e la mia debolezza, e
non erano pesanti quanto quelle di altre malattie.
Eri molto giovane all'epoca allora?
Oserei dire, non parliamone pi. Non vorrai ferire un'amica?
Mi guard languidamente negli occhi, e pass amorevolmente
un braccio intorno alla mia vita, conducendomi fuori dalla
stanza. Mio padre era chino su alcune carte vicino alla finestra.
Perch a tuo padre piace spaventarci? chiese la bella ragazza
con un sospiro ed un piccolo brivido.
Non cos, cara Carmilla, l'ultima cosa che gli passa per la
mente.
Non hai paura, carissima?
Lo sarei molto se sospettassi che ci fosse il pericolo reale di
essere attaccata come accaduto a quelle povere persone.
Hai paura di morire?
Si, tutti hanno paura di morire.
Ma morire come possono farlo gli amanti morire insieme,
per poter vivere insieme.
Le fanciulle sono millepiedi mentre vivono nel mondo, per
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V
Una straordinaria somiglianza
Quel pomeriggio arriv da Gratz il figlio del restauratore di
dipinti, grave e scuro in faccia, con il cavallo ed il carretto
ingombro di due grandi bauli da viaggio, ciascuno contenente
molti dipinti. Era un viaggio di dieci leghe, e ogni volta che
arrivava allo schloss un messaggero dalla nostra piccola
capitale di Gratz eravamo soliti affollarci intorno a lui
nell'ingresso, per sentire le novit.
Il suo arrivo cre un bel vociare nei nostri quartieri privati. I
bauli restarono nell'ingresso, ed i servitori si occuparono del
messaggero fino a quando non ebbe cenato. Allora con degli
assistenti, e armato di martello, cesello e cacciavite, si incontr
con noi nell'ingresso, dove ci eravamo riuniti per essere
presenti all'apertura dei bauli.
Carmilla sedeva guardando davanti a s svogliatamente, mentre
uno dopo l'altro i vecchi quadri, quasi tutti ritratti, che erano
stati restaurati, venivano portati alla luce. Mia madre
apparteneva ad un'antica famiglia ungherese, e la maggior parte
di questi quadri, che stavano per essere riportati nel loro luogo
di origine, erano arrivati a noi tramite lei.
Mio padre aveva in mano una lista, dalla quale leggeva, mentre
l'artista frugava per tirar fuori i numeri corrispondenti. Non so
se i dipinti fossero di buona fattura, ma erano, indubbiamente,
molto antichi, ed alcuni anche piuttosto bizzarri. La maggior
parte di essi aveva, soprattutto, il vantaggio di essere visti da
me per la prima volta; poich il fumo e la polvere del tempo li
aveva quasi del tutto cancellati.
Vi un quadro che ancora non ho visto, disse mio padre. In
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nell'angolo.
Non Marcia; sembra come se fosse stato scritto in oro. Il
nome Mircalla, Contessa Karnstein, e vi una coroncina
sopra e sotto la data AD 1698. Io discendo dai Karnstein;
ovvero, mamma discendeva da loro.
Ah! disse la fanciulla, languidamente, anche io, credo, una
discendenza molto lunga, molto antica. Ci sono Karnstain
viventi al momento?
Nessuno che rechi quel nome, credo. La famiglia cadde in
disgrazia, credo, in qualche guerra civile, molto tempo fa, ma
le rovine del castello si trovano a sole tre miglia di distanza.
Interessante! disse, languidamente. Ma guarda che bella
luna! Lanci uno sguardo attraverso la porta d'ingresso, che
era socchiusa. Vogliamo fare una piccola passeggiata intorno
al cortile, e guardar gi verso la strada ed il fiume?
E' molto simile alla notte in cui arrivasti a noi, dissi.
Sospir, sorridendo.
Si alz in piedi, e ognuna con un braccio intorno alla vita
dell'altra, uscimmo fuori sul selciato.
In silenzio, lentamente passeggiammo per il ponte levatoio,
dove lo splendido paesaggio si apriva davanti a noi occhi.
E cos stavi pensando alla notte in cui sono giunta qui? quasi
sussurr.
Sei contenta che io sia venuta?
Deliziata, cara Carmilla, risposi.
E hai chiesto di appendere nella tua stanza il quadro che ti
sembra mi assomigli, mormor con un sospiro, mentre
stringeva il braccio intorno alla mia vita e lasciava che la sua
bella testa si appoggiasse alla mia spalla. Come sei romantica,
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VI
Un'agonia molto strana
Quando arrivammo nel soggiorno, e ci sedemmo per bere le
nostre tazze di caff e cioccolata, e nonostante Carmilla non ne
volesse, sembrava nuovamente in s, e Madame e
Mademoiselle De Lafointaine si unirono a noi, per una piccola
partita a carte, ed a quel punto sopraggiunse naturalmente
anche pap per quello che chiamava il suo sorso di t.
Quando la partita termin si sedette accanto a Carmilla sul
divano, chiedendole, un po' ansiosamente, se avesse avuto
notizie della madre dal suo arrivo.
Lei rispose No.
Allora egli chiese se sapesse dove potesse essere raggiunta al
momento con una lettera.
Non saprei dirlo, rispose lei ambiguamente, ma stavo
considerando di lasciarvi; siete gi stati fin troppo ospitali e
gentili nei miei confronti. Vi ho portato un'infinit di guai, e
potrei considerare di prendere una carrozza domani, e
lanciarmi al suo inseguimento; so dove la trover infine, per
quanto io non osi dirvelo.
Ma non devi neanche pensare una cosa del genere, esclam
mio padre, con mio grande sollievo. Non possiamo
permetterci di perderti in questo modo, e non acconsentir alla
tua partenza, se non sotto la cura di tua madre, che stata tanto
gentile da acconsentire alla tua permanenza fino al suo ritorno.
Sarei pi contento se sapessi che hai avuto notizie da lei; ma
questa sera le notizie dell'avanzamento della misteriosa
malattia che ha invaso i paraggi diventano ancor pi allarmanti;
e mia bellissima ospite, io sento molto la responsabilit del
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VII
Discesa
Sarebbe futile da parte mia tentare di raccontarvi l'orrore con
cui, anche ora, ricordo l'avvenimento di quella notte. Non fu il
terrore passeggero che un sogno si lascia alle spalle. Sembrava
approfondirsi con il passare del tempo, e si trasferiva alla
stanza e persino ai mobili che erano stati teatro
dell'apparizione.
Il giorno seguente non sopportai di restare sola un istante. Avrei
dovuto avvertire mio padre, se non per due motivazioni
contrastanti. Da un lato credevo che avrebbe riso del mio
racconto, e non potevo sopportare che la cosa fosse trattata
come uno scherzo; d'altro canto poteva credere che fossi stata
attaccata dal misterioso disturbo che aveva invaso il nostro
vicinato. Personalmente non avevo alcuna presentimento del
genere, e poich egli era stato piuttosto male per un po' di
tempo, avevo paura ad allarmarlo.
Mi trovavo abbastanza bene con le mie benevole amiche,
Madame Perrodon, e la vivace Mademoiselle De Lafontaine.
Entrambe percepivano che ero di malumore e nervosa, ed
infine raccontai loro cosa giaceva cos pesantemente sul mio
cuore.
Mademoiselle rise, ma mi sembr che Madame Perrodon
acquistasse un aspetto ansioso.
Visto che ci siamo, disse Mademoiselle, ridendo, la lunga
camminata sotto i tigli, dietro la finestra della stanza da letto di
Carmilla, stregata!
Sciocchezze! esclam Madame, che probabilmente trovava
l'argomento piuttosto inopportuno, e chi racconterebbe questa
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VIII
Ricerca
Alla vista della stanza, perfettamente indisturbata se non per il
nostro violento ingresso, cominciammo a calmarci un po', e
presto riguadagnammo lucidit a sufficienza da congedare gli
uomini. Mademoiselle era stata colta dalla possibilit che
Carmilla fosse stata svegliata dal frastuono alla sua porta, e
fosse saltata gi dal letto nel panico per nascondersi in un
armadio, o dietro ad una tenda, dai quali non poteva emergere
finch il maggiordomo ed i suoi mirmidoni non si fossero
ritirati. Riprendemmo quindi la nostra ricerca, e cominciammo
a chiamar nuovamente il suo nome.
Fu tutto per nulla. La nostra perplessit ed agitazione
aumentarono. Esaminammo le finestre, ma erano chiuse.
Implorai Carmilla, se si era nascosta, di non insistere in questo
crudele scherzo ed uscire per porre fine alle nostre ansie. Fu
tutto inutile. Ormai mi ero convinta che non si trovava nella
stanza, n nello stanzino, la cui porta era ancora chiusa a
chiave da questo lato. Non poteva averla superata. Ero del tutto
confusa. Aveva forse Carmilla scoperto uno di quei passaggi
segreti la cui esistenza nello schloss veniva raccontata dalla
vecchia governante, per quanto la tradizione della loro precisa
posizione si fosse persa? Un po' di tempo, senza dubbio,
avrebbe spiegato ogni cosa per quanto fossimo tutti, al
presente, del tutto perplessi.
Erano passate le quattro, e scelsi di trascorrere le rimanenti ore
di buio nella stanza di Madame. La luce del giorno non port
soluzione al problema.
Il mattino seguente tutta la casa, mio padre in testa, si trovava
in uno stato di agitazione. Ogni luogo del castello veniva ora
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IX
Il dottore
Poich Carmilla non voleva sentirne di avere un attendente che
dormisse nella sua stanza, mio padre arrangi che un servitore
dormisse fuori dalla sua porta, in modo che non potesse tentare
un'altra simile escursione senza essere fermata sulla porta.
Quella notte trascorse tranquillamente; ed il mattino seguente,
il dottore, che mi padre aveva chiamato senza dirmi una parola
al riguardo, giunse per visitarmi.
Madame mi accompagn in biblioteca; l il serio dottorino, dai
capelli bianchi e gli occhiali, che ho descritto in precedenza, mi
aspettava per ricevermi.
Gli raccontai la mia storia, mentre procedevo nel racconto egli
diventava sempre pi serio.
Ci trovavamo, lui ed io, nella rientranza di una delle finestre,
uno di fronte l'altra. Quando terminai la mia descrizione, si
appoggi con le spalle contro il muro, gli occhi preoccupati
fissi su di me, con un interesse che recava un tratto di orrore.
Dopo un minuto di riflessione, chiese a Madame di poter
vedere mio padre.
Fu chiamato di conseguenza, e mentre entrava, egli disse
sorridendo:
Oserei dire, dottore, che mi direte che sono un vecchio
sciocco ad avervi portato qui; spero di esserlo.
Ma il suo sorriso sbiad nell'ombra mentre il dottore, con volto
molto grave, gli fece segno di avvicinarsi.
Lui ed il dottore parlarono per un po' di tempo nella stessa
nicchia nella quale avevo appena conferito con il medico.
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X
In lutto
Erano passati circa dieci mesi da quando l'avevamo visto
l'ultima volta: ma il tempo trascorso si era rivelato sufficiente a
portare un cambiamento di anni nel suo aspetto. Era dimagrito;
una certa tetraggine ed ansia avevano preso il posto della
cordiale serenit che generalmente caratterizzava i suoi tratti. I
suoi occhi di un azzurro scuro, penetranti come sempre,
luccicavano ora di una luce pi severa da sotto le sopracciglia
grigie ed arruffate. Non era un cambiamento come quello
solitamente indotto semplicemente dal dolore, e passioni pi
rabbiose sembravano aver contribuito al mutamento.
Avevamo da poco ripreso il nostro cammino, quando il
Generale incominci il suo discorso, con la sua solita
schiettezza militare, sulla luttuosa perdita, come la chiam, che
aveva sostenuto con la morte della sua adorata nipote e pupilla;
e scoppi poi a parlare in un tono di intensa amarezza e furia,
inveendo contro le arti infernali delle quali era caduta
vittima, ed esprimendo, con pi esasperazione che devozione,
il suo stupore che il Cielo tollerasse una cos mostruosa
manifestazione degli appetiti e della malignit dell'inferno.
Mio padre, che si rese subito conto che qualcosa di sicuramente
straordinario era accaduto, gli chiese, se non era troppo
doloroso per lui, di raccontare le circostanze che a suo avviso
giustificavano i termini forti con cui si era espresso.
Ti racconterei tutto con piacere, disse il Generale, ma non
mi crederesti.
Perch non dovrei? chiese.
Perch rispose piccato, non credi in nulla se non in quanto
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XI
Il racconto
Con tutto il mio cuore disse il Generale, con uno sforzo; e
dopo una breve pausa per ordinare gli avvenimenti, inizi uno
dei racconti pi strani che io abbia mai sentito.
La mia cara bambina aspettava con molto piacere la visita che
eravate stati cos gentili da organizzare per lei in compagnia
della tua affascinante figlia. Qui mi rivolse un galante ma
malinconico inchino. Nel frattempo avevamo ricevuto un
invito dal mio vecchio amico il Conte Carlsfeld, il cui schloss
si trova a meno di sei leghe dall'altro lato di Karnstein. Si
trattava di partecipare ad una serie di feste che, come
ricorderai, erano state organizzate in onore del suo illustre
ospite, il Granduca Carlo.
Si; e furono invero, credo, davvero splendide, disse mio
padre.
Principesche! Ma del resto i suoi ospiti erano invero regali.
Possiede la lampada di Aladino. La notte in cui ebbe inizio il
mio calvario era dedicata ad una magnifica festa in maschera.
Il parco era stato aperto, gli alberi addobbati con lampade
colorate. Vi era un tale sfoggio di fuochi d'artificio da far
impallidire la stessa Parigi. E la musica la musica che, come
sai, la mia debolezza cos incantevole! La migliore
orchestra strumentale del mondo, forse, ed i migliori cantanti
reclutati da tutti i teatri dell'opera pi illustri d'Europa. Nel
vagare per i terreni illuminati in maniera cos fiabesca, con il
castello investito dalla luce della luna che splendeva di luce
rosata dalle sue lunghe file di finestre, si sentivano
all'improvviso quelle voci incantevoli emergere dal silenzio di
un boschetto, o alzarsi dalle barche del lago. Mi sentivo,
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XII
Una richiesta
'E quindi perderemo Madame la Comtesse, ma spero solo per
qualche ora,' dissi, con un profondo inchino.
'Potrebbe essere solo cos, o potrebbero essere settimane. Il suo
avermi parlato come ha fatto poco fa stato molto infausto.
Ora sapete chi sono?'
Le assicurai di no.
'Lo saprete,' disse, 'ma non ora. Siamo amici pi antichi e stretti
di quanto, forse, voi sospettiate. Ancora non posso dichiararmi.
Tra tre settimane passer nel vostro bellissimo schloss, sul
quale ho fatto alcune ricerche. A quel punto vi far visita per
un'ora o due, per rinnovare un'amicizia che non ricordo mai se
non con mille ricordi piacevoli. In questo momento una notizia
mi ha raggiunto come un fulmine. Devo partire adesso, e
percorrere una strada tortuosa, quasi cento miglia in lunghezza,
con tutta la prontezza che riesco a racimolare. I miei dubbi si
moltiplicano. Ho come unico deterrente l'obbligatorio riserbo
che pratico nei confronti del mio nome, dal farvi una richiesta
molto singolare. La mia povera bambina non ha ancora
recuperato del tutto le forze. E' caduta insieme al suo cavallo,
durante una battuta di caccia cui assisteva, ed i suoi nervi non
si sono ancora ripresi del tutto dal colpo, ed il nostro medico
sostiene che non deve assolutamente sforzarsi per un po' di
tempo a venire. Siamo arrivati qui, pertanto, facendo tappe
molto semplici appena sei leghe al giorno. Ora invece io ho
bisogno di viaggiare giorno e notte, in una missione di vita o di
morte una missione la cui natura cruciale e di enorme
importanza sar in grado di spiegarvi quando ci incontreremo,
come spero, tra poche settimane, senza la necessit di alcuna
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dissimulazione.'
Prosegu con la sua supplica, e fu con il tono di una persona
che considera di conferire un onore, e non chiedere un favore,
con la propria richiesta.
Tutto ci solo nella forma, e, come sembrava, piuttosto
inavvertitamente. Nulla avrebbe potuto essere pi umile dei
termini in cui fui espressa la richiesta. Era semplicemente che
io acconsentissi ad occuparmi della figlia durante la sua
assenza.
Ci era, tutto considerato, una richiesta strana, per non dire
audace. In qualche modo mi disarm, asserendo ed
ammettendo tutte le motivazioni che esortavano a non prendere
una simile decisione, ed affidandosi completamente alla mia
cavalleria. Nello stesso istante, per una fatalit che sembra aver
predeterminato tutto ci che accadde, la mia povera bambina si
avvicin al mio fianco, e, sottovoce, mi preg di invitare la sua
nuova amica, Millarca, a farci visita. L'aveva appena sondata, e
pensava che, se la madre lo avesse permesso, sarebbe stata
molto contenta.
In un altro momento le avrei detto di aspettare un po', fino a
quando, almeno, non avremmo saputo chi fossero. Ma non ebbi
un attimo per pensare. Le due signore mi assalirono insieme, e
devo confessare che il volto raffinato e bellissimo della giovane
dama, intorno alla quale aleggiava qualcosa di estremamente
coinvolgente, oltre all'eleganza ed al fuoco di alti natali, mi
condizionarono; e piuttosto sopraffatto, mi arresi, e mi
impegnai, con troppa facilit, nella tutela della damigella, che
la madre chiamava Millarca.
La Contessa chiam con un gesto la figlia, che ascolt con
grave attenzione mentre le riferiva, in termini generici, come
era stata richiamata all'improvviso e perentoriamente, e anche
dell'accordo che aveva stipulato per lei sotto la mia tutela,
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'Nella stanza accanto,' disse Millarca, 'si trova una finestra che
guarda sulla porta dell'ingresso. Mi piacerebbe seguire mamma
con lo sguardo, e lanciarle un bacio con la mano.'
Assentimmo, ovviamente, e la accompagnammo alla finestra.
Guardammo fuori, e vedemmo una bella carrozza antiquata,
con un battaglione di corrieri e valletti. Scorgemmo la figura
magra del pallido gentiluomo in nero, mentre sorreggeva uno
spesso mantello di velluto e lo poneva sulle spalle della dama,
tirando il cappuccio sulla sua testa. Lei gli annu, sfiorandogli
la mano con la sua. Lui si inchin profondamente e
ripetutamente mentre la porta si chiudeva, e la carrozza
cominci a muoversi.
'Se ne andata, disse Millarca, con un sospiro.
'Se ne andata,' mi ripetei, per la prima volta nei frettolosi
momenti trascorsi da quando avevo acconsentito riflettendo
sulla follia del mio gesto.
'Non ha guardato
lamentosamente.
verso
l'alto,'
disse
la
damigella,
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XIII
Il boscaiolo
Tuttavia, apparvero presto degli inconvenienti. In primo luogo,
Millarca lamentava un estremo languore la debolezza residua
della sua recente malattia e non emergeva mai dalla sua
stanza prima che il pomeriggio fosse piuttosto inoltrato. In
secondo luogo, si scopr accidentalmente, nonostante chiudesse
sempre a chiave la porta della sua stanza dall'interno, e non
disturbasse mai la chiave dal suo posto fino a quando non
consentiva alla cameriera di assisterla durante la sua toeletta,
che a volte era indubbiamente assente dalla sua stanza molto
presto al mattino, ed in diversi momenti seguenti della
giornata, prima che desiderasse che si sapesse che si stava
svegliando. Fu ripetutamente vista dalle finestre dello schloss,
nel primo tenue grigiore del mattino, mentre camminava tra gli
alberi, rivolta verso est, con l'aspetto di una persona in trance.
Questo mi convinse che fosse sonnambula. Ma questa ipotesi
non risolveva l'enigma. Come usciva dalla stanza, lasciando la
porta chiusa dall'interno? Come evadeva dalla casa senza aprire
porte o finestre?
Nel mezzo delle mie perplessit, si present un'ansia dalla
natura ben pi urgente.
La mia povera bambina cominci a perdere il suo aspetto e la
sua salute, ed in quella maniera cos misteriosa, e persino
orribile, che divenni profondamente spaventato.
Fu in primo luogo visitata da sogni sconvolgenti; poi, come le
sembrava, da uno spettro, a volte simile a Millarca, a volte
della forma di una bestia, vista indistintamente, che camminava
intorno ai piedi del letto, da un lato all'altro.
Infine arrivarono le sensazioni. Una, non sgradevole, ma molto
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da un braccio mortale.
Che vendetta puoi intendere? chiese mio padre, con stupore
crescente.
Intendo, decapitare il mostro, rispose, arrossendo
ferocemente e con un battito del piede sul terreno che echeggi
lugubremente per la vuota rovina, con il pugno, quel momento
sollevato, chiuso come se afferrasse in manico di un'ascia,
mentre lo scuoteva con ferocia.
Cosa? esclam mio padre, pi sconcertato che mai.
Staccarle la testa.
Tagliarle la testa!
Si, con un'accetta, un badile, o qualsiasi cosa che possa
passare attraverso la sua gola assassina. Sentirete, rispose,
tremante di rabbia. E correndo avanti disse:
Quella trave andr bene come sedile; la tua cara bambina
affaticata; lascia che si sieda, ed io, con poche frasi, chiuder il
mio terribile racconto.
Un blocco di legno squadrato, che giaceva sul pavimento
ricoperto d'erba della cappella, formava una panca sulla quale
fui molto lieta di sedermi, mentre il Generale chiamava il
boscaiolo, che stava rimuovendo alcuni rami che si
appoggiavano alle vecchie mura; e, ascia alla mano, il
resistente vecchio ci raggiunse.
Non sapeva dirci nulla dei monumenti; ma c'era un vecchio,
disse, un guardiacaccia di questa foresta, che in questo
momento risiedeva nella casa del prete, a circa due miglia di
distanza, in grado di indicare qualsiasi monumento della
vecchia famiglia Karnstein; e, in cambio di un'inezia, si
impegn a riportarlo indietro con s, se gli avessimo prestato
uno dei nostri cavalli, in meno di mezz'ora.
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XIV
L'incontro
La mia cara bambina, continu, ormai peggiorava di giorno
in giorno. Il medico che la seguiva aveva fallito nell'ottenere un
qualsiasi effetto sulla sua malattia, perch all'epoca tale
consideravo il suo male. Si rese conto della mia
preoccupazione, e sugger un consulto. Convocai per lei un
medico pi esperto, da Gratz.
Passarono diversi giorni prima che arrivasse. Era buono e
devoto, oltre ad essere un uomo colto. Dopo aver visitato
insieme la mia povera pupilla, si ritirarono nella mia biblioteca
per parlare e discutere. Dalla stanza accanto, dove aspettavo di
essere chiamato, sentivo i due gentiluomini che alzavano la
voce in un tono pi aspro di quanto si potesse aspettare da una
discussione strettamente filosofica. Bussai alla porta ed entrai.
Trovai l'anziano medico di Gratz che insisteva sulla sua teoria.
Il suo rivale la contrastava con aperta derisione, accompagnata
da scoppi di risa. Al mio ingresso questa incresciosa
manifestazione cess e l'alterco fin.
'Signore' disse il mio primo medico, 'il mio acculturato fratello
sembra pensare che voi vogliate un mago, e non un dottore.'
'Perdonatemi,' disse l'anziano medico di Gratz, contrariato,
'Asserir il mio punto di vista sul caso a modo mio in un altro
momento. Mi rincresce, Monsieur le General, di non potervi
aiutare con le mie abilit e con la mia scienza.
Prima di andar via mi prender l'onore di darvi un
suggerimento.'
Apparve pensieroso, e si sedette ad un tavolo cominciando a
scrivere.
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XV
Ordalia ed esecuzione
Mentre parlava entr nella cappella attraverso la porta dalla
quale Carmilla aveva fatto il suo ingresso ed era poi uscita uno
degli uomini pi strani che io abbia mai visto. Era alto, dal
torace stretto, chino, dalle spalle alte, e completamente vestito
di nero. Il suo volto era scuro e secco, con profonde rughe;
indossava un cappello a tesa larga dalla forma strana. I suoi
capelli, lunghi e striati di grigio, gli ricadevano sulle spalle.
Indossava un paio di occhiali dalla montatura d'oro, e
camminava lentamente, con una strana andatura zoppicante, il
volto a volte rivolto al cielo, e altre chino verso il terreno,
sorridente di uno strano sorriso perpetuo; le lunghe braccia
oscillavano, e le sue magre mani, nei guanti neri fin troppo
grandi per lui, si agitavano e gesticolavano in totale astrazione.
L'uomo in persona! esclam il Generale, facendo un passo in
avanti con palese gioia. Mio caro Barone, come sono contento
di vederti, non avevo speranza di incontrarti cos presto. Fece
un gesto per chiamare mio padre, che nel frattempo aveva fatto
ritorno, portando con s l'illustre anziano gentiluomo che aveva
chiamato il Barone. Li present formalmente, ed intrapresero
subito un'ansiosa conversazione. Lo sconosciuto estrasse un
rotolo di carta dalla tasca, e lo distese sulla superficie consunta
di una tomba che si trovava l vicino. Teneva in mano un
portamatite, con cui tracciava linee immaginarie da un punto
all'altro sulla carta che, in base alle occhiate che spesso insieme
lanciavano a determinati punti dell'edificio, prima di ritornare
all'osservazione, conclusi dovesse essere una pianta della
cappella. Accompagnava quella che potrei definire la sua
lezione leggendo occasionalmente dei passaggi da un libretto
sporco, le cui pagine ingiallite erano piene di fitti appunti.
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XVI
Conclusione
Immaginate che io vi scriva tutto ci con sangue freddo. Ma
non affatto cos; non posso ripensarci senza agitazione. Nulla
se non il vostro ansioso desiderio cos tanto volte espresso
potrebbe avermi indotto ad affrontare un compito che ha
logorato i miei nervi per mesi a venire, e riportato in vita
l'ombra dell'orrore indicibile che anni dopo la mia liberazione
continuava a rendere pieni di angoscia i miei giorni e le mie
notti, e la solitudine a tal punto terribile da essere
insopportabile.
Permettetemi di aggiungere una parola o due riguardo a quel
pittoresco Barone Vordenburg, al cui curioso sapere dovemmo
la scoperta della tomba della Contessa Mircalla.
Aveva posto la sua dimora a Gratz, dove, vivendo di un mero
sussidio, che era tutto ci che gli restava dei terreni
principeschi dell'Alta Stiria un tempo appartenuti alla sua
famiglia, si era dedicato alla minuziosa e laboriosa ricerca della
tradizione straordinariamente documentata sul vampirismo.
Conosceva a menadito tutte i lavori grandi e piccoli pubblicati
sulla materia.
Magia Posthuma," "Phlegon de Mirabilibus," "Augustinus de
cura pro Mortuis," "Philosophicae et Christianae Cogitationes
de Vampiris," di John Christofer Herenberg; e mille altri, dei
quali ricordo unicamente i pochi che lasci in prestito a mio
padre. Possedeva un voluminoso compendio di tutti i casi
giudicati, dai quali aveva estrapolato un sistema di principi che
sembrano governare alcuni sempre, altri solo
occasionalmente la condizione del vampiro. Incidentalmente,
far notare che il pallore mortale attribuito a questo tipo di
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