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DARIO MORELLI
CAMIONISTI UBRIACHI
CONTRO
IL RESTO DEL MONDO
FANTASMI, LEGGENDE METROPOLITANE
E ALTRE STORIE MESSINESI
CAMIONISTI UBRIACHI
CONTRO IL RESTO DEL MONDO
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Altri volumi pubblicati:
2/ IL PALLONARO
enrico giorgio
3/ IL CIMITERO DELLE FERE
michela de domenico
due:cunti
piccole letture
supplemento a
Ufficio Spettacoli n. 14 del 7/7/2006
direttore responsabile
Luciano Fiorino
editrice
ComunicAzione s.c.a r.l.
via Grattoni 1, 98122 Messina
Tel. 090/6411022
grafica
Marco Lo Curzio
stampa
Samperi s.a.s.
ComunicAzione s.c.a r.l.
luglio 2006
In collaborazione con:
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A Roberta,
come quel vecchio numero di Frigidaire.
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una statua di Mussolini. Fece scattare il braccio destro a catapulta, in un plateale saluto fascista. La folla esplose. Era lui. Era il
grande Filippo Medina.
Il gerarca fece scendere Lombardo dal testone senza neppure
lasciargli completare la frase. Sal al suo posto. Omaggi di rito al
Duce, al Re, al Partito, alle Forze Armate, al Popolo, a Messina e a
Dio in ordine di importanza. Il federale di Ravenna prese poi a tratteggiare un lucido affresco della situazione politica mondiale. La
sua ricostruzione vedeva da una parte le cattoplutocrazie occidentali, la massoneria e i pederasti. Dallaltra il bolscevismo sovietico,
i banchieri giudaici e il brigante Musolino. In mezzo lui, Filippo
Medina, gomito a gomito col Duce, a frustrare le forze del male
riunite in mutuo patto.
Al termine della disamina, in un vortice di applausi e mortaretti, il
gerarca Medina scese dal podio e and a sfilare dinanzi alla folla.
Fu qui che lintuizione logistica di Goffredo si rivel esatta. Il corteo dei Campioni del Fascismo non poteva non passare dinanzi ai
fasci littori. Cos quando Medina fu a portata di voce, Criscione
url: Filippo! Questi si volse e guard in mezzo alla folla.
Goffredo si sbracciava, come tutti, e il gerarca pareva non vederlo.
Ma a un certo punto si avvicin. Il piccolo corteo di pezzi grossi si
piant di colpo.
Filippo! Rammentate? Sono io, Goffredo Criscione. Eravamo compagni di classe. Medina lo squadr fieramente. S, Criscione.
Sua Eccellenza rammenta...
Goffredo non si stup che lamico parlasse di s in terza persona.
Il rango glielo permetteva.
Questa mia moglie. Si chiama Rosaria.
Il gerarca sollev ancora di pi il mento e sporse ancora pi in fuori
la mascella.
Compiaciuto di conoscerla disse artigliandole una mano per por7
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prima delle otto. Lautista url il nome della signora dalla strada, e
intravedendo Goffredo dietro la porta gli strill: non si preoccupi,
Criscione Goffredo, sua moglie in buone mani!
I tre giorni successivi furono molto intensi per Medina. Gli tocc
inaugurare strade e negozi e benedire statue e cantieri. Dovunque
andasse era un trionfo di musica, bandiere ed inni al federale.
Messina lo adorava come il suo figlio migliore e di maggior successo; e cos come lui aveva conquistato e dominato la lontana
Ravenna, anche i messinesi si sentivano un po conquistatori e
padroni di quella citt. Sul finire del terzo giorno, quando erano gi
entrati nel vivo i preparativi per il ritorno in Romagna, presso lufficio di Medina si present Goffredo Criscione.
Prima che il federale lo ricevesse passarono quarantacinque
minuti. Quando entr nello studio dalla porta comunicante con la
camera da letto, Medina si stava ancora abbottonando i pantaloni. Per un istante, prima che la porta si richiudesse, Goffredo e
sua moglie poterono intravedersi. Lui appariva curvo sotto il peso
insostenibile delle sue angosce. Lei era nuda sotto una vestaglia
di seta che le lasciava scoperto il seno generoso e la gamba
destra fin sopra linguine.
Cosa vuoi? chiese il gerarca accomodandosi dietro la scrivania.
Chiedervi scusa, rispose Goffredo, in piedi. E per cosa?
Perch non sono stato collaborativo, soprattutto coi vostri uomini. Ho fatto un po di resistenza... Se hai fatto resistenza non se
n accorto nessuno, rise di gusto il Segretario. Gi, rise a sua
volta Goffredo, non sono capace di nulla. Eppure... A scuola ero il
primo della classe... Ricordate? S, ammise Medina ridacchiando, eri bravino... Quindi forse qualcosa valgo. So fare bene i
conti, per sempio. Sapete, lavoro alle ferrovie e ho anche un ruolo
di responsabilit. Io pensavo che... Cos come avete trovato una
buona sistemazione per mia moglie... Ottima, ghign Medina
portandosi una mano al cavallo, ti assicuro che ottima... Gi,
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Passarono gli anni e pass anche il tempo dei giochi per strada.
Eliseo avrebbe potuto lavorare nei campi, gli sarebbe bastato farsi
avanti a offrire le braccia. Ma non ebbe il coraggio di farlo e nessuno lo fece mai per lui. Semplicemente trovava pi naturale elemosinare come i suoi genitori. E cos fece, fino a quando non
arriv la svolta sotto forma di pallone.
Un giorno Eliseo, che aveva quasi ventanni, camminava lungo un
campo guardando le nuvole. Poco prima gli era sembrato di vederne una che somigliava a sua mamma. A un tratto un pallone di
gomma lo colp in testa. Qualche metro pi in l, cera un bimbo
di cinque anni che lo guardava ridendo. Eliseo diede unocchiata
intorno e cap che quella palla doveva averla tirata lui. Nessun
bimbo laveva mai fatto prima. Il ragazzo per poco non si commosse. Sorrise felice e si chin per raccogliere il pallone. Lo porse al
bambino con le braccia ben tese in avanti. Questi corse a prenderselo. Poi disse semplicemente: grazie. Eliseo non riusciva a crederci. Ripens alla mamma che aveva appena visto in cielo.
Quellincontro gli parve un suo regalo meraviglioso. Allora prese
coraggio. Allung una mano tremante sulla testa del piccolo
amico. Il bimbo rispose alla carezza con un nuovo sorriso.
In quello stesso istante, Eliseo vide il volto del bambino stravolgersi dorrore. Avvert al tempo stesso una strana sensazione alla
spalla. Saccorse che un dente di forcone glielaveva trapassata da
parte a parte. Con tutte due le mani sul manico, un uomo gli girava nel deltoide quei dieci centimetri dacciaio acuminato, urlando:
lassa stari a me figghiu!
Il villano estrasse di colpo il forcone. Eliseo sent su tutto il corpo
londata calda del proprio sangue. Quando riprese conoscenza era
piegato dentro la carriola. La spalla era fasciata di stracci e gli
doleva come se la schiacciasse una pressa. Vastiano Puttusu spingeva di corsa la carriola. Rosetta gli correva accanto. Nonostante
la vista appannata, Eliseo riusc a vedere il sangue sui loro volti.
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zito? A-N-D-I-A-M-O-C-E-N-E! Oddio! Che c? Li ho sentiti! Sono bambini, Totonno! Sono bambini! Martino e Totonno si
tuffarono in auto. Non possiamo scappare, dobbiamo chiamare la
polizia! Lo sai che qui non c campo. E allora parti, che aspetti?! E diesel, un attimo. Forza, forza, forza! ODDIO TOTONNO
GUARDA!
Tre bambini bianchi come cadaveri incollati al parabrezza. Gli occhi
spalancati. La bocca piena di sangue. Urlavano con voce da orchi,
provando a scavare il vetro come fosse terra. Lauto part. I mostri
scivolarono via. Totonno e Martino tornarono dal fiume Doale al
centro di Gualtieri Sicamin in una d ecina di minuti. Soltanto allora ripresero un respiro normale.
Silenzio, - disse Totonno, - silenzio con chiunque. Io devo dirlo
a qualcuno... NO! Ho bisogno di dirlo a qualcuno... Se vuoi
finire al manicomio, dillo a chi cazzo vuoi. Ma non mi coinvolgere!
Al prete... Lo posso dire al prete. Che cazzo dici al prete? Che
hai visto gli zombie?! Quello chiama la neuro. Chiunque chiama la
neuro! No, il prete non pu dire niente a nessuno. Ha il coso, il
segreto professionale. Come no... Professionale o confessionale? Mavaff... Non possiamo tenerci il segreto, Tot!
Dobbiamo parlarne con qualcuno! Parlane con Dio. ... Ho
trovato! Cosa? Diciamolo al dr. Sozzenstein! Eh? Almeno lui
non ci prender per pazzi! Lhai vista la pubblicit su
TeleSicamin?
Totonno laveva vista.
... il TG-Gualtieri torna dopo la pubblicit, con le notizie sportive
sul Messina e la Sicaminese.
Time Code: 00.00.01
Evento rvm: Rapido montaggio di scene tratte da film horror. Il
vampiro di Fracchia contro Dracula, la bambina-fantasma di
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