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immagini primordiali trae origine la parola che assume poi un ruolo cos descritto
da Pavel Florenskij: come prima del temporale: la parola il lampo che straccia i
l cielo da est a ovest e rivela in senso incarnato: nella parola vengono compens
ate e unite le energie accumulate. La parola un lampo, non l'una o l'altra energ
ia, ma un nuovo fenomeno energetico, costituito da due unit, una nuova realt nel m
ondo: un canale di collegamento tra ci che finora era separato. La geometria inse
gna che per quanto breve sia la distanza tra due punti nello spazio, pu essere st
abilito un collegamento in cui la distanza equivale a zero. La linea di tale col
legamento il cosiddetto istropo, Stabilendo un rapporto isotropico tra due punti,
questi vengono direttamente in contatto l'uno con l'altro. Il pronunciare la pa
rola pu essere cos paragonato a un contatto del conoscente con ci che dev'essere co
nosciuto nell'istropo: seppur separati l'uno dall'altro nello spazio, si rivelano
uniti. La parola un istropo ontologico [3].
In quanto istropo ontologico essa conferisce concretezza alla linea, a un tempo d
i separazione e di collegamento, tra mondo interno e mondo esterno, le d sostanza
e corposit, la trasforma via via in spazio intermedio tra i due protagonisti del
la relazione. Emerge cos e si sviluppa un paesaggio interno, simbolico e cultural
e, che ovviamente risente dell'impronta del paesaggio esterno, a cui si devono l
e alterazioni della rappresentazioni primordiali del corpo, proprio perch le imma
gini, le rappresentazioni interne e quelle di se stesso che il cervello costruis
ce nel momento in cui intento a tracciare le mappe del suo paesaggio interiore s
ono basate sui cambiamenti che hanno luogo nel corpo e nel cervello medesimo dur
ante l'interazione fisica con il contesto ambientale. Le conseguenze etiche e gl
i effetti pratici di questo mutamento di prospettiva sono evidenti. Lo "sguardo
dal di fuori" dello spazio esterno ridotto alla sola visione, percezione, interp
retazione, rappresentazione si trasforma, a questo livello pi elevato di consapev
olezza, in simbiosi, in partecipazione, in coevoluzione, in quell'assunzione di
responsabilit che deriva dalla piena coscienza che non possibile tirarsi fuori da
quello che facciamo accadere con la nostra presenza e le nostre azioni nell'amb
iente in cui viviamo.
L'incontro con il pensiero di Carl Gustav Jung quanto ha contribuito a ridefinir
e le coordinate della sua avventura intellettuale?
Molto e per diversi aspetti. Il primo che anche per Jung la riduzione del proble
ma della psiche al problema della mente di un singolo individuo arbitraria e fon
te di pericolosi fraintendimenti.
Egli categorico su questo punto: nel suo approccio al problema la coscienza assu
me il ruolo e la funzione di caso speciale dell'inconscio collettivo, vale a dir
e di una dimensione la quale, pur non essendo direttamente conoscibile, affiora,
palesando le sue strutture, attraverso i simboli e le immagini archetipiche, sp
erimentate come significative dalla coscienza medesima. Quest'ultima assume dunq
ue nell'universo una posizione cruciale che le deriva dalla capacit di riconoscer
e e attribuire un significato alle immagini archetipiche. Grazie a tali risultati,
scrive Jung, ci siamo accostati un poco di pi alla comprensione del misterioso pa
rallelismo psicofisico, poich ora sappiamo che esiste un fattore che colma l'appa
rente incommensurabilit di corpo e psiche, attribuendo alla materia un certo patr
imonio psichico e alla psiche una certa materialit, grazie a cui esse possono agi
re l'una sull'altra [.]. Se noi per teniamo conto con la dovuta attenzione dei fa
tti parapsicologici, allora l'ipotesi dell'aspetto psichico deve essere estesa,
oltre l'ambito dei processi biochimici, alla materia in generale. In tal caso l'
essere si fonderebbe su un sostrato finora sconosciuto, che possiede natura mate
riale e al tempo stesso psichica[4].
Secondo Jung, dunque, l'inconscio collettivo non deve la propria esistenza a un'
esperienza personale: una sorta di psico-sfera, in cui ci che possiamo chiamare a
buon diritto "psiche", proprio per rimarcare la differenza rispetto alla mente
della singola persona, si palesa in forma translucida, vale a dire in quella mod
alit nella quale gli oggetti della conoscenza sono non gi qualcosa di totalmente v
isibile e trasparente, bens sono tali anche per il mistero in cui necessariamente
ci immettono, e che costituisce una sfida continua per la nostra capacit di comp
rensione,pu influenzare, cambiandolo, il sistema cerebrale da cui emerge.
interessante notare che proprio questo uno dei punti che lo accomuna a Wolfgang
Pauli, premio Nobel per la fisica nel 1945 per la formulazione del principio di
esclusione che porta il suo nome, e stimola e d concretezza e continuit al loro di
alogo, protrattosi con un fitto carteggio dal 1932 al 1958. A testimoniarlo lo s
tesso Pauli che parla del comune interesse per gli archetipi e per "un inconscio
dotato di una vasta realt oggettiva", per richiamare un'espressione da lui stess
o usata in un pensiero ripreso e riportato da Jung in una nota delle Riflessioni
teoriche sul problema della psiche, del 1947 [5]. Questo interesse da parte del
grande fisico si spiega con il fatto che, a suo giudizio, proprio il riferiment
o a questi aspetti che consente alla psicologia di superare la dimensione purame
nte soggettiva e di acquisire una forma e sostanza non solo intersoggettive, ma
oggettive in senso pieno, che la legittimano a confrontarsi e a interagire con l
e scienze della natura, contribuendo ad affrontare, in modo pi adeguato di quanto
non si fosse potuto fare sino a quel momento, la questione del rapporto tra int
eriore (psichico) ed esteriore (fisico).
Un secondo aspetto che mi ha spinto a guardare con interesse al pensiero di Jung
questa sua lucida previsione di Jung: Passer ancora molto tempo prima che la fisi
ologia e la patologia del cervello da un lato e la psicologia dell'inconscio dal
l'altro possano darsi la mano. Anche se alla nostra conoscenza attuale non conce
sso di trovare quei ponti che uniscono le due sponde - la visibilit e tangibilit d
el cervello da un lato, dall'altro l'apparente immaterialit delle strutture della
psiche - esiste tuttavia la sicura certezza della loro presenza. Questa certezz
a dovr trattenere i ricercatori dal trascurare precipitosamente e impazientemente
l'una in favore dell'altra o, peggio ancora, dal voler sostituire l'una con l'a
ltra. La natura non esisterebbe senza sostanza, ma non esisterebbe neppure se no
n fosse riflessa nella psiche [6].
Questa previsione sta trovando conferme importanti. La prima il fatto che, come
aveva intuito proprio Jung, la sincronicit sembra costituire il principio base di
funzionamento del cervello le cui attivit, pur avendo dei nodi fondamentali, che
potremmo chiamare hub, normalmente coinvolgono gruppi di neuroni anche molto di
stanti tra loro e collocati in aree diverse (corticali e sottocorticali). Essi v
engono reclutati nel circuito entrando in risonanza, e cio "scaricando" (attivand
osi) alle medesime frequenze elettriche e nel medesimo tempo. Di fronte a un eve
nto questa modalit consente di produrre un circuito che, per esempio, coinvolge a
ree corticali (esecutive prefrontali), aree emozionali sottocorticali (amigdala)
, aree limbiche legate alla memoria (ippocampo) e allo stress (ipotalamo). un su
peramento della mente modulare che per non annulla la specificit delle diverse are
e cerebrali. A sostegno di questo modo di considerare i processi cerebrali e la
loro organizzazione interna vi sono anche le ricerche che sono valse il conferim
ento del premio Nobel per la medicina 2014 a John O'Keefe e ai coniugi MayBritt
ed Edvard Moser per la scoperta del sistema di cellule nervose che costituisce
una rete, grazie alla quale il cervello dispone costantemente delle coordinate s
paziali del luogo in cui si trova e si pu quindi orientare. La struttura di rifer
imento di questa rete l'ippocampo, che nei roditori, animali in cui esso stato s
tudiato in maniera approfondita, ha all'incirca la forma di una piccolissima ban
ana che srotola vari chilometri di connessioni con una potenza di una decina di
miliardi di contatti.
proprio grazie a questi contatti che la memoria diventa"nostra" (Io sono quello
che sono) e che i significati neutri sono personalizzati e orientati dentro la n
ostra "forma di vita" e il nostro mondo. Il cuore del sistema cerebrale sembra d
unque essere costituito da una struttura di limitatissima estensione ma con un'e
levatissima capacit sia di interconnessioni, sia di sensibilit e di reazione anche
alle stimolazioni pi insignificanti.
Va a questo proposito ricordato che proprio analizzando il concetto di sincronic
it, Jung ha sottolineato la natura acausale della relazione tra stati psichici in
terni ed eventi esterni, evidente nei casi in cui gli eventi non sono sperimenta
ti come pure coincidenze. Non intendeva con questo affermare che gli eventi inte
rni causassero quelli esterni, o viceversa; riteneva piuttosto che gli eventi ve
ono nella comunicazione verbale. Quando l'enunciazione viene elaborata dal parla
nte, gli anelli successivi, naturalmente, non esistono ancora. Ma l'enunciazione
, fin dal principio, elaborata in funzione delle eventuali reazioni responsive,
per le quali, in sostanza, essa elaborata. Il ruolo degli altri, per i quali si
elabora l'enunciazione, molto grande. [...] Essi non sono ascoltatori passivi, m
a attivi partecipanti della comunicazione verbale. Fin dal principio il parlante
aspetta da loro una risposta, un'attiva comprensione responsiva. Ogni enunciazi
one si elabora, direi, per andare incontro a questa risposta [17].
Vygotskij cerc di sviluppare il suo principio ipotizzando la presenza, all'intern
o del cervello, di "zone di sviluppo prossimale", o potenziale come oggi si pref
erisce dire, formate dai concetti di livello superiore rispetto alla fase di svi
luppo nella quale l'individuo si trova e che egli riesce ad acquisire anticipata
mente grazie a un meccanismo di cui lo stesso Vygotskij cerca di fornire un prim
o abbozzo di spiegazione.
A tal scopo egli parte dal presupposto che lo sviluppo delle funzioni mentali su
periori, quali la coscienza, il pensiero verbale, la memoria ecc., sia indipende
nte da quelle inferiori e interamente d'origine sociale. I suoi studi sullo svil
uppo infantile sono proprio diretti a indagare l'opposizione tra questi due tipi
di funzioni e tra le rappresentazioni "individuali" e quelle "collettive". Per
questo egli comincia col proporre una revisione delle concezioni troppo individu
alistiche su cui si basano le usuali misurazioni dell'intelligenza: Un principio
incrollabile della psicologia classica che il livello di sviluppo mentale del ba
mbino indicato solo dalla sua attivit indipendente e non da quella imitativa. Que
sto principio trova espressione in tutti i sistemi di misurazione in uso: nel va
lutare lo sviluppo mentale si prendono in considerazione solo quelle soluzioni d
ei problemi proposti alle quali il bambino perviene senza l'aiuto di altri, senz
a dimostrazioni e senza domande-guida [18].
Contemporaneamente a Piaget e in modo ancora pi netto e deciso di quest'ultimo, V
ygotskij ha messo in risalto la genesi sociale delle funzioni psicologiche super
iori: Un processo interpersonale si trasforma in un processo intrapersonale. Nell
o sviluppo culturale del bambino ogni funzione appare due volte: prima a livello
sociale e poi a livello individuale; prima nei rapporti interpersonali (livello
interpsicologico) e poi all'interno del bambino (livello intrapsicologico). Ci v
ale per l'attenzione volontaria, per la memoria logica e per la formazione dei c
oncetti. Tutte le funzioni superiori nascono come relazioni concrete tra individ
ui [19].
Questo tipo di processo, che enfatizza l'importanza delle relazioni interpersona
li diventa fondamentale nel caso di conoscenze, come quelle scientifiche, che, d
ata la loro natura intersoggettiva, non riproducono affatto il cammino attravers
o il quale si formano le conoscenze individuali del quotidiano, ma si sviluppano
in altro modo. Cos, in una serie ingegnosa di studi da lui ispirati, i concetti
quotidiani e quelli scientifici sono opposti gli uni agli altri, al fine di stab
ilire in quale misura gli uni si "socializzino" e i secondi si "individualizzino
".
Vygotskij esclude pertanto che lo sviluppo autonomo dei concetti spontanei, e qu
indi individuali, possa condurre ai concetti scientifici, aventi invece valore c
ollettivo. Ma egli non neppure disposto ad ammettere che il processo di passaggi
o dagli uni agli altri sia il risultato d'una istruzione fornita dall'esterno. I
l punto su cui apporta un contributo nuovo nell'analisi di tale questione propri
o la sua idea di zone di sviluppo prossimale, che rende conto del modo in cui l'
autorit dell'adulto pi competente pu aiutare il giovane a raggiungere il terreno in
tellettuale superiore, a partire dal quale egli pu riflettere in maniera pi impers
onale sulla natura delle cose.
A suo modo di vedere, quindi, i concetti scientifici, via via che vengono acquis
iti, ristrutturano i concetti spontanei e li innalzano a un livello superiore, f
ormando appunto una zona di sviluppo prossimale, che diviene una parte integran
te della vita mentale di ogni soggetto. Ci che il fanciullo capace di fare oggi i
n collaborazione con gli adulti e grazie all'acquisizione di rappresentazioni st
oricamente istituzionalizzate attraverso il linguaggio, le fiabe o i racconti po
d Communication Industry, Media XXI, Porto, 2014, pp. 15-22; Il nodo Borromeo. C
orpo, mente, psiche, Aracne, Roma, 2015.
NOTE
[1] G. BATESON, Forma, struttura e differenza, in ID.: Verso un'ecologia della m
ente, Adelphi, Milano 1976, pp. 479-480.
[2] A. G. GARGANI, L'organizzazione condivisa. Comunicazione, invenzione, etica,
Guerini e Associati, Milano 1994, pp. 71-72 ( il corsivo mio).
[3] P.A. FLORENSKIJ, Imjaslaviekakfilosofskajapredposylka, tr. it. La venerazion
e del nome come presupposto filosofico, in D. FERRARI-BRAVO, E. TREU, La parola
nella cultura russa tra '800 e '900. Materiali per una ricognizione dello slovo,
Tipografia Editrice Pisana, Pisa 2010, p. 447.
[4] C.G. JUNG, Opere, vol. 10/2, Boringhieri, Torino 1986, pp. 266-267.
[5] C.G, JUNG, Riflessioni teoriche sull'essenza della psiche, in ID.: Opere, vo
l. 8, Boringhieri, Torino 1996, p. 246.
[6] C.G. JUNG (1958), La schizofrenia, inID.: Opere, vol. 3, Torino, Bollati Bor
inghieri, 1999, 296.
[7] COLGIN, L.L., DENNINGER, T., FYHN, M., HAFTING, T., BONNEVIE, T., JENSEN, O.
, Frequency of gamma oscillations routes flow of information in the hippocampus,
Nature 462 (7271), 267-269, (2009).
[8] Citazione ricavata da J.S. Grotstein, Un raggio di intensa oscurit. L'eredit d
i Wlfred Bion, Raffaello Cortina, Milano, 2010, p. 324. In nota Grotstein scrive
: Si tratta della citazione esatta di Bion, durante la mia analisi con lui nel 19
76. Menzion di averla tratta da una delle lettere di Freud a Lou Andreas. Salom (F
reud, Andreas-Salom, 1966).
[9] Ibidem.
[10] W. PAULI, Psiche e natura, Adelphi, Milano, 2006.
[11] E. BELLONE, Il sogno di Galileo, il Mulino, Bologna 1980, p. 54.
[12] Ivi, p. 56.
[13] S. KAUFFMAN, Reinventare il sacro, tr. it., Codice Edizioni, Torino 2010.
[14] Ivi., pp. 4-7.
[15] Ivi. p. 254.
1 L.S. VYGOTSKIJ, Pensiero e linguaggio, tr. it. L. Mecacci, Laterza, Roma-Bari
1990.
[16] L.S. VYGOTSKIJ, Sobraniesoinenij (Raccolta delle opere), vol. I, Nauka, Mosk
va 1982, p. 87.
[17]M. BACHTIN, L'autore e l'eroe, Einaudi, Torino 1988, pp. 282-284.
[18] L. S. VYGOTSKIJ, Mind in society, Cambridge, Mass. 1978, pp. 87-88.
[19] Ivi, p. 56.