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MAPPA CONCETTUALE

Argomento: L'illusione dell'oggettivit della Scienza della Natura


Tesi: Non possibile giungere ad un risultato oggettivo e certo nello studio
della Natura perch quest'ultima analizzata dall'uomo, e in particolare dai
suoi sensi, che spesso cadono in errore e quando si introducono nell'ambiente
da studiare lo modificano.
In Antitesi:
GRECO/LATINO: teoria della sensazione di Epicuro (i sensi
non ci ingannano mai; se cadiamo nell'errore perch
pre-affidiamo all'oggetto da studiare un concetto errato);
sensismo lucreziano ripreso da Epicuro (l'errore
dovuto a una falsa presupposizione non alla percezione
avuta grazie ai sensi) con testo in lingua latina.
Sostegno Tesi
FISICA*: gatto di Schrdingher (passaggio dalla fisica
antica alla fisica moderna, ovvero passaggio dalla certezza
alla probabilit.); esperimento della doppia fenditura per
dimostrare la duplice natura onda-particella dell'elettrone
(importanza dell'interferenza umana all'interno
dell'esperimento.)
FILOSOFIA: Husserl e la sua concezione di crisi della
Scienza (Crisi delle scienze Europee: 4. il fallimento della
scienza, che sembrava inizialmente destinata al successo, e
il motivo inesplicato di questo fallimento; 34. esposizione
del problema di una scienza nel mondo-della-vita).
ITALIANO: Italo Calvino e Le Cosmicomiche, Giochi
senza fine (concetto di perdita della certezza scientifica
all'interno della letteratura).
APPROFONDIMENTI:
1. Tommaso Castellani Sul mito dell'oggettivit della
scienza (articolo:http://temi.repubblica.it/micromega-online/la-verita-dellascienza/?refresh_ce ).
* Sei pezzi facili Richard Feynman.

Barbara Martinelli III F

M.C. Escher, Relativity 1953

Barbara Martinelli, III F

La verit unillusione e lillusione una


verit.
(Rmy de Gourmont)

INDICE
1.Introduzione

2-4.Lucrezio ed Epicuro: due positivisti ante litteram


5-6.Il paradosso del gatto di Schrdinger e l'esperimento della doppia
fenditura
7-9.Edmund Husserl e la sua critica alle scienze europee
10-12.La visione fiabesca della scienza in Calvino
13-14.Conclusione
15.Bibliografia

INTRODUZIONE
In questo lavoro, prodotto finale di un ciclo di studi classici di cinque anni, mi
propongo di esporre un problema, a mio modo di vedere eternamente attuale,
nell'ambito della concezione della Scienza e in particolare nel suo aspetto di
osservazione della Natura.
Affronter il problema dell'impossibilit di giungere ad una Scienza oggettivamente
assoluta ed indubitabile, ricercando le cause di questo soprattutto nel mondo-dellavita (ovvero nel fatto che l'uomo e i suoi sensi non sono perfettamente precisi e quindi
possono cadere nell'errore) e analizzer gli effetti che risultano dall'interferenza di
questo mondo, del soggetto, con quello degli oggetti da studiare (Natura).
Con questo mio progetto inoltre cercher di sottolineare quegli aspetti di continuit
tra l'ambito Classico e quello Scientifico, ambiti che ad un pregiudizio superficiale
potrebbero collidere.
Ho scelto di evidenziare proprio il punto di unione tra i due mondi perch solo grazie a
studi di tipo Umanistico sono riuscita a scovare la mia passione, inizialmente nascosta,
per discipline quali la matematica o la fisica.
Non ho, nonostante questo, la pretesa, ma soltanto il desiderio, di riuscire a portare
una mia esperienza personale su un piano pi universale, supportata da grandi figure
rappresentative dei rispettivi ambiti, quali Epicuro e Schrdinger.

1.

LUCREZIO ED EPICURO: DUE POSITIVISTI ANTE


LITTERAM
Lucrezio, poeta latino del I secolo a.c., nel suo poema De Rerum natura 1 si prefissa come
uno dei suoi obiettivi fondamentali quello di descrivere i
fenomeni naturali in modo oggettivo per dimostrare agli uomini,
oppressi dalla religio, che gli Dei non interferiscono
assolutamente con le vicende umane. Per fare ci, si serve
della filosofia di Epicuro2 che si andava diffondendo,
soprattutto a Napoli e dintorni, in una societ come quella
Romana che stava vivendo la cosiddetta crisi della Repubblica.
Questa nuova filosofia quindi si presenta come un pensiero
rivoluzionario che si contrappone al pensiero stoico, che
poneva come priorit assoluta il negotium, ovvero l'occupazione
pubblica, che permetteva all'individuo di realizzarsi e di
conformare ed uguagliare la propria volont a quella del .
Infatti l'Epicureismo, a differenza dello Stoicismo, poneva
come base della vita di un saggio il concetto di (tranquillitas), ovvero la capacit
di non farsi turbare da alcuna passione o dolore, e di giungere quindi al fine ultimo del
piacere inteso appunto come liberazione dalle sofferenze.
Lucrezio, in particolare, approfondisce l'aspetto filosofico della fisica, ovvero lo studio
della Natura. Secondo Epicuro, la Natura, compreso l'uomo e la sua anima, costituita da
atomi3 ( ovvero particelle indivisibili), che hanno una propria massa, una propria
corporeit, e una propria velocit (infatti solo il movimento rende possibile il loro scontro
e la formazione quindi di corpi).
L'uomo quindi, per studiare e conoscere il mondo che lo circonda deve entrare in contatto,
attraverso i propri sensi, con gli altri aggregati di atomi. A tal proposito troviamo appunto
la teoria dei simulacra (: pellicole atomiche che si distaccano da corpi
mantenendone la configurazione) che colpiscono il nostro corpo, in particolare gli occhi,
stimolando la vista, e ci permettono di avere una data esperienza dell'oggetto da noi
osservato.
L'uomo inoltre puo' giungere ad una sua conoscenza totale poich, attraverso il processo
di analessi, applica al simulacro appena percepito il concetto, gi presente nella propria
mente, di uomo piuttosto che di cavallo.
Se il soggetto quindi, durante la conoscenza, incappa in un errore, questo non di certo
dovuto alla sensazione, ma solamente ad un'errata applicazione di un preconcetto,
compiuta prima di aver avuto una stimolazione sensoriale.
I sensi quindi non possono assolutamente ingannare l'uomo, ma lo possono solamente
condurre alla VERITA' oggettiva della Natura.
1 Poema epico-didascalico, pubblicato postumo da Cicerone e suddiviso in sei libri.
2 Filosofo greco nato in Samo intorno al 341 a.c. Secondo Ettore Paratore la filosofia di Epicuro si diffusa in
Grecia in un periodo di crisi politica che ebbe come particolare conseguenza quella della crisi della figura del
cittadino tradizionale.
3 Ripresa dalla filosofia di Democrito e Leucippo.

2.
Nell'opera di Lucrezio, nel IV libro, dedicato alla fisiologia e alla psicologia, troviamo un
passo molto significativo,per quanto riguarda il significato dato dal poeta ai sensi, dal
vv.216 al vv.268.
Quare etiam atque etiam mitti fateare necessest
Dobbiamo certamente riconoscere quanto sia
corpora quae feriant oculos visumque lacessant.
sorprendente che le cose irradino atomi
Perpetoque fluunt certis ab rebus odores,
che colpiscono gli occhi, provocando la visione.
frigus ut a fluviis, calor ab sole, aestus ab undis
Che i fiori diffondano i profumi, i fiumi
aequoris, exesor moerorum litora circum, nec variae
frescura, il fuoco calore, le onde marine la
cessant voces volitare per auras.
salsedine che erode i muri prospicienti le spiagge.
Denique in os salsi venit umor saepe saporis, cum
Che l'aria risuoni di voci. Che al mare le labbra
mare versamur propter, dilutaque contra cum tuimur
si inumidiscano di un sapore salmastro, e
misceri absinthia, tangit amaror.
che percepiamo l'amaro dell'assenzio gi quando se
Usque adeo omnibus ab rebus res quaeque fluenter
ne prepara un infuso.
fertur et in cunctas dimittitur undique partis
Atomi di ogni genere fluiscono da ogni cosa,
nec mora nec requies interdatur ulla fluendi,
incessantemente. Si diffondono dovunque,
perpetuo quoniam sentimus et omnia semper
in tutte le direzioni. E i nostri sensi li percepiscono
cernere odorari licet et sentire sonare.
costantemente, permettendoci di
vedere, udire e odorare tutto ci che ci circonda.
Praeterea quoniam manibus tractata figura
in tenebris quaedam cognoscitur esse eadem quae
Poich riconosciamo con gli occhi, al chiaro, ci
cernitur in luce et claro candore, necessest
che abbiamo toccato con le mani,
consimili causa tactum visumque moveri.
al buio, la vista e il tatto devono avere cause affini.
Nunc igitur si quadratum temptamus et id nos
Ma se tocchiamo un corpo quadrato
commovet in tenebris, in luci quae poterit res
al buio, cos'altro potremo vedere di quadrato al
accidere ad speciem quadrata, nisi eius imago?
chiaro, se non una sua immagine?
Esse in imaginibus qua propter causa videtur
Dovunque, le immagini sono la causa della vista, e
cernundi neque posse sine his res ulla videri.
senza di esse non potremmo
Nunc ea quae dico rerum simulacra feruntur
vedere niente. Queste immagini di cui sto parlando,
undique et in cunctas iaciuntur didita partis;
sono simulacri ottici.
verum nos oculis quia solis cernere quimus,
Esse si muovono dovunque e dappertutto, ma le
proptereea fit uti, speciem quo vertimus, omnes
possiamo appunto vedere soltanto
res ibi eam contra feriant forma atque colore.
con gli occhi: per questo che dobbiamo girare la
Et quantum quaeque ab nobis res absit, imago
testa, se vogliamo percepire le forme
efficit ut videamus et internoscere curat;
e i colori delle cose che ci stanno intorno. Sono
nam cum mittitur, extemplo protrudit agitque
sempre le immagini a permetterci
aera qui inter se cumque est oculosque locatus,
di capire quanto le cose distino da noi, attraverso
isque ita per nostras acies perlabitur omnis
la pressione dell'aria che viene
et quasi perterget pupillas atque ita transit.
provocata dalla sorgente che la emette, quanto pi
Propterea fit uti videamus quam procul absit
una cosa lontana, tanto pi c'
res quaeque. Et quanto plus aeris ante agitantur
aria fra noi ed essa, e quest'aria premer sui nostri
et nostros oculos perterget longior aura,
occhi, una volta smossa
tam procul esse magis res quaeque remota videtur. dall'emissione dell'immagine. E tutto si svolge cos
Scilicet haec summe celeri ratione geruntur,
velocemente, che in uno stesso
quale sit ut videamus, et una quam procul absit.
istante vediamo l'oggetto e percepiamo la distanza.
Illud in his rebus minime mirabile habendumst,
Non dobbiamo comunque stupirci di non percepire
cur, ea quae feriant oculos simulacra videri
le singole immagini, ma solo le
singola cum nequeant, res ipsae perspiciantur.
cose stesse. Allo stesso modo, quando un vento
Ventus enim quoque paulatim cum verberat et cum
gelido ci sferza, non percepiamo

3.
acre fluit frigus, non privam quamque solemus
gli atomi di freddo, ma solo il cambiamento di
particulam venti sentire et frigoris eius,
temperatura. Quando un corpo ci
sed magis unorsum, fierique perinde videmus
colpisce, non sentiamo una serie di piccoli urti
corpore tum plagas in nostro tam quam aliquae res
localizzati sulla nostra pelle,
verberet atque sui det sensum corporis extra.
ma un unico urto distribuito che ci d la sensazione
Praeterea lapidem digito cum tundimus, ipsum
di un solo colpo. E se tocchiamo
tangimus extremum saxi summumque colorem
un sasso con un dito, non percepiamo le particelle
nec sentimus eum tactu, verum magis psam
di colore che stanno in superficie,
duritiem penitus saxi sentimus in alto.
ma la durezza dell'intero sasso.4

Dopo questo passaggio emblematico Lucrezio si occupa di descrivere nei minimi dettagli gli
inganni che la Natura puo' tendere all'interpretazione sensoriale che la nostra mente
compie, quali ad esempio l'effetto specchio o l'immagine prodotta dalle ombre.
Queste descrizioni ovviamente rispecchiano l'intento dell'autore di fornire agli uomini
tutti gli strumenti necessari per conoscere a fondo la realt che li circonda, senza farsi
ingannare o intimidire dal possibile intervento di qualche divinit .
Lucrezio quindi, ed Epicuro prima di lui, ha una particolare fiducia nella Ragione, crede
cio che l'uomo sia stato dotato dalla Natura di una qualit in pi rispetto alle altre
creature viventi: le facolt intellettive.
Con questa sua cifra quindi l'essere umano in un certo senso incaricato di scoprire tutti
i misteri nascosti nella (Natura), affidandosi pienamente alle proprie capacit, senza
fare affidamento ad un potere sovrannaturale.
In questa visione quindi si puo' ritrovare quell'antropocentrismo che era fondamentale nel
mondo classico, e che rimase tale fino a Copernico, e venne completamente messo in crisi
dagli effetti devastanti delle due Guerre Mondiali e dalle nuove scoperte scientifiche nel
Novecento.

4 Traduzione di Piergiorgio Odifreddi, pubblicata in Come stanno le cose: Il mio Lucrezio, la mia Venere
(editore Rizzoli, pubblicato nel 2013).

4.

IL PARADOSSO DEL GATTO DI SCHRDINGER E


L'ESPERIMENTO DELLA DOPPIA FENDITURA
Nel mondo della Fisica, a differenza della visione di Epicuro e Lucrezio, esiste il problema
dell'impossibilit di giungere ad un sapere assoluto, che trova il suo massimo fondamento
nella visione probabilistica e talvolta dualistica della conoscenza. Questa concezione
risulta inoltre essere un caposaldo della fisica moderna (in particolare di quella
quantistica), nella quale non ci sono pi delle vere e proprie certezze, ma solo misure pi
probabili di altre.
Per capire il concetto base della fisica quantistica, e quindi comprendere l'esperimento
della doppia fenditura, bisogna partire dal paradosso di Erwin
Schrdinger del 1935. Egli stesso defin il suo esperimento
mentale in questo modo:
un perfido scienziato pone un gatto, un atomo radioattivo e
una fiala di veleno in una scatola perfettamente isolata
dall'esterno. Nel corso di un'ora, l'atomo puo', con la stessa
probabilit, decadere o non decadere. Il fisico collega l'atomo
alla fiala di cianuro in modo che il veleno sia liberato nel
momento in cui l'atomo decade. Il veleno abbastanza tossico
da uccidere immediatamente il gatto.
Lo scienziato, che dovr aprire la scatola dopo un'ora, si chiede
se il gatto sar vivo o morto, e in quale stato si trovato in
ogni secondo dell'ora passata.
Schrdinger propone due interpretazioni, dettate dalle due diverse visioni fisiche:
secondo la fisica classica il gatto vivo per una frazione di quell'ora e morto per la
restante parte dell'ora, indipendentemente dall'osservatore;
secondo la meccanica quantistica invece i due possibili stati (gatto vivo e gatto
morto) sono contemporaneamente sovrapposti, fino al momento in cui lo scienziato
compie l'osservazione. Un istante prima di aprire la scatola il gatto sar per il 50%
vivo e per l'altro 50% morto, mentre all'apertura della scatola si avr la certezza
di una sola delle due possibilit.
Questo paradosso doveva servire al fisico per dimostrare che quello che accade a livello
microscopico molto diverso rispetto a quello che accade, o che ci sembra accada, a
livello macroscopico, e che per riuscire a risolvere l'indeterminazione necessaria la
presenza di un osservatore, che dona al tutto una lieve sfumatura di soggettivit, e
determina quindi l'impossibilit di giungere ad una verit assoluta, impossibilit dettata
anche dal fatto che ripetendo due volte lo stesso esperimento nelle stesse condizioni
iniziali si possono misurare risultati diversi senza che questo sia dovuto ad un errore
sperimentale.
Possiamo vedere questo principio, a livello microscopico e sperimentale, nell'esperienza

della doppia fenditura.

5.

Questo esperimento consiste nel mandare su di un bersaglio particelle che passano


attraverso una barriera che presenta due piccole fessure, al fine di misurare quale
comportamento presentano (ondulatorio o corpuscolare) dopo aver oltrepassato la doppia
fenditura. (vedi figura sovrastante.) Secondo l'interpretazione classica se gli elettroni
vengono sparati sotto forma di particella, questi dovrebbero rimanere tali fino alla fine
del loro percorso, e questo accade realmente se facciamo passare gli elettroni solamente
attraverso una delle due fenditure, dopo averne cio chiusa una.
Questo per non succede se le lasciamo entrambe aperte. Infatti se osserviamo il
comportamento degli elettroni con questo ostacolo ci accorgiamo che queste iniziano il
loro viaggio comportandosi apparentemente come delle particelle, ma, giunte in prossimit
delle due fessure, ci passano attraverso come soltanto delle onde di energia sanno fare,
lasciando poi sul bersaglio uno spettro di frequenza, tipico delle onde. Questo accade
perch l'elettrone ha contemporaneamente natura sia corpuscolare sia ondulatoria:
mostra una delle due nature a seconda dell'esperimento al quale sottoposto. In ogni
momento quindi sia particella, sia onda.
Questo significa che la seconda fenditura ha in qualche modo costretto l'elettrone a
comportarsi temporaneamente come un'onda, per poi tornare al suo stato originario. Ma la
conoscenza del fatto che la particella abbia due strade da percorrere e due stati possibili
da assumere sta nella mente e nella coscienza percettiva dell'osservatore e quindi
potrebbe proprio essere lui ad influenzare l'elettrone ad assumere uno stato o a
percorrere una data strada.
Questa concezione fisica/filosofica ben spiegata da Franck Wilczek (premio Nobel per
la fisica nel 2004) ne La Musica del Vuoto. In questo scritto lo studioso afferma che il
90% di quello che l'uomo percepisce come solido, in realt vuoto, privo di materia;
questo perch, a detta del fisico, la mente umana non si limiterebbe a fotografare
oggettivamente la realt, ma convertirebbe le percezioni sensoriali in pensieri e immagini,
filtrate dalla coscienza soggettiva e personale dell'osservatore e dai suoi pregiudizi
ermeneutici. Lo studioso afferma quindi che l'esperienza (apparentemente oggettiva)
viene interpretata (soggettivamente). Tale interpretazione la fisica, che, essendo
un'interpretazione, non puo' essere presentata come una conoscenza assoluta, ma solo
come un recinto aperto, in cui il fisico ha il compito di interpretare e inserire le sue
scoperte in un modello coerente che li possa spiegare.
Lo scienziato, o comunque l'osservatore della Natura, non deve quindi avere la presunzione

di capire a fondo i segreti nascosti della Natura, ma deve solamente accontentarsi, in un


certo qual modo, di cercare di applicare le sue conoscenze, seppur limitate, a quel mondo.

6.

EDMUND HUSSERL E LA SUA CRITICA ALLE SCIENZE


EUROPEE
Anche in Filosofia questo problema metafisico/scientifico diede adito a parecchi studi, ad
esempio a quelli di Husserl. Edmund Husserl (1859-1938) studi
matematica a Berlino, poi segu le lezioni di Brentano a Vienna. Fu
professore di Filosofia a Gottinga e poi a Friburgo, dove nel
1933,essendo ebreo, gli fu proibito di continuare la sua attivit
didattica dai nazisti.
Husserl, proprio grazie alla sua filosofia eidetica, ovvero basata
sullo studio delle essenze profonde e noumeniche degli oggetti,
venne preso come modello e poi come improprio iniziatore di
quella corrente filosofica definita come Fenomenologia. Questa
corrente di pensiero si presenta come contraria ad ogni apriorismo
idealistico e ad ogni dogmatismo positivistico, tipico del secolo
precedente. La pars costruens della sua dottrina consiste in una concretezza estrema: in
una necessit di tornare alle cose stesse, cercando una certezza su cui costruire il
proprio pensiero, certezza che, attraverso il metodo della riduzione eidetica, ovvero dopo
aver rimosso tutte quelle entit superflue, risulta coincidere con la COSCIENZA. Da
questa concezione deriva il fatto che lo studio dei fenomeni appare essere in realt lo
studio dei modi tipici in cui i vari oggetti si presentano alla nostra coscienza.
Con questa visione filosofica Husserl compie anche una critica
alle scienze europee nel suo scritto pi celebre La crisi delle
scienze europee e la fenomenologia trascendentale, pubblicato
postumo nel 1950, ma scritto effettivamente tra il 1935 e il
1936. Nella prima parte dello scritto compie un'analisi generale
su quali sono secondo lui i motivi che hanno portato a una crisi
cos profonda. In particolare nel quarto capitolo, intitolato Il
fallimento della scienza, che sembrava inizialmente destinata al
successo, e il motivo inesplicato di questo fallimento dice che la
filosofia positivistica, fondata da Comte nel XIX secolo, ha avuto
in qualche modo la presunzione di giungere ad un'unica verit
assoluta, attraverso un unico metodo, quello della scienza, che
per, a detta di Husserl, porta a risultati contraddittori in quanto ogni scienza dei fatti,
che studia quindi aspetti diversi di un unico oggetto, porta a risultati molto diversi tra
loro che non possono essere unificati. Questi filosofi/scienziati sembrano quindi essere
pi applicatori di pregiudizi ermeneutici che studiosi analitici.
Dopo aver compiuto una netta distinzione tra obiettivismo fisicalistico, ovvero uno studio
dei fenomeni e degli oggetti fisici attraverso la visione obiettiva-logica dei positivisti, e

soggettivismo trascendentale, nel trentaquattresimo capitolo, intitolato Esposizione del


problema di una scienza del mondo-della-vita, affronta la questione derivante da
un'apparente collisione tra il mondo della scienza e il mondo della vita.
7.

Inizia delineando la differenza sostanziale che intercorre tra la scienza imperfetta


generale, ovvero quella scienza che si accontenta di trovare il limite della propria.
conoscenza negli orizzonti ignoti del mondo della vita, e la scienza obiettiva, che invece
si propone il compito di trovare un substrato conoscitivo oggettivo, valido per tutti i tipi
di ricerca. La tradizione tende a fondere essenzialmente queste due visioni, ma il
filoso/scienziato non puo' assolutamente cadere in questa banalizzazione generalistica.
Infatti per studiare il mondo-della-vita non si puo' usare come punto di partenza il
substrato di scienze positivistiche obiettive, quali la matematica e cos via, ma
necessario trovare un nuovo aspetto, e quasi una nuova SCIENTIFICITA', che risulter
essere poi la pi alta ed importante, che non coincida appunto con quella logica-obiettiva,
ma che sia peculiare a tutto il genere umano. Lo sbaglio essenziale degli scienziati moderni
consiste quindi nel trattare l'intuizione per-scientifica meramente (inteso da loro, ma
non da Husserl, in modo dispregiativo) soggettivo-relativa, appartenente al mondo della
vita, con dei metodi adatti alla logica, e lo sbaglio consiste anche nel volere assoggettare
questa cifra umana ad un ideale prettamente oggettivo-obiettivo. Quindi quella
caratteristica soggettiva, che a detta di Husserl una cifra alquanto positiva, per i
positivisti ha invece un carattere negativo in quanto va contro il loro ideale oggettivo.
Husserl si accorge per che la scienza pone le proprie basi proprio nel mondo della vita,
ovvero fonda le proprie teorie partendo appunto dall'unica certezza che la coscienza. Il
compito dello scienziato non quindi quello di indagare l'essenza della coscienza, gi data
come evidenza indubitabile, ma quello di superare questa cifra meramente soggettivorelativa, prendendo quest'ultima come substrato di verit in s, alla quale ci si puo'
avvicinare con ipotesi corroborate di volta in volta dall'esperienza, e quindi sottoposte al
sano dubbio Cartesiano, che scatena nell'uomo il riconoscimento della sua finitudine.
Questa caratteristica, peculiare all'imperfezione del genere umano, risulta quindi essere
non un semplice e trascurabile tramite,ma l'ultimo elemento fondante di qualsiasi verit
obiettiva, l'unico di cui non sia indubitabile l'evidenza.
Lo scienziato positivista, volendo sbarazzarsi di questa relativit soggettiva, sottopone
questo elemento soggettivo al campo di studi della psicologia, intesa pi come una
psicofisica, ovvero come uno studio obiettivo della psiche umana. Per Husserl l'errore sta
appunto nel voler cercare di studiare con il metodo della oggettivo, e ritenuto
apparentemente da questi scienziati essenziali per giungere a conclusioni assolute, questo
aspetto impenetrabile attraverso questa volont di oggettivazione, in quanto risulta
essere paradossalmente il suo punto di partenza, l'evidenza su cui si fonda tutto l'assetto
obiettivo.
Il mondo della vita funge quindi da substrato teoretico-logico della scienza, intesa nel
modo in cui l'aveva concepita Galileo Galilei, ovvero come studio della Natura, in tutti i
suoi aspetti pi disparati. Questo puo' accadere perch questo elemento possiede la

massima esperibilit , un regno di evidenze originarie, date dalla loro presenza


immediata (datit) oppure ricordate attraverso la memoria (Husserl stesso sosteneva che
,prima di compiere qualsiasi ipotesi riguardo agli oggetti naturali, necessario averne
fatto esperienza).
8.
Quindi se si vuole raggiungere l'obiettivo di fondare una scienza VERA ( da quella
oggettiva), la base prima deve appunto essere quella del mondo-della-vita.
La scienza inoltre, a detta di Husserl, ha un compito importantissimo:
quello di valorizzare il diritto originale (Urrecht) di queste evidenze, su cui si
fondano tutte le dottrine logico-obiettive (sbagliano quindi gli empiristi a fondare
la loro conoscenza sull'esperienza, in quanto tralasciano l'elemento pre-scientifico
e prendono quest'ultima come metafisicamente trascendente).
Se si vuole quindi tentare di indagare pi approfonditamente questo aspetto soggettivo,
bisogna armarsi di una scientificit diversa da quella obiettiva, che sia quella praticoquotidiana, verit che risulta essere relativa, ma costantemente presente, e quindi
rispecchiante a pieno la realt. Questa verit puo' quindi assumere un carattere
impropriamente detto oggettivo se la teoria che si fonda sopra questa viene costruita
attraverso un metodo oggettivamente valido. Non bisogna quindi cadere nell'ingenuo
paradosso del voler fondare o tralasciare la relativit soggettiva attraverso teorie logicoobiettive, in quanto in realt queste ultime si basano sulle prime e si cadrebbe in un
circolo vizioso ( soggettivit
logica-obiettiva).
Questo problema, che inizialmente sembrava concernere solamente il rapporto scienze
obiettive e intuizione, si invece rivelato essere il problema universale della conoscenza,
in quanto l'essere che appunto si propone di conoscere ci che lo circonda l'uomo,
essere imperfetto, che non potr quindi giungere ad una verit oggettivamente assoluta.
Nonostante questo lo scienziato non deve scoraggiarsi, ma deve impegnarsi nella
costruzione di una scienza il pi possibile verista, che rispecchi quindi a pieno la realt, e
sia fondata sul mondo della vita.

9.

LA VISIONE FIABESCA DELLA SCIENZA IN CALVINO


Questa visione scientifica ebbe grandi conseguenze anche in campo letterario. Infatti
dopo un Ottocento positivista, pieno di certezze, si giunge ad un Novecento di
cambiamenti radicali che portano alla perdita disorientante di qualsiasi riferimento
scientifico certo.
La Scienza, che nel secolo precedente aveva assunto quasi un carattere onnisciente,
veniva utilizzata come metodo infallibile anche nelle ricerche di ambito sociale (ad
esempio nel romanzo francese naturalista di Zola Il ciclo dei Rougon-Macquart, in cui
viene mostrato, attraverso i canoni scientifici della race, del milieu e del moment, come da
un padre attaccato al denaro come Rougon, marito di Adelaide, non possano che nascere
figli con altrettanti difetti ereditati; e cos da Macquart, amante della donna, devono
necessariamente nascere figli con problemi di alcoolismo come il padre).
Con il dissolvimento di queste certezze si aprono le porte ad un periodo caratterizzato dal
dilagare di incertezze, e perdita di valori assoluti, epoca che prosegue fino ai giorni nostri
(relativismo).
Tra i letterati in particolare si possono individuare diversi tipi di reazioni, tra cui due
significativi:
1. la generazione di poeti e letterati, con una visione pi decadente, in cui l'Io che
scrive intraprende un colloquio soggettivo con s stesso, che pare essere rimasta
l'unica apparente certezza a cui aggrapparsi;
2. il gruppo di scrittori che interpreta questo cambiamento in chiave pi ironica, in cui
questa nuova mancanza di miti razionalistici e a tratti dogmatici viene colmata da
una nuova razionalit fantastica in cui tutto possibile, e in cui l'uomo puo'
sperimentare la sua illimitata creativit, che travalica i limiti posti dalla scienza.
In questo secondo gruppo si inserisce senz'altro la figura poliedrica di Italo Calvino, e in
particolare il suo scritto Le Cosmicomiche.
L'autore, nato nel 1923 a Cuba da un padre agronomo e una
madre botanica, laureato in lettere a Torino, intorno agli anni
Sessanta si avvicin, a Parigi, al gruppo dell'Oulipo ( Ouvroir de
Littrature Potentielle ovvero Officina di Letteratura
Potenziale). L'obiettivo principale di questi scrittori
matematici di lingua francese quello di trovare nuovi schemi
e strutture di scrittura che ogni autore libero di utilizzare
come pi preferisce. Su questo sfondo culturale-ideologico si
colloca la sua opera Le Cosmicomiche.
Nel titolo abbiamo una sincresi tra l'aggettivo COSMICO,

inteso come originario ed antico, e COMICO, nel senso fumettistico di comics, ovvero di
aneddoti raccontati in serie e aventi per protagonista la stessa persona. L'autore si
propone quindi di rivisitare gli antichi miti sulla nascita del mondo (che rappresentano il
sapere dogmatico antico) in chiave moderna, in cui la conoscenza viene vista come un
gioco, che porta a dei risultati non assoluti.
10.
Il libro quindi, scritto tra il 1963/1964, si presenta come una raccolta di 12 brevi storie
con protagonista Qfwfq che, con un atteggiamento di naturale curiosit, cerca di
decifrare, secondo la propria sensibilit, i misteri del mondo, senza cadere in
un'incondizionata fede nel progresso, e nemmeno in un radicale
scetticismo. In particolare in ognuno di questi racconti l'autore,
attraverso gli occhi di Qfwfq, rivede in chiave relativistica una
teoria scientifica.
In Giochi senza fine, ad esempio, vengono contrapposte due
diverse teorie: quella dello stato stazionario, secondo cui si ha
una continua espansione dell'Universo accompagnata da creazione
di materia con un tasso tale da mantenere costante la densit
media , sostenuta T. Gold,H. Bondi, F. Hoyle, e quella che
presuppone l'origine dell'universo in un momento ben identificato,
da un'esplosione,teoria sostenuta da Gamow.
In questa storia si narra il gioco di biglie che era solito fare Qfwfq con il suo amico
Pfwfp. Ogni giocatore utilizzava come biglie degli atomi di idrogeno e lo scopo del gioco
era quello di farli rotolare sulla curvatura dell'universo. Il gioco per, con il passare dei
secoli, aveva annoiato Pfwfp, che aveva trovato un nuovo hobby, che svolgeva durante il
turno dell'avversario: andare a raccogliere, negli anfratti dell'Universo, i nuovi atomi di
idrogeno, che, camuffati in modo da sembrare usati, correvano per pi velocemente e gli
permettevano di mantenere la posizione di vincitore. Qfwfq un giorno decise di seguirlo di
nascosto, e scopr il suo inganno. Decise quindi di sostituire i nuovi atomi di idrogeno con
degli ammassi materici che si sfaldavano subito dopo essere stati lanciati, ma erano molto
simili agli atomi usati da Pfwfp, ed inoltre decise di nascondere i nuovi atomi.
Il risultato della gara si capovolse e Pfwfp non volle pi giocare. Qfwfq allora propose un
nuovo gioco: lanciare in aria i loro atomi che gli erano rimasti, creando cos due nuove
galassie, ed inseguirsi. Pfwfp accett, lanci in aria i suoi finti atomi e non si cre alcuna
galassia, ma quest'ultimi si sgretolarono sotto i suoi occhi. Qfwfq invece salt sulla sua
nuova galassia e inizi il suo viaggio nell'universo, salutando il suo avversario. Dopo qualche
anno luce per anche Pfwfp riusc a costruirsi la sua galassia e si mise all'inseguimento di
Qfwfq.
Nelle corse, si sa qual il segreto: tutto sta a come si prendono le curve. La galassia di Pfwfp
tendeva a stringerle, la mia invece ad allargarle. Allarga allarga, ecco che finiamo sbalzati fuori
dellorlo dello spazio, con Pfwfp dietro. Continuiamo la nostra corsa col sistema che si usa in questi
casi, cio creandoci lo spazio davanti a noi man mano che avanziamo. Cos, davanti avevo il nulla e
alle mie spalle avevo quella brutta faccia di Pfwfp che minseguiva: da entrambe le parti una vista
antipatica. Comunque: preferivo guardare avanti: e cosa vedo? Pfwfp che il mio sguardo aveva

appena lasciato l dietro, correva sulla sua galassia dritto davanti a me. - Ah! - gridai. - Ora tocca a
me dinseguirti!
- Come? - fece Pfwfp, non so bene se da dietro a me o da l davanti, - se sono io che inseguo te!
Mi giro: Pfwfp era sempre alle mie calcagna. Mi rigiro ancora avanti: ed era l che scappava
volgendomi le spalle.
11.
Ma guardando meglio, vidi che davanti a questa sua galassia che mi precedeva ce nera unaltra, e
questaltra era la mia, tant vero che cero io sopra, inconfondibile ancorch visto di schiena. E mi
voltai verso il Pfwfp che minseguiva e aguzzando lo sguardo vidi che la sua galassia era inseguita
da unaltra galassia, la mia, con me in cima tal quale, e questo me stesso proprio in quel momento si
girava a guardare allindietro.
E cos dietro ogni Qfwfq cera un Pfwfp e dietro ogni Pfwfp un Qfwfq e ogni Pfwfp inseguiva un
Qfwfq e ne era inseguito e viceversa. Le nostre distanze un po saccorciavano un po sallungavano
ma ormai era chiaro che luno non avrebbe mai raggiunto laltro n mai laltro luno. Di giocare a
rincorrerci avevamo perso ogni gusto, e del resto non eravamo pi bambini, ma ormai non ci restava
altro da fare.
Alla fine di questa Cosmicomica troviamo una descrizione spaziale particolarmente
significativa riguardo al tema della Relativit: Qfwfq infatti non appena si rende conto di
essere inseguito, si volta e dietro alla galassia del suo avversario vede se stesso, sopra la
sua galassia, che si sta voltando per guardare dietro di s, e cos via all'infinito.
Questo finale, forse inaspettato, rispecchia pienamente la visione ironica di Calvino della
scienza, e delle sue teorie che non possono dare risposta a qualsiasi domanda o questione,
e lascia trasparire il fatto che ci possano essere dei fenomeni, o dei processi naturali, a
livello macroscopico o microscopico, che non possono essere spiegati da teorie
scientifiche, ma solamente dalla fantasia e dalla creativit umana.

12.

CONCLUSIONE
A conclusione di questo mio elaborato mi sembrato molto interessante presentare il
seguente articolo, in cui Tommaso Castellani, dopo aver proposto la tesi della visione
probabilistica della scienza, esplica in maniera chiara alcuni risvolti pratici di una visione
positivista della scienza nella nostra societ, ad esempio la scelta oggettivamente giusta
di continuare ad utilizzare energia nucleare, sottolineandone le contraddizioni.
T. Castellani5, La verit della scienza, in MicroMega
(http://temi.repubblica.it/micromega-online/), 7 settembre 2011:

Noi scienziati ormai da tempo preferiamo non considerare la certezza scientifica


come una verit, ma come unaffermazione che stata sottoposta a un procedimento
metodologico che lha convalidata con un certo grado di fiducia.
Dal punto di vista teorico, i filosofi della scienza hanno separato due diversi
problemi: 1. se esiste la verit; 2. se siamo in grado di conoscerla. Il primo problema
squisitamente metafisico e non scientifico: personalmente appartengo a quella
corrente di pensiero secondo cui le leggi scientifiche sono nella nostra testa e non
nella natura, ma la questione indecidibile. Sul secondo problema, prettamente
epistemologico, si invece quasi unanimemente concordi nel ritenere che la scienza
fornisce un grado di certezza delle sue affermazioni, che non potr mai essere la
certezza assoluta. La grande forza del pensiero scientifico proprio quella di riuscire
spesso a quantificare questincertezza, attraverso luso della matematica e in
particolare della statistica. Non c nessuna ragione per cui tesi scientifiche
considerate certe (cio affidabili, per esempio, al 99,9%) non possano venire
rimesse in discussione di fronte a nuovi fenomeni. Infatti successo numerose volte
e succeder ancora. La parola verit, se pure viene talvolta usata dagli scienziati, lo
solo in senso non assoluto; e lo stesso, a rigore, vale per i fatti.
In effetti, la scienza si occupa sempre meno di fatti e sempre pi di modelli: un
modello pu essere pi o meno utile per la descrizione di una qualche porzione di
realt, oppure pu rivelarsi infecondo; salvo poi venire riutilizzato anni (o, pi
raramente, secoli) dopo in un contesto magari del tutto diverso. Che la terra non sia
piatta ma rotonda un fatto: eppure il modello terra piatta ancora valido e
utile, anche per la navigazione, come mostrano le piattissime carte nautiche che
usiamo per orientarci nel Mediterraneo. Se poi dobbiamo volare da Roma a New
York, allora conviene considerare un modello pi evoluto, che ci permetta di
percorrere la strada pi breve, che non andare dritti pi o meno verso ovest come
5 Nato a Roma nel 1979, laureato in Fisica con la lode nel 2002.

sembrerebbe guardando un planisfero. Credo dunque che lappello alla verit


scientifica sia semmai un sostegno alla tesi di Vattimo: ricordiamoci che
laffermazione che la terra immobile e il sole le gira intorno era universalmente
accettata e confermata da prove di fatto schiaccianti.
Quanto detto ci pone in un terribile dilemma: dobbiamo accettare che, dal punto di
vista puramente teorico, un negazionista dellolocausto, seppur con una probabilit
13.
infinitamente microscopica, possa avere ragione? Io credo di s.
Ma questa considerazione non ha conseguenze pratiche, per lo stesso motivo per cui
non ci preoccupiamo del fatto, estremamente improbabile, ma non impossibile, che
fra tre giorni la terra venga completamente distrutta da un meteorite (le prove della
realt dellolocausto sono talmente schiaccianti che il paragone calzante). La
differenza tra certo e quasi certo, se il quasi significa una probabilit enorme,
non rilevante. Se si possa considerare una verit in senso assoluto che oggi piove
o c il sole non mi sembra dunque un problema interessante.
Il mito della scienza come generatrice di verit oggettive produce danni a non finire.
Credo sia importante limitare il ricorso alla scientificit alle questioni che sono
realmente tali: le discussioni sul nucleare o sulla procreazione assistita sono state
fatte passare per dispute scientifiche, diventando, sui media, uno scontro fra verit
oggettive (per una fraintesa idea di scienza) anzich un confronto di valori, idee,
opinioni. Possiamo avere tutti i dati che vogliamo sulla sicurezza del nucleare, ma la
decisione di portarlo avanti o meno non potr mai essere presa in modo
oggettivamente giusto. Saremo noi a dover decidere, soggettivamente, in base ai
parametri scientifici e alle nostre opinioni sul mondo futuro che desideriamo.
Lambientalismo forse lultima residua forma di pensiero forte del mondo
Occidentale: non ci battiamo pi in massa per il comunismo n per il Regno dei Cieli,
ci ritroviamo per tutti uniti a combattere per mezzo grado centigrado in meno di
temperatura nei prossimi ventanni. Come mai questa grande mobilitazione, che non
troviamo quasi pi nemmeno contro la guerra? Perch esistono partiti ambientalisti e
non partiti contro lineguale distribuzione della ricchezza o la fame nel mondo?
Credo che la forza dellambientalismo risieda proprio nel suo essere fondato su
presunte verit scientifiche oggettive. Sarebbe opportuno per esplicitare lequivoco
prima che venga a galla troppo tardi: come gli tsunami e i terremoti, un mondo
leggermente pi caldo provocherebbe catastrofi enormi nella parte povera del mondo;
noi non ce ne accorgeremmo nemmeno, o comunque avremo subito pronte le difese
dagli eventuali inconvenienti. Combattere il riscaldamento globale ha senso se si ha
una precisa scala di valori di riferimento; ed in ultima analisi una battaglia politica.
Perch non concentrare le nostre forze allora direttamente nella lotta contro la
povert e le disuguaglianze anzich contro un riscaldamento sul quale, tra laltro, gli
effetti naturali possono essere immensamente pi violenti del nostro modesto
contributo di inquinatori?

14.

BIBLIOGRAFIA

E. Husserl, La crisi delle scienze europee e la fenomenologia trascendentale, trad.


it. di E. Filippini, Milano, 1961, pag.39-40, pag. 152-160

G. Langella-P. Frare-P. Gresti-U. Motta, Letteratura.it, Milano-Torino, 2012, vol.


3b, pag. N.194- N.195, pag. N.204- N.205

I. Calvino, Le Cosmicomiche, Milano, 2002, pag. 56-62

L. Canali, Lucrezio, poeta della ragione, Roma, 1986, pag. 9-23

M. Menghi, Lucrezio: La sfida della divulgazione, Milano-Torino, 2013, pag.8-9

M. Pintacuda-M. Venuto, Grecit- volume 3, 2014, pag. 590-591

P. Odifreddi, Come stanno le cose: il mio Lucrezio, la mia Venere, Milano, 2013, pag.
152-155

R. Feynman, Sei pezzi facili, Milano, 2000, pag. 64-70

U. Amaldi, Le traiettorie della fisica: da Galileo a Heisenberg, Bologna, 2012, vol. 3,


pag. 1099-1100

SITOGRAFIA:

http://temi.repubblica.it/micromega-online/

it.wikipedia.org/wiki/Oulipo

http://spazioweb.inwind.it/latinovivo/Testintegrali/lucr4.htm

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