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Non passa giorno senza che milioni di utenti Facebook nel mondo non facciano un
resoconto accurato delle proprie faccende domestiche, della lista delle spese fu
ture da approntare, dello stato del proprio umore, dell'ultimo litigio con il ra
gazzo o che diffondano proverbi, messaggi d'amore universali, aforismi in salsa
sentimentale, saluti e baci. Una melassa di buoni sentimenti spalmata in bella v
ista convive fianco a fianco con l'esibizione delle pulsioni pi feroci. Facebook
il regno di amorevoli madri e padri di famiglia che tra una foto e l'altra dei p
ropri bambini invocano pulizia etnica e forni crematori per gli zingari fin dall
a tenera et. Chi augura all'odiato collega di lavoro una lenta morte fra atroci t
ormenti, chi spande urbi et orbi stucchevoli messaggi d'amore ad amici e amiche
del cuore.
Tanto pi nei rapporti privati reali diventiamo taciturni, tanto pi soffriamo di in
comunicabilit, tanto pi fatichiamo a costruire rapporti affettivi, tanto pi i socio
logi iniziano a lanciare l'allarme per la crisi delle relazioni sentimentali e p
rivate nei paesi del Nord Europa, quanto pi siamo sopraffatti dal bisogno irrefre
nabile di confessarci, raccontarci e metterci a nudo. Facebook non nega a nessun
o la possibilit di costruirsi un Io privato pubblico, una interiorit tutta da racc
ontare, un canale di sfogo ad ambizioni letterarie - certo non sempre fondate -,
una sensazione di onnipotenza al limite dell'egocentrismo e del delirio. Deside
riamo esibire i nostri sentimenti in questa immensa vetrina sociale, ma siamo sp
esso incapaci di comunicare con le persone in carne e ossa con cui conviviamo.
Chi incapace a sollevare lo sguardo dal tran tran quotidiano e incrociare quello
altrui, chi ha perso per strada qualsiasi dote di introspezione psicologica e c
hi non l'ha mai avuta, pu trasformarsi su Facebook in campione d'ineguagliabile p
rofondit psicologica, nonch implacabile cacciatore di I like. Non occorre citare i
comportamenti sociali pi estremi - violenze domestiche, stupri, pedofilia - per
testimoniare della difficolt di costruire e gestire rapporti umani. la stessa quo
tidianit della nostra vita affettiva e relazionale a entrare in crisi. Tanto pi su
Facebook allestiamo in scena un io traboccante di sentimenti, aforismi e frasi
retoriche a effetto, quanto pi nella vita reale non ci resta pi nulla da dire.
il paradosso della societ della comunicazione. Siamo sempre connessi e tra Facebo
ok, Twitter, Skype, WhatsApp o Viber abbiamo soltanto l'imbarazzo della scelta d
i come collegarci agli altri. Sartre diceva che non ci accorgiamo dell'inferno c
he qui tra noi nel quotidiano, nelle relazioni tra individui, perch siamo sempre
esposti al rischio di divenire opachi come le cose, inautentici, persone di mala
fede, cose tra le cose. Con la sola differenza che ai suoi tempi non esisteva Fa
cebook per leggere nel post del proprio convivente la sua anima.