Il cammino discepolare del presbitero nel 50 anniversario
della Optatam Totius e della Presbyterorum Ordinis
_______________________________________________________________ AULA MAGNA DELLA PONTIFICIA UNIVERSIT URBANIANA GIOVED 19 NOVEMBRE ORE 9,30
Vocazioni, dono per la Chiesa e per la salvezza del mondo
S.E. Mons. Jorge C. Patrn Wong
Visitando la Congregazione per il Clero il 24 maggio scorso Papa
Francesco ha voluto offrirci la sua idea circa la riforma della Chiesa: Si parla tanto della riforma della Curia ha iniziato a dire il Santo Padre E come si fa questa riforma, con gli organigrammi?...Questa una cosa pi piccola e secondaria, la riforma della Chiesa incomincia dal cuore: per la riforma della Chiesa si deve lavorare con i preti; secondo passo: i preti, i sacerdoti! Ho inteso richiamare queste parole perch, questa mattina, stiamo rileggendo le intuizioni del Concilio Vaticano II sulle vocazioni al sacerdozio e sullidentit presbiterale, in particolare la Optatam totius; questo Decreto inizia proprio nella prospettiva ripresa da Papa Francesco: l'auspicato rinnovamento di tutta la Chiesa dipende in gran parte dal ministero sacerdotale animato dallo Spirito di Cristo. E per questo che il Concilio sottoline molto limportanza della formazione sacerdotale. Anche oggi necessario chiederci quale prete vogliamo e come il prete possa somigliare a Cristo Buon pastore e,
perci, non possiamo evitare di soffermarci a riflettere sul processo della
formazione. Non esistono formule precostituite ma, al contrario, il prete che sono dipende dallincontro tra la mia umanit la mia storia, le mie qualit e fragilit e lazione formativa che, sotto la luce dello Spirito Santo, plasma modella e forma la mia vita, configurandola a Cristo. La formazione un processo ecclesiale che inizia aiutando le persone a fare un discernimento, perch si aprano alla voce di Dio, e a maturare con libert il progetto di vita, trovando in esso il fondamento di una gioia autentica. Tutta la comunit cristiana, dunque, chiamata a essere il luogo del discernimento, a uscire da se stessa come ci esorta Papa Francesco nellEvangelii Gaudium superando leccessiva concentrazione sulle proprie comodit e sicurezze per diventare, invece, una comunit evangelizzatrice che accompagna lumanit in tutti i suoi processi, per quanto duri e prolungati possano essere. (EG, n. 24). Come accompagnare le vocazioni sacerdotali? Vorrei fare riferimento a due aspetti: il prete come figura-chiave della vocazione e le sfide formative di oggi. I Il prete come figura-chiave del processo formativo Quando guardiamo una vocazione sacerdotale, ci accorgiamo subito che laccompagnamento, il discernimento, lorientamento per la sequela avviene sempre attraverso una figura sacerdotale. Il prete una figura-chiave, allinterno della comunit, per altre vocazioni alla vita sacerdotale. Ogni sacerdote riconosce allorigine della propria vocazione la figura di un altro sacerdote un parroco, un direttore spirituale, un animatore dal quale rimasto edificato, che lo ha ascoltati e seguiti o, magari, che gli ha offerto, con libert e delicatezza, la sua amicizia. Il sacerdote preso tra gli uomini in favore degli uomini stessi, scrive la Presbyterorum Ordinis (PO, n. 3). E questo il primo servizio che si offre alle vocazioni sacerdotali: essere un fratello in mezzo agli altri. Nella 2
storia di ogni sacerdote sono presenti le memorie di questi fratelli preti
che, nella prima esperienza comunitaria a servizio della Chiesa, hanno donato il proprio cuore per la vita di ciascuno dei fratelli. Ascoltando tanti racconti di vocazioni sacerdotali, sono convinto che esse, almeno nel loro fondamento iniziale, non dipendono tanto dalle proposizioni teologiche o di altissima spiritualit, tantomeno da capacit umane o efficacia delle strutture ecclesiali; queste cose possono aiutare, orientare, ispirare ma, in realt, la risposta alla chiamata viene consolidata e prende forma soprattutto grazie alla mediazione di qualcuno in particolare dei pastori che sostiene la precariet della debolezza umana per favorire un azione pi profonda della Grazia di Dio. La testimonianza autentica di un altro sacerdote, la fedelt alla sua vocazione, lo zelo apostolico con cui porta avanti, pur tra le fatiche, la sua missione, possono far intravedere che bello lasciare tutto per seguire il Signore. Cos, ogni sacerdote pu diventare, con la sua vita sacerdotale radicata nella provvidenza e nella fede, una eloquente voce del Signore che parla, incoraggia, chiama alla sequela. Perci, il primo discernimento di un giovane che sente la chiamata del Signore al sacerdozio deve proporre unesperienza e una condivisione di vita. Quando un giovane che si sente chiamato ascoltato, accompagnato, consigliato, e pu condividere il vissuto quotidiano della fede di un sacerdote, allora la sua scelta pu rischiararsi e maturare. Si tratta di condividere piccole cose concrete: la propria storia vocazionale e il modo in cui il Signore accompagna anche dopo la consacrazione; il racconto degli anni di Seminario, corredato di piccoli aneddoti capaci ancora di comunicare molte cose; il ministero pastorale della visita agli ammalati, ai carcerati, ai poveri e alle situazioni di periferia; la preghiera della Liturgia delle Ore, la sana convivenza con altri sacerdoti in un clima di fraternit; e, ancora, condividere i progetti pastorali, le preoccupazioni per i bisogni e le sofferenze del popolo, la ricerca di risposte pratiche e critiche ispirate al Vangelo, ecc. 3
Ecco, il primo passo di un buon discernimento vocazionale! Venite e
vedete ha detto il Signore ai discepoli di Giovanni il Battista che lo seguivano e interrogavano in quellindimenticabile pomeriggio in Galilea. Venite e vedete, cio: condividiamo insieme la giornata, nella fede e nellamicizia fraterna. Incontrando e ascoltando molti seminaristi, di diversa provenienza geografica e biografica, mi stupisce che tutti, pur nellunicit del proprio percorso, sono accomunati da un elemento fondamentale: non c nessuno di quelli che entrato in Seminario per verificare la propria risposta alla chiamata sacerdotale che non abbia sperimentato, prima, la presenza e la vicinanza di un prete, rivolta non soltanto a lui ma anche alla sua famiglia. Questo elemento comune a tutti i seminaristi.
II Le sfide dellaccompagnamento vocazionale
Un secondo aspetto vorrei sottolineare. Dal prete come figura-chiave iniziale, vorrei passare alle sfide dellaccompagnamento vocazionale. In tal senso, la domanda che dobbiamo farci : chi sono realmente i seminaristi di oggi? Essi non sono n migliori n peggiori, ma semplicemente diversi dalle generazioni precedenti, e ci esige un accompagnamento pi sistematico e preciso. Ci non un problema ma, anzi, una benedizione e provvidenza da Dio. Viviamo in un continuo cambiamento culturale che, mentre ha trasformato il mondo interiore e le visioni di vita, in special modo quelle dei giovani, ci spinge verso un cambiamento educativo. Quali sono le sfide che sorgono allorizzonte della formazione iniziale? Ne avrei individuato sette che mi sembrano fondamentali: 1. Formare i formatori. La prima sfida ritengo che sia la base necessaria e imprescindibile per un cammino autentico, integrale e 4
profondo verso il presbiterato: la formazione dei formatori. Questo
non vuole essere solo uno slogan, ma un invito a crescere nella consapevolezza dellimportanza di questo ministero nella Chiesa. Il formatore dei Seminari non si improvvisa, non pu essere scelto senza attento discernimento sulle qualit umane e spirituali della persona, tantomeno in base a logiche diverse da quella che riguarda il bene dei futuri sacerdoti e quindi della Chiesa. Tante volte, in questo campo, noi siamo eccessivamente preoccupati delle strutture e dei progetti, ma non ci impegniamo a scegliere, pregando e confrontandoci nella fraternit presbiterale, le figure di preti migliori per questa missione cos importante. Su questo aspetto occorre un cambiamento di rotta: per i Seminari occorre investire le migliori energie, scegliere come Rettori e animatori dei Seminari i profili migliori, offrire a chi chiamato a questa missione una solida formazione; 2. Garantire la comunit formativa. Alla scelta attenta dei formatori deve accompagnarsi una cura generale di tutta la vita formativa. Una seconda sfida, perci, quella di garantire una vera comunit formativa, cio un Seminario. Non va bene che un candidato al presbiterato percorra da solo il cammino della formazione; nellodierna cultura, spesso liquida e frammentata, che spesso si corre rischio di perdersi in quella tristezza individualista che afferma Papa Francesco favorisce uno stile di vita che indebolisce lo sviluppo e la stabilit dei legami tra le persone (EG, n. 67). Ma non c una buona qualit della vita senza legami, condivisioni e progetti comuni e non c prete senza comunit ecclesiale. Il prete di domani non pu essere un libero professionista del sacro, non pu formarsi individualmente. Questo argomento, necessita di uno stile collegiale tra i Vescovi e di un impegno, da parte dei formatori, a vivere e agire nello spirito di quipe, portando cos la testimonianza della fraternit;
3. Lintegralit. Una terza sfida consiste nella ricerca dellequilibrio tra
le diverse dimensioni della formazione. Tante volte si continua a sottolineare una dimensione a scapito delle altre, segno che non abbiamo maturato ancora una visione globale delluomo sullimmagine dellumanit di Ges. La formazione deve essere integrale. Integralit significa uno sviluppo armonico che, alla fine di ogni fase formativa, porta il seminarista al livello di maturit personale che ad essa corrisponde. Bisogna preparare il prete in maniera completa: corpo, mente, anima, e cuore; e quindi, equilibrio psico-affettivo, preparazione teologica, profondit spirituale, carit pastorale. Anche in questo caso, dobbiamo interrogarci su alcuni criteri dei nostri metodi formativi: come avviene la valutazione del cammino? Se un seminarista supera gli esami di una determinata tappa, ma ancora debole sul piano spirituale o pastorale, abbiamo il coraggio di intervenire? Occorre rompere lautomatismo tra il percorso accademico e quello discepolare che pi ampio. In questo senso, non basta affidare i seminaristi a una Facolt ma, invece, si deve garantire una formazione propriamente sacerdotale; 4. La gradualit. La quarta sfida quella di offrire un percorso formativo graduale, nel quale vengano previste diverse fasi di maturazione integrale. Quello che si edifica in una prima fase diventa il fondamento per una nuova edificazione, pi specifica; questa pedagogia necessaria per personalizzare i cammini verso il sacerdozio: non tutte le persone maturano allo stesso modo e con gli stessi ritmi. Si tratta di favorire un percorso progressivo e cumulativo, dove in ogni passo il seminarista arriva a una decisione definitiva che, al contempo, rimane aperta verso una crescita continua. Lungo tutto il percorso si forma il discepolo di Ges chiamato ad essere pastore: nella fase previa come quella della pastorale vocazionale occorre animare lesperienza della fede e offrire un accompagnamento spirituale in grado di far maturare, 6
eventualmente, la scelta di un ingresso in Seminario; nel corso
propedeutico necessaria unintroduzione allo scopo della formazione e un primo discernimento della vocazione sacerdotale; il momento successivo quello della fase discepolare, il cui scopo quello di offrire una formazione umana e cristiana sistematica e consistente, che orienti la vita del seminarista; con gli studi teologici coincide una fase configuratrice, per formare il discepolo in modo specifico e concreto allessere pastore e allagire proprio della missione presbiterale. Si pu parlare, infine, di una fase di sintesi vocazionale, nella quale il seminarista inserito in una comunit cristiana ed ordinato diacono e poi presbitero; 5. Il legame con la formazione permanente. Tutto quello che si fa nel percorso formativo iniziale del Seminario, dovrebbe essere ordinato verso un atteggiamento formativo permanente, cio una disposizione interiore con la quale si rimane aperti a imparare dalla vita, dalla missione pastorale e dalla Chiesa. Il prete rimane sempre un discepolo e, di conseguenza, non si tratta di arrivare, alla fine del percorso seminaristico, a un prodotto finito, ma si tratta di sviluppare una docilit nel lasciarsi formare e una disponibilit sempre nuova a lasciarsi mandare: formazione e missione sono strettamente legati dal momento che ci si forma per la missione e la missione sempre formativa; 6. Laccompagnamento e il discernimento. Tutto il percorso formativo viene catalizzato da due elementi della tradizione cristiana. Un accompagnamento accurato, vicino, sistematico e progressivo, che porta i formatori a una vera conoscenza dei singoli seminaristi. E, come frutto di questo accompagnamento, la capacit di discernere bene la vocazione individuando lidoneit per il ministero presbiterale, sia da parte dei formatori, si da parte degli stessi candidati. Oggi siamo convinti che senzaccompagnamento non c discernimento, e senza discernimento non c formazione. 7
7. Queste sfide sono elementi essenziali della formazione. Si tratta di
elementi di base che, che, tuttavia, tante volte mancano nella formazione sacerdotale. Cos arriviamo alla sfida fondamentale: quella di offrire una formazione solida che possa garantire, per quanto umanamente possibile, la consistenza vocazionale dei candidati al ministero presbiterale. Senza dubbio, questo sarebbe un grandissimo bene per il popolo di Dio.
A proposito di queste sette sfide, trovo che sia abbastanza curioso ma
anche un po preoccupante, il messaggio che un giovane ha postato sulla sua pagina Facebook: Ho la vocazione di prete..mi sto preparando..ho fatto studi di filosofia e teologia..mi aiuta a cercare un Vescovo per la mia ordinazione?. E evidente che, come sottofondo a questo tipo di messaggio, c unidea di prete e di Chiesa molto superficiale, e la ricerca di una via facile per lOrdinazione che eviti la fatica delle sfide formative di cui abbiamo parlato. Questo giovane, trover un vescovo disposto ad accoglierlo e ordinarlo? Purtroppo ho il timore che lo trover. Deve essere chiara per tutti noi limportanza e la necessit di una solida formazione per il sacerdozio. Ed bello quando si incontrano seminaristi di molti Paesi del mondo e con storie di provenienza molto diverse, che fanno un certo tipo di cammino diverso da quello espresso dal messaggio di Facebook; e devo dire, dalla mia esperienza, questi seminaristi sono in grande maggioranza: essi si mettono in discussione, si lasciano accompagnare, vivono le sfide della formazione nella comunit formativa, si impegnano a sviluppare quelle virt umane, intellettuali, spirituali e necessari per essere immagine del Buon Pastore. Abbiamo bisogno di questi seminaristi e, perci, abbiamo bisogno di prenderci cura della formazione sacerdotale!