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Universit degli Studi RomaTre

Facolt di Scienze della Comunicazione

Giornalismo Online
dalla retribuzione alla visibilit

Candidato
Emanuele Mastrangeli

Relatore

Correlatrice

Prof. Roberto Baldassari

Prof.ssa Valentina Cecconi

Anno Accademico 2012/2013


Sessione Invernale

Indice
Introduzione

1 Breve storia del giornalismo online


1.1 La nascita del giornalismo online
1.2 Dal sexgate all11 settembre 2001: lascesa
1.3 Web 2.0: un nuovo modo di fare giornalismo
1.3.1 Come cambia la notizia
1.3.2 New journalist
1.3.3 La dignit del giornalismo digitale

2 Forme e modelli di giornalismo online


2.1 Modelli di testate passate sul Web
2.2 Modelli di testate nate online
2.3 La blogosofera
2.4 Microblogging: Twitter e il giornalismo
2.5 Citizen Journalism

3 Il giornalismo in Italia: la legge e il mondo del lavoro


3.1 Essere giornalisti in Italia
3.2 Il giornalismo allestero
3.3 Giornalismo e precariato
3.4 Gli aspiranti giornalisti e la Rete

4 Scrivere online: la ricerca

15
15
19
27
33
47
60
67
67
87
123
130
143
165
165
196
210
227

239
4.1 Qualche centesimo ad articolo: chi offre di meno?
240
4.2 Pagamenti a visualizzazioni e Google AdSense
256
4.3 Vinci un contratto di collaborazione: il giornalismo del
futuro secondo Italiano Sveglia
263
4.4 Scrivere gratis: il giornalismo online non retribuito
269
4.4.1 Lanalisi del fenomeno: per quali ragioni si scrive
gratis
277
4.4.2 Perch scrivere gratis danneggia la professione e
inquina il mercato
289
4.5 Approfondimento: interviste
297
4.5.1 Carlo Gubitosa
298
4.5.2 Silvia Bencivelli
310

4.5.3 Francesco Sellari


4.5.4 Valentina Orsini
4.5.5 Emanuele De Vito
4.5.6 Lorenzo Fusco

5 Lestero e la situazione economica e sociale


5.1 Who pays writers? Il dibattito fuori dallItalia
5.2 A new economy: cosa cambiato
5.3 The post-employment economy
5.3.1 Intervista a Sarah Kendzior

320
325
329
332
335
339
356
361
372

Conclusione

379

Bibliografia

389

Sitografia

407

Introduzione
Internet una Repubblica democratica fondata sul lavoro
non retribuito. Levidente rilettura dellarticolo 1 della
Costituzione italiana1 la costatazione principale che ha
generato il progetto di questa tesi. La domanda che ne
consegue limpida nella sua semplicit: perch? E intorno a
questo interrogativo che si sviluppato il lavoro di ricerca,
focalizzando lanalisi sul campo maggiormente caro ad uno
studente di un corso di Laurea come quello di Informazione,
editoria e giornalismo. Il giornalismo, per l'appunto. O
quantomeno, dal momento che non sempre lecito parlare di
giornalismo, la creazione dei contenuti editoriali che
rappresentano il cuore pulsante di ogni sito Web. La conditio
sine qua non di ogni accesso e di conseguenza il mezzo
attraverso cui ottenere guadagni la cui fonte primaria
continua ad essere la pubblicit.
Per cercare di chiarire il proliferare del fenomeno della
mancata retribuzione o della bassissima retribuzione, come
si vedr pi avanti dei contenuti editoriali innanzitutto
necessario delineare le caratteristiche contestuali. La prima
parte di questo lavoro mira quindi a garantire al lettore le
coordinate necessarie per orientarsi poi nella successiva fase
di ricerca, quella che tenta di dare una risposta al quesito
cardine. In primo luogo si traccer una breve storia del
giornalismo online che mira a ripercorrere alcune tappe
salienti: la nascita negli Stati Uniti, larrivo in Italia, le prime
L'Italia una Repubblica democratica, fondata sul lavoro, art.1
Costituzione della Repubblica Italiana.
1

difficolt incontrate nellindividuare un modello di business


efficace sino allascesa, favorita da due eventi esogeni come
il sexgate, lo scandalo che ha visto coinvolti lex Presidente
degli Stati Uniti Bill Clinton e la stagista Monica Lewinski e
gli attentati terroristici dell11 settembre 2001. Si vedr
tuttavia come si sia dovuto attendere lavvento del cosiddetto
Web 2.0 per avere da parte del giornalismo online una piena
maturazione, cos come una capacit di definirsi autonomo
rispetto alla propria controparte cartacea, tanto da un punto di
vista di prestigio, quanto da un punto di vista di totale
sfruttamento delle caratteristiche del mezzo Internet. Dopo
aver portato a termine unanalisi di tipo storico, si andr ad
esaminare nel dettaglio gli stravolgimenti provocati
dallevoluzione tecnologica. La prima domanda che verr
posta riguarder i cambiamenti della notizia, ora
caratterizzata da elementi quali la tempestivit, linterattivit,
lipertestualit e la multimedialit. A queste propriet vanno
aggiunti linserimento nei motori di ricerca, quindi
lindicizzazione e il posizionamento di ogni contenuto
editoriale e le tecniche di impaginazione ad esso legate. Si
vedr inoltre come questa serie di stravolgimenti avr
ripercussioni non solamente sulla notizia concepita, prodotta
e distribuita sul Web, ma anche su quella relegata
esclusivamente ai formati cartacei. Il cambiamento dei mezzi
tecnologici e quello della natura stessa della notizia non
possono che modificare, di conseguenza, lapproccio stesso
alla professione, cos come il modus operandi e le abilit
richieste. Verr tracciato un profilo del cosiddetto new
journalist, il giornalista online, la figura che tra scetticismo e
problemi di adattamento diventata protagonista del nuovo
modo di fare informazione. A subire maggiori stravolgimenti
con ogni probabilit come si vedr pi avanti il rapporto
8

che il professionista deve intrattenere con i propri lettori, mai


stato cos diretto ed immediato in precedenza. Altro aspetto
cruciale a venire riscritto dalle caratteristiche della Rete uno
dei caposaldi della professione: la verifica della notizia e,
consequentemente, la sua attendibilit. Come viene gestito il
flusso imponente di informazioni? Come il suo
aggiornamento costante? Quali le conseguenze dal punto di
vista della credibilit tanto del mezzo quanto dei
professionisti che su di esso esercitano la propria attivit?
Dopo aver risposto a questi interrogativi si cercher di
delineare i diversi volti del giornalismo online, i formati che
ogni utente/lettore pu trovare sulla propria strada durante la
navigazione in Rete. In primo luogo verranno analizzate le
cosiddette testate derivate, ovvero quelle che, forti di un
formato cartaceo in grade di garantire autorevolezza e lettori,
sono approdate sul Web. I casi dinteresse saranno tanto
nazionali (La Repubblica, Internazionale), quanto
internazionali (Daily Mail, New York Times, Guardian) e si
evidenzieranno le caratteristiche distintive della versione
online rispetto a quella cartacea. In seconda battuta si
conceder spazio alle testate nate direttamente sul Web
facendo affidamento su una ricerca pubblicata
dallUniversit di Oxford, tramite il suo RISJ, Reuters
Institute for the Study of Journalism, che mira ad indagare la
situazione delleditoria online. Verranno sottolineate,
attraverso lanalisi di alcuni casi, le difficolt nel creare un
efficace modello di business in grado di garantire
quantomeno il raggiungimento di un punto di pareggio. Uno
spazio a s stante verr infine dedicato al fenomeno
dellHuffington Post e alle sue innumerevoli controversie, di
particolare interesse come si vedr per i temi trattati da
questa ricerca. Infine sar la volta di quei formati giornalistici
9

pi direttamente figli del Web 2.0: la blogosfera, Twitter e il


citizen journalism. Analizzando queste diverse tipologie si
avr modo di soffermarsi in particolar modo sul rapporto
sempre pi stretto venutosi a creare tra giornalismo
professionista ed amatoriale. Quali le conseguenze per la
professione in seguito alla nascita e al successo di piattaforme
che consentono laccesso alla produzione dei contenuti
editoriali ad un pubblico precedentemente relegato al ruolo di
spettatore passivo? Come considerare da un punto di vista di
legittimit il lavoro di un blogger? E autorevole un portale
di citizen journalism (o giornalismo partecipativo)? Quali le
ripercussioni generate da uno strumento quale Twitter?
Perch sembra essere il social network preferito dalluniverso
giornalistico?
La prima parte di questo lavoro verr conclusa da una
sezione dedicata alla situazione della professione in Italia:
dalle leggi che la regolano alle modalit di accesso alla
professione; dal fenomeno del precariato al rapporto tra il
sistema editoriale italiano e la Rete. Ho ritenuto fosse
assolutamente necessario, in modo da fornire un quadro
completo in vista della seconda parte di questo lavoro,
soffermarsi su questi aspetti. Si partir con unanalisi
dellOrdine dei Giornalisti in Italia: la legge che lo istituisce,
la sua organizzazione, le sue funzioni, la sua legittimit, i suoi
rapporti con la Rete. Ha ancora senso parlare di un Albo
professionale quando chiunque pu diventare autore
semplicemente disponendo di un computer e di un accesso a
Internet? LOrdine unanomalia tutta italiana? Quali sono i
criteri daccesso alla professione nel resto del mondo? In
seguito si delinereanno i rapporti tra luniverso giornalistico
e il fenomeno del precariato. Lanalisi far affidamento sui
10

dati raccolti da Pino Rea ne Il Rapporto sulla professione


giornalistica in Italia, redatto per Lsdi. Uno degli elementi di
maggiore interesse la constatazione di come lasse della
professione si stia spostando dal giornalismo dipendente,
tutelato dai contratti e dalle leggi, dalla previdenza e
dallassistenza sanitaria di categoria, al lavoro autonomo, alle
collaborazioni coordinate e continuative, al lavoro dei
freelance. Si vedr come le ricadute pi pesanti vadano a
finire sulle spalle dei giovani, di tutti coloro che aspirano e
cercano di trasformare il giornalismo in un lavoro di cui si
possa vivere. In questo senso verranno tracciati nel dettaglio
i rapporti che intercorrono tra luniverso degli aspiranti
giornalisti e Internet e che in qualche modo anticipano i temi
della seconda parte di questo lavoro di ricerca. Quali sono le
opportunit a disposizione dei giovani che si ritrovano a
navigare nel mare magnum della Rete in cerca di una
collaborazione che possa garantire loro quei requisiti richiesti
dallOrdine dei Giornalisti per entrare a far parte dellAlbo
professionale? Quali i compromessi, quali i ricatti? Come si
vedr, purtroppo, da questo punto di vista i dati raccolti sono
tuttaltro che confortanti e in un contesto dove il celebre
tesserino professionale diventa merce di scambio in uno
scenario spesso dillegalit, lecito chiedersi quale sia la
risposta delle istituzioni in tal senso.
Delineato il quadro di riferimento in ogni suo aspetto, la
seconda parte di questo lavoro si concentrer sullanalisi del
fenomeno del lavoro non retribuito in tutte le sue molteplici
sfaccettature. La prima sezione di questa parte sar frutto di
un vero e proprio viaggio nel mare magnum della Rete. Cosa
incontra realmente un aspirante giornalista nel momento in
cui si pone alla ricerca di una collaborazione? Quali le
11

opportunit, quali le offerte, i pericoli? Lo scandaglio del


Web porter alla luce diversi modelli di proposta, nessuno dei
quali particolarmente accattivante per gli aspiranti giornalisti.
Offerte a bassissima retribuzione pochi centesimi ad
articolo -, pagamenti vincolati, cio legati al numero di
visualizzazioni ottenuti dal singolo contenuto (sotto quella
soglia il lavoro viene svolto gratis), sino ad arrivare
allhardcore delle collaborazioni gratuite, quelle dove nella
migliore delle ipotesi viene indicata una possibilit di
retribuzione futura in base al successo del progetto. Nel
mezzo si vedr c anche dellaltro: dalla curiosa idea del
portale ItalianoSveglia di pagare i propri collaboratori
attraverso premi possibile vincere un contratto di
collaborazione alle offerte poco trasparenti, dove di fronte
ad elementi non del tutto chiari come la natura del portale
o la presenza o meno di una retribuzione , viene garantita
comunque la possibilit di ottenere il tesserino da pubblicista.
In seconda battuta, la ricerca sposter la propria analisi
sulle ragioni che favoriscono e sorreggono il fenomeno in
questione. Diverse le domande che verranno poste in questa
sede: cosa spinge una persona ad accettare di lavorare gratis?
Perch il fenomeno trova terreno particolarmente fertile
nelluniverso delle prestazioni intellettuali? Si tratta di una
scelta consapevole o del prodotto di un sistema tuttaltro che
perfetto? A queste domande verr affiancata una
considerazione di tipo economico: il lavoro non retribuito
inquina il mercato. Tra i sostenitori di questi tesi due
professionisti come Carlo Gubitosa e Silvia Bencivelli, con i
quali ho avuto il piacere di realizzare unintervista che trover
spazio assieme ad altre testimonianze: due blogger, Valentina
Orsini e Francesco Sellari, e due giovani aspiranti giornalisti,
12

entrambi con una storia da raccontare. Ad ogni modo, dalla


ricerca emerger come il mercato editoriale online si sia
andato a plasmare su di una nuova moneta: quella della
visibilit.
Lultimissima parte di questa tesi poser lo sguardo oltre i
confini nazionali cercando di capire se il fenomeno sia
unanomalia tutta italiana oppure una realt priva di
attenzione nei confronti di bandiere e culture diverse. Si avr
modo di vedere come il dibattito fuori dallItalia sia molto pi
vivace: nel momento in cui mi sono trovato a ricercare delle
fonti, la disponibilit delle stesse provenienti dallestero, in
particolar modo dagli Stati Uniti, era incredibilmente
maggiore rispetto a quella nostrana. Come si vedr, sono
soprattutto i palcoscenici a cambiare radicalmente: lanalisi
del fenomeno e le diverse posizioni a riguardo sono ospitate
da testate autorevoli come Atlantic o The New York Times. In
questa sezione della ricerca troveranno inoltre spazio i
cambiamenti strutturali, di carattere tecnologico, economico
e sociale, che caratterizzano il proliferare del fenomeno. La
cosiddetta new economy, il dominio di una domanda che
trova nellincredibile abbondanza dellofferta il crollo del
valore di questultima, nonch la sua arma di controllo. La
conclusione di questo lavoro sar affidata ad una riflessione
di carattere pi ampio, che partendo dalluniverso
giornalistico arriver ad inserire questultimo in un contesto
economico e sociale definito dallantropologa e ricercatrice
americana Sarah Kendzior, post-employment economy.
Ovvero, il rimpiazzo di lavori sicuri che permettono il
sostentamento con altri temporanei sottopagati o non pagati
affatto e lidea che questo sia normale e che queste posizioni
siano un passaggio inevitabile per raggiungere un vero
13

lavoro. Infine ci sar spazio per lintervista che ho realizzato


alla gentilissima Sarah Kendzior, dove viene lanciato anche
un importante messaggio da parte dellantropologa
americana: quello che sprona alla lotta. Gli sfruttatori
dovrebbero vergognarsi, non gli sfruttati.
Questa tesi il frutto di un utilizzo incrociato di materiale
bibliografico e, soprattutto, articoli pubblicati online. Il
lavoro di ricerca stato svolto esclusivamente su Internet, ad
ulteriore dimostrazione delle straordinarie potenzialit di
questo mezzo, il cui contributo nel proliferare del fenomeno
descritto in queste pagine devessere inquadrato come neutro.
La discriminante in tal senso rimane sempre lutilizzo che ne
fanno le persone. Non mancano, nella scelta dellargomento,
un discreto fardello di esperienza personale e il desiderio di
salvaguardare ad ogni costo tanto il mercato, quanto in primo
luogo la dignit inalienabile di qualsiasi tipo di lavoro.

14

Breve storia del giornalismo online

1.1

La nascita del giornalismo online

Era il 1992 quando il giornalismo e la Rete si avvicinarono


per la prima volta. Lincontro avvenne negli Stati Uniti, dove
il quotidiano dello stato dellIllinois, il Chicago Tribune,
tent un primo approdo online in primavera. Furono piccole
e medie testate, con lintento di attirare nuovi lettori ed
allargare la propria diffusione territoriale, ad affacciarsi
inizialmente verso lo sterminato universo di Internet. Uno
sbarco meritevole di essere segnalato e raccontato quello
del San Jose Mercury News. Spett infatti a questa testata
californiana il ruolo di antesignano del giornalismo online.
Nel 1993, tramite il portale America On Line, il giornale di
San Jose si trasfer sulla Rete con il nome di Mercury Center
(figura 1).

(figura 1 unimmagine della versione online del San Jose


Mercury News)
15

Il costo del servizio era pari a 9,95 dollari al mese, ma


nonostante ci un buon numero di utenti decise di abbonarsi.
I punti di forza della versione elettronica erano larchivio e
lemail. Larchivio storico del giornale consentiva infatti agli
utenti di reperire e consultare qualsiasi numero del quotidiano
cartaceo a partire dallanno 1985. Il servizio email, invece,
riusc ad instaurare uno scambio interattivo tra pubblico e
testata, tra lettore e giornalista. Oltre a queste due accattivanti
innovazioni, il Mercury Center offriva agli abbonati anche
delle rubriche non presenti nella versione cartacea. Questi
elementi assicurarono al giornale californiano un discreto
successo, nonostante il canone mensile e linterfaccia grafica
piuttosto povera. Non pass naturalmente molto tempo dopo
questo esperimento affinch fossero le grandi testate
statunitensi a considerare lapprodo online. Fu a partire dal
1994 che i pi importanti cartacei americani incontrarono la
Rete. Come facilmente deducibile, lobiettivo era quello di
ricercare opportunit economiche alternative per affrontare il
calo di vendite e di introiti di quegli anni. Le strategie
imprenditoriali adottate dagli editori possono essere divise in
due tipi: da una parte cera il tentativo di concedere i
contenuti online previa sottoscrizione di un abbonamento
mensile; dallaltra si tent invece di sfruttare gli introiti
derivanti dalle pubblicit, che su Internet prendono il nome
di banner2. Lavvento delleditoria online non fu inizialmente
2

Il termine banner significa letteralmente bandiera, vessillo o striscione.


Si tratta di un annuncio pubblicitario inserito in una pagina web: un
banner pu essere statico oppure attivo o interattivo: questultimo, il pi
diffuso, consente, una volta cliccato, di raggiungere un'altra pagina web.
Il pagamento dellazienda pubblicizzata verso il sito che ospita la
pubblicit avviene in base al numero di click che il banner ha ricevuto
(click through rate). Fonte: Wikipedia.

16

molto fortunato. In primo luogo le risorse disponibili in Rete


non differivano granch da quelle fruibili nella versione
cartacea. Inoltre, come fa pertinentemente notare Emilio
Carelli3, lutente di Internet da sempre stato abituato a
reperire le informazioni in forma gratuita (escludendo il costo
del servizio). Infine bisogna ricordare che in quegli anni la
penetrazione del Web non era ancora particolarmente
capillare. Per molti dei grandi gruppi editoriali americani
lavvento online fu figlio di un errore di valutazione. Si
sopravvalutarono le potenzialit del nuovo canale, mentre i
ricavi si rivelarono inferiori alle aspettative. Emblematico fu
il caso di USA Today. Come racconta Marco Pratellesi nel suo
New journalism, Teorie e tecniche del giornalismo
multimediale4, il quotidiano della Virginia lanci il proprio
sito (USA Today Online) nellaprile del 1995. Venne allestita
una redazione web composta da 75 giornalisti e da circa 200
collaboratori, ma in tre mesi di attivit vennero raggiunti
solamente 1000 abbonamenti al costo di 12,95 dollari
mensili. Gli editori si resero cos conto che, fatta eccezione
per giornali specializzati e settoriali5, la via da perseguire
fosse quella della concessione gratuita dei contenuti editoriali
e il conseguente sfruttamento pubblicitario.
Questavvio non esaltante delleditoria online negli Stati
Uniti fece s che fuori dai confini americani si guardasse alla
Rete con prudenza. E linizio della seconda delle quattro fasi
del giornalismo online che Marco Patellesi descrive in New
3

Carelli E., Giornali e giornalisti nella rete, Milano, Apogeo 2004.


Pratellesi, M., New Journalism, Teorie e tecniche del giornalismo
multimediale, Mondadori, Milano 2008
5
Il Wall Street Journal, specializzato in economia e finanza e presente sul
web dal 29 aprile del 1996, ottiene un ottimo seguito nonostante richieda
ai propri lettori la sottoscrizione di un abbonamento mensile.
4

17

Journalism e che vede anche la carta stampata italiana


sbarcare sul Web. Fu lUnione Sarda a fare da apripista nel
luglio del 1994. Leditore del quotidiano isolano, Nicola
Grauso, affascinato dalle potenzialit del nuovo mezzo e
avvalendosi delle competenze tecniche del centro studi CRS4
(Centro di Ricerca, Sviluppo e Studi Superiori in Sardegna),
fond a Cagliari il primo grande Internet provider italiano,
terzo al mondo per dimensioni: Video On Line. La prima
pagina dellUnione Sarda (figura 2), sviluppata con il
linguaggio HTML, presentava una grande novit per quegli
anni: i collegamenti ipertestuali, i link.

(figura 2 - la prima homepage della versione online dellUnione


Sarda)

Unaltra importante novit arriv nuovamente dagli Stati


Uniti: si trattava di Msnbc, il primo giornale online, seppure
18

legato alla rete televisiva NBC. Dietro questo progetto cera


una redazione di 150 giornalisti che si occupava di costruire,
riprendendo in modo originale i contenuti delle news
televisive, un vero e proprio giornale online. Fu tuttavia nel
1996 che approd la prima testata completamente ideata per
la Rete, slegata da qualsiasi edizione cartacea o televisiva: si
chiamava Slate. Inizialmente concepito per essere fruito
esclusivamente dagli utenti in possesso di abbonamento
mensile (19 dollari il costo), si tramut poi in sito gratuito
dato lo scarso successo della fase a pagamento. Nonostante le
grandi testate internazionali (il New York Times, il
Washington Post) e italiane (La Repubblica, Il Corriere della
Sera, La Stampa) intrapresero lavventura delleditoria
online, fu solo nel 1998 che la storia del giornalismo online
ebbe una svolta netta. Fu il cosiddetto sexgate, la vicenda che
vide come protagonisti lallora Presidente degli Stati Uniti
dAmerica Bill Clinton e la stagista Monica Lewinsky ad
assurgere al ruolo di spartiacque e a segnare il passaggio tra
quelle che Pratellesi definisce seconda e terza fase della storia
delleditoria online.

1.2 Dal sexgate all11 settembre 2001: lascesa


del giornalismo online
Scrive Pratellesi riguardo al caso Lewinksy: Al di l delle
considerazioni etiche da fare per la prima volta, in modo
palese, linformazione on line a dettare i tempi della

19

notizia6. Lo scandalo scoppi online, poi venne ripreso e


analizzato sul formato cartaceo; ma solamente dopo essere
gi stato portato allattenzione del pubblico sulla Rete. Fu una
rivista scandalistico-politica ad accendere la miccia. Il 17
gennaio 1998 Drudge Report, guidata da un giornalista
indipendente di Los Angeles chiamato Matt Drudge, cre il
sexgate inviando una email agli abbonati del magazine, il cui
testo era: NEWSWEEK KILLS STORY ON WHITE
HOUSE INTERN X X X X X BLOCKBUSTER REPORT:
23-YEAR OLD, FORMER WHITE HOUSE INTERN, SEX
RELATIONSHIP WITH PRESIDENT7. Il messaggio
venne pubblicato alle 21:32 del 17 gennaio 1998. Ma Drudge
Report non si ferm qui: esattamente due ore pi tardi (alle
23:32) vennero pubblicati ulteriori dettagli e Newsweek, che
aveva tentennato in attesa di ottenere altri riscontri sulla
vicenda, si trov ormai inesorabilmente anticipato.

Web Posted: 01/17/98 23:32:47 PST -NEWSWEEK KILLS STORY ON WHITE HOUSE
INTERN
BLOCKBUSTER REPORT: 23-YEAR OLD,
FORMER WHITE HOUSE INTERN, SEX
RELATIONSHIP WITH PRESIDENT

Pratellesi M., New Journalism, cit., p. 22.


Newsweek non pubblica un pezzo su una stagista della Casa Bianca. Il
reportage bomba: il Presidente ha avuto una relazione sessuale con una
ex
stagista
ventitreenne
della
Casa
Bianca
(http://www.drudgereportarchives.com/data/2002/01/17/20020117_1755
02_ml.htm).
7

20

**World Exclusive**
**Must Credit the DRUDGE REPORT**
At the last minute, at 6 p.m. on Saturday evening,
NEWSWEEK magazine killed a story that was
destined to shake official Washington to its
foundation: A White House intern carried on a sexual
affair with the President of the United States!
The DRUDGE REPORT has learned that reporter
Michael Isikoff developed the story of his career, only
to have it spiked by top NEWSWEEK suits hours
before publication. A young woman, 23, sexually
involved with the love of her life, the President of the
United States, since she was a 21-year-old intern at
the White House. She was a frequent visitor to a small
study just off the Oval Office where she claims to
have indulged the president's sexual preference.
Reports of the relationship spread in White House
quarters and she was moved to a job at the Pentagon,
where she worked until last month.
The young intern wrote long love letters to President
Clinton, which she delivered through a delivery
service. She was a frequent visitor at the White House
after midnight, where she checked in the WAVE logs
as visiting a secretary named Betty Curry, 57.
The DRUDGE REPORT has learned that tapes of
intimate phone conversations exist.
The relationship between the president and the young
woman become strained when the president believed
that the young woman was bragging about the affair
to others.
21

NEWSWEEK and Isikoff were planning to name the


woman. Word of the story's impeding release caused
blind chaos in media circles; TIME magazine spent
Saturday scrambling for its own version of the story,
the DRUDGE REPORT has learned. The NEW
YORK POST on Sunday was set to front the young
intern's affair, but was forced to fall back on the dated
ABC NEWS Kathleen Willey break.
The story was set to break just hours after President
Clinton testified in the Paula Jones sexual harassment
case.
Ironically, several years ago, it was Isikoff that found
himself in a shouting match with editors who were
refusing to publish even a portion of his meticulously
researched investigative report that was to break Paula
Jones. Isikoff worked for the WASHINGTON POST
at the time, and left shortly after the incident to build
them for the paper's sister magazine, NEWSWEEK.
Michael Isikoff was not available for comment late
Saturday. NEWSWEEK was on voice mail.
The White House was busy checking the DRUDGE
REPORT for details8.

Da questo momento le consuete tempistiche giornalistiche


vennero completamente stravolte. Inizi unaffannosa e
frenetica caccia allo scoop, dove il desiderio di anticipare la
concorrenza port anche grandi e prestigiose testate ad
incappare in clamorosi colpi a vuoto. Tutti i giornali ritennero
che per evitare di essere tagliati fuori dallincredibile
8

Ibidem.

22

macchina di interesse pubblico che era il sexgate dovessero


privilegiare la pubblicazione delle notizie sui propri siti,
piuttosto che attendere luscita delle versioni cartacee, alle
quali veniva invece demandata lanalisi degli eventi. Scrive
ancora Pratellesi:

Il sexgate uno sfacelo dal punto di vista della


credibilit e della seriet del giornalismo, ma ha
lindubbio merito di aiutare a capire che qualcosa
cambiato nel mondo dei media. Con Internet, le
vecchie regole del giornalismo non sono pi
sufficienti: la possibilit di editare notizie in tempo
reale rimescola le carte e scardina un sistema dei
media ormai consolidato nelle proprie rigide certezze
dal Dopoguerra, con televisione e radio a dare le
notizie del giorno, e le dirette e i giornali a fornire
commenti, approfondimenti e notizie del giorno
prima9.

Gli anni che seguirono il sexgate furono caratterizzati da


una grande euforia nei confronti di Internet e gli editori
italiani non restarono a guardare. Nel luglio del 1999 sbarc
online un portale chiamato Quotidiano.net, che consentiva
laccesso ai giornali della Poligrafici Editoriale: lanazione.it,
ilrestodelcarlino.it, ilgiorno.it. Quasi un anno pi tardi, nel
giugno del 2000, fu il Corriere della Sera a rivedere
completamente la propria politica e il proprio approccio alla
Rete. Il sito del quotidiano milanese venne ridisegnato e
trasformato in un vero e proprio giornale online con una
9

Pratellesi M., New Journalism, cit., p. 22.

23

redazione autonoma che pubblicava le notizie in modo


indipendente rispetto alla versione cartacea. La direzione
intrapresa da una testata del prestigio del Corriere della Sera
fu un segnale importante: in quegli anni nacquero
innumerevoli iniziative editoriali che avevano come obiettivo
primario lavvicinamento al Web. Nacquero portali come
Kataweb (gruppo Espresso), Caltanet (Il Messaggero e Il
Mattino, entrambi riconducibili alleditore Caltagirone) o
Ciaoweb (La Stampa).
Unaltra data cruciale per levoluzione e laffermazione
del giornalismo online quella dell11 settembre del 2001.
Come riporta The Pew Internet & American Life Project10,
nei giorni immediatamente successivi agli attentati
terroristici verso il World Trade Center e il Pentagono, da una
parte il numero complessivo di americani che utilizzavano
Internet cal, dallaltra invece un grande numero di utenti
molti di pi che prima dell11 settembre si affidarono al
Web per essere aggiornati in merito allattentato. The Pew
Internet & American Life Project rivel che oltre due terzi di
utenti americani (il 69%, esattamente) utilizz la Rete per
ottenere notizie e informazioni relative a quanto accaduto.
Circa la met invece, qualcosa come 53 milioni di persone,
acquis informazioni sullattentato navigando nel Web.
Inoltre, molti cittadini utilizzarono Internet per tenersi
10

Il The Pew Internet & American Life Project uno dei sette progetti
portati Avanti dal Pew Research Center. La sua funzione quella di
fornire informazioni riguardo alle problematiche, le attitudini e le
tendenze che caratterizzano lAmerica e il resto del mondo (a
nonpartisan, nonprofit "fact tank" that provides information on the issues,
attitudes and trends shaping America and the world).
http://www.pewinternet.org/.

24

aggiornati: alcuni si registrarono per ottenere le news


direttamente via email o sul desktop; altri si affidarono a chat,
forum o siti commemorativi per esprimere la propria rabbia,
il proprio patriottismo o semplicemente per dibattere quanto
accaduto con altri utenti. Dopo il sexgate, l11 settembre
2001 diede unulteriore svolta affinch il giornalismo online
si affermasse e ottenesse credibilit e prestigio. La richiesta
di aggiornamenti costanti e dallaccesso immediato persuase
le testate a riservare alle loro rispettive versioni elettroniche
unautonomia e un ruolo diverso e complementare al formato
cartaceo, delegato invece allapprofondimento. Non solo:
l11 settembre 2001 fece emergere un altro fenomeno
destinato ad ottenere un enorme successo nel corso degli anni,
il Citizen Journalism11. Si torner successivamente ad
analizzare questa forma di giornalismo, sar ora sufficiente
darne una definizione ed esaminarne la diffusione in merito
agli attentati terroristici contro gli Stati Uniti. Jay Rosen,
professore della New York University, afferma: When the
people formerly known as the audience employ the press
tools they have in their possession to inform one another,
thats citizen journalism12. E questo ci che avvenne
11

Conosciuto in italiano come giornalismo partecipativo o collaborativo,


in inglese pu essere definito anche come public, participatory,
democratic, guerrilla o street journalism. Fonte: Wikipedia.
12
Citizen journalism quando la gente, in altri tempi detta pubblico,
usa gli strumenti della stampa che sono in suo possesso per informarsi
luno con laltro . Jay Rosen considerato uno dei maggiori sostenitori
del public journalism. Sul suo sito (http://archive.pressthink.org/) oltre
alla definizione riportata pocanzi aggiunge: It's mine, but it should be
yours. Can we take the quote marks off now? Can we remove the "socalled" from in front? (E mio, ma dovrebbe essere vostro. Possiamo
togliere le virgolette ora? Possiamo rimuovere il cosiddetto da
davanti?).

25

immediatamente dopo e nei giorni successivi allattentato.


Sia sufficiente pensare che fu grazie ai cittadini (e non tramite
i media, che si limitarono a riprendere e in seguito ad
approfondire) che arrivarono ai nostri occhi le immagini degli
aerei che si schiantavano contro le Torri Gemelle. L11
settembre 2001 diede per la prima volta autorevolezza a
produzioni giornalistiche amatoriali. I video girati dai
cittadini che si trovavano nei paraggi dei luoghi delle
esplosioni rimbalzarono su tutti i circuiti mediatici
diventando le uniche testimonianze reali di quanto accaduto.
Vennero ribaltati i normali rapporti gerarchici tra pubblico,
non pi ricevente passivo e mondo giornalistico. Anche la
blogosfera13, gi attiva negli Stati Uniti nel periodo a cavallo
tra 1997 e 1998, vide in seguito agli attentati di New York un
incremento del suo utilizzo e della sua popolarit. I blog
assunsero la doppia funzione di contenitore di notizie
provenienti direttamente dai cittadini e di spazio dove poter
esternare angosce e paure. Da quel momento la fortuna dei
blog continu a crescere a dismisura, ma questo verr
analizzato pi avanti. Il citizen journalism e luniverso dei
blog sono elementi che caratterizzano una nuova fase del
Web, che coincide con quella che Pratellesi chiama la quarta
fase del giornalismo online.

Termine che indica linsieme di tutti i blog presenti su Internet e le loro


interconnessioni. Si torner pi avanti a trattare nel dettaglio la
blogosfera.
13

26

1.3 Web 2.0:


giornalismo

un

nuovo

modo

di

fare

Negli anni tra il 1998 e il 2001 leditoria online riusc a


ritagliarsi un proprio spazio emancipandosi dalla presenza
ingombrante dei cartacei. Il caso Lewinksy e gli attentati
dell11 settembre 2001 mostrarono le potenzialit del
giornalismo sul Web, oltre a mettere a nudo i limiti della carta
stampata di fronte alle nuove esigenze di un pubblico
affamato di aggiornamenti in tempo reale. Anche le grandi
testate compresero che fosse il momento di affidare alle
controparti online il compito di soddisfare la domanda di
unutenza sempre pi desiderosa di interagire e occupare un
ruolo pi attivo allinterno del mercato dellinformazione. A
partire dal 2002, la diffusione della banda larga e la
conseguente alfabetizzazione digitale della popolazione
favorirono questa crescita. Furono quindi molti fattori a
creare le premesse per quella che pu essere considerata una
rivoluzione per Internet: il Web 2.0. La caratteristica
principale di questo stato evolutivo della Rete fu il grande
aumento del livello di interazione tra il Web stesso e lutente.
Il cosiddetto Web 1.0 non consentiva invece al navigatore
alcun tipo di interazione che non fosse lipertestualit offerta
dalle diverse pagine, l'uso delle email e dei motori di ricerca.
Ci che caratterizzava il Web 1.0 era la presenza grossomodo
esclusiva di siti web statici, mentre la versione 2.0 si basava
(e si basa) su siti web dinamici14. Il concetto di Web 2.0 deve
14

Il Web statico indica un paradigma di progettazione nel web che


prevede un'interazione sostanzialmente unilaterale: l'utente pu
visualizzare i contenuti di un sito, ma non modificarne lo stato n le

27

i propri natali a Tim OReilly15 e alla Web 2.0 conference di


O'Reilly Media tenutasi alla fine del 2004. OReilly non
diede una definizione di Web 2.0, ma deline piuttosto una
serie di principi che caratterizzavano questo stato evolutivo
della Rete e che consentivano di riconoscere un qualcosa
come appartenente o meno a questa nuova versione. OReilly,
parlando del Web 2.0, disse: Like many important concepts,
Web 2.0 doesn't have a hard boundary, but rather, a
gravitational core. You can visualize Web 2.0 as a set of
principles and practices that tie together a veritable solar
system of sites that demonstrate some or all of those
principles, at a varying distance from that core16 (figura 3).
Un altro importante contributo arriv da Dario De

informazioni. Il linguaggio di marcatura padre del web statico l'HTML.


Il Web dinamico invece indica tutte quelle applicazioni Web che
interagiscono attivamente con l'utente modificando le informazioni
mostrate all'utente in base alle informazioni ricevute dall'utente stesso e
che consentono anche un pi rapido aggiornamento del sito web da parte
dell'amministratore. Fonte: Wikipedia.
15
Tim OReilly un editore irlandese. il fondatore della O'Reilly Media
(ex O'Reilly & Associates).
16
Come molti importanti concetti, il Web 2.0 non ha un confine definito,
ma piuttosto un nucleo fluttuante. E possibile visualizzare il Web 2.0
come un insieme di principi e pratiche che tengono insieme un sistema
solare di siti che rispettano alcuni o tutti quei principi. OReally T., What
Is Web 2.0, Design Patterns and Business Models for the Next Generation
of
Software
in
oreally.com,
30
settembre
2005,
(http://oreilly.com/pub/a/web2/archive/what-is-web-20.html?page=1).

28

Judicibus17, che nel suo articolo World 2.018 partendo da


quanto gi circostanziato da OReilly cerc di arrivare ad una
definizione pi concisa del Web 2.0. Emblematico lincipit
del suo articolo: De Judicibus, pur essendo italiano, scrisse in
inglese e motiv la sua scelta definendo la lingua
doltremanica come una lingua franca del web. Aggiunse che
la maggior parte delle persone che utilizzavano Internet
capivano linglese; inoltre, secondo De Judicibus un articolo
in inglese aveva maggiori probabilit di essere letto ed
eventualmente tradotto rispetto ad articoli scritti in altre
lingue (come litaliano)19. I punti a sfavore di questa
decisione ad esempio, limpossibilit di competere con dei
madrelingua sotto diversi punti di vista non furono
sufficienti a persuadere De Judicibus a scrivere in italiano.

17

Dario de Judicibus un consulente certificato di direzione aziendale


della IBM Italia. Inoltre un inventore (con 5 brevetti) e uno scrittore (2
manuali, 3 saggi, un romanzo, due storie brevi oltre a pi di 250 articoli
pubblicati
su
cartaceo).
http://www.lindipendente.eu/wp/it/author/dejudicibus/
18
De Judicibus D., World 2.0 in lindipendente.eu, 2 gennaio 2008,
(http://www.lindipendente.eu/wp/it/2008/01/02/world-2-0/).
19
English is not my first language, and even if I am an Italian writer, I
am not so fluent in English as I am in my own language. So, why did I
write this article in English? Because today English is a sort of lingua
franca of the web. Most of people who use Internet are able to read
English, even if it is not their own first idiom. If you write an article in
English, a lot of people will be able to read it and, if the article is a good
one, someone may decide to translate it to other languages too. But if you
write it in another language, especially a language which is not wellknown in the world as Italian, you have little chances it will be translated
to English even if is an excellent text. Ibidem.

29

(figura 3 meme map del Web 2.0, mostra idee e principi che
si irradiano dal nucleo centrale)

Il Web 2.0 veniva visto da De Judicibus come qualcosa in


continuo movimento e per questo motivo riteneva fosse
necessaria una definizione pi generale che delineasse i
caratteri distintivi di questa versione della Rete. Venne mossa
unaltra critica ad OReilly: il suo articolo era troppo
incentrato su specifici siti e societ20. Invece, scriveva De
Judicibus, il Web 2.0 era piuttosto una piattaforma dove i

OReilly per chiarire il passaggio tra Web 1.0 e 2.0 e sottolineare le


differenze tra le due versioni si ritrov ad elencare levoluzione di alcuni
software o siti. Ad esempio, da Netscape a Google, da mp3.com a Napster,
da Britannica Online a Wikipedia ecc.
20

30

cosiddetti prosumers21 diventavano sempre pi gli attori


principali: The user is no more external to the system, but
integral part of it22. Con queste premesse si giunse ad una
definizione: Web 2.0 is a knowledge-oriented environment
where human interactions generate contents that are
published, managed and used through network applications
in a service-oriented architecture23. Ma quali sono queste
applicazioni che consentono lo scambio dei contenuti
prodotti dagli utenti? Ve ne sono di innumerevoli. A partire
dai blog, le chat, i forum, i wiki24, passando per piattaforme
di condivisione di media come Flickr, YouTube o Vimeo fino
a giungere a social network come Facebook, Myspace,
Twitter, Google+, Linkedin o Foursquare. Leditoria
muovendosi in questo scenario non poteva restare a guardare,
una rivoluzione era in atto e richiedeva la capacit da parte
delle testate di compredere il fenomeno e inserirsi come
meglio possibile. Da questo punto di vista si individuano due
correnti opposte nel mondo del giornalismo. Come scrive
Pratellesi i due fronti schierano gli apocalittici da una parte
e gli ingegneri dallaltra. I primi vedevano il mezzo
Prosumer si forma con lunione di termini inglesi: producer e consumer.
La parola sta ad indicare un utente che, svincolandosi dal classico ruolo
passivo, assume un ruolo pi attivo nel processo che coinvolge le fasi di
creazione, produzione, distribuzione e consumo. Fonte: Wikipedia.
22
Lutente non una parte esterna al sistema, ma una parte integrante.
Ibidem.
23
Il Web 2.0 un ambiente orientato alla conoscenza dove le interazioni
umane generano contenuti che vengono pubblicati, organizzati e usati
attraverso delle applicazioni in Rete in unarchitettura orientata al
servizio. Ibidem.
24
Il wiki un sito web che permette ai propri utenti di aggiungere,
modificare o cancellare contenuti attraverso un browser web. Fonte:
Wikipedia.
21

31

elettronico come una minacca per la professione: troppa


velocit nellelaborazione delle notizie, scarsa affidabilit
delle fonti, nessuna possibilit di verificare e controllare i
contenuti affidati alla Rete25. I secondi invece erano
incuriositi dalle potenzialit del nuovo mezzo e dalle
prospettive che si aprivano per la professione: un
giornalismo moderno, rapido, interattivo, multimediale e
ipertestuale26. Fu di fondamentale importanza per le testate
capire che il giornale cartaceo e quello online non fossero
concorrenti, bens complementari, in grado di soddisfare
rispettivamente momenti diversi della stessa domanda di
informazione. Leditoria online dovette quindi in primo
luogo affrancarsi dalla carta stampata creando delle redazioni
autonome capaci di offrire dei modelli di notizie differenti ed
originali. In seguito, levoluzione del Web port con s
lesigenza di allinearsi alla nuova veste della Rete e di
attrezzarsi per soddisfare le richieste di unutenza non pi
passiva, ma desiderosa di recitare un ruolo da protagonista.
Lhomepage dei diversi siti cominci ad essere aggiornata
continuamente affiancandola a sezioni di flash news in
costante cambiamento. Accanto alla parola scritta trovarono
sempre pi spazio immagini e video, con questi ultimi spesso
delegati a raccontare una notizia con il solo
accompagnamento di poche righe di didascalia. Venne
incrementata lipertestualit con linserimento di link anche
allinterno degli stessi articoli che rimandavano a vecchi
contenuti o a pagine esterne. Sul modello del blog, ogni
produzione editoriale ebbe presto la possibilit di venire
commentata e giudicata dagli utenti. Tutte le grandi testate si
25

Pratellesi M., New Journalism, cit., p. 24.

26

Ibidem.

32

dotarono di una pagina Facebook o di un profilo Twitter: un


modo pi diretto di raggiungere il lettore. Al piede di ogni
articolo fecero la loro comparsa i cosiddetti sharing buttons
(pulsanti di condivisione social), in grado di consentire
allutente la condivisione del contenuto editoriale tramite i
diversi social networks. Una vera rivoluzione colp luniverso
delleditoria online, uno Tsunami che non risparmi niente:
la notizia, la professione di giornalista, la redazione.

1.3.1 Come cambia la notizia

Il medium il messaggio27. Secondo il sociologo


canadese Marshall McLuhan, a cui va ricondotta la citazione
che apre questo paragrafo, non solo il messaggio, ma anche il
mezzo che veicola il messaggio stesso deve essere oggetto di
studio. Il medium, dice McLuhan, porta con s un certo tipo
di significato al di l del messaggio che trasmette e questo fa
s che la percezione del destinatario finale sia in qualche
modo influenzata dal tipo di medium utilizzato. Di
conseguenza mezzi diversi (carta stampata e Internet, nel
caso specifico) richiedono messaggi e prodotti diversi, cos
come una fruizione differente. Linformazione veicolata
tramite la Rete si dovuta inevitabilmente adattare al medium
che la ospitava plasmandosi di conseguenza.
Il giornale cartaceo e quello online, pur prefiggendosi lo
stesso obiettivo informativo, perseguono questa meta
27

The medium is the message, McLuhan M., Understanding Media:


The Extensions of Man, 1966.

33

secondo logiche e modalit completamente diverse. Dopo


aver difficoltosamente imparato a convivere, le due realt
editoriali si sono ritagliate i rispettivi spazi. In realt,
linformazione elettronica andata avanti per la propria
strada seguendo unevoluzione costante di pari passo a quella
del mezzo che la ospitava. La carta stampata invece si
dovuta, volente o nolente, reinventare in base alla voracit
della controparte online. Lonere del lancio della notizia
diventato cos dominio della Rete, in virt della capacit del
mezzo di essere aggiornato in qualsiasi momento. Al cartaceo
rimasto lapprofondimento. La tempestivit del giornale
online stata una delle qualit che hanno riscritto le regole
dellinformazione annullando il gap che allontanava la parola
scritta dalla radio o dalla televisione. Collegandosi sul sito
della principale agenzia di stampa italiana, lAnsa, possibile
notare come ad esempio sfogliando le news del 25 ottobre
2013 la prima notizia, dal titolo 007 Usa, file su operazioni
con alleati, sia stata pubblicata alle ore 07:58 (escludendo
quelle pubblicate durante la notte). Il sito stato poi
aggiornato alle 08:36 (Spread Btp-Bund apre stabile a 239
punti); e ancora alle 09:07 (Moto: Giappone, prove
annullate), alle 09:10 (F1: India, prime libere, e' sempre
Vettel), alle 09:11 (Borsa: Milano apre in calo -0,6%) e
alle 09:13 (Calcio: crac Dos Santos, fermo 6 mesi): quattro
volte in appena sei minuti. Complessivamente durante la sola
giornata del 25 ottobre 2013 il sito dellAnsa stato
aggiornato 69 volte. Questo non vale solo per le agenzie di
stampa, allo stesso modo le versioni online delle testate
cartacee vengono aggiornate ogniqualvolta si presenti la
necessit. Il palese e incolmabile gap della carta stampata
rispetto alla tempestivit del mezzo elettronico costringe il
vecchio giornalismo principalmente a riportare notizie che
34

il pubblico ha gi avuto modo di apprendere. Leditoria


offline punta cos sullapprofondimento e sul prestigio del
proprio nome o delle proprie firme.
Strettamente collegata alla tempestivit dellinformazione
online la caratteristica dellinterattivit. La possibilit data
allutente di emanciparsi da uno stato passivo tipica della
Rete e del Web 2.0 in particolare. In questo senso il mondo
editoriale non fa eccezione, tuttaltro. Non solamente la
pubblicazione delle notizie ad essere in tempo reale, ma
anche le reazioni dei lettori. E il processo stesso di
produzione dellinformazione ad essere sottoposto
nellimmediato al controllo dellutenza. Il pubblico pu ora
commentare immediatamente una notizia, condividerla
tramite i diversi social network, esprimere un parere
articolato a riguardo o semplicemente uno stato danimo. Si
prenda ad esempio un articolo del Corriere della Sera online:
Caso Berlusconi e incandidabilit, alt dellAnm28. Si tratta
di un pezzo pubblicato il 26 ottobre 2013 dalla redazione
online del Corriere. Locchiello recita: Il congresso
dellassociazione magistrati; mentre il sottotitolo : La
necessit della norma dimostra la debolezza della politica
Vietti (Csm): Basta invasioni di campo da parte delle
toghe. Continuando a scendere con lo sguardo (figiura 4),
subito dopo il sottotitolo si pu leggere un elenco: etica,
processo Mediaset, Silvio Berlusconi e politica. Si tratta dei
quattro topic29 che possibile astrarre dallarticolo.
Caso Berlusconi e incandidabilit, alt dellAnm in corriere.it, 26
ottobre 2013, (http://www.corriere.it/politica/13_ottobre_26/berlusconianm-incandidabilita-questione-etica-6b4fe710-3e52-11e3-bd5b1a8e5e5a5692.shtml).
29
Temi o argomenti.
28

35

Cliccando sulla stelletta presente accanto a ciascuno dei temi


si segnala il proprio interesse verso quel determinato
argomento (le cifre indicano il numero di utenti che lha
fatto). Cliccando invece direttamente sui topic si viene
rimandati ad un elenco comprensivo di tutti gli articoli che in
passato hanno trattato il medesimo argomento30: una sorta di
aggregatore semantico. Sulla destra, invece, campeggia uno
smile con accanto una percentuale 62% e uno stato
danimo. Sotto al piede dellarticolo (figura 5), al lettore
viene data la possibilit di esprimersi riguardo a quanto
appena letto potendo scegliere tra cinque opzioni: indignato,
triste, preoccupato, divertito, soddisfatto. Questo significa
che il 62% degli utenti si detto soddisfatto di quanto scritto
nellarticolo. Un sistema di feedback31immediato e bilaterale.
Da una parte la testata pu sondare lumore dei suoi lettori;
dallaltra il pubblico viene gratificato dalla possibilit di
esprimersi e dal semplice fatto che il giornale si preoccupi di
conoscere la sua opinione. Scendendo con lo sguardo rispetto
allindicatore dumore (figura 4), si trovano prima una
freccia, poi unicona di una finestra di dialogo. Cliccando
sulla freccia si apre un rettangolo che mostra quattro simboli
diversi. Il primo d la possibilit di condividere il contenuto
con la community di Corriere.it; il secondo attiva la
condivisione su Facebook; il terzo rimanda a GooglePlus;
lultimo invece a Twitter. Si tratta dei cosiddetti sharing
buttons, un ponte tra un determinato link e il mondo dei social
network. Cliccando invece sulla finestra di dialogo si viene
reindirizzati nella stessa pagina, al piede dellarticolo, nella
sezione commenti (figura 5). Poco pi sotto (figura 4) viene
Si tratta di un esempio dellipertestualit di Internet e del giornalismo
online, su cui si torner pi avanti.
31
Commento od opinione.
30

36

data la possibilit se registrati al sito di salvare larticolo


in una lista per poi leggerlo in unaltra occasione. Infine, il
lettore pu ascoltare il file audio dellarticolo, stamparlo o
inviarlo per posta elettronica. Tornando al piede dellarticolo
(figura 5), doveroso soffermarsi nuovamente sulla sezione
commenti. Si tratta di un sistema despressione articolato che
consente ai lettori di pubblicare la propria opinione e di
discutere con altri utenti. Il giornale offre cos uno spazio che
permette al pubblico di uscire dalla ricezione passiva32.

(figura 4 Il titolo, i topic, lindicatore dumore, gli sharing


buttons)

32

Gli utenti possono inoltre votare i commenti degli altri: il contributo pi


votato ottiene uno spazio di rilievo al di l dellordine cronologico.

37

(figura 5 lindicatore dumore e la sezione commenti)

Altra importante caratteristica della notizia online


lipertestualit. Il termine ipertesto venne coniato nel 1965 da
Ted Nelson33, il quale diede questa definizione: By
hypertext I simply mean non-sequential writing. Text that
branches and allows choices to the reader, best read at an
interactive screen. As popularly conceived, this is a series of
text chunks connected by links which offer the reader
different pathways34. La prima comparsa dellipertesto nel
33

Theodor Holm Nelson un sociologo, filosofo e pioniere


dell'informatica statunitense. Oltre alla coniazione del termine
ipertesto,Nelson fond il progetto Xanadu nel 1960 con l'intento di creare
una rete di computer collegati e dotati di un'interfaccia utente semplice.
Fonte: Wikipedia.
34
Un tipo di scrittura non sequenziale, un testo che si dirama e concede
delle scelte al lettore, meglio se letto su di uno schermo interattivo. Come
generalmente concepito, si tratta di una serie di pezzi di testo connessi
tramite dei collegamenti che offrono al lettore differenti percorsi. Nelson
T., Literary Machines, Mindful Press, 1980.

38

saggio chiamato A File Structure for the Complex, the


Changing, and the Indeterminate; Let me introduce the
word hypertext to mean a body of written or pictorial
material interconnected in such a complex way that it could
not conveniently be presented or represented on paper35.
Altro importante contributo nella definizione di ipertesto
viene da George Landow36: Text composed of blocks of
words (or images) linked electronically by multiple paths,
chains, or trails in an open-ended, perpetually unfinished
textuality described by the terms link, node, network, web,
and path37. Simile alla definizione di Landow e molto
pertinente rispetto allipertestualit di Internet quella che
Jakob Nielsen38 inserisce nel suo lavoro The Art of
Navigating Through Hypertext: Hypertext is non-sequential
writing: a directed graph, where each node contains some
amount of text or other information[]. True hypertext
should also make users feel that they can move freely through
the information according to their own needs. This feeling is
hard to define precisely but certainly implies short response
Lasciatemi introdurre il termine ipertesto per indicare un corpo di
materiale scritto o visivo interconnesso in un modo cos complesso che
non potrebbe venire presentato o rappresentato convenientemente su
carta. Nelson, T., A File Structure for the Complex, the Changing, and
the Indeterminate.
36
Professore della Brown University e tra i principali teorici
dellipertestualit.
37
Lipertesto un testo composto da blocchi di parole (o immagini)
connessi elettronicamente secondo percorsi molteplici in una testualit
aperta e perpetuamente incompiuta descritta dai termini collegamento,
nodo, rete, tela, percorso. Landow G., The Definition of Hypertext and
Its History as a Concept.
38
Jakob Nielsen un informatico danese, autore di Hypertext and
Hypermedia.
35

39

times and low cognitive load when navigating39. Sono


diversi gli aspetti che distanziano testo e ipertesto. In primo
luogo la non sequenzialit della struttura dellipertesto e della
fruizione degli utenti. Questi ultimi possono costruire i propri
percorsi interpretativi originali muovendosi attraverso i
diversi collegamenti ipertestuali (in inglese hyperlink, spesso
abbreviati in link) che consentono di sposarsi da ununit
informativa ad unaltra. La possibilit di scegliere
consapevolmente come fruire lipertesto descrive unaltra
qualit invece assente nel testo tradizionale: linterattivit. Un
ipertesto inoltre caratterizzato da indefinitezza in quanto
concepito per essere modificato e personalizzato. Bisogna
infine sottolineare come, rispetto al testo, lipertesto possa
includere non solo la parola scritta ma anche componenti
sonore (linguaggio verbale orale, musica o qualunque altro
tipo di suono) e visive (statiche come le immagini o dinamici
come i filmati). Per questa sua componente multimediale,
lipertesto pu essere anche chiamato ipermedia40.
Restringendo lanalisi al campo editoriale, un giornale online
ha qualit ipermediali, cos come ogni articolo in esso
contenuto. Si prenda ad esempio un articolo pubblicato su
Corriere.it il 28 ottobre 2013: San Giuda terrorizza Gb,
Olanda e Francia. Tempesta perfetta: caos trasporti e black

Lipertesto scrittura non sequenziale: un digrafo dove ogni nodo


contiene un certo quantitativo di testo o altro tipo di informazione[]. Un
vero ipertesto dovrebbe sempre far sentire gli utenti che possono muoversi
liberamente attraverso linformazione in base ai loro bisogni. Questa
sensazione difficile da definire precisamente ma certamente implica
tempi di risposta brevi e uno sforzo cognitivo non eccessivo. Nielsen J.,
The Art of Navigating Through Hypertext.
40
Anche questo termine fu coniato da Ted Nelson nel 1965.
39

40

out41. Lipermedialit del contenuto mostrata in entrambe


le immagini che seguono (figura 6 e figura 7). Nella prima
(figura 6), in basso a destra, si pu notare un collegamento
ipertestuale che rimanda ad un articolo del 29 ottobre 2012
(Due milioni senza luce. Sandy a New Yotk. Cuomo:
Almeno cinque morti42). Si tratta di una notizia correlata:
la tempesta che un anno prima si abbatt su New York.
Limmagine mostra inoltre un contenuto visivo e un link per
uno contenuto audio: cliccando su Ascolta infatti
possibile ascoltare la lettura dellarticolo nella sua interezza.
Nella seconda invece (figura 7) viene mostrata la presenza di
un video nel corpo dellarticolo. Mentre sulla destra si
trovano i collegamenti per la sezione Multimedia dove
sono raccolti altri filmati che trattano la stessa notizia.

41

San Giuda terrorizza Gb, Olanda e Francia. Tempesta perfetta:


caos trasporti e black out in corriere.it, 28 ottobre 2013,
(http://www.corriere.it/esteri/13_ottobre_28/san-giuda-terrorizzafrancia-gran-bretagna-tempesta-perfetta-caos-trasporti-black-out80b06d06-3fa5-11e3-9fdc-0e5d4e86bfe5.shtml).
42
Due milioni senza luce. Sandy a New Yotk. Cuomo: Almeno cinque
morti
in
corriere.it,
29
ottobre
2012,
(http://www.corriere.it/esteri/12_ottobre_29/sandy-raggiunge-newyork_178c5b50-220f-11e2-867a-35e5030cc1c9.shtml).

41

(figura 6 contenuti scritti, visivi, sonori e link ipertestuali)

(figura 7 - filmati nel corpo dellarticolo e sezione multimedia)

In Rete la notizia diventa multimediale. Un nodo di un


ipertesto il giornale che a sua volta parte di un altro
ipertesto: il Web. La fruizione da parte dellutente non pi
rigida come quella offerta dalla carta stampata: il lettore ha il
42

potere di scegliere il proprio percorso interpretativo e di


personalizzare la propria esperienza.
Data la natura sconfinata di Internet e lipermedialit che
consente allutente di costruire il proprio modello di
fruizione, il rischio sarebbe quello di smarrirsi in
questuniverso di dati e di nodi tra loro collegati. Sono i
motori di ricerca (search engine in inglese) ad aiutare il
navigatore nel reperimento delle informazioni desiderate
(information retrieval, spesso abbreviato in IR). In primo
luogo un motore di ricerca scandaglia il Web (o una porzione
dello stesso) tramite dei bot43 chiamati crawler (o spider). Il
lavoro dei crawler si basa su una lista di indirizzi fornita dal
motore di ricerca stesso (il search engine sfrutta a sua volta
liste create tramite gli indirizzi suggeriti dagli utenti o liste
stilate dai programmatori stessi). Mentre analizzano un sito, i
crawler acquiscono gli indirizzi di tutti i collegamenti
ipertestuali presenti, i quali vengono a loro volta aggiunti alla
lista di URL44 da visitare. Le pagine analizzate vengono
inseriste nel database e nellindice del motore di ricerca.
Questi bot acquisiscono inoltre una copia testuale di quanto
visitato, che viene poi utilizzata per fornire risposte alle
ricerche degli utenti. Le fasi di scansione, indicizzazione e
risposta vengono cos sintetizzate da Google, il principale
motore di ricerca presente attualmente sul Web:

Il Web come una biblioteca pubblica in costante


espansione con miliardi di libri e senza gestione
43

Un programma o script che automatizza delle operazioni


Uniform Resource Locator o URL una sequenza di caratteri che
identifica univocamente l'indirizzo di una risorsa in Internet.
44

43

centralizzata. Fondamentalmente Google raccoglie le


pagine durante la procedura di scansione, dopodich
crea un indice per sapere esattamente come cercare le
informazioni. In modo del tutto simile all'indice in
fondo ai libri, l'indice di Google include informazioni
sulle parole e sulle loro posizioni. Quando esegui una
ricerca, i nostri algoritmi, per dirla in modo molto
elementare, cercano i termini di ricerca nell'indice per
trovare le pagine appropriate.
Da questo momento il processo di ricerca diventa
molto pi complesso. Se cerchi la parola "cani"
sicuramente non ti interessa trovare una pagina
contenente centinaia di volte la parola "cani". Potresti
voler trovare immagini, video o un elenco di razze. I
sistemi di indicizzazione di Google rilevano tanti
aspetti diversi delle pagine, ad esempio la data di
pubblicazione, se contengono o meno foto e video e
tanti altri fattori. Con il Knowledge Graph45
continuiamo ad andare oltre la corrispondenza delle
parole chiave per comprendere meglio le persone, i
luoghi e gli argomenti che ti interessano46.

Un sito Internet deve essere visitato per sopravvivere. In


questo senso lindicizzazione e una posizione di rilievo nelle
Per Knowledge Graph (in italiano grafico della
conoscenza) si intende una funziona introdotta da Google
nel 2012. Grazie a questa funzione, il motore di ricerca di
Google associa alle parole cercate un oggetto e metter in
relazioni oggetti in modo da avere una ricerca pi veloce e
accurata: un primo passo verso la ricerca semantica.
45

46

http://www.google.it/intl/it/insidesearch/howsearchworks/
crawling-indexing.html

44

ricerche dei search engine assumono una grande importanza.


Se questo discorso pu adattarsi alla realt di grandi testate,
ancor meglio descrive la situazione di siti che non godono
della stessa fama. Il posizionamento nei motori di ricerca pu
cambiare radicalmente il destino di un progetto. Non
sorprendono di conseguenza gli sforzi compiuti in tal senso.
Negli ultimi anni entrato nel linguaggio comune un
acronimo: SEO, search engine optimization. SEO indica una
serie di attivit volte ad aumentare il traffico di un sito
attraverso un miglior posizionamento nei motori di ricerca. Si
tratta di una branca della pi ampia SEM, search engine
marketing (marketing per i motori di ricerca). SEO
innanzitutto keyword (parole chiavi):
Lattivit del motore di ricerca , principalmente,
analizzare le pagine web, assimilarne il contenuto,
separarlo in keyword e assegnare ad ognuna di loro un
punteggio che, complessivamente, sar il punteggio
della pagina stessa
La prima analisi da effettuare quindi lo studio di
quale contenuto informativo vogliamo e possiamo
offrire e progettarlo in modo da ottenere la maggior
attenzione possibile dal motore di ricerca47.

47

Le basi della SEO in seosempmi.it, 25 aprile 2011,


(http://seosempmi.it/seo-base/).

45

Altro aspetto cruciale rappresentato dalle cosiddette


metatag:

Tutti abbiamo presente come funziona Google.


Inseriamo una keyword, inviamo e ne leggiamo i
risultati. La prima cosa su cui cade la nostra attenzione
il titolo. Il titolo viene descritto dal metatag TITLE
allinterno dellHEAD della pagina. E fondamentale
avere dei titoli esplicativi, comprensibili, chiari, con
le keyword cercate dallutente e che siano formattate
secondo un modello che Google possa capire e
restituire al meglio. Stessa cosa per le descrizioni. Il
tag DESCRIPTION, sempre nellHEAD della pagina,
un tag che deve contenere dalle 5 alle 15 parole
chiave che voi avete identificato come principali per
quella pagina48.

Esistono altri aspetti SEO altrettanto importanti (la scelta


del dominio o la scrittura del codice HTML, ad esempio), ma
non strettamente correlati a questa ricerca. Keyword, metatag
e il loro corretto impiego invece assumono un ruolo di primo
piano nella stesura di un contenuto editoriale in Rete. Si
visto in che modo sia cambiata la notizia una volta approdata
online: il medium ospitante ha innanzitutto richiesto diverse
tempistiche; i contenuti si sono fatti pi interattivi,
unapertura al giudizio e allintervento del pubblico,
precedentemente relegato ad un ruolo passivo; la notizia
inoltre diventata un nodo di un ipertesto non sequenziale e
dalle propriet multimediali; infine la necessit dei siti di
48

Ibidem.

46

essere ben pozionati nei motori di ricerca ha fatto s che


linformazione si plasmasse anche in accordo allinserimento
di keyword e metatag. Come hanno modificato il mestiere di
giornalista questi cambiamenti nella struttura e nella stesura
di una notizia? Qual lapproccio del professionista rispetto
al nuovo medium? Quali le differenze rispetto al lavoro del
collega della carta stampata? Si cercher di rispondere a
queste ed altre domande nelle prossime pagine, dedicate alla
figura del new journalist.

1.3.2 New journalist

Nel corso della sua storia ultracentenaria, la professione


giornalistica si dovuta adattare a molteplici situazioni figlie
di nuove scoperte e dellevoluzione tecnologica.
Dallinvenzione della stampa, passando per lavvento dei
quotidiani, la rivoluzione industriale, la nascita delle agenzie
di notizie, fino allinvenzione del telegrafo prima, del
telefono poi. La radio, la televisione, infine quella che Marco
Pratellesi chiama la prima rivoluzione digitale49. Iniziata
negli anni ottanta con lintroduzione dei videoterminali nelle
redazioni, si trov suo malgrado ad essere spartiacque tra
vecchio e nuovo. Molti giornalisti, racconta Pratellesi,
non vollero adattarsi, in particolar modo quelli pi anziani.
Troppo affezionati alla macchina da scrivere attraverso cui
avevano raccontato lItalia del Dopoguerra, voltarono le
spalle allevoluzione tecnologica. Altri, comunque diffidenti
ma pi malleabili, accettarono lintroduzione dei
49

Pratellesi M., New Journalism, cit., p. 27.

47

videoterminali utilizzandoli per n pi n meno che come


macchine da scrivere. Le funzionalit pi rivoluzionarie dei
pc, in grado di cambiare le regole del mestiere, vennero
sfruttate principalmente dai giovani giornalisti provenienti
dalle universit. Negli anni novanta, poco prima
dellesplosione del mezzo che avrebbe stravolto per sempre
la professione, la digitalizzazione aveva gi preso il
sopravvento. Lavvento di Internet poco prima della fine del
millennio viene considerata da Pratellesi la seconda
rivoluzione digitale. Le prospettive di un cambiamento cos
radicale e profondo [] spaventarono non poco la categoria.
Tra gli apocalittici si iscrissero anche giornalisti di ampie e
aperte vedute, come Giorgio Bocca, che vedevano nella
nuova dimensione la fine della professione50. La professione
non certo morta, ma innegabile che sia cambiata e abbia
dovuto fare i conti con lavvento del Web. Al giornalista
online stato richiesto di coltivare capacit e apprendere
nozioni che non erano necessarie per svolgere lo stesso lavoro
sulle testate cartacee. A tal proposito interessante riportare
quanto pubblicato da Mindy McAdams51 sul suo blog52 il 7
ottobre del 2008. La professoressa ha chiesto ai suoi lettori di
aiutarla nella compilazione di una lista di cose che uno
studente al termine di un corso di giornalismo online
dovrebbe saper fare53. Larticolo stato ripreso anche da
50

Ibidem.
Mindy McAdams una professoressa dellUniversit della Florida,
dove insegna giornalismo online.
52
http://mindymcadams.com/
53
Mindy McAdams sottolinea come non si parli di semplici abilit,
quanto di un saper fare. Rather than a vague list of skills, were trying
to write what we would expect the student to be able to do. You know
actually DO. http://mindymcadams.com/tojou/2008/stuff-to-teach-thenext-journalists/
51

48

Mario Tedeschini Lalli54 nel suo blog55 l8 ottobre 2013.


Secondo Mindy McAdams uno studente dovrebbe quindi
essere in grado di:

scrivere un articolo di 40/50 righe in stile


Associated Press56, con titolazione adatta al
web57, sottotoli e link ipertestuali dove utili;
creare un servizio audio di due minuti che
contenga suono naturale (effetti), narrazione
dellautore e materiale tratto da interviste, che
sia montato digitalmente e compresso in
formato web;
riprendere, montare e comprimere un video di
due minuti e mezzo;
creare e alimentare per almeno otto settimane
un blog su un singolo, specifico argomento
con almeno due post a settimana;

54

Vicedirettore, direzione Innovazione e Sviluppo, Gruppo Editoriale


LEspresso. Fino allottobre 2008 caporedattore Multimedia, Kataweb,
Gruppo Espresso. Da oltre 35 anni in tv, agenzie di stampa, quotidiani e
sul web. Docente di Giornalismo digitale, Istituto per la Formazione al
Giornalismo a Urbino e di Storia del Giornalismo e delle Comunicazioni
di
massa
allUniversit
Roma
Tre.
http://mariotedeschini.blog.kataweb.it/chi-sono/
55

http://mariotedeschini.blog.kataweb.it/giornalismodaltri/2008/10/08/gior
nalisti-online-che-cosa-debbono-saper-fare/
56
Notizia in testa, citazioni delle fonti, astensione da giudizi e
aggettivazioni personali, struttura a piramide rovesciata.
57
Titoli che siano interpretabili facilmente dai motori di ricerca (SEO,
tagging, e che significhino ancora qualcosa quando vengono letti fuori dal
contesto della pagina originaria).

49

creare una presentazione con Soundslides58 di


un minuto e mezzo/due minuti che racconti in
modo coerente una storia di interesse
giornalistico59.

Mario Tedeschini Lalli raccoglie anche alcuni commenti


dei lettori, i quali hanno inoltre proposto:

Microblogging (Twitter)
Computer assisted research (CAR), uso di
fogli di calcolo e database.
Gestione dei metadati ai fini di ricerca e di
promozione dei propri materiali.

58

Soundslides un software che consente la creazione di


Slideshows, una combinazione di immagini statiche e
registrazioni audio. Fonte: Wikipedia.
59
Traduzione
da
http://mariotedeschini.blog.kataweb.it/giornalismodaltri/2
008/10/08/giornalisti-online-che-cosa-debbono-saperfare/. Testo originale: Write a 12-inch story (400450
words) in AP print style w/ Web-appropriate head,
subheads and suitable hyperlink(s). Create a 2-minute
audio clip with clear nat sound, narration and interview
material, edited digitally and compressed for the Web.
Shoot, edit and compress a video of 2 min. 30 sec. Create
and maintain a single-subject blog for at least eight weeks
(minimum 16 posts), with at least two posts per week.
Create a 1:30 to 2 min. Soundslides presentation that tells a
coherent journalistic story. McAdams M., Stuff to teach
the next journalists in mindymcadams.com, 7 ottobre 2008,
(http://mindymcadams.com/tojou/2008/stuff-to-teach-thenext-journalists/).

50

Narrazioni che comprendano materiale


generato dagli utenti (UGC) e mashup, come
sondaggi, mappe cliccabili, grafici e timelines
se c tempo.
Scrivere una notizia tipo ultimora, massimo
di tre frasi, senza errori, in cinque minuti con
il materiale a disposizione60.

E sufficiente leggere questo elenco per comprendere


quanto la professione si sia rinnovata nel passaggio dalla
carta stampata alla Rete. Al giornalista che lavora per delle
testate online si richiedono competenze e conoscenze che con
ogni probabilit non sono in possesso di molti professionisti
che operano offline. Emblematiche le parole di Luca De
Biase61:

In questo contesto, il giornalista deve avere qualit


specifiche da artigiano (saper fare, originalit,
affidabilit), conoscere le tecnologie digitali perch
queste sono il suo nuovo contesto operativo, imparare
a parlare con designer e softwaristi, essere efficiente
60

Tedeschini M., Giornalisti online: che cosa debbono


saper fare? in mariotedeschini, 8 ottobre 2008,
(http://mariotedeschini.blog.kataweb.it/giornalismodaltri/2
008/10/08/giornalisti-online-che-cosa-debbono-saperfare/).
Luca De Biase insegna Giornalismo e nuovi media in
diverse universit italiane tra cui lo Iulm di Milano. E
inoltre Editor di innovazione al Sole 24 Ore e Nova24 (del
quale stato fondatore) ed editor della Vita Nva, magazine
per tablet.
61

51

per adeguarsi al sistema di costi limitati che il nuovo


contesto impone, avere una sorta di significato
pubblico (dalla notoriet al carisma), svolgere un
servizio che ne motiva ladozione e conoscere le
proprie responsabilit civiche. Soprattutto deve
sincronizzarsi con il movimento generato
dallinnovazione e se ci riesce partecipare attivamente
a tale movimento. Una professionalit profondamente
rinnovata, non nuova nelle sue finalit di fondo, ma
aggiornata per avere un posto nella contemporaneit.
Si ha limpressione che tutto questo sia perfettamente
possibile. Certo, si tratta di un cambiamento che
richiede una profonda umilt62.

Il giornalista online lavora innanzitutto con tempestiche


completamente diverse rispetto al collega del cartaceo. La
ristrettezza dei tempi e lesigenza di essere costantemente
aggiornati, oltre alla forsennata ricerca dellanticipo rispetto
alla concorrenza mettono a serio rischio la possibilit di
revisionare un articolo e di conseguenza la qualit dello
stesso. Il flusso di informazioni inoltre quantitavamente
imponente. Alle fonti tradizionali si aggiungono quelle del
Web, come possono essere il social network Twitter o
lenciclopedia libera di Wikipedia. Il rischio di incappare nel
disorientamento e nellerrore dietro langolo. Diviene di
fondamentale importanza la capacit del giornalista di
districarsi nelluniverso della Rete, oltre che nella realt di
tutti i giorni. Il professionista deve fuggire le trappole della
62

De Biase L., Chi vuole fare il giornalista: un mestiere da


innovatori in blog.debiase.com, 3 dicembre 2012,
(http://blog.debiase.com/2012/12/chi-vuole-fare-ilgiornalista-un-mestiere-da-innovatori/).

52

velocit e della copiosit del flusso di informazioni. Come


sostiene Richard Rogers63, intervistato da Lettera43.it64 il 22
ottobre 2013 in occasione dellInternet Festival di Pisa, i
reporter devono saper discernere, anzich fare eccessivo
affidamento su fonti sbagliate e dare un'informazione poco
accurata65. Ancor pi che in passato il lavoro di verifica
ricopre un ruolo cruciale nella selezione, nellorganizzazione
e nella stesura delle notizie. Gerarchizzare diviene uno dei
compiti principali del giornalista, come sottolinea Emilio
Carelli nel suo Giornali e giornalisti nella rete: Loverload66
dei flussi informativi, che male si concilia con la scarsa
disponibilit di tempo a disposizione degli utenti per
informarsi, potrebbe rimettere in gioco la centralit del
giornalista nella sua funzione di selezione e creazione di una
gerarchia delle notizie.
Rivoluzionato sotto molteplici aspetti, il ruolo del
giornalista online caratterizzato da un rapporto con i lettori
completamente stravolto rispetto al passato. Lutente non ha
solamente la possibilit di inserirsi nel processo informativo
costruendo un ponte che possa collegarlo alla testata (ad
esempio la sezione commenti); giornalisti e pubblico possono
instaurare un rapporto direttto sfruttando quanto offerto dai
63

Richard Rogers un epistemologo di Internet, tra i maggiori esperti di


metodi digitali. Rogers docente di New media dell'Universit di
Amsterdam, ex ricercatore di Harvard in Computazione strategica e
autore di Digital Methods.
64
Lettera43.it un quotidiano online. http://www.lettera43.it
65
Ciolli B., Internet e informazione, come cambia il giornalismo secondo
Richard
Rogers
in
lettera43.it,
22
ottobre
2013,
(http://www.lettera43.it/tecnologia/web/internet-e-informazione-comecambia-il-giornalismo-secondo-richard-rogers_43675111299.htm).
66
Letteralmente sovraccarico.

53

social network. Tra questi, il pi amato dai professionisti


Twitter67. Il termine deriva dallinglese to tweet, che significa
cinguettare68 (il sostantivo tweet significa cinguettio) e sta ad
indicare la modalit di funzionamento del sito. Si tratta infatti
di un servizio gratuito di social network e microblogging69
che consente agli utenti registrati di gestire una pagina
personale e di inviare brevi messaggi di testo dalla lunghezza
massima di 140 caratteri (i tweet). Presentato al pubblico il
15 luglio del 2006, ha avuto bisogno di tempo per affermarsi.
Linizio dellascesa da collocarsi nel 2007, quando in
occasione della South by Southwest Interactive conference70
Twitter riusc a triplicare il proprio flusso di messaggi
passando da 20.000 a 60.000 tweet giornalieri. Un evento
epocale per il social network inerentemente allItalia si
verificato il 29 gennaio 2012, in concomitanza con la morte
dellex presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro.
Come riporta un articolo di Corriere.it, la notizia della
scomparsa stata data tramite Twitter con largo anticipo
rispetto ad ogni altro mezzo dinformazione: Il presidente
emerito della Repubblica, Oscar Luigi Scalfaro, morto nella
notte nella sua abitazione di Roma. Aveva 93 anni. La notizia
67

https://twitter.com/
Il simbolo del social network difatti un uccellino.
69
Il microblogging (o micro-blogging o micro blogging) una forma di
pubblicazione costante di piccoli contenuti in Rete, sotto forma di
messaggi di testo (normalmente fino a 140 caratteri), immagini, video,
audio MP3 ma anche segnalibri, citazioni, appunti. Questi contenuti
vengono pubblicati in un servizio di rete sociale, visibili a tutti o soltanto
alle persone della propria comunit. Fonte: Wikipedia.
70
South by Southwest (SXSW) un festival musicale e cinematografico,
composto anche di un insieme di conferenze e mostre interattive, che ha
luogo ogni primavera ad Austin, la capitale del Texas, dal 1987. Fonte:
Wikipedia.
68

54

del decesso stata diffusa inizialmente via Twitter, alle 8.07,


da Alberto Gambino, un giurista, che stato anche
collaboratore dell'ex capo di Stato71. Con Twitter si assiste
ad uno slittamento in cui la voce informativa non pi quella
delle testate (pur presenti sul social network), bens quella dei
singoli giornalisti. La personalizzazione dellinformazione
un fenomeno gi piuttosto diffuso e non riconducibile
solamente a Twitter (si pensi ai blog). A tal proposito
interessante segnalare il panel tenutosi durante il Festival
Internazionale del Giornalismo al Centro Servizi Alessi dal
titolo: Twitter e Giornalismo personale: lo scenario
italiano72. Andata in scena durante la prima giornata del
Festival, il 24 aprile 2013, al discussione ha visto come
protagonisti Fabrizio Goria, de Linkiesta73; Andrea Iannuzzi,
direttore AGL74; Dennis Redmont, giornalista e scrittore. A
moderare il dibattito Mauro Turcatti, di Edelman75, il quale
propone un sondaggio: Twitter uccider le agenzie di
stampa?. Lincontro ha fatto affidamento su di una ricerca
condotta da Edelman che ha aperto il panel presentando dei
dati riguardanti lutilizzo di Twitter su un campione di 2000
71

morto l'ex presidente Oscar Luigi Scalfaro in corriere.it, 29 gennaio


2012, (http://www.corriere.it/politica/12_gennaio_29/morto-oscar-luigiscalfaro_7d0ca31e-4a55-11e1-bc89-1929970e79ce.shtml).
72
Twitter e giornalismo personale: lo scenario italiano, 24 aprile 2013,
in
festivaldelgiornalismo.com
(www.festivaldelgiornalismo.com/programme/2013/twitter-andpersonalised-journalism-the-italian-scenario).
73
Un
quotidiano
online,
testata
registrata
dal
2010.
http://www.linkiesta.it/
74
Agenzia Giornali Locali, unagenzia giornalistica del gruppo Espresso.
75
Edelman la pi grande azienda di pubbliche relazioni al mondo
(Edelman is the worlds largest public relations firm)
http://www.edelman.com/.

55

giornalisti iscritti. Queste alcune informazioni raccolte76: il


70% dei giornalisti presenti sul social network di sesso
maschile, solo il restante 30% invece di sesso femminile; la
grande maggioranza dei professionisti utilizza la lingua
italiana per comunicare (solo 1 su 6 tenta la via dellinglese);
gli account verificati rappresentano appena lo 0,4% del
campione totale (stessa percentuale per i profili privati
rispetto a quelli pubblici); il 40% degli account non rimanda
a link Url: tra questi il 45% inserisce il link di una pagina
personale; il 24% , meno evoluto nellattivit di personal
branding, rimanda alla rubrica in cui scrive, mentre il restante
5% al profilo su Facebook e il 6% composto dai direttori
dei giornali; la maggior parte degli iscritti presente su
Twitter da circa 2 anni; la frequenza per il 75% si attesta a
cinque tweet al giorno. Lincontro ha tracciato virt e vizi
del social network: Sei sono le virt: breaking news; fonti; i
fact checking; i testimoni di un evento attraverso twitter e la
facilit con la quale si distribuiscono contenuti. Sette invece
i vizi capitali del social: superbia, avarizia, lussuria,
invidia, gola, ira ed infine accidia. Un intervento di grande
interesse stato quello di Andrea Iannuzzi, che ha parlato
delle diverse tempistiche dei nuovi media, dei rischi e delle
precauzioni da seguire quando si lavora sul Web:

I singoli giornalisti hanno la libert di twittare notizie


o presunte notizie non verificate, prima delle agenzie,
perch questultima deve fare verifiche che il singolo
giornalista pu non fare, con un basso rischio di brutta
figura. Il concetto di concorrenza, con la rete, deve
cambiare a vantaggio della collaborazione, per avere
76

http://www.slideshare.net/mauro.turcatti/edelman-twitterijf13

56

una informazione migliore. Non c motivo per farsi


la guerra, consapevole che non sia un concetto
diffuso. Lutente consulta pi fonti. Non si ricorda
nessuno chi ha twittato per primo. Vale di pi la
fiducia. Nel metodo di lavoro le notizie mi arrivano su
Twitter e poi guardo le agenzie per trovare
conferme77.

Concretamente, come lavora il giornalsita online? Come


scrive Pratellesi78, nonostante spesso non godano di grande
stima da parte dei colleghi della carta stampata, le redazioni
delle testate presenti sul Web svolgono grossomodo lo stesso
lavoro di quelle offline. Anzi, le redazioni online sono uno
dei pochi luoghi dove ancora i giornalisti partecipano in
prima persona alla creazione del giornale. Un divertimento
che molti avevano dimenticato, stritolati nei meccanismi da
catena di montaggio che si sono impossessati delle
redazioni79. Allo stesso modo dei giornalisti delle testate
cartacee, quelli online seguono le agenzie di stampa,
navigano sui siti e sui giornali online internazionali in cerca
di spunti e articoli da riportare, fanno interviste, utilizzano il
telefono o si recano sul posto a seconda delle esigenze. E
cambiato il modo di lavorare, prosegue Pratellesi, non la
professione, che si svolge sostanzialmente seguendo lo stesso
fil rouge: cercare, verificare, dare le notizie. C bisogno di
tempo per superare la diffidenza verso il nuovo mezzo, a quel
77

Twitter e giornalismo personale: lo scenario italiano, 24


aprile
2013,
in
festivaldelgiornalismo.com
(www.festivaldelgiornalismo.com/programme/2013/twitte
r-and-personalised-journalism-the-italian-scenario).
78
Pratellesi M., New Journalism, cit., p. 41
79
Ibidem.

57

punto, sostiene Pratellesi, non ci sar pi bisogno di utilizzare


laggettivo online. Tutti saranno indistintamente
giornalisti. Tuttavia, come gi accennato in precedenza, la
vita delle redazioni online diversa da quella delle redazioni
cartacee. Sono spesso i caporedattori a guidare le redazioni
online. La differenza principale con le controparti offline
lapertura 24 ore su 24: i giornali in Rete non hanno infatti
una versione definitiva ma vengono costantemente aggiornati
in base alle esigenze informative. Altra caratteristica delle
redazioni online, come sottolinea Pratellesi, la mancanza di
una rigida divisione delle mansioni. Ogni componente del
gruppo deve essere in grado di prendere delle decisioni, per
questo si cerca di avere strutture il pi orizzontali possibile.
Pratellesi descrive le due figure professionali che insieme
contribuiscono alla realizzazione dei giornali online:
giornalisti e tecnici-operatori web, i quali si ritrovano a lavoro
fianco a fianco80. I primi devono aggiungere alle fonti
tradizionali (agenzie, fonti dirette, sia ufficiali che
confidenziali) quelle tipiche della Rete (motori di ricerca,
giornali, fonti di informazione ufficiali nazionali e
internazionali). I giornalisti, aggiunge Pratellesi, sono anche
responsabili delladattamento della notizia allipermedialit
del Web: sono loro a scegliere le immagini ed eventualmente
i filmati da inserire, cos come i link ipertestuali. Gli operatori
web invece si occupano della componente tecnica e grafica
lavorando con i vari linguaggi del Web: Html, Xml, Flash,
Javascript. Queste figure professionali realizzano grafici
interattivi, predispongono i sondaggi online suggeriti dalla
redazione, curano il motore di ricerca, larchivio e gestiscono
80

Sottolinea giustamente Pratellesi (New Journalism, cit., p. 58) come nel


giornale tradizionale la redazione e la tipografia siano rigidamente
separate.

58

in generale tutti gli aspetti inerenti alla fruibilit e alla


leggerezza del sito.
Secondo Pratellesi la divisione tra giornalisti online e della
carta stampata destinata a scomparire: sar la stessa
evoluzione tecnologica ad abbattere divisioni e steccati tra
giornalisti di carta e giornalisti online81. La divisione dice
Pratellesi esiste sono nel momento in cui i primi non sanno
usare il sistema che consente di editare i giornali su Internet,
mentre i secondi s. Nella sfida dellaggiornamento in tempo
reale, gli editori hanno sempre pi bisogno di contenuti
online. Non per questo vorranno creare redazioni cos
numerose da risultare un doppione di quelle che lavorano per
la carta82. La strada sostiene Pratellesi quella di mettere
a punto sistemi editoriali che consentano di editare articoli e
foto tanto per il Web quanto per la carta stampata. Al direttore
resterebbe la scelta del medium su cui pubblicare un pezzo: a
quel punto la distinzione tra online ed offline verrebbe meno.
Tuttavia, ad alcuni anni di distanza dalla pubblicazione di
New Journalism, la situazione non sembra avere ancora
raggiunto lo stato previsto da Pratellesi. La Rete e la carta
stampata si muovono secondo logiche differenti e la
distinzione tra giornalista digitale e professionista
dellinchiostro permane. Soprattutto, esiste un universo
editoriale intricato in Internet al di fuori delle grandi testate.
Lo individua anche Pratellesi, definendolo come la terza
via83. Il dibattito riguardante la dignit del giornalismo
81

Pratellesi M., New Journalism, cit., p. 42


Ibidem.
83
Tra giornalisti di carta e giornalisti online sta nascendo una terza figura
con scarsa o nessuna esperienza giornalistica, ma molto abilit
internettiana. Questa terza via sembra entusiasmare alcuni editori,
82

59

online appare quindi ancora vivo e per questo verr affrontato


nelle pagine che seguono.

1.3.3

La dignit del giornalismo digitale

La Rete ha creato nuove figure professionali. Il giornalista


che si trova a lavorare su Internet vede i propri contorni
sbiadirsi, perso tra blog, citizen journalism, social network,
piccole realt editoriali. E ancora articolisti, web writers,
freelance. La commistione tra professionale ed amatoriale
non aiuta i giornalisti online a rivendicare la propria
legittimit, specie se il lavoro viene svolto per realt nate in
Rete, prive di qualsivoglia connessione con altri media. La
differenza tra il Web e altri media che si sono imposti nel
passato nei confronti della carta stampata rappresentata
dallaccessibilit e dalllinterattivit che offre agli utenti.
Nello sterminato mare di Internet i navigatori possono
incappare tanto nellinformazione veicolata da giornalisti
professionisti, quanto in quella che affonda le proprie radici
su terreni diversi. Yannick Estienne, un ricercatore francese,
autore di
Le journalisme aprs internet84, parla di
professionalizzazione dei lettori e de-professionalizzazione

soprattutto i pi piccoli, che vorrebbero giornali online senza regole, o


quantomeno, fuori dal contratto giornalistico. Ibidem.
84
Il giornalismo dopo Internet.

60

dei giornalisti85 per descrivere questo fenomeno86. La Rete,


dice Estienne, viene vista dai giovani come un veicolo
dingresso nel mondo del giornalismo, una rampa di lancio,
un tunnel da attraversare con il solo obiettivo di arrivare
dallaltra parte: la carta stampata. La specializzazione del
giornalista online continua ad incontrare difficolt
nellimporsi nel campo del giornalismo tout court. Vengono
definiti come poco numerosi, invisibili e pressoch
sconosciuti al pubblico, privi di una coscienza di gruppo, cos
come di rappresentanti, portavoce od organi rappresentativi.
C innanzitutto una grande divisione che viene fuori
dallinchiesta del ricercatore francese: da una parte ci sono i
giornalisti delle aziende Internet (cio testate nate online e
non collegate ad altri media); dallaltra i giornalisti delle
testate derivate. Se fra i manager si parla sempre di pi di
sviluppare sinergie fra carta e web, fra le redazioni dei
giornali e quelle dei siti le paratie sembrano ancora solide e
la comunicazione fra le persone e i settori resta difficile87. Il
lavoro dei giornalisti online prosegue Estienne si articola
principalmente intorno a informazione di seconda mano. Le
tempistiche della Rete obbligano inoltre a reattivit e
produttivit, esigenze che rendono il processo informativo
pi meccanico e assoggettato a dinamiche esterne. Una
Estienne Y., Le journalisme aprs Internet, LHarmattan, Parigi 2007.
Pino Rea, collaboratore del gruppo di lavoro Lsdi Libert di Stampa
Diritto allInformazione, si occupato della traduzione di alcune
osservazioni su questo testo francese curate da Guillaume Narvic, blogger
francese. Rea P., Il giornalismo dopo internet: un mestiere al ribasso?
in lsdi.it, (http://www.lsdi.it/2008/il-giornalismo-dopo-internet-unmestiere-%E2%80%9Cal-ribasso%E2%80%9D/).
86
Estienne si riferisce naturalmente alla situazione francese, ma non
risulta essere esercizio scorretto la trasposizione allItalia.
87
Ibidem.
85

61

replica allarticolo pubblicato su Lsdi e quindi


indirettamente allinchiesta di Estienne poi arrivata da
Vittorio Pasteris, blogger88 e giornalista apparentente alla
redazione de lastampa.it. Scrive Pasteris:
[] molte redazioni in rete delle testate dei media

tradizionali sono costituite da giornalisti che vivono


un disagio legato al mancato riconoscimento formale,
spesso forzoso e forzato, della loro effettiva
professionalit. Le ragioni di questo sono da ricercare
ovviamente non nei giornalisti stessi, soggetti passivi
di discriminazione, ma nelle diverse funzioni
manageriali, sindacali e professionali che tentano di
posizionare questi giornalisti in aree grigie spesso
soggette a ricatto89.

Laccusa di Pasteris nei confronti di Estienne quella di


banalizzare il problema. Il ricercatore francese accusa il
giornalismo online di svolgere principalmente un lavoro di
desk, in cui assente un impegno reale di scrittura o
produzione di articoli. Ma la replica di Pasteris decisa,
allargando il cono visivo il giornalista de lastampa.it arriva a
sostenere che il limite dellinformazione sul Web una
conseguenza dellorganizzazione aziendale e delle scelte
strategiche delle aziende editoriali, non una caratteristica
costitutiva dei media digitali90. Il punto focale dice Pasteris
88

www.pasteris.it/blog/
Pasteris V., Della dignit del giornalismo digitale in lsdi.it, 30 giugno
2008,
(http://www.lsdi.it/2008/06/30/della-dignita-del-giornalismodigitale/, 30 giugno 2008).
90
Ibidem.
89

62

rappresentato dalle risorse: con risorse, budget e tempo


a disposizione le redazioni on-line potranno senza problemi
dedicarsi a inchieste, approfondimento, analisi, opinioni91. Il
Web 2.0, tuttavia, ha creato nuove figure nel campo
dellinformazione.
Non
esiste
solamente
una
contrapposizione tra giornalisti della carta stampata e
giornalisti online (a loro volta divisi tra quelli appartenenti a
testate interamente digitali e quelli legati a testate derivate).
Il Web 2.0 scrive Estienne il terreno dove prolifera l
indifferenziazione crescente fra giornalismo professionale e
giornalismo non-professionale. Giornalista, dilettante,
pubblico: queste categorie si accavallano perdendo a poco a
poco la loro pertinenza92. Autopubblicazione, blogosfera,
citizen journalism, giornalismo pro-am (professionaleamatoriale) dice Estienne tali concetti suggeriscono uno
scivolamento surrettizio verso una concezione del
giornalismo in cui i giornalisti professionisti non sono pi
necessari93. Prosegue Estienne: Di fronte allo sviluppo
dellautopubblicazione e allevoluzione dei comportamenti
dei loro lettori, i giornalisti del web possono legittimamente
temere di venire alla fine privati della loro esperienza e di
dover abbandonare il loro ruolo tradizionale di gate keeper94.
Dello stesso avviso di Estienne era Emilio Carelli, che
qualche anno prima del ricercatore francese si chiedeva se
avesse ancora senso la professione giornalistica data la
perdita dellesclusivit del racconto da parte dei giornalisti a

91

Ibidem.
Rea P., Il giornalismo dopo internet: un mestiere al ribasso? in
lsdi.it, (cit.).
93
Ibidem.
94
Ibidem.
92

63

favore del grande pubblico95. Per tracciare una linea tra


giornalismo, giornalismo online e giornalismo partecipativo
in termini di rispettabilit e dignit del lavoro svolto,
dellinformazione trasmessa, bisognerebbe cercare di dare
una definizione il pi semplice e chiara possibile di cosa un
giornalista. Dice Rebecca Blood96, appoggiandosi a una
definizione data da Paul Andrews97, che la quintessenza del
giornalismo la verificabilit dei fatti. Questa la conditio sine
qua non, questo lelemento distintivo dellattivit
giornalistica. So, that word "verifiable", it seems to me, is
crucial to the practice of journalism, whether it be in a
newspaper or in a blog98. Rebecca Blood, partendo da
quanto scritto da Paul Andrews, riesce a proporre una propria
definizione di giornalismo: Journalism is any third-party
account that adds to the record of verifiable facts99. La
blogger americana propone anche degli esempi chiarificatori
tracciando un parallelismo tra lattivit di un blogger e quella
di un professionista:
95

Carelli E., Giornali e giornalisti nella Rete, cit.


Celebre blogger americana.
97
Paul Andrews un giornalista online e blogger. Egli definisce il
giornalismo come il far conoscere fatti verificabili ad un pubblico
attraverso un medium. Il testo originale : the imparting of verifiable
facts to a general audience through a mass medium. La definizione data
in Is Blogging Journalism?, Harvard University's Nieman Reports, Fall
2003.
98
Quindi, quella parola verificabile, mi sembra sia cruciale per il
giornalismo, sia in un giornale, sia in un blog . Blood R., A Few Thoughts
on Journalism and What Can Weblogs Do About It in rebeccablood.net,
15
aprile
2004,
(http://www.rebeccablood.net/essays/what_is_journalism.html).
99
Qualsiasi resoconto di terzi che contribuisce alla testimonianza di fatti
verificabili. Ibidem.
96

64

When a blogger writes up daily accounts of an


international conference [] that is journalism. When
a magazine reporter repurposes a press release
without checking facts or talking to additional
sources, that is not. When a blogger interviews an
author about their new book, that is journalism. When
an opinion columnist manipulates facts in order to
create a false impression, that is not. When a blogger
searches the existing record of fact and discovers that
a public figure's claim is untrue, that is journalism.
When a reporter repeats a politician's assertions
without verifying whether they are true, that is not100.

Una concezione di legittimit e dignit basata sulla


condotta, pi che sulla forma o sul riconoscimento di un titolo
che, tra le altre cose, in Italia legato ad una legge
anacronistica del 1963101 che concentra esclusivamente nelle
mani degli editori il potere di scegliere le sorti degli aspiranti
giornalisti. Si torner ad analizzare nel dettaglio quanto
100

Quando un blogger riporta accuratamente una conferenza


internazionale[], quello giornalismo. Quando un reporter di una
rivista ripropone un comunicato stampa senza controllare i fatti o senza
parlare con ulteriori fonti, quello non giornalismo. Quando un blogger
intervista un autore riguardo il suo nuovo libro, quello giornalismo.
Quando un opinionista manipola i fatti in modo tale da creare
unimpressione sbagliata, quello non giornalismo. Quando un blogger
cerca i documenti ufficiali di un evento e scopre che la dichiarazione di
una figura pubblica non vera, quello giornalismo. Quando un
giornalista ripete le asserzioni di un politico, senza controllare se quelle
stesse sono vere, quello non giornalismo. Ibidem.
101
Legge n. 69/1963.

65

appena accennato in altre sezioni di questa tesi. Nelle pagine


che seguono invece si affronteranno le diverse tipologie di
giornalismo online: dalle testate derivate a quelle nate sul
Web, dai blog al diffusissimo fenomeno del citizen
journalism.

66

Forme e modelli di giornalismo online

Categorizzare la Rete esercizio, per la stessa natura del


medium in questione, tuttaltro che semplice. Nello spazio
che segue si tenter tuttavia di tracciare i confini del campo
dindagine andando a delineare le diverse tipologie di
giornalismo che possibile incontrare nel mare magnum del
Web. Si partir con quei modelli che per primi hanno
incontrato luniverso di Internet: le cosiddette testate
derivate, nate offline e poi approdate online.

2.1

Modelli di testate passate sul Web

Piccoli e grandi gruppi editoriali hanno cercato di sfruttare


le potenzialit della Rete sin dal suo avvento. Lapripista fu
il californiano San Jose Mercury News con il suo Mercury
Center (1993), mentre spett allUnione Sarda il ruolo di
antesignano limitatamente alla penisola italiana (1994). Non
furono poche le difficolt incontrate, specie fino a quando i
gruppi editoriali non compresero la necessit di abbandonare
la strada degli abbonamenti a pagamento e non aprirono alla
fruibilit gratuita dei contenuti presenti online, che nella
maggior parte dei casi si limitavano ad essere riproposizioni
di quanto gi pubblicato nei giornali cartacei. Una volta
delegata alla pubblicit ogni fonte di introiti, presto o tardi,
pi o meno agevolmente, tutte le grandi testate nazionali ed
estere si dotarono di un proprio sito web seguendo quel
processo di rimediazione di cui parlano Jay David Bolter e
67

Richard Grusin102. I due accademici statunitensi, riprendendo


il concetto espresso da Marshall McLuhan secondo cui il
contenuto di un medium sempre un altro medium,
definiscono il processo di rimediazione come quel processo
di reinterpretazione che un medium compie sul contenuto di
un altro medium. Il riferimento principalmente ai media
digitali e al modo in cui questi ultimi hanno riadattato i
contenuti dei vecchi media. Un punto di partenza per
unanalisi sulle testate passate sul Web pu essere
rappresentato da dei dati statistici. Secondo quanto raccolto e
pubblicato da ComScore103 in unindagine sul traffico nei
giornali online su scala mondiale, limitatamente al mese di
ottobre del 2012 (figura 8), ben 644 milioni di persone hanno
visitato delle testate digitali (il 42,6 % dellutenza totale di
Internet). Tra questi, una cifra vicina al 10%, ha scelto il Mail
Online104 (poco pi di 50 milioni di utenti unici). Al secondo
posto si trova invece il sito di un giornale statunitense: il New
York Times105, con quasi 49 milioni di visitatori. Di nuovo
una testata britannica al terzo posto, occupato dal The
Guardian106, con poco meno di 39 milioni di utenti. Sembra

102

Bolter J. and Grusin R., Remediation: Understanding New Media.


Cambridge, MIT Press, 1999.
103
Most Read Online Newspapers in the World: Mail Online, New York
Times and The Guardian in comscoredatamine.com, 23 dicembre 2012,
(http://www.comscoredatamine.com/2012/12/most-read-onlinenewspapers-in-the-world-mail-online-new-york-times-and-theguardian/).
104
Versione
online
del
britannico
Daily
Mail.
http://www.dailymail.co.uk/
105
http://www.nytimes.com/
106
http://www.theguardian.com/uk

68

allora doveroso analizzare pi nel dettaglio i casi specifici di


questi colossi dellinformazione digitale.

(figura 8 I dati raccolti da ComScore nellottobre del 2012)

Mail Online. Il Daily Mail nasce nel 1896, fondato dal


giornalista ed editore inglese Alfred Harmsworth. La
versione cartacea ha adottato dal 1971 il formato tabloid, che
oltre ad indicare delle dimensioni ridotte rispetto al formato
standard (430 mm x 280 mm rispetto a 749 mm 597 mm),
si riferisce al taglio della testata, come ad esempio la tendenza
ad enfatizzare le notizie di cronaca nera o quelle di cronaca
rosa legate alla vita delle celebrit. La linea editoriale del sito
non si discosta da quella della versione cartacea, entrambe di
stampo conservatore. Accedendo al Mail Online ci che
colpisce maggiormente la predominanza delle immagini
rispetto al testo scritto (figura 9).
69

(figura 9 Notizia principale della homepage del Mail Online,


07/11/2013, ore 12:31)

Le notizie sono accompagnate da titoli scritti con caratteri


piuttosto grandi e da poche righe di descrizione che
anticipano il contenuto dellarticolo. Sono gli elementi visivi
i protagonisti, tanto della homepage quanto dei singoli link.
Scendendo poco sotto la notizia principale (figura 10),
possibile ottenere limmediata conferma. La colonna di
sinistra mostra un altro articolo, anchesso caratterizzato da
un titolo scritto con un carattere grande e corredato da una
foto. Al centro, le immagini sono protagoniste della
narrazione giornalistica: Click through today in pictures,
recita la didascalia posizionata in alto (scorri le immagini del
giorno). Si tratta di notizie accompagnati da svariate
immagini in cui il contenuto testuale svolge una funzione
prevalentemente didascalica. Le vicende raccontate
riguardano la vita delle celebrit: ad esempio, la notizia
70

visibile in figura 10 parla del celebre cantante Justin Bieber e


di una sua fan che lo ha fotografato e filmato mentre dormiva
con accanto il suo cappello da baseball. Per confermare
ulteriormente lo spazio dedicato dal Mail Online al gossip
basti scostare lo sguardo sulla colonna di destra. Qui vengono
riportate le notizie accorpate dalla didascalia Femail
Today. Femail una sezione del sito107 in cui vengono
raccolte tutte le news che riguardano la cronaca rosa, il
gossip, il benessere ecc.

(figura 10 unaltra sezione della homepage del Mail Online)

La versione online del Daily Mail e il suo enorme successo


hanno generato diversi dibattiti in giro per la Rete. Scrive
James Robinson: MailOnline is littered with pictures of
scantily-clad starlets, many of which would never be
107

Il nome Femail un gioco di parole tra il termine inglese female


(significa sia femmina che femminile) e mail.

71

published in the paper108. Viene quindi tracciata una linea di


demarcazione tra il Daily Mail, il cartaceo e la sua versione
digitale109. Larticolo di Robinson pubblicato sul Guardian
rivela come il 25% del traffico generato dal sito derivi dalla
sezione dedicata allo spettacolo e al gossip: One advantage
of being a middle-market title is we can stretch our legs either
way110, afferma ironicamente il direttore esecutivo del Mail.
Battuta che potrebbe essere tradotta come: Vogliamo
soddisfare una fetta pi grande possibile di pubblico, quindi
ci adeguiamo di conseguenza. Un altro articolo meritevole
dattenzione firmato da Brian Wheeler per il sito della
BBC111, dove si analizza la fortuna del Mail Online
soprattutto in territorio americano. Vengono individuati
cinque fattori di successo della versione online del celebre
tabloid britannico. Innanzitutto le news legate al patinato
mondo dello spettacolo. A lot of the gossip blogs and the
gossip websites look to the Daily Mail for how to package
celebrity news. They are just that good at it 112. Un altro
fattore di successo rintracciabile, secondo Brian Wheeler
108

Il Mail Online disseminato di fotografie di celebrit dai vestiti


succinti, molte delle quali non vorrebbero mai pubblicate su carta.
Robinson J., MailOnline: what is the secret of its success? In
theguardian.com,
15
novembre
2010
http://www.theguardian.com/media/2010/nov/15/mailonline-daily-mailwebsite
109
The products are distinct but complementary. Ovvero, I prodotti
sono diversi ma complementari. Ibidem
110
Un vantaggio dellessere una testata generalista che possiamo
allungare le nostre gambe sia da una parte sia dallaltra. Ibidem
111
Wheeler B., How the Daily Mail stormed the US in bbc.co.uk, 27
gennaio 2012, (http://www.bbc.co.uk/news/magazine-16746785).
112
Molti blog e siti di gossip osservano il Daily Mail per capire come
preparare notizie sulle celebrit. Sono semplicemente bravi nel farlo. La
frase stata detta da Jo Piazza, giornalista americano. Ibidem.

72

nel design non ortodosso del sito (Unorthodox design113).


La pagina principale, come gi evidenziato in precedenza,
presenta decine e decine di notizie, corredate con foto enormi;
ma nonostante ci il suo utilizzo risulta molto semplice. Sono
proprio le grandi fotografie un altro punto di forza del Mail.
Prosegue Wheeler delineando un quarto fattore di successo: i
titoli lunghi, lunghissimi. Afferma Jakob Nielsen114 a tal
proposito: But Mail Online has taken Search Engine
Optimisation to a whole different level. Its headlines are so
long they are like mini stories in themselves115. E lo stesso
Nielsen ad aggiungere che One side-effect of this approach
is that readers will probably not feel "disappointed" when
they click on a story, which may help to build loyalty to the
site 116. Il quinto ed ultimo fattore elencato nellarticolo della
BBC rappresentato dalla separazione tra versione cartacea e
sito Web e dalla cura dedicata a questultimo. Si tratta di
unentit completamente differente rispetto alla versione
cartacea. It's an entirely different entity to the print edition.
They created this as a business model for what works online
and they know what's going to get eyeballs and traffic, and
bring in advertisers, and they have created a website around

113

Ibidem.
Jakob Nielsen un consulente della fruibilit di Internet.
115
Il Mail Online ha portato il SEO ad un livello totalmente differente.
I suoi titoli sono cos lunghi che sembrano delle vere e proprie ministorie. Ibidem.
116
Un effetto collaterale di questo approccio che i lettori con ogni
probabilit non si sentiranno disorientati una volta che avranno cliccato
su una storia, cosa che potrebbe aiutare a costruire un legame di
fidelizzazione. Ibidem.
114

73

that, not around their print edition117, lopinione del


giornalista Jo Piazza.
New York Times. Lautorevole giornale statunitense
arrivato sul Web il 19 gennaio 1996118. Relativamente tardi
rispetto ad altre realt editoriali meno importanti, il New York
Times scelse un modello di fruizione ibrido. Laccesso alla
homepage era gratuito, ma per visualizzare i vari contenuti,
agli utenti veniva richiesta una registrazione, anchessa
gratuita. Il giornale americano riuscito cos a creare un
database con i profili di oltre 10 milioni di utenti che
forniscono i dati demografici per la vendita di spazi
pubblicitari mirati119. Nel 2005, tuttavia, la registrazione al
sito cominci a diventare a pagamento, sino a giungere
allintroduzione del cosiddetto paywall120 nel 2011.
Lannuncio arriv il 17 marzo tramite una lettera diretta
dalleditore al pubblico: This week marks a significant
transition for The New York Times as we introduce digital
subscriptions. Its an important step that we hope you will see
as an investment in The Times, one that will strengthen our
ability to provide high-quality journalism to readers around

117

Hanno creato il tutto come un business model per quello che funziona
online e sanno cosa attira gli occhi e il traffico, e porta i pubblicitari, e
hanno creato un sito Web intorno a questo, non intorno alla versione
cartacea. Ibidem.
118
Pratellesi M., New Journalism, cit, p. 20
119
Ibidem.
120
Il paywall un sistema che impedisce agli utenti di Internet di
accedere a contenuti di pagine web senza pagare una sottoscrizione. Il
testo originale A paywall is a system that prevents Internet users from
accessing webpage content without a paid subscription, fonte Wikipedia.

74

the world and on any platform121. Ai lettori sprovvisti di


abbonamento, rimaneva possibile la visualizzazione di 20
articoli al mese gratuitamente, poi diventati 10 nellaprile del
2012. La politica del Times sembra funzionare, come
conferma un articolo di Margaret Sullivan. In 2012,
something remarkable happened at The Times. It was the year
that circulation revenue money made from people buying
the paper or access to its digital edition surpassed
advertising revenue 122. Il successo del Times scardina una
certezza che ha sempre accompagnato le analisi della Rete:
gli utenti non sono disposti a pagare per accedere a dei
contenuti Web. Accedendo alla homepage del giornale
statunitense, si notano immediatamente le enormi differenze
rispetto ad un sito come quello del Mail Online. Come
possibile vedere dalla figura 11 il testo scritto lindiscusso
protagonista della prima pagina del Times online. I vari
articoli sono presentati da titoli sintetici e dal carattere solo

121

Questa settimana segna un significativo cambiamento per il New


York Times dal momento che introduciamo la sottoscrizione di un
abbonamento. E un passo importante che speriamo vedrete come un
investimento per il Times, che rinforzer la nostra abilit di fornire
giornalismo di alta qualit a lettori in ogni parte del mondo e tramite ogni
mezzo. Sulzberger A., A Letter to Our Readers About Digital
Subscriptions
in
nytimes.com,
17
marzo
2011,
(http://www.nytimes.com/2011/03/18/opinion/l18times.html).
122
Nel 2012, qualcosa di straordinario successo al Times. E stato
lanno in cui i guadagni derivanti dalla tiratura soldi che vengono dalle
persone che comprano il giornale o dallaccesso alla versione digitale
hanno sorpassato quelli provenienti dalla pubblicit. Sullivan M., A
Milestone Behind, a Mountain Ahead in nytimes.com, 19 gennaio 2013,
(http://www.nytimes.com/2013/01/20/public-editor/a-milestone-behinda-mountain-ahead.html?ref=opinion&_r=2&).

75

leggermente pi grande rispetto alle poche righe di


presentazione del pezzo.

(figura 11 la homepage del New York Times, l8 novembre 2013


alle 11:57)

Grande importanza affidata agli autori dei contenuti, i


cui nomi compaiono anche nella pagina principale. I temi che
hanno precedenza nellagenda della redazione sono la
politica (sia americana, sia estera) e leconomia. Il sito del
New York Times non trascura le potenzialit del Web 2.0:
contenuti multimediali, link ipertestuali, sharing buttons e
possibilit di inserire commenti. La peculiarit del giornale
statunitense di carattere gerarchico: il fulcro del processo
informativo ancora la notizia, il testo scritto. Questo non
significa che vengano sottovalutate le opportunit offerte
dalle nuove tecnologie, tuttaltro; ma queste ultime sono
sempre al servizio del testo. E proprio il New York Times tra
i pochi giornali a sfruttare a pieno i nuovi media per offrire
76

un differente tipo di giornalismo, in italiano chiamato di


precisione, in inglese data journalism. Si legge
nellintroduzione di Data Journalism Handbook123: Data
can be the source of data journalism, or it can be the tool with
which the story is told or it can be both124. Ovvero, I dati
possono essere la fonte del data journalism, oppure possono
essere lo strumento attraverso cui la storia viene raccontata
o pu essere entrambe le cose. Nel dicembre del 2012 il New
York Times online si distinto attraverso una narrazione che
ha stupito il mondo giornalistico, tanto dalla parte dei
professionisti, quanto da quella dei lettori. Bisogna fare un
passo indietro, sino al 19 febbraio 2012. Tre sciatori vengono
uccisi da una valanga a Steven Pass, un passo di montagna
delle Cascade Mountains, non lontano dalla citt di Seattle,
nello stato americano di Washington125. Come di consueto,
una notizia di questo tipo esaurisce la propria efficacia
narrativa nel giro di qualche ora, non pi di pochi giorni.
Invece, a distanza di quasi un anno, nel dicembre del 2012, il
New York Times ha ripreso in mano laccaduto costruendo
123

Il Data Journalism Handbook un libro gratuito, di pubblico dominio


per chiunque sia interessato al campo emergente del giornalismo di
precisione. The Data Journalism Handbook is a free, open source
reference book for anyone interested in the emerging field of data
journalism. Nato durante un workshop di 48 ore al MozFest 2011 di
Londra, ha successivamente visto la partecipazione di illustri
professionisti provenienti da testate come la BBC, il Chicago Tribune,
The Guardian, The Financial Times, La Nacion, The Washington Post e
molti
altri,
compreso
il
New
York
Times.
http://datajournalismhandbook.org/
124
http://datajournalismhandbook.org/1.0/en/introduction_0.html
125
Avalanches kill three in Washington state ski resorts in
theguardian.com,
20
febbraio
2013,
(http://www.theguardian.com/world/2012/feb/19/avalanche-washingtonstate-kills-three).

77

attorno ad esso una narrazione rivoluzionaria. Chiamato


Snow Fall126 e realizzato dal reporter John Branch, il progetto
stato sviluppato in 6 differenti capitoli127. La storia non
semplicemente corredata da elementi multimediali video,
grafiche animate, immagini, grafici , essi sono invece parte
integrante della narrazione, che segue logiche differenti
anche per quanto riguarda il testo scritto, che non si limita a
riportare un fatto di cronaca. I realizzatori hanno cercato
riuscendovi di fare immergere il lettore nelluniverso
multimediale da loro ideato, ad esempio tramite immagini
della montagna e del punto in cui si trovavano gli sciatori
rimasti uccisi dalla valanga. It feels like you know the
people and can imagine what they went through. Of course
this can partly be attributed to the personal writing style. But
more than a mere text could achieve the multi-medial
approach creates a feeling of having been there128. Oltre a
regalare al New York Times il premio Pulitzer 2013 per il
feature writing, Snow Fall stato anche un successo di
pubblico. Soprattutto, lambizioso progetto realizzato dal
126

http://www.nytimes.com/projects/2012/snowfall/?_r=0#/?part=tunnel-creek
127
Tunnel Creek (primo capitolo, Tunnel Creek il nome dellinsenatura
del passo di montagna Steven Pass); To the peak (secondo capitolo, Verso
la cima); Descent begins (terzo capitolo, La discesa inizia); Blur of white
(quarto capitolo, Confusione bianca); Discovery (quinto capitolo, La
scoperta); Word spreads (sesto capitolo, La parola diffonde). Ibidem.
128
Sembra come di consocere le persone e di potere immagini quello che
hanno vissuto. Naturalmente, questo pu essere parzialmente attribuito
allo stile di scrittura personale. Ma pi di quanto un semplice testo pu
riuscire a fare, lapproccio multimediale crea una sensazione di essere
stati l. Snow Fall, the future of online journalism? in Masters of Media
11 settembre 2013, (http://mastersofmedia.hum.uva.nl/2013/09/11/snowfall-future-of-online-journalism/).

78

giornale statunitense ha aperto un dibattito sul futuro del


giornalismo, sempre pi a suo agio nelluniverso
multimediale della Rete, in grado di offrire possibilit
narrative prima impensabili. The New York Times debuted a
new multimedia feature Thursday so beautiful it has a lot of
people wondering especially those inside the New York
Times if the mainstream media is about to forget words and
pictures for a whole lot more129. Snow Fall ha rappresentato
fonte di stimuli e ispirazione per il Times, che ha segnato in
agenda diversi progetti legati alluniverso digitale: Una
rivista solo per tablet, lintroduzione di un direttore per i
contenuti digitali a basso prezzo, riuniti sotto il nome di Need
to know e nuova ricetta tutta digital per le notizie
gastronomiche130.

129

Il New York Times ha esordito con una nuova funzione multimediale


gioved, cos bella che ha portato molte persone a domandarsi
specialmente persone allinterno del New York Times se i mass-media
siano in procinto di mettere da parte parole e immagini per molto di pi.
Greenfield R., What the New York Times's 'Snow Fall' Means to Online
Journalism's Future in theatlanticwire.com, 20 dicembre 2012.
(http://www.theatlanticwire.com/technology/2012/12/new-york-timessnow-fall-feature/60219/).
130
Thoman F., Leredit di Snow Fall: un New York Times sempre pi
digitale
in
corriere.it,
15
luglio
2013,
(http://piazzadigitale.corriere.it/2013/07/15/leredita-di-snow-fall-unnew-york-times-sempre-piu-digitale/).

79

(figura 12 La prima pagina di Snow Fall)

The Guardian. Altro caso che offre diversi spunti dinteresse


quello del Guardian, quotidiano inglese nato a Manchester
nel 1821. Il giornale del Lancashire si avvicinato a piccoli
passi alla Rete a partire dal 1995. Ad esempio, nel 1996 venne
lanciato un sito dedicato agli Europei di calcio del 1996,
chiamato eurosoccer.com. Il debutto online vero e proprio
arriv invece tre anni pi tardi, nel gennaio del 1999, quando
venne creato il The Guardian Unlimited network of
websites131 (figura 13). Nel settembre dello stesso anno il sito
131

Il network includeva inizialmente quattro sezioni (News Unlimited,


Football Unlimited, Cricket Unlimited and Jobs Unlimited), a cui poi ne
vennero aggiunte altre cinque (Film Unlimited, Education, Books,
Shopping
and
Money).
http://www.theguardian.com/gnmarchive/guardian-website-timeline

80

pu vantare gi un milioni di utenti. Un anno pi tardi,


nellaprile del 2000, il Guardian si inser nelle dinamiche di
un altro fenomeno in grandissima ascesa, la blogosfera, con
uno spazio chiamato Guardian Weblog. Il 2004 vide invece
larrivo della versione digitale del giornale cartaceo: gli
articoli delledizione stampata erano ora disponibili online
tramite uninterfaccia grafica sviluppata allinterno del
Guardian stesso.

(figura 13 Il Guardian Unlimited al momento del lancio, nel


gennaio del 1999)

Un anno cruciale per il rapporto tra il quotidiano inglese e


il Web fu il 2006. La sezione Comment Is Free venne aperta
con lintento di creare uno spazio dedicato al dibattito, alla
discussione, spronando il pubblico a commentare qualunque
cosa venisse da loro letta. Nello stesso anno, il direttore del
81

Guardian, Alan Rusbridger lanci il motto Web first. Fu un


cambiamento epocale, che stravolse la logica di
pubblicazione delle notizie e i normali rapporti gerarchici tra
i media digitali e quelli offline: Per la prima volta, uno dei
principali giornali nazionali inglesi ha deciso di pubblicare
gli articoli delle sue firme, inviati e corrispondenti, subito sul
web, senza aspettare di andare in edicola132. A conferma
della posizione di Rusbridger nei confronti della Rete,
interessante riportare il suo intervento avvenuto in occasione
dellincontro Esiste il giornalismo? dedicato a Hugh Cudlipp,
ex direttore del Daily Mirror133. Le parole del direttore del
Guardian hanno trattato in particolar modo la diatriba tra
laccesso gratuito ai contenuti e quello a pagamento.
As an editor, I worry about how a universal pay wall
would change the way we do our journalism," he
continued. "Journalists have never before been able to
tell stories so effectively, bouncing off each other,
linking to each other (as the most generous and openminded do), linking out, citing sources, allowing
response []. If ever there was a route to building
audience, trust and relevance, it is by embracing all
the capabilities of this new world, not walling yourself
away from them134.
132

Pratellesi M., New Journalism, cit., p. 51


Lincontro si tenuto nel gennaio del 2010.
134
In qualit di edtore, mi preoccupo di come un paywall univerale
cambierebbe il modo in ci facciamo giornalismo. I giornalisti non sono
mai stati in grado prima di ora di raccontare delle storie in modo cos
efficace, appoggiandosi lun laltro, facendo riferimento allaltro (come
fanno i pi generosi e aperti di mente), creando collegamenti, citando
fonti, permettendo risposte []. Se mai ci fosse una strada per costruire
133

82

Nel dicembre del 2010 il Guardian lancia Datastore e


Datablog. The Data Store is an online directory providing
a selection of datasets on topics of public interest
(government data, education, culture, population) and tools
to explore them135. Il Datablog, invece, raccoglie le analisi
di questi dati. Scrive il creatore e curatore della sezione Data
del Guardian, Simon Rogers: Dal momento che il web
produce un numero sempre maggiore di dati, i lettori di tutto
il mondo sono pi interessati ai meri fatti dietro le notizie di
quanto lo fossero mai stati prima136. Un momento cruciale,
tanto per il data journalism, quanto per quello promosso dal
Guardian, stato secondo Rogers legato alla prima
un seguito, per costruire fiducia e pertinenza, questa strada
prevede lapertura a tutte le possibilit di questo nuovo
mondo, non lisolamento da loro. Guardian's Alan
Rusbridger on why his paper will remain free online in
editorsweblog.org,
26
gennaio
2010,
(http://www.editorsweblog.org/2010/01/26/guardiansalan-rusbridger-on-why-his-paper-will-remain-freeonline).
135
Il Datastore una sezione online che fornisce una
raccolta di set di dati su argomenti di pubblico interesse
(governo, educazione, cultura, popolazione) e strumenti per
esplorarli.
The
Guardian
Data
Store
in
datadrivenjournalism.net,
30
agosto
2011,
(http://datadrivenjournalism.net/resources/the_guardian_d
ata_store).
136
As the web pumps out more and more data, readers
from around the world are more interested in the raw facts
behind the news than ever before. Behind the Scenes at the
Guardian
Datablog,
(http://datajournalismhandbook.org/1.0/en/in_the_newsro
om_3.html).

83

pubblicazione di dati da parte di Wikileaks137, che nellaprile


del 2010 pubblic del materiale riguardante lintervento
militare in Afghanistan138. Before Wikileaks, we were sat on
a different floor, with graphics. Since Wikileaks, we have sat
on the same floor, next to the newsdesk. It means that its
easier for us to suggest ideas to the desk, and for reporters
across the newsroom to think of us to help with stories139.
Repubblica.it. La versione online de La Repubblica ,
secondo i dati Audipress140, il giornale italiano pi letto su
Internet. La testata nata nel 1976 approdata sul Web nel
1997. Redazione cartacea e redazione online sono
rigidamente separate141: la prima diretta da Ezio Mauro, la
seconda da Vittorio Zucconi. La hompage del sito mostra un
buon equilibrio tra testo ed elementi multidimediali.
Vengono meno alcune possibilit di interazione per i lettori:
Repubblica.it non offre un forum di discussione, mentre i
commenti sono abilitati solamente per alcuni articoli. Laltro
lato della medaglia vede invece un grande utilizzo
delluniverso dei social network, in particolar modo di
Twitter. Il servizio Repubblica Domani142 una delle
rubriche pi interessanti presenti nel sito, nonch un ottimo
137

http://wikileaks.org/
Behind the Scenes at the Guardian Datablog, (cit.).
139
Prima di Wikileaks, noi eravamo seduti in un piano differente, con i
grafici. Dopo Wikileaks, siamo stati seduti sullo stesso piano, accanto alla
redazione che si occupa delle news. Significa che pi facile per noi
suggerire loro delle idee, mentre per i reporter pi facile pensare a noi
per essere aiutati nella costruzione delle loro storie. Ibidem
140
Dati di lettura Quotidiani 2013/I in primaonline.it, 27 maggio
2013,
(http://www.primaonline.it/2013/05/27/118185/dati-di-letturaquotidiani-2013i/).
141
Le redazioni si trovano addirittura in due edifice diversi.
142
http://video.repubblica.it/rubriche/repubblica-domani
138

84

esempio di integrazione tra sito Web e giornale cartaceo. Le


telecamere di RepubblicaTV entrano allinterno della
redazione della testata per assistere alla riunione della
redazione del mattino. Dallintervento del direttore Ezio
Mauro, a quelli dei vari responsabili di settore. I vari fatti del
giorno presentati ed analizzati in vista della stesura del nuovo
numero del quotidiano.
Internazionale. Nel panorama editoriale italiano merita di
essere analizzato il caso di Internazionale. Si tratta di una
rivista con uscita settimanale nata nel 1993, diretta da
Giovanni De Mauro. La peculiarit di questo prodotto
giornalistico di Roma sta nel modo in cui utilizza la Rete. Si
proceda con ordine. Internazionale ogni settimana seleziona
un certo numero di articoli provenienti da testate di tutto il
mondo. Una volta scelti vengono tradotti e presentati al
pubblico italiano. La versione online offre dei servizi
aggiuntivi ai lettori del cartaceo, con cui vive un rapporto di
stretta simbiosi. Lhomepage del sito accoglie il navigatore
con una slideshow di 10 immagini provenienti da ogni angolo
del globo143. C la possibilit di sfogliare il sommario della
versione cartacea ma per accedere ai contenuti necessaria la
sottoscrizione di un abbonamento. Il sito offre anche dei
contenuti gratuiti: alcune news, la sezione delle opinioni,
ovvero dei blog curati dai collaboratori di Internazionale e la
sezione Paesi. Questultima una sorta di grande archivio
che, suddiviso per continenti, oltre a raccogliere contenuti
Alle 17:19 dell11 novembre 2013, ad esempio, le fotografie racconto
nellordine: Scontri tra palestinesi e soldati israeliani a Hebron, in
Cisgiordania, per lanniversario della morte di Yasser Arafat; La fiera
annuale di cammelli a Pushkar, nello stato indiano del Rajasthan; La
fiera annuale di cammelli a Pushkar, nello stato indiano del Rajasthan; e
cos via.
143

85

presenti sul sito della rivista stessa, rimanda a tutti i giornali


di quel determinato paese. Ad esempio, cliccando sullItalia,
si trovano prima di tutto delle informazioni di carattere
generale (la capitale, lora locale, il meteo ecc.). Poco pi in
basso c spazio per lultima ora, delle flash news che
scorrono e a cui possibile accedere cliccandoci sopra. Si
trovano poi foto, articoli (tanto delle news quanto dei blog),
una mappa dellItalia, un link alla pagina di Wikipedia e
molto altro. Sul fondo della pagina si trova la sezione Oggi
in edicola, dove vengono mostrate le prime pagine dei
maggiori quotidiani nazionali. Poco pi in basso, c lelenco
di tutte le testate italiane divise per categorie con i link che
rimandano ai loro rispettivi siti Web. Qual dunque il punto
di forza di Internazionale? Quello che noi offriamo al lettore
la selezione dice il direttore De Mauro in unintervista
rilasciata alla rivista Studio144 . La nostra esistenza la
dimostrazione di quello che anche Google ha capito, e cio
che la straordinaria massa di informazioni disponibile
sostanzialmente inutilizzabile se non filtrata e selezionata.
Sono convinto che un giornale, pi ancora da ci che
pubblica, derivi la sua identit da ci che non pubblica, dalla
scrematura145. Il lavoro svolto dalla redazione di
Internazionale si divide fondamentalmente in tre fasi: lettura,
scelta e traduzione. Il successo ottenuto come ha
pertinentemente sottolineato il direttore della rivista deriva
144

Studio una rivista bimestrale di attualit culturale nata nel marzo del
2011. Dentro Internazionale, larticolo da cui tratta lintervista a De
Mauro, stato pubblicato nel numero 8. Momigliano A., Dentro
Internazionale
in
rivistastudio.com,
28
giugno
2012,
(http://www.rivistastudio.com/editoriali/media-innovazione/nellafabbrica-di-internazionale/).
145
Ibidem.

86

dallopera di selezione svolta dalla redazione. Internazionale


si inserisce nel mercato online entrando da una porta
secondaria, sfruttando il rovescio della medaglia della grande
quantit dinformazione presente sulla Rete: la difficolt nel
selezionare e scegliere. Il lavoro svolto dal settimanale
consente allutente di risparmiare tempo ed energie preziose.

(figura 14 la homepage di Internazionale, il 5 dicembre 2013


alle 15:55)

2.2

Modelli di testate nate online

Nel paragrafo precedente sono state analizzate delle realt


editoriali che, forti del loro retroterra cartaceo, hanno messo
piede nel mondo dellinformazione digitale. Pur seguendo
logiche differenti ed ottenendo risultati altrettanto diversi,
87

queste testate sono accomunate da un nome, che in questo


senso pu essere inteso come un marchio, che offre nella
dinamica del rapporto tra giornale e pubblico unopportunit
di riconoscimento e fidelizzazione. Cosa cambia invece per
quegli editori che abbiano deciso o decidano di dare vita a
testate concepite per il Web e nate direttamente nel mare
magnum di Internet? Si cercher di delineare in questo
paragrafo le dinamiche che caratterizzano queste realt, le
difficolt a cui vanno incontro e le diverse vie intraprese.
Il 19 aprile del 2012, lUniversit di Oxford, tramite il suo
RISJ, Reuters Institute for the Study of Journalism, ha
pubblicato una ricerca dal titolo Survival Is Success146. I due
ricercatori, il danese Rasmus Klaus Nielsen e litaliano
Nicola Bruno, hanno lavorato studiando la situazione di nove
realt del giornalismo indipendente europeo. Tre le
caratteristiche condivise da queste nove imprese editoriali:
dovevano essere vere redazioni giornalistiche con contenuti
che fossero tali, essere nate esclusivamente sul web e per il
web (versioni mobili incluse), infine non dovevano essere in
alcun modo collegate a precedenti edizioni cartacee. La
domanda che si sono posti i ricercatori stata la seguente:
vsto il lancio di un numero consistente di realt giornalistiche
sul Web, quali sono i modelli di giornalismo online
sostenibile? Il titolo della ricerca Survival Is Success,
ovvero La sopravvivenza un successo anticipa la
conclusione a cui sono giunti i due ricercatori, che hanno
potuto vedere come al proliferare di nuove testate e
146

Survival is Success: Journalistic Online Start-Ups in Western Europe


in
reutersinstitute.politics.ox.ac.uk,
19
aprile
2012,
(https://reutersinstitute.politics.ox.ac.uk/about/news/item/article/survival
-is-success-new-risj-chal.html).

88

allingenza degli investimenti non corrisponda poi un ritorno


economico: solamente due delle nove realt prese in esame
hanno raggiunto il cosiddetto break even, ovvero il punto di
pareggio147. Unaltra conclusione tratta dai ricercatori stata
limpossibilit di sopravvivere facendo affidamento
esclusivamente sugli introiti pubblicitari148. La ricerca del
RISJ individua due sfide per il lancio di testate su Internet: la
prima legata allegemonia delle testate che derivano da altri
media, le quali sfruttano la forza del loro nome per attirare
grandi fette di pubblico149; la seconda invece riguarda gli
investimenti pubblicitari, che da una parte dovrebbero essere
ripartiti tra migliaia e migliaia di siti, dallaltra sono
monopolizzati da colossi come Google, Yahoo, Microsoft e
Facebook150. Le nove realt analizzate dai ricercatori sono
equamente ripartite tra tre grandi paesi europei: Germania,
Francia e Italia. Al di l delle differenze tra questi stati, due
sono i tratti comuni, dinteresse per la ricerca del RISJ. Il
primo che i loro mercati nellambito mediatico sono
principalmente nazionali: a differenza di testate di lingua
inglese, quelle di lingua tedesca, francese o italiana (cos
147

In economia aziendale, il punto di pareggio (break even point o break


even, abbreviato in BEP) un valore che indica la quantit, espressa in
volumi di produzione o fatturato, di prodotto venduto necessaria a coprire
i costi precedentemente sostenuti, al fine di chiudere il periodo di
riferimento senza profitti n perdite. Fonte: Wikipedia.
148
Not one of the cases we look at has been able to function on the basis
of online advertising only. Bruno N., Nielsen R., Survival Is Success,
Journalistic Online Start-Ups In Western Europe, RISJ, University of
Oxford,
2012

p.6
(https://reutersinstitute.politics.ox.ac.uk/fileadmin/documents/Publicatio
ns/Challenges/Survival_is_Success.pdf).
149
Ibidem.
150
Ibidem.

89

come il resto dellEuropa) si orienteranno principalmente su


mercati di scala nazionale151. Il secondo tratto comune
riguarda lestensione del mercato di riferimento: questi tre
paesi hanno una popolazione tra i 60 e gli 80 milioni e
investono miliardi di euro ogni anno nella pubblicit e nei
media. La logica conseguenza dovrebbe essere lesistenza di
un buon bacino, quantomeno potenziale, tanto di utenti,
quanto di pubblicitari152. In aggiunta e in conferma di quanto
detto pocanzi, Germania, Francia ed Italia vedono lutilizzo
di Internet in grande crescita: oltre met della loro
popolazione pu essere considerata utenza attiva sul Web153.
Costante anche la crescita degli investimenti pubblicitari su
Internet, in particolar modo per Germania e Francia, dove
circa il 20% degli investimenti indirizzato online (in Italia
il 6,5%)154. Partendo da queste basi i ricercatori hanno
analizzato queste nove realt focalizzandosi su tre aspetti
principali: la loro collocazione nel mercato editoriale, il loro
pubblico di riferimento, il loro modello di business155.
Germania. Il mercato tedesco, il pi attivo dEuropa,
caratterizzato dalla forte egemonia dei media tradizionali e
delle loro controparti online. Una delle figure pi autorevoli
della Rete quella di Spiegel, che oltre a sfruttare il proprio
nome e le proprie risorse economiche, ebbe labilit di
muoversi in anticipo nel passaggio sul Web, avvenuto nel
1994, molto prima di gran parte della concorrenza. Spiegel
stato il punto di riferimento dellinformazione digitale
151

Ivi, p. 9
Ibidem.
153
Ibidem.
154
Ivi, p. 10.
155
Ivi, p. 12.
152

90

tedesca fino al 2009, quando il tabloid Bild lha superato156.


La forza dei grandi gruppi editoriali ha rappresentato la
ragione principale che ha vanificato elementi che avrebbero
invece favorito la nascita e il successo di testate online: ad
esempio la capillare diffusione di Internet nel territorio
tedesco e il grande utilizzo della Rete nella ricerca di
notizie157. Netzeitung la prima realt trattata dai ricercatori.
Questo sito venne lanciato nel 2000 prendendo a modello uno
dei primi siti di informazione esclusivamente online, il
norvegese Nettavisen, lanciato nel 1996 e in grado di ottenere
un ottimo riscontro di pubblico pubblicando contenuti
disponibili in forma gratuita158. Lobiettivo di Netzeitung era
ambizioso: creare un quotidiano online sul modello di quelli
cartacei in grado di competere apertamente con questi ultimi.
Venne tuttavia commesso un errore strategico: vennero
sottovalutate le differenze tra il mercato norvegese e quello
tedesco, notevolmente pi grande e competitivo. Cos,
quando tra il 2003 e il 2004 la maggior parte dei media
tradizionali si dotarono di un sito Web, lidentit debole di
Netzeitung e le risorse limitate emersero159. La risposta del
sito tedesco fu quella di abbandonare il modello cartaceo per
costruire una realt maggiormente orientata verso le
potenzialit della Rete. Venne individuata nella
multimedialit la risposta alla crisi, ma la sopravvivenza del
sito dipese principalmente dai frequenti cambi di propriet
che consentirono linnesto di nuovi capitali160. Il fallimento
del progetto Netzeitung arriv nel 2009, quando il sito venne
156

Ivi, p. 16.
Ivi, p. 19.
158
Ivi, p. 20-21.
159
Ivi, p. 22.
160
Ivi, p. 23.
157

91

convertito a semplice aggregatore di notizie161. La seconda


realt tedesca analizzata nella ricerca dellUniversit di
Oxford Perlentaucher. Si tratta di un progetto
completamente differente rispetto a quello appena riportato.
Lanciato nel marzo del 2001, questo sito non cerc di
competere con i media gi esistenti, bens di basare la propria
forza sulla ricerca di unidentit alternativa e originale. Il
nome del progetto emblematico: Perlentaucher in italiano
significa pescatore di perle. Il sito si occupa infatti di
selezionare le migliori storie a sfondo culturale provenienti
dai media tedeschi e di ripubblicarle, mettendole a
disposizione dei lettori e concedendo la possibilit di
discuterne162. Il lavoro svolto dalla snella redazione di
Perlentaucher (4 componenti) simile a quello che compie
litaliano Internazionale, di cui si parlato nel paragrafo
precedente. Il sito ha negli anni cercato anche di produrre
contenuti originali, per quanto possibile vista lesiguit dello
staff. Altri interessanti servizi offerti sono ad esempio la
gestione di un database di recensioni di circa 40.000 libri, che
ha consentito al progetto tedesco di ben posizionarsi nelle
ricerche di Google163. La sopravvivenza di Perlentaucher
anche garantita dai costi di gestione non altissimi (tra i
200.000 e i 300.000 lanno) e da una buona trovata
pubblicitaria: un banner posizionato sulla sinistra di ogni
pagina che pubblicizza un libro di recente uscita,
accompagnato da un piccolo abstract e dal link diretto per il

161

Ivi, p. 24-25.
Ivi, p. 27
163
Ivi, p. 28.
162

92

sito delleditore e le relative pagine Facebook e Twitter164


(figura 15).

(figura 15 la homepage di Perlentaucher il 12 novemnbre 2013


alle 14:20, sulla sinistra possibile vedere il banner
pubblicitario)

Altre fonti di introiti sono le partnership con le librerie


online165, altri banner o servizi extra come la pubblicit
tramite newsletter166. Dopo oltre 10 anni Perlentaucher
ancora attivo, anche se nel 2011, per fronteggiare la crisi, si
trovato costretto a lanciare una campagna di raccolta fondi
che ha portato circa 22.000 di donazioni nellarco di due
164

Ivi, p. 29.
Quando un utente che viene dal database di Perlentaucher acqusita un
libro, il 10% della vendita va ai gestori del sito tedesco. Ivi, p. 30.
166
Ibidem.
165

93

settimane167. A conferma della fidelizzazione dei suoi lettori.


Lultimo esempio della realt tedesca il giovane The
European, nato nel settembre del 2009. Il sito, fondato da
Alexander Grlach, basa la propria esistenza su una
considerazione: la Rete invasa dalla sterminata disponibilit
di informazioni, ma manca di analisi in profondit. Questo il
settore dove The European vuole inserirsi: fornire
approfondimenti a notizie di carattere politico e culturale168.
Un altro punto di forza del sito il prestigio delle firme:
professori universitari, politici, giornalisti, esperti di finanza.
Il target di riferimento della creatura di Grlach
dichiaratamente una nicchia acculturata, ma non si
possiedono dati del traffico del sito al di fuori di quelli
dichiarati da Grlach stesso (circa 300.000 utenti al mese)169.
Gli introiti di The European derivano in gran parte dalla
pubblcit, composta sia da normali annunci che da
advertorials170, oltre che dallorganizzazione di eventi e dalla
consulenza legata ai social media171. Trattandosi di una realt
molto giovane, resta da vedere se The European sar in grado
di attrarre un pubblico pi ampio, costruendosi una propria
nicchia al di fuori del sistema mediatico tradizionale, magari
facendo affidamento alle nuove possibilit narrative offerte
dalla Rete.
Francia. Nel 2009 la carta stampata francese ha attraversato
una profonda crisi, dovuta dallascesa di Internet da un lato,
167

Ivi, p. 31.
Ivi, p. 33.
169
Ivi, p. 35.
170
In italiano si chiama pubbliredazionale, o articolo pubbliredazionale,
ed un'informazione pubblicitaria impaginata e redatta similarmente ad
un normale articolo della testata giornalistica. Fonte: Wikipedia.
171
Ibidem.
168

94

dalla crisi economica dallaltro. Le imprese editoriali hanno


richiesto laiuto statale, ottenuto dal governo Sarkozy con lo
stanziamento di oltre 200 milioni di euro addizionali ai
normali finanziamenti. Molti giornali, a causa di queste
difficolt, sono stati costretti a muoversi verso la Rete, non
senza molta diffidenza172. Il fattore che diversifica la
situazione francese da quella tedesca e da quella italiana che
i siti maggiormente seguiti dagli utenti a caccia di
informazioni non sono quelli dei giornali, ma di emittenti
come TF1 e France Televisions. Il modello pi diffuso per
quanto riguarda le testate online prevede una rigida
separazione tra le redazioni della carta stampata e online,
fenomeno che coinvolge colossi come Le Monde.fr o Le
Figaro.fr173. Nonostante le difficolt incontrate dai media
tradizionali, questi ultimi continuano ad essere anche in
Francia i siti pi visitati per ottenere informazioni. Tuttavia,
la distanza tra le nuove realt nate online e le trasposizioni
digitali di testate cartacee molto pi sottile rispetto a quanto
lo sia in Germania174. Il primo esempio descritto dai
ricercatori dellUniversit di Oxford AgoraVox. Nato nel
marzo del 2005, AgoraVox uno esempio di citizen
journalism. Lambizione del suo fondatore Carlo Revelli era
quella di rivoluzionare il comportamento dellindividuo nel
Web portando lutente ad una modus operandi pi attivo e
consapevole, ad esempio trovando dellinformazione non
ancora pubblicata o verificando una voce di corridoio175.
Negli anni AgoraVox cresciuto arrivando a lanciare delle
172

Ivi, p. 42.
Ibidem.
174
Un progetto indipendente come Rue89 vanta poco pi di 2 miloni di
utenti rispetto ai 6,3 di Le Figaro e ai 5,8 di Le Monde. Ivi, p. 44-45.
175
Ivi, p. 48.
173

95

versioni in inglese e in italiano, una piattaforma di


condivisione video (AgoraTV), dei canali tematici (dedicati
allambiente, al benessere e alla salute). La creatura di Revelli
concede la possibilit agli utenti, previa registrazione, di
pubblicare autonomamente i contenuti sul sito. Il compito dei
nove gestori di AgoraVox quello di controllare ed
eventualmente modificare quanto viene reso pubblico sul
sito, seguendo per una logica collaborativa e
partecipativa176. Il grande successo iniziale stato seguito da
una crisi arrivata sul finire del 2009, che ha ridotto
considerevolmente il traffico degli utenti e costringendo il
team di AgoraVox a fare affidamento a campagne di raccolta
fondi per integrare gli introiti pubblicitari177. Le difficolt
incontrate dal sito francese vanno comunque viste come parte
di una fase di stallo che vive il citizen journalism nel suo
complesso. Unaltra realt francese quella di Rue89, un sito
lanciato nel maggio del 2007 che si proponeva come modello
di integrazione tra giornalismo professionale e citizen
journalism. Sin dagli esordi la creatura dei reporter Pierre
Haski e Pascal Rich si distinta per la sua apertura, la sua
spinta allinnovazione e la sua indipendenza. Nonostante la
possibilit data ai lettori di inoltrare proposte al management
del sito, il potere decisionale su cosa pubblicare o meno
rimane in mano al vertice della piramide. Accanto ai
commenti degli utenti, trovano spazio quelli accademici,
avvocati o esperti di economia178. Si pu dire quindi che pur
incoraggiando la partecipazione del pubblico e pur cercando
di costruire una comunit fidelizzata intorno al sito, Rue89
non verte verso il giornalismo partecipativo, il sito cerca
176

Ivi, p. 49.
Ivi, p. 50.
178
Ivi, p. 53.
177

96

piuttosto di trovare un punto di incontro tra i professionisti e


i lettori. Il riscontro a livello di seguito stato pi che buono,
con una crescita costante fino al 2011 (2 milioni di utenti
unici al mese). Tuttavia, nonostante il successo, la forbice tra
spese e introiti ampia179. Sono state molte le iniziative
messe in atto da Rue89 per integrare i ricavi derivanti dalle
pubblicit: dalle-commerce al fundraising, sino ad arrivare
alla versione cartacea della testata180. Nel dicembre del 2011
il sito stato acquistato dal gruppo di Le Nouvel Observateur,
posseduto da Claude Perdriel, un settimanale nato come
cartaceo e divenuto tra i pi letti di Francia anche nella sua
veste digitale181. I prossimi anni diranno come Rue89
affronter la convivenza con un colosso delleditoria
tradizionale, quel che la ricerca di Nielsen e Bruno ha
evidenziato come nonostante questa testata online avesse
dimostrato di poter competere sul mercato dal punto di vista
delloriginalit dei contenuti, del seguito, della
partecipazione degli utenti e delluso dei nuovi formati
disponibili sul Web, il modello di business non fosse
sostenibile e come lattivit fosse in perdita. Lultimo caso
preso in esame per quanto concerne la Francia quello di
Mediapart. Lanciato nel 2008, Mediapart si distingue dalla
maggior parte delle realt presenti sul Web per una ragione: i
suoi contenuti sono accessibili solamente previa
sottoscrizione di un abbonamento (figura 16). I costi escluse
eventuali offerte sono di 9 al mese o 90 per tutto

179

Nel 2010 una spesa pari a circa 2,2 milioni di euro di fronte a dei ricavi
di circa 1,8 milioni di euro. Ivi, p. 56.
180
Ibidem.
181
Ivi, p. 57-58.

97

lanno182. La linea della testata, diretta da Edwy Panel, si


fonda sulla presa di distanza rispetto a qualsiasi tipo di
influenza politica o economica183, influenza da cui sostiene
Mediapart non sono invece esenti gli altri media. Il team di
questa realt francese si compone di 25 giornalisti, molti di
loro provenienti da altre importanti testate come Le Monde.
Lo stile che caratterizza Mediapart aggressivo, si cerca di
investigare nel mondo politco ed economico per portare alla
luce verit scottanti. Un caso emblematico si verific nel
giugno del 2010, quando il giornale francese decise di
pubblicare integralmente delle intercettazioni riguardanti
Liliane Bettencourt, una delle principali azioniste de LOreal.
Le registrazioni svelavano che questultima aveva aggirato il
pagamento di tasse tenendo una certa somma di denaro in
conti bancari svizzeri, il tutto favorito dalla complicit del
partito dellallora Presidente Sarkozy, lUnion pour un
Mouvement Popoulaire184. La pubblicazione da parte di
Mediapart, arricchita di giorno in giorno con costanti
aggiornamenti, cre un dibattito frenetico, oltre allo sdegno
dellopinione pubblica. Nonostante le reazioni legali del
Partito, lo scandalo era ormai scoppiato185. La ricerca del
RISJ rivela come gli introiti derivanti dalle sottoscrizioni
coprano la maggior parte dei ricavi186, con il resto di questi
Il sito offre anche la possibilit di essere testato dallutente per 15
giorni al costo di 1 https://www.mediapart.fr/abonnement.
183
Plenel E., Le prix de la libert in mediapart.fr, 16 marzo 2008,
(http://www.mediapart.fr/journal/france/100308/le-prix-de-la-liberte).
184
Bruno N., Nielsen R., Survival Is Success, Journalistic Online StartUps In Western Europe, cit., p. 60.
185
Ibidem.
186
Dopo lo scandalo Bettencourt, le sottoscrizioni sono raddoppiate. Ivi,
p. 62.
182

98

affidati alla vendita di e-books o a sussidi statali187. Dopo


anni in perdita, Mediapart ha raggiunto il break even nel 2012
facendo affidamento quasi esclusivamente sui ricavi
provenienti dai propri abbonati188. Tuttavia, non sono poche
le critiche che sono state mosse a questa intrigante realt
francese. In primo luogo, al di l dei proclami, linnovazione
non un carattere predominante nella logica di Mediapart.
La struttura della testata ricorda quella dei formati cartacei,
manca un utilizzo delle nuove tecnologie offerte dalla Rete.
Soprattutto, la sua accessibilit limitata vanifica la
concezione stessa della Rete come scambio libero di
informazioni. Unaltra critica accusa Mediapart di essere
stata troppo apertamente anti-Sarkozy e di essere invece
vicina alla sinistra francese189. Al di l di queste
considerazioni, lesperimento di Mediapart e la sua scelta del
paywall stanno al momento funzionando. La testata di Plenel
riuscita a trovare la propria fetta di pubblico, altamente
fidelizzata. Fintanto che i lettori saranno disposti a pagare per
accedere a questi contenuti, Mediapart potr portare avanti le
investigazioni e le battaglie che lo hanno fino a questo
momento caratterizzato.

187

Ivi, p. 63.
Ibidem.
189
Ivi, p. 64.
188

99

(figura 16 un articolo di Mediapart del 14 novembre 2013.


Limmagine mostra la scritta La lecture des articles est rserve
aux abonns, che significa La lettura degli articoli riservata
agli abbonati. In basso si nota come lincipit del pezzo vada via
via sfumando fino a sparire)

Italia. E giunto il momento di prendere in esame la realt


italiana, lultima analizzata dalla ricerca dellUniversit di
Oxford. Appare un evidente ritardo rispetto agli altri paesi,
fino al 2010 infatti lunica testata online meritevole di essere
considerata stata Dagospia. Lanciato nel maggio del 2000,
Dagospia prese a modello lamericano Drudge Report, di cui
si parlato in precedenza in merito al sexgate. Pettegolezzi e
voci di corridoio, in particolar modo riguardanti il mondo
della politica. Dagospia stato in grado di ottenere un buon
riscontro di pubblico e di mettere in piedi un modello di
100

business sostenibile fino al 2010, anno in cui il fondatore


Roberto DAgostino ha deciso di applicare un paywall
allarchivio del sito190. Per quasi un decennio Dagospia
stata lunica realt italiana di un certo rilievo nel campo delle
testate giornalistiche nate online, fenomeno da ricollegarsi al
ritardo con cui, rispetto ai principali paesi europei, lItalia ha
visto crescere la diffusione e lutilizzo di Internet nel proprio
territorio. I ricercatori di Oxford hanno individuato un altro
motivo in grado di spiegare il gap che lItalia si vista
costretta a colmare. Il sistema mediatico italiano vede degli
intrecci con il mondo politico, cos come quello economico o
industriale, che non presentano affinit con nessunaltra
situazione in Europa191. Tuttavia, nel corso degli anni, i
grandi gruppi editoriali si sono mossi con lentezza nel mondo
del Web, ritardo che potrebbe in qualche modo favorire
linserimento e la crescita di altre realt. Ma presente
unaltra criticit nel sistema italiano: i costi di gestione sono
infinitamente pi alti. Questo significa che i siti necessitano
di flussi di traffico particolarmente copiosi. A tal proposito i
ricercatori riportano che un sito come il tedesco
Perlentaucher, in grado di raggiungere il break even in
Germania, avrebbe approssimativamente bisogno in Italia di
un traffico 10 volte superiore a quello che ha attualmente per
sopravvivere192. Nonostante le molte difficolt, a partire dal
2010 qualcosa si iniziato a muovere. Il 20 aprile del 2010
stato lanciato Il Post. Creato da Luca Sofri, blogger e
giornalista, il modello scelto stato quello dellamericano
Huffington Post. Lobiettivo di questo sito di trovare un
equilibrio tra la selezione e la raccolta di notizie di altri media
190

Ivi, p. 69.
Ivi, p. 70-71.
192
Ivi, p. 74.
191

101

e lanalisi, la critica, il tutto condito dalla partecipazione


dellutenza. Sofri non vuole inserirsi nel mercato come
concorrente dei media tradizionali, si mira piuttosto ad
attirare una nicchia di pubblico in cerca di orientamento nel
sovraccarico informativo della Rete193. La redazione de Il
Post ripropone notizie altrui accompagnadole con una breve
introduzione ed un link alla fonte, ma produce anche
contenuti originali, approfondimenti, soprattutto in materia di
blog194. Tuttavia, la creatura di Sofri non ancora riuscita a
far crescere la propria nicchia di pubblico, che sembra essere
limitata principalmente alla blogosfera195. Altro interessante
progetto italiano quello di Lettera43. Nato pochi mesi dopo
Il Post (ottobre 2010), questo sito si propone come un mix tra
notizie di attualit, approfondimenti e gossip. Il fondatore
Paolo Madron, giornalista che ha a lungo collaborato con
testate di economia e finanza come Il Sole 24 Ore, oltre ad
essere stato vice-direttore del settimanale Panorama e
direttore della rivista Economy. Le conoscenze di Madron nel
mondo finanziario hanno consentito a Lettera43 di partire con
un budget di gran lunga superiore a quello di testate
concorrenti, oltre a garantirgli importanti accordi
pubblicitari196. La redazione composta da circa 20 persone,
oltre a circa 50 collaboratori esterni. Con oltre 80 notizie
pubblicate giornalmente, il prudente utilizzo di elementi
multimediali e un approccio tradizionale, il sito si propone
come un competitor dei grandi gruppi editoriali. Lobiettivo
raggiungere un pubblico di massa, non una nicchia.
193

Ivi, p. 76.
Il sito ospita infatti una rete composta da circa 50 blogger non
retribuiti.
195
Ivi, p. 77.
196
Ivi, p. 80.
194

102

Nonostante i buoni risultati ottenuti sia a livello traffico


generato, sia per quanto riguarda gli investimenti dei
pubblicitari, il break even un obiettivo non facilmente
raggiungibile in virt del desiderio di Madron di competere
con i colossi del giornalismo italiano197. E Linkiesta lultimo
caso preso in esame dai due ricercatori del RISJ. Il progetto
ambizioso, come si pu leggere sul sito stesso nella sezione
chi siamo:

Linkiesta.it

un giornale digitale indipendente, promarket, libero da ideologie e posizioni precostituite.


Dal punto di vista editoriale Linkiesta.it si posiziona
come organo di approfondimento e inchieste su
politica, economia e finanza, temi sociali. Linkiesta.it
uniniziativa innovativa che intende sfruttare
appieno il potenziale delle tecnologie digitali per
superare il concetto tradizionale di giornale,
promuovendo anche in Italia il concetto di citizen
journalism. Per questo motivo intende dare spazio
nella produzione editoriale ad una nuova generazione
di commentatori, provenienti dalla associazioni,
dalluniversit, dalla scuola e dalle professioni, che
oggi, purtroppo, non hanno spazio sulla stampa
tradizionale198.

A conferma della ricerca di indipendenza del sito, la


Societ divisa tra 84 soci, i quali ai sensi dello Statuto
non possono detenere quote superiori al 5% del capitale199.
197

Ivi, p. 82.
http://www.linkiesta.it/chi-siamo
199
Ibidem.
198

103

Linkiesta non si propone, a differenza di Lettera43, come


competitor dei grandi gruppi editoriali, lobiettivo del
progetto bens quello di fornire al pubblico degli
approfondimenti, accompagnati da commenti ed inchieste. I
contenuti sono accessibili gratuitamente, ma Linkiesta chiede
supporto ai propri lettori tramite la sottoscrizione di un
abbonamento200, unopzione che qualora ricevesse un buon
seguito consentirebbe al sito di integrare gli introiti
pubblicitari con altri, indispensabili ricavi. Quantomeno per
sopravvivere, risultato dice la ricerca dellUniversit di
Oxford da considerare gi come un successo.
Huffington Post. Oltreoceano la situazione sembra essere
differente. Negli Stati Uniti esistono progetti che sono stati in
grado di imporsi sul mercato ben oltre la semplice
sopravvivenza. Il caso pi eclatante quello dellHuffington
Post201. Definire i confini delle realt presenti sulla Rete non
semplice: cos lHuffington Post? Un giornale online? Un
blog? Un aggregatore di notizie? Una piattaforma social?
Come scrive Luca Sofri nel suo blog Wittgenstein202, sono
soprattutto un grande editore, capace di vendere i suoi
prodotti molto diversi tra loro e di individuare la domanda del
mercato203. LHuffington Post nasce nel maggio del 2005,
fondato da Arianna Huffington con la collaborazione di
Kenneth Lerer, Andrew Breitbart e Jonah Peretti204. Lidea
Tre opzioni disponibili: 6 mesi a 54 , 12 mesi a 90 o 12 mesi a 500
in qualit di sostenitore. http://www.linkiesta.it/abbonati-linkiesta
201
http://www.huffingtonpost.com
202
http://www.wittgenstein.it
203
Sofri L., Cosa lo Huffington Post, davvero in wittgenstein.it. 24
settembre
2012,
(http://www.wittgenstein.it/2012/09/24/cosa-e-lohuffington-post/).
204
Fonte: Wikipedia.
200

104

per lHuffington Post sostiene la Huffington in un intervista


su Corriere.it nata dallosservazione di come molte delle
discussioni pi importanti su politica e societ si stavano
spostando sulla Rete, ma tante personalit importanti, con
idee forti, erano tagliate fuori dal mondo di Internet. Cos ho
deciso di creare una piattaforma che permettesse anche a
queste voci di partecipare al dialogo online205. La crescita
del sito stata costante, nel 2008 lHuffington Post ha iniziato
ad espandersi attraverso delle versioni locali206, mentre nel
2011 la creatura di Arianna Huffington si spinta oltre i
confini statunitensi207. Nello stesso anno, ma in febbraio,
qualche mese prima della nascita di HuffPost Canada
(maggio), la prima edizione internazionale del sito, il colosso
americano AOL208 decide di investire circa 300 milioni di
dollari per comprare lHuffington Post, partito con un
investimento iniziale di 1 milione di dollari209. In seguito
allacquisizione da parte di AOL, Arianna Huffington,
Cella F., Arianna Huffington: Pronta a portare il mio Post anche in
Italia,
in
corriere.it,
1
ottobre
2011,
(http://vitadigitale.corriere.it/2011/10/11/arianna-huffington-pronta-aportare-il-mio-post-anche-in-italia/).
206
Le prime sono state HuffPost Chicago e HuffPost New York, seguite
da altre come HuffPost Denver o HuffPost Los Angeles. Fonte: Wikipedia.
207
LHuffington Post arrivato in Canada, Germania, Spagna, Francia,
Giappone, Maghreb, Regno Unito. Esiste anche una versione italiana in
collaborazione con il Gruppo Espresso, diretta da Lucia Annunziata e
nata nel settembre del 2012.
208
AOL Inc. (in precedenza America Online, Inc. e AOL, LLC) una
multinazionale mass media che si sviluppa, cresce e investe in marchi e
siti web ed , dato 2006, il pi grande internet service provider del mondo
con i suoi 30 milioni di utenti. Fonte: Wikipedia.
209
Aol, 315 milioni per l'Huffington Post, in corriere.it, 7 febbraio 2011,
(http://www.corriere.it/economia/11_febbraio_07/aol-acquistaHuffington%20Post_2148d7be-3287-11e0-8ce8-00144f486ba6.shtml).
205

105

diventa presidente e redattore capo del nuovo gruppo (The


Huffington Post Media Group), che integra i contenuti delle
due aziende210. Alla domanda se lacquisizione da parte di
AOL possa rappresentare un problema per il carattere
ribelle che ha caratterizzato il sito fin dalla sua creazione,
Arianna Huffington risponde: Stiamo seguendo un percorso
molto simile a quello generale di Internet. Il Web cresciuto
e con lui i navigatori, non sono pi degli adolescenti ma un
pubblico pi maturo: non prendono pi appuntamenti al buio
con centinaia di siti n si accontentano di mangiare junk
food. Tendono a concentrarsi su pochi siti di qualit per
leggere autori e contenuti di valore211. La risposta della
Huffington esprime in maniera puntuale la capacit del sito
di plasmarsi in base alle domande di mercato, uno dei motivi
che spiega il successo straordinario ottenuto da questo
progetto. Un altro importante traguardo viene raggiunto
lanno successivo, nel 2012, quando il premio Pulitzer, il
massimo riconoscimento in campo giornalistico, viene
assegnato proprio ad un inviato dellHuffington Post212. A
vincere il prestigioso premio, categoria National Reporting,
stato David Wood, il quale ha raccontato nel suo lavoro
Beyond the Battlefield (in italiano, Oltre il campo di
battaglia) la vita di alcuni veterani di guerra rimasti ferirti in
Afghanistan e in Iraq e delle loro famiglie. Strutturato in 10
episodi, il premio ricevuto dal reportage di Wood ha suscitato
la reazione entusiasta di Arianna Huffington: We are
delighted and deeply honored by the award, which recognizes
210

Ibidem.
Cella F., Arianna Huffington: Pronta a portare il mio Post anche in
Italia, in corriere.it, 1 ottobre 2011, (cit.).
212
Per la prima volta nella storia un Pulitzer viene assegnato ad un
giornalista di un media online.
211

106

both Davids exemplary piece of purposeful journalism and


HuffPosts commitment to original reporting that affects both
the national conversation and the lives of real people213. Il
successo non mai casuale, resta da capire quindi quali sono
state le strategie vincenti messi in atto dalla Huffington e dai
suoi collaboratori. Unanalisi molto accurata stata
pubblicata da Vittorio Veltroni su Prima Comunicazione.
Non per tutti chiaro cosa sia effettivamente la corazzata
Huffington Post214, scrive Veltroni nellincipit del suo
articolo. In realt, le domande che ruotano intorno al
fenomeno Huffington Post derivano da un senso di
incomprensione generata dallapparenza tuttaltro che
rivoluzionaria del sito. Come si spiega allora il suo successo?
Scrive Sofri su Wittgenstein: Lo Huffington Post non ha
avuto nessuna idea rivoluzionaria: a guardarlo e leggerlo non
un oggetto diverso, in termini di contenuti e di forma, da
moltissimi siti di news. La sua unica e vincente idea
rivoluzionaria stata quella di sfruttare [] ogni opportunit
nuova offerta dalla rete: fare tutto, farne tanto, farlo
professionalmente215. Come lo definisce Veltroni,
lHuffington Post non un giornale, non un editore, non
un produttore di contenuti, bens una technology company
213

Siamo felicissimi e profondamente onorati per il premio, che


riconosce sia il valore esemplare degli articoli di David, sia limpegno
dellHuffPo verso uninformazione originale che riferisce sia del dibattito
nazionale che della vita delle persone comuni, Calderone M., Huffington
Post Awarded Pulitzer Prize in huffingtonpost.com, 16 aprile 2012,
(http://www.huffingtonpost.com/2012/04/16/huffington-post-pulitzerprize-2012_n_1429169.html).
214
Veltroni V., HuffPost, un gioiello di piattaforma tecnologica, 1
settembre 2012. Prima Comunicazione.
215
Sofri L., Cosa lo Huffington Post, davvero in wittgenstein.it. 24
settembre 2012, (cit.).

107

impegnata nel campo del social networking216. Il cuore


dellimpresa Huffington Post non tanto nei diversi prodotti
che presenta al consumatore (il sito, il magazine iPad, la
televisione digitale), ma nella piattaforma tecnologica che
permette alle molecole di contenuto di trasformarsi in
elementi di scambio sociale217. LHuffington Post una
macchina orientata verso la condivisione social218 che sfrutta
la potenza dellaggregazione di contenuti altrui e lattivit dei
blogger plasmando il tutto in base allottimizzazione per i
motori di ricerca. Il SEO come una bibbia: Hanno capito la
scienza del SEO (search engine optimization) e ne sono
diventati scienziati: nei titoli, nei testi, nei tag, nella stessa
scelta delle notizie da pubblicare219. In questo senso,
linformazione non il fine ultimo del meccanismo creato da
Arianna Huffington, ma lo strumento, da modificare ed
adattare costantemente in base alle necessit, per andare
incontro alla domanda del pubblico. Unofferta i contenuti
Veltroni V., HuffPost, un gioiello di piattaforma tecnologica in
primacomunicasione,
1
settembre
2012,
(http://www.ufficiostampa.rai.it/pdf/2012/2012-0901/2012090122696950.pdf).
217
Ibidem.
218
Le notizie sono diventate sociali, nel passato la gente le leggeva
sul divano, oggi gli articoli si ricevono mentre si galoppa a cavallo.
Cambiano i mezzi con cui linformazione ci raggiunge, ma rimane sempre
giornalismo, buono o cattivo. Chi legge per non si accontenta pi di
assorbire le informazioni ma vuole anche commentarle, mettere il Like
. Cella F., Arianna Huffington: Pronta a portare il mio Post anche in
Italia, in corriere.it, 1 ottobre 2011, (cit.).
219
Sofri L., Cosa lo Huffington Post, davvero in wittgenstein.it. 24
settembre 2012, (cit.). A tal proposito, nello stesso articolo, Sofri racconta
un episodio emblematico: quando mi mostrarono la redazione, la prima
volta che andai, mi dissero: quei venti sono la redazione, gli altri
cinquanta fanno SEO.
216

108

che si plasma in accordo alle richieste degli utenti, recepite


tramite parametri quali la frequenza con cui un termine
compare in un motore di ricerca o i like social ricevuti da un
determinato argomento. Spiega Veltroni: Ciascun contenuto
scritto, filmato, fotografato, prodotto, aggregato, linkato o
bloggato che sia deve essere scomponibile in modo da poter
essere utilizzato pi volte, in versioni differenti e infunzione
dei trend di ricerca e di scambio sociali che dominano in quel
preciso momento. Nessun contenuto dunque compiuto,
finito, cristalizzato in nessun momento220. La piattaforma
che regge lHuffington Post offre da questo punto di vista
opportunit incredibili. Infatti, come scrive Veltroni nel suo
articolo, la piattaforma concepita per ottimizzare i singoli
contenuti per i motori di ricerca quanto pi meticolosamente
possibile. Vengono mostrati continuamente i termini pi
utilizzati nei motori di ricerca, cos come i like social che
sono correlati agli argomenti del contenuto che sta per essere
inserito. A quel punto la piattaforma consente due
opportunit alleditor o al blogger che sta per pubblicare
qualcosa: la prima quella di creare titolo, sottotiolo e
didascalia adattandoli in base alle informazioni messe a
disposizione dalla piattaforma stessa; la seconda prevede
invece la possibilit di affidarsi alla generazione automatica
di titolo, sottotiolo e didascalia, plasmati in modo da ottenere
un eccellente piazzamento nei motori di ricerca e un interesse
alla condivisione social (figura 17).

Veltroni V., HuffPost, un gioiello di piattaforma tecnologica in


primacomunicasione, 1 settembre 2012, (cit.).
220

109

(figura 17 Il titolo principale dellHuffington Post il 14


novembre 2013 alle 15:57)

Proprio questultimo aspetto unaltra chiave del successo


dellHuffington Post.

Per generare scambio e condivisione, la piattaforma


integra lelemento sociali al contenuto stesso, cos
come il modello editoriali prevede il costante
riferimento ai trend social e di ricerca. Ciascun
articolo, notizia breve, fotogallery o video permette il
commento, la condivisione o il salvataggio per la
lettura ritardata. Ciascun commento a sua volta
commentabile o segnalabile, con un meccanismo che
evidenzia i commentatori preferiti o pi letti e li eleva,
a loro volta, al ruolo di blogger []221.

221

Ibidem.

110

Viene meno la separazione tra notizia e commento, tra


articolo e opinione. Tutto si fonde in un ambiente polifonico
che annulla qualsiasi tipo di gerarchia e che mischia voce
editoriale
e
voce
amatoriale,
racconto
e
222
commercializzazione .
Lo
stesso
intreccio
tra
professionale e amatoriale rintracciabile nelle fonti dei
contenuti che vengono postati sul sito. La parole dordine in
tal senso repackaging, ovvero rielaborazione. Tutti i
contenuti pubblicati su Huffington Post, indipendentemente
dalla loro provenienza223, subiscono un processo di
riconfezionamento (che gran parte del lavoro del team del
sito) in modo tale da renderli appetibili per i motori di ricerca
e per i social network. Vittorio Veltroni porta ad esempio un
caso che vale la pena riproporre integralmente:

Il caso tipo quello raccontato da Farhad Manjoo,


un noto blogger tecnologico americano, che racconta
come un suo post su un pessimo telefono sia stato
ripreso da un editor dellHuffPo che, oltre a linkare
larticolo originale, ha aggiunto 160 parole di
riassunto (parole scelte per ottimizzare la ricerca e lo
scambio sociale), una fotogallery (taggata per essere
ottimizzata su Pinterest224) di altri pessimi telefoni
222

Ibidem.
Siano essi contenuti che nascono dalla riaggregazione di
notizie prese da altri siti o agenzie, oppure contenuti
originali prodotti dai blogger che scrivono per lHuffington
Post.
224
Pinterest un social network fondato nel 2010 da Evan
Sharp, Ben Silbermann e Paul Sciarra dedicato alla
condivisione di fotografie, video ed immagini. Pinterest
223

111

(scelti tra i telefono pi odati su Fb) e cambiato il


titolo per scatneere il dibattito social (il titolo era
diventato: Qual il peggior telefono in
circolazione). Questa attivit viene svolta in
continuit su ogni pezzo di contenuto e la piattaforma
permette questo livello di flessibilit agli editor che
spesso non hanno preparazione tecnica, ma solo
editoriale. E si consideri un altro dato: questo lavoro
viene ripetuto anche pi volte sullo stesso articolo per
riflettere i cambiamenti nelle parole pi ricercate o
scambiate socialmente225.

Figura 18 e 19 mostrano rispettivamente larticolo del


blogger Farhad Manjoo e il contenuto rielaborato
dallHuffington Post.

permette agli utenti di creare bacheche per gestire la


raccolta di immagini in base a temi predefiniti o da loro
generati. Il nome deriva infatti dall'unione delle parole
inglesi pin (appendere) e interest (interesse). Fonte:
Wikipedia.
225
Ibidem.

112

(figura 18 larticolo postato da Farhad Manjoo su Slate)

(figura 19 il contenuto pubblicato sullHuffington Post dopo il


lavoro di repackaging)
113

Il pezzo di Farhad Manjoo una recensione completa e


dettagliata, mentre il sito americano si limita a riportarne
alcuni stralci. E sufficiente tuttavia guardare gli sharing
buttons per notare come il primo sia stato condiviso
solamente su Facebook (appena 3 volte); il secondo invece,
oltre a 70 condivisioni sul social network di Mark
Zuckerberg226, ha raggiunto 120 condivisioni su Twitter ed
stato inoltrato per 17 volte via email. Non manca la
componente interattiva nella rielaborazione degli editor
dellHuffington Post. In fondo allarticolo si legge: Now we
want to hear from you: What phone would you pick as the
worst and why? Click Add a Slide to submit it below
(ovvero, Ora vogliamo sentire la vostra: quale telefono
pensate sia il peggiore e perch? Cliccate su Aggiungi una
Diapositiva per inviarlo pi in basso). Agli utenti viene
data la possibilit di partecipare attivamente al dibattito su
quale sia il peggior telefono cellulare al mondo non solo
tramite commenti testuali, ma anche attraverso delle foto.
Non tutto, le immagini possono essere a loro volta condivise
sui social network. Secondo Veltroni lHuffington Post non
tuttavia una macchina perfetta: i frequenti cambiamenti
degli algoritmi di ricerca, uniti al fatto che sempre pi i
motori, nella loro gerarchia, cominciano a includere elementi
di successo social (quindi prediligono risultati che sono stati
condivisi o liked a seguito della ricerca), rendono sempre
meno efficaci alcuni dei trucchi seo maggiormente in
voga227. C unaltra criticit che potrebbe in futuro mettere
a rischio il meccanismo creato da Arianna Huffington.
Nessuno tra i blogger che producono contenuti per il sito
226
227

Fondatore di Facebook.
Ibidem.

114

retribuito direttamente dal colosso statunitense. Tanto i


blogger amatoriali, quanto quelli pi famosi, non
percepiscono alcun compenso, fatta eccezione per coloro che
vengono pagati da corporation o associazioni che
intervengono nelle discussioni che vertono sui temi che li
riguardano228. Ai blogger viene offerto, in cambio dei loro
post, laccesso ad unaudience enorme, traducibile in termini
di visibilit. Il problema sottolineato da Veltroni legato alla
molteplicazione dei contenuti disponibili, unita alla velocit
della loro rielaborazione e alla profondit delle conversazioni
che vengono generate e che si sviluppano intorno a questi
contenuti. [] il che comporta che la leggibilit del sito
diminuisce e, quindi, la promessa fatta ai collaboratori
gratuiti di accesso diretto a una audience colossale viene a
mancare a fronte di una crescente difficolt di esposizione. Il
che produce un [] paradosso: il principale motivo di
reclutamento dellarmata di collaboratori gratuiti viene messa
sotto pressione dal successo stesso del sistema229.
Nellaprile del 2011 il blogger Jonathan Tasini230 ha lanciato
una battaglia legale nei confronti dellHuffington Post. Tasini
non ha esitato a definire Arianna Huffington, in una
conferenza stampa, come una schiavista: The Huffington
bloggers have essentially been turned into modern-day slaves
on Arianna Huffingtons plantation231. La causa iniziata da
228

Ibidem.
Ibidem.
230
Per oltre vent'anni ha lavorato negli Stati Uniti come authors' advocate
nel mondo dell'informazione e dell'editoria; ha guidato e vinto la decisiva
battaglia per i diritti digitali contro The New York Times.
231
I bloggers dellHuffington Post sono essenzialmente diventati gli
schiavi dei nostri tempi che lavorano nella piantagione di Arianna
Huffington. Peters J., Huffington Post Is Target of Suit on Behalf of
Bloggers,
in
nytimes.com,
12
aprile
2011,
229

115

Tasini si presto trasformata in una vera e propria class


action con oltre 9.000 blogger a chiedere un risarcimento di
circa 100 milioni di dollari. Circa un terzo del ricavato
dallacquisizione dellHuffington Post da parte di AOL, una
delle ragioni che hanno spinto i blogger a passare alle vie
legali232. La reazione da parte del giornale online stata di
totale chiusura rispetto alle rivendicazioni di Tasini e degli
altri blogger: [] our bloggers use our platform[] to
connect and help their work be seen by as many people as
possible233, ha dichiarato un portavoce di Arianna
Huffington, Mario Ruiz. La replica della stessa Arianna
Huffington non si fatta attendere, arrivata proprio tramite le
pagine dellHuffington Post. Lincipt del post emblematico:
The lawsuit filed Tuesday by Jonathan Tasini is so utterly
without merit, and has been so thoroughly eviscerated in the
media -- including being ridiculed as the "dumbest lawsuit
ever" -- I am hesitant to take any time away from aggregating
adorable kitten videos to respond234. Arianna Huffington
traccia anche una linea di demarcazione tra i blogger e alter
figure facenti parte della redazione del Post. Questi ultimi,
(http://mediadecoder.blogs.nytimes.com/2011/04/12/huffington-post-istarget-of-suit-on-behalf-of-bloggers/?_r=1).
232
Ibidem.
233
I nostri blogger usano la nostra piattaforma per connettersi e aiutare
il loro lavoro ad essere visto da pi persone possibile. Ibidem.
234
La causa presentata marted da Jonathan Tasini cos totalmente
priva di valore, ed stato cos accuratamente sviscerata dai media cos
come stata ridicolizzata e definita come lazione legale pi stupida di
sempre che mi fa essere titubante nel portar via tempo alla
pubblicazione di video di gattini adorabili per rispondere. Huffington A.,
About That Lawsuit... in huffingtonpost.com, 13 aprile 2011,
(http://www.huffingtonpost.com/arianna-huffington/huffington-postlawsuit_b_848942.html).

116

retribuiti, hanno per degli incarichi da portare a termine, cos


come delle precise scadenze, a differenza dei blogger che
possono postare quando vogliono, scrivendo di qualsiasi cosa
sia di loro interesse, oltre a mantenere i diritti sui loro pezzi,
che consente loro di ripubblicarli dove meglio credono o
riformularli in base ai loro desideri235. The key point that the
lawsuit completely ignores (or perhaps fails to understand) is
how new media, new technologies, and the linked economy
have changed the game, enabling millions of people to shift
their focus from passive observation to active
participation236. Prosegue Arianna Huffington: Free
content shared by people who want to connect, share their
passions, and have their opinions heard fuels much of what
appears on Facebook, Twitter, Tumblr, Yelp, Foursquare,
TripAdvisor, Flickr, and YouTube237. Viene poi citato un
giornalista del New York Times, John Hrvatska, che in merito
allazione legale di Tasini scrive: So, does this mean when
YouTube was sold to Google that all the people who posted
videos on YouTube should have been compensated?238.
Nella conclusione del suo articolo, Arianna Huffington torna
235

Ibidem.
Il punto fondamentale che lazione legale ignora completamente (o
perlomeno fatica a comprendere) come i nuovi media, le nuove
tecnologia e la linked economy hanno cambiato il gioco, abilitando
milioni di persone a spostare il loro punto di vista dallosservazione
passiva alla partecipazione attiva. Ibidem.
237
Contenuti gratuiti condivisi da personen che che vogliono
connettersi, condividere le loro passioni e far ascoltare le loro opinioni
riforniscono la maggior parte di ci che appare su Facebook, Twitter,
Tumblr, Yelp, Foursquare, TripAdvisor, Flickr, and YouTube. Ibidem.
238
Questo significa che quando YouTube stato venduto a Google tutte
le persone che hanno postato video su YouTube sarebbero dovute essere
pagate?. Ibidem.
236

117

con risentimento sul parallelismo formulato da Tasini tra la


condizione di scrivere per il Post e la schiavit. There is a
key difference between "slavery" and "choosing voluntarily
to write for free for one of the country's most popular political
websites239, afferma Arianna Huffington citando Matt
Welch, direttore di Reason. Dal punto di vista legale la
posizione della giornalista greca, poi naturalizzata
statunitense, inattaccabile. Non essendo stato firmato alcun
contratto che prevedesse una retribuzione per i contenuti
forniti dai blogger, le rivendicazioni di Tasini e gli altri
perdono qualsiasi tipo di valore. E vero che queste persone
hanno scelto liberamente di collaborare a titolo gratuito per
lHuffington Post, accettando di non essere retribuiti in
cambio della cassa di risonanza offerta dal sito. E probabile
che lo straordinario successo del sito, culminato nella vendita
plurimilionaria ad AOL, abbia creato frustrazione nel
constatare come quella cifra, incassata da pochi, abbia in
realt visto il coinvolgimento di molti, rimasti invece fuori
dal ristretto circolo del guadagno. Lerrore di Tasini e di tutti
gli altri blogger stato quello di accettare di collaborare
gratuitamente, attirati dalla pubblicit garantita dal sito. Nel
momento in cui nessun blogger avesse accettato di offrire i
propri articoli senza un ritorno economico, allHuffington
Post non sarebbe che rimasta una scelta tra il rinunciare a loro
e loffrire un compenso. Ma venuta a mancare questa presa di
posizione e accettata la collaborazione a titolo gratuito,
qualsiasi rivendicazione dal punto di vista legale priva di
fondamento. Cos come appur il giudice John Koeltl circa
un anno dopo, nellaprile del 2012, respingendo le richieste
C una differenza chiave tra la schiavit e scegliere
volontariamente di scrivere gratuitamente per uno dei siti politici pi
popolari del paese . Ibidem.
239

118

di Tasini. I blogger erano, sostiene Koeltl, pienamente


consapevoli che il loro lavoro non sarebbe stato retribuito, per
questo motivo un compenso rappresenterebbe una modifica
retrospettiva degli accordi presi in precedenza240. The
principles of equity and good conscience do not justify giving
the plaintiffs a piece of the purchase price when they never
expected to be paid, repeatedly agreed to the same bargain,
and went into the arrangement with eyes wide open241, ha
scritto il giudice nella sentenza. Nonostante la sconfitta,
Jonathan Tasini ha immediatamente dichiarato di voler
continuare a battersi contro il lavoro non retribuito di tutti
coloro che forniscono dei contenuti editoriali sul Web. Il
fenomeno dei mancati compensi per coloro che scrivono su
Internet il fulcro di questa ricerca e si torner pi avanti,
nella seconda parte della tesi, ad analizzare tutte le
componenti di quello che Tasini definisce un cancro242. Sar
240

Pilkington E., Huffington Post bloggers lose legal fight for AOL
millions
in
theguardian.com,
1
aprile
2012,
(http://www.theguardian.com/media/2012/apr/01/huffington-postbloggers-aol-millions).
241
I principi di equit e buona coscienza non giustificano il dare ai
querelanti una parte dei ricavi della vendita dal momento in cui loro non
hanno mai pensato di venire pagati, hanno ripetutamente accettato lo
stesso accordo e hanno raggiunto lintesa con piena consapevolezza.
Stempel J., Unpaid bloggers' lawsuit versus Huffington Post tossed in
reuters.com,
30
marzo
2012,
(http://www.reuters.com/article/2012/03/30/us-aol-huffingtonpostbloggers-idUSBRE82T17L20120330).
242
[] this idea that all individual creators should work for free is like
a cancer spreading through every media property on the globe (ovvero,
[] questa idea che tutti gli autori dovrebbero lavorare gratuitamente
come un cancro che si propaga in ogni media del mondo). Pilkington E.,
Huffington Post bloggers lose legal fight for AOL millions in
theguardian.com, 1 aprile 2012, (cit.).

119

sufficiente dire in questo frangente che Tasini ha poi


partecipato, il 28 aprile 2012, ad un panel del Festival del
Giornalismo di Perugia dal titolo La sostenibilit economica
del giornalismo digitale: problemi e prospettive, che verteva
sul trovare un efficace modello di business per valorizzare i
contenuti e retribuire in misura adeguata chi contribuisce al
processo editoriale243. Qualche giorno prima, poco dopo la
sconfitta legale contro lHuffington Post, Jonathan Tasini
aveva rilasciato una interessante intervista244 per il sito del
festival, di cui si riporteranno alcune parti salienti.

DOMANDA: Quali sono i problemi principali per


un giornalista digitale oggi?
RISPOSTA: Dipende se si intende un giornalista web
che ha un lavoro a tempo pieno presso una testata o
un giornalista freelance. I giornalisti che lavorano full
time presso una testata hanno visto incrementare
notevolmente la loro mole di lavoro negli ultimi anni,
normalmente senza un compenso aggiuntivo. Le
scadenze quotidiane proprie dell'era della carta
stampata si sono tramutate in una richiesta continua di
nuovi post e di tweet costanti. Ci sono enormi
aspettative: la nuova versione del giornalista a tutta
velocit in catena di montaggio. Per il giornalista
freelance si riduce tutto pi semplicemente a lavora
per noi gratuitamente. Se il giornalista freelance poi
lavora per il suo blog personale, allora nasce la
243

http://www.festivaldelgiornalismo.com/programme/2012/theeconomic-sustainability-of-digital-journalism-problems-and-prospects
244
Tasini: Huff Post sta diffondendo la malattia del lavora gratis in
tutto il mondo in festivaldelgiornalismo.com, 18 aprile 2012,
(http://www.festivaldelgiornalismo.com/post/24316/).

120

questione di come monetizzare i contenuti: c' della


pubblicit da qualche parte l fuori?
D: Cosa ci pu dire della sua causa legale con
l'Huffington Post? Come sapr, arriver presto anche
la versione italiana dell'HuffPo grazie a un accordo
con uno dei maggiori gruppi editoriali italiani, cosa ne
pensa?
R: L'Huffington Post un cancro che sta diffondendo
la sua malattia del lavora gratis in tutto il mondo.
Produce benefici solo per i suoi proprietari. Deve
essere debellato. Vorrei davvero raccomandare a tutti
i giornalisti di boicottare l'Huffington Post ovunque
voglia aprire, inviando un messaggio chiaro anche
agli inserzionisti: perderai parte del tuo business se vai
a fare pubblicit sull'HuffPost finch questo
sfruttatore della manodopera dei giornalisti non
inizier a retribuire le persone.
D: Cosa ne pensa di efficaci modelli di business per
valorizzare adeguatamente i contenuti on line prodotti
dai giornalisti? C' una soluzione a questo problema?
R: L'espressione modelli efficaci di business un
eufemismo per indicare che necessario spremere il
pi possibile la produttivit delle persone per ottenere
profitto. Credo che l'unico modo per compensare i
modelli di business sia quello di formare dei nuovi
sindacati per controbilanciare il mercato, grazie a
organizzazioni collettive che possano assicurare a chi
lavora una giusta retribuzione245.

245

Ibidem.

121

Nonostante il monito di Tasini, lHuffington Post


sbarcato anche in Italia, il 25 settembre 2012. AOL detiene il
51%, mentre il restante 49% nelle mani del Gruppo
LEspresso. La direzione del giornale andata a Lucia
Annunziata, che tra le innumerevoli esperienze passate pu
vantare la presidenza della RAI, la direzione del TG3, il ruolo
di inviato per Repubblica e quello di corrispondente da
Washington per il Corriere della Sera. Stesso format, stesso
successo. La versione italiana ha seguito le orme di quella
statunitense e dopo il primo anno di vita il Gruppo
LEspresso ha annunciato che il mese di settembre 2013 ha
registrato un traffico di 3 milioni 232mila utenti unici, 30
milioni di pagine viste e 3mila commenti in media al giorno,
oltre a circa 170mila fan su Faceook e oltre 100mila follower
su Twitter246. LHuffington Post Italia ha accompagnato i
lettori italiani in un anno ricco di avvenimenti, raccontati con
tempestivit e autorevolezza grazie alla copertura
giornalistica degli eventi in tempo reale della redazione
guidata da Lucia Annunziata, e alle opinioni di 495 blogger
espressione di diverse convinzioni e condizioni politiche,
economiche e religiose247. Ma tutti uniti nella concessione
di lavoro gratuito, si potrebbe aggiungere.

LHuffington Post Italia, compleanno da record, in gruppoespresso.it,


3 ottobre 2013. (http://www.gruppoespresso.it/it/sala-stampa/gruppoespresso-informa/documento/lhuffington-post-italia-compleanno-darecord.html).
247
Ibidem.
246

122

2.3

La blogosfera

Giuseppe Granieri, autore di Blog Generation, ritiene che


i blog siano, da un punto di vista strumentale, il modello pi
semplice di sistema per la gestione dei contenuti248, tanto da
far coincidere il primo blog con il primo sito Web in assoluto.
Del resto, prosegue Granieri, lidea del creatore di Internet,
Berners-Lee, era di realizzare uno spazio in cui la
pubblicazione dei contenuti fosse facile quanto la loro
consultazione249. Ma cos un blog? Bisogna innanzitutto
dire che il termine, abbreviazione di web log, stato coniato
Jorn Barger, blogger statunitense conosciuto per essere
lautore di un sito, Robot Wisdom, che ebbe una certa
influenza fin dalla fine degli anni 90. In Rete possibile
trovare un numero infinito di definizioni per la realt del blog,
ma una delle pi pertinenti quella riportata nella pagine
inglese di Wikipedia: A blog (a truncation of the expression
web log) is a discussion or informational site published on the
World Wide Web and consisting of discrete entries ("posts")
typically displayed in reverse chronological order (the most
recent post appears first)250. Nati inizialmente come forme
di espressione individuale, i blog hanno poi seguito
unevoluzione che li ha portati ad essere realt polifoniche.
Scrive Andrew Sullivan, giornalista e blogger statuinitense:
[] The key to understanding a blog is to realize that its a
248

Granieri G., Blog generation, 2009, Laterza, p. 25.


Ivi, p. 26.
250
Un blog (troncamento dellespressione web log) un sito di
discussione o informazione pubblicato su Internet e costituito da voci
separate (i post) solitamente esposti in ordine cronologico inverso (il post
pi recente appare per primo).
249

123

broadcast, not a publication. If it stops moving, it dies251. La


diffusione del blog nella Rete ha rappresentato una piccola
rivoluzione inserita nel contesto pi ampio della nascita del
Web 2.0: grazie a questo strumento la Rete cambiata: la
diffusione dei weblog ha finalmente connesso milioni di
persone, trasformandola da rete di contenuti in infrastruttura
di discussione252. Il blog stato lo strumento che ha
consentito agli utenti di Internet di passare da una condizione
di passivit ad una di pi attiva partecipazione nel
modellamento delluniverso del Web. Un altro elemento
fortemente caratterizante la semplicit di utilizzo, che
spiega il successo e la capillare diffusione del blog. Il
processo di apprendimento alla portata dellutente meno
competente perch non richiede n conoscenze tecniche n
capacit di impaginazione. Il blog, infatti, gi pronto per
luso: per cominciare sufficiente avere qualcosa da scrivere
e da condividere con i propri lettori253. Non richiedendo
competenze, n un impegno particolare, la creazione di un
blog stata presa in considerazione da un numero sterminato
di persone, che ha usato questa piattaforma anche per
condividere semplicemente i propri pensieri, come una sorta
di diario online. Ma a differenza del diario, [] a blog,
unlike a diary, is instantly public. It transforms this most
personal and retrospective of forms into a painfully public
251

La chiave per comprendere un blog realizzare che si tratta di una


trasmission, non di una pubblicazione. Se si ferma, muore. Sullivan A.,
Why
I
Blog
in
theatlantic.com,
1
novembre
2008
(http://www.theatlantic.com/magazine/archive/2008/11/why-iblog/307060/).
252
Granieri G., Blog generation, cit., p. 25.
253
Maistrello S., Come si fa un blog, Edizione Tecniche Nuove, 2004, p.
15.

124

and immediate one. It combines the confessional genre with


the log form and exposes the author in a manner no author
has ever been exposed before254. Non semplice dare una
forma alla blogosfera, tracciarne i confini, perfino quando si
tratta di spazi molto personali. Scrive a tal proposito Di Fraia
nel suo Blog-grafie:

I confini del diario elettronico risultano


particolarmente labili, sia perch prevista la
partecipazione dellaltro in qualit anche di redattore,
attraverso il commento, sia perch sono frequenti i
rimandi allesterno attraverso le tracce che lautore
lascia sugli altri blog. luso dei link a rappresentare
lespressione massima di questa connettivit che
trasforma il blog in un territorio al contempo
personale e tentacolare che abbraccia pi nodi della
Blogosfera255.

La connettivit uno degli elementi fondanti della


blogosfera, oltre che il proprio carattere distintivo rispetto al
mondo mediatico. I due universi sono regolati da logiche
diametralmente opposte. Per la sua stessa natura il blog un
atto di generosit: essendo un nodo in un sistema di lettura,
254

Un blog, a differenza di un diario, immediatamente pubblico. Esso


trasforma questa forma principalmente personale e retrospettiva in una
dolorosamente pubblica ed immediata. Esso combina il genere
confessionale con la forma del registro ed espone lautore in una maniera
in cui nessun autore stato mai esposto in precedenza. Sullivan A., Why
I Blog in theatlantic.com, 1 novembre 2008 (cit.).
255
Di Fraia G. (a cura di), Blog-grafie. Identit narrative in rete, edizioni
Angelo Guerini, Milano 2007, p. 32.

125

sposta lattenzione (e il lettore) su altre fonti invece di cercare


di trattenerlo sulle sue pagine256. Contro ogni consueta
logica competitiva, la natura stessa della blogosfera a porsi
su un piano diverso rispetto alle dinamiche di mercato
seguite dai media: The links not only drive conversation,
they drive readers. The more you link, the more others will
link to you, and the more traffic and readers you will get257.
Lespansione e la crescita costante del modello del blog,
divenuto nel tempo anche mezzo per la divulgazione di
informazione, hanno fatto s che, nonostante una iniziale
diffidenza258, i giornali online si avvicinassero a questa realt,
pur tracciando una profonda linea di demarcazione tra
blogging e giornalismo. Come scrive Granieri: Sebbene i
materiali da costruzione siano gli stessi (ovvero le
informazioni) e alcune procedure di composizione siano
simili, i weblog non sono giornalismo. Informano, ma non
sono giornalismo come lo conosciamo, anche quando a tenere
un blog un professionista riconosciuto dallOrdine259. Un
256

Granieri G., Blog generation, cit., p. 38


I link non solo guidano le conversazione, guidano anche i lettori. Pi
linki, pi verrai linkato e pi traffico e lettori otterrai. Sullivan A., Why
I Blog in theatlantic.com, 1 novembre 2008 (cit.).
258
Scrive a tal proposito Jay Rosen: Alcuni dei sospetti che ho incontrato
sono legati al fatto che dei professionisti si avvicinino ad unattivit che,
molto prima che I professionisti la conoscessero, era non solamente aperta
agli amatory persone che mettono a disposizione il proprio tempo ma
era stata inventata, sviluppata e resa popolare da loro. Il messaggio
originale era: Some of the suspicion I found also has to do with
professionals coming toward an activity that, long before the pros even
knew about it, was not only open to amateurspeople volunteering their
timebut had been invented, developed and first popularized by them.
Rosen J., Brain Food for BloggerCon in pressthink.org,16 aprile 2004,
(http://archive.pressthink.org/2004/04/16/con_prelude.html.).
259
Granieri G., Blog generation, cit., p. 28.
257

126

blog, rispetto ad un giornale, viene facilmente accomunato


alla pubblicazione di opinione, pi che di notizie, ma questo
non totalmente vero. Forse sarebbe sufficiente, come
puntualizza Rebecca Blood, chiedere alti standard da coloro
che fanno giornalismo, sia se scrivono per un giornale sia se
scrivono su un blog260. Blog e giornali sono due realt
diverse sotto molteplici aspetti, ma questo non significa che
da alcuni blog non possa arrivare dellinformazione valida e
verificata quanto quella reperibile sulle testate, cartacee o
digitali che siano. La prima grande differenza di carattere
ontologico ben sottolineata da Jay Rosen, professore di
giornalismo allUniversit di New York, che scrive come il
giornalismo sia una professione chiusa e piena di regole,
mentre il blogging unattivit aperta a tutti261 e
fondamentalmente priva di regole, soggetta alla discrezione
dellautore262. Prosegue Rosen: Blogging is one universe. Its
standard unit is the post, its strengths are the link and the low
costs of entry, which means lots of voices. Journalism is
another universe. Its standard unit is the story. Its strengths
are in reporting, verification and access263. Rosen sostiene
[] demand high standards from those who practice journalism,
whether they write for a newspaper or on a blog Blood R., A Few
Thoughts on Journalism and What Can Weblogs Do About It in
rebeccablood.net, 15 aprile 2004 (cit.).
261
Nella blogosfera si nasce tutti uguali e si diventa ci che si in grado
di diventare attraverso il proprio concreto fare comunicativo. In teoria
ognuno ottiene ci che merita, in rapporto alle proprie possibilit
comunicative, intellettuali, creative, relazionali. Di Fraia G. (a cura di),
Blog-grafie. cit, p. 102.
262
Rosen J., Brain Food for BloggerCon in pressthink.org,16 aprile 2004,
(cit).
263
Il blog un universo. La sua unit di misura il post, i suoi punti di
forza sono i link e i bassi costi di ingresso, che significa molte voci. Il
260

127

come il miglior modo di nobilitare tanto il giornalismo quanto


il blogging, sia separandoli264. Di conseguenza, bisognerebbe
concentrarsi, piuttosto che tentare di inserire la blogosfera
nelluniverso giornalistico (o di allontanarla), di capire come
queste due realt coesistano e collaborino a plasmare
linformazione online e la Rete tout court. Come sottolinea
Granieri:

Il weblog, a differenza di modelli a noi pi familiari


come il quotidiano o la rivista, non ha nessuna pretesa
di essere esaustivo [] Anzi, al contrario, un weblog
tende per definizione a portare fuori da s il lettore,
dirigendolo verso altre fonti, verso altre voci. Il
risultato che nessuno legge un solo weblog, poich
si tratta di un singolo nodo in unopera collettiva
ipertestuale che tende a configurarsi come un
sistema di contenuti265.

Le potenzialit della blogosfera sono state, come si


accennato in precedenza, comprese dagli altri media. Si pensi
allimportanza che i bloggers rivestono in una realt come
lHuffington Post, ma anche testate derivate, ad esempio
Corriere.it (figura 20), non hanno tardato a dotarsi di un
insieme di blog266, dove scrivono professionisti di ogni
giornalismo un altro universo. La sua unit di misura la storia. I suoi
punti di forza sono il riportare le notizie, la verifica e laccesso. Ibidem.
264
Blogging is not journalism. When we separate these two things, we
honor both. Ibidem.
265
Granieri G., Blog generation, cit., p. 36
266
Va sottolineato come tuttavia i blog presenti sulle testate derivate
rispondano meno alle logiche di interconnessione tipiche della blogosfera.

128

genere, da giornalisti a professori universitari, esperti di


politica, economia e quantaltro. E in questo senso che la
blogosfera pu quindi diventare occasione di spunto ed
approfondimento per il mondo giornalistico, che pu
interagire con importanti personalit di settore.

(figura 20 alcuni dei blog di Corriere.it)

Negli ultimi anni un nuovo fenomeno ha preso piede,


chiamato microblogging. Si tratta di una forma di
pubblicazione costante di piccoli contenuti in Rete, sotto
forma di messaggi di testo (normalmente fino a 140 caratteri),
129

immagini, video o audio MP3. Questi contenuti vengono


pubblicati in un servizio di rete sociale, visibili a tutti o
soltanto alle persone della propria comunit267. Nel prossimo
paragrafo si affronter questa realt e in particolar modo i
rapporti tra la forma di microblogging pi celebre Twitter
e il mondo del giornalismo.

2.4

Microblogging: Twitter e il giornalismo

Affine alla realt della blogosfera, ma ancor pi personale


ed immediato luniverso del microblogging, di cui Twitter
esempio pi celebre e, giornalisticamente parlando, pi
pertinente. Il fenomeno stato gi brevemente descritto, ma
interesse di questo paragrafo andare ad analizzare il
dibattito che imperversa riguardo alla legittimit
professionale di Twitter, oltre a riportare qualche caso
eclatante in cui questo strumento ha dato prova delle proprie
potenzialit.
Un botta e risposta di grande attualit quello che andato
in scena tra il The Australian e il The Guardian. Il 13
novembre 2013 il giornale australiano pubblica un editoriale
sul proprio sito dal titolo Lost in the Twitterverse268. La critica
mossa dal The Australian forte e diretta: Hard-core media
values - truth, accuracy, fairness, balance, perspective,
objectivity - are being lost at precisely the wrong time, as the
267

Fonte Wikipedia.
Lost in the Twitterverse, 13 novembre 2013, The Australian.
http://www.theaustralian.com.au/opinion/editorials/lost-in-thetwitterverse/story-e6frg71x-1226758522447
268

130

news media faces the challenges of falling revenue, distracted


audiences and a loss of skilled practitioners. For newspapers,
the danger is that many are abandoning their core mission in
a democracy, bounding towards meaningless info-tainment
and fleeting fashions269. Pur riconoscendo lutilit di questi
strumenti limitatamente a certi contesti, il giornale
australiano ritiene che i social media non possano in alcun
modo sostituirsi allinformazione dei media tradizionali:
Platforms such as Twitter and Facebook are wonderful tools
for journalists and the industry as a whole in terms of
marketing. They can be used to promote stories, maintain
contacts with readers and pass the time on the bus for those
with short attention spans. But social media is neither a
substitute for reporting nor a reflection of what is important
in our democracy270. Le prime critiche alleditoriale sono
state mosse proprio da ex-giornalisti del The Australian. Ad
esempio Amanda Meade risponde con un Tweet, ironizzando
sullaffermazione della testata australiana che definisce i
giornalisti che usano Twitter un path to ruin, ovvero il
sentiero che porta alla rovina (figura 21).
I valori tradizionali dei media come la verit, laccuratezza, la
correttezza, lequilibrio, lobiettivit si sono perse esattamente nel
momento sbagliato, mentre i mezzi dinformazioni affrontano le sfide del
calo delle vendite, del pubblico distratto e della perdita di professionisti
capaci. Per i giornali, il pericolo che molti stiano abbandonando la loro
missione cruciale in una democrazia, affrettandosi verso infotainment
privo di significato e mode passeggere. Ibidem.
270
Piattaforme come Twitter e Facebook sono magnifici strumenti per i
giornalisti e lindustria nel suo insieme in termini di marketing. Possono
essere usati per promuovere storie, per mantenere contatti con i lettori e
per passare il tempo sullautobus per coloro con una breve curva
dattenzione. Ma il social media non n un sostituto del giornalismo, n
un riflesso di cosa importante nella nostra democrazia. Ibidem.
269

131

(figura 21 il tweet ironico di Amanda Meade, pubblicato il 12


novembre 2013 alle 15:01)

Unaltra reazione decisa arrivata dalla testata britannica


The Guardian, affidata allarticolo Brownen Clune, So
Twitter is ruining journalism? Really?271. Twitter is one of
the most powerful journalistic tools available to newsrooms,
and inherent to their survival. That the only national
Australian daily newspaper would publicly fail to understand
that is alarming. We need newsrooms. We need professional
journalists. We need a diverse media landscape. Twitter and
social media play a vital role in that future272. Brownen
271

Clune B., So Twitter is ruining journalism? Really? in


theguardian.com
13
novembre
2013,
(http://www.theguardian.com/commentisfree/2013/nov/13/so-twitter-isruining-journalism-really).
272
Twitter uno degli strumenti giornalistici pi potenti che hanno a
disposizione le redazioni, e fondamentale per la loro sopravvivenza. Il

132

Clune porta a sostegno della propria posizione alcuni casi in


cui Twitter ha dato il proprio contributo al giornalismo, nel
duplice senso dellatto in s e della professione. Verranno
analizzati in questa sede quattro casi: lutilizzo di Twitter per
analizzare la polarizzazione politica della societ egiziana, le
rivolte di Londra del 2011, la morte di Osama Bin Laden e
lincidente aereo avvenuto allaeroporto di San Francisco il 6
luglio 2013.
Twitter e la polarizzazione politica in Egitto. Durante le
rivolte del Nord Africa e del Medio Oriente, che si accesero
a cavallo tra 2010 e 2011, Twitter, cos come altri social
network (Facebook su tutti), ricopr un ruolo di fondamentale
importanza. Da una parte venne usato dagli attivisti come
strumento di organizzazione e di contatto, dallaltra fu una
straordinaria fonte dinformazioni per i giornalisti che erano
altrimenti impossibilitati a recarsi di persona sui luoghi delle
rivolte. Twitter ha continuato a rivestire un ruolo da
protagonista nellanalisi della situazione politica e sociale dei
paesi coinvolti, ad esempio lEgitto, di cui stato studiata la
polarizzazione politica proprio partendo da dati e
informazioni raccolte dalla piattaforma di microblogging. La
ricerca stata svolta da Ingmar Weber e Kiran Garimella con
lobiettivo di misurare la tensione politica del paese. We are
interested in gauging political tension through online data to
have a barometer that indicates how charged and explosive
the situation is at a given point in time. Our research shows
solo fatto che lunico quotidiano nazionale australiano possa
pubblicamente non riuscire a capire questo allarmante. Abbiamo
bisogno di redazioni. Abbiamo bisogno di giornalisti professionali.
Abbiamo bisogno di un diverso senario mediatico. Twitter e i social media
giocano un ruolo vitale in quel futuro. Ibidem.

133

that simply looking at whether Islamists and secularists use


the same hashtags goes a long way towards this goal 273. I
due ricercatori hanno in primo luogo identificato circa due
dozzine di attivisti politici vicini sia agli islamisti, sia ai
laici274. In seguito sono stati invece individuati migliaia di
utenti Twitter che avevano pubblicamente retwittato qualsiasi
degli attivisti descritti pocanzi275. In the week from June 29
to July 5, 2013 the hashtag #MuslimsForMorsi was used far
more commonly among retweeters of Islamists than seculars
and would be assigned a polarity score of 90 percent Islamist,
whereas #tamarrod, referring to the Egyptian political
movement founded in protest against then-president Morsi
would be almost 100 percent secular on the same axis276.
Questa ricerca, che mira semplicemente ad avere un quadro
273

Siamo interessati nella misurazione della tensione politica attraverso


i dati reperibili online in modo da avere un barometro che indichi
quanto carica ed esplosiva sia la situazione ad un certo momento. La
nostra ricerca mostra che semplicemente osservando se gli islamisti o i
laici utilizzano lo stesso hashtag otteniamo molte informazioni in tal
senso. Ingmar W., Using Twitter to track political polarisation in Egypt
in
aljazeera.com
4
ottobre
2013,
(http://www.aljazeera.com/indepth/opinion/2013/09/utilising-twittertrack-political-polarisation-egypt-201392714215315617.html).
Gli
hashtag sono un tipo di tag utilizzato in alcuni social network per creare
delle etichette. Essi sono formati da parole o combinazioni di parole
concatenate precedute dal simbolo # (cancelletto), inseriti come
commenti alle immagini. Fonte: Wikipedia.
274
Ibidem.
275
Ibidem.
276
Nella settimana che va dal 29 giugno al 5 luglio 2013, lhashtag
#MuslimForMorsi stato usato molto pi comunemente tra i retweeters
degli islamisti, piuttosto che dei laici e si potrebbe assegnare una
percentuale di popolarit tra gli islamisti del 90%, viceversa #tamarrod,
riferito al movimento politico egiziano fondato in protesta dellallora
presidente Morsi avrebbe quasi il 100% di popolarit tra i laici. Ibidem.

134

orientativo della situazione politica e sociale dellEgitto,


rappresenta un eccellente esempio del connubio tra data
journalism e Twitter.
London Riots. Tra il 6 e il 10 agosto del 2011, a Londra prima,
in altre citt inglesi poi, si sono verificati dei disordini:
rivolte, atti di vandalismo e saccheggi. Il tutto scatenato
dalluccisione di Mark Duggan, uno spacciatore di cocaina,
da parte della polizia277. Scrive il Guardian: For many
people, the England riots began with a flurry of curious
Twitter messages shortly before 9pm on Saturday 6 August.
"There is a photo of a police car burning circulating, claiming
it's outside Tottenham police station #markduggan
#tottenham shooting," one of the messages read. Users were
sharing news of a police car ablaze outside Tottenham police
station278. Questi messaggi vennero rapidamente seguiti da
unaltra foto, quella di un autobus in fiamme nel quartiere di
Tottenham, nel nord di Londra e dalla creazione di un
277

Man dead and police officer hurt in Tottenham shooting in bbc.co.uk,


5 agosto 2011, (http://www.bbc.co.uk/news/uk-england-london14412752); Bracchi P., Violence, drugs, a fatal stabbing and a most
unlikely
martyr
in
dailymail.co.uk,
8
agosto
2011,
(http://www.dailymail.co.uk/news/article-2023556/Mark-DugganViolence-drugs-fatal-stabbing-unlikely-martyr.html).
278
Per molte persone, le rivolte inglesi sono cominciate con un turbinio
di strani messaggi su Twitter poco prima delle 9 di sera di sabato 6 agosto.
C una foto di una macchina della polizia in fiamme che circola, si
sostiene sia fuori la stazione di polizia di Tottenham #markduggan
#tottenham shooting, uno dei messaggi letti. Gli utenti condividevano
notizie di una macchina della polizia in fiamme fuori dalla stazione di
polizia di Tottenham. Ball J. e Lewis P., Twitter and the riots: how the
news
spread
in
theguardian.com,
7
dicembre
2011,
(http://www.theguardian.com/uk/2011/dec/07/twitter-riots-how-newsspread).

135

hashtag, #TottenhamRiots, divenuto poi il cuore del


susseguirsi degli eventi su Twitter279. Quel che pi conta in
questa sede che ben prima dei tradizionali mezzi di
diffusione giornalistica, fu da Twitter che arrivarono le prime
notizie e i primi aggiornamenti di quanto stava accadendo a
Tottenham. The England riots were a seminal moment for
Twitter. With mainstream media organisations often
struggling to keep up with the fast-moving and unpredictable
spread of the unrest, millions of people turned to the social
networking site for information280.
La morte di Osama Bin Laden. Loperazione condotta dalle
forze statunitensi che ha portato alluccisione del leader di AlQaeda Osama Bin Laden un altro straordinario esempio
dellinformazione giornalistica veicolata tramite Twitter. La
prima persona a riportare quanto stava accadendo,
inconsapevolmente e in tempo reale, stata Sohaib Athar
tramite il suo account su Twitter @ReallyVirtual, un
consulente dinformatica che viveva ad Abbottabad, la citt
pakistana dove si rifugiava Bin Laden281. Sohaib Athar twitt
il passaggi di un elicottero poco prima dellinizio
delloperazione, senza che in realt sapesse cosa stesse per
accadere. In seguito arrivarono altri tweet, che man mano
descrivono la presa di coscienza rispetto a quello cui Athar
stava assistendo. Il Post ha raccolto, tradotto e messo a

279

Ibidem.
Le rivolte inglesi furono un momento cruciale per Twitter. Con i
media tradizionali spesso in difficolt nel tenere il passo del veloce e
imprevidibile propagarsi del malcontento, milioni di persone si affidarono
ai social network per ottenere informazioni. Ibidem.
281
Bin Laden raid was revealed on Twitter in bbc.co.uk, 2 maggio 2011,
(http://www.bbc.co.uk/news/technology-13257940).
280

136

disposizione molti dei tweet pubblicati da Sohaib Athar


durante loperazione contro Bin Laden:

Elicotteri sopra Abbottabad alluna del mattino (


una cosa piuttosto rara)
Andatevene, elicotteri, prima che prenda il mio
acchiappamosche gigante :-/
Una grossa esplosione qui ad Abbottabad. Spero non
sia linizio di qualcosa di brutto :-S
Tutto tace dopo lesplosione, ma un mio amico dice
di averla sentita a sei chilometri da qui. Anche
lelicottero andato.
Lacchiappa mosche gigante ha funzionato!
Dato che i talebani non hanno elicotteri, e dato che
stanno dicendo che non era loro, devessere una
cosa complicata.
Sembra che lelicottero sia stato abbattuto vicino
allarea di Bilal Town. La gente dice che forse era un
drone.
Devo scusarmi con il pilota, per le battute
sullacchiappamosche.
Circolano voci interessanti riguardo lincidente di
Abbottabad.
Mi sa che Abbottabad sta per diventare incasinata
come la Lahore che mi ero lasciato alle spalle in cerca
di pace e tranquillit. *sigh*

137

Uh oh, ora sono il tizio che ha fatto il liveblogging del


raid contro Osama senza saperlo.
E gi arrivano le email dai mainstream media
*sigh*
La sparatoria durata 4-5 minuti, per quello che ho
sentito. Ormai sono passate circa dieci ore. Da quel
momento non ho sentito nessun altro colpo.
Ti sta seguendo su Twitter era il logico passo
successivo282.

Sfruttando le potenzialit di Twitter Sohaib Athar ha


potuto trasmettere la notizia dellassalto statunitense contro
Bin Laden, il tweet ora sono il tizio che ha fatto il
liveblogging del raid contro Osama senza saperlo
straordinariamente efficace nel descrivere come questo
strumento dia la possibilit a chiunque di diventare testimoni
di eventi di portata mondiale e storica. Ma Twitter non si
fermato alla cronaca di Sohaib Athar, infatti anche lannuncio
delluccisione di Bin Laden stata data tramite la celebre
piattaforma di microblogging. Keith Ubrahn, il capo dello
staff del Segretario della Difesa sotto la presidenza di George
W. Bush, stata infatti la prima persona a rendere pubblica
la morte del leader di Al-Qaeda. Tramite Twitter, ovviamente
(figura 22).

Luomo che ha twittato la morte di bin Laden (senza


saperlo)
in
ilpost.it,
2
maggio
2011,
(http://www.ilpost.it/2011/05/02/luomo-che-ha-twittatola-morte-di-bin-laden-senza-saperlo/).
282

138

(figura 22 Il tweet di Keith Urbahn, il primo annuncio


delluccisione di Bin Laden)

So I'm told by a reputable person they have killed Osama


Bin Laden. Hot damn, il tweet di Keith Urbahn283. Ovvero,
Ebbene mi stato detto da una persona affidabile che hanno
ucciso Osama Bin Laden. Incredibile. Come riporta il The
Guardian, il tweet arriv quando il presidente Obama stava
ancora scrivendo il discorso che avrebbe annunciato agli Stati
Uniti e al mondo intero luccisione del nemico numero uno
della Casa Bianca284. Il grande entusiasmo nei confronti di
283

https://twitter.com/keithurbahn/statuses/64877790624886784
At the time President Obama was still writing his speech in which he
would announce the killing of the US's most-sought enemy. Arthur C.,
284

139

Twitter e dei social media in generale come mezzi capaci di


fare informazioni secondo altre logiche venne frenata dallo
stesso Keith Urbahn, che in un altro tweet scrisse: As much
as I believe in rise of "citizen journalism," blogs, twitter etc
supplanting traditional media, my tweet isn't great evidence
of it285.
Lincidente aereo di San Francisco. Un ultimo caso, accaduto
il 6 luglio del 2013. Un Boeing 777 della compagnia
sudcoreana Asiana in arrivo da Seul si schiantato al suolo
sabato sera all'aeroporto di San Francisco mentre era in fase
di atterraggio e si incendiato, venendo avvolto in una palla
di fuoco. Il bilancio, reso noto dai vigili del fuoco, di almeno
2 morti - entrambi d cittadinanza cinese - e 182 feriti, di cui
49 in condizioni critiche286. Questa la cronaca di quanto
accaduto, ma in queste sede di maggiore interesse riportare
come fu in un incredibile esempio di citizen journalism
uno dei passeggeri a dare la notizia dello schianto. David Eun,
manager della Samsung, ebbe la freddezza di affidare al

Twitter first with news of Osama bin Laden's death via ex-Bush staffer in
theguardian.com,
2
maggio
2011,
(http://www.theguardian.com/technology/blog/2011/may/02/twitterosama-bin-laden-death-leaked).
285
Per quanto io stesso creda che lascesa di citizen journalism, blog,
twitter possa soppiantare i media tradizionali, il mio tweet non dimostra
molto in tal senso. Bin Laden raid was revealed on Twitter in bbc.co.uk,
2 maggio 2011, (cit.).
286
San Francisco, aereo finisce fuori pista Almeno 2 vittime, 182 feriti in
corriere.it,
6
luglio
2013,
(http://www.corriere.it/esteri/13_luglio_06/san-francisco-aereo-sischianta-in-pista-passeggeri-intrappolati_411a7170-e670-11e2-ad194496ac8ff7bf.shtml).

140

proprio smartphone il resoconto di quanto era appena


accaduto (figura 23).

(figura 23 Il tweet di Eun dopo lo schianto)

Mi sono appena schiantato in atterraggio con


allaeroporto di San Francisco. La coda si staccata. La
maggior parte delle persone sembra stare bene. Io sono a
posto. Surreale. Questo il tweet, corredato da una
fotografia dellaereo, pubblicato dal manager della Samsung
immediatamente dopo lincidente. I media non tardarono a
trasmettere a loro volta la notizia data da Eun, che ha poi
alimentato la voracit dei mezzi dinformazione con altri
tweet. Uno straordinario esempio di come i social media
141

possano stravolgere le regole del giornalismo rendendo


semplici cittadini in questo caso un protagonista
dellaccaduto dei reporter. Probabilmente il dibattito sulla
legittimit nel definire Twitter come una forma di
giornalismo dovrebbe cambiare la sua prospettiva. Questi
strumenti non devono necessariamente soppiantare
lindustria dellinformazione tradizionale, ma le due realt
possono convivere, sfruttando ognuna i punti di forza
dellaltra con il solo obiettivo di garantire delle notizie
accurate e fondate.
Questo esempio di citizen journalism anticipa il soggetto
del prossimo paragrafo, ma prima di voltare pagina il caso
di lasciare spazio ad unultima riflessione, che verte sui
motivi che fanno s che Twitter sia lo strumento preferito dai
giornalisti, ad esempio rispetto ad un altro celebre social
network come Facebook. Uno studio di Shareholic287, basato
su dati raccolti per 13 mesi (da settembre 2012 a settembre
2013) inerenti a 200mila editori che generano un traffico
mensile di oltre 250 milioni di utenti unici, mostra come i
rimandi a Facebook, e quindi il suo traffico, siano di gran
lunga superiori a quelli di Twitter288. Scrive Ezra Klein sul
Washington Post: Yet journalists -- and, quite often, the
organizations that employ them -- clearly prefer Twitter.
They put enormous effort into building Twitter brands and
coming up with Twitter strategies289. Larticolo del giornale
Shareaholics Social Media Traffic Report. https://shareaholic.com/
https://blog.shareaholic.com/social-media-traffic-trends-10-2013/
289
Tuttavia i giornalisti e, molto spesso, le aziende che li assumono
preferiscono chiaramente Twitter. Compiono grandi sforzi per costruire
marchi per Twitter e per programmare strategie per Twitter. Klein E.,
Why do journalists prefer Twitter to Facebook? in washingtonpost.com,
11
novembre
2013,
287
288

142

statunitense prova a chiarire anche i motivi di questa


predilezione: The reason, I think, is that Twitter is simply
more useful for our jobs. For better or worse, it's where news
breaks today. It's also where a lot of real-time reporting
happens. [] As a journalist, if you wanted to stay on top of
much of the best reporting you simply have to be on
Twitter290. Unaltra componente da sottolineare che la
fama si autoalimenta. Come giustamente afferma Ezra Klein,
il solo fatto che cos tanti giornalisti siano presenti su Twitter
dona alla piattaforma unaura di grande professionalit.
Tweeting your articles ensures they're seen -- and discussed,
and retweeted -- within a community that includes not just
your friends and peers, but the people who might hire you
someday291.

2.5

Citizen journalism

When the people formerly known as the audience employ


the press tools they have in their possession to inform one
(http://www.washingtonpost.com/blogs/wonkblog/wp/2013/11/11/whydo-journalists-prefer-twitter-to-facebook/).
290
La ragione, penso, che Twitter semplicemente pi utile per i nostri
lavori. Giusto o sbagliato, dove le notizie arrivano oggi. anche dove
si sviluppa linformazione in tempo reale. [] Come giornalista, se vuoi
essere aggiornato da uninformazione di qualit devi essere su Twitter.
Ibidem.
291
Twittando i tuoi articoli ti assicuri che siano visti e discussi, e
retwittati allinterno di una comunit che non include solamente i tuoi
amici e i tuoi colleghi, ma persone che potrebbero assumerti un giorno.
Ibidem.

143

another, thats citizen journalism292. Questa la definizione


di citizen journalism data da Jay Rosen e gi riportata
precedentemente in questa ricerca. Un punto di partenza
imprescindibile per andare ad analizzare nel dettaglio questa
forma di giornalismo che ha, pi di altre, scardinato i processi
informativi tradizionali. interessante notare come il
giornalista Daniel Bennett chieda a Jay Rosen, tramite un post
sul proprio blog Mediating Conflict, di integrare la sua
definizione: Merely informing one another is not
journalism. This happens all the time. Teachers inform
children in classes all the time, but this isn't journalism is
it?293. Bennett ritiene che vadano fatte due aggiunte: la
prima atta a sottolineare come lo scambio di informazioni
coinvolga un grande numero di persone; la seconda
indirizzata ad evidenzare invece come linformazione debba
essere comunque degna di nota, meritevole dessere riportata.
Questa la versione di Bennett della definizione di Rosen:
When the people formerly known as the audience employ
the press tools they have in their possession to inform many

292

Quando le persone precedentemente conosciute come pubblico


utilizzano gli strumenti della stampa che hanno in loro possesso per
informarsi lun laltro, questo citizen journalism. Rosen J., A Most
Useful Definition of Citizen Journalism in pressthink.org, 14 luglio 2008
(http://archive.pressthink.org/2008/07/14/a_most_useful_d.html).
293
Informarsi semplicemente lun laltro non giornalismo. Questo
accade in qualsiasi momento. Gli insegnatni informano I loro alunni nelle
classi in ogni istante, ma questo non giornalismo, no?. Bennett D., The
definition of citizen journalism considered (ignore my previous post!) in
dsbennett.co.uk,
17
luglio
2008
(http://www.dsbennett.co.uk/2008/07/ignore-that-last-post-defintionof.html).

144

others of a newsworthy event, thats citizen journalism294.


E lo stesso Rosen invece a spiegare cosa intende con le
persone precedentemente conosciute come pubblico. The
people formerly known as the audience are those who were
on the receiving end of a media system that ran one way, in a
broadcasting pattern, with high entry fees and a few firms
competing to speak very loudly while the rest of the
population listened in isolation from one another and who
today are not in a situation like that at all 295. Jay Rosen
introduce i suoi lettori di fronte ad una vera e propria
rivoluzione copernicana, che ha per il sapore di una rivalsa
proletaria, giornalisticamente parlando. Il ribaltamento dei
rapporti di dominanza tra un lite che deteneva lesclusivo
diritto allinformazione e una massa che non poteva che
accettare passivamente. Questa svolta stata resa possibile
grazie allavvento dellera digitale: What became known as
citizen journalism is the result of the digital eras
democratization of media wide access to powerful,
inexpensive tools of media creation; and wide access to what

294

Quando le persone precedentemente conosciute come pubblico


utilizzano gli strumenti della stampa che hanno in loro possesso per
informare molte altre persone riguardo ad un evento degno di nota, questo
citizen journalism. Ibidem.
295
Le persone precedentemente conosciute come pubblico sono quelle
che si trovavano al termine del sistema mediatico unidirezionale in qualit
di riceventi, in un modello di comunicazione di massa, con alte quote
dingresso e poche firme abilitate a parlare molto forte mentre il resto
della popolazione ascoltava isolatamente e che oggi non si trovano
assolutamente in pi in una situazione come quella. Rosen J., The People
Formerly Known as the Audience in pressthink.org, 27 giugno 2006
(http://archive.pressthink.org/2006/06/27/ppl_frmr.html).

145

people created, via digital networks296. Il pubblico si


trasformato esso stesso in un media indipendente: The
audience has now transformed to an independent media. We
have now our printing press the blog; our own radio station,
the podcasting, our own TV station, the vlog; our own
gallery, the photoblogs; our own alerts, the twitter feeds and
so on297. Anche i rapporti con i media tradizionali, che in
ogni caso sopravvivono, subiscono delle profonde modifiche:
The users are deciding what the point of their engagement
will be what application, what device, what time, what
place298. I media tradizionali non si mostrano ciechi di fronte
ai cambiamenti che definiscono il nuovo pubblico come un
pubblico attivo che desidera creare, comunicare, dibattere,
condividere299. Del resto, la svolta epocale e allerta anche i
296

Quello che diventato noto come citizen journalism il risultato della


democratizzazione dei media dellera digitale ampio accesso a strumenti
di creazione mediatica potenti ed economici; e ampio accesso a quello che
le persone creavano, attraverso le reti digitali. Gillmor D., Where Did
"Citizen Journalist" Come From? in citmedia.org, 14 luglio 2008
(http://citmedia.org/blog/2008/07/14/where-did-citizen-journalist-comefrom/).
297
Il pubblico ora trasformato in un media indipendente. Abbiamo la
nostra carta stampata il blog; la nostra stazione radio, i podcast, la nostra
emittente televisiva, il vlog; la nostra galleria fotografica, i photoblog; i
nostri allarmi, i feeds di twitter e cos via. Citizen journalism and Rising
Voices
in
rising.globalvoicesonline.org,
20
luglio
2008
(http://rising.globalvoicesonline.org/blog/2008/07/20/citizen-journalismand-rising-voices/).
298
Gli utenti decideranno quale sar il livello del loro coinvolgimento
quale impegno, quale strumento, quale ora, quale posto. Rosen J., The
People Formerly Known as the Audience in pressthink.org, 27 giugno
2006, (cit). Lla frase appartiene a Tom Curley, amministratore delegato
della Associated Press.
299
Ibidem.

146

pi conservatori, come il docente Nicholas Lemann della


Columbia University: the category that inspires the most
soaring rhetoric about supplanting traditional news
organizations is citizen journalism, meaning sites that
publish contributions of people who dont have jobs with
news organizations but are performing a similar function300.
Come accade spesso, scemata londata rivoluzionaria, arriva
il tempo del ripristino dellordine, che nel caso del citizen
journalism significa incastonarlo, categorizzarlo, inserirlo nel
linguaggio quotidiano con le sue caratteristiche e sfumature.
A tal proposito il giornalista Tony Rogers su About.com ha
diviso il giornalismo partecipativo (cos chiamato in Italia) in
due macro categorie: quello semi-indipendente e quello
indipendente. Il semi-indipendent citizen journalism vede i
cittadini contribuire in diversi modi ai siti di informazione
tradizionale gi esistenti: la pubblicazione di commenti
relativi a notizie scritte da giornalisti professionisti,
laggiunta di ulteriori informazioni rispetto a quelle inserite
in un pezzo redatto da un reporter, la collaborazione tra
lettore e autore nella stesura della storia (ad esempio un
consulto tecnico) e infine lincorporazione di blog degli utenti
nei siti dei media tradizionale. Lindipendent citizen
journalism vede i cittadini muoversi in maniera del tutto
indipendente rispetto al mondo del giornalismo
professionista. Rientrano in questo caso blog in cui delle
300

La categoria che pi ispira la retorica che le tradizionali


organizzazioni di news possano essere soppiantate il citizen journalism.
Con citizen journalism si intendono quei siti che pubblicano i contributi
di quelle persone che non lavorano con le aziende giornalistiche, ma che
ugualmente compiono una funzione simile. Lemann N., Amateur Hour
in
newyorker.com,
7
agosto
2006
(http://www.newyorker.com/archive/2006/08/07/060807fa_fact1).

147

persone riportano gli eventi delle loro comunit, siti di notizie


con la medesima funzione o siti ibridi in cui professionisti e
citizen journalist lavorano fianco a fianco301.
Il dibattito sulla dignit del citizen journalism vivace. E
interessante la posizione del gi citato Nicholas Lemann,
perch pur scettico inserisce il giornalismo partecipativo
in una nicchia in cui si muove a proprio agio, molto pi di
quello professionista: la testimonianza di eventi inaspettati.
The best original Internet journalism happens more often by
accident, when smart and curious people with access to
means of communication are at the scene of a sudden disaster.
Any time that big news happens unexpectedly, or in remote
and dangerous places, there is more raw information
available right away on the Internet than through established
news organizations302. Lemann non crede per nel citizen
journalism tout court, sostiene anzi che as journalism moves
to the Internet, the main project ought to be moving reporters
there, not stripping them away303. I processi informativi
devono rimanere nelle mani dei professionisti, sostiene
Lemann, pur potendo questi ultimi sfruttare delle integrazioni
che vengono dai cittadini e dale nuove tecnologie. La
301

Rogers T., What Is Citizen Journalism? in about.com


(http://journalism.about.com/od/citizenjournalism/a/whatiscitizen.htm)
302
Il miglior giornalismo di internet avviene quasi sempre per caso,
quando persone curiose e intelligenti, con accesso agli strumenti di
internet, sono sulla scena del disastro. Ogni volta che gli eventi succedono
inaspettatamente, o in posti remoti e pericolosi, c pi possibilit di avere
informazione immediatamente disponibile su internet che dalle
organizzazioni consolidate. Lemann N., Amateur Hour in The New
Yorker, 7 agosto 2006, cit.
303
Nel momenti in cui il giornalismo approda su Internet, lobiettivo
principale dovrebbe essere far arrivare l anche i reporter, non portarli
via. Ibidem.

148

posizione critica nei confronti del citizen journalism da parte


dei media tradizionali si basa spesso anche sul fatto che i
cittadini coprano il bisogno informativo di piccole comunit:
Citizen journalists may be activists within the communities
they write about. This has drawn some criticism from
traditional media institutions such as The New York Times,
which have accused proponents of public journalism of
abandoning the traditional goal of objectivity304. Lerrore
in questo caso dettato dal timore con cui spesso i media
tradizionali guardano alle novit, sintomatico di una paura di
venire soppiantati che appare infondata. Media tradizionali e
citizen journalism sono due realt che possono
tranquillamente coesistere ognuna con i proprio punti di forza
e le proprie lacune cercando laddove possibile di integrarsi
vicendevolmente. Del resto, la peculiarit del giornalismo
partecipativo non risiede meramente nella copertura delle
notizie, quanto piuttosto nella portata rivoluzionaria della sua
stessa esistenza: lappropriazione degli strumenti di
trasmissione dellinformazione. I media tradizionali
dovrebbero considerare il citizen journalism come una fonte
ulteriore a cui attingere, non come una minaccia.

Vi sono ancora importanti discriminanti che lo


distinguono dal giornalismo mainstream, aldil
304

I citizen journalist possono essere attivisti della comunit su cui


scrivono. Questo ha portato ad alcune critiche da parte delle istituzioni del
giornalismo tradizionale, come The New York Times, che hanno accusato
i proponenti del public journalism di perdere di vista lo scopo tradizionale
dellobbiettivit. Rosen J., The Weblog: An Extremely Democratic Form
in
Journalism,
in
PressThink,
8
marzo
2004
(http://archive.pressthink.org/2004/03/08/weblog_demos.html).

149

dell'imitazione di tono e narrazione e dell'adozione del


concetto di newsworthness: il tempo di verificare la
notizia e la gerarchizzazione delle stesse, anzitutto.
Nella stessa scelta terminologica della definizione,
citizen c' l'elemento che aiuta a ricostruire quella
dimensione sociale del racconto giornalistico che
appare il suo tratto pi caratterizzante: un mondo
autonomo, creato e gestito dagli utenti stessi, dove i
grandi cataclismi si alternano, senza soluzione di
continuit,
ai
piccoli
accadimenti
della
quotidianit305.

A tal proposito interessante analizzare un articolo


dellEconomist che sottolinea come, piuttosto che mettere a
rischio il futuro del giornalismo professionista, il citizen
journalism abbia lincredibile capacit di creare nuovi posti
di lavoro. Si tratta di tutte quelle persone preposte allo
scandaglio della Rete in modo tale da trovare, controllare,
autenticare e riproporre materiale pubblicato da normali
utenti. Far from shunning shaky footage, audiences think
users videos more intimate and authentic than broadcasters
slick shots306, sostiene Claire Wardle, di Storyful, una
305

Biasio M., Dal reporter al "citizen journalism": come


cambia il racconto dei fatti, in unipd.it 11 novembre 2013
(http://www.unipd.it/ilbo/content/dal-reporter-al-citizenjournalism-come-cambia-il-racconto-dei-fatti).
306
Invece di respingere quelle riprese mosse dei video
amatoriali o occasionali, tra l altro, il pubblico pensa che
le immagini dei cittadini siano pi autentiche e intime
di quelle lucide delle emittenti. Amateur journalists
create jobs for professional ones in economist.com, 1
giugno
2013,
(http://www.economist.com/news/international/21578662-

150

azienda che verifica e pubblica i contenuti generati dagli


utenti. Larticolo dellEconomist sottolinea come le imprese
editoriali si stiano muovendo in due direzioni: da una parte,
superato lo scetticismo iniziale, stanno puntando sullutilizzo
delle reti sociali come fonti di informazioni; dallaltra si
stanno impegnando nella creazione di piattaforme che
incoraggino i lettori a fornirgli direttamente i loro materiali.
Appartengono a questa categoria iReport di CNN, il
capostipite del genere, che pu ora vantare 1,3 milioni di
collaboratori, numero aumentato di ben 6 volte rispetto al
momento del lancio, nel 2008. Di grande originalit il sistema
proposto dal quotidiano svedese Aftonbladet, che chiede ai
propri lettori di fornire il loro indirizzo in modo tale da
avvertirli di eventuali avvenimenti nelle vicinanze della zona
segnalata e chieder loro dei contributi (immagini, video o testi
che siano) in cambio di un piccolo compenso. Anche il
Guardian, sempre attento alle novit offerte dalla Rete, si
dotato di una piattaforma (Guardian Witness) che consente
agli utenti della versione mobile di pubblicare dei video
dinteresse. Tuttavia, a spaventare le imprese editoriali la
tendenza dei citizen journalist di postare i propri contenuti
direttamente sui social network, piuttosto che utilizzando le
testate giornalistiche come tramite. In 2005 nearly all of the
BBCs user-generated content was submitted directly to the
organisation; now it has to hunt down half of it from social
networks. That means sifting a lot of dross. Every day 7,000
hours of news-related videos are uploaded to YouTube, an
online-video site owned by Google, much of it created by
amateurs. News organisations are hiring ever bigger teams to
amateur-journalists-create-jobs-professional-ones-foreigncorrespondents).

151

scavenge for the best307. Ad esempio la BBC News tra le


testate meglio attrezzate da questo punto di vista, con circa
20 dipendenti che lavorano a tempo pieno occupandosi della
selezione dei materiali provenienti dagli utenti. Altri
quotidiani importanti si affidano solitamente a gruppi di
lavoro che vanno tra le 5 e le 7 unit. La fase successiva
rappresentata dalla verifica dellattendibilit di quanto
trovato sul Web secondo modalit differenti rispetto al
processo che si mette in atto per le fonti tradizionali:
conscientious reporters will examine users past posts to see
if they have obvious political biases and to check that they are
where they claim to be. They use Googles satellite maps to
certify the location of a photograph or video, and search
image banks to ensure that a photograph is not doctored308.
Lultimo passaggio, quello della pubblicazione, prevede
lottenimento del permesso da parte di chi detiene i diritti sul
materiale in questione. Questa fase non cos immediata
come si potrebbe pensare. Infatti, nella maggior parte dei casi
lutente chiede alle testate solamente di essere citato, senza
pretendere un compenso economico. Ma proprio rintracciare
307

Nel 2005 quasi tutti i contenuti prodotti dagli utenti della BBC erano
stati sottoposti alla testata. Ora invece l emittente deve dare la caccia ad
almeno la met di quei contenuti che vanno sui social network. E quindi
significa spulciare un sacco di materiali inutili. Ogni giorno 7.000 ore di
video-notizie vengono caricate su YouTube e varie testate giornalistiche
stanno assumendo sempre pi addetti alla pulizia e al filtraggio delle
reti sociali. Ibidem.
308
Giornalisti coscienziosi devono esaminare i precedenti post dei
singoli utenti per vedere se hanno dei pregiudizi politici evidenti e
verificare se sono davvero dove dicono di essere. Devono usare delle
mappe satellitari per certificare la posizione di una fotografia o un video,
e scavare nelle banche dati per garantire che una immagine non sia stata
ritoccata. Ibidem.

152

queste persone fa s che i redattori preposti perdano spesso


moltissimo tempo. Many journalists want to see simpler
licensing rules. They would like YouTube and Twitter to
make it easier for web users to grant rights to news firms,
perhaps by ticking a box when they first upload their
content309. Offrendo la possibilit di snellire questo
processo macchinoso alcune aziende stanno creando un
nuovo settore di mercato. La gi citata Storyful ad esempio
propone un servizio di individuazione e contrattazione dei
diritti sui contenuti prodotti dagli utenti a cui una testata pu
accedere pagando un canone di abbonamento mensile tra i
750 e i 15.000 dollari. Esistono inoltre siti come il francese
Citizenside che si pongono come intermediari con lobiettivo
di aiutare gli utenti a vendere i propri materiali alle testate
giornalistiche.
Non rimane che esaminare pi da vicino alcuni esempi di
citizen journalism, sia italiani che internazionali.
OhmyNews. La storia di questo sito koreano comincia con
loppresione del regime del paese asiatico. Un articolo del
Guardian firmato da Sarah Hartley spiega come diversi
fattori favorirono la nascita e la fortuna di questa realt. In
primo luogo si parla della grande crescita economica che
attravers la Corea a partire dal 1961, che venne tradotta in
grandi investimenti a livello di infrastrutture tecniche. Il
paese si fece trovare preparato di fronte allevoluzione
tecnologica e ora laccesso a Internet altamente pervasivo.
Dallaltro lato, il regime ha calcato pesantemente la mano
309

Molti giornalisti quindi vorrebbero una semplificazione delle norme


sui diritti. Ad esempio che YouTube e Twitter rendessero pi semplice la
procedura per la cessione dei diritti alle testate, per esempio barrando una
casella specifica prima di caricare i propri contenuti. Ibidem.

153

contro la libert di stampa, al punto che ben 49 dei 64


quotidiani che circolavano nel 1961 sono stati chiusi.
Prosegue larticolo del Guardian: But while both factors
were important reasons why so many citizens document their
daily experiences, there was another reason why the news
organisation has grown to its current position. One of the big
pieces of magic isn't digital at all, it's a really good
understanding of their audience, that politically active
audience310. Esaminati i fattori che ne hanno favorito
laffermazione, il momento di entrare nel merito della
questione. The Knight Community News Network311 ha
pubblicato una bella intervista fatta a Jean K. Min, direttore
delle comunicazioi di OhmyNews International, di cui il
caso riportare alcuni stralci312.

310

Ma mentre entrambi i fattori furono importanti ragioni grazie alle


quali cos tanto cittadini ora documentano le loro esperienze
quotidianamente, ci fu unaltra ragione che spiega la crescita
dellorganizzazione di notizie. Uno dei punti di forza non affatto
digitale, bens si tratta di una capacit di capire il pubblico, in particolar
modo quello attivo politicamente. Hartley S., Korea's OhmyNews: how
oppression inspired citizen journalism in theguardian.com, 19 gennaio
2011 (http://www.theguardian.com/media/pda/2011/jan/19/ohmynewskorea-citizen-journalism).
311
The Knight Community News Network is a self-help portal that
guides both ordinary citizens and traditional journalists in launching and
responsibly operating community news and information sites. (The
Knight Community News Network un portale fai-da-te che guida tanto I
cittadini quanto I giornalisti professionisti a lanciare e gestire
responsabilmente
siti
di
informazione).
http://www.kcnn.org/about/about_kcnn/
312
La versione originale, in inglese, disponibile allindirizzo
http://www.kcnn.org/principles/ohmynews. (OhmyNews: Every citizen
can be a reporter).

154

DOMANDA: Per favore ci dica qualcosa riguardo a


OhmyNews. Come partito il sito e quali sono i suoi
obiettivi?
RISPOSTA: In qualit di un ex-giornalista di una
piccola rivista liberale chiamata Mahl dal 1988, OhYeon-ho, il fondatore e amministratore delegato di
OhmyNews, avevo affrontato innumerevoli rifiuti
mentre cercava di accedere a fonti di informazione pi
importanti. Le porte erano chiuse e le domande non
trovavano risposta.
In qualit di persona che paga le tasse, si sent in
diritto di chiedere alle agenzie governative di
garantiere laccesso alla vasta riserva di informazione
pubblica. Quello fu il momento in cui gli venne lidea
dellogni cittadino un reporter. Lidea rimase con
lui per diversi anni finch non cominci i suoi studi di
giornalismo alla Regent University negli Stati Uniti.
Durante i suoi studi alla Regent University, uno dei
professori chiese alla classe di preparare un progetto
di un lancio immaginario di un nuovo media. Prepar
un dettagliato progetto di lancio di un media di
informazione online, costruendo il business model
intorno allidea che ogni cittadino un reporter.
Dopo essere tornato in Corea nel 1997, ha iniziato a
persuadere alcuni investitori a credere nel suo
progetto e alla fine lasci il suo lavoro presso Mahl.
Con i fondi iniziali raccolti tramite questi investitori e
una somma addizionale proveniente dalle sue stesse
casse, lanci OhmyNews nel febbraio del 2000. Il
resto storia di oggi.

155

D: Cosa rende OhmyNews diverso dai media


tradizionali come ad esempio il South China Morning
Post?
R: Nella sua recente biografia pubblicata in Corea, Oh
ha scritto della sua visione originale e del suo voler
iniziare una tradizione libera da una informazione
elitaria dove le notizie vengano giudicate in base alla
qualit, senza dare importanza se provengono da un
giornale importante, piuttosto che un reporter locale,
da un giornalista professionista o da una casalinga di
quartierecos ho deciso di fare un tuffo nel mare di
Internet, anche se temevo che fosse differente rispetto
a quello a cui ero abituato.
Internet consente alle persone di avere una
comunicazione bilaterale e Oh voleva trarre il meglio
da questo nuovo mezzo. [].
Ogni cittadino pu essere un reporter. I giornalisti
non sono delle strane specie esotiche, sono chiunque
cerchi dei nuovi eventi, li scriva e li condivida con gli
altri.
E data la natura unica dei suoi partecipanti,
OhmyNews non riguarda principalmente articoli
puramente infomativi. Articoli che includono sia fatti
che opinioni sono accettabili quando sono ben fatti.
D: OMN stato definito il primo sito di citizen
journalism. vero?
R: Non certo se siamo il pi grande sito di citizen
giornalismo ma siamo il primo sito di citizen
journalism che ha scardinato significativamente il
lucchetto dei media tradizionali sullagenda setting
nazionale. Dal momento che nessun sito di citizen
156

journalism al mondo fa affidamento su storie originali


fornite da oltre 47mila citizen reporter, potremmo
essere il pi grando sito di citizen journalism in
termini di partecipanti. [].
[]
D: Per favore spieghi come funziona il processo
editoriale di OhmyNews. Come fanno i citizen
journalist a pubblicare gli articoli sul sito? La vostra
redazione lavora con i cittadini per quanto concerne la
realizzazione della storia e dopo vengono pagati se
sono accettati?
R: I citizen journalist scrivono una o due storie per
settimana. Dopo che la inviano, possono controllare il
loro stato. Le storie rimangono come articoli in
sospeso finch non vengono accettate dai redattori di
OhmyNews. Una volta accettate, i citizen journalist
possono seguire lo stato delle loro parole in tempo
reale, controllando il numero di visitatori per ognuno
delle loro storie, il numero di commenti o i soldi
raccolti nel vasetto delle mance.
[].
D: Quali sono i principi che formano secondo voi la
base del citizen journalism?
R: OhmyNews apprezza le notizie che sono raccolte e
scritte attraverso la prospettiva dei semplici cittadini.
[].
OhmyNews inoltre incoreggia i nostril citizen
journalist a selezionare storie di cui hanno una buona
conoscenza e nel riportarle con la loro stessa voce. Li
informiamo che non devono necessariamente seguire
la logica e le regole della professione giornalistica
157

anche se possono esseri utili a volte. In breve, gli


diciamo di essere loro stessi.
Infine, OhmyNews ha a cuore laccuratezza e la
credibilit delle loro storie. Abbiamo dei redattori che
monitorano, controllano e modificano le storie
mandate dai citizen journalist prima che vengano
pubblicato. Questo il motivo per cui continuamo a
raccomandare loro una partecipazione responsabile.
Per concludere, la politica editoriale di Ohmynews
la perfetta cooperazione e armonia tra il giornalismo
professionistico e i citizen journalist. [].
[].

Il modello proposto da OhmyNews estremamente


interessante, in particolar modo per quanto concerne la forma
di retribuzione tramite la tip-jar. The site operates a tipping
system where readers can make donations paid via a mobile
phone for articles they value.313 Un sistema bidirezionale
nella sua interezza, anche per quanto concerne la
retribuzione. Una forma di pagamento democratico basato
sulla qualit percepita e lapprezzamento degli articoli. Non
uno stipendio fisso, ma qualcosa in pi della totale remissione

313

Il sito funziona tramite un sistema di mance dove i


lettori possono fare delle donazioni tramite telefono
cellulare per gli articoli che apprezzano. Hartley S.,
Korea's OhmyNews: how oppression inspired citizen
journalism in theguardian.com, 19 gennaio 2011 (cit.).

158

alla collaborazione a titolo gratuito. Specie nel momento in


cui the largest tip ever received was worth US$20,000314.
YouReporter. Nel 2006 Angelo Cimarosti, insieme a Luca
Bauccio e Stefano De Nicolo, inizia a pensare ad una
piattaforma che consenta ai cittadini di pubblicare le proprie
testimonianze di fronte a svariati tipi di eventi tramite foto o
video. Tuttavia lItalia di quegli anni non possedeva ancora
una capillare diffusione della banda larga, cos come non
rappresentavano uno strumento alla portata di tutti gli
smartphone. In partenza YouReporter deve accontentarsi di
ricevere testimonianze fotografiche: when the earthquake in
lAquilia hit in 2008, hundreds of photos were uploaded to
the site; had it been just video based, YouReporter would
have never gotten off the ground315. Il successo grazie alle
piccolo cose, spiega Cimarosti in unintervista telefonica per
10.000 Words: The success of YouReporter is about the
small things, especially in a country like Italy, made up of
small towns. People already have an outlet for the big news
events an earthquake, a cruise ship crash, even a big snow
storm. What YouReporter users share and want to know
about are the small things suspended trash pick-up, the
traffic sign on the corner that needs to be replaced316. Non
314

La mancia pi generosa mai ricevuta stata pari a 20.000 $. Ibidem.


Quando ci fu il terremoto a LAquila nel 2008, centinaia di foto
vennero caricato sul sito; fosse stato semplicemente basato sui video,
YouReporter non avrebbe mai avuto successo. Fratti K., Dispatch From
Italy: Citizen Journalism and YouReporter Making Waves in
mediabistro.com,
3
ottobre
2013
(http://www.mediabistro.com/10000words/youreporter-citizenjournalism-abroad_b23092).
316
Il successo di YouReporter riguarda le piccolo cose, specialmente in
un paese come lItalia, fatto di piccolo citt. Le persone hanno gi una
315

159

solamente le notizie di carattere locale, la diffusione della


banda larga e degli smartphone hanno consentito alla creatura
di Cimarosti di crescere esponenzialmente grazie ai video e
di allargare il proprio raggio dazioni fino a coprire anche
eventi di portata nazionale, come ad esempio lalluvione che
ha colpito e devastato la regione Sardegna nel novembre del
2013 (figura 24). La crescita del sito, che in presenza di
notizie di rilievo arriva a caricare fino a 1.000 video al giorno,
passata anche attraverso la creazione di app per Android e
iOS, cos come la nascita di YouReporter NEWS:

YouReporter NEWS la testata giornalistica


indipendente di YouReporter.it. Un nuovo progetto
che, dopo un periodo di sperimentazione, entra ora nel
vivo.
Una squadra di giornalisti professionisti pronta a
coprire ogni giorno i principali eventi italiani ed
internazionali. Le breaking news e i fatti in evoluzione
sono seguiti con particolare attenzione, con vere e
proprie dirette testuali non-stop.
Non solo cronaca, per. Il team giornalistico di
YouReporter NEWS mira ad approfondire le notizie
del momento. La redazione lavora instancabilmente
per
proporre
mappe,
documenti
grafici,
approfondimenti interattivi. E ci saranno anche molti

copertura per le notizie importanti un terremoto, un incidente di una


nave da crociera, perfino una grande tormenta di neve. Quello che gli
utenti di YouReporter condividono e di cui vogliono essere informati
legato alle piccole cose la sospensione della raccolta di rifiuti, il
semaforo allangolo che ha bisogno di essere rimpiazzato. Ibidem.

160

video inediti, che non trovate altrove. Alcuni, per la


prima volta in Italia per linformazione in Hd317.

(figura 24 la homepage di YouReporter del 21 novembre 2013


alle 18:52)

Il sito viene mandato avanti tramite algoritmi, non


vengono quindi neppure corretti errori di ortografia. But if
something is fake or very wrong, the users and the
algorithms fix it. Its like any other networked
community318. I cosiddetti media tradazionali non hanno
tardato a riproporre i contenuti pubblicati su YouReporter.
317

http://www.youreporternews.it/il-progetto/
Se per viene caricato un video falso o palesemente
artefatto gli algoritmi della piattaforma lo eliminano o gli
utenti possono rimuoverlo, come accade con altri tipi di
comunit sul web. Ibidem.
318

161

Come riporta lo stesso sito di Cimarosti, molte tra i pi


importanti organi di informazione del mondo hanno
ritrasmesso i video dei citizen journalist della piattaforma
italiana: dalla BBC alla CNN passando per Reuters e AlJazeera; senza dimenticare tutti i principali telegiornali
italiani. Infine, per quanto concerne la retribuzione degli
utenti del sito, al momento i video vengono caricati senza
alcun ritorno economico. Nellintervista rilasciata a 10.000
Words, Cimarosti si detto pronto ad inserire un sistema
revenue sharing, ovvero un tipo di remunerazione condivisa
tra autore ed editore in base ai ricavi ottenuti dai singoli
contenuti.
Realt come quelle comprese nella categoria del citizen
journalism, o giornalismo partecipativo, fanno riflettere sulla
situazione legislativa italiana in merito alla formazione delle
figure professionali nel campo dellinformazione. Did you
know that in Italy, to be a practicing journalist, you take
exams and get certified? Thats what my Roman friend, a
senior digital editor at one of the countrys largest publishing
groups told me over lunch this week during my Italian
holiday. Its like being a lawyer, or an architect 319, scrive
nellincipit dellarticolo Karen Fratti per 10.000 Words.
Prima di voltare pagine e passare alla seconda parte di questa
ricerca, forse necessario soffermarsi su questi aspetti. Nelle
pagine che seguono verranno dunque analizzate le
componenti legislative del mondo giornalistico, cos come le
319

Lo sapevate che in Italia, per essere un giornalista che esercita la


professione, bisogna sostenere un esame e prendere un attestato? Questo
quello che il mio amico romano, redattore digitale per una dei pi grandi
gruppi editoriali del paese mi ha detto a pranzo questa settimana durante
la mia vacanza italiana. come essere un avvocato, o un architetto.
Ibidem.

162

figure professionali che gravitano nel mercato del lavoro,


alcune figlie della rivoluzione digitale.

163

164

3
Il giornalismo in Italia: la legge e il
mondo del lavoro
3.1

Essere giornalisti in Italia

Nelle pagine che hanno preceduto questa parte della tesi si


sono analizzati gli innumerevoli stravolgimenti che ha dovuto
affrontare la professione giornalistica. Internet, il Web 2.0, la
blogosfera, i social network, il citizen journalism, per citarne
alcuni. LItalia di fronte al susseguirsi delle spinte
rivoluzionarie risponde con la prontezza tipica delle forze
conservatrci, lasciando che sia una legge del febbraio del
1963 a regolare la formazione dei professionisti. La legge n.
69/1963 sancisce la creazione dellOrdine dei Giornalisti,
lorgano che gestisce liscrizione allalbo professionale.
istituito l'Ordine dei giornalisti. Ad esso appartengono i
giornalisti professionisti e i pubblicisti, iscritti nei rispettivi
elenchi dell'albo. Sono professionisti coloro che esercitano in
modo esclusivo e continuativo la professione di giornalista.
Sono pubblicisti coloro che svolgono attivit giornalistica
non occasionale e retribuita anche se esercitano altre
professioni o impieghi320.
Organizzazione dellOrdine. LOrdine dei Giornalisti
organizzato territorialmente su base regionale o
interregionale, con ogni Consiglio che detiene il proprio albo
professionale. I consigli sono formati da 6 professionisti e 3
Art. 1, Ordinamento della professione di giornalista Legge 3
febbraio 1963, n. 69. (http://www.odg.it/content/legge-n-691963)
320

165

pubblicisti con almeno 5 anni di anzianit di iscrizione. I


membri vengono eletti dagli appartenenti allalbo con
scrutinio segreto e a maggioranza assoluta di voti. Le cariche
hanno durata di 3 anni con possibilit di rielezione, come
sottolinea lart. 9 della 69/1963 ciascun Consiglio elegge nel
proprio seno un presidente, un vicepresidente, un segretario
ed un tesoriere. Ove il presidente sia iscritto nell'elenco dei
professionisti, il vicepresidente deve essere scelto tra i
pubblicisti, e reciprocamente321. Per quanto concerne invece
il Consiglio nazionale, questo ha sede presso il Ministero
della giustizia ed composto da due professionisti e un
pubblicista per ogni Ordine regionale o interregionale. Anche
qui le cariche sono triennali e consentono la rielezione, ma
non possibile far parte contemporaneamente di un Consiglio
regionale o interregionale e del Consiglio nazionale. Oltre a
un presidente, un vicepresidente, un segretario ed un
tesoriere, il Consiglio nazionale elegge un Comitato
esecutivo composto da sei professionisti e tre pubblicisti (tra
gli stessi sono compresi il presidente, il vicepresidente, il
segretario e il tesoriere).
Funzioni dellOrdine. Per quanto concerne i Consigli
regionali e interregionali, diverse sono le attribuzioni
esercitate:

a) cura l'osservanza della legge professionale e di


tutte le altre disposizioni in materia;
b) vigila per la tutela del titolo di giornalista, in
qualunque sede, anche giudiziaria, e svolge ogni
321

Art. 9, Ibidem.

166

attivit diretta alla repressione dell'esercizio abusivo


della professione;
c) cura la tenuta dell'albo, e provvede alle iscrizioni e
cancellazioni;
d) adotta i provvedimenti disciplinari;
e) provvede alla amministrazione dei beni di
pertinenza dell'Ordine, e compila annualmente il
bilancio preventivo e il conto consuntivo da
sottoporre all'approvazione dell'assemblea;
f) vigila sulla condotta e sul decoro degli iscritti;
g) dispone la convocazione dell'assemblea;
h) fissa, con l'osservanza del limite massimo previsto
dall'art. 20, lettera g), le quote annuali dovute dagli
iscritti e determina inoltre i contributi per la iscrizione
nell'albo e nel registro dei praticanti e per il rilascio di
certificati;
i) esercita le altre attribuzioni demandategli dalla
legge322.

Il Consiglio nazionale invece:

a) d parere, quando ne sia richiesto dal Ministro


della giustizia, sui progetti di legge e di regolamento
che riguardano la professione di giornalista;

322

Art. 11, ibidem.

167

b) coordina e promuove le attivit culturali dei


Consigli degli Ordini per favorire le iniziative intese
al
miglioramento
ed
al
perfezionamento
professionale;
c) d parere sullo scioglimento dei Consigli regionali
o interregionali ai sensi del successivo art. 24;
d) decide, in via amministrativa, sui ricorsi avverso le
deliberazioni dei Consigli degli Ordini in materia di
iscrizione e di cancellazione dagli elenchi dell'albo e
dal registro, sui ricorsi in materia disciplinare e su
quelli relativi alle elezioni dei Consigli degli Ordini e
dei Collegi dei revisori;
e) redige il regolamento per la trattazione dei ricorsi e
degli affari di sua competenza, da approvarsi dal
Ministro della giustizia;
f) determina, con deliberazione da approvarsi dal
Ministro della giustizia, la misura delle quote annuali
dovute dagli iscritti per le spese del suo
funzionamento;
g) stabilisce, ogni biennio, con deliberazione da
approvarsi dal Ministro della grazia e giustizia, il
limite massimo delle quote annuali dovute ai Consigli
regionali o interregionali dai rispettivi iscritti323.

Lalbo professionale. Ogni Consiglio regionale o


interregionale ha il proprio albo, dove sono iscritti i
giornalisti che hanno la loro residenza o il loro domicilio
professionale nel territorio compreso nella circoscrizione del
323

Art. 20, ibidem.

168

Consiglio. Come riporta lart. 27, ad ogni iscritto viene


rilasciata una tessera. Lalbo ripartito in due elenchi: uno
dei professionisti l'altro dei pubblicisti. Per entrare a far parte
dellalbo dei professionisti ci sono innanzitutto dei requisiti
da soddisfare, in primo luogo l'et, che non deve essere
inferiore ai 21 anni. In secundis l'iscrizione nel registro dei
praticanti, dove a loro volta possono essere iscritti tutti coloro
che intendano avviarsi alla carriera giornalistica e che
abbiano compiuto almeno 18 anni. Per inoltrare la domanda
discrizione al registro dei praticanti bisogna, oltre a fornire
il certificato di nascita e di residenza, presentare attestazione
di versamento della tassa di concessione governativa, nella
misura prevista dalle disposizioni vigenti per le iscrizioni
negli albi professionali (requisiti necessari anche per
liscrizione allalbo dei professionisti). Bisogna inoltre
presentare una dichiarazione del direttore presso cui viene
svolta la pratica che dia prova delleffettivo inizio della
pratica stessa324. Il praticantato, secondo lart. 34, deve essere
svolto presso un quotidiano, o presso il servizio giornalistico
della radio o della televisione, o presso un'agenzia quotidiana
di stampa a diffusione nazionale e con almeno 4 giornalisti
professionisti redattori ordinari, o presso un periodico a
diffusione nazionale e con almeno 6 giornalisti professionisti
redattori ordinari. Al termine di 18 mesi di pratica il
direttore responsabile della pubblicazione pu rilasciare la
dichiarazione che descrive e attesta lattivit svolta dal
praticante, necessaria per liscrizione allalbo325. Infine
324

Coloro non in possesso di un titolo di studio non inferiore alla licenza


di scuola media superiore devono inoltre sostenere un esame di cultura
generale. Art. 33, ibidem.
325
Lalternativa ai 18 mesi di praticantato rappresentato dalle scuole di
giornalismo riconosciute dallOrdine.

169

necessario, come descrive lart. 32, superare un esame


composto da una parte orale ed una scritta di tecnica e pratica
del giornalismo. L'esame dovr sostenersi in Roma, innanzi
ad una Commissione composta di sette membri, di cui cinque
dovranno essere nominati dal Consiglio nazionale dell'Ordine
fra i giornalisti professionisti iscritti da non meno di 10 anni.
Gli altri 2 membri saranno nominati dal presidente della
Corte d'appello di Roma, scelti l'uno tra i magistrati di
tribunale e l'altro tra i magistrati di appello326 []. Per
quanto concerne invece liscrizione allalbo dei pubblicisti,
oltre a dover soddisfare i requisiti quali la presentazione dei
certificati di nascita e di residenza e lattestazione di
versamento della tassa di concessione governativa, bisogna
presentare gli articoli, a firma del richiedente, pubblicati in
giornali e periodici e i certificati dei direttori delle
pubblicazioni, che comprovino l'attivit pubblicistica
regolarmente retribuita da almeno due anni327. Se per potersi
iscrivere allalbo dei giornalisti professionisti bisogna
svolgere un praticantato di almeno 18 mesi, per entrare a far
parte di quello dei pubblicisti invece necessario svolgere
attivit giornalistica regolarmente retribuita per almeno due
anni. Solamente una volta iscritti allalbo si giornalisti ed
possibile esercitare la professione, come spiega lart. 45 della
legge 69/1963: Nessuno pu assumere il titolo n esercitare
la professione di giornalista, se non iscritto nell'albo
professionale328.

326

Art. 32, ibidem.


http://www.odg.it/content/albo.
328
Art. 45 Ordinamento della professione di giornalista Legge 3
febbraio 1963, n. 69. (http://www.odg.it/content/legge-n-691963)
327

170

Sullesistenza e la legittimit dellOrdine in Italia. Perch


esiste lOrdine dei Giornalisti? Come si legge sul sito
dellOrdine: l'attivit giornalistica un'attivit intellettuale
a carattere professionale, caratterizzata quindi da
quell'elemento di "creativit" che fa del giornalista non un
impiegato o un operatore esecutivo, ma, appunto, un
professionista329. Viene poi sottolineata la rilevanza sociale
dellattivit: La legge riconosce poi la rilevanza sociale del
giornalismo e impone, a chi lo eserciti in forma professionale,
di iscriversi obbligatoriamente in un Albo dettandone
condizioni e modalit; tutto ci, soprattutto a garanzia della
pubblica opinione e del lettore che il destinatario
dell'informazione. La legge, inoltre, prevede l'autogoverno
della categoria []330. La conditio sine qua non
rappresentata dalla sentenza n. 11/1968 con cui la Corte
stabilisce che quella dei giornalisti una professione e non un
mestiere331. Questa posizione trova per una larga schiera di
329

http://www.odg.it/content/la-storia
Ibidem.
331
Occhetta F., LOrdine Nazionale dei Giornalisti in laciviltacattolica.it,
19
settembre
2013
(http://www.laciviltacattolica.it/articoli_download/3216.pdf). Dice la
sentenza n. 11/1968 della Corte Costituzionale: I giornalisti vengano
associati in un organismo che, nei confronti del contrapposto potere
economico dei datori di lavoro, possa contribuire a garantire il rispetto
della loro personalit e, quindi, della loro libert: compito, questo, che
supera di gran lunga la tutela sindacale dei diritti di categoria e che perci
pu essere assunto solo da un Ordine a struttura democratica, che, con i
suoi poteri di ente pubblico, vigili, nei confronti di tutti e nellinteresse
della collettivit, sulla rigorosa osservanza di quella dignit professionale
che si traduce, anzitutto e soprattutto, nel non abdicare mai alla libert di
informazione e di critica e nel non cedere a sollecitazioni che possano
comprometterla. Carta di Firenze: approvata a larghissima
maggioranza Fondamentale il ruolo delle rappresentanze sindacali in
330

171

oppositori. Ad esempio il costituzionalista Paolo Barile


sostiene che la professione non si presenta come sapere
specifico ma come lesercizio continuativo, esclusivo e
retribuito, della libert di pensiero a favore di unimpresa
editoriale332. Invece gli altri Ordini hanno diritto di esistere
in quanto sono ancorati a conoscenze tecniche
imprescindibili e a saperi specifici che vengono accertati
attraverso un titolo universitario e un esame di Stato333. E
innegabile che il giornalista vive da sempre di occupazione
subordinata [], non ha rapporti economici diretti con il
cittadino come i medici e gli avvocati obbligati a dare
garanzie []334. Condivide questo punto Francesco
Occhetta: I giornalisti stessi dipendono da aziende editoriali
in cui esiste un potere gerarchico che vincola lattivit del
dipendente335. Non di questo avviso il presidente onorario
dellOrdine dei Giornalisti, Lorenzo del Boca, intervistato da
i-Italy: Ci sono delle attivit professionali che, avendo un
riverbero sociale molto accentuato, hanno necessit di
garantirsi presso il loro pubblico. Un medico o un avvocato
non possono esercitare le loro professioni senza fornire
fnsi.it,
22
novembre
2011,
(http://www.fnsi.it/esterne/Fvedinews.asp?AKey=13986).
332
Occhetta F., LOrdine Nazionale dei Giornalisti in laciviltacattolica.it,
19 settembre 2013 (cit).
333
Abruzzo F., La riforma della professione giornalistica in
Impresa&Stato
n.46
(http://impresastato.mi.camcom.it/im_46/abruzzo.htm).
334
Bartolini R., Ordine dei giornalisti, un peso morto da pensionare in
europaquotidiano.it,
2
marzo
2012
(http://www.europaquotidiano.it/2012/03/02/ordine-dei-giornalisti-unpeso-morto-da-pensionare/).
335
Occhetta F., LOrdine Nazionale dei Giornalisti in civiltacattolica.it,
19 settembre 2013 (cit).

172

garanzie ai propri clienti. Allo stesso modo un giornalista


deve poter dare alla persona alla quale si rivolge [] la
garanzia che quello che gli comunica la verit []336.
Appare poco chiaro come il possesso di una tessera possa
tradursi in garanzia di verit, che dovrebbe essere piuttosto
figlia della professionilit del singolo, pi che frutto
dellappartenenza ad un gruppo. Secondo del Boca tuttavia
occorre unistituzione che sia in grado di costruire una
deontologia e assicurarsi che venga rispettata337. Prosegue
Del Boca: LOrdine non impone niente, stabilisce solamente
quali sono i limiti che il giornalista deve darsi per la propria
professionalit. Questi limiti non sempre vengono rispettati,
per che vengano stabiliti allinterno della stessa categoria
un elemento di ulteriore miglioramento della libert del
giornalismo338. Rimanendo nella sfera etica, non si riesce a
capire per quale motivo come sostiene Occhetta la
deontologia del giornalista non possa venir giudicata e
regolata dal lettore prima (esprimendo dissenso, cambiando
testata), dal direttore poi (sanzionando o sollevando
dallincarico) e debba essere sottoposta ad un organo come
lOrdine. La domanda stata posta da i-Italy a Marica
Spalletta, docente di Cultura, etica e deontologia della
comunicazione presso lUniversit LUISS Guido Carli di
Roma. La posizione della docente si pone al di fuori della
diatriba legata alla legittimit dellOrdine collocandosi
piuttosto allinterno della necessit di un cambiamento di
mentalit: Finch letica del giornalista non trover un punto
336

Giuliani F. A cosa serve l'Ordine dei Giornalisti? Professione e


accademia a confronto in i-taly.org (http://www.i-italy.org/18705/cosaserve-lordine-dei-giornalisti-professione-e-accademia-confronto).
337
Ibidem.
338
Ibidem.

173

dincontro e di dialogo con letica delleditore il sistema non


trover mai il proprio equilibrio []. Perch le regole siano
applicate non sufficiente che esse siano fissate in un codice:
occorre che esse siano condivise. Scrivere delle regole
infatti per molti versi assai semplice, applicarle lo molto di
meno []339. C chi invece vede nellabolizione
dellOrdine un primo passo imprescindibile per risolvere
alcune delle problematiche delluniverso giornalistico
italiano. Infatti, il dibattito tanto sulla necessit quanto sulla
legittimit dellesistenza di un Ordine dei Giornalisti
vivace, ma ancorato al piano dialettico, incapace di portare
allattenzione della politica e dellopinione pubblica il
bisogno di cambiamento che il tempo impone. Tuttavia, il
processo
di
liberalizzazione
delle
professioni
regolamentate340, tra le quali rientra il giornalismo, ha
riacceso lattualit della questione poich ha costretto anche
lOrdine stesso a riformarsi, seppur in minima parte. Il
processo deciso dallallora Ministro dellEconomia Giulio
Tremonti aveva come criteri ispirativi [] la formazione
continua, la divisione tra deontologia e attivit
amministrativa degli enti, lassicurazione obbligatoria, le
regole di accesso, la libert di pubblicit informativa341. Le
ripercussioni per quanto concerne lOrdine dei Giornalisti
339

Giuliani F. A cosa serve l'Ordine dei Giornalisti? Professione e


accademia a confronto in i-taly.org, (cit.).
340
Confluito nel regolamento delegato emanato con D.P.R. 7 agosto 2012,
n. 137. Grisolia M., Libert di informazione e ordine dei giornalisti alla
luce della riforma degli ordinamenti professionali in AIC (Associazione
Italiana Costituzionalisti) rivista n. 4/2012, 12 dicembre 2012
(http://www.rivistaaic.it/sites/default/files/rivista/articoli/allegati/Grisoli
a.pdf)
341
Occhetta F., LOrdine Nazionale dei Giornalisti in civiltacattolica.it,
19 settembre 2013 (cit).

174

furono principalmente due: in primo luogo, la gestione della


giustizia deontologica non verr pi esercitata dai Consigli
regionali e nazionale, ma da un Collegio territoriale di
disciplina, la cui nomina definita dal Presidente del
tribunale sulla base di una rosa fornita dal Consiglio regionale
[]. Finora, invece, il Consiglio giudicante era composto
dallintero Consiglio nazionale342. Il secondo cambiamento
concerne invece la formazione permanente: tutti gli iscritti
allalbo, a partire dal 2014, avranno lobbligo di acquisire in
un triennio 60 crediti [] attraverso attivit riconosciute
come aggiornamento dallOrdine []. Ci sar la possibilit
di conoscere nuove modalit lavorative, materia
deontologica, aspetti fiscali, di economia, ma anche aspetti
culturali e tecnologici (nuovi media, internet) che
richiedono un continuo aggiornamento343. Nonostante
queste modifiche, come sottolinea lAIC rimane per
lirrisolta questione della stessa esistenza dellordine e della
sua compatibilit con i principi costituzionali344. Del resto, i
tentativi di abolire lOrdine dei Giornalisti sono stati diversi.
Come riporta Linkiesta, i primi a battersi contro il sistema
corporativo rappresentato dallOrdine furono nel 1972 tre
deputati del Partito repubblicano italiano, Francesco
Compagna, Pasquale Bandiera e Adolfo Battaglia che
presentarono una proposta in sette articoli per chiedere la
soppressione della legge approvata dalle Camere appena

342

Ibidem.
Ibidem.
344
Grisolia M., Libert di informazione e ordine dei giornalisti alla luce
della riforma degli ordinamenti professionali in AIC (Associazione
Italiana Costituzionalisti) rivista n. 4/2012, 12 dicembre 2012 (cit.).
343

175

nove anni prima345. Negli anni successivi furono diverse


realt politiche (dal Partito radicale al Movimento sociale
italiano passando per il Partito liberale e lUlivo) a tentare,
senza successo, di abolire lobbligatoriet delliscrizione
allalbo, quantomeno sostituendola unidea di un gruppo di
deputati del Partito radicale tra cui Marco Pannella e
Francesco Rutelli con una carta didentit professionale
sul modello francese. Tutte le proposte non riuscirono, per un
motivo o per un altro, a diventare legge. Nel 1997 lOrdine
dei Gironalisti scongiur lattacco pi pericoloso, inferto dai
radicali. Il partito di Pannella avanz la proposta di abolizione
dellOrdine tramite un referendum il cui quesito era il
seguente: I sottoscritti cittadini italiani richiedono
referendum popolare abrogativo, ai sensi dell'art. 75 della
Costituzione della Repubblica e in applicazione della legge
25 maggio 1970 n. 352, sul seguente quesito: Volete voi che
sia abrogata la legge 3 febbraio 1963, n. 69, recante
Ordinamento della professione di giornalista?346. I
votanti si espressero favorevolmente allabolizione con una
percentuale pari al 65,5%347, ma non venne raggiunto il
quorum e di conseguenza la posizione dei cittadini non pot
tramutarsi in azione legislativa. Come sottolinea lAIC, le
posizioni che si mantengono contrarie allOrdine basano la
propria tesi sul conflitto tra lOrdine stesso e lart. 21 della
Costituzione Italiana (in particolar modo sulla parte che dice
De Martino G., Giornalisti, lordine che nessuno riesce a cancellare
in linkiesta.it, 15 aprile 2013, (http://www.linkiesta.it/abolizione-odg).
346
Lettera aperta del presidente dell'Ordine dei giornalisti della
Lombardia
in
radioradicale.it,
6
gennaio
1997
(http://www.radioradicale.it/exagora/lettera-aperta-del-presidentedellordine-dei-giornalisti-della-lombardia)
347
http://www.radicali.it/obiettivi/referendum-radicali
345

176

che tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio


pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di
diffusione. La stampa non pu essere soggetta ad
autorizzazioni o censure348). Recentemente stato il
Movimento 5 Stelle di Beppe Grillo a proporre un disegno di
legge per labolizione dellOrdine dei Giornalisti, firmato da
53 senatori. Sono molteplici le ragioni che hanno mosso
allazione il M5S; si legge: le criticit relative al sistema di
accesso alla professione, la situazione complessa di quanti
pur non essendo giornalisti professionisti svolgono attivit
giornalistica non occasionale e retribuita, la insostenibile
situazione di precariato con cui molte migliaia di giornalisti
sono costretti a convivere ogni giorno, costituiscono nodi
imprescindibili349. Del resto, sostiene il disegno di legge dei
grillini, la Corte costituzionale ha gi riconosciuto la
legittimit dellabolizione dellOrdine nel momento in cui
defin come ammissibile la richiesta di refrendum del Partito
radicale nel 1997350.
LOrdine e la Rete. La nascita e levoluzione di Internet,
culminata con lavvento del Web 2.0, hanno rivoluzionato il
mondo giornalistico. In questo contesto dinteresse
analizzare come la capacit della Rete di fornire sia la
possibilit agli utenti di produrre e pubblicare dei contenuti
con grande facilit, sia lopportunit alla piccola
imprenditoria di aprire siti web e portali attraverso sforzi
economici accessibili, vadano ad entrare nellorbita della
348

La
Costituzione
in
senato.it
(http://www.senato.it/1025?sezione=120&articolo_numero_articolo=21)
.
349
http://www.senato.it/service/PDF/PDFServer/BGT/00703074.pdf
350
Ibidem.

177

legge italiana e dellOrdine. In primo luogo necessario


ricordare che in Italia non esiste una definizione legale di
giornalista, ma alcune sentenze della Corte di Cassazione
possono colmare questo vuoto giuridico definendo lattivit
giornalistica come l'attivit, contraddistinta dall'elemento
della creativit, di colui che, con opera tipicamente (anche se
non esclusivamente) intellettuale, provvede alla raccolta,
elaborazione o commento delle notizie destinate a formare
oggetto di comunicazione interpersonale attraverso gli organi
d'informazione, mediando tra il fatto di cui acquisisce la
conoscenza e la diffusione di esso attraverso un
messaggio351. Dal punto di vista legale esiste invece la
351

Alcune sentenze della Cassazione: A) La nozione dell'attivit


giornalistica, in mancanza di una esplicita definizione da parte della legge
professionale 3 febbraio 1963, n. 69 o della disciplina collettiva, non pu
che trarsi da canoni di comune esperienza, presupposti tanto dalla legge
quanto dalle fonti collettive, con la conseguenza che per attivit
giornalistica da intendere l'attivit, contraddistinta dall'elemento della
creativit, di colui che, con opera tipicamente (anche se non
esclusivamente) intellettuale, provvede alla raccolta, elaborazione o
commento delle notizie destinate a formare oggetto di comunicazione
interpersonale attraverso gli organi d'informazione, mediando tra il fatto
di cui acquisisce la conoscenza e la diffusione di esso attraverso un
messaggio (scritto, verbale, grafico o visivo) necessariamente influenzato
dalla personale sensibilit e dalla particolare formazione culturale e
ideologica (Cass. civ., 23 novembre 1983, n. 7007; Riviste: Mass. 1983).
B) E' di natura giornalistica la prestazione di lavoro intellettuale volta
alla raccolta, al commento e all'elaborazione di notizie destinate a formare
oggetto di comunicazione interpersonale (che pu indifferentemente
avvenire mediante l'apporto di espressioni letterali, o con l'esplicazione di
espressioni grafiche, o ancora mediante la collocazione del messaggio)
attraverso gli organi di informazione (Cass. 1/2/96 n. 889, pres. Mollica,
est. De Rosa, in D&L 1996, 687, nota Chiusolo, Il giornalista grafico e
l'iscrizione all'Albo dei giornalisti). C) Per attivit giornalistica deve
intendersi la prestazione di lavoro intellettuale volta alla raccolta, al

178

distinzione tra giornalista professionista e pubblicista, sancite


nellarticolo 1 della legge 69/1963, che definisce il primo
come colui che esercita la professione in modo esclusivo e
continuativo, il secondo come colui invece che esercita la
professione in modo non occasionale e retribuito, ma
nellesercizio anche di altre professioni o impieghi. Come
stato visto in precedenza, lOrdine riconosce come giornalisti
solamente coloro iscritti allAlbo e in possesso della tessera
professionale.
Questo
sistema di riconoscimento
condizionato pu difficilmente convivere con la realt della
Rete in cui ogni utente ha la possibilit di pubblicare i propri
contenuti. Internet ha reso i confini della professione pi
vaghi: tutti possono produrre informazione giornalistica al di
l della presenza di un titolo di cui fregiarsi o di un tesserino.
Sono addirittura le testate stesse come stato visto nei
paragrafi dedicati alla blogosfera, a Twitter e al citizen
journalism a cercare e riproporre il materiale fornito dai
semplici cittadini. In un contesto come quello appena
descritto ha ancora senso la separazione tra i professionisti e
gli amatori? Chi produce e diffonde informazione pu essere
un ottimo o un pessimo giornalista independentemente dal
possesso di una tessera professionale, che dovrebbe per
rendere pi pressante il rispetto dei codici deontologici. Quel
commento e alla elaborazione di notizie destinate a formare oggetto di
comunicazione interpersonale attraverso gli organi di informazione; il
giornalista si pone pertanto come mediatore intellettuale tra il fatto e la
diffusione della conoscenza di esso...... differenziandosi la professione
giornalistica da altre professioni intellettuali proprio in ragione di una
tempestivit di informazione diretta a sollecitare i cittadini a prendere
conoscenza e coscienza di tematiche meritevoli, per la loro novit, della
dovuta attenzione e considerazione (Cass. Civ., sez. lav., 20 febbraio
1995, n. 1827). Abruzzo F., I giornalismi in francoabruzzo.it
(http://www.francoabruzzo.it/document.asp?DID=99).

179

che appare evidente la necessit, alla luce dellaccesso


semplificato agli strumenti di diffusione giornalistica, reso
possibile da Internet, di snellire il processo di
professionalizzazione, ad esempio valorizzando il sistema
universitario o conferendo valore e prestigio allattivit
online portata avanti secondo le regole della professione.
Laltro aspetto da analizzare nei rapporti tra lOrdine e la Rete
legato allaccessibilit di intraprendere unavventura
editoriale, sia tramite una testata registrata, sia tramite un
semplice blog. Innanzitutto necessario chiarire cosa
comporta la registrazione di una testata, in quali circostanze
si tenuti a farlo e come. Il testo di riferimento redatto da
Franco Abruzzo, presidente dellOrdine dei Giornalisti della
Lombardia, il quale d una lettura della legge 62/2001 alla
luce della delibera n. 236/2001 dell'Autorit per le garanzie
nelle comunicazioni, che sancisce, nellarticolo 1,
listituzione del registro degli operatori di comunicazione. In
questultimo sono tenuti a registrarsi solo gli editori, che
prevedono di conseguire ricavi dalla loro attivit e che,
comunque, puntano a ottenere dallo Stato benefici,
agevolazioni e provvidenze352.
Invece, le testate
giornalistiche on-line - in quanto "prodotto editoriale" devono obbligatoriamente essere registrate nei tribunali e
avere un direttore responsabile, un editore e uno stampatore,
ma solo quando hanno una regolare periodicit (quotidiana,
settimanale,
bisettimanale,
trisettimanale,
mensile,
353
bimestrale, etc) . Il punto di partenza larticolo 1 della
legge 62/2001 che chiarisce come per prodotto editoriale,
ai fini della presente legge, si intende il prodotto realizzato su
352

Abruzzo F., Registrazione delle testate on-line e R.O.C. in altalex.com,


16 luglio 2001, (http://www.altalex.com/index.php?idnot=3182).
353
Ibidem.

180

supporto cartaceo, ivi compreso il libro, o su supporto


informatico, destinato alla pubblicazione o, comunque, alla
diffusione di informazioni presso il pubblico con ogni mezzo,
anche elettronico, o attraverso la radiodiffusione sonora o
televisiva, con esclusione dei prodotti discografici o
cinematografici354. Inoltre, bisogna ricordare come il
comma 3 dellarticolo 1 della 62/2001355 rimandi agli articoli
2 (Indicazioni obbligatorie sugli stampati)356 e 5
(Registrazione)357 della legge 47/1948. Larticolo 16 della
Legge 7 marzo 2001, n.62, Nuove norme sulleditoria e sui prodotti
editoriali e modifiche alla legge 5 agosto 1981, n. 416, pubblicata nella
Gazzetta Ufficiale n. 67 del 21 marzo 2001 in camera.it
(http://www.camera.it/parlam/leggi/01062l.htm).
355
Al prodotto editoriale si applicano le disposizioni di cui all articolo
2 della legge 8 febbraio 1948, n. 47. Il prodotto editoriale diffuso al
pubblico con periodicit regolare e contraddistinto da una testata,
costituente elemento identificativo del prodotto, sottoposto, altres, agli
obblighi previsti dallarticolo 5 della medesima legge n. 47 del 1948.
Ibidem.
356
Ogni stampato deve indicare il luogo e l'anno della pubblicazione,
nonch il nome e il domicilio dello stampatore e, se esiste, dell'editore. I
giornali, le pubblicazioni delle agenzie d'informazioni e i periodici di
qualsiasi altro genere devono recare la indicazione: del luogo e della data
della pubblicazione; del nome e del domicilio dello stampatore; del nome
del proprietario e del direttore o vice direttore responsabile. All'identit
delle indicazioni, obbligatorie e non obbligatorie, che contrassegnano gli
stampati, deve corrispondere identit di contenuto in tutti gli esemplari.
Legge 8 febbraio 1948, n. 47, Disposizioni sulla stampa, diffamazione,
reati attinenti alla professione e processo penale in odg.it
(http://www.odg.it/content/legge-n-471948).
357
Nessun giornale o periodico pu essere pubblicato se non sia stato
registrato presso la cancelleria del tribunale, nella cui circoscrizione la
pubblicazione deve effettuarsi. Per la registrazione occorre che siano
depositati nella cancelleria: 1) una dichiarazione, con le firme autenticate
del proprietario e del direttore o vice direttore responsabile, dalla quale
risultino il nome e il domicilio di essi e della persona che esercita
354

181

stessa legge 62/2001 invece sottolinea come i soggetti tenuti


alliscrizione al registro degli operatori di comunicazione, ai
sensi dellarticolo 1, comma 6, lettera a), numero 5), della
legge 31 luglio 1997, n. 249358, sono esentati dallosservanza
degli obblighi previsti dallarticolo 5 della legge 8 febbraio
1948, n. 47. Liscrizione condizione per linizio delle

l'impresa giornalistica, se questa diversa dal proprietario, nonch il titolo


e la natura della pubblicazione; 2) i documenti comprovanti il possesso
dei requisiti indicati negli artt. 3 e 4; 3) un documento da cui risulti
l'iscrizione nell'albo dei giornalisti, nei casi in cui questa sia richiesta dalle
leggi sull'ordinamento professionale; 4) copia dell'atto di costituzione o
dello statuto, se proprietario una persona giuridica. Il presidente del
tribunale o un giudice da lui delegato, verificata la regolarit dei
documenti presentati, ordina, entro quindici giorni, l'iscrizione del
giornale o periodico in apposito registro tenuto dalla cancelleria. Il
registro pubblico. Ibidem.
358
Cura la tenuta del registro degli operatori di comunicazione al quale
si devono iscrivere in virtu' della presente legge i soggetti destinatari di
concessione ovvero di autorizzazione in base alla vigente normativa da
parte dell'Autorita' o delle amministrazioni competenti, le imprese
concessionarie di pubblicita' da trasmettere mediante impianti radiofonici
o televisivi o da diffondere su giornali quotidiani o periodici, le imprese
di produzione e distribuzione dei programmi radiofonici e televisivi,
nonche' le imprese editrici di giornali quotidiani, di periodici o riviste e le
agenzie di stampa di carattere nazionale, nonche' le imprese fornitrici di
servizi telematici e di telecomunicazioni ivi compresa l'editoria
elettronica e digitale; nel registro sono altresi' censite le infrastrutture di
diffusione operanti nel territorio nazionale. L'Autorita' adotta apposito
regolamento per l'organizzazione e la tenuta del registro e per la
definizione dei criteri di individuazione dei soggetti tenuti all'iscrizione
diversi da quelli gia' iscritti al registro alla data di entrata in vigore della
presente legge. Legge 31 luglio 1997, n. 249, Istituzione dell'Autorit
per le garanzie nelle comunicazioni e norme sui sistemi delle
telecomunicazioni
e
radiotelevisivo
in
agcom.it,
(http://www2.agcom.it/L_naz/L_249.htm#01-c6).

182

pubblicazioni359. E larticolo 1, comma 2, della delibera


dellAgicom che spiega come i soggetti obbligati
alliscrizione al registro degli operatori di comunicazione
siano: i soggetti esercenti lattivit di radiodiffusione; le
imprese concessionarie di pubblicit; le imprese di
produzione e distribuzione di programmi radiotelevisivi; le
imprese editrici di giornali quotidiani, periodici o riviste; le
imprese che editano agenzie di stampa di carattere nazionale;
i soggetti esercenti leditoria elettronica e digitale; le imprese
fornitrici di servizi di telecomunicazioni e telematici360. Si
pu dedurre, come sottolinea Abruzzo, che le finalit delle
due registrazioni sono divergenti: quella presso i tribunali
serve a individuare le responsabilit (civili, penali,
amministrative) collegate alle pubblicazioni anche
telematiche; quella presso lAgcom tutela la trasparenza del
settore editoriale tradizionale e digitale361. Tanto la legge
62/2001, quanto la delibera 236/2001, si impegnano a
delineare quindi due tipi di prodotti editoriali. Il primo, senza
periodicit, non tenuto a rispettare larticolo 5 della legge
47/1948 inerente alla registrazione in tribunale, ma deve
invece mantenersi fedele allarticolo 2 della stessa legge. Le
testate, comprese quelle online, caratterizzate invece dalla
periodicit della pubblicazione362 devono attenersi sia
Legge 7 marzo 2001, n.62, Nuove norme sulleditoria e sui prodotti
editoriali e modifiche alla legge 5 agosto 1981, n. 416, pubblicata nella
Gazzetta Ufficiale n. 67 del 21 marzo 2001 in camera.it (cit.).
360
Delibera n. 236/01/CONS, Regolamento per lorganizzazione e la
tenuta del registro degli operatori di comunicazione in agcom.it,
(http://www2.agcom.it/provv/d_236_01_cons.htm).
361
Abruzzo F., Registrazione delle testate on-line e R.O.C. in altalex.com,
16 luglio 2001, (cit.).
362
Le testate (da registrare secondo lo schema della legge 47/1948) sono,
come gi sottolineato, quelle quotidiane, settimanali, bisettimanali,
359

183

allarticolo 2, sia allartcolo 5 della legge 47/1948. In merito


allarticolo 2, i giornali online devono mostrare alcuni
elementi identificativi quali il luogo e la data della
pubblicazione; il nome e il domicilio dello stampatore; il
nome del proprietario e del direttore o vice direttore
responsabile363. Delineato il quadro di riferimento, ora
possibile analizzare i rapporti tra le leggi, lOrdine dei
Giornalisti e la Rete. In tal senso un esempio pu essere
chiarificatore. Il protagonista di questa vicenda Francesco
Vanin, amministratore delegato di una societ Pn Box che
gestisce una piattaforma, una web tv omonima, che consente
agli utenti di pubblicare video da essi girati in autonomia o
con il supporto di una telecamera messa loro a disposizione
dalla stessa societ. Nel 2012 Vanin stato accusato dal
Tribunale di Pordenone, a seguito di un esposto dellOrdine
dei Giornalisti del Friuli Venezia Giulia, di esercizio
abusivo della professione, articolo 348 del codice penale,
punibile con sei mesi di galera. LAssostampa FVG,

quindicinali, mensili, bimestrali o semestrali caratterizzate (secondo


linsegnamento costante della Cassazione): a) dalla raccolta, dal
commento e dall'elaborazione critica di notizie (attuali) destinate a
formare oggetto di comunicazione interpersonale; b) dalla tempestivit di
informazione diretta a sollecitare i cittadini a prendere conoscenza e
coscienza di tematiche meritevoli, per la loro novit, della dovuta
attenzione e considerazione. Ibidem.
363
Il direttore responsabile deve essere iscritto negli elenchi dellAlbo
tenuto dai Consigli dellOrdine (norma legittima secondo la sentenza n.
98/1968 della Corte costituzionale). Il tribunale quello nella cui
circoscrizione la testata on-line ha la redazione. Lo stampatore il
provider, che "concede l'accesso alla rete, nonch lo spazio nel proprio
server per la pubblicazione dei servizi informativi realizzati dal fornitore
di informazioni" (Trib. Cuneo, 23 giugno 1997). Ibidem.

184

schieratasi a fianco dellOrdine, ha rilasciato un comunicato


che chiarisce le motivazioni dellazione legale:

LAssostampa Fvg al fianco dellOrdine regionale


dei giornalisti, nella vicenda che riguarda la web tv
pordenonese PnBox, che svolge attivit giornalistica
senza aver mai depositato in tribunale una propria
testata, dunque in maniera di fatto illegale. La vicenda
approdata nelle aule di giustizia dopo un esposto
dellOrdine dei giornalisti del Fvg.
In ballo non c la libert di informazione, garantita
dalla Costituzione e dalle leggi dello Stato. C
piuttosto il rispetto della legge sulla stampa, che
prevede lobbligo di aprire e depositare una propria
testata per chiunque svolga unattivit giornalistica, e
ci proprio a tutela dellutenza. Se una piattaforma
web trasmette notizie di politica e attualit con
regolarit, allora si configura come canale
informativo, come conferma il presidente nazionale
dellOrdine, Enzo Jacopino.
Posizione rafforzata dal commento di Piero Villotta,
presidente regionale dellOrdine, che ha segnalato il
caso: Esiste una zona grigia tra larticolo 21 della
Costituzione e la legge sulla stampa, dentro la quale
rientrano blog e piattaforme online. Anche chi
pubblica i video su YouTube fa divulgazione. Tutto
dipende dalla periodicit. Il nostro esposto a tutela
dellutenza, oltre che della categoria. Se viene meno
la garanzia della legge sulla stampa siamo nella
giungla.
La questione dunque aperta, in attesa di un
intervento del legislatore, oggi pi che mai necessario.
185

Le leggi si possono cambiare, ma fino a che sono in


vigore vanno rispettate. E secondo noi lo deve fare
anche la web tv di Pordenone, attiva da tempo con
attivit a tutti gli effetti giornalistica, con servizi di
politica, cronaca, sport e spettacolo. Senza avere una
propria testata giornalistica364.

Laccusa lanciata verso Vanin e la sua web tv stata


quindi quella di aver svolto attivit giornalistica non
occasionale pur non essendo un professionista iscritto
allAlbo dellOrdine e senza registrare la testata presso il
Tribunale. Ma la replica dellamministratore delegato di Pn
Box chiara: Non vogliamo fare i giornalisti perch non
siamo giornalisti. Io sono un imprenditore, non mi sono mai
definito giornalista. Siamo solo un mezzo per far dire
qualcosa. Il giornalista invece prende uninformazione, la
elabora e media tra fonte e lettore. Noi non diamo una nostra
visione della realt. Solo chi vede i filmati che postiamo d
una visione alla realt365. La questione messa in risalto dalla
disputa tra lOrdine dei Giornalisti e la web tv friulano che
trascende il caso in s e va ad abbracciare la modernit della
legislazione italiana rispetto alleditoria digitale. Quanto
imputato a Pn Box , esattamente, quanto accade ogni
giorno sulle centinaia di migliaia di blog che popolano per
fortuna la blogosfera italiana e sugli oltre 20 milioni di
364

https://www.facebook.com/giornalistifreelancefvg/posts/3
59339054109485
365
Baratta L., Canetta T., LOrdine dei Giornalisti porta le
web tv in tribunale in linkiesta.it, 4 aprile 2012,
(http://www.linkiesta.it/webtv-ordine-giornalisti).

186

profili facebook. Senza parlare dei tanti italiani che, ormai


[] nellera degli smartphone e delle webcam, pubblicano
centinaia di migliaia di contenuti audiovisivi sui canali di
YouTube. Stiamo tutti esercitando abusivamente lattivit di
giornalisti?366. Cosa si cela dietro lazione legale
dellOrdine? Tutto questo significa forse che se il sottoscritto,
tramite la propria pagina Facebook, si ritrovasse ogni luned
mattina a riportare i risultati del weekend calcistico della
Serie A italiana sarebbe imputabile di esercizio abusivo
della professione e rischierebbe fino a 6 mesi di reclusione?
Il fulcro della questione non la legittimit dellazione
dellOrdine dal punto di vista legale, tanto pi che Vanin
stato assolto dal giudice del tribunale di Pordenone, Eugenio
Pergola, dall'accusa di esercizio abusivo della professione
giornalistica367. Quello su cui bisognerebbe soffermarsi il
rapporto tra la situazione legislativa italiana e la libert
dellinformazione online. Il citizen journalism, la blogosfera
e i social network sono realt che, come mostrato in altre
sezioni di questa tesi, non possono pi essere ignorate e la cui
portata informativa rappresenta una preziosa risorsa di
integrazione e supporto per i canali tradizionali. In questo
senso, se come sembra, esistono delle zone dombra nella
legislazione italiana in rispetto alle novit nel campo
giornalistico legate allevoluzione tecnologica, piuttosto che
366

Scorza G., Allarme informazione online in ilfattoquotidiano.it, 29


marzo
2012,
(http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/03/29/allarmeinformazione-online/200904/).
367
Il Pm, Del Tedesco, ha chiesto l'assoluzione ritenendo che l'attivit di
Vanin non sia assimilabile al lavoro giornalistico perch non prevede
lavoro intellettuale e mediazione dei contenuti. Assolto Vanin, Pnbox
non una testata giornalistica in pordenoneoggi.it, 11 luglio 2012,
(http://www.pordenoneoggi.it/notizie/assolto-vanin-pnbox-non%C3%A8-una-testata-giornalistica-005799).

187

intestardirsi in un cieco appello alle norme368 - dietro cui forse


si nasconde altro, come la chiusura reazionaria di una casta
rispetto ai cambiamenti -, bisognerebbe impegnarsi affinch
le leggi fossero al passo con i tempi, capaci di rappresentare
lo stato delle cose per come , non per come fu.
Accedere allAlbo. Come visto in precedenza, lAlbo
ripartito in due elenchi, quello dei professionisti e quello dei
pubblicisti. Per accedere al primo condizione
imprescindibile il praticantato di 18 mesi o la frequenza delle
scuole di formazione riconosciute dallOrdine; mentre per il
secondo necessario dimostrare lavvenuta attivit
giornalistica continuativa per un minimo di due anni e
regolarmente retribuita. Entrambe le categorie pongono
inoltre come conditio sine qua non il superamento dellesame
di Stato. Per quanto concerne il praticantato, lanalisi di
Francesco Occhetta sottolinea come oltre il 70% dei
neogiornalisti professionisti arriva da un praticantato
dufficio; il praticantato tradizionale giunge al suo
capolinea369. Questo perch le aziende editoriali hanno tutti
gli interessi a favorire la precarizzazione: basti pensare che
come riporta Occhetta solamente il 10% dei mille giovani che
ogni anno tentano di superare lesame di Stato proviene da un
contratto di praticantato370. Quello che emerge un tentativo
di incanalare laspirante giornalista verso le scuole

368

Le leggi si possono cambiare, ma fino a che sono in vigore vanno


rispettate.
https://www.facebook.com/giornalistifreelancefvg/posts/359339054109
485
369
Occhetta F., LOrdine Nazionale dei Giornalisti in civiltacattolica.it,
19 settembre 2013 (cit).
370
Ibidem..

188

riconosciute dallOrdine, che hanno per costi esorbitanti371


e sono anchesse in crisi372. Nascono di conseguenza due
considerazioni. In primo luogo, nel momento in cui le scuole
di formazione richiedono uno sforzo monetario cos
importante, si viene a creare una prima selezione tra i giovani
dettata dalle possibilit economiche delle famiglie. Come
dire: chi pu investire 7.000 per iscriversi ad una scuola
riconosciuta dallOrdine avr certamente pi possibilit di
farsi strada rispetto a chi non dispone di una simile somma di
denaro. Lapalissiano, ma importante da sottolineare perch
strettamente connesso a questo tassello il ruolo
delluniversit pubblica. Al di l della qualit dei singoli corsi
di laurea, quello che emerge la subalternit degli studi
universitari rispetto alle scuole di giornalismo, la cui
esistenza, potrebbero sostenere i pi maligni, sembra legata
principalmente ai guadagni in grado di generare e alle
cattedre che vengono cos occupate. Per quanto concerne
lelenco dei pubblicisti, la situazione differente. Questi
ultimi non devono infatti affrontare n il praticantato n le
scuole riconosciute dallOrdine, bens svolgere unattivit
giornalistica continuativa, documentabile e retribuita per
almeno due anni presso una testata regolarmente registrata e
il cui direttore sia iscritto allAlbo dei giornalisti. In questo
senso il desiderio del giovane aspirante che si trova a cercare
una collaborazione in grado di garantire laccesso allesame
Da 5.000 a 9.000 , ibidem.
Quella pi gloriosa e antica, lIfg di Milano (Carlo de Martino),
stata incorporata nelluniversit statale perch non cerano i soldi per
mantenerla cos comera. Armano A., Un italiano su 550 giornalista.
Riformiamo
lOrdine?
in
ilfattoquotidiano.it
(http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/04/30/un-italiano-su-550-egiornalista-iscritto-allordine-lo-riformiamo/579213/).
371
372

189

di Stato pu diventare una pericolosa arma a doppio taglio.


Leditore di turno pu infatti approfittare della debolezza
contrattuale della controparte sia offrendo retribuzioni non in
linea con il lavoro svolto sia unipotesi ancora peggiore
proponendo lemissione di fatture false (che consentirebbero
poi laccesso allesame di Stato) in cambio di lavoro gratuito.
A tal proposito sar sufficiente ricordare linchiesta della
Procura di Napoli Onde Rotte. Nel 2008 quattro imprenditori
di alcune tv private campane del gruppo TeleregioneItaliamia si vedono recapitare delle ordinanze di arresti
domiciliari con laccusa di truffa e falso per aver falsificato
le fatturazioni e gonfiato gli organici della redazione
giornalistica attraverso assunzioni rivelatesi fittizie, con lo
scopo di beneficiare di contributi pubblici non dovuti373.
Lordinanza raccoglie le testimonianze di due giornalisti:
Uno afferma che durante il periodo di assunzione nel gruppo
Teleregione, ha in realt lavorato per un paio di testate di
Sergio De Gregorio senza retribuzione, solo per un rimborso
spese simbolico. Un altro mette a verbale che, nonostante
lassunzione, in redazione non c mai andato. Quel contratto
era, testuale, un contentino per aver lavorato gratis per anni
nei giornali di De Gregorio374. Lesame di Stato diventa cos
moneta di ricatto nei confronti degli apiranti giornalisti nel
momento in cui le condizioni che ne consentono laccesso
373

Fatturato e organico sono infatti i criteri utilizzati dal Corecom, il


comitato regionale per le comunicazioni, per redigere la graduatoria delle
tv campane utilizzata dal Ministero dello Sviluppo Economico per
erogare le provvidenze pubbliche di sostegno alleditoria televisiva
locale, cos come stabilito dalla legge 488 del 1988. Iurillo V.,
Giornalista ti assumo ma solo per finta in ilfattoquotidiano.it, 10
settembre 2010 (http://www.ilfattoquotidiano.it/2010/09/10/giornalistati-assumo-ma-solo-per-finta/59173/)
374
Ibidem.

190

sono totalmente nelle mani degli editori. Laltro aspetto che


emerge il circolo vizioso che si viene a creare e che rende i
giovani alla ricerca di affermazioni tanto colpevoli quanto gli
editori che sfruttano illegalmente le legittime aspirazioni di
coloro che sognano di diventare un giorno giornalisti:
linflazione di professionisti, molti dei quali lo diventano
solo per curriculum ma in realt fanno altro, rende i
giornalisti veri pi deboli di fronte agli editori. E pi
esposti al rischio sfruttamento375. Tanto per i professionisti
quanto per i pubblicisti, lultimo ostacolo prima
delliscrizione allAlbo rappresentato dallesame di Stato.
Anche qui, il primo aspetto da segnalare quello economico,
come scrive Il Fatto Quotidiano: devi sborsare quasi 500
euro tra tasse e bolli vari, iscriverti obbligatoriamente a un
corso preparatorio quello online, per esempio, costa 200
euro -, andare a Roma due volte per fare scritto e orale nel
bunker burocratico dellhotel Ergife. Siamo sui mille euro
come ridere376. In base ad una ricerca condotta da
giornalismoedemocrazia sui risultati degli esami
professionali, si pu notare come sia solitamente una
percentuale che si aggira intorno al 25% a fallire la prova377
e a doverla quindi sostenere nuovamente (con lesborso che
ne consegue). A volte non mancano le polemiche, come
quella generata dalla 115esima sessione desame di Stato
tenutasi lo scorso 15 ottobre. Lepisodio ha ricevuto
375

Ibidem.
Armano A., Un italiano su 550 giornalista. Riformiamo lOrdine? in
ilfattoquotidiano.it (cit).
377
Roidi V., Esami di stato: troppi bocciati ma realmente a qualcuno
interessa?
in
giornalismoedemocrazia.it
(http://www.giornalismoedemocrazia.it/2012/05/15/esami-di-statotroppi-bocciatima-realmente-a-qualcuno-interessa/)
376

191

lattenzione dei media perch caratterizzata dalla bocciatura


di Giulia Innocenzi, conduttrice di Servizio Pubblico. La
sessione ha visto un numero di non idonei di gran lunga
superiore alla media con il 44% dei partecipanti che non ha
superato lo scoglio della prova orale. Le proteste di coloro
che non ce lhanno fatta sono nate in virt di alcune
imprecisioni presenti nella traccia desame:

L'Espresso ha avuto il documento originale


consegnato ai candidati lo scorso 15 ottobre, ossia la
traccia destinata a chi avesse voluto scegliere
l'articolo di cronaca, in genere il pi gettonato tra gli
aspiranti professionisti. Una serie di lanci di agenzia
(inventati) da trasformare in un pezzo. Ebbene, se il
pm protagonista della vicenda immaginaria viene
chiamato prima in un modo (Galese) e poi in un altro
(Galesi) - segno di un refuso non corretto - a un certo
punto la traccia indica che il pubblico ministero
stesso a decidere se convalidare o meno il fermo di
alcuni sospetti. Anche i cronisti alle prime armi sanno
che - come indica il codice di procedura penale - il
giudice per le indagini preliminari a poter ordinare la
convalida del fermo. Il magistrato pu solo fare la
richiesta. Strano - e grave - che i commissari
giudicanti di un esame di Stato non conoscano la
differenza tra un gip e un pm.
Accortisi dell'errore, sul sito dell'Ordine dei
giornalisti sono corsi ai ripari, pubblicando la traccia

192

"sbianchettata": la frase incriminata scomparsa, e a


penna stata aggiunta la frase chieder al gip378.

La presenza di simili imprecisioni in unesame di Stato ha


giustamente generato vibranti polemiche, soprattutto da parte
di chi, per poter sostenere nuovamente la prova, deve
affrontare un esborso economico non indifferente. A tal
proposito Il Fatto Quotidiano ha chiesto al presidente
dellOrdine dei Giornalisti quali spese copre la somma
sborsata dai partecipanti. Interessante la risposta di Iacopino:
Tutte le quote di iscrizione allesame servono per sostenere
i costi della commissione e della sala dellErgife379. A volte
lOrdine deve anche integrare le quote con fondi propri. Un
commissario che viene da Milano, ha larrogante pretesa di
cenare oltre che di lavorare380.
Liscrizione allOrdine e il lavoro. E giunto il momento di
occuparsi di quel 75% che in media riesce a superare lesame
di Stato, ad iscriversi allAlbo e ad ottenere la tessera che
attesta lappartenza allOrdine dei Giornalisti. Come vengono
378

Fittipaldi E., Giornalisti, tracce d'esame con errori. E la


gaffe
viene
"sbianchettata"
online,
in
espresso.repubblica.it,
1
novembre
2013,
(http://espresso.repubblica.it/attualita/2013/11/01/news/gi
ornalisti-tracce-d-esame-con-errore-il-pm-convalida-gliarresti-1.139692).
379
Un hotel a 4 stelle di Roma.
380
Martelli F., Esame giornalisti professionisti, gli errori
nelle tracce e la difesa dellOrdine in ilfattoquotidiano.it, 2
novembre
2013,
(http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/11/02/esamegiornalisti-professionisti-errori-nelle-tracce-e-difesadellordine/764593/).

193

premiati gli sforzi, economici e non, compiuti? Cosa


comporta la possibilit di fregiarsi del titolo di giornalista e il
diritto ad esercitare la professione? Il Rapporto sulla
professione giornalistica in Italia (anno in esame 2011) a
cura di Pino Rea per Lsdi dice che i giornalisti iscritti all
Ordine in Italia sono oltre 112.000 (il triplo di quelli francesi
e il doppio di quelli che lavorano nel Regno Unito) ma solo
il 45% sono attivi ufficialmente. E solo 1 su 5 (il 19,1%
degli iscritti) ha un contratto di lavoro a tempo indeterminato,
che gli porta un reddito, in media, 5 volte superiore a quello
di un freelance (e 6,4 volte maggiore nel caso dei
Co.co.co)381. Diversi gli elementi che emergono dalla
ricerca condotta da Pino Rea. In primo luogo il divario nei
redditi tra giornalisti dipendenti, autonomi e parasubordinati,
pur con qualche miglioramento da segnalare per le categorie
con le retribuzioni pi basse. Un dato al tempo stesso
interessante ed allarmente relativo ai 14.800 giornalisti
autonomi (quindi oltre il 10%) che hanno un reddito annuo
inferiore ai 5.000 euro lordi. Un altro dato da evidenziare
quello relativo alla disoccupazione, che vede coinvolti 1514
giornalisti (un dato stabile), mentre aumenta il ricorso agli
ammortizzatori sociali: la spesa dellInpgi, lIstituto
nazionale di previdenza dei giornalisti italiani, aumentata
del 18,9% rispetto allanno precedente. Un ultimo elemento
che pu venire estrapolato dal Rapporto curato da Pino Rea
legato a quelli che vengono definiti i giornalisti invisibili.
Ma di chi si parla esattamente? Si tratta di circa 48.000
giornalisti iscritti allOrdine che, all1 ottobre del 2012, non
avevano nessuna posizione Inpgi. Pur non disponendo di
381

La fabbrica dei giornalisti in lsdi.it, 23 novembre 2012,


(www.lsdi.it/2012/la-fabbrica-dei-giornalisti/).

194

ulteriori dati a riguardo, Rea suppone che tra i cosiddetti


giornalismi invisibili una buona percentuale sia
rappresentata da precari. Inoltre auspica una riforma
dellOrdine che in primo luogo cancelli la distinzione tra
professionisti e pubblicisti, prevedendo che giornalista chi
fa prevalentemente il giornalista e versa i contributi all Inpgi,
imponendo l accesso universitario alla professione, ecc.382.
Ma se la vita non cos semplice essendo iscritti allAlbo,
ancora pi difficile la realt di tutti coloro che si trovano
esclusi dai privilegi dellOrdine.

Quel mondo che tracima a cerchi concentrici anche


al di fuori del bacino dellOrdine, in territori dove si
intuiscono centinaia centinaia e centinaia di aspiranti
giornalisti che sperano in una tessera come viatico al
Giornalismo con la G maiuscola: una miriade di
giovani (e meno giovani) inseriti in qualche modo
nella macchina della produzione e della distribuzione
dellinformazione giornalistica soprattutto nel
segmento dellonline che premono verso lalto nella
speranza di raggiungere almeno il traguardo di uno
sbocco nel pubblicismo383.

Prima di andare ad analizzare nel dettaglio il fenomeno del


precariato nelluniverso giornalistico, necessario affrontare
una breve digressione inerente alle situazioni presenti fuori
382

Rea P., La fabbrica dei giornalisti / Il Rapporto completo in lsdi.it, 30


novembre 2012 (http://www.lsdi.it/2012/la-fabbrica-dei-giornalisti-ilrapporto-completo/).
383
Ibidem.

195

dallItalia. LOrdine dei Giornalisti unanomalia tutta


italiana?

3.2

Il giornalismo allestero

Su Tabloid, la rivista dellOrdine dei Giornalisti della


Lombardia, comparsa una interessante inchiesta384 sul
percorso che gli aspiranti giornalisti devono seguire per
diventare professionisti fuori dallItalia. La ricerca stata
condotta da Paolo Pozzi (Tabloid) e Pino Rea (Lsdi) e mira a
riportare, in assenza di un organismo come lOrdine,
particolarit tutta italiana, le leggi che regolamentano la
natura e lattivit dei giornalisti allestero.
Francia. Il Codice del Lavoro francese sancisce che
giornalista professionale chiunque svolga come attivit
principale, regolare e retribuita lesercizio della sua
professione in una o pi aziende editoriali giornalistiche,
pubblicazioni quotidiane e periodiche o agenzie di stampa e
ne ricava la parte principale delle proprie entrate385. In
Francia sono considerati alla stregua dei giornalisti
professionisti anche collaboratori di redazione come
redattori-traduttori, stenografi-redattori, redattori-revisori,
reporter-disegnatori, fotoreporter, esclusi gli agenti di
pubblicit e tutti coloro che collaborano solo a titolo
occasionale386. Nel paese transalpino esiste una tessera
Pozzi, P., Rea P., Ordine dei giornalisti. Dove c e dove non c, in
Tabloid, luglio 2013, (http://www.lsdi.it/assets/Lsdi-Tabloid-Ordini.pdf).
385
Ibidem.
386
Ibidem.
384

196

professionale assimilabile a quella italiana, chiamata carte de


presse, la quale viene rilasciata da una commissione statale,
la Commission de la carte didentit dei giornalisti
professionali, composta da rappresentanti degli editori e dei
giornalisti. I requisiti da soddisfare per poter ottenere la carte
de presse sono in primo luogo laver esercitato la professione
giornalistica per almeno tre mesi consecutivi, inoltre pi del
50% dei propri redditi deve derivare da questa attivit. Il
prerequisito che il datore di lavoro sia unazienda
giornalistica di stampa o audiovisiva, o unagenzia di stampa
accreditata. Le stesse condizioni sono applicabili anche al
giornalista che lavora su Internet. Laccesso alla professione
in Francia assolutamente libero: non necessaria una
Laurea, n generica n tantomeno specifica e non necessario
aver frequentato scuole apposite come quelle che in Italia
sono riconosciute dallOrdine. Inoltre, la carte de presse, non
obbligatoria ma il Contratto nazionale di lavoro proibisce
agli editori di tenere per pi di tre mesi (il periodo di tempo
necessario per poter inoltrare la richiesta per la tessera
professionale) dei collaboratori sprovvisti della carta. Infine,
il possesso del tesserino consente di beneficiare pi
facilmente di una serie di garanzie sociali associate allo status
di giornalista, come la tredicesima, le ferie pagate o le
indennit di licenziamento387. Riassumendo la situazione
francese possibile notare come dallaltra parte delle Alpi
non esista un organo assimilabile allOrdine dei Giornalisti
italiano. La tessera professionale sembra rappresentare uno
strumento di tutela piuttosto che di appartenenza ad una casta.
Laccesso alla professione molto pi snello rispetto al
sistema italiano: tre mesi di praticantato rispetto ai 18 o ai 24
387

Ibidem.

197

richiesti nel nostro Paese e nessuna distinzione tra


professionisti e pubblicisti. Cos come in Italia, invece, il
sistema universitario non concede lo status di giornalista, che
viene ottenuto tramite lesercizio della professione, cos come
non costituisce condizione necessaria allo svolgimento
dellattivit. Bisogna per aggiungere che anche in Francia
esistono delle scuole di formazione, che non rappresentano
un requisito per laccesso alla professione ma unopportunit
e un ponte con il mondo del lavoro: sono previsti due anni di
corso con frequenza obbligatoria e stages presso aziende
editoriali.
Regno Unito. Il Regno Unito la patria del liberismo: non
esiste un contratto collettivo di lavoro per giornalisti, n
lobbligo di registrazione di una testata, neppure particolari
requisiti per fare il direttore di testata e cos via. Prima del
1965 praticamente non esisteva un cursus di studi
giornalistici e i professionisti cominciavano dalla stampa
locale388. Il ruolo del sindacato stato molto forte fino al
governo della Thatcher, dopo il quale sono venute meno le
battaglie sindacali ma non gli iscritti: la National Union of
Journalists conta 35.000 membri e raccoglie tutti i
lavoratori del settore giornalistico dai reporter agli editori, dai
fotografi allo staff di redazione, dai membri degli uffici
stampa agli esperti in pubbliche relazioni, come pure chi
lavora su Internet389. La NUJ garantisce assistenza legale
gratuita ai suoi iscritti cos come corsi di aggiornamento e
altri privilegi. Ma soprattutto si occupa di tutelare il rispetto

388

I giornalisti nello scenario europeo in Ordine dei Giornalisti della


Sardegna, (http://www.odg.sardegna.it/documenti/censis07.pdf).
389
Ibidem.

198

di alcune condizioni di lavoro imprescindibili390. Laccesso


alla professione totalmente libero: nel Regno Unito per
esercitare la professione di giornalista sufficiente
raggiungere un accordo con un editore e lavorare. Tuttavia,
anche nella patria del liberismo esistono dei percorsi di
accesso meno lineari ma che garantiscono limbocco di corsie
preferenziali. Lalternativa allaccesso diretto391
rappresentata da corsi preliminari392, i cui costi sono variabili
ma esiste la possibilit di richiedere delle borse di studio.

Perci nel Regno Unito conviene iscriversi ad un


corso e contemporaneamente chiedere un colloquio
con pi editori possibili. Se ti viene offerto un posto,
390

Qualunque sia il tipo di contratto, comunque il lavoratore, dopo non


pi di due mesi dallinizio del rapporto di lavoro riceva un contratto
scritto, in cui si citino precisamente una serie di elementi: dalle ore di
lavoro, alla malattia, dalla descrizione del tipo di mansione svolta, ai
contributi pensionistici, le ferie, la durata del contratto e cos via. Il
minimun rate viene comunque contrattato con il singolo editore e non
sono pochi i casi in cui non viene rispettato, non esistendo alcuna legi
slazione n alcun accordo a livello nazionale. Anche lorario di lavoro
deve rispettare alcuni accordi sindacali: non pi di 48 ore settimanali, 4
settimane di ferie annuali, un riposo di 24 ore settimanali. tutelata anche
la maternit, con regole dettagliate, la condizione dei giovani lavoratori,
le minoranze. La legislazione tutela anche i diritti delle donne a non essere
discriminate e, in base al Human Right Act, la privacy familiare e le
convinzioni politiche o religiose dellimpiegato. Ibidem.
391
Sar poi leditore ad occuparsi della tua formazione o mandandoti
presso un college o con il programma di insegnamento a distanza, i cui
costi sono in genere sostenuti dal giornale. Ibidem.
392
La maggioranza dei giornalisti in formazione viene reclutata
dallindustria editoriale dopo aver completato corsi
di formazione per studenti di livello A e laureati (questo percorso
chiamato pre-entry). Ibidem.

199

probabilmente ti viene proposto un contratto di


formazione di durata biennale, di cui i primi sei mesi
sono di prova per entrambe le parti. Una volta
superata la prova di sei mesi, il giornale ti dovrebbe
registrare presso il National Council per gli esami
preliminari e mettere in moto tutta la procedura di
formazione. Successivamente passerai 12 mesi al
lavoro prima di sostenere il National Certificate
Examination, la qualifica finale del National
Council393.

Irlanda. In Irlanda presente dal 2007 un Organismo


indipendente di autoregolamentazione della stampa, non
espressamente riconosciuto dalla legislazione, oltre a non
rappresentare una condizione obbligatoria liscrizione presso
lo stesso per i giornali. La normativa prevede lindipendenza
del consiglio, sia dallo stato che dalle testate giornalistiche,
con una maggioranza di membri indipendenti che
rappresentano linteresse pubblico394. LOrganismo si
occupa della regolamentazione per quanto concerne: le
norme etiche e pratiche, le regole sullaccuratezza e il rispetto
della reputazione delle persone, le regole tese a garantire la
riservatezza, lintegrit e la dignit delle persone.
Germania. Non esiste una definizione ufficiale per il
giornalista in Germania. Laccesso fondamentalmente
libero: cos come nel Regno Unito, pu essere sufficiente un
contatto diretto con leditore per iniziare a scrivere. Tuttavia,
anche in Germania esistono delle vie alternative che
393

Ibidem.
Pozzi, P., Rea P., Ordine dei giornalisti. Dove c e dove
non c, in Tabloid, luglio 2013, (cit.).
394

200

costituiscono dei pre-requisiti, nonch delle risorse ulteriori


per gli aspiranti giornalisti. Una di queste il Volontariat, un
praticantato di due anni regolarmente retribuito in vigore fin
dagl inizi del 1900. Laltra strada rappresentata da corsi
universitari395 e scuole di giornalismo, le quali possono essere
direttamente di propriet degli editori o indipendenti. Ad
esempio presso la Henri-Nannen-Schule, di propriet
dellimpero editoriale Gruner + Jahr, (editore di Die Zeit) il
praticante riceve un sussidio per la formazione che si aggira
attorno agli 800 euro mensili ed ha ottime possibilit di
trovare un lavoro subito dopo aver completato gli studi396.
Per quanto riguarda invece il sistema universitario rinomato
il cosiddetto modello Dortmund, poich rappresenta un
ottimo esempio di connessione tra studi accademici e
preparazione al mondo del lavoro397. Mettendo da parte i
percorsi formativi e focalizzando invece lattenzione
395

In Germania esistono da 25 anni.


I giornalisti nello scenario europeo in Ordine dei Giornalisti della
Sardegna, (cit.).
397
Il programma di studi si articola in tre fasi, la prima delle quali si
conclude dopo i primi due anni e lacquisizione di un diploma intermedio.
Si comincia con le conoscenze di base per un buon giornalismo
(Grundstudium). La seconda fase prevede dodici mesi di training
professionale, con un internato full-time presso imprese editoriali. In
questo periodo quindi si interrompe la frequenza universitaria. Listituto
di giornalismo di Dortmund coopera con 30 imprese nel campo dei media
sia a livello regionale (Westdeutsche Allgemeine Zeitung, Bonner
General-Anzeiger ecc.) che nazionale (Deutsche Welle, n-tv, Zdf ecc.). La
fase conclusiva, di studi avanzati (Hauptstudium), prevede due anni di
preparazione della tesi di laurea. Ed a questo livello che si pu scegliere
di specializzarsi in un ambito specifico. Il titolo che si ottiene alla fine
Diplom equivale ad un Masters Degree. Laccesso alla professione per
chi ha seguito un cursus di studi in giornalismo infine il volontariat (cio
lo stage), che dura due anni ed remunerato. Ibidem.
396

201

sullaccesso alla professione, possibile notare come


laspirante giornalista si trovi di fronte a tre possibilit dal
punto di vista contrattuale. Due di queste sono classiche: una
rappresentata dal contratto come dipendente fisso398 (tempo
indeterminato), laltra dal contratto come freelance. La terza
via caratteristica del sistema tedesco e prende il nome di
fester freier, ovvero libero-fisso. Riservato solo al settore
pubblico, al lavoratore viene riconosciuto il carattere di
collaboratore prevalente e vengono garantiti diretti riservati
ai dipendendti (pur non essendolo): dai 31 giorni di ferie
annue alla malattia, la maternit ecc. Il contratto liberofisso svolge la funzione di garantire al lavoratore precario
un qualche tipo di stabilit399. In Germania esistono
associazioni dei giornalisti e la pi famosa la Deutscher
Journalisten-Verband, o DJV400. Per quanto riguarda invece
il rispetto della deontologia, esso viene assicurato dal
Consiglio tedesco della stampa, un organo di autocontrollo
che valuta anche le proteste dei cittadini nei confronti degli
organi di informazione e che ha elaborato un codice
deontologico401. Rispetto allItalia, in Germania non esiste
quindi n un Ordine dei Giornalisti, n una tessera
398

Questo tipo di contratto sempre pi difficile da ottenere.


Questo contratto pu comunque essere rescisso senza motivo in
qualunque momento e d diritto allassunzione se dura gi da dieci anni e
il lavoratore sotto i 40, quindici anni se il lavoratore ne ha pi di 40.
Ibidem.
400
La DJV nello stesso tempo un sindacato e unorganizzazione
professionale, fissa gli obiettivi della professione e tratta i contratti
collettivi di lavoro conta quasi 40.000 associati, tutti giornalisti a tempo
pieno, a cui viene fornita una tessera professionale. Pozzi, P., Rea P.,
Ordine dei giornalisti. Dove c e dove non c, in Tabloid, luglio 2013,
(cit.).
401
Ibidem.
399

202

professionale. Non esistendo una definizione legale di


giornalista, questultimo accomunabile con chiunque scriva
per una testata. Laccesso libero e diretto, seppure la
frequenza di corsi di formazione o luniversit possano
rappresentare delle armi ulteriori per i giovani aspiranti.
Belgio. Cos come per quanto riguarda la Germania, anche il
Belgio non dispone di una definizione legale del giornalista.
Tuttavia una legge del 30 dicembre 1963 sancisce che
giornalista professionista una persona che lavora in un
mezzo di informazione generale (quotidiano, magazine
generalista, radio, televisione, sito Internet di attualit o
agenzia di stampa) e non pu occuparsi di pubblicit402. Il
titolo di giornalista professionista viene concesso da una
Commissione di ratifica istituita nel 1965 e composta
paritariamente di giornalisti professionisti e direttori di testate
giornalistiche. La conditio sine qua non laver esercitato la
professione per un periodo non inferiore ai due anni. Cos
come in Francia, anche in Belgio viene rilasciata una sorta di
Carte de presse, meglio desrivibile come un lasciapassare
nazionale che ha la funzione di facilitare i rapporti con le
istituzioni politiche, la procura, polizia e le aziende private.
Questo lasciapassare non pu essere rilasciato ai giornalisti
della stampa periodica, che possono per ottenere un pass
stampa periodica che copre grossomodo le stesse necessit
della tessera che viene consegnata ai giornalisti
professionisti. Per poterla ottenere questi giornalisti devono
aver avorato per almeno due anni in una redazione di un
mezzo di informazione specializzato, firmando almeno sei

402

Ibidem.

203

volte lanno, e dimostrando di aver scritto almeno 20 articoli


ogni anno.
Norvegia. La Norsk Journalistlag, lUnione dei giornalisti
norvegesi, si carica dellonere di assegnare la tessera stampa
ai suoi membri: 9.500, la quasi totalit dei professionisti del
paese scandinavo. I requisiti per il suo ottenimento sono
lesercizio della professione come attivit principale e il
rispetto del Codice etico della stampa.
Svezia. In Svezia esiste una sola organizzazione che ha diritto
a rappresentare la professione e a parlare in suo nome: si tratta
della Svenska Journalistfrbundet, lUnione dei giornalisti
svedesi. I requisti daccesso variano a seconda della tipologia
di lavoratore in questione. Quello dipendente deve aver
lavorato per un periodo di almeno quattro settimane, mentre
quello autonomo deve certificare un reddito giornalistico
durante almeno quattro mesi. Questa organizzazione
distribuisce le tessere di stampa, ma anche altri organismi
sono legittimati ad assegnarle, pur possedendo minor
prestigio. Dal punto di vista deontologico presente un
Codice etico dal 2001, che stato condiviso e accettato dalle
quattro grandi associazioni di editori svedesi.
Svizzera. Nel paese elvetico lo status di giornalista non
riconosciuto legalmente, di conseguenza ogni persona che
esercita la professione ha diritto a rivendicarne il titolo.
Tuttavia, anche in Svizzera esistono le tessere professionali,
la pi diffusa delle quali la RP, il Registro Professionale dei
giornalisti, essa facilita laccesso ad un discreto numero di
avvenimenti. I requisiti per il suo ottenimento sono
rappresentati dal riconoscimento della Dichiarazione dei
diritti e dei doveri dei giornalisti (la Dichiarazione di Monaco
204

del 1971) e dalla dimostrazione che almeno il 50% del reddito


del professionista in questione nel corso degli ultimi due anni
provenga da attivit giornalistica. La RP pu essere rilasciata
solo dai tre sindacati nazionali403, che sono abilitati anche al
rilascio della Carte de presse della Federazione
internazionale dei giornalisti. Il caso svizzero ha la sua
particolarit in quella che nellinchiesta pubblicata su Tabloid
viene definita la guerra delle tessere stampa: Presse
Suisse, lorganizzazione degli editori della stampa quotidiana
e periodica della Svizzera romanda, ha lanciato (nel 2006)
una sua propria tessera, seguendo lesempio della Schweizer
Presse, il suo pendant germanofono, che aveva lanciato lidea
vari anni prima404. La convenienza della carta rilasciata da
Presse Suisse principalmente di natura economica: 80
franchi svizzeri nel 2010 per la Carte Presse Suisse, contro
355 per Impressum e 150-750, a secondo del salario annuale,
per quella di Comedia405. Questa tessera concede a tutti i
possessori sconti e facilitazioni presso grandi aziende ma
viene contestata dai sindacati per lassenza di un Codice
deontologico associato alla carta.
Spagna. Nel paese iberico considerato giornalista chiunque
possegga una laurea in giornalismo. Negli anni settanta, sono
stati
gli
stessi
giornalisti
a
richiedere
una
professionalizzazione del loro mondo e a richiedere la nascita
di specifici corsi di studi. Cos, allinterno delle facolt di
Scienze della comunicazione sono inizati a nascere corsi di
periodismo pressoch in ogni angolo del paese, senza
403

Impressum, ex FSJ (5.500 membri), Comedia (13.000 membri) e il


Sindacato svizzero dei mass media (3.500 aderenti). Ibidem.
404
Ibidem.
405
Ibidem.

205

esclusione degli atenei pi piccoli406. Nella maggior parte dei


casi questi corso di studi un biennio universitario (la nostra
Laurea Magistrale) che segue un triennio di preparazione in
materie quali la giurisprudenza, le scienze politiche, la
comunicazione407. Esistono anche dei master per la
formazione in giornalismo, alcuni proposti da grandi editori
e il cui accesso richiede una laurea e il superamento di un
esame di ammissione408. Questi master hanno una durata
variabile che va da uno a due anni e rappresentano un
importante ponte con il mondo del lavoro consentendo a
coloro che portano a termine il percorso una borsa di
lavoro, cio uno stage. Lesercizio della professione
tuttavia caratterizzato da unaltissima percentuale di
406

La percentuale di laureati tra i giornalisti notevole (78%), con una


lieve maggioranza di uomini e unet media di 37 anni. La stampa
quotidiana assorbe ancora la maggior parte degli occupati, seguita dalla
radio-televisione e dagli uffici stampa. Mentre agenzie e periodi ci sono
pi distanziati. Coloro che lavorano su internet (4,8%) sono in numero
maggiore dei freelance (2,3%). I giornalisti nello scenario europeo in
Ordine dei Giornalisti della Sardegna, (cit.).
407
C anche il caso dellUniversit Carlos III di Madrid che, come una
novit, propone ai suoi iscritti un triennio in giurisprudenza o scienze
politiche gi specificamente orientati al successivo biennio in
giornalismo, mirando con ci a formare dei veri professionisti
dellinformazione, un po alla maniera francese. Pozzi, P., Rea P.,
Ordine dei giornalisti. Dove c e dove non c, in Tabloid, luglio 2013,
(cit.).
408
Tutti i grandi gruppi editoriali spagnoli (il gruppo Prisa, cio leditore
di El Pais, Abc, El Mundo, Efe lagenzia di stampa nazionale) ne offrono
e il comune denominatore una forte selezione iniziale. Quello presso il
pi grande quotidiano nazionale El Pais costa attorno ai 9000 euro per
una durata di un anno e mezzo, per 150 posti e come requisiti dingresso
si richiedono una laurea (non strettamente in giornalismo) e due lingue.
I giornalisti nello scenario europeo in Ordine dei Giornalisti della
Sardegna, (cit.).

206

precariato: anche quando si riesce ad entrare come stagisti


spesso si inizia senza neppure un rimborso spese. Poi
leditore pu offrire di restare come collaboratore part-time,
cio con un contratto part-time ma che nasconde un impegno
a tempo pieno409. Dal punto di vista legislativo non esiste
uno statuto per la professione di giornalismo. Larticolo 20
della costituzione spagnola del 1978 si limita a contemplare
il diritto fondamentale alla libert di espressione e
informazione, diritto che si converte nel dovere di informare
correttamente, mentre la legge organica 2/1997 regola la
clausola di coscienza e il principio del segreto professionale.
Lorganismo pi rappresentativo del giornalismo spagnolo
la Fape, Federacin de asociaciones de la prensa de Espana,
che riunisce 13.000 professionisti di 45 associazioni. Questa
associazione, vista la situazione di precariet e lassenza di
protezione in cui versano molti giornalisti, specialmente i pi
giovani, ha approvato un Codice per la contrattazione dei
giovani giornalisti, che contiene le norme di base da rispettare
per tutte le parti interessate: imprese, editoriali, giornalisti,
praticanti o stagisti410.
Australia. Anche in nel paese oceanico non esiste uno statuto
del giornalista, con lesercizio della professione come unico
requisito per professarsi tale. Lanomalia del modello
australiano legata al fatto che la Costituzione australiana
non garantisce esplicitamente la libert di espressione, cosa
che crea una certa aria di sospetto nei confronti del governo,
dal momento che in teoria la censura sarebbe possibile411.
409

Ibidem.
Ibidem.
411
Le autorit tra laltro hanno evocato lipotesi di una legge che instauri
un filtro obbligatorio per alcuni siti Internet, cosa che valsa tempo fa
410

207

Questa assenza rende quindi luniverso giornalistico piuttosto


vulnerabile, solo parzialmente protetta dalla possibilit di
iscriversi al Media, Entertainment & Arts Alliance, un
sindacato che si impegna a garantire e proteggere i diritti dei
giornalisti, che per rimangono scoperti a causa del vuoto
legislativo.
Brasile. La situazione nel paese sudamericano cambiata
radicalmente negli ultimi anni. Per essere considerato
giornalista prima del 2009 era necessario avere un diploma
superiore in giornalismo e iscriversi al Registro Profissional,
condizioni che consentivano di ottenere una tessera
professionale412. Nel 2009 invece il Tribunale supremo
federale si espresso a favore dellincostituzionalit
dellobbligo del possesso del diploma di giornalista e
delliscrizione al ministero del Lavoro come condizioni per l
esercizio della professione. Ora la a Fenaj, Federazione
nazionale dei giornalisti brasiliani, a rilasciare una propria
carta.
Stati Uniti. Il 12 settembre 2013 il Senato statunitense, per
approvare una legge che proteggesse i giornalisti dal dover
rivelare le proprie fonti confidenziali, si trovato costretto a
dare una definizione di giornalista: an employee,
independent contractor or agent of an entity that disseminates
news or information [who has been] employed for one
year within the last 20 years or three months within the last
allAustralia la presenza nellelenco dei Nemici di Internet curato da
Reporters sans frontires. Pozzi, P., Rea P., Ordine dei giornalisti. Dove
c e dove non c, in Tabloid, luglio 2013, (cit.).
412
Mentre il giornalista autodidatta o amatoriale era considerato
illegale. Pozzi, P., Rea P., Ordine dei giornalisti. Dove c e dove non
c, in Tabloid, luglio 2013, (cit.).

208

five years413. Il primo emendamento della Costituzione


americana, oltre a garantire la libert di stampa, vieta
linterferenza del governo nellesercizio della professione.
Questo principio, in virt della definizione che il Senato si
visto costretto a fornire, garantisce un alto livello di
protezione per i professionisti. Questo soprattutto in relazione
alle cosiddette shield laws, delle leggi applicate nella maggior
parte degli stati americani che dicono che il giornalista non
pu essere costretto a comparire o a testimoniare in relazione
alle informazioni contenute in una notizia o a divulgare le
proprie fonti. Per questo motivo lazione del Senato ha
provocato tanto reazioni favorevoli quanto apertamente
contrarie. Non esistono tessere professionali ufficiali negli
Stati Uniti, ma ogni datore di lavoro fornisce ai propri
dipendenti una tessera. Esiste la Society of Professional
Journalists, unorganizzazione professionale che conta oltre
10.000 associati e si pone lobiettivo di incoraggiare la libert
di stampa e promuovere fra i giornalisti un comportamento
aderente ai principi deontologici. Essa propone un Codice
etico ma non rilascia alcuna tessera professionale e non
quindi in alcun modo paragonabile allOrdine dei Giornalisti
italiano. Nonostante la definizione data dal Senato sia
ampiamente inglobante, laccesso alla professione tuttaltro
che semplice da un punto di vista strettamente pratico. As
digital media gave more writers a voice, qualifications for
413

Un impiegato, un libero professionista o un agente di una entit che


pubblica notizie o informazioni [che stato] impiegato per un anno
negli ultimi 20 anni o per tre mesi negli ultimi cinque anni. Kendzior S.,
Who is a 'journalist'? People who can afford to be in aljazeera.com, 17
settembre
2013,
(http://www.aljazeera.com/indepth/opinion/2013/09/2013917643128064
87.html).

209

journalism jobs became more stringent and dependent on


wealth. This is true worldwide. In 2009, the average cost of
journalism school, often a prerequisite for hire in the US, was
$31,000. Some universities charge over $50,000, along with
living expenses the total bill can be above $80,000 (median
US income is $52,000)414. Inoltre, le posizioni che
consentivano laccesso iniziale al mondo del lavoro sono
state sostituite da tirocini, la maggior parte dei quali non
pagati: Today people work for the possibility of working,
waiting to be considered good enough to be hired by the
employers under whom they already labour415. Il risultato
che laccesso alla professione diventa ad appannaggio
principalmente di persone con alle spalle una situazione
economica pi che solida, in grado di affrontare le spese delle
scuole di formazione o di potersi permettere di portare avanti
tirocini non retribuiti.

414

Nel momento in cui i media digitali hanno dato voce a pi autori, le


qualifiche richieste per i lavori legati al giornalismo sono diventate pi
alte e dipendenti dal benessere economico. Questo vero in tutto il
mondo. Nel 2009, il costo medio di una scuola di giornalismo, spesso un
prerequisito per essere assunto negli Stati Uniti, era di 31.000 $. Alcune
universit costano oltre 50.000 $, la spesa complessiva calcolando anche
i costi della vita pu essere superiore agli 80.000 $ (il reddito media
statunitensi di 52.000 $). Ibidem.
415
Oggi le persone lavorano per la possibilit di lavorare, aspettando di
essere considerati abbastanza bravi per essere assunti da datori di lavoro
per i quali gi lavorano. Ibidem.

210

3.3

Giornalismo e precariato

In Italia ci sono circa 110mila iscritti allOrdine dei


Giornalisti, questo significa, come fa pertinentemente notare
Il Fatto Quotidiano416, che un italiano su 550 un giornalista,
professionista o pubblicista che sia. Si tratta di un numero che
stupisce specie in relazione ad altri importanti paesi europei:
nel Regno Unito ci sono circa 40mila giornalisti, quindi uno
ogni 1650 abitanti circa, in Francia invece circa 38mila,
grossomodo uno ogni 1740 abitanti417. Come gi analizzato
in precedenza, solo una parte, circa la met, versa
regolarmente i contributi e pu dire di lavorare regolarmente.
Per quanto riguarda gli altri o non sanno che liscrizione alla
previdenza obbligatoria, o sono evasori contributivi oppure
hanno cambiato mestiere. Vista la natura dellindustria dei
media in Italia probabile che nella grande maggioranza dei
casi si tratti di questultima ipotesi, spiega Guido Besana,
componente della giunta esecutiva della Fnsi, il sindacato
unico dei giornalisti418. Un altro interessantissimo incrocio
di dati quello tra il numero degli iscritti allordine in Italia
e lestensione del mercato editoriale. Secondo una ricerca
Ocse419 del 2010 in Germania ogni 100 mila copie di
quotidiani o periodici ci sono 75 giornalisti di carta stampata.
In Francia per vendere lo stesso numero di copie ne bastano
Armano A., Un italiano su 550 giornalista. Riformiamo lOrdine? in
ilfattoquotidiano.it (cit.).
417
De Luca D., Italia: il paese dei giornalisti invisibili in ifg.uniurb.it 27
gennaio 2012, (http://ifg.uniurb.it/2012/01/27/ducato-online/italia-ilpaese-dei-giornalisti-invisibili/17001).
418
Ibidem.
419
http://www.mondaynote.com/2010/07/11/too-many-journalists/
416

211

72. In Italia ne occorrono ben 127. [] Anche nella classifica


di diffusione dei periodici lItalia il fanalino di coda. In
Germania ogni mille abitanti si vendono 244 giornali al
giorno, in Francia 117. NellItalia delle penne solo 88420.
Questo elemento di squilibrio nel mercato del lavoro
comune anche ad altre professioni, dove gli iscritti allOrdine
segnano allo stesso modo cifre esorbitanti comparate agli altri
paesi europei. Ad esempio, per quanto riguarda i medici,
secondo dati Istat del 2011421, lItalia al terzo posto nel
rapporto tra medici e abitanti, con oltre 410 medici ogni
100mila abitanti (il Regno Unito ne ha circa 260). Per quanto
concerne gli avvocati, invece, se la media europea si attesta
su 127 avvocati ogni 100mila abitanti, quella italiana di
406422. Tornando alluniverso giornalistico, la spiegazione a
questondata di professionisti non semplice. Il sindacalista
Besana, ad esempio, punta il dito contro lOrdine, i cui
Consigli regionali non avrebbero interesse a revisionare gli
elenchi cancellando gli iscritti che non esercitano pi la
professione: Dico una cattiveria, per un Ordine regionale
avere tanti iscritti vuol dire avere tante quote. Se non svolgo
attivit giornalistica, per lOrdine non sono un costo, ma una
quota che arriva423. Inoltre secondo Besana, avere tanti
iscritti significa avere maggior peso nel Consiglio nazionale
420

Ibidem.

421

http://noiitalia2011.istat.it/index.php?id=7&user_100ind_pi1[id_pagina]=86&cH
ash=6c8089e674dee3073c9c8cfb3ea1dd6a
422
Avvocati: in Italia sono il triplo della media Ue. E fanno troppe cause
per
incidenti
in
blitzquotidiano.it,
4
luglio
2013,
(http://www.blitzquotidiano.it/cronaca-italia/avvocati-italia-triplomedia-ue-cause-incidenti-1610853/).
423
De Luca D., Italia: il paese dei giornalisti invisibili in ifg.uniurb.it 27
gennaio 2012, (cit.).

212

dellOrdine (Cnog)424. La posizione dellOrdine , come


previdibile, diametralmente opposta. Secondo Enzo
Iacopino, il presidente del Consiglio nazionale il problema
una legge antica che prevede una procedura per diventare
giornalisti. LOrdine non ha discrezionalit quando qualcuno
rispetta i parametri per ottenere liscrizione425. Per quanto
riguarda le revisioni, invece, Iacopino ammette che possono
esserci ritardi in alcuni casi. Certe realt, come Lazio e
Lombardia, possono essere pi severe di altre, ma che il
problema degli iscritti sia legato a questo falso. Dopo
quindici anni di iscrizione allelenco dei pubblicisti non
possibile essere cancellati. Fino a che questa norma nella
legge noi la dobbiamo rispettare426. Al di l della logica tutta
italiana che si esprime nel consueto allontanamento delle
responsabilit, quello che emerge da questi dati la
saturazione di un mercato che non in grado di soddisfare
una richiesta di lavoro troppo grande rispetto alle posizioni
disponibili. Lavvento di Internet e la nascita di tante realt
editoriali anche appartenenti alla piccolissima impresa da un
lato ha garantito maggiori possibilit di trovare un impiego,
dallaltra ha per frammentato il mercato, consentendo
lingresso di figure per cui lo scrivere non visto come un
mestiere che, tra le altre cose, serve anche per arrivare alla
fine del mese e contribuendo di fatto a far scoppiare e
diffondere lepidemia del precariato. Il Rapporto sulla
professione giornalistica in Italia curato da Pino Rea per

424

Il Consiglio eletto su base proporzionale: pi iscritti ha un Ordine


regionale, pi consiglieri pu mandare al Cnog. Ibidem.
425
Ibidem.
426
Ibidem.

213

Lsdi427, stilato su dati del 2012, in grado di offrire


uneccellente fotografia della situazione. Le prime
conclusioni sono riportate nellincipit dellanalisi:

Si riduce il lavoro dipendente (meno 1,6%), cresce


quello autonomo (+7,1%; 6 attivi su 10, quasi il
doppio di 13 anni fa), e aumenta in modo sempre pi
marcato il gap nei redditi fra i due segmenti della
professione. Nel 2012 la media annua delle
retribuzioni dei dipendenti era di 62.459 euro (+0,4%
sul 2011) : 5 volte pi di quella degli autonomi e quasi
7 volte superiore a quella dei Co.co.co. La media dei
soli autonomi era infatti di 11.278 euro. E la media
generale (dipendenti + autonomi) era quindi di 33.557
euro428.

Un primo elemento da considerare che il numero di


giornalisti continua a crescere, sia complessivamente (+1%),
sia limitandosi a quelli attivi (+3,2%), mentre diminuisce il
numero di lavoratori dipendenti (-1,6%). Come facilmente
intuibile, la crescita del numero globale dei giornalisti
quindi dovuta al lavoro autonomo, che vede aumentare le
proprie fila del 7,1% (da 26.524 a 28.408 unit). Su un
campione di 10 giornalisti iscritti allOrdine e attivi, 6
svolgono lavoro autonomo. I contratti a tempo indeterminato
coinvolgono un solo professionista su 5 (in realt meno, visto
che la percentuale del 18,8%). Rea mostra un
427

Rea
P.,
Il
paese
dei
giornalisti
(http://www.fnsi.it/Download/RAPPORTO_LSDI_2012.pdf).
428
Ibidem.

214

interessantissimo quadro diacronico degli ultimi 13 anni. Dal


2000 a al 2012 (periodo che racchiude perfettamente
lavvento, levoluzione e la diffusione del giornalismo
online), la popolazione attiva raddoppiata, da 21.373
giornalisti del 2000, il 26,5% degli iscritti all Ordine
(compresi elenco speciale e stranieri), a 47.227 giornalisti del
2012, pari al 43,9% degli iscritti allOrdine429. Non solo, se
nel 2000 i lavoratori autonomi era circa un terzo della totalit
dei professionisti, nel 2012 hanno abbondantemente superato
la met430. Gli anni cruciali nei quali avvenuto il sorpasso
sono il 2008 e il 2009431, quando il numero dei dipendenti
inizia un calo destinato a proseguire e gli autonomi compiono
un importante balzo in avanti passando da 19.486 a 23.213
unit. Laltro dato da prendere in considerazione vede
coinvolti i redditi. Come gi riportato in precedenza, ci che
si evince innanzitutto lenorme gap tra i redditi dei
lavoratori dipendenti e quelli degli autonomi. Il salario medio
di un giornalista italiano di 33.557 euro annui lordi, ma il
dato risultato di una forbice molto ampia. Se un lavoratore
dipendente guadagna infatti in media 62.459 euro allanno
(dato in lieve crescita 0,4% - rispetto al 2011), un autonomo
arriva invece a 11.278 euro lordi. Questultima cifra a sua
volta la media tra il reddito dei freelance (12.810 euro, una
crescita di 354 euro rispetto al 2011) e quello dei Co.co.co
(9.703 euro, una diminuzione di 730 euro rispetto al 2011).
La differenza tra i lavoratori dipendenti e gli autonomi
429

Ibidem.
Rea lancia il proprio jaccuse: E a questo punto viene il dubbio che
gli istituti della categoria stiano colpevolmente sottovalutando quello che
accaduto. Ibidem.
431
Sono gli anni dellesplosione dei social network e dei blog. La maturit
del Web 2.0.
430

215

evidente, ancora pi marcata se vengono presi in esame i


Co.co.co. Ma Rea riporta dati ancor pi allarmanti.
Allinterno della fascia dei lavoratori autonomi infatti esiste
un 48,9% (14.042 lavoratori) che hanno redditi annui inferiori
ai 5.000 euro. Addirrittura circa 1 su 5 (18,7%) ha dichiarato
nel 2012 redditi compresi tra 0 e 1.000 euro annui432, dato
sconcertante che fotografa la drammaticit della situazione
per buona parte dei lavoratori autonomi. Anche la situazione
allinterno della categoria dei lavoratori dipendenti mostra un
allargamento della forbice tra ricchi e poveri. Se le fasce
medio-alte andamento che si ripercuote in generale su tutto
il gruppo vedono aumentare il proprio salario, quelle basse
lo vedono invece diminuire. Il risultato, in poche parole, che
chi godeva di una posizione privilegiata continua a farlo, o
addirittura vede la propria situazione migliorare; chi invece
appartiene alla fascia pi povera del lavoro dipendente
compie un ulteriore passo indietro. I problemi legati ai
subordinati sono ben identificabili nelle richieste dei
professionisti nei confronti del Fondo complementare di
previdenza, che viene spesso utilizzato come ammortizzatore
sociale, piuttosto che come strumento di integrazione per la
futura pensione433. Un altro elemento di cui tener conto il
fatto che oltre 8.000 dei 19.319 subordinati (8.006, pari al
433 euro per 2.096 Co.co.co, 447 euro per 3.231 liberi
professionisti. Ibidem.
433
Spiega Ignazio Ingrao del consiglio damministrazione: I bilanci del
Fondo consente di fare una facile previsione: tra 20 anni si presenter il
problemacdei giornalisti pensionati con redditi pericolosamente bassi. Per
questo stiamo varando una importante campagna di sensibilizzazione da
per cercare di indurre i colleghi, soprattutto i pi giovani, a non
impoverire le proprie posizioni contributive nel Fondo complementare e
anzi a cercare di rafforzarle con versamenti maggiori: altrimenti la loro
prospettiva dopo la pensione sar davvero difficile. Ibidem.
432

216

41,4%, nel 2011 era il 40%) hanno anche un reddito da lavoro


autonomo, che non entra nel calcolo della media annua della
sua retribuzione come dipendente, ma che di fatto allarga il
divario con la condizione reddituale del lavoro autonomo e
parasubordinato434. La situazione dei rapporti di lavoro
subordinati mostra un calo, dovuto anche ad un sostanziale
blocco di assunzioni, soprattutto per quanto concerne i
quotidiani (-2,8% di rapporti di lavoro rispetto al 2011), le
agenzie di stampa (-6,6%), lemittenza locale (-2,8%) e la Rai
(-2,4%). Gli unici settori che mostrano una crescita sono
quello dei periodici (+1,8%), lemittenza nazionale
commerciale (+3,4%) e altri tipi di aziende private (+1,1%).
La saturazione del mercato viene messa in risalto anche da un
dato che mostra come il lavoro subordinato sia molto
invecchiato negli ultimi anni. Prendendo ancora come base i
13 anni dal 2000 al 2012, possibile notare come i giornalisti
di et inferiore ai 35 anni siano passati dal 28,9% al 19,9%
(gli ultracinquantenni sono passati dal 17,3% al 29,6%).
Riassumendo la situazione del lavoro dipendente possibile
quindi segnalare un blocco delle assunzioni che sfocia in un
mancato ricambio generazionale e in un invecchiamento della
categoria. Aumentano le richieste di ammortizzatori sociali
con conseguente impoverimento delle pensioni, se da una
parte le fasce medio-alte vedono rimanere stabili o migliorare
le proprie entrate, quelle basse risentono maggiormente la
crisi. Ma questi anni sono caratterizzati soprattutto
dallesplosione del lavoro autonomo, tanto i freelance quanto
i parasubordinati (o Co.co.co435). Questa categoria presenta
434

Ibidem.
I collaboratori coordinati e continuativi (c.d. co-co-co) sono anche detti
lavoratori parasubordinati, perch rappresentano una categoria intermedia
fra il lavoro autonomo ed il lavoro dipendente. Essi lavorano infatti in
435

217

alcune caratteristiche affini ai dipendenti, ad esempio


linvecchiamento: gli autonomi sotto i 30 anni sono passati
dal 12,2% del 2009 al 9,4% del 2012, mentre gli
ultracinquantenni sono passati dal 16,3% al 17,7%. Ma se la
situazione dei freelance mostra un pur lieve miglioramento,
il lavoro parasubordinato a farsi carico degli elementi
maggiormente allarmanti, dove il 53,4% (5.260 posizioni)
non raggiunge i 5.000 euro annui, dato in crescita rispetto al
2011 (50,7%). La debolezza complessiva dei Co.co.co
evidenziabile anche riportando un altro dato riguardante i
redditi pi alti: solo l1,8% dei parasubordinati (173) supera
i 50.000 euro annui, a differenza del 5,12 degli autonomi
(765) e del 39,6% dei subordinati (8.189).
Il quadro della situazione mostra come lasse della
professione si sta spostando dal giornalismo dipendente,
tutelato dai contratti e dalle leggi, dalla previdenza e
dallassistenza sanitaria di categoria (Inpgi, Casagit436 e
Fondo di previdenza complementare), al lavoro autonomo,
alle collaborazioni coordinate e continuative, al lavoro dei
freelance437. La mancanza di tutela in cui scivola la
piena autonomia operativa, escluso ogni vincolo di subordinazione, ma
nel quadro di un rapporto unitario e continuativo con il committente del
lavoro. Sono pertanto funzionalmente inseriti nellorganizzazione
aziendale e possono operare allinterno del ciclo produttivo del
committente, al quale viene riconosciuto un potere di coordinamento
dellattivit del lavoratore con le esigenze dellorganizzazione aziendale.
Fonte:
Inps
(http://www.inps.it/portale/default.aspx?lastMenu=5654&iMenu=1&iN
odo=5654&p1=2)
436
Cassa Autonoma di Assistenza Integrativa dei Giornalisti Italiani.
437
Camporese A. (presidente Inpgi), Interventi efficaci e rapidi per
superare
una
crisi
epocale
in
fnsi.it,
(http://www.fnsi.it/Download/RAPPORTO_LSDI_2012.pdf).

218

professione getta i giovani aspiranti in una giungla intricata


dove spesso vige la legge del ricatto. Sostiene ad esempio
Daniele Cerrato, presidente di Casagit, che l'editoria italiana
affollata da mestieranti di varia estrazione, per questo non
sempre possiamo attenderci [] persone dotate di una
professionalit definita. L' utilizzo disinvolto di ogni
spiraglio di risparmio offerto da Contratto e consuetudini fa
s che cresca, ad esempio, il numero dei pubblicisti assunti
come praticanti e per i quali si realizzano risparmi, da parte
dell'editore, sui contributi da versare anche a Casagit 438. Ed
dello stesso avviso Enzo Jacopino, presidente dellOrdine
dei Giornalisti: Gli editori continuano a passare come una
schiacciasassi sopra alla vita di decine di migliaia di giovani
i quali, per di pi, debbono periodicamente subire lezioni sul
loro stesso diritto di dirsi, essere o sperare di diventare
giornalisti439. Una volta delineato il contesto, rimane da
vedere cosa stato fatto concretamente per risollevare le
condizioni di tanti precari e restituire qualche speranza ai
giovani che aspirano a diventare giornalisti. Qualcosa si
mosso a cavallo tra 2011 e 2012, quando stata approvata la
cosiddetta Carta di Firenze, entrata in vigore il 1 gennaio del
2012. Questa la premessa del documento redatto di comune
accordo dallOrdine dei Giornalisti e la Fnsi:

Mai come negli ultimi anni il tema della qualit del


lavoro si offerto alla riflessione pubblica quale
argomento di straordinaria e, talvolta, drammatica
attualit. A preoccupare, in particolare, la crescente
precarizzazione lavorativa di intere fasce della
438
439

Ibidem.
Ibidem.

219

popolazione che, per periodi sempre pi lunghi,


vengono costrette ai margini del sistema produttivo e
professionale, con pesanti ricadute economiche,
sociali, psicologiche ed esistenziali. Il giornalista,
infatti, costretto nel limbo di opportunit capestro, per
lo pi prive di prospettive a lungo termine, a tutti gli
effetti un cittadino serie B, che non pu costruire il
proprio futuro, e nemmeno contribuire allo sviluppo
del Paese, e ci in netto contrasto con quanto stabilito
dalla Costituzione440 []. Un giornalista precarizzato,
poco pagato, con scarse prospettive e tavolta, per
carenza di risorse economiche, anche poco
professionalizzato, un lavoratore facilmente
ricattabile e condizionabile []441.

Secondo questa premessa, lintento della Carta


deontologica di Firenze quello di vigilare affinch sia
garantito un equo compenso a tutti i giornalisti e affinch
vengano bloccati lo sfruttamento e la precariet. Per
raggiungere tale obiettivo la Carta di Firenze promuove la
costituzione di un Osservatorio permanente sulle condizioni
440

compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di


ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libert
e leguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo
della persona umana e leffettiva partecipazione di tutti i
lavoratori allorganizzazione politica, economica e sociale
del Paese. Costituzione della Repubblica Italiana in
quirinale.it,
(http://www.quirinale.it/qrnw/statico/costituzione/costituzi
one.htm).
441
Carta
di
Firenze
in
odg.it
(http://www.odg.it/files/carta%20di%20firenze_def_0.pdf
).

220

professionali dei giornalisti con il compito di vigilare


sulleffettiva applicazione della carta e segnalare condizioni
di sfruttamento professionali (articolo 3). In realt, come
riporta Il Fatto Quotidiano, non si andati oltre le buone
intenzioni: perch, contrariamente al previsto, non stato
istituito un osservatorio per vigilare sulle violazioni. E perch
lOrdine non pu muoversi dufficio. Si deve aspettare che
sia il singolo giornalista, sfruttato e ricattabile, a muoversi.
Alcune realt regionali si stanno attivando per denunciare le
condizioni di sfruttamento dei collaboratori442. Discorso
simile quello riguardo alla legge sullequo compenso. La
schiavit abolita per legge443, dice la sezione dedicata al
precariato del sito dellOrdine dei Giornalisti,
nellannunciare lapprovazione della legge che potrebbe
contribuire alla fine dello sfruttamento di tanti giornalisti
autonomi: stata necessaria una norma, quella sullequo
compenso, per creare condizioni che consentiranno di porre
fine allo sfruttamento selvaggio dei giornalisti. Giovani di
tante et, compensati con mancette per i loro articoli [].
Cinquanta centesimi per il web, due-tre-cinque euro per la
carta stampata, vessazioni senza fine444. Ma la legge
233/2012, entrata in vigore il 18 gennaio 2013, resta ancora
inapplicata in attesa dellemanazione delle norme attuative.
Bisogna innanzitutto dire che la legge sullequo compenso,
fondandosi sullarticolo 36 della Costituzione445, riconosce ai
Armano A., Un italiano su 550 giornalista. Riformiamo lOrdine? in
ilfattoquotidiano.it (cit.).
443
Lequo compenso legge in precariato.odg.it, 5 dicembre 2012
(http://precariato.odg.it/lequo-compenso-%C3%A8-legge).
444
Ibidem.
445
Il lavoratore ha diritto ad una retribuzione proporzionata alla quantit
e qualit del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a s e alla
442

221

giornalisti lavoratori autonomi il diritto a un equo


compenso446. Larticolo 1 della 233/2012 definisce lequo
compenso come la corresponsione di una remunerazione
proporzionata alla quantit e alla qualit del lavoro svolto,
tenendo conto della natura, del contenuto e delle
caratteristiche della prestazione nonch della coerenza con i
trattamenti previsti dalla contrattazione collettiva nazionale
di categoria in favore dei giornalisti titolari di un rapporto di
lavoro subordinato447. Larticolo 2 della legge invece
istituisce la Commissione per la valutazione dell'equo
compenso nel lavoro giornalistico448 con il compito di
definire quantitativamente lequo compenso e di redigere un
elenco di tutte le testate (anche online), le agenzie di stampa,
le emittenti che garantiscono lequo compenso di cui sopra.
Come pena, invece, la legge nellarticolo 3 prevede per la
mancata iscrizione per un periodo superiore a sei mesi a
decadenza dal contributo pubblico in favore delleditoria,
nonch da eventuali altri benefici pubblici, fino alla
successiva iscrizione. Il proseguio della storia facilmente
famiglia unesistenza libera e dignitosa. Costituzione della Repubblica
Italiana in quirinale.it, (cit.).
446
I dati del Rapporto di Lsdi mostrano come buona parte dei lavoratori
autonomi non godano di quanto garantito dallarticolo 36 della
Costituzione.
447
Legge 31 dicembre 2012, n. 233 in normattiva.it
(http://www.normattiva.it/uri-res/N2Ls?urn:nir:stato:legge:2012;233).
448
Composta da: un rappresentante del Ministero del lavoro e delle
politiche sociali; un rappresentante del Ministero dello sviluppo
economico; un rappresentante del Consiglio nazionale dellOrdine dei
Giornalisti; un rappresentante delle organizzazioni sindacali dei
giornalisti comparativamente pi rappresentate sul piano nazionale; un
rappresentante delle organizzazioni sindacali dei datori di lavoro e dei
committenti comparativamente pi rappresentate sul piano nazionale nel
settore delle imprese; un rappresentante dellInpgi.

222

intuibile. Per entrare veramente in vigore la legge necessita


che venga prima stabilito esattamente lammontare dellequo
compenso, poi che venga redatto lelenco di cui sopra. Ma
questo non ancora stato fatto. Come scrive Maurizio Bekar,
freelance, consigliere nazionale della Fnsi, membro e
coordinatore della Commissione nazionale lavoro autonomo
Fnsi, la Commissione stata insediata solo a met giugno, e
i suoi lavori paiono ancora nella fase istruttoria.
Limpressione che liter di questa legge, dopo una
contrastata gestazione parlamentare, preceda con il freno a
mano sempre tirato. Tanto che continuano ad emergere
opposizioni, distinguo e tentativi di sue interpretazioni
restrittive449. Ad oggi, tanto la Carta di Firenze quanto
lequo compenso sono rimasti allo stato delle buone
intenzioni. Questi due provvedimenti sono tra i temi che sono
stati trattati agli Stati Generali dellinformazione precaria,
che si sono tenuti a Roma l11 e il 12 luglio 2013, convocati
dalla Fnsi su proposta della Commissione e dallAssemblea
nazionale lavoro autonomo Fnsi. Convocati con lobiettivo di
porre fine allo sfruttamento della categoria e restituire dignit
e futuro alla professione, gli Stati Generali si sono svolti con
lintento di porre le basi per una mobilitazione che coinvolga
tutti gli organismi coinvolti nel mondo giornalistico.
Andando ad esaminare nel dettaglio i temi trattati, oltre a
richiedere lapplicazione della legge sullequo compenso450 e
Bekar M., Che fine ha fatto lequo compenso per i giornalisti
freelance?
in
articolo21.org,
12
agosto
2013,
(http://www.articolo21.org/2013/08/che-fine-ha-fatto-lequo-compensoper-i-giornalisti-freelance/).
450
Lapplicazione della legge sullEquo Compenso comporta la
soluzione di tre nodi cruciali: a) definizione dellEquo Compenso; b)
tracciabilit del lavoro che rende possibile lindividuazione degli editori
449

223

della Carta di Firenze451, viene ritenuta imprescindibile la


contrattualizzazione delle varie forme di precariato.

Occorre costruire con la contrattazione collettiva


unimpalcatura di regole e modalit di lavoro corrette
per ampliare il campo dei diritti e delle tutele per chi
non li ha e, allo stesso tempo,contrastare labuso
sempre pi diffuso di forme di lavoro autonomo o
parasubordinato che dissimulano prestazioni di lavoro
dipendente. Pi si rendono forti i processi di tutela e
di rappresentanza collettiva, inoltre, pi diventa
esigibile la tutela individuale basata su regole
contrattuali riferite a un corretto utilizzo delle forme
di lavoro autonomo452.

Se vero che qualcosa si sta muovendo, dallaltra parte


bisogna dire che il tutto purtroppo ancorato allo stato delle
buone intenzioni, o poco pi. Lobiettivo principale per tutte
virtuosi; c) i benefici da cui sono esclusi i soggetti che non rispettano
lEquo Compenso. Stati generali dell'informazione precaria: i
documenti finali approvati (12 luglio 2013, Roma) in giornalistifreelance,
12 luglio 2013, (https://www.facebook.com/notes/giornalisti-freelancehttpfreelance20ningcom/stati-generali-dellinformazione-precaria-idocumenti-finali-approvati-12-luglio-/10151721772224904).
451
Ferma restando la disponibilit a discutere proposte migliorative per
leffettiva efficacia di questo strumento, con lo spirito di collaborazione
che deve contraddistinguere lazione di tutti gli enti di categoria,
necessario provvedere quanto prima alla formazione dellOsservatorio
Nazionale previsto dalla Carta con la nomina di tutti i suoi componenti e
si auspica che analoghi osservatori vengano istituiti in ogni realt
regionale. Ibidem.
452
Ibidem.

224

le parti in causa deve essere innanzitutto restituire dignit al


lavoro, che sembra aver completamente perso il suo valore.

C chi viene pagato 2 euro per una notizia, se questa


per raggiunge almeno duemila visualizzazioni, cio
viene cliccata sul sito almeno duemila volte. Ma se la
notizia al di sotto delle 800 battute non viene pagata.
Il compenso scatta dalla 801esima riga in su. Al di
sotto il lavoro viene di fatto regalato alleditore. Se
invece si tratta di un pezzo vero e proprio, il
compenso pu salire anche a 15 euro, sempre che
raggiunga le duemila visualizzazioni web. Altrimenti
non si vede una lira. Come se andassimo dal medico e
gli dicessimo: ti pago solo se mi guarisci453.

Questo divenuto possibile come risultato di diverse


componenti. Tra queste c la compartecipazione tra il gioco
a ribasso degli editori e linquinamento del mercato da parte
di coloro che forniscono prestazioni giornalistiche gratuite.

Gli editori, si sa, guardano al proprio tornaconto e


hanno capito che affidarsi al lavoro esterno in fondo
paga. Perch sanno di poter contare su degli schiavi
che sono per lo pi presi dal sacro fuoco di vedere la
propria firma su un pezzo di carta. E lOrdine dei
Ferrigolo A., Due euro a pezzo. Uninchiesta sul
giornalismo precario in reset.it, 4 luglio 2013
(http://www.reset.it/caffe-europa/precari-nei-giornaliuninchiesta).
453

225

giornalisti non riuscito a fermare il fenomeno di quei


colleghi che facendo altri lavori forniscono anche
prestazioni giornalistiche gratuite. Gli editori sanno
che possono sempre contare su un esercito di riserva
di professionisti disposti a tutto e se ne
approfittano454.

Se lo sfruttamento e il precariato si sono trasformati in


consuetudine per chi fa parte dellOrdine e possiede il
tesserino (professionista o pubblicista che sia), per coloro che
ne sono sprovvisti e aspirano a diventare giornalisti
ufficialmente riconosciuti, la situazione perfino peggiore.
Trovare unazienda dove svolgere regolarmente retribuiti
i 18 mesi di praticantato (necessari per diventare
professionisti) o i 24 mesi di esercizio dellattivit (necessari
invece per iscriversi nellAlbo dei pubblicisti) impresa
tuttaltro che agevole. Su Internet esiste una costellazione di
siti che fanno informazione, ma molti di questi non sono
testate registrate essendo sprovvisti dellelemento della
periodicit, quindi una eventuale collaborazione, anche se
pagata (una chimera), non rientrerebbe nei parametri richiesti
per liscrizione allAlbo. Tuttavia, pur imbattendosi in una
testata registrata diretta da un giornalista facente parte
dellOrdine, la situazione risulterebbe tuttaltro che comoda.
In primo luogo perch trovare una collaborazione retribuita
risulta essere un esercizio paragonabile alla ricerca di un ago
in un pagliaio. Ma anche qualora si ottenesse un compenso
questo sarebbe comunque totalmente inadeguato perfino per
la semplice sopravvivenza mensile. Questo significa che nella
gran maggioranza dei casi i mesi richiesti dalliter per poter
454

Ibidem.

226

svolgere lesame di Stato possono essere affrontati anche in


base al tempo da dedicare allattivit solamente da persone
coperte economicamente, oppure da coloro che svolgono
contemporaneamente un altro lavoro. Limpervio sentiero
dellaspirante giornalista per minacciato da una
condizione intrinseca alla sua stessa situazione: il desiderio
di diventare professionista (o pubblicista che sia),
lirrefrenabile brama di ottenere il tesserino. Come gi
evidenziato quando si parlato dellinchiesta della Procura di
Napoli Onde Rotte, il fenomeno dellemissione di fatture
false da poter poi presentare per sostenere lesame di Stato
non una rarit. Nel momento in cui leditore non pu e non
vuole offrire una retribuzione si passa allofferta indecente.
Ovvero: tu lavori gratis, ma poi puoi diventare pubblicista. I
ricatti di tanti editori disonesti spesso sortiscono i loro effetti
su giovani dalle spalle troppo strette per rispedire la proposta
al mittente. Da una parte c la disperazione, dallaltra ancor
pi evidente lo smarrimento della dignit del lavoro. Nel
prossimo paragrafo si analizzer quindi la realt degli
aspiranti giornalisti, giovani sprovvisti di tesserino gettati
come carne da macello nel mercato delle collaborazioni, in
particolar modo online.

3.4

Gli aspiranti giornalisti e la Rete

Il tesserino da pubblicista rappresenta una sorta di sacro


Graal per tanti giovani desiderosi di affermarsi e disposti a
passar sopra a qualunque cosa pur di ottenerlo. Lo sanno bene
gli editori, altrettanto pronti a qualsiasi scorciatoia pur di
227

massimizzare le entrate e tagliare i costi. La


compartecipazione di questi due fattori, unita alla
moltiplicazione degli accessi generata da Internet, ha creato
un fenomeno divenuto preoccupantemente diffuso, che vede
il tesserino trasformarsi in arma di ricatto. Il risultato che il
lavoro finisce con il perdere il proprio valore.
Avventurandosi per la Rete si pu trovare di tutto:
collaborazioni a titolo gratuito, retribuzioni legate alle
visualizzazioni dellarticolo, addirittura lultima trovata
consiste nello scrivere dei pezzi in cambio di premi455. Il tutto
in bilico tra legalit ed illegalit, con questultima che spesso
avanza nel silenzio generale. Non sono rari, purtroppo, i casi
di giovani aspiranti giornalisti costretti da aziende truffaldine
a pagarsi da soli i contributi, falsificando documenti e
ricevute fiscali per dimostrare lesistenza di unattivit
remunerata e poter ottenere cos lambito tesserino456, scrive
la Repubblica degli Stagisti, che si interroga sulla possibilit
di arginare il fenomeno attraverso un innalzamento del livello
dei controlli. La realt che, in assenza di una denuncia
proveniente dalle parti coinvolte, complicato smascherare
questa pratica. Lazione preventiva resa vana dal momento
che gli Ordini vengono a conoscenza delle situazioni dei
singoli giovani solo nel momento in cui viene inoltrata la
domanda di iscrizione allAlbo, ma a quel punto pur
disponendo della documentazione fiscale impossibile
455

www.italianosveglia.com, segue approfondimento nella seconda parte


della ricerca.
456
Curiat A., Disposti a tutto pur di diventare giornalisti pubblicisti:
anche a fingere di essere pagati. Ma gli Ordini non vigilano? In
repubblicadeglistagisti.it,
27
aprile
2010,
(www.repubblicadeglistagisti.it/article/articolo-finti-pubblicisticontromisure-ordini).

228

stabilire se la procedura si svolta o meno nellambito della


legalit457. Spiega Gianni Rossetti, presidente dellOrdine dei
Giornalisti delle Marche alla Repubblica degli Stagisti:

Per liscrizione allalbo elenco pubblicisti bisogna


dimostrare una collaborazione continuativa e
retribuita relativa agli ultimi due anni. Per quanto
riguarda i compensi non sufficiente la dichiarazione
del direttore o delleditore, ma chiediamo una
documentazione certa, cio il Dpr 600, che sarebbe il
modulo riepilogativo che ogni azienda manda
allinteressato per la denuncia dei redditi, oppure il
versamento della ritenuta dacconto. Noi chiediamo la
documentazione certa dellavvenuto pagamento e del
versamento della ritenuta dacconto. Se poi il
collaboratore restituisce i soldi alleditore e paga lui
stesso la ritenuta dacconto, noi non abbiamo
strumenti per verificarlo458.

LOrdine si limita quindi a misure di controllo che paiono


insufficienti per arginare la deriva, come la presentazione da
parte del candidato di ricevute fiscali emesse a cadenza
regolare nel tempo. Nessun Ordine accetta infatti versamenti
sanatori biennali. Ad esempio Sergio Miravalle, presidente
dellOrdine dei Giornalisti del Piemonte, fa affidamento
sulletica individuale, forse non sufficiente per combattere
457

Le contromisure potrebbero essere legate all'attribuzione di un potere


ispettivo anche all'Ordine, come gi avviene per l'Inpgi, ma questo pu
avvenire soltanto con legge dello Stato. E nel progetto di riforma non pare
sia prevista un'eventualit del genere. Ibidem.
458
Ibidem.

229

questo fenomeno: Invitiamo molti dei ragazzi che


presentano la domanda a parlarci di persona, per conoscerli,
sentire direttamente le loro testimonianze: la verit cartacea
un conto, quella che emerge da un colloquio diretto un altro.
E poi, ci auguriamo che letica media della categoria sia
migliorata e stia migliorando, e che non ci siano cos tanti
direttori disposti a dichiarare il falso nei documenti ufficiali
presentati allOrdine. Se gli editori sono colpevoli, non
esenti da colpe sono gli aspiranti giornalisti che accettano di
sottostare al ricatto decidendo, a conti fatti, di acquistare di
tasca propria il tesserino professionale. Lavvocato
Gianfranco Garancini, esperto di diritto giornalistico,
categorico: Gli aspiranti giornalisti sono correi e, in quanto
tali, teoricamente vanno incontro a pene di tipo economico e
detentivo. In pratica, poi, difficile che si vada in prigione
per reati del genere, ma si pu arrivare a sanzioni pecuniarie
molto elevate []. Senza contare il fatto che la domanda da
pubblicisti destinata ad essere respinta e, cos, laspirante
giornalista vedr vanificarsi due anni di lavoro non
riconosciuto.459. Al di l delle dinamiche legali, ancora pi
mortificante la disponibilit a svilire il proprio lavoro. E
vero che la malattia del sistema e le poche soluzioni
alternative rappresentano unattenuante, ma questa non pu
che essere terribilmente parziale. La stessa Repubblica degli
Stagisti riporta due testimonianze interessanti a tal proposito,
che vale la pena riportare. La prima vede come protagonista
459

Curiat A., L'avvocato Gianfranco Garancini: Chi falsifica la


documentazione pur di entrare nell'albo dei giornalisti pubblicisti
commette reati penali in repubblicadeglistagisti.it, 27 aprile 2010,
(http://www.repubblicadeglistagisti.it/article/intervista-avvocato-francogarancini-cosa-rischia-chi-falsifica-documentazione-iscrizione-albogiornalisti-pubblicisti).

230

Carlo (un nome fittizio), diventato pubblicista presso


lOrdine regionale del Lazio dopo aver lavorato presso una
testata aziendale, cio un giornale pubblicato da unimpresa
e incentrato prevalentemente su tematiche aziendali, di cui
non fa il nome. La mia era di fatto una collaborazione a
distanza: scrivevo gli articoli da casa e non sono mai entrato
direttamente a contatto con leditore. Diventare pubblicista
era per me il modo pi semplice e meno oneroso per
conoscere un mestiere che mi affascinava fin dai tempi del
liceo. Avere il tesserino, poi, non mi avrebbe impedito di
svolgere altri lavori460, rivela Carlo alla Repubblica degli
Stagisti. Il tutto, ovviamente, non retribuito: pezzi scritti e
non pagati, in barba alla legge, che parla di attivit
regolarmente
retribuita.
Retribuzione
ovviamente
certificata, dichiarando il falso, dalleditore nellattestato
richiesto dallOrdine per liscrizione allalbo. A completare
la documentazione, la ritenuta di acconto sui soldi che
teoricamente avrei dovuto ricevere461. Quel che colpisce
maggiormente della testimonianza di Carlo che, nonostante
tutto, si ritiene un privilegiato. Poteva andare peggio, come
successo a tanti altri: [] ho avuto dei privilegi in pi
rispetto a tanti colleghi: un rimborso spese per i miei
spostamenti e per alcuni acquisti [], il regolare pagamento
dei contributi. Posso assicurare che non poco: diversi amici
e conoscenti hanno intrapreso lattivit giornalistica
460

Del Priore C., La testimonianza di Carlo: Sono diventato pubblicista


scrivendo gratis: ma almeno le ritenute dacconto me le hanno pagate
in
repubblicadeglistagisti.it,
27
aprile
2010,
(http://www.repubblicadeglistagisti.it/article/testimonianza-carlodiventato-pubblicista-scrivendo-gratis-su-testata-giornalisticaaziendale).
461
Ibidem.

231

completamente a spese loro. Che tradotto significa non solo


non essere pagati, ma anche versare i contributi di tasca
propria, altrimenti niente tesserino462. Beati monoculi in
terra caecorum463, si potrebbe dire. Laltra storia riportata
dalla Repubblica degli Stagisti vede come protagonista
Franca (altro nome fittizio), che fa parte dei meno fortunati
descritti da Carlo.

Per diventare pubblicista, ho accettato di pagarmi da


sola i contributi scrivendo per un blog online con
incarichi da freelance ufficialmente retribuiti. In
realt, il mio direttore mi rilascia le ritenute dacconto
e io gli restituisco i soldi in contanti. Ovviamente non
ho nessuna retribuzione: di fatto, pago in tasse circa
160 euro ogni sei mesi e in pi lavoro gratuitamente
per scrivere gli 80 articoli in 2 anni richiesti
dallOrdine del Lazio464.

Franca approdata a questo blog (di cui non viene fatto il


nome) dopo varie esperienze, tutte non retribuite, fatta
eccezione per uno stage per occuparsi della rassegna stampa;
ma anche l arrivata la crisi, i tagli del personale e il ritorno
della disoccupazione. Quasi nessun soldo guadagnato, ma
esperienza e contatti, dice Franca. Alla fine, per ottenere il
462

Ibidem.
Una locuzione latina traduciile come Beati i moncoli nel paese dei
ciechi.
464
Curiat A., La testimonianza di Franca: Dopo una serie di stage
logoranti, la scelta di pagarmi da sola i contributi da pubblicista in
repubblicadeglistagisti.it,
27
aprile
2010,
(http://www.repubblicadeglistagisti.it/article/testimonianza-pubblicista).
463

232

tesserino da pubblicista (definito come un punto saldo,


unancora simbolica che voglio raggiungere come obiettivo
personale465), ha accettato la proposta del direttore del sito:
Per mantenere lindipendenza del blog, ha rifiutato di avere
qualsiasi finanziamento e adesso se la deve cavare con le sue
forze. Quindi, per la pratica da pubblicista non c problema,
purtroppo per non posso pagarti. Facciamo cos: io ti faccio
le ritenute dacconto, e tu mi dai i soldi per pagarle. Cosa
avrei dovuto fare? Ho accettato466.
Al di l della disonest di alcuni editori e della scarsa
tenacia di qualche aspirante giornalista, per bloccare questa
pericolosa deriva necessaria una riforma in grado di
restituire dignit al lavoro ed evitare che si creino i
presupposti per il mettersi in moto di questa macchina. In
primo luogo togliendo dalle mani degli editori il potere di
ricattare le nuove leve. Questo pu avvenire escludendo le
costose scuole di giornalismo solamente puntando
sulluniversit pubblica. Se non si vuole abolire lOrdine dei
Giornalisti, quantomeno lo si aggiorni. Devono essere le
facolt a sfornare i giornalisti, tramite corsi di studio nei quali
teoria e pratica abbiano eguale importanza. Insegnare il
mestiere nelle universit, piuttosto che disperdere crediti in
una miriade di materie se non superflue, certo poco attinenti
e creare un collegamento diretto con il mondo del lavoro.
Privando gli editori del privilegio di decidere chi diventer
giornalista e attraverso quale percorso, questi si troveranno
costretti a svolgere un ruolo di semplici datori di lavoro di
fronte ad un professionista gi formato, che non avrebbe pi
bisogno di inseguire ad ogni costo il tanto agognato tesserino.
465
466

Ibidem.
Ibidem.

233

Rimarrebbe la non meno gravosa questione della dignit del


lavoro e di un equo compenso che merce sempre pi rara.
Questa un realt pi complessa, non limitata alla sola Italia.
Le collaborazioni a titolo gratuito rappresentano un
fenomeno sempre pi comune, una malattia che Internet ha
senza dubbio aiutato a diffondere e che non riguarda, come si
potrebbe supporre, solamente le piccole realt
imprenditoriali. Si gi visto che un colosso come
lHuffington Post non paga neppure un centesimo i blogger
che hanno contribuito a renderlo uno dei portali pi famosi al
mondo. Del resto, i siti vivono principalmente di pubblicit;
e gli spazi pubblicitari sono tanto pi richiesti e costosi,
quanto pi visitato uno spazio: e i navigatori di Internet si
muovono tra un sito e laltro alla ricerca di contenuti. Senza
questi non c traffico, non c pubblicit, non c di
conseguenza il sito. Il paradosso quindi quello che coloro
che producono ricchezza (a seconda delle realt,
naturalmente) sono gli stessi che non percepiscono nulla.
Rimane da capire perch cos tante persone accettino di
scrivere gratuitamente. Buttar gi un articolo che sia ben fatto
e non un semplice copia e incolla richiede tempo e fatica,
conoscenza dellargomento trattato e capacit espositive,
verifiche e organizzazione. In una parola: lavoro. Eppure il
lavoro sembra non valere pi nulla. Specie sul Web, dove
richiedere un pagamento rispetto ad una prestazione appare
come una pretesa assurda. Ma al di l dei ricatti, delle
proposte indecenti dei datori di lavoro rimane un punto
cruciale: se nessuno accettasse di scrivere gratis, le aziende
sarebbero inevitabilmente costrette ad offrire qualcosa. E
vero che questo gi avviene, nella maggior parte dei casi con
proposte che insultano in egual maniera di quelle prive di
compenso. Perlomeno, per, non si leggerebbe pi di editori
234

a tal punto certi di trovare il collaboratore sfruttato di turno


da offrire in cambio nulla. Zero. Perch cos tante persone
accettano di scrivere gratis? Per ottenere illegalmente il
tesserino da pubblicista? Per passione467? Per il narcisimo di
vedere la propria firma in giro per il Web? Per ottenere
visibilit e farsi conoscere? Perch scrivere, per alcuni, non
un lavoro ma un passatempo?
Oppure perch tutto questo diventato consuetudine?
Normalit? Del resto, se lHuffington Post pu permettersi di
non pagare i propri collaboratori, perch lo dovrebbero fare
realt ben pi modeste del colosso americano? Ma
allargando il campo dellindagine che si pu notare come il
fenomeno del lavoro non retribuito non sia esclusiva del solo
giornalismo (professionista o meno che sia, digitale o
cartaceo). Sembra trattarsi piuttosto di una creatura di
questepoca che ha precarizzato tanto il presente quanto il
futuro. Unepoca che ha sradicato troppe fondamenta e che
mette nelle condizioni in cui la speranza di ottenere un
qualcosa domani fa s che si accetti di avere poco o niente
oggi. Sia che si tratti di 50 centesimi per un articolo, sia che
si tratti di una semplice speranza. Un investimento per il
futuro. Come scrive lantropologa Sarah Kendzior riferendosi
agli americani che vivono in quella che lei definisce postemployment economy468, they compete for the privilege of
467

Il lavoro non retribuito svilisce e toglie valore a qualsiasi passione,


specie se portato avanti per imprese con scopo di lucro.
468
You live in the post-employment economy, where corporations have
decided not to pay people. Profits are still high. The money is still there.
But not for you. Ovvero, Tu vivi nelleconomia del dopo-impiego, dove
le societ hanno deciso di non pagare le persone. I profitti sono ancora
alti. I soldi sono ancora l. Ma non per te. Kendzior S., Surviving the
post-employment economy in aljazeera.com, 3 novembre 2013,

235

working without pay. They no longer earn money - they earn


the prospect of making money. They are paid in
"connections" and "exposure"469. E questo quello che si sta
verificando? Lavorare gratis viene visto come un passaggio
inevitabile nel tentativo di costruirsi una posizione? Nella
coscienza collettiva sembra essersi instillata la convinzione
che la crisi richieda dei grandi sacrifici, come lavorare senza
vedere un soldo. Lidea che bisogna adeguarsi alla situazione
contingente, stringere la cinghia, tirare avanti. Scrive ancora
Sarah Kendzior: When survival is touted as an aspiration,
sacrifice becomes a virtue. But a hero is not a person who
suffers. A suffering person is a person who suffers. If you
suffer in the proper way - silently, or with proclaimed fealty
to institutions - then you are a hard worker "paying your
dues". If you suffer in a way that shows your pain, that breaks
your silence, then you are a complainer - and you are said to
deserve your fate470. Delineato in ogni suo aspetto il quadro
(http://www.aljazeera.com/indepth/opinion/2013/11/surviving-postemployment-economy-201311373243740811.html).
469
Loro competono per il privilegio di lavorare senza venire pagati. Non
guadagnano pi soldi, guadagnano la prospettiva di fare soldi. Vengono
pagati in agganci e visibilit. Kendzior S., Managed expectations in
the post-employment economy in aljazeera.com, 12 marzo 2013
(http://www.aljazeera.com/indepth/opinion/2013/03/2013311164235608
86.html).
470
Quando la sopravvivenza viene promossa come unaspirazione, il
sacrificio diviene una virt. Ma un eroe non una persona che soffre. Una
persona che soffre una persona che soffre. Se soffri in maniera adeguata
silenziosamente, o con aperta fedelt verso le istutuzioni allora sei un
grande lavoratore che sta facendo quanto dovuto. Se soffri in modo tale
da mostrare il tuo dolore, questo spezza il tuo silenzio, diventi una persona
che si lamenta, ti viene detto che meriti il tuo destino. Kendzior S.,
Surviving the post-employment economy in aljazeera.com, 3 novembre
2013, (cit.).

236

di riferimento, giunto il momento di passare alla seconda


parte di questa ricerca, che mira ad indagare il fenomeno
appena descritto.

237

238

Scrivere online: la ricerca

Questa sezione della tesi frutto di un viaggio nella Rete,


alla ricerca di opportunit lavorative, collaborazioni,
possibilit di scrivere per testate registrate e non. Cosa offre
realmente il mondo del lavoro online? La figura di spicco
quella dellarticolista. Il dizionario di Corriere.it lo definisce
semplicemente come autore di articoli di giornale471, ma la
realt differente. Come scrive Bruno Ugolini su LUnit, gli
articolisti sono migliaia di giovani donne e uomini che
vendono il loro lavoro intellettuale sul web per pochi miseri
euro472. Una figura a met tra il giornalista e loperaio alla
catena di montaggio... Non ha sindacato n ordine di
appartenenza e nella scala gerarchica della professione
occupa il posto dopo lultimo perch lultimo gi troppo
affollato dai collaboratori473. Allarticolista viene richiesta
la produzione di un numero di contenuti editoriali pi alto
possibile nel minor tempo possibile. Il tutto di fronte ad
offerte economiche estramemente basse, dove spesso si
innesta un gioco a ribasso tra i diversi pretendenti. Oppure,
pi semplicemente, la posta in palio la visibilit,
loppurtunit di vedere la propria firma online, insomma
niente. Zero. La navigazione della Rete ha portato a scoprire
quattro tipi di offerte per coloro che desiderano scrivere
online: una retribuzione minima, il pagamento in base alle
471

http://dizionari.corriere.it/dizionario_italiano/A/articolista.shtml.
Ugolini B., Articolisti nella giungla del web in unita.it, 11 ottobre
2010,
(http://www.unita.it/commenti/brunougolini/articolisti-nellagiungla-del-web-1.247709).
473
Ibidem.
472

239

visualizzazioni del pezzo, il pagamento attraverso premi o la


collaborazione totalmente gratuita.

4.1 Qualche centesimo ad articolo: chi offre di


meno?
Recita larticolo 36 della Costituzione della Repubblica
Italiana: Il lavoratore ha diritto ad una retribuzione
proporzionata alla quantit e qualit del suo lavoro e in ogni
caso sufficiente ad assicurare a s e alla famiglia un'esistenza
libera e dignitosa474. Ma non sempre cos; in particolar
modo su Internet. Vediamo cosa si trova inserendo su Google
la chiave di ricerca articolista retribuito, esplorando i
portali che raccolgono offerte di lavoro475 o visitando i forum
che si occupano nello specifico di compravendite di servizi
editoriali476. Il primo annuncio in cui mi sono imbattuto
recita: [CERCO] Copywriter settore Immobiliare con reale
esperienza.

Salve,
come da oggetto cerco copywriter CON
ESPERIENZA REALE nel settore immobiliare da

474

La
Costituzione
in
senato.it
(http://www.senato.it/1025?sezione=122&articolo_numero_articolo=36)
.
475
Kijiji.it, Indeed.com, InfoJobs.it, Bakeca.it, per citarne alcuni.
476
AlVerde.net, GiorgioTave.it.

240

selezionare per collaborazioni durature per la scrittura


di articoli nel settore sopracitato.
Il testo dovr essere scritto in ottimo italiano e senza
errori. Gli articoli doranno essere discorsivi, con una
corretta impostazione (introduzione, corpo e
chiusura) e di piacevole lettura.
L'impegno potr variare tra i 5 e i 20 articoli inediti al
mese di minimo 400 parole (numero di massima) e
saranno retribuiti 3 euro LORDO al pezzo.
Gli articoli dovranno essere consegnati in formato
word entro 72 ore dalla richiesta (esclusi festivi). Non
sar richiesta alcuna formattazione n alcuna
competenza SEO, desideriamo soltanto articoli ben
scritti.
Gli articoli verranno verificati per qualit e per evitare
contenuti duplicati. Garantiamo e pretendiamo
massima professionalit.
La retribuzione verr corrisposta mediante bonifico
bancario o paypal.
Per chi non fosse in possesso di partita iva la stessa
verr corrisposta con ritenuta dacconto o, nel caso di
professionisti con partita iva, richieder il rilascio di
regolare fattura.
Per inviare la vostra candidatura potete contattarci all
seguente mail: [], indicando nell'oggetto "Risposta
annuncio [CERCO] Copywriter settore Immobiliare
con reale esperienza". Inviare inoltre minimo 3
articoli del settore Immobiliare (in formato word o
pubblicati sul web) e qualsiasi altra informazione si
ritiene utile.
241

Ringrazio per l'attenzione [].

3 euro lordi ad articolo sono 2,40 euro netti, 60 centesimi


ogni 100 parole, neppure un centesimo a parola. Si supponga
per assurdo che per portare a termine un articolo di circa 400
parole basti unora, la retribuzione sarebbe di 2,40 euro lora.
In realt, perlustrando la Rete, si nota piuttosto celermente
come unofferta di questo tipo sia perfino pi generosa della
media. Infatti, raramente la retribuzione di un articolo online
supera limporto di un 1 euro.

Ciao a tutti,
cerco articolista per il mio blog che tratta di seo,
wordpress,
webmarketing,
guadagno,
web,
informatica ecc
chi fosse interessato puo contattarmi alla mail []
il sito stato aperto da poco, ma ho buone conoscenze
nel campo web e sono molto ottimista, per i compensi
quindi offrir un minimo di 20 cent per articolo, la
paga crescer ovviamente, al crescere del sito477.

Cerco articolisti per le categorie:


- Apple
- Calcio
Il titolo dellannuncio [CERCO] Articolista per blog
di tecnologia.
477

242

- Cinema
- Gossip
Minimo 300 parole. 10 Articoli al giorno per
categoria.
(Gli articolisti saranno valutati per una collaborazione
con maggiore retribuzione a lungo termine)
Retribuzione: 0,50 ( la stessa che prendo io per
scrivere ) Pagamento: Paypal []478.

Cerco articolisti esperti di calcio e calciomercato


disponibili a scrivere con continuit.
Si richiedono 3 articoli al giorno di 200/250 parole
ciascuno.
Retribuzione:
0.40 per 200 parole
0.50 per 250 parole
Richiesti 3 giorni di prova nei quali verr valutata
seriet e qualit degli articoli redatti.
Info richieste: Nome, Cognome, Contatto Skype,
precedenti esperienze
[]479.

Il titolo dellannuncio [CERCO] articolisti categoria


Gossip - Cinema Sport.
479
Il titolo dellannuncio [CERCO] Articolista calcio.
478

243

Cerco articolista calciomercato per BREVI NEWS


(100 parole indicativamente come MINIMO). Ho
bisogno di popolare la sezione del mio sito in
wordpress per il calciomercato di gennaio.
Indicativamente 10-15 news al giorno, budget di 100110 euro al mese (da vedere bene in privato).
Retribuzione a fine collaborazione (i miei feedback
sono una garanzia solida...).
SOLO GENTE AFFIDABILE E PUNTUALE, IN
GRADO
DI
SCRIVERE
IN
ITALIANO
CORRETTO.
Pagamento paypal.
Contatti qui sul forum, gradito contatto skype.
NO COMMENTI, grazie.
[]480.

Il tenore di questi annunci scelti casualmente in mezzo


ad una miriade di esempi pressoch identici uno dei
leitmotiv della compravendita di servizi editoriali su Internet.
Tuttavia, non tutte le offerte di lavoro presentano una
retribuzione chiara. Non di rado possibile imbattersi in
annunci che mirano a creare una lotta al ribasso tra i candidati
per accaparrarsi la posizione. Non venendo indicato un
prezzo fisso per articolo pur variabile in base alla lunghezza
Il titolo dellannuncio [CERCO] ARTICOLISTA
CALCIO - Speciale calciomercato, 10 articoli al giorno.
10 news al giorno per 100 euro al mese corrispondono a
circa 30 centesimi ad articolo.
480

244

dello stesso si chiede invece agli articolisti stessi di indicare


il proprio tariffario. Una sorta di asta rovesciata dove a
spuntarla il peggiore offerente (o il migliore, a seconda dei
punti di vista).

Cerco articolisti retribuiti per la realizzazione di


contenuti su vari argomenti.
Il pagamento avviene settimanalmente tramite paypal
o bonifico.
Gli articoli devono essere semplicemente inviati
tramite mail senza immagini.
Vengono fornite fonti e quindi non sono richieste
conoscenze particolarmente avanzate ma importante
sapere scrivere bene.
Gli interessanti possono inviarmi una
all'indirizzo [] con le seguenti informazioni

mail

-Retribuzione richiesta per articoli rispettivamente di


200 - 300 e 400 parole.
-Argomenti su cui si scritto in passato e si disposti
a scrivere.
-Eventuali link a lavori gi pubblicati online.
-Informazioni sulla possibilit di fatturare.
Grazie481.

Il titolo dellannuncio [CERCO] Articolisti retribuiti


vari argomenti.
481

245

Come da titolo cerco un articolista per scrivere brevi


recensioni (auto e accessori), in un primo momento
saranno 10 da 300 parole circa.
Si prega di rispondere specificando il costo x articolo
e inserendo un link con una referenza o confermando
l'intenzione di effettuare un test (in caso negativo) non
retribuito.
Pagamento alla consegna tramite paypal482.

Ciao a tutti,
stiamo ricercando articolisti che conoscano
perfettamente la lingua italiana e che siano disposti a
consegnare da 1 a 5 articoli al giorno.
E' importante per noi che la qualit sia al primo posto
e per questo vogliamo che siate voi a fare il prezzo per
ciascun articolo.
Chiediamo a tutti gli interessati di inviare una mail a
[] indicando nel corpo del messaggio i seguenti
dati:
Nome:
Email:
Specizzato in: (inserire le aree in cui siete pi esperti
- esempio. sport, musica, turismo, ecc)
Numero Articoli per giorno: (indicare quanti articoli
potete inviare al giorno)

482

[CERCO] Articolista per settore auto e affini.

246

Prezzo 300 parole:


Prezzo 400 parole:
Prezzo 500 parole:
Link Articoli: (facoltativo - indicare le URL degli
articoli gi realizzati o, in alternativa, allegare un
articolo gi realizzato)
In relazione al budget che l'articolista ci richiede,
selezioneremo
i
migliori
in
ottica
tempistiche/qualit/quantit/prezzo.
Inviate pure le vostre candidature all'indirizzo e-mail
[] includendo tutte le informazioni richieste483.

Lultimo annuncio riportato estremamente interessante.


La mancanza di una retribuzione chiara e la proposta che
viene fatta ai candidati di stabilire loro stessi il proprio
tariffario sono presentati come un mezzo attraverso cui
raggiungere un certo livello qualitativo, piuttosto che come
una mera gara al ribasso (E' importante per noi che la qualit
sia al primo posto e per questo vogliamo che siate voi a fare
il prezzo per ciascun articolo).
Tra gli annunci che in linea teorica propongono un
compenso per il lavoro svolto, due hanno in particolar modo
attirato la mia curiosit. Il primo il seguente, intitolato
Articolisti per The Social Post e pubblicato su kijiji.it:

Il titolo dellannuncio [CERCO] Canditatura


Articolisti per Vari Temi - Fate voi il Prezzo!.
483

247

La redazione di The Social Post alla ricerca di

collaboratori che si occupino di redigere articoli


giornalistici, fotografi e video makers.
Le sezioni per le quali richiesta la collaborazione
sono Cronaca, Politica, Cultura, Esteri e Sport.
Requisiti fondamentali dei candidati saranno:
- Ottima padronanza della lingua italiana
- Ottime capacit di scrittura
- Affidabilit
- Rispetto delle scadenze
Costituiranno titolo preferenziale nella selezione dei
candidati la conoscenza di tecniche SEO e utilizzo
piattaforma Wordpress.
Il candidato affronter un periodo di prova di 2
settimane, durante il quale si potranno constatare
impegno e qualit. La collaborazione prevista per gli
articolisti comporter la stesura di almeno 2 articoli a
settimana per la categoria prescelta. Per i fotografi e
video makers la collaborazione si concorder in base
alle disponibilit fornite.
The Social Post offre ai candidati la possibilit di
effettuare la pratica giornalistica di 2 anni per
richiedere il tesserino da pubblicista.
Per candidarsi inviare una mail corredata di cv, lettera
di presentazione e autorizzazione al trattamento dei ai
sensi del D. lgs. 196/03 a [].

248

Il sito in questione impostato ricalcando il modello del


celebre Huffington Post, gi ampiamente trattato in questa
ricerca, come possibile evincere dalla figura 25.

(figura 25 La prima pagina di The Social Post, il 21 dicembre


2013 alle 15:00)

Nellannuncio non viene esplicitato nulla riguardo alla


retribuzione dei collaboratori, ma daltro canto viene invece
sottolineato come The Social Post offre ai candidati la
possibilit di effettuare la pratica giornalistica di 2 anni per
richiedere il tesserino da pubblicista. Questo significa, come
si visto nelle pagine precedenti, che la collaborazione deve
essere necessariamente retribuita. Non tutto, affinch
lattivit venga riconosciuta dallOrdine, questa devessere
stata svolta presso una testata regolarmente registrata presso
il tribunale. Ma la realt non questa. Perlustrando il sito mi
sono infine imbattuto in una pagina chiamata Staff, dove
249

possibile leggere quanto segue: The Social Post un blog


(Ha avviato le procedure per la registrazione della testata
giornalistica) e salvo eventuali accordi scritti o contratti di
cessione di copyright, la collaborazione a questo sito da
considerarsi del tutto gratuita e non retribuita484. E evidente
come qualcosa non torni. Nellannuncio viene esplicitato
come la collaborazione possa consentire allarticolista di
maturare i requisiti necessari allottenimento del tesserino da
pubblicista, ma sul sito si sottolinea invece come non sia
prevista una retribuzione. Inoltre, trattandosi di un blog e non
di una testata registrata, anche un eventuale compenso non
garantirebbe la possibilit di sostenere lesame per diventare
pubblicista. I dubbi che sorgono in maniera legittima non
sono stati chiariti nonostante abbia tentato di mettermi in
contatto con il sito, dal momento che stato impossibile
ricevere una risposta.
Laltro annuncio a cui si faceva riferimento il seguente,
intitolato Articolisti o Blogger da casa - 4/5 Articoli all'ora
140 parole e anchesso pubblicato su kijiji.it.

LEGGERE BENE PER FAVORE ALTRIMENTI


VENITE CESTINATI
Newsgo un nuovo progetto editoriale che sta
ricevendo un grande successo, attualmente abbiamo
una media accessi di quadi 6000 accessi (il sito stato
creato il 10 ottobre).

484

http://www.thesocialpost.it/staff/.

250

Il progetto quello di creare un punto di riferimento


per le aziende della provincia di roma offrendo
visibilit e tanti altri servizi.
Il progetto editoriale frutto di uno studio e di un
lavoro che va avanti da oltre un anno, non riguarda
solo il sito di notizie ma anche una WEB-RADIO, una
WEB-TV e tanti altri servizi.
Chi cerchiamo:
- Conoscenza avanzata dei social network.
- Conoscenza di wordpress.
- Ottima velocit nel rielaborare gli articoli assegnati.
- Blogger che voglio instaurare una collaborazione
con il sito (scambio gratuito)
Si richiede una velocit di inseriemento di almeno 4/5
notizie all'ora (minimo 140 parole).
Le notizie NON DEVONO ESSERE COPIATE e
incollate, ma devono essere rielaborate.
Le notizie vengono fornite, quindi il candidato deve
andare sul link indicato e rielaborare l'articolo.
Il nostro obbiettivo di trovare persone che ci
garantiscono 16/20 articoli per il par time e 32/40
articoli per il full time. Con una presenza costante
almeno di 4 ore al giorno per 5 giorni a settimana
(orari e giorni a scelta).
Il nostro obbiettivo di avere dalle 9 alle 13 almeno
due persone ogni ora. La nostra redazione ideale
composta da un numero massimo di 10 elementi.
251

Come candidarsi (leggere bene):


- Inviare una lettera di presentazione mettendo in
evidenza esperienze passate in questo campo.
- Disponibilit durante la giornata e il tempo che
potete dedicare al progetto.
- Indicare una Gmail.
- Avere installato hangout nel vostro pc
I cv selezionati verranno radunati a gruppi di 5
persone dove verr fatta un p di formazione. Verr
effettuata tramite hangout. La formazione consiste
nella linea editoriale e non a conoscenze informatiche.
Dopo una breve formazione online si simuler quindi
2-3 giornate tipo di lavoro per vedere la bravura del
candidato. Il candidato lavorer quindi da casa, con la
scelta dei suoi orari ideali
I colloqui inizieranno appena questo annuncio verr
pubblicato, continuer anche sabato e domenica ( un
quotidiano e ogni giorni ci sono notizie) a fare
colloqui e formazione. Le persone verranno testate
fino a Venerd 22 Novembre
Sabato 23 novembre i candidati prescenti verranno
convocati (insieme agli altri componenti della
redazione) per una riunione a Fontenuova.
RETRIBUZIONE
Le persone che parteciperanno al progetto essendo la
testata registrata potranno prendere il tesserino da
giornalista.

252

Per scelta aziendale stato scelto di non stabilire un


fisso mensile, questo non significa che le persone non
verranno pagate. Molto semplicemente a fine mese si
divide quanto guadagnato dal sito + i vari progetti e si
dividono i ricavi in base a chi ha fatto pi articoli.
Quindi non c' fisso mensile e gli articoli non vengono
pagati a pezzo anche perch 140 parole non un
articolo :-) Per me un articolo almeno 500 parole.
Un altro motivo per cui non stato scelto il fisso
mensile, perch vogliamo persone che non si
accontentano di un fisso quando possono guadagnare
molto di pi e contribuire alla crescita del Progetto.
Abbiamo preferito scrivere questa cosa nell'annuncio
per maggior chiarezza ed evitare di far perdere tempo
alle persone, capiamo che alcune persone
preferiscono avere una sicurezza sapere che a fine
mese guadagneranno quella cifra, ma questo tipo di
persone non adatto al nostro progetto.
Sito web: http://newsgo.it.

Il sito richiede un impegno costante, 4 o 5 articoli ogni ora


e un minimo di 20 ore settimanali. Quando lannuncio entra
nel merito della retribuzione del lavoro da svolgere,
subentrano alcune perplessit. Il primo punto poco chiaro
legato al fatto che i collaboratori non riceveranno n un fisso
mensile n tantomeno un compenso per ogni singolo articolo.
Lannuncio parla in maniera piuttosto vaga di una divisione
degli introiti del sito in base al numero di pezzi pubblicati. La
motivazione duplice: da una parte viene sottolineato come
il pagamento ad articolo non venga preso in considerazione
253

poich la lunghezza minima richiesta dal sito 140 parole


non sufficiente a garantire dignit al pezzo stesso (viene da
chiedersi seguendo questa logica perch si propongano
contenuti che per loro stessa natura non sono meritevoli
neppure di venire chiamati articoli); dallaltra parte si fa
leva sul desiderio dei collaboratori di non accontentarsi della
sicurezza offerta dal fisso mensile, quanto piuttosto di
aspirare a molto di pi. Non si ha ovviamente alcun indizio
riguardo alle cifre in ballo, del resto un altro elemento cardine
del collaboratore ideale dovrebbe essere la sua devozione
verso la crescita del Progetto. C un altro passaggio
dellannuncio che merita un approfondimento: Le persone
che parteciperanno al progetto essendo la testata registrata
potranno prendere il tesserino da giornalista. Abbiamo gi
ricordato in questo paragrafo i requisiti necessari per
liscrizione allOrdine dei Giornalisti. In primo luogo, la frase
appena riportata parla genericamente di tesserino da
giornalista, senza specificare qualora si tratti di quello da
professionista o di quello da pubblicista. Inoltre, una testata
online regolarmente registrata, come si presuppone essere
newsgo.it, dovrebbe, in accordo allarticolo 2 della legge
47/1948, mostrare degli elementi identificvativi quali il luogo
e la data della pubblicazione; il nome e il domicilio dello
stampatore; il nome del proprietario e del direttore o vice
direttore responsabile. Non stato invece possibile reperire
queste informazioni navigando nel sito che si occupa di
riportare notizie legate al territorio di Roma e Provincia. Di
conseguenza, viene meno anche la certezza che newsgo.it sia
effettivamente una testata registrata, come invece sostiene
lannuncio. Quel che invece stato possibile evincere dalla
navigazione di newsgo.it che il sito offre la possibilit a
chiunque lo desideri di vedere i propri articoli pubblicati
254

tramite la pratica del Guest post485 (figura 26). Il proprio


lavoro offerto in cambio di visibilit, una moneta che sul Web
sembra essere diventata valuta ufficiale.

(figura 26 Il Guest post di newsgo.it)

485

Un guest post un articolo, un contenuto scritto da un blogger o un


copywriter
che
viene
ospitato
su
un
altro
sito.
http://www.newsgo.it/collabora-con-noi-guest-post/

255

4.2 Pagamenti a visualizzazioni e Google


AdSense
La retribuzione del lavoro su Internet, seppur minima, non
tuttavia cos scontata. Una delle strategie preferite dagli
editori per diminuire i rischi di perdita legata a quello che
si potrebbe definire un compenso vincolato. Ovvero,
larticolo viene pagato solamente nel momento in cui la
pagina raggiunge un certo numero di visualizzazioni da parte
di utenti unici. Altrimenti il lavoro svolto dal collaboratore,
che in ogni caso genera un certo traffico e degli introiti
pubblicitari, non viene retribuito, trasformandosi in gentile
concessione al sito di turno. A tal proposito posso riportare
unesperienza personale che si colloca perfettamente in
questa tipologia di situazioni. Nel 2011 ho collaborato per
alcuni mesi con una testata online regolarmente registrata
presso il tribunale. Il sito in questione si occupava e si
occupa tuttora di sport e mi avrebbe consentito, qualora
avessi lavorato in questa redazione per un periodo non
inferiore ai 24 mesi, di maturare i requisiti necessari per
sostenere lesame di Stato per ottenere il tesserino da
pubblicista. La collaborazione era infatti regolarmente
retribuita e vincolata da contratto: 4 euro lordi ad articolo.
Una cifra che il sottoscritto riteneva sufficientemente
dignitosa in relazione al lavoro svolto e al tempo che
effettivamente richiedeva. Un giorno, senza alcun preavviso,
ricevetti una email nella quale si faceva presente la necessit
di firmare un nuovo contratto che avrebbe stravolto gli
accordi precedentemente raggiunti in virt dellintenzione di
ridurre dei costi gestionali. Secondo il nuovo contratto gli
256

articoli avrebbero previsto un compenso solamente nel


momento in cui avessero raggiunto un certo numero di
visualizzazioni, 300 per lesattezza. Una cifra non
esorbitante, ma certo non scontata per una piccola realt come
quella per la quale collaboravo. Posto di fronte ad un bivio,
scelsi di non accettare il nuovo accordo e abbandonai quella
che a distanza di anni rimane la migliore opportunit in
ambito giornalistico che ho avuto modo di trovare. La
motivazione piuttosto elementare: raggiungere il numero di
visualizzazioni richiesto dal nuovo contratto non sarebbe
stato impossibile, ma la mia ferma opposizione era legata
allidea di dovere, anche fosse successo una sola volta, cedere
il mio lavoro in forma gratuita.
Unaltra forma di retribuzione simile al compenso
vincolato quella di Google AdSense, sistema che ha
riscosso e continua a riscuotere un enorme successo tra gli
editori. Di cosa si tratta? Google AdSense un programma
gratuito che consente ai publisher online di guadagnare dalla
visualizzazione di annunci pertinenti in una vasta quantit di
contenuti online486. In altre parole, questa funzione d la
possibilit di pubblicare annunci pubblicitari sul proprio sito
Web e di guadagnare dalle entrate pubblicitarie da essi
generate, derivanti tanto dal numero delle esposizioni
(impression), quanto dal numero di click. Il rapporto tra
click sui banner/annunci e le impression degli annunci
espresso in percentuale ed chiamato CTR della pagina
486

Adsense
in
google.com,
(https://accounts.google.com/ServiceLogin?service=adsense&rm=hide&
nui=15&alwf=true&emr=1&ltmpl=adsense&passive=true&continue=htt
ps%3A%2F%2Fwww.google.com%2Fadsense%2Fgaiaauth2%3Fhl%3
Dit&followup=https%3A%2F%2Fwww.google.com%2Fadsense%2Fga
iaauth2%3Fhl%3Dit&hl=it).

257

(Click Through Rate). In base al CTR, AdSense calcola l'RPM


della pagina ovvero l'efficacia degli annunci (costo per mille
impression), ossia il ricavo che l'utente ottiene ogni 1000
visite della pagina487. Naturalmente, cos come possibile
pubblicare lannuncio pubblicitario sul proprio sito, allo
stesso modo il banner pu essere posizionato altrove previa
la concessione dello spazio. E esattamente questo che viene
offerto da molti editori: viene data la possibilit di inserire il
proprio annuncio pubblicitario sulla pagina dellarticolo e di
guadagnare tramite il Click Through Rate del banner. In altre
parole, qualsiasi ricavo non viene elargito dalleditore, ma da
Google stesso, azzerando in questo modo tanto la percentuale
di rischio quanto i costi della manodopera del sito. Annunci
di lavoro che offrono di guadagnare tramite Google AdSense
sono tra i pi comuni su Internet, eccone alcuni esempi.

Sto cercando degli aspiranti blogger per la creazione


di un sito internet. Gli argomenti trattati verranno
decisi in seguito.
Il candidato dovr scrivere 1 articolo al giorno (5 a
settimana) di lunghezza variabile (in base
all'argomento) per garantire un numero molto alto di
pubblicazioni sulla piattaforma.
Il sito verr creato e ottimizzato per i motori di ricerca.
Spiegher come meglio scrivere un articolo per
ottenere una maggiore indicizzazione e entrare tra i
migliori risultati di google.
Proponete gli argomenti.
487

AdSense in wikipedia.org, (http://it.wikipedia.org/wiki/AdSense).

258

I pagamenti saranno adeguati al traffico generato dal


sito e direttamente corrisposti da google adsense
(banner pubblicitari).
Sul sito verr inserito anche un mio banner
Contattatemi per maggiori informazioni488.

Nota testata giornalistica online ricerca un articolista


dalla conoscenza poliedrica e dalla grande velocit di
lettura e di scrittura di notizie.
NON necessaria essere laureati MA indispensabile
soddisfare i requisiti sopracitati.
Il candidato ideale dovr visitare costantemente le
principali fonti d'informazione (tgcom mediaset,
eurosport yahoo, ansa, adnkronos, games.it, la
repubblica, etc.), leggere velocemente le notizie che
sembrano pi interessanti per il grande pubblico, e
riscriverle sotto forma di articoli di una lunghezza di
almeno 500 parole.
Si richiedono almeno 500 articoli al mese, ossia
almeno 100 articoli al mese per ognuna di queste
tematica: sport, spettacolo, economia, informatica,
politica.
Si richiede di NON pubblicare pi di 30 articoli al
giorno al fine di non abbassare la qualit.
Non si tratta di copia/incolla di articoli altrui, ma di
scrivere in parole diverse gli stessi concetti.

488

Il titolo dellannuncio Blogger/Articolista.

259

La grande utilit della figura che ricerchiamo quella


di riscrivere solo le notizie veramente pi ricercate dal
grande pubblico e quindi di fare gi per i lettori
un'operazione di selezione e rewriting.
Il guadagno dell'articolista che ricerchiamo sar
direttamente
proporzionale
all'audience
che
riceveranno i suoi articoli.
L'articolista deve avere o un suo blog e/o un account
Adsense attivo.
Non necessario conoscere i codici informatici, ma
conoscere il linguaggio html costituisce un requisito
preferenziale.
Non vogliamo risposte generaliste e copia/incolla
utilizzati per rispondere a vari annunci o dei "vorrei
pi info", ma vogliamo una specifica risposta alla
nostra inserzione.
previsto un periodo di prova di 7gg non retribuito
ed un immediato inizio collaborazione se gli articoli
in questi giorni inviati saranno pubblicati. Durante il
periodo di prova dovranno essere inviati (usando il
modello html base da noi fornito) almeno 2 articoli al
giorno per ognuno delle 5 sezioni tematiche
sopracitate. Questi verranno attentamente letti e nel
caso pubblicati.
Se la prova verr superata, l'articolista pubblicher da
solo i suoi articoli.
Tali articoli non dovranno mai essere pubblicati su
altre fonti d'informazione (di qualunque formato
siano) e dal momento della pubblicazione diverranno
propriet della nostra testata giornalistica.
260

Non si millantano facili guadagni. Si tratta di un vero


lavoro meritocratico ove chi ha le qualit pu
guadagnare davvero bene489.

Prestigioso Giornale Online (regolarmente iscritto al


Tribunale) ricerca articolisti che scrivano OGNI
giorno per il settore INFORMATICA.
Tale sezione consiste nelle categorie: Cellulari,
Games, Web, Motori di Ricerca, PC e Informatica,
Adsl, etc..
Il lavoro si pu svolgere da casa e NON ci sono
vincoli di orario.
Non necessaria la laurea o essere Giornalisti, ma
richiediamo GRANDE entusiasmo e NO perditempo.
L'offerta rivolta in particolar modo a giovani ed a
studenti universitari; a blogger che con i loro siti non
hanno abbastanza visibilit; ad amanti della scrittura
e del settore informatico.
Requisiti Indispensabili:
a) essere maggiorenni;
b) ENORME volont di crescita da piccoli ad elevati
guadagni meritocratici;
c) saper scrivere in italiano corretto.

Il titolo dellannuncio Articolista/Rewriter per


Giornale Online.
489

261

Requisiti
Preferenziali
inizialmente):

(non

indispensabili

a) Avere gi un account Google Adsense e


conoscenza del suo regolamento (in mancanza di tale
account, avere un proprio blog/sito);
b) Avere Conoscenza delle keyword e delle tecniche
di indicizzazione degli articoli nei motori di ricerca;
c) Grande velocit ed amore per la scrittura;
d) Ottima conoscenza degli editor Joomla e
Wordpress.
Ricerchiamo articolisti veramente motivati e SERI in
quanto questo non un annuncio di SPAM ma una
vera opportunit di lavoro da sfruttare in piena
autonomia.
Ai sensi della Legge n. 903/77 e della Legge. n. e
125/91, tale offerta di lavoro si intende estesa ad
entrambi i sessi490.

Internet concede lopportunit agli utenti di trasformarsi


piuttosto agevolmente in piccola editoria, daltra parte il
budget a disposizione spesso molto esiguo, con la
consegenza che lobiettivo principale diventa quello di
abbattere qualsiasi spesa laddove possibile farlo. In questo
senso Google AdSense rappresenta lopzione pi fruttuosa
per i gestori di un sito, i quali scaricano sul singolo

Il titolo dellannuncio Articolisti di INFORMATICA


per Giornale Online.
490

262

collaboratore ogni rischio imprenditoriale e su Google


lonere della retribuzione.

4.3 Vinci un contratto di collaborazione: il


giornalismo del futuro secondo Italiano Sveglia
Lultima idea partorita dalla Rete quella di Italiano
Sveglia, un sito che fa parte di un network formato da altri 9
blog di informazione491. Come viene chiaramente esplicitato,
non si tratta di una testata registrata, ma di un semplice blog.
La creatura figlia di Alberto Nardella, responsabile della
ProgrammaWeb di San Marco in Lamis (Foggia), lazienda
che gestisce il network di 10 blog. La novit proposta dal sito
rappresentata dal sistema di retribuzione concepito: gli
articolisti non ricevono alcun compenso, ma possono
accumulare dei punti scrivendo dei pezzi per il blog. Una
volta raggiunti 20000 punti si ottiene un contratto di
collaborazione a progetto. Recita quello che potrebbe essere
definito il manifesto di Italiano Sveglia:

Sei un appassionato di scrittura e ti piacerebbe


approfondire temi di attualit ma non trovi spazio per
le tue idee? Oppure sei semplicemente interessato a
ci che ti succede intorno e vorresti cimentarti nella
redazione di un articolo? Questo il posto giusto per
te, ItalianoSveglia.com ti offre la straordinaria
491

Blog Italiano, Blog Notizie, Giornale di Oggi, Informarsi, Italia Blog,


Leggendo, Notiziario Italiano, Notizie Blog, Notizie di oggi.

263

possibilit
di
mettere
a
disposizione
dellinformazione sul web la tua capacit critica e di
scrittura.
Su ItalianoSveglia.com, dopo esserti registrato, potrai
attingere ad un bacino di news da cui potrai prendere
spunto per sviluppare un testo originale e inedito. In
questo modo potrai cos fornire il tuo punto di vista
sul tema in questione e ripercorrere le vicende di
attualit con spirito di analisi e in modo totalmente
libero.
Saranno accettati solo articoli conformi a quanto
previsto da Termini e condizioni.
Grazie ad Italiano Sveglia, potrai sia avere la
possibilit di scrivere e pubblicare articoli sul web, sia
guadagnare crediti per ogni pezzo pubblicato. Una
volta raggiunti i 20000 punti potrai ottenere un
contratto di collaborazione a progetto per la redazione
di articoli sul network Italiano Sveglia. Insomma,
potrai dare sfogo alla tua passione per la scrittura e
allo stesso tempo guadagnare, dando al mondo
dellinformazione il tuo contributo personale.
Cosa aspetti, registrati e inizia subito a scrivere!492.

Qual il meccanismo del blog? Semplice: ogni articolo


minimo 500 parole inviato dagli utenti, in seguito
allapprovazione dellamministrazione del sito, fa

492

Premiati
Scrivendo
in
italianosveglia.com,
(http://www.italianosveglia.com/Premiati+Scrivendo-a5.html).

264

guadagnare 10 punti493, si ottiene inoltre 1 punto per ogni


commento ricevuto. Di conseguenza, 2000 articoli al netto
dei commenti consentono di sottoscrivere un contratto con
Italiano Sveglia. In realt, il blog era nato seguendo altre
logiche, come testimoniano alcuni articoli reperiti online.
Esisteva un vero e proprio catalogo di premi494 dove
figuravano spazzolini elettrici, spremiagrumi, macchine
fotografiche, smartphone, console, televisori e molto altro.
Tutti questi premi sono stati soppressi, fatta eccezione per il
contratto di collaborazione, che ha per visto raddoppiare la
propria soglia di punti passando da 10000 a 20000. Un
articolo de Linkiesta495 del 25 luglio 2013 calcolava come un
articolo pubblicato su Italiano Sveglia valesse grossomodo 2
euro: uno spazzolino elettrico, il premio pi modesto, valeva
100 punti, quindi 10 articoli ed il suo costo online era di 19,15
euro, spedizione inclusa. Di fatto noi premiamo chi scrive
mentre tantissimi giornali ti fanno scrivere e non pagano.
Anzi, me lo dica lei se c qualcuno che paga, che gli mando
un po di gente!496, sosteneva il responsabile Alberto
Nardella nel luglio del 2013. Aggiungendo: Finora i nostri
utenti sono arrivati a vincere degli spazzolini, ma se vanno
avanti cos far fatica a dare tutti i premi. Insomma, a partire
da settembre potrei aver bisogno di sponsor, perch brutte
Larticolo verr pubblicato su tutti i 10 blog informativi appartenenti
al network ItalianoSveglia.com, ma verranno riconosciuti allutente 10
crediti complessivi, ibidem.
494
La
pagina
esiste
ancora
(http://www.italianosveglia.com/catalogo_premi.html), ma non
presente un collegamento diretto allinterno del sito, n alcuna menzione
nel regolamento o in qualsiasi altra pagina del blog.
495
Trevisani A., Se scrivi tanti articoli ti regaliamo uno spazzolino in
linkiesta.it, 25 luglio 2013 (http://www.linkiesta.it/italiano-sveglia).
496
Ibidem.
493

265

figure non ne voglio fare497. Tuttavia, proprio lintervista


rilasciata da Nardella a Linkiesta ha costretto il sito a rivedere
i propri piani. Alessandro Trevisani, autore del pezzo, aveva
infatti avvisato il numero uno di Italiano Sveglia che il
presidente dellOrdine Nazionale dei Giornalisti, Enzo
Iacopino, aveva iniziato a vigilare sullattivit del blog498. La
reazione di Nardella, arrivata tramite un post del 3 settembre
2013, stata la sospensione della raccolta punti: Carissimi
utenti, la redazione di Italiano Sveglia comunica con
rammarico che, da questo momento, non potremo pi
accettare articoli e commenti da parte di utenti registrati e, di
conseguenza, assegnare punti e premi499. Meglio arrendersi,
piuttosto che iniziare una guerra contro lOrdine dei
Giornalisti, lopinione del blog: il progetto Italiano Sveglia
ha deciso di tutelarsi e di tutelare soprattutto il titolare
dell'azienda che lo gestisce per evitare ripercussioni sulla sua
persona fisica e la sua attivit imprenditoriale. Entrare in
meccanismi che portano a scontri con realt come quella
dell'Ordine dei Giornalisti, casta che esiste solo in Italia e
sappiamo tutti perch, non conviene perch significherebbe

497

Ibidem.
Il lavoro va retribuito. Inoltre la materia dei concorsi a premi
disciplinata da una legge specifica (per creare un concorso ne va data
notizia ai ministeri dellEconomia e delle attivit produttive, ndr), mi
auguro per lui che lo abbia fatto Infine sarei curioso di capire se nella
vicenda sono coinvolti dei giornalisti, Ibidem.
499
Comunicato a tutti gli utenti di Italiano Sveglia: sospensione della
redazione di articoli e raccolta punti in italianosveglia.com, 3 settembre
2013,
(http://www.italianosveglia.com/comunicato_a_tutti_gli_utenti_di_italia
no_sveglia__sospensione_della_redazione_di_articoli_e_raccolta_puntib-29616.html).
498

266

andare oltre le nostra capacit500. La chiosa, invece, lasciava


dubbi sul proseguimento del progetto: valuteremo come
riproporre la possibilit a tutti voi di partecipare con i vostri
contributi,
per realizzare un'informazione
libera.
Diversamente, come spesso succede in Italia, saremo costretti
a riproporre la nostra idea altrove, fuori dalle frontiere italiane
chiuse e bigotte501. Ipotesi, quella estera, che era gi stata
avanzata nellintervista per Linkiesta502. Invece, piuttosto che
chiudere i battenti, salutare lItalia e provare lavventura fuori
dai confini nazionali, Italiano Sveglia ha modificato il
proprio modello riproponendelo in una versione pi asciutta:
niente pi premi, ma solamente la possibilit di ottenere un
contratto a progetto. Ma prima di raggiungere lagognata
soglia dei 20000 punti, tanti articoli non retribuiti, come da
prassi delleditoria online. E forse lecito domandarsi se la
data del comunicato in cui stata annunciata la sospensione
del sistema dei premi (3 settembre 2013), sia solamente una
coincidenza rispetto allaffermazione di Nardella
nellintervista per Linkiesta: Finora i nostri utenti sono
arrivati a vincere degli spazzolini, ma se vanno avanti cos
far fatica a dare tutti i premi. Insomma, a partire da
settembre potrei aver bisogno di sponsor, perch brutte figure
non ne voglio fare503. Nessuna brutta figura, invece: il sito
ancora attivo e un utente, pubblicando un paio di articoli al
500

Ibidem.
Ibidem.
502
Da quanto capisco, le innovazioni in Italia sono viste male, perci
logico che poi la gente se ne va allestero Ed quello che far anchio:
al primo attacco che subisco me ne vado allestero con la mia famiglia,
poi voi vi riempite di immigrati. Trevisani A., Se scrivi tanti articoli
ti regaliamo uno spazzolino in linkiesta.it, 25 luglio 2013 (cit.)
503
Ibidem.
501

267

giorno per due anni, pu ancora ottenere un contratto di


collaborazione a progetto di 6 mesi per la redazione di articoli
sul network Italiano Sveglia. Premiarsi scrivendo ancora
possibile (figura 27).

(figura 27 il banner di Italiano Sveglia)

268

4.4 Scrivere gratis: il giornalismo online non


retribuito
Esiste infine unultima forma di collaborazione che non
prevede alcun tipo di compenso. Scrivere gratuitamente su
Internet un fenomeno in continua espansione che coinvolge
tanto la piccola quanto la grande editoria online504, tanto i
blog quanto le testate regolarmente registrate. Inoltre, al
contrario di come si potrebbe credere, non si tratta lo si
vedr pi avanti di una situazione unicamente italiana, ma
di un virus diffuso su scala internazionale. La navigazione
della Rete ha consentito di trovare diversi annunci di lavoro
che condividono caratteristiche comuni sia per quanto
concerne le richieste, sia per quanto riguarda invece ci che
viene proposto in cambio. Per giustificare la mancanza di una
retribuzione, le aziende molto spesso enfatizzano la natura
primordiale del blog o della testata di turno, promettendo un
eventuale compenso futuro vincolato alla crescita del sito.

Blog emergente attivo a livello nazionale da oltre 4


anni, con un buon numero di visite cerca
collaborazione per la stesura degli articoli da
pubblicare.
Il candidato ideale dovr visitare costantemente le
principali fonti d'informazione (tgcom mediaset,
eurosport yahoo, ansa, adnkronos, games.it, la
repubblica, etc.), leggere velocemente le notizie che
sembrano pi interessanti per il grande pubblico, e
504

Si pensi al caso citato dellHuffington Post.

269

riscriverle sotto forma di articoli di una lunghezza di


almeno 300 parole
Al momento sono particolarmente interessanti le
seguenti tematiche:
sport (calcio e altri sport)
spettacolo
videogiochi
Moda
Salute e bellezza
Non si tratta di copia/incolla di articoli altrui, ma di
scrivere i testi in modo originale mantenendo gli stessi
concetti.
Inizialmente NON prevista retribuzione. In base alla
crescita del blog con conseguenti introiti, all'impegno
dell'articolista sar valutato un futuro compenso fisso.
Proprio per questo non si richiede impegno costante
(circa 4/5 articoli a settimana se possibile) ma
richiesta la massima seriet.
Se interessati, dovrete inviare un articolo di prova ed
effettuare periodo di valutazione di sette giorni per di
entrare a far parte dello staff505.

Un Ambizioso progetto per giovani che vogliono


dare voce alla propria "mano".
Il titolo dellannuncio Articolisti e collaboratori per
blog di notizie.
505

270

L'offerta consiste nell'offrire a giovani aspiranti


giornalisti anche senza esperienza, l'opportunit di
cimentarsi nel ruolo di redattore, con la massima
flessibilit.
Il nostro network si occupa di:
-Mondo Mobile ( Android, Tablet, ecc)
-Apple (iPhone,iPad, Mac ..)
-Calcio
Inizialmente il lavoro non sar retribuito, ma se
riusciamo a trovare un buon numero di collaboratori
che ci permettono di andare avanti riusciremo presto
a retribuire tutti i collaboratori506.

In questi casi la promessa di un compenso futuro assume


caratteri aleatori. Non vengono mai esplicitate chiaramente
n la condizione che deve essere raggiunta affinch la
collaborazione muti da gratuita a retribuita, n lammontare
dellipotetico compenso di cui sopra. In questi termini la
strategia delle aziende sembra principalmente atta a non
scoraggiare eccessivamente quei collaboratori meno propensi
a lavorare senza venire retribuiti. Altre offerte di lavoro non
prevedono neppure questorizzonte di speranza. La moneta
con cui gli editori intendono pagare il lavoro svolto dal
blogger, larticolista, laspirante giornalista di turno si chiama
visibilit. Scrivere per farsi conoscere, per far circolare il

Il titolo dellannuncio Redattore, blogger , aspirante


giornalista, articolista.
506

271

proprio nome nei circuiti della Rete e riuscire in un futuro a


migliorare qualitativamente la propria posizione.

TGC, nuovo portale che tratta di Street Style, Urban


Fashion e Made in Italy cerca collaboratori articolisti
capaci di scrivere articoli sul tema "sneakers".
Al momento non prevista retribuzione, ma offriamo
visibilit ed esperienza.
Contattateci per ulteriori informazioni507.

Ciao, se ti piace scrivere ma non hai la possibilit di


pubblicare i tuoi articoli potresti collaborare con noi
inserendo i tuoi articoli nel blog del nostro portale di
prenotazione turistica in Puglia.
Non abbiamo la possibilit di riconoscerti un
compenso, avrai comunque la visibilit dei tuoi
articoli firmati sul blog del portale.
Gli argomenti sono vari: la Puglia, il Salento, un
evento o manifestazione, ecc. quello che ti viene in
mente!
Grazie in anticipo per l'interesse508.

Il titolo dellannuncio Articolista blog Urban


Fashion.
508
Il titolo dellannuncio Articolista collaborazione
gratuita.
507

272

Cercasi Articolista per blog di Grafica avviato da


poco. Vi porter via poco tempo (1/2 articoli a
settimana) e in pi avrete la possibilit di farvi
conoscere (ogni articolo avr la vostra firma).
Il blog in questione : GraficAzzardo.it.
Per qualsiasi altra informazione non esitate a
contattarmi!
[]509.

Ciao a tutti.
Cerchiamo articolisti per Prima Pagina on line,
giornale gratuito con un'unica pagina, la prima
appunto. Il giornale esce dal luned al venerd tranne i
weekend. Gli articoli sono sintetici ma essenziali. Le
comunicazioni con la redazione avvengono tramite
mail e social network. Al momento non sono previsti
compensi poich non ci sono rientri economici. La
testata iscritta al tribunale di Bologna. Vi offriamo
la possibilit di fare un'esperienza costante nonch la
possibilit di essere letti da circa 700 persone al
giorno.
Le sezioni del nostro giornale sono: attualit, cultura
e spettacolo, moda, sport, cinema, scienza e
tecnologia.
Per altre informazioni, non esitate a contattarci
[]510.
Il titolo dellannuncio Articolista Blog Grafica.
Il titolo dellannuncio Articolisti per Prima Pagina on
line.
509
510

273

Come stato precedentemente visto esaminando il caso


dei blogger dellHuffington Post, la visibilit considerata un
compenso di valore non solo nellambito della piccola
editoria, ma anche per quanto concerne colossi come il sito
americano. Potrebbe risultare un esercizio banale sottolineare
come la visibilit non consenta n di pagare un affitto, n
tantomeno di fare la spesa in un supermercato. A fronte di
offerte non irrinunciabili, le richieste degli editori risultano
spesso tuttaltro che modeste. Seriet, puntualit, esperienza,
conoscenza di una lingua straniera, conoscenze delle
tematiche trattate, titoli di studio, disponibilit in determinate
fasce orarie e garanzia di un certo numero di articoli tra i vari
requisiti che le aziende richiedono.

Stage gratuito e volontario:


L'offerta indirizzata ad operatori culturali o grandi
appassionati della Canzone italiana d'autore, Jazz,
Blues, R&B.
Profilo della candidata/o ideale:
1) Articolista
2) Videoreporter al femminile
* Curiosit Intellettuale
* Residente a Roma
* Et superiore ai 23 anni
* Ottima capacit espositive
274

* Corretto uso dei sistemi informatici


* Cultura musicale e generale.
* Minima esperienza come articolista.
* Telegenia e dizione italiana corretta (prof.2)
* Conoscenza video/foto
* Gradita fotovideocamera (prof.2)
Verranno valutati soltanto i Cv inviati attraverso la
sezione WORK del nostro sito vivalaradio.fm
Le candidature provenienti dalle altri comuni e prive
dei requisiti richiesti verranno cestinate.
Astenersi soliti perditempo, assoluta seriet511.

Social Media Life, magazine online specializzato su


tematiche legate ai Social Network, alla ricerca di
nuovi collaboratori. Nello specifico stiamo valutando
profili di Web Copywriter e Blogger per la redazione
di articoli relativi ai Social Media. Ci rivolgiamo a
persone appassionate di Web, Marketing e
Comunicazione che abbiano competenze redazionali
e una particolare inclinazione verso il mondo dei
Social Network.
Lattivit potr essere svolta in remoto e in totale
autonomia.

Il titolo dellannuncio Viva La Radio! Network 2014


redazione Roma.
511

275

Non prevista alcuna forma di Retribuzione al


momento.
Requisiti obbligatori:
- Ottime capacit scritturali
- Conoscenza approfondita dei principali Social
Media
- Tempestivit nella pubblicazione delle ultime news
Requisiti preferenziali:
- Conoscenza della lingua inglese
- Conoscenza di Social Media nuovi o poco conosciuti
(Pinterest, Ning, QQ, Picotea) []512.

La navigazione della Rete ha consentito di appurare come,


in ambito editoriale, le offerte non retribuite rappresentino
una prassi consolidata. La ricerca ha inoltre evidenziato come
spesso le richieste delle aziende siano tuttaltro che
uniformate al compenso proposto. Si cercher ora di
delineare le ragioni che spingono molte persone, soprattutto
giovani, ad accettare queste condizioni e a scrivere gratis.
Non solo, scrivere gratis per aziende che traggono profitti
anche grazie a quel lavoro non retribuito.

Il titolo dellannuncio Blogger Articolista per


magazine online.
512

276

4.4.1 Lanalisi del fenomeno: per quali ragioni si scrive


gratis

Se ti senti una ostetrica che partorisce un nuovo


giornalismo, sappi che sei solo il becchino che sta scavando
la fossa a quello vecchio513. Con queste parole lo scrittore e
giornalista Carlo Gubitosa sintetizza il proprio appello rivolto
a tutte quelle persone che accettano di scrivere gratuitamente
sul Web contribuendo nella maggior parte dei casi ai
guadagni di terzi. Il dibattito a riguardo vivace e di
straordinaria attualit. In queste pagine si cercher di
delineare le ragioni che possono spingere blogger, articolisti
o aspiranti giornalisti ad offrire i propri contributi
gratuitamente.
Un idraulico riparerebbe un tubo senza essere pagato? In
un ristorante, un cameriere ci servirebbe gratuitamente? Uno
chef preparerebbe i diversi piatti se non fosse retribuito? Se
portassi la mia macchina da un meccanico e mi rifiutassi di
pagare, quale sarebbe la sua reazione? E evidente come
queste domande siano puramente retoriche: nessuno tra
questi lavoratori offrirebbe i propri servizi senza percepire un
compenso. Lidea di lavorare gratis verrebbe non solo
respinta con sdegno, ma tacciata di sfruttamento, se non
addirittura di schiavismo. In questo quadro il giornalismo, ma
pi in generale la prestazione intellettuale, sembra vivere
secondo logiche proprie, del tutto slegate da quelle
appartenenti alle altre professioni. Affinch un accordo si
513

Gubitosa C., Appello a chi scrive gratis tanto per farsi leggere: e' il
momento di smetterla in giornalismi.info, 26 settembre 2012
(http://web.giornalismi.info/gubi/articoli/art_9600.html).

277

concretizzi evidente come siano necessarie due condizioni:


deve esserci qualcuno che lo propone da una parte e qualcuno
che lo accetta e sottoscrive dallaltra. Nello specifico, se
esiste il fenomeno della scrittura non retribuita, si presuppone
che esistano delle realt editoriali che propongono di lavorare
gratuitamente e dei collaboratori che accettano questofferta.
In assenza di una di queste due precondizioni, il fenomeno
non pu divenire reale514. Di fronte ad una realt che appare
bizzarra, specie in relazione alle logiche che regolano le altre
professioni, nascono due domande. Rispondere al primo
interrogativo non complicato. Perch le aziende non offrono
una retribuzione? Ritengo che anche coloro completamente
alloscuro delle logiche editoriali online possano trovare una
risposta sfruttando la logica. Lobiettivo di tutte le aziende
con scopo di lucro quello di massimizzare le entrate. Per
poter perseguire questo scopo la strategia primaria quella di
ridurre quanto pi possibile le spese e tra le voci in cui
possibile effettuare il maggior numero di tagli spicca il
comparto umano. Tuttavia, affinch questa strategia si
concretizzi, ad esempio tramite unofferta di lavoro che non
preveda una retribuzione, necessario come gi evidenziato
che ci siano delle persone disposte a lavorare ( importante
utililizzare questo verbo) gratis. Sintetizzando: perch le
aziende editoriali non offrono una retribuzione? Perch il loro
obiettivo massimizzare le entrate riducendo i costi e perch
possono sfruttare una manodopera che non viene retribuita.
Rispondere alla seconda domanda risulta invece molto pi
complesso. Perch molti tra blogger, articolisti, giornalisti
(aspiranti e non) scrivono gratis? Quali sono le ragioni che
Unaltra precondizione potrebbe essere lassenza di una legislazione
che proibisca il lavoro non retribuito.
514

278

spingono queste persone a dedicare il proprio tempo e le


proprie energie verso unoccupazione che non produce alcun
guadagno? Ritengo che le ragioni siano molteplici e che a
volte pi di una concorra nel rendere questo fenomeno una
realt tangibile. Nellelencare e analizzare le diverse ragioni
che possono partecipare al consolidamento di questo
processo si seguir un ordine che muover dallambito
professionale verso un contesto e un orizzonte di attese
sempre pi amatoriale.
La prima ragione rappresentata dal sempre agognato
tesserino professionale, nello specifico quello da pubblicista.
Si gi visto come affinch la collaborazione svolta venga
riconosciuta dallOrdine dei Giornalisti sia necessario tra le
altre cose che il lavoro sia retribuito. Lapparente
contraddizione viene risolta dallillegalit in cui si muove
questo aspetto dello scrivere gratuitamente su Internet.
Esistono due scenari in questo senso. Da una parte la proposta
che mira allinganno totale: gli articoli non vengono retribuiti
e non si potr mai ottenere il tesserino. Dallaltra parte la
collaborazione consente, nonostante i pezzi non vengano
pagati, di presentare la necessaria documentazione allOrdine
tramite lemissione di fatture false. Un esempio di quanto
appena descritto pu essere un annuncio di questo tipo
pubblicato su kijiji.it:

Testata online femminile cerca in tutta Italia


aspiranti redattori/articolisti AMBOSESSI.
La risorsa si occuper di redigere articoli 1/2 volte a
settimana (mattina o pomeriggio secondo
279

disponibilit) e lavorer in sinergia con un team di


esperti e professionisti del settore.
REQUISITI INDISPENSABILI:
-voglia di cimentarsi con una realt dinamica, in
costante crescita;
-ottima padronanza della lingua italiana;
-disponibilit (eventuale) a seguire direttamente
eventi e convegni;
-preferibile conoscenza tecniche SEO per
implementazione testi su Internet e motori di ricerca
(inserimento banner, iperlink, ecc).
La collaborazione da intendersi a TITOLO
GRATUITO. Possibilit di conseguire il tesserino
dopo periodo di prova515.

Unaltra ragione che persuade molti aspiranti giornalisti ad


accettare proposte di collaborazione gratuita rappresentata
dalla speranza di vedere la propria situazione come
temporanea. In questottica il lavoro non retribuito visto
come un investimento per il futuro, un sacrificio necessario
per una fortuna da ottenere un domani. Delle fatiche che
verranno un giorno ricompensate. Sono stati esaminati nel
paragrafo precedente alcuni annunci che promettono una
retribuzione futura a fronte di una mancanza momentanea. In
realt stato analizzato come queste prospettive siano
piuttosto nebulose, prive di un carattere definito e di un
qualsiasi punto fermo. In tal senso il leitmotiv : quando il
515

Il titolo dellannuncio Giornalisti/articolisti.

280

sito crescer, i collaboratori verranno retribuiti. Proposta che


riesce in ogni caso ad esercitare un certo fascino su diverse
persone516. Fare esperienza e arricchire il proprio curriculum
vitae un altro motivo che spinge verso il lavoro non pagato.
Della serie: tanto la disoccupazione quanto loccupazione
non fruttano denaro, ma nel secondo caso perlomeno viene
impreziosito il curriculum. Un ottimo biglietto da visita per
tutti quegli editori che sono poco interessati alla qualit e
molto attenti ai costi: laver lavorato gratis sar senza dubbio
presente tra i requisiti preferenziali. Tra le ragioni principali
che possono essere delineate per spiegare il fenomeno del
giornalismo non retribuito il valore inestimabile che stato
assegnato alla visibilit sul Web. Nel paragrafo precedente
stato visto come molte realt editoriali sottolineino come la
mancanza di un riitorno economico venga compensata dalla
visibilit offerta dal blog o la testata di turno. Richiamando
ancora una volta il celebre caso dellHuffington Post, stato
visto come la visibilit fosse considerata la moneta attraverso
cui venivano pagati i numerosissimi blogger che offrono i
loro contributi gratuitamente. Naturalmente, con il crescere
dellimportanza e della fama di un sito, cresce il valore della
moneta stessa la visibilit offerta dalleditore. Avere una
vetrina dove mettere in mostra il proprio operato viene vista
come una grande opportunit per ottenere guadagni futuri, sia
inerentemente allambito giornalistico farsi conoscere,
ottenere incarichi -, sia per sponsorizzare attivit esterne
come ad esempio la pubblicazione di un libro. Sin qui si
rimasti nellambito della professionalit, situazioni che
vedono coinvolte persone che per differenti ragioni vedono la
516

A tal proposito sufficiente sfogliare alcuni annunci presenti su siti


come AlVerde.net o GiorgioTave.it e notare quanti utenti si propongano
per collaborazioni improntate sulla prospettiva di una retribuzione futura.

281

collaborazione gratuita come necessaria per il


raggiungimento di altri obiettivi (il tesserino da pubblicista,
una retribuzione futura, lesperienza, la visibilit). Esistono
tuttavia realt che poggiano le proprie radici in terreni
maggiormenti amatoriali, dove la scrittura considerata non
un lavoro ma un hobby, o piuttosto una passione da coltivare
ad ogni costo. In questi casi una componente essenziale, oltre
a quella del desiderio di condividere le proprie opinioni e
idee, rappresentata dal narcisismo. Il fascino di vedere la
propria firma in calce ad un articolo pubblicato su un blog o
una testata, la soddisfazione di ricevere commenti, essere
condivisi sui social network, fare collezione di mi piace su
Facebook sono motivi che contribuiscono a ingolosire quella
fetta di collaboratori meno interessati allaspetto
professionale della scrittura giornalistica. Come sostiene
Carlo Gubitosa:

Il profilo che mi viene in mente non quello del


Narciso che si compiace di s stesso, ma della persona
con un ego talmente smisurato da avere bisogno di
continue conferme. Cio, se io sono una persona
osannata e celebrata, se io sono continuamente
dopato, se la mia autostima continuamente
alimentata da stimoli che mi arrivano dallesterno; nel
momento in cui passa una settimana senza che mi
arrivi un complimento, ma anche un insulto di un
avversario politico, nel momento in cui passa una
settimana senza che io mi senta al centro della scena,
purtroppo siccome siamo essere umani crolla
anche la fiducia che ho di me stesso, lautostima e
vado di nuovo in ricerca di quella visibilit che mi
282

permette di mantenere i normali livelli di attenzione


su di me517.

Per chiarire ulteriormente le ragioni che spingono blogger


e articolisti ad offrire il proprio lavoro gratuitamente, sar
interessante riportare alcune testimonianze trovate in Rete.
Scrive Vincenzo Iurillo su IlFattoQuotidiano.it:

C chi scrive gratis o quasi perch in fondo in fondo


pensa che il giornalismo sia una missione sacra che
non pu essere sporcata con una cosa vile come il
denaro. Senza capire che senza le spalle larghe di una
tranquillit economica non si possono intraprendere
sacrosante campagne stampa, qualsiasi esse siano.
C chi scrive gratis perch si sente sufficientemente
gratificato dal sentirsi dire quanto bravo, senza farsi
sfiorare dal dubbio che forse gli dicono che sei bravo
solo per farlo continuare a lavorare gratis.
C infine chi scrive gratis solo perch gli piace dire
in giro che un giornalista. E il peggiore, non c
verso di guarirlo. Forse pu riuscirci soltanto
qualcuno davvero bravo518.

Questo un estratto di unintervista che ho fatto a Carlo


Gubitosa.
518
Iurillo V., I giornalisti a cui piace (o conviene)
scrivere gratis in ilfattoquotidiano.it, 30 marzo 2012
(http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/03/30/troppigiornalisti-piace-conviene-scrivere-gratis/).
517

283

In risposta al post di Carlo Gubitosa citato in precedenza e


che verr ripreso pi avanti, Valentina Orsini, una giovane
blogger romana, ha pubblicato una replica sul suo blog
Criticissimamente. Il pezzo sottolinea come ai blogger sia
negata la possibilit di scegliere e come coloro che
desiderano scrivere siano costretti ad accettare di sottostare
ad accordi non retribuiti.

Se io avessi davvero la possibilit di fare una


scelta, di certo non farei quella della povera blogger
che scrive per passione e non scenderei a
collaborazioni misere e vergognose con testate o siti
bombardate da annunci pubblicitari. Gli stessi che
sappiamo benissimo, "finanziano". L'appello che lei
fa non ha ragione. Proverei a invertire le parti. Date a
noi l'opportunit di lanciare un appello, dateci la
possibilit di scegliere. Me lo trovi lei un sito o una
testata che paghi i miei pezzi...io sono qui. Il mio
nome e cognome ce l'ha. Nel frattempo, s com', IO
VOGLIO SCRIVERE. E non smetto certo perch
qualcuno dall'alto trovi vergognoso e immorale
questo mio bisogno e questa mia ambizione con cui
vado
avanti, nonostante tutto, nonostante
"NIENTE"519.

519

Orsini V., Caro Gubitosa, il tuo appello a chi scrive


gratis, non mi sta bene. Ti spiego perch in
criticissimamente.blogspot.it,
27
settembre
2012
(http://criticissimamente.blogspot.it/2012/09/carogubitosa-il-tuo-appello-chi-scrive.html).

284

Questo esempio mostra come spesso sia il semplice


desiderio di scrivere a guidare alcuni blogger verso la
collaborazione gratuita. Il problema in tal senso non
scrivere gratuitamente, ma scrivere gratuitamente per realt
che traggono un profitto da quel lavoro non retribuito. La
testimonianza appena riportata si inserisce anche nel solco del
giornalismo visto come il lavoro dei sogni. La storia dei
sogni, il lavoro dei sogni una stronzata. Io faccio il mio
lavoro ed alle volte faccio delle cose assolutamente pallose,
ma io ci devo campare, il lavoro non un hobby. Non credo
che per inseguire il lavoro dei tuoi sogni puoi ritrovarti a 40
anni ancora a scrivere gratis520. Unaltra testimonianza
interessante quella della blogger Sara Rocutto che affida ad
un post dallemblematico titolo Ho scritto un nuovo post:
gratis la sua posizione riguardo allla scrittura non retribuita
sul Web. Ebbene si ho scritto un nuovo post sul blog che ho
su Linkiesta. Lho scritto gratis e lho corredato pure di foto,
scattata da me521, sentenzia nellincipit la blogger italiana.
Sara Rocutto ritiene che non ci sia differenza tra la
pubblicazione dei suoi articoli sul suo stesso blog e la
pubblicazione su altre piattaforme, ma sottolinea come la
scrittura non sia la sua fonte di sostentamento522. Di

520

Questo un estratto di una intervista che ho fatto a Silvia Bencivelli.


Rocutto S., Ho scritto un nuovo post: gratis in
dopolapioggia.wordpress.com,
3
ottobre
2012
(http://dopolapioggia.wordpress.com/2012/10/03/ho-scritto-un-nuovopost-gratis/).
522
E certo qualcuno potr obbiettare che posso benissimo farlo sul mio
solito blog: cosa cambia? Oppure mi si potrebbe ribattere che beh, perch
non mi dovrebbero pagare per i miei pensieri? Posso capire se questi
discorsi li fanno gli esperti di comunicazione i giornalisti
professionisti, i web expert per i quali anche scrivere un tweet un
521

285

conseguenza, non il guadagno ad interessare la blogger:


scrivo per fare si che una storia trovi il suo spazio, abbia vita,
scrivo perch una mia opinione trovi confronto con altre,
scrivo come esercizio di stile (anche) []. Scrivo per far s
che qualcosa che interessa a me trovi spazio anche nel mondo
di altri. E proprio non capisco come cos facendo si svilisca
una professione523. Ma in realt, Sara Rocutto non svolge la
professione giornalistica in modo continuativo, ma saltuario,
senza scadenze di alcun tipo524. La situazione cambia
drasticamente nel momento in cui il lavoro viene svolto
secondo logiche diverse, come sottolinea la testimonianza
della blogger LaStancaSylvie sul suo blog Downshifting
Baby:

Niente soldi ma mille scadenze da rispettare. C


stata la neve e non lho vista perch stavo scrivendo
gratis per qualcuno che pensa che quello che stavo
facendo ha valore pari a zero.
Bene, con le occhiaie blu, il fidanzato triste e io per
nulla felice sebbene scrivessi, ieri ho inviato tre mail:
Ciao,

lavoro, ma io che nella vita guadagno da altre cose, beh, ho un altro punto
di vista. Ibidem.
523
Ibidem.
524
Certo, ci spendo tempo, ore a volte a scrivere e cercare, ma proprio
per questo scrivo quando voglio (una volta al mese) e finora quello che
voglio. Mi si ponessero delle regole diverse, dei paletti, beh riterrei la cosa
meno interessante. Avessi la percezione che grazie a me altri diventano
ricchi cambierei idea. Ma finch le cose stanno come stanno non capisco
dove stia il problema. Ibidem.

286

sono troppo vecchia e troppo poco ricca per scrivere


gratis, se devo farlo lo faccio per me, sul mio blog
[]525.

Un altro contributo interessante proviene da una


discussione nata su un forum, quello della nota webzine
musicale OndaRock. Il sito diretto da Claudio Fabretti
aperto a collaborazioni esterne alla propria redazione: questo
qualora vengano soddisfatti alcuni requisiti e si accetti di
scrivere senza alcuna retribuzione.
Il topic in questione intitolato Perch Scrivere
Recensioni Gratis?526 e secondo le intenzioni dellautore la
discussione al suo interno verte verso i motivi che spingono
gli utenti a scrivere recensioni musicali senza ricevere un
compenso. I due punti su cui si basa la posizione dellutente
che ha dato il via al dibattito sono i seguenti: in primo luogo
egli ritiene che se un collaboratore si facesse pagare, si
rischierebbe di parlare solo di certe etichette/uffici stampa e
magari parlare bene anche se non lo meritano527. Secondo
lutente la non retribuzione garantirebbe quindi lintegrit di
quanto viene scritto, ribaltando lidea che la ricattabilit e la
corruttibilit siano invece minacciate oltre che dalletica e
dalla morale individuale dalla solidit economica. Inoltre,
525

Scrivere Gratis o della Capacit di Incasinarsi Sempre


la Vita in downshiftingbaby.wordpress.com, 28 febbraio
2012
(http://downshiftingbaby.wordpress.com/2012/02/28/scriv
ere-gratis-o-della-capacita-di-incasinarsi-sempre-la-vita/).
526
http://forum.ondarock.it/index.php?/topic/18057perche-scrivere-recensioni-gratis/
527
Ibidem.

287

lautore del topic sostiene che la retribuzione andrebbe contro


lo spirito polifonico della Rete e delle webzine, che mira a
dare voce a tutti coloro che solitamente sono tagliati fuori dai
cosiddetti canali ufficiali. Altri utenti sottolineano invece il
carattere narcisistico della decisione528. Lintervento del
direttore del sito merita di essere menzionato: Secondo me
la differenza sostanziale, finora, che chi dirige riviste
cartacee spesso qualcosa ci guadagna [] e sfrutta la
manodopera a basso costo (o a zero costo) dei recensori; chi
dirige riviste online, come nel nostro caso, non percepisce
guadagni e quindi lavora gratis come gli altri. Non tanto, ma
non neanche poco, come differenza529. In realt, pur non
disponendo dei dati di traffico, possibile sostenere come
OndaRock sia un sito che ha scopo di lucro e che ha introiti
pubblicitari quantomeno derivanti dai banner che compaiono
tanto nella pagina principale, quanto in quelle secondarie e
che sponsorizzano importanti aziende. Ma secondo il
direttore del sito la webzine un misto di passione,
masochismo, narcisismo e genuino desiderio di informare in
modo libero530.
Come stato visto, passione, narcisismo e desiderio di
partecipare allinformazione sul Web sono tra i motivi che
spingono in particolar modo coloro meno attratti dalla
prospettiva professionale del giornalismo a scrivere
528

Boh forse perch in molti lo vedono pi come un hobby, un piacere...


conte di pi la narcisistica condivisione delle proprie idee su un disco che
non il possibile guadagno che potrebbe esserci dietro. E chiss magari nel
momento in cui diventasse un lavoro commissionato forse verrebbe meno
anche il piacere. O ancora: Quello che mi spinge un'esigenza quasi
fisica di condividere ci che mi piace. Ibidem.
529
Ibidem.
530
Ibidem.

288

gratuitamente online, favoriti dalle potenzialit della Rete. Il


masochismo, tuttavia, non elemento di minore impatto nel
momento in cui la collaborazione gratuita viene svolta presso
un editore che ha come scopo ultimo il guadagno e che sfrutta
quella manodopera per i propri interessi.

4.4.2 Perch scrivere gratis danneggia la professione e


inquina il mercato

Dopo il dubbio, ecco linganno: la favola della passioneper-il-lavoro a volte conduce a una falsa morale, quella per
cui si pu anche lavorare gratis. E ci si casca, oh se ci si casca.
Perch si pensa: il mio lavoro cos bello che lo farei gratis.
Enn! Fermo, fermo e non ti muovere. Tu non devi fare niente
gratis! difficile, lo so, ma gratis niente. Niente531. Apre
cos il suo articolo pubblicato su Linkiesta Silvia
Bencivelli532, intitolato emblematicamente La generazione
lavoro gratis per avere una vetrina. Il proliferare del
fenomeno del lavoro non retribuito ha mosso alcuni esponenti
non troppi, a dire il vero delluniverso giornalistico a
Bencivelli S., La generazione lavoro gratis per avere una vetrina in
linkiesta.it, 10 giugno 2013 (http://www.linkiesta.it/lavorare-gratis).
532
Larticolo raccoglie degli estratti del libro Cosa intendi per domenica?
La mia (in)dipendenza dal lavoro, edito da LiberAria editrice. Silvia
Bencivelli nata nel 1977. laureata in medicina: giornalista scientifica
freelance, conduttrice radiofonica e saggista. Ha collaborato con la
trasmissione di Rai 3 Presa diretta e con altri programmi Rai ed membro
del board di SWIM (Science writers in Italy). Ha pubblicato Perch ci
piace la musica (Sironi 2007, 2012) e Il sesso a test (Alpha test editore
2008). Fonte: Linkiesta.
531

289

parlare apertamente contro questa pericolosa deriva. Silvia


Bencivelli fa parte di questo gruppo piuttosto ristretto, in cui
entra a pieno merito anche Carlo Gubitosa, gi citato in
apertura del precedente paragrafo. Il suo post intitolato
Appello a chi scrive gratis tanto per farsi leggere: e' il
momento di smetterla e pubblicato sul suo sito
giornalismi.info ha rappresentato una dura presa di posizione
contro tutti coloro che scrivono in Rete gratuitamente533.
Entrambi i pezzi appena citati muovono dallassunto che il
problema non sia semplicemente scrivere online senza essere
retribuiti, ma farlo per aziende che generano un profitto da
quel lavoro non pagato. Il punto, che potrebbe apparire come
dato per scontato, di cruciale importanza. In tal senso il caso
dellazione legale dei blogger guidati da Jonathan Tasini
contro lHuffington Post emblematica. Queste persone
avevano deciso liberamente di offrire i propri contributi
gratuitamente al colosso americano, ma una volta resisi conto
del profitto che il loro lavoro non retribuito aveva partecipato
a generare la vendita per oltre 300 milioni di dollari ad AOL
-, hanno compreso che la visibilit offerta dal sito non poteva
pi essere una moneta sufficiente. In questo senso, le ragioni
analizzate nel paragrafo precedente che spingono blogger,
articolisti o giornalisti a concedere i propri contributi senza
ricevere un compenso passano in secondo piano; qualsiasi sia
la ragione, necessario focalizzarsi sulle conseguenze
generate da questo comportamento534. Tanto Carlo Gubitosa
quanto Silvia Bencivelli inquadrano alla perfezione il
problema nei loro scritti, sottolineando come il danno per
533

Come si gi visto non sono mancate le reazioni polemiche in risposta


a quanto scritto da Gubitosa.
534
Questo tralasciando per un momento linalienabile dignit del lavoro
che inevitabilmente risulta svilita da questo fenomeno.

290

ogni scelta individuale sia poi collettivo. Anche a me


scrive Gubitosa e' capitato di scrivere gratis per questo
maledetto prurito alle mani che mi perseguita da una ventina
d'anni, e perche' il piacere di pubblicare un editoriale su un
quotidiano nazionale puo' mettere in ombra il compenso che
ne corrisponde. Ma poi ho cominciato a interrogarmi sulla
responsabilita' sociale delle mie azioni535. La responsabilit
di aver contribuito al crollo del valore della professione che
si verificato negli ultimi anni, a cui hanno compartecipato
diversi fattori. Da un sistema daccesso alla professione che
andrebbe riformato passando per lo sviluppo del Web, sino
ad arrivare a editori interessati principalmente (se non
esclusivamente) alla riduzione dei costi e a concludere con
tutte le persone che per svariate ragioni hanno accettato di
lavorare gratis. Affermazioni quali me ne frego se non mi
pagano. finch posso esprimere ci che penso senza vincoli,
e finch qualcuno mi legge e magari apprezza quello che
scrivo536, non sono eticamente e socialmente accettabili. Il
perch si cela dietro ad una semplice legge di mercato che
Silvia Bencivelli descrive in maniera magistrale nel suo
articolo pubblicato su Linkiesta.

Se accettassi, farei molto male al mio investimento


numero uno, cio al mio lavoro. E farei un danno
importante al mercato. Perch lavorando gratis quasi
certo che si venga scelti senza una valutazione della
professionalit, ma solo per il prezzo. In questo modo
si innesca un meccanismo viziato di ribasso continuo
535

Gubitosa C., Appello a chi scrive gratis tanto per farsi leggere: e' il
momento di smetterla in giornalismi.info, 26 settembre 2012 (cit.).
536
Ibidem.

291

e implacabile della qualit del lavoro, a detrimento di


chi quel lavoro lo fa e di chi dovrebbe goderne i frutti.
Mi spiego.
Un editore poco interessato alla qualit di quel che
pubblica, tra un lavoratore bravo che costa X e uno
medio che costa X/2, preferir questultimo. E il costo
di quel servizio sar fissato a X/2, cos come,
probabilmente, la sua qualit. Se leditore decider di
abbassarlo a X/3, il lavoratore medio potr fare due
cose: accettare e quindi essere complice
dellabbassamento del valore di quella prestazione. O
rifiutare, lottando per il mantenimento del valore a
X/2, che peraltro comunque bassino visto che
eravamo partiti da X.
Se poi ci sar uno stagista con esperienza (figura
professionale sempre pi diffusa, corrispondente a un
lavoratore intorno ai 28 anni plurititolato e ricco di
famiglia) che accetter di farlo gratis, il valore di
quella roba diventer zero. Il primo lavoratore e il
secondo si troveranno disoccupati e soprattutto
vedranno il loro lavoro svalutarsi fino allo zero: quel
patrimonio di competenze e credibilit non varr pi
niente, nessuno pagher pi per le loro prestazioni. E
il pubblico avr un servizio di qualit pi bassa537.

Gubitosa pur non ritenendo coloro che hanno accettato o


accettano di scrivere gratis come i principali colpevoli della

Bencivelli S., La generazione lavoro gratis per avere


una vetrina in linkiesta.it, 10 giugno 2013 (cit.).
537

292

situazione538, non li assolve. Persone che amano


considerarsi "scrittori puri" amanti dell'arte per l'arte e lontani
dalla preoccupazione della vil pecunia, mentre in realt sono
solo pedine di un nuovo tecnocapitalismo che monetizza sugli
aggregatori la tua voglia di farti leggere []539. Ma c chi
respinge ogni accusa, come Francesco Sellari, che nel suo
blog Postille risponde a Gubitosa: Ho scritto gratis e non mi
sento di consigliare a nessuno di farlo. Ma non mi va di
sparare a zero, con sprezzo e sarcasmo, su chi oggi, per le
motivazioni pi disparate (ego, passione, gratificazione,
competenze inespresse, volont di trattare temi di nicchia e
poco seguiti, desiderio di fare informazione libera e
indipendente), accetta collaborazioni gratuite. Per me il
nemico sta da unaltra parte540. Il nemico secondo Sellari
il datore di lavoro, leditore: Nessuno mi venga a dire che
anche per colpa mia, per il fatto di aver accettato di scrivere
gratis, oggi i colleghi se la passino male. Io non mi sento d
aver affossato i precari, n di essere stato un crumiro541.
538

Non credo che la responsabilita' piu' grave sia quella di chi ragiona
come fai tu e come facevo anch'io in passato con responsabilita' che
all'epoca non percepivo: le omissioni piu' pesanti sono quelle di un
sindacato che ha accettato un contratto di lavoro dove i freelance del web
semplicemente non esistono, lo stesso sindacato che dovrebbe denunciare
per esercizio abusivo della professione i portali registrati come testate
giornalistiche che fanno profitti pubblicitari o di altra natura sfruttando il
lavoro gratuito di anime belle. Gubitosa C., Appello a chi scrive gratis
tanto per farsi leggere: e' il momento di smetterla in giornalismi.info, 26
settembre 2012 (cit.).
539
Ibidem.
540
Sellari F., Dello scrivere gratis e dei miei nemici in
postille.wordpress.com,
29
settembre
2012
(http://postille.wordpress.com/2012/09/29/dello-scrivere-gratis-e-deimiei-nemici/).
541
Ibidem.

293

Eppure, senza per questo motivo decolpevolizzare chi sfrutta,


come minuziosamente spiegato da Silvia Bencivelli, i
lavoratori hanno contribuito ad inquinare il mercato e di
conseguenza a dequalificare la professione542. Secondo
Sellari non cos e lascia spazio ad unipotesi differente:
Non posso neanche escludere che gli editori potrebbero
scegliere di continuare a risparmiare sul costo delle risorse
umane, aumentando il carico di lavoro sui giornalisti in
organico,
pregiudicando
ulteriormente
la
qualit
dell'informazione543. La domanda posta da Sellari in
conclusione del suo post legittima ed il punto cruciale
intorno a cui ruota la questione, il nodo che andrebbe sciolto:
come far si che chi vuole fare questo mestiere non sia
costretto ad accettare di lavorare gratis?544. Una risposta
secca e risolutrice con ogni probabilit non esiste, poich
molte sono le azioni che andrebbero portate avanti. In primo
luogo una riforma del sistema di accesso alla professione,
accompagnata da un controllo rigido del sindacato sul
fenomeno. Tuttavia, ritengo che qualcosa possa essere fatto
anche partendo dal basso; utilizzando le parole di Carlo
Gubitosa, non mi illudo che si possa rispolverare la "lotta di
542

Ragionamenti come quello che fai tu, e che purtroppo ho fatto anche
io in passato, hanno fatto crollare il valore della professione giornalistica
negli ultimi 5 anni da 100 euro a pezzo (quanto prendevo io nel 2003 per
scrivere articoli da freelance sul sito di un grande gruppo editoriale) a
zero, scrive Carlo Gubitosa rivolgendosi ad un blogger che scrive senza
essere retribuito. Gubitosa C., Appello a chi scrive gratis tanto per farsi
leggere: e' il momento di smetterla in giornalismi.info, 26 settembre 2012
(cit.).
543
Questa affermazione tratta dallintervista che ho realizzato a
Francesco Sellari.
544
Sellari F., Dello scrivere gratis e dei miei nemici in
postille.wordpress.com, 29 settembre 2012 (cit.).

294

classe" per farsi valere come categoria professionale, ma


almeno si potrebbe concordare sul fatto che il lavoro gratuito
che genera profitto per altri cosa negativa che non
danneggia solamente chi lo pratica545. Ad esempio, mi sono
imbattuto in una campagna di sensibilizzazione per il rispetto
dei lavori creativi chiamata #coglioneNo, portata avanti dal
collettivo Zero, un gruppo formato da tre ragazzi italiani che
attraverso il proprio manifesto si presenta cos: Zero perch
il mondo finito e non ce ne siamo accorti. Perch finita la
nostra fiducia nei confronti di qualsiasi istituzione, di
qualsiasi forma di rappresentazione[]. Zero perch i soldi
sono finiti. Da un pezzo. E noi di soldi nostri non ne abbiamo
mai avuti. Zero perch quando sono cadute le maschere delle
mille opportunit che doveva darci il terzo millennio, ci
siamo ritrovati senza scelta546. Il collettivo ha prodotto tre
brevi video intitolati Lo diresti al tuo idraulico?, Lo diresti
al tuo giardiniere?, Lo diresti al tuo antennista?, in cui, al
termine di una prestazione lavorativa, colui che riceve il
servizio si mostra restio al pagamento. Per questo progetto
non c budget viene ad esempio detto allidraulico per
mi venuta unidea: appena tu vai via mi faccio una foto
mentre sto cagando sulla tazza che tu hai appena sistemato e
poi te la metto su Facebook, pi Twitter, Instagram e
Pinterest! E poi ti taggo547. Lironia fotografa e denuncia la
situazione vissuta da tanti lavoratori creativi, alla difesa dei
quali si rivolge la campagna #coglioneNo.

545

Gubitosa C., Appello a chi scrive gratis tanto per farsi leggere: e' il
momento di smetterla in giornalismi.info, 26 settembre 2012 (cit.).
546
http://zerovideo.net/manifesto/
547
Il
video

disponibile
allindirizzo
https://www.youtube.com/watch?v=sd5mHHg1ons#t=123.

295

#coglioneNo la reazione di una generazione di


creativi alle mail non lette, a quelle lette e non risposte
e a quelle risposte da stronzi.
la reazione alla svalutazione di queste
professionalit anche per colpa di chi accetta di
fornire servizi creativi in cambio di visibilit o per
inseguire uno status symbol.
la reazione a offerte di lavoro gratis perch ci
dobbiamo fare il portfolio, perch tanto siamo
giovani, perch tanto non un lavoro, un
divertimento.
Questo gennaio ZERO vuole unire le voci dei tanti
che se lo sentono dire ogni volta. Vogliamo ricordare
a tutti che siamo giovani, siamo freelance, siamo
creativi ma siamo lavoratori, mica coglioni548.

Come si vedr in seguito, il fenomeno non limitato alla


realt italiana e non coinvolge solamente luniverso
giornalistico. Quanto descritto in queste pagine anche figlio
di cambiamenti sociali ed economici, di un capitalismo che
ha trovato nella crisi un parafulmini e nella Rete un alleato
dal doppio volto. In questo senso, una presa di coscienza
collettiva potrebbe davvero essere un passo imprescindibile
per la guarigione di questa malattia piuttosto propensa al
contagio, ma se era difficile creare una coscienza di classe
allinterno di una fabbrica FIAT [] figuriamoci quanto oggi
difficile creare questa coscienza di appartenere ad una
548

http://zerovideo.net/coglioneno

296

stessa categoria professionale tra gente che non lavora nello


stesso posto, non si mai vista in faccia, si percepisce in
competizione reciproca perch siamo entrati nella cultura
dove non c pi la solidariet tra lavoratori549. Inoltre, come
sottolinea ancora una volta Carlo Gubitosa, linquinamento
del mercato editoriale, la trasformazione della professione in
un hobby partorisce una selezione classista della professione:
se il giornalismo diventa un hobby per chi campa daltro, si
sta gi facendo una selezione classista della classe
giornalistica, nel senso che i giornalisti che [] hanno poche
risorse economiche [] li perderemo perch non ci potr
essere pi spazio [] per chi cerca un giusto compenso dalla
scrittura. Ci sar solo posto per le classi medio-alte dove non
fa problema dare contenuti gratuiti perch tanto il reddito
arriva altrove550.
Prima di analizzare la situazione fuori dai confini italiani,
si riserver il prossimo paragrafo ad alcune interviste che ho
realizzato e che contribuiranno a delineare ancor pi
accuratamente il quadro della situazione.

4.5

Approfondimento: interviste

Questo paragrafo dedicato ad alcune interviste fatte a


professionisti e aspiranti giornalisti, da cui sono gi stati
estratti alcuni stralci nei precedenti paragrafi. Ringrazio tutte

549
550

Questo un estratto di unintervista che ho fatto a Carlo Gubitosa.


Questo un estratto di unintervista che ho fatto a Carlo Gubitosa.

297

le persone che hanno accettato di collaborare nella


realizzazione di questa ricerca.

4.5.1 Carlo Gubitosa

La prima serie di domande che viene proposta quella che


ho presentato a Carlo Gubitosa, citato gi numerose volte
nelle pagine precedenti. Ripropongo testualmente la
narrazione che Gubitosa propone di s sul suo sito
giornalismi.info: Ingegnere delle Telecomunicazioni,
giornalista freelance e saggista, dal 1995 collabora con i
principali periodici italiani di informazione indipendente,
fino a ricoprire nel 2003 il ruolo di caposervizio per la sede
di corrispondenza di Milano dell'agenzia di stampa
"Redattore Sociale". Dal settembre 2009 e' direttore
responsabile di "Mamma!" (www.mamma.am) la prima
rivista italiana di giornalismo a fumetti. A partire dal 2003
realizza seminari e attivita' didattiche sul giornalismo e le
nuove tecnologie dellinformazione presso il corso di laurea
in Scienze della comunicazione dellUniversit di Bologna,
all'interno dei corsi di Teoria e tecniche del linguaggio
giornalistico e Comunicazione giornalistica. Ha al suo attivo
numerose pubblicazioni, tra cui "Telematica per la Pace".
(Apogeo, 1996); "Linformazione alternativa" (EMI, 2002);
"Viaggio in Cecenia" (Nuova Iniziativa Editoriale 2004):
"Elogio della pirateria". (Terre di Mezzo, 2005); "Carovane.
Esperienze di strada contro le guerre e le mafie", (EMI,
2006); "Ricettario della pace". (Meravigli, 2009);
"Propaganda d'autore. Guerra, razzismo, P2 e marchette: un
298

atto d'accusa ai giornalisti VIP", (Stampa Alternativa,


2011)551.

Emanuele Mastrangeli: Perch per un periodo hai scritto


anche senza venire retribuito? Quando e per quale motivo hai
smesso di farlo?
Carlo Gubitosa: Ho scritto gratis in due periodi. Allinizio
facevo circolare i miei articoli che poi qualcuno pescava su
Internet e li ripubblicava. Io allepoca non avevo listinto di
adeesso di andare da quello che li pubblicava, tirargli le
orecchie e dirgli s, sono contento che lo hai pubblicato, per
adesso mettiamoci daccordo sul compenso. Ero contento
che ci che seminavo in Rete venisse utilizzato. Dopodich
c stato un lungo periodo di scrittura giornalistica
professionale dove sembrava normale sia a me che alla
controparte il fatto che alla prestazione corrispondesse un
compenso. Poi c stato un periodo in cui sembrava assodato
che se un editore pubblicava qualcosa di una persona, quella
persona doveva avere un compenso. Indipendentemente dal
fatto che lo scrittore fosse giornalista o blogger, poi in quegli
anni, agli inizi del 2000, non cera neppure questa definizione
di blogger. Ci sono stati dei periodi in cui il giornalismo
freelance dava delle possibilit. Io allepoca ero ancora uno
studente universitario e avevo un reddito tutto sommato
dignitoso, se pensiamo che il Corriere della Sera poteva
pagare allepoca un articolo per le sue testate online anche
sulle 200.000 lire, ovvero 100 euro di oggi, cifre che
sembrano incredibili. Dopodich, col passare degli anni,
successo che la scrittura, il suo valore professionale, per la
551

http://web.giornalismi.info/gubi/indici/ind_373.html.

299

legge della domanda e dellofferta crollato al punto che


ormai il valore di un articolo praticamente nullo. Anche le
persone che venivano retribuite, stipendiate nei grandi gruppi
editoriali non esprimono un valore professionale
necessariamente diverso da chi scrive online, i cosiddetti
blogger. Magari ci sono dei blogger che fanno articoli pi
approfonditi di persone che stanno stabilmente in redazione.
Lunica cosa che definisce lo spartiacque tra una categoria
professionale e laltra non pi il fatto di avere un mestiere,
di avere delle tecniche, di rispettare una determinata
deontologia, di usare pi o meno rigore nella verifica delle
cose. Prima erano questi gli spartiacque tra il giornalismo
professionale retribuito oppure no. Adesso lo spartiacque
semplicemente essere interno o esterno alla struttura
redazionale. Se sei interno vieni stipendiato anche se passi la
giornata a fare tweet rilanciando cose altrui, se sei esterno non
sei stipendiato anche se scrivi articoli da premio Pulitzer.
Questo andazzo arrivato al culmine quando si chiusa una
stagione di collaborazione retribuita con il quotidiano
Liberazione. Ho scritto degli articoli per questo quotidiano
come collaborazione militante, ho scritto anche degli
editoriali, che sono il genere pi prestigioso e autorevole del
giornalismo, uno spazio che richiede un certo impegno anche
da parte della testata nel sostenere il giornalista. Quando ho
visto che perfino gli editoriali su una testata nazionale
conosciuta in tutta Italia, sovvenzionata sia da un Partito, sia
dallo Stato, non avevano valore di mercato mi sono convinto
di aver valutato male il problema. Ovvero, il problema non
era tanto delleditore o del padrone di riferimento che gestiva
quella testata, ma che anche io con quegli articoli gratuiti, con
quella coppia di editoriali avevo contribuito ad affermare
lidea che nel mercato del giornalismo perfino un editoriale
300

un prodotto, un servizio, una prestazione, unopera che pu


essere ottenuta con pochi soldi o addirittura gratis. Quindi nel
momento in cui tu scopri di essere in un certo senso un
collaborazionista di un sistema di sfruttamento decidi di
tirarti fuori. Io ho poi voluto con degli scritti, con delle
riflessioni pubbliche chiamare chi scrive alla presa di
coscienza del valore del proprio lavoro. I casi sono due: o
quello che scrivi non vale niente e quindi non serve, oppure
vale e quindi merita di essere retribuito. Inoltre, anche se
rinunci a degli spazi, anche se rinunci a quella moneta
intangibile che oggi si chiama visibilit, anche se pensi
avendo pochi lettori sul tuo sito individuale di avere meno
possibilit di carriera rispetto alla grande vetrina del grande
blog, cerca di capire quale la responsabilit sociale del tuo
mestiere di scrivere. Perch magari stai scrivendo delle cose
bellissime per il modo in cui le scrivi, per come consenti ad
altri di fare profitti anche tramite la pubblicit online anche
grazie al tuo contributo di volontariato stai alimentando un
male oscuro che rischia di ridurre la professione giornalistica
ad un hobby. Un hobby che si pu permettere solo chi vive di
altro. Questo vuol dire che se il giornalismo diventa un hobby
per chi campa daltro, si sta gi facendo una selezione
classista della classe giornalistica, nel senso che i giornalisti
che vengono dalla strada, che hanno poche risorse
economiche, che potrebbero dare al giornalismo la
prospettiva delle classi meno agiate li perderemo perch non
ci potr essere pi spazio per chi vive, per chi cerca un salario,
per chi cerca un giusto compenso dalla scrittura. Ci sar solo
posto per le classi medio-alte dove non fa problema dare
contenuti gratuiti perch tanto il reddito arriva altrove.
Dunque questa stata la mia parabola: gli esordi in cui
disseminare i propri scritti, la parte della professionalit
301

matura e il crollo del mercato con il valore delle prestazioni


giornalistiche che crollato a zero, anche in funzione alle
relazioni che uno ha. Perch se si cos fortunati da avere un
contratto di praticantato o di entrare nelle grazie di qualche
testata o editore, poi una volta assunti si entra in quel sistema
di posizioni blindate che ormai riguarda un numero sempre
pi sparuto di professionisti.
EM: Tralasciando le ragioni maggiormente legate all'ambito
professionale come possono essere la speranza di ottenere
una retribuzione in futuro, il desiderio di fare esperienza o di
ottenere visibilit, credi che il narcisismo giochi un ruolo
importante nel processo decisionale di coloro che scrivono e
non vengono pagati?
CG: Il narcisismo compiacersi di s stessi: c Narcisio che
si guarda specchiato nel fiume e rimane ipnotizzato da quanto
bello. Credo che i meccanismi siano altri. Nel senso che,
pensando ai giornalisti volendo tracciare un profilo
psicologico , il profilo che mi viene in mente non quello
del Narciso che si compiace di s stesso, ma della persona
con un ego talmente smisurato da avere bisogno di continue
conferme. Cio, se io sono una persona osannata e celebrata,
se io sono continuamente dopato, se la mia autostima
continuamente alimentata da stimoli che mi arrivano
dallesterno; nel momento in cui passa una settimana senza
che mi arrivi un complimento, ma anche un insulto di un
avversario politico, nel momento in cui passa una settimana
senza che io mi senta al centro della scena, purtroppo
siccome siamo essere umani crolla anche la fiducia che ho
di me stesso, lautostima e vado di nuovo in ricerca di quella
visibilit che mi permette di mantenere i normali livelli di
attenzione su di me. Invece il problema non tanto di questi
302

normali meccanismi che sono nel carattere delluomo, nel


senso che tutti noi siamo tentati dalle lusinghe e spaventati
dallessere insignificanti; il problema sta proprio nella cultura
italiana dove la persona sempre predominante rispetto al
contenuto. Cio, se un tempo si parlava di lotta di classe da
una parte, di capitalismo dallaltra, di destra da una parte, di
sinistra dallaltra. Adesso si parla di Travaglio da una parte,
di Sallusti dallaltra. Non ci sono pi scontri tra idee, ci sono
scontri tra persone che degenerano in scontri tra personaggi.
La colpa di una cultura dilagante in Italia tale per cui si cerca
come isola rassicurante un personaggio di riferimento, poi
tutto quello che dir per noi sar verit di fede: le grandi
rivelazioni come le bufale, le leggerezze come le grandi
inchieste. Noi non ci schiereremo dalla parte della verit,
dalla parte di un ideale, dalla parte di un pensiero ma dalla
parte di una firma. Questa una degenerazione sociale, una
malattia sociale che ha molto a che fare con quel culto del
capo, quel culto della personalit, la ricerca delluomo forte,
la ricerca del leader, la ricerca del pastore che ti guida come
una pecorella smarrita, che proprio quella debolezza
caratteriale delle popolazioni su cui si riversano i regimi
autoritari, non solo militari o politici, ma anche regimi
culturali. Regimi per i quali abbiamo 3 o 4 grandi gruppi
editoriali in Italia, ovvero RCS, Gruppo LEspresso
Repubblica, Gruppo Mondadori Mediaset e Gruppo Il Sole
24 Ore. Questo un regime editoriale, tale per cui a noi fa
anche piacere che siano pochi, perch se ci fossero tante firme
coraggiose, se ci fossero tanti giornalisti che seguono
ciascuno delle idee forti, noi ci sentiremmo spaesati e sperduti
e ci chiederemmo: chi che dice la verit? Chi il mio
oracolo? Chi la mia guida, il mio riferimento umano,
spirituale e politico? Quindi, sicuramente c anche una
303

componente narcisistica di autocompiacimento del


giornalista, c anche laltro fattore che dicevo, cio degli ego
che vengono alimentati dal pubblico e cercano sempre
continue conferme.
EM: Molte persone sembrano non capire una semplice legge
di mercato: le aziende possono permettersi di offrire "zero"
perch ci sono persone che accettano di lavorare pur non
venendo retribuite. Ovvero, in altri termini, se nessuno
accettasse di scrivere gratis, gli editori sarebbero costretti ad
offrire un compenso. Perch quest'argomento spesso non
viene recepito?
CG: Perch c, peggio di come cera prima, il conflitto tra il
particolare e lindividuale. Se io riesco ad ottenere una bella
vetrina su un blog famoso, che poi magari mi permette di
avere i contatti giusti tali per cui ottengo anche una rubrica
pagata, a me che cazzo ne frega della solidariet con la mia
categoria di lavoratori? Allora, se era difficile creare una
coscienza di classe allinterno di una fabbrica FIAT, dove
cerano persone tutti i giorni gomito a gomito che laovravano
per lo stesso padrone, che avevano grossomodo delle
lamentele comuni, delle aspirazioni comuni; figuriamoci
quanto oggi difficile creare questa coscienza di appartenere
ad una stessa categoria professionale tra gente che non lavora
nello stesso posto, non si mai vista in faccia, si percepisce
in competizione reciproca perch siamo entrati nella cultura
dove non c pi la solidariet tra lavoratori. Ognuno lavora
da casa sua, i rapporti con le redazioni sono legati alla
contrattazione individuale, i sindacati dei giornalisti
compaiono solo a difesa dei contrattualizzati, strappandosi gli
occhi sui freelance, sui liberi professionisti che oggi
rappresentano la maggior parte della prestazione giornalistica
304

in Italia. Se non c neanche solidariet sul contratto


nazionale, se perfino il contratto di lavoro nazionale non
contempla la figura del freelance, ma riconosce solo i diritti
di chi sotto contratto, quindi con un rapporto di lavoro
dipendente e subordinato, che solidariet ci possiamo
aspettare tra i lavoratori? Questo per non significa che
questa coscienza e questa solidariet non si possa ricercare,
anzi. Uno dei motivi per cui mi hai telefonato il mio appello
scritto nellintenzione di creare consapevolezza. Ovvero, tu
puoi continuare a scrivere gratis, ma devi essere consapevole
che se lo stai facendo stai danneggiando in maniera anche
indiretta la tua categoria di lavoratori e di conseguenza anche
te stesso.
EM: A mio modo di vedere editori e collaboratori sono
entrambi colpevoli, pur in maniera differente. Se l'operato dei
primi potrebbe essere controllato dalla Legge, per i secondi
pu bastare una presa di coscienza collettiva?
CG: La presa di coscienza collettiva non labbiamo avuta
quando perfino lultimo degli operai andava in giro con i libri
sotto il braccio, figuriamoci se ce labbiamo adesso dopo
ventanni di stordimento televisivo o con i social network che
si stanno sostituendo alla televisione come armi di distrazione
di massa. Io penso che la soluzione debba arrivare nei canali
tradizionali, cio in una normativa che impedisca anche a
tutela del lettori di utilizzare lavoro non retribuito in una
testata registrata che fa anche peraltro profitti. Questo
dovrebbe essere chiaro per legge: io domani non posso
mettere su unimpresa edile con il muratore che mi viene a
lavorare gratis perch cos fa esperienza, si fa notare, cerca la
visibilit. No, in tal caso arriva lispettorato del lavoro e mi
denuncia, perch quello lavoro nero. Cos, analogamente, il
305

percorso legale in un paese che ha partorito lo statuto dei


lavoratori, in un paese che ha avuto tra i sindacati pi forti
dEuropa, quando ancora erano sindacati dei lavoratori e non
erano sindacati interlocutori dei gioverni, io mi auguro che
esista una normativa e che possa esistere una trattazione
sindacale tale per cui certe forme di sfruttamento da una parte
diventano illegali e dallaltra certi diritti vengono affermati in
contratti collettivi e nazionali. Credo che oggi le speranze
siano poche di arrivare a questo risultato, ma io non vedo altre
strade. I diritti della categoria si devono affermare su due
binari: nel rispetto di alcuni principi di Legge che vanno
stabiliti in Parlamento e nel riconoscimento di alcuni diritti
che va stabilito nel rapporto tra editori e lavoratori mediato
dai sindacati. Il problema che nello stato dellarte di questo
rapporto tra editori e lavoratori mediato dai sindacati, la
figura del giornalista freelance non esiste, non menzionata,
nonostante produca gran parte della produzione giornalistica.
Il problema quindi che ci sono dei professionisti individui
che restano ognuno per i cazzi suoi, pensando al loro privato,
al loro meschino interesse personale e che non hanno tempo,
voglia, possibilit o visione strategia per organizzarsi in
maniera pi efficace.
EM: Nella raccolta delle fonti in Rete, mi sono imbattuto in
posizioni antitetiche rispetto alla tua. Ovvero a difesa della
scrittura non retribuita. Tra le diverse interpretazioni date,
una mi ha colpito in particolare. Il giornalismo viene spesso
rappresentato come un lavoro non equiparabile agli altri,
dotato di caratteristiche tali che lo rendono soggetto al lavoro
non retribuito. Perch secondo te?
CG: Questo ce lo dovrebbero spiegare loro. Io non credo che
il mio tempo, il valore della mia esperienza professionale,
306

delle tecniche che ho imparato, del mestiere che ho


accumulato in questi ventanni che scrivo sia inferiore al
valore professionale dellavvocato che accumula esperienza
in ventanni che scrive cause, arringhe, memorie difensive.
Ognuno di noi sviluppa un tipo diverso di scrittura, la sua
una scrittura tecnica, la mia una scrittura giornalistica, per
non vedo perch debba esserci questo divario nel compenso
di un avvocato e quello di un giornalista. Altrimenti ci
dovrebbero dire che quello che era un lavoro retribuito
diventato un hobby. Le conseguenze sarebbero che
linformazione, cio la fotografia del paese non verr pi fatta
da rappresentanti di tutte le classi sociali, ma dai
rappresentanti delle classi agiate che possono permettersi di
scrivere gratis. un futuro quello del giornalismo
profondamente classista se diventa un hobby, cio se si
legittima lidea che chi campa di giornalismo solamente
colui che ha incarichi di responsabilit, che ha dei giornalisti
sotto di s, mentre quello che scrive un articolo non lavora
realmente. Io vorrei chiamare lidraulico e dirgli: che hai
fatto? Unora, mi hai cambiato un tubo; ti do i soldi dei pezzi
e ringraziami pure. Ma invece io devo pagare il suo lavoro.
Ed giusto. Io sono stato culturalmente abituato a riconoscere
la professionalit dellidraulico, quella dellingegnere, devo
abituarmi a riconoscere la professionalit del giornalista.
Anche qui una questione di cultura. Oggi siamo talmente
ignoranti che il giornalismo non vale pi niente, anche perch
c sempre meno gente in grado di distinguere la differenza
tra un giornalismo fatto con mestiere e le cazzate copiate e
incollate, piene di bufale, di complottismi e di fuffa raccattata
dalla Rete.

307

EM: Ritieni che lo sviluppo di Internet e del Web 2.0 abbiano


avuto un ruolo importante nel proliferare del fenomeno
avendo garantito l'accesso alla produzione dei contenuti ad un
pubblico precedentemente tagliato fuori?
CG: Questa unottima domanda. Secondo me c il fattore
tecnologico e il fattore sociologico. Il fattore tecnologico
lavvento dei blog, la diffusione sempre pi massiccia delle
tecnologie Internet, il fatto che chiunque pu scrivere
eccetera. Ma c anche il fattore sociologico. Ovvero,
impregnati di un ventennio di ignoranza televisiva,
lobotomizzati dalla subcultura che ha circolato e dilagato, il
dato sociologico ci impedisce di distinguere il buon
giornalismo, la buona inchiesta, il buon lavoro investigativo,
anche semplicemente larticolo scritto in un buon italiano
dalla monnezza fatta tanto per riempire una colonna, dalla
propaganda politica, dalla disinformazione, dal complettismo
o dalle bufale varie che hanno trovato spazio anche sui
quotidiani senza che nessuno dicesse niente, senza che
nessuno perdesse il posto per questo.
EM: Navigando in Internet ho notato come il dibattito
riguardo a questo fenomeno sia molto pi intenso all'estero,
specie negli Stati Uniti, di quanto non lo sia in Italia. Perch
non viene dato il giusto risalto a questa situazione?
CG: Perch in Italia i primi a difendere il padrone sono i servi.
Perch i pi accaniti nel dirmi tu mi stai imbavagliando, tu
mi stai limitando nella mia espressione, sono stati dei
blogger che lavorano gratis e rivendicano il diritto di farlo. In
Italia forse c meno sensibilit riguardo a questo tema perch
ci piace essere servi ben riconosciuti, non economicante, ma
con una bella vetrina su un blog di grido. Piuttosto che essere
308

padroni di noi stessi e di quello che scriviamo. Ogni volta mi


sembrava assurdo dovere ripetere che ognuno era libero di
scrivere dove e come meglio credeva, ma che se c qualcun
altro che si mette dei soldi in tasca bisognerebbe porsi delle
domande. Perch questo crea un problema anche agli altri,
non solo a chi decide di scrivere gratis. Io dico: se ti piace il
mestiere della scrittura devi capire che lo stai rovinando con
questo atteggiamento, non solo per te, non solo per i tuoi
colleghi ma anche per gli anni e per i decenni a venire, se
veramente diventeremo un hobby per borghesi con la pancia
piena. Il giornalismo un mestiere, ci devo dedicare le mie 8
ore e mi devono dare il mio stipendio.
EM: La situazione complica la vita agli aspiranti giornalisti?
CG: No, perch noi paghiamo per essere giullari a casa
daltri, per essere in vetrina sul blog dellAnnunziata o di
Luca Sofri o di altri, ma non siamo capaci di farci noi degli
spazi. Laccessibilit del Web viene sfruttata nel senso che
tutti possono scrivere, ma poi tutti lo fanno a casa daltri. Il
tutti possono scrivere lo interpreto in maniera diversa,
ovvero nel senso che tutti possono fondare una testata con le
tecnologie del Web. Tutti possono fondare una rivista con le
tecnologie di microeditoria che oggi ti consentono anche
bassissime tirature: stampatevi la vostra rivista, fatevi il
vostro gruppo redazionale, perch non sar la testata a dare il
valore alla vostra firma, sarete voi stessi e come saprete
costruire un giornalismo a vostra misura; non adattarvi voi ad
un contenitore su un piano editoriale esterno. Quindi vera
la frase che pi difficile scrivere, ma bisogna aggiungere la
postilla: pi difficile scrivere se si vuole farlo allinterno di
grandi gruppi editoriali che garantiscono la pappa pronta di
una buona visibilit. Ma allora togliti il pannolino, createlo tu
309

un pubblico, createla tu una testata. Sii originale, sii diverso.


Il tuo futuro professionale deriva da ci che di nuovo avrai tu
da dire rispetto a quello che stato detto prima, non solo
rispetto al contenuto ma anche rispetto alla forma. Meglio
essere padroni a casa nostra, pur con le pezze al culo, che
servi a casa daltri comunque con le stesse pezze al culo.
Perch se andando da unaltra parte facessi i milioni ti capirei,
ma gratis per gratis almeno scrivi gratis per te stesso.

4.5.2 Silvia Bencivelli

La seconda intervista che propongo quella realizzata


grazie alla gentile collaborazione di Silvia Bencivelli. Anche
in questo frangente, affido la narrazione biografica alle parole
pubblicate sul sito omonimo silviabencivelli.it: Sono nata il
20 luglio del 1977 e sono cresciuta a Pisa. Nel luglio del 2002
mi sono laureata in medicina e chirurgia allUniversit di Pisa
e nel novembre del 2004 ho conseguito il Master in
comunicazione della scienza alla Sissa di Trieste. Oggi vivo
a Roma. Ho cominciato a fare la giornalista scientifica
lavorando nella sede romana dellagenzia Zadig, per cui ho
scritto lanci di agenzia e articoli per quotidiani e riviste e dove
ho avuto modo di seguire alcuni progetti editoriali, in
particolar modo di editoria scolastica. Dal 2005 al 2011 ho
lavorato nella redazione di Radio3 Scienza, il quotidiano
scientifico di Radio3 Rai, e saltuariamente sono ancora tra i
conduttori del programma. Sono stata inviata della prima
serie di Cosmo, trasmissione scientifica di Rai3 ideata da
Gregorio Paolini e da Hangar e condotta da Barbara Serra,
che andata in onda la domenica in seconda serata nella
310

primavera del 2011. Da novembre 2011 a giugno 2013 ho


collaborato con Rai3 per Presa Diretta, di Riccardo Iacona e
Francesca Barzini. Collaboro anche con giornali e riviste (Le
Scienze, La Stampa nel canale Tuttogreen, Mente e Cervello,
a volte con Panorama e Focus, e ho collaborato con il
manifesto, per cui, per qualche anno, ho scritto la pagina di
Chips and Salsa dedicata alla scienza nellinserto culturale
Alias), con scuole di comunicazione e master (Master SGP
dellUniversit La Sapienza di Roma, Master in
comunicazione della scienza della Sissa di Trieste, Istituto
per la formazione al giornalismo di Urbino), case editrici (Il
Saggiatore, Sironi, De Agostini scuola), agenzie di
comunicazione (La Fabbrica, effecinque). E partecipo come
relatore e come moderatore a eventi culturali per il grande
pubblico e per le scuole. Ho pubblicato un po di libri: Perch
ci piace la musica (Sironi editore, febbraio 2007, e in seconda
edizione marzo 2012) e Il sesso a test (Alpha test editore,
maggio 2008), entrambi tradotti in francese dalla casa editrice
Belin. Il libro sulla musica stato anche tradotto in inglese
(Music World Media) e in spagnolo (Rocaeditorial). Si
trovano anche Tosse e altre catastrofi e Pappa che passione,
libri del bimestrale Un Pediatra per Amico, che ho curato
insieme a Sonia Bozzi. A maggio uscito Cosa intendi per
domenica La mia (in)dipendenza dal lavoro, per LiberAria
edizioni. E a settembre Comunicare la scienza, con Francesco
Paolo de Ceglia, per Carocci editore nella collana Bussole.
Sono stata selezionata per la fellowship Giovanni Armenise
Harvard Medical School Foundation, in collaborazione con
lUgis (Unione giornalisti italiani scientifici) nel maggio
2008, e per la fellowship Eicos (European Initiative for
Communicators of Science) al Max Planck Institute di
Gttingen nel giugno 2009. A novembre 2010 ho vinto il
311

Premio speciale per la divulgazione scientifica e sociale


sullHiv/Aids del Premio giornalistico Riccardo Tomassetti.
Ho vinto il primo premio del concorso Short on Work,
concorso internazionale di documentari brevi e videoricerca
sul lavoro promosso dalla Fondazione Marco Biagi, nel
settembre 2012, con 2033, girato insieme a Chiara Tarfano.
Nel novembre 2012 mi stato assegnato il premio Piazzano
per il giornalismo scientifico. Il 19 gennaio 2013 ho
partecipato allo spettacolo della Sora Cesira allauditorium di
Roma: Felicit, allinterno del Festival delle Scienze di
Roma, con i miei monologhi su scienza e felicit. Sono
autrice del documentario Segna con me, per la regia di Chiara
Tarfano, che ha appena ricevuto il premio Miglior Film
dellEns (Ente nazionale sordi) al Cinedeaf (Festival
internazionale di cinema sordo), seconda edizione (2013).
Sono nel board di Swim Science Writers in Italy,
associazione di giornalisti scientifici italiani che aderisce alla
European Union of Science Journalists Associations
(EUSJA) e alla World Federation of Science Journalists
(WFSJ)552.

Emanuele Mastrangeli: Hai mai scritto senza essere


retribuita? Se s, perch lo hai fatto?
Silvia Bencivelli: S, certo che mi successo. Alle volte per
errore, nel senso che non sapevo che non sarei stata retribuita.
Ad esempio giornali che poi non hanno pagato i collaboratori
o che avevano il vizio di dimenticarsene. A me successo
diverse volte anche con testate nazionali. Non di recente,
devo dire, anche perch una volta che mi successo e non
552

http://silviabencivelli.it/curriculum/.

312

sono riuscita a farmi pagare ho smesso di collaborare. Se io


continuassi a collaborare anche gratis potrei dire che scrivo
per 3 o 4 testate nazionali e ci farei una figura migliore,
mentre al momento dico di collaborare con un unico
quotidiano nazionale con testate mensili nazionali sempre
dello stesso gruppo anche perch sono in buoni rapporti e so
che non ci sono rischi.
EM: Quindi non hai mai accettato volontariamente di
lavorare pur non venendo pagata, una situazione che
subentrata poi nel momento in cui determinati pagamenti non
sono arrivati?
SB: Ultimamente non ho fatto lavori gratis a meno che non
ritenga che possa avere un risvolto sociale o morale. Capita a
tutti di fare un regalo e quindi ogni tanto regalo la mia
prestazione, lo posso fare con mio padre, con un amico vero
o di fronte ad una questione sociale che mi preme o in
situazioni di confine come pu essere la promozione di un
libro. Ad esempio, se mi chiedono di scrivere un pezzo su un
tema che ho affrontato in un libro e in calce viene scritto che
un estratto del mio libro diventa un sistema promozionale
per vendere copie. E come quando fai le presentazioni dei
libri, non ti fai pagare. Mi capitato poi di scrivere contributi
gratis per dei libri, me ne vengono in mente almeno due di
recente. Ti viene detto che si tratta di unoperazione culturale
che ti costa poco perch hai gi scritto a riguardo, hai gi tutto
il materiale ecc. Probabilmente anche vero per il confine
sempre molto sottile. Ma io vivo di scrittura e devo
ovviamente cercare di farmi pagare quello che faccio per il
tempo che investo nelle cose che produco per il semplice
motivo che vivo di quello. C poi una motivazione di tipo
etico che quella di preservare il mercato. Questo non accade
313

in nessun altro tipo di mercato lavorativo, perch per il


mercato della penna lo dovresti fare? Il mercato intellettuale
un mercato come gli altri e lo difendi come difendi gli altri.
EM: Tralasciando le ragioni maggiormente legate all'ambito
professionale come possono essere la speranza di ottenere
una retribuzione in futuro, il desiderio di fare esperienza o di
ottenere visibilit, credi che il narcisismo giochi un ruolo
importante nel processo decisionale di coloro che scrivono e
non vengono pagati?
SB: Pu darsi che ci sia anche una motivazione di questo tipo.
Io tutte le volte che ho avuto a che fare con colleghi che
scrivono gratis ho visto anche una lagna terrificante, molto
inconsapevole, che vede nella loro narrazione loro descritti
come povere vittime e dallaltra parte la figura del direttore
che non paga promettendo e non mantenendo. Loro non lo
ammettono per sicuramente questo aspetto del narcisismo
c, oltre a questo vittimismo che un po stucchevole.
EM: Molte persone sembrano non capire una semplice legge
di mercato: le aziende possono permettersi di offrire "zero"
perch ci sono persone che accettano di lavorare pur non
venendo retribuite. Ovvero, in altri termini, se nessuno
accettasse di scrivere gratis, gli editori sarebbero costretti ad
offrire un compenso. Perch quest'argomento spesso non
viene recepito?
SB: In primo luogo perch noi collaboratori esterni siamo
tanti. Quindi abbastanza facile tra di noi trovare qualcuno
che accetta dei compensi infimi per motivazioni sciocche e
con lunica reale motivazione di poterselo permettere, cio di
avere una famiglia alle spalle. Quindi significa che il direttore
del giornale invece di avere a disposizione 3 collaboratori, ne
314

ha 100 di cui 80 disposti a scrivere gratis, e ne sceglier 1 tra


questi 80. Magari non con grossa attenzione alla qualit. Io
mi occupo di scienza ed molto facile trovare online o sui
giornali di carta cose di scienza scritte veramente male. Per
evidentemente ai nostri direttori dei giornali questa qualit
non interessa molto, in fondo larticolo lo paghi zero euroE
per questo motivo secondo me questo sistema rovina il
mercato. Tutto ci anche profondamente disonesto nei
confronti del lettore perch il lettore sul momento non ha gli
strumenti per capire cosa stato pagato zero e cosa no, cosa
vale zero e cosa no. Noi dovremmo scrivere sempre tendendo
alla qualit migliore possibile ma la qualit si paga, perch
vuol dire tempo, studio, ricerche, non un articolo scritto cos
perch tanto gratis.
EM: Credi che il fenomeno sia anche figlio di Internet, del
Web 2.0, del fatto che laccesso alla produzione dei contenuti
editoriali si sia ampliato enormemente?
SB: S, hai perfettamente ragione. C un malinteso sulla
parola democrazia. Oggi per democrazia si intende che
ognuno pu parlare e io sono daccordo sul fatto che ognuno
pu parlare e sulla posizione di non censurare la Rete. Per
per altre cose c chi ha lautorit per parlare e chi non ce lha.
Come ad esempio se parliamo di ricerca e sperimentazione,
lopinione di uno scienziato dovrebbe valere di pi di quella
di un religioso, di un mistico o di un umanista, gente insomma
che si occupa di tuttaltro. Invece oggi si tende a confondere
le cose e il Web contribuisce in tal senso. Del resto un mio
articolo che finisce sulla pagina di un quotidiano nazionale tu
lo leggi gratis, come leggi gratis pagine di complotti che
dicono che le scie chimiche vengono buttate nel cielo per
farci morire tutti. Perch il giornale dovrebbe pagarmi pi di
315

zero? Il sostenitore del complotto lo fa per zero, il lettore per


zero legge entrambi e magari ritiene che abbiano lo stesso
valore. La differenza dovrebbe essere che il quotidiano
dovrebbe essere interessato a considerarsi fonte autorevole.
Ma tu considera che ci sono quotidiani online che accettano i
blog di chiunque lo richieda perch tanto non paga e quindi ti
trovi blog con il bollino di un quotidiano che dicono una cosa
ma anche lesatto opposto.
EM: Questo anche perch alla fine ai giornali online interessa
principalmente il numero di click che ricevono piuttosto che
la qualit?
SB: Certo, nel momento in cui tu mi porti traffico io giornale
online ti pubblico, senza curarmi di ci che scrivi. Inoltre i
blog dei quotidiani non si distinguono tanto bene dagli
articoli dei quotidiani. E se un blogger scrive gratis, un
giornalista non pu ambire a grandi cifre. E un momento in
cui sembra che tutti possano parlare di tutto. Peraltro questo
molto pericoloso perch se ci pensi Internet esiste da una
decina danni con questa diffusione cos aperta, per non
abbiamo ancora sviluppato un modello di business, quindi
non sappiamo ancora come far fruttare leditoria in Rete,
tranne che per la pubblicit, che per rende molto di meno
della pubblicit su tv. Ed un problema internazionale, non
solo italiano. A quanto ho capito per un giornale ci vogliono
pi o meno 20.000 click al giorno per essere redditizi sul
lungo termine. Ad esempio Repubblica.it fa un sacco di soldi,
un giornale molto pi piccolo fa molta pi fatica. Tra laltro
le cose non sono cos chiare nemmeno per noi che ci
scriviamo sopra, tutto ancora molto fumoso. Io intravedo in
tutto ci linizio della fine del giornalismo vecchio stile. Se
io scrivo un articolo sul mio blog ci metto lo stesso tempo che
316

ci metto per un giornale online, forse anche di pi perch poi


c davvero il mio nome e quindi il mio tempo comincia ad
essere diviso tra lavoro retribuito e hobby. E abbastanza
complicato pensare a come andr avanti. Nel mio settore,
quello scientifico, prima o poi dovr esserci un grande
investimento da parte delle istituzioni, che saranno le uniche
forse a mantenere un bollino di autorevolezza. Anche se devi
considerare che le istituzioni scientifiche in Italia oggi non le
considera quasi nessuno autorevoli, vedi il caso Stamina. C
un problema di credibilit e di indipendenza: cio, se io vengo
pagata soltanto dalle istituzioni scientifiche, poi come faccio
a dire che quello che dicono non sia corretto? Quindi
bisogner trovare una soluzione, ma intanto il mercato va a
puttane. Anche se ci sono problemi ancora pi gravi come
quelli
legati
allindipendenza
del
giornalista,
sullautorevolezza di quel che scrive, sulla competizione tra
una cosa verificata e una cazzata scritta da chiunque.
EM: Navigando in Internet ho notato come il dibattito
riguardo a questo fenomeno sia molto pi intenso all'estero,
specie negli Stati Uniti, di quanto non lo sia in Italia. Perch
non viene dato il giusto risalto a questa situazione?
SB: S, vero. In Italia il dibattito un po pi timido.
Quando abbiamo cominciato a discuterne tra collaboratori in
RAI e in RAI a volte le condizioni per i collaboratori esterni
sono terribili, frustranti, umilianti i miei colleghi della RAI
avevano molta paura di parlarne. Perch tutto sommato poter
dire di lavorare per la RAI una cosa ancora prestigiosa e
quindi era difficile partecipare ad una manifestazione
pubblica o fare interviste per un giornale. Ero sempre io
quella che si esponeva. E anche vero che questa cosa poi mi
ha portato un po di onore, mi hanno fatto scrivere un libro,
317

ne ho parlato in trasmissioni televisive importanti, questo


anche a dimostrazione che alle volte lonest viene premiata.
Purch non sia ovviamente incoscienza: io non mi metto a
parlar male della mia azienda anche perch alla RAI devo
molto per la mia crescita professionale. Per per come
funziona il sistema dei collaboratori onestamente no; lavorare
per 9 mesi sottopagato, poi stare 3 mesi ad aspettare che ti
rifacciano il contratto non il massimo della vita. Anzi, una
condizione umiliante a cui tu ti sottoponi solo se duranti quei
3 mesi hai modo di mantenerti in qualche altra maniera. O
facendoti un gran mazzo lavorando per chiss chi o avendo
alle spalle la solita famiglia generosa, che per ad una certa
et dovresti anche salutare e ringraziare. Ad ogni modo s, in
Italia il dibattito non cos importante. In Italia passi anche
per rompicoglioni. Ad esempio se guardi sul mio blog, su
silviabencivelli.it, e apri il secondo articolo pi cliccato, Il
colpevole siamo noi, ci sono pi di 100 commenti e la gente
quasi mi insulta dicendomi che non mi posso permettere di
dire certe cose perch questa cosa del mancato pagamento
una garrota alla quale la gente non si diverte a sottoportsi ma
che necessaria per realizzare i propri sogni. E poi la storia
dei sogni, il lavoro dei sogni una stronzata. Io faccio il mio
lavoro ed alle volte faccio delle cose assolutamente pallose,
ma io ci devo campare, il lavoro non un hobby. Non credo
che per inseguire il lavoro dei tuoi sogni puoi ritrovarti a 40
anni ancora a scrivere gratis. Anche se hai una famiglia
facoltosa alle spalle, ci sono altre persone che non se lo
possono permettere e magari sono molto pi brave di te.
Allora tu non vieni scelto sulla base della tua bravura, ma
sulla base del fatto che tuo padre generoso. Non mi pare un
sistema molto gratificante per diventare adulti.
318

EM: Un'ultima domanda. La ricercatrice e giornalista


americana Sarah Kendzior, che ho avuto il piacere di
intervistare, ritiene che questo fenomeno si collochi
all'interno di un quadro pi ampio da lei definito "postemployment economy", ovvero: lavori sottopagati o non
retribuiti diventati prassi in una societ dove il continuo
richiamo alla crisi fa credere che tutto ci sia un passaggio
inevitabile. Lo sfruttamento divenuto normalit. Credi che
l'antropologa americana abbia ragione e che questo sia ci
che sta accadendo anche in Italia?
SB: S, mi sembra un buon punto. Aggiungo soltanto una
cosa, anche per lasciarti con un messaggio dottimismo. Io
vedo una grossa differenza tra la precariet del mondo
intellettuale e il libero professionismo del mondo
intellettuale. La precariet nel mondo intellettuale una cosa
abbastanza rara e ha tutto un altro percorso. Ma per quelli
come me tutto sommato normale e anche positivo che
lavorino da liberi professionisti con partita iva. Perch io
lavoro con partita iva per un sacco di soggetti diversi,
ciascuno di questi soggetti mi chiede aggiornamenti riguardo
a temi diversi e io cresco professionalmente avendone tanti.
Conviene a tutto il sistema. Quando la RAI mi fa lavorare a
partita iva, purch mi paghi decentemente senza far ricadere
su di me tutto il rischio professionale, mi permette di
ritagliarmi dellaltro tempo per studiare, per viaggiare, per
luniversit, per cose che arricchiscono la mia cultura. E
siccome io vivo con la cultura, non posso pensare che il mio
futuro sia quello di dipendente in un unico posto. Voglio dire,
se un giorno una casa editrice mi assumer io sar felice, ma
al momento a me va benissimo avere la partita iva, purch sia
pagata in una maniera decente, perch ci vedo lopportunit
319

di fare un percorso professionale che sia solo mio, che mi


arricchisca dal punto di vista culturale, che sia molto
personale e che crei una fisionomia professionale sul mio
mercato vincente e gratificante.

4.5.3 Francesco Sellari

Ho inoltre intervistato Francesco Sellari, un blogger e


freelance, che ha scritto per un periodo senza venire retribuito
decidendo poi di smettere.

Emanuele Mastrangeli: Perch per un periodo hai scritto


anche senza venire retribuito? Quando e per quale motivo hai
smesso di farlo?
Francesco Sellari: Ho scritto gratis per differenti realt di tipo
editoriale: associazioni, siti internet pi o meno importanti,
un quotidiano locale, in un paio di occasioni anche per un
cartaceo nazionale. Le motivazioni erano diverse: per la
necessit che sentivo di "fare la gavetta" di migliorarmi, di
scrivere meglio, pi velocemente, imparando a seguire i
criteri pi importanti del racconto giornalistico; per poter
entrare in contatto con dei professionisti; per la speranza di
poter entrare a far parte di progetti editoriali dai quali trarre
anche un beneficio di tipo economico. Ho smesso
innanzitutto perch la mia occupazione (lavoro da alcuni anni
in uffici stampa e comunicazione) e altri impegni non mi
hanno pi consentito di farlo. E poi, nel momento in cui ho
visto riconosciuta la mia professionalit da realt editoriali di
320

livello nazionale, la mia capacit di fare il mestiere del


giornalista, di saper riconoscere e trattare una notizia, ho
deciso di dare priorit a quei progetti che avrebbero potuto
assicurarmi un ritorno economico perlomeno dignitoso.
EM: Tralasciando le ragioni maggiormente legate all'ambito
professionale come possono essere la speranza di ottenere
una retribuzione in futuro, il desiderio di fare esperienza o di
ottenere visibilit, credi che il narcisismo possa giocare un
ruolo importante nel processo decisionale di coloro che
scrivono e non vengono pagati?
FS: Cos' il narcisismo in questo ambito? Il desiderio di veder
pubblicata la propria firma su un quotidiano nazionale o su di
un importante sito internet? La ricerca del successo? La
volont di diventare famosi? Sicuramente pu influire un
certo desiderio di visibilit, pi che altro figlio della necessit
di accumulare un "capitale reputazionale" da sfruttare nella
ricerca di lavoro e collaborazioni retribuite. Probabilmente ci
sono persone che pensano in questo modo di ottenere il loro
"quarto d'ora di notoriet" su internet ma credo che siano una
piccola minoranza. Oggi il narcisismo trova una valvola di
sfogo e pi immediate gratificazioni nei meccanismi dei
social network.
EM: Non pensi che le aziende possano permettersi di offrire
"zero" anche perch ci sono persone che accettano di lavorare
non venendo retribuite? Ovvero, in altri termini, non credi
che se nessuno accettasse di scrivere gratis, gli editori
sarebbero costretti ad offrire un compenso?
FS: Mi sembra improbabile la concreta possibilit che non ci
sia pi nessuno disposto a scrivere gratis, soprattutto on line.
E, tra l'altro, l'ipotesi prospettata da quei giornalisti, pi o
321

meno affermati, che quando hanno potuto hanno scritto


gratis, magari con le pi nobili motivazioni, e che oggi
criticano i giovani, ingenui ma appassionati, che provano a
farsi strada nel giornalismo e vengono accusati di contribuire
a svalutare la professione.
Certo, se tale scenario si avverasse qualche editore potrebbe
essere costretto ad attivare qualche altra collaborazione
retribuita. Non posso escluderlo del tutto. Ma nell'attuale
contesto di difficolt crescenti per gli editori, dovute
all'aumentata concorrenza e al crollo degli investimenti
pubblicitari, non posso neanche escludere che gli editori
potrebbero scegliere di continuare a risparmiare sul costo
delle risorse umane, aumentando il carico di lavoro sui
giornalisti in organico, pregiudicando ulteriormente la qualit
dell'informazione.
Poi bisognerebbe anche capire cosa si intende per "scrivere
gratis" oggi che l'informazione si fa sempre pi on line.
Pubblicare su internet materiali a carattere informativo
significa quasi sempre contribuire ad aumentare il profitto di
un'azienda. I contenuti del pi insignificante blog su una
qualsiasi piattaforma gratuita generano, indirettamente o
direttamente, profitti per l'azienda che tale piattaforma offre.
Questo non forse scrivere gratis?
EM: Navigando in Internet ho notato come il dibattito
riguardo a questo fenomeno sia molto pi intenso all'estero,
specie negli Stati Uniti, di quanto lo sia in Italia. Perch non
viene dato il giusto risalto a questa situazione?
FS: Una ragione potrebbe essere il fatto che ngli Stati Uniti
l'informazione on line - l'ambito nel quale pi diffuso il
lavoro non retribuito - nata prima e prima ha raggiuto una
322

sua importanza e una sua rilevanza nel dibattito pubblico. Pi


in generale, nel mondo anglosassone il giornalismo ha da
sempre un'autorevolezza che gli organi di informazione
italiana non hanno saputo guadagnarsi. Forse anche per
questo motivo che l il fatto che un giornalista scriva gratis,
eserciti cio una professione fondamentale per una societ
democratica, faccia pi notizia che da noi dove i giornalisti
godono di pessima fama e per alcuni sono ancora dei
privilegiati.
EM: Ti rigiro la domanda che poni alla fine del tuo post: come
pensi si possa consentire a chi vuole fare questo mestiere di
non essere costretto a lavorare gratis?
FS: Il problema del lavoro non retribuito un problema
comune alla stragrande maggioranza dei giovani, ovvero di
coloro che sono agli inizi della loro carriera professionale.
Faccio questa premessa per dire che, secondo me, alcune
misure necessarie a contrastare il ricorso al lavoro gratuito e
sottopagato nel giornalismo in realt hanno una portata
generale e riguardano tutto il mercato del lavoro.
Bisognerebbe ad esempio fare in modo che gli stage, di
qualsiasi natura essi siano, prevedano sempre un rimborso
minimo, meglio se con standard fissati in sede europea.
Quindi questo dovrebbe valere anche per tutte le scuole di
giornalismo e soprattuto per quelle poche e costosissime
riconosciute dall'ordine. Se poi l'Ordine riconoscesse un
maggior numero di scuole, i costi da sostenere per
frequentarle sarebbero pi accessibili. Questo invoglierebbe
pi persone a tentare questa strada per accedere alla
professione, una strada la cui efficacia tutta da verificare,
ma che perlomeno consentirebbe di fare esperienza nelle
redazioni e di arricchire il proprio portfolio di contatti
323

professionali, piuttusto che provare a scrivere gratis nella


speranza di essere notato.
Andrebbero poi sanzionate quelle realt editoriali che hanno
fatto e continuano a fare un ricorso massivo al lavoro gratuito
promettendo in cambio la maturazione dei requisiti per
l'iscrizione nell'albo dei pubblicisti. Sono realt note ai vari
Ordini dei Giornalisti regionali. Questo potr significare
meno opportunit per potere ottenere il tesserino (e magari
contribuir ad aprire una discussione sulla sua utili e pi in
generale sulle distinzioni tra i diversi albi) ma sicuramente si
potr lanciare un segnale contro la vulgata che purtroppo per
poter coltivare la speranza di fare questo lavoro bisogna
accettare qualsiasi compromesso al ribasso.
Poi sarebbe da affrontare tutto il discorso sul sostegno
all'occupazione giovanile in questo settore. Per quelle poche
realt che ancora ricevono contributi diretti per l'editoria se
ne potrebbe vincolare parte dell'erogazione alla stipula di
convenzioni per nuove collaborazioni retribuite o per percorsi
di inserimento professionale per i giovani. Se ci fosse la
volont politica si potrebbero recuperare risorse per sostenere
nuovi progetti di giornalismo cooperativo destinate
principalmente ai giovani.
Se poi si volesse dare un segnale, visto che ormai il dibattito
aperto, le testate e gli editori potrebbero impegnarsi con un
sorta di "carta di intenti" a non sfruttare collaborazioni
gratuite o sottopagate.

324

4.5.4 Valentina Orsini

Unaltra intervista stata realizzata grazie alla gentile


collaborazione di Valentina Orsini, blogger di
CriticissimaMente. La giovane scrittrice, dopo un periodo in
cui ha accettato di collaborare anche gratuitamente pur di
provare ad avere successo nelluniverso giornalistico, ha poi
deciso di aprire un blog personale. Cos come Francesco
Sellari, Valentina Orsini respinge le accuse che vengono
rivolte alla manodopera, incolpando invece un sistema che
non offre opportunit al di fuori dello sfruttamento.

Emanuele Mastrangeli: Presentati: chi sei? cosa hai studiato?


quando hai iniziato a scrivere online? scrivere rappresenta la
tua fonte di sostentamento primaria?
Valentina Orsini: Presentarsi sempre difficile, non sai mai
se quello che stai per raccontare di te possa davvero bastare a
far capire chi sei. Oppure semplicemente a convincere chi
legge che, fermarsi due minuti davanti alla tua storia, possa
valere la pena. Dico sempre che la mia storia non ha nulla di
particolare, anzi. E' solo lo specchio di una situazione che
mette tutti sullo stesso piano, e ci si riflette l'uno nell'altro. Mi
chiamo Valentina Orsini, sono una blogger, critico
cinematografico e speaker web radiofonica. Come si fa ad
essere tante cose insieme e nulla in sostanza? Questa la
domanda che pongo a me stessa da un po' di tempo. Certo
quando mi iscrissi a Lettere, scegliendo con gli occhi gonfi di
gioia e speranze, il corso in Letteratura, musica e spettacolo,
non avevo in serbo domande. Mi sono laureata nel 2011, e ho
325

iniziato a scivere per una testata cartacea sportiva. Ero una


giornalista a tutti gli effetti, o meglio, quella sarebbe stata la
mia cosiddetta gavetta per arrivare lontano. O almeno
arrivare. Mi occupavo di calcio giovanile fino alla Serie D,
seguendo dalle tre alle sei partite ogni week end. Ovviamente
tutto a mie spese, a me la sola gloria di imparare ( a detta loro)
la professione e, ottenere il tanto ambito tesserino da
pubblicista. Cos stato per otto mesi, poi qualcosa mi ha
dato un motivo per fermarmi e pensare, valutare ci che stavo
facendo. E capii che non era cos che doveva essere. Non era
giusto. I miei articoli, cos come quelli degli altri
collaboratori, riempivano le pagine di un giornale venduto
tutti i giorni a 1 euro. E a noi quale merito? Nel frattempo
diventavo madre. Ho abbandonato questa strada ed ho
iniziato a mandare curriculum in ogni dove, per fare per
quello che realmente sognavo di fare, scrivere di cinema. Chi
risponde e chi no. Finch qualcuno non inizia a dimostrare un
certo interesse, mi scrive proponendomi una collaborazione e
tutte, dico TUTTE le loro mail recitavano cos: "La
collaborazione da intendersi a titolo gratuito. Ma andrete al
cinema gratis". (Pensa...) Quale fortuna sotto i miei occhi
senza mai essermene accorta!
EM: Scrivi o hai mai scritto per altri siti al di fuori del tuo
blog? Se s, sei o sei stata retribuita?
VO: C'ho provato, ho scritto per un paio di siti e un mensile
on line di critica cinematografica, poi ho lasciato tutto.
Durante un corso di Giornalismo culturale ho messo a fuoco
una possibilit diversa. Quella di investire su un progetto che
sarebbe stato solamente mio. Un blog. CriticissimaMente
nasce cos, come uno spiraglio di luce nuova, un'opportunit
libera da vincoli dannosi e umilianti. Scrivere non mai stata
326

la mia fonte di sostentamento primaria. No. Almeno non in


termini economici. Sono stata pagata per scrivere qualche
volta, le conto sul palmo di una mano. Mi hanno pagato 80
euro per recensire un determinato film, questo accaduto tre
volte. Poi una volta, una nota tv mi ha chiesto di pubblicizzare
un servizio, e anche l, previsto compenso. Scrivere mi
sostiene e mi salva la vita. Non mi fa campare, ma mi aiuta a
vivere. E' come un paradosso micidiale, dal quale non puoi
venir fuori. Forse questo che mi ha spinto per un po' a farlo
senza pretese alcune. Ripenso a tutte le volte in cui la gente
mi ha riso in faccia: "Ah perch tu vuoi fare il critico
cinematografico come professione? Ahahah.". S, io
immaginavo una cosa del genere.
Con CriticissimaMente qualcosa cambiato. Alla fine impari
ad andare avanti e ad alimentare le tue speranze, con l'affetto
dei lettori. Riesci a fare degli apprezzamenti, delle mail piene
di dimostrazione di stima e tante piccole cose, il compenso
pi grande. Ma questo non basta per fare del tuo sogno la tua
professione. Io oggi ho 28 anni e sono madre di due bambini.
Una volta un amico giornalista mi ha detto che non avevo da
lamentarmi perch alla fine io avevo fatto la mia scelta.
Avevo scelto di diventare madre. Assurdo. Come se
realizzarsi nella vita fosse l'alternativa al diventare genitori.
Come se una cosa escludesse l'altra. Certo se ancora oggi
esistono persone che vedono questo nel futuro dei giovani,
dura. Io non credo sia giusto alimentare e contribuire ad
allargare questo sistema. Perch saremmo non solo vittime,
ma anche carnefici di questa uccisione di massa ai danni della
cultura nel nostro paese.
EM: Nella tua risposta al post di Carlo Gubitosa scrivi: "noi
che scriviamo si, per passione, ma anche perch crediamo che
327

prima o poi, qualcuno, qualcosa, si smuova". Come credi che


le cose possano cambiare?
VO: Quando parlai con Gubitosa ero ancora piena di rabbia e
coraggio. Convinta che avrei cambiato il mondo. A distanza
di un anno non che io non condivida pi quanto detto
nell'articolo. Ammetto che scrivere gratis sia sbagliato, ma
continuo a non tollerare quell'atteggiamento che condanna le
vittime di questo sistema, senza cercare una soluzione. Perch
non aiuta, non cambia le cose. Un giovane aspirante
giornalista o critico che sia, oggi, in Italia, ha due possibilit:
accettare lo sfruttamento che duri due anni e sentirsi pure
colpevole della morte della professione, oppure rinunciare.
Fare in modo che in quella tanto sospirata casta di
professionisti nessuno entri, nessuno esca. Perch l'Italia
cos. Un circolo vizioso e asfissiante. Una stanza buia e
senz'aria. La scelta la nostra salvezza, ma scegliere non
mai semplice. Io oggi non mi vergogno di dire che scrivo per
passione. E' stata una mia scelta. Una di quelle che fai, ed
qui il vero male, quando davanti non hai alternative. (Scrivo
per passione, ma non dimentico mai di ricordare a me stessa
quali siano, da sempre, le mie vere ambizioni).
Le cose possono cambiare eccome. Ma finch si continua a
cercare la colpa (sbagliando) e non il rimedio, la vedo dura.
Il lavoro lavoro. Tutti i giovani che stanno scrivendo ora, e
sognano di farne una professione, non devono buttarsi e
cedere a baratti ignobili. "Tu scrivi per me per vai al cinema
gratis". Non esiste! Il mio consiglio e la mia speranza che
nessuno pi faccia del proprio talento, la propria passione.
("Non si accontenti di sopravvivere. Lei deve pretendere di
vivere in un mondo migliore, non soltanto sognarlo". Penso a
328

un film di Ozpetek, regista che tra l'altro neanche amo.


La finestra di fronte).

4.5.5 Emanuele De Vito

Ho ritenuto fosse interessante proporre anche delle


interviste realizzate con degli aspiranti giornalisti. I due
ragazzi a cui ho posto le mie domande hanno portato la loro
testimonianza evidenziando le difficolt che incontrano
coloro che desiderano avvicinarsi alla professione. Il primo
ragazzo intervistato, Emanuele De Vito, laureando presso
lUniversit degli Studi di Roma Tre, sottolinea la propria
disillusione prodotta dalla conoscenza ravvicinata dei sistemi
di accesso alla professione.

Emanule Mastrangeli: Presentati: chi sei? cosa hai studiato?


Emanuele De Vito: Ciao, sono Emanuele, ho 23 anni e sto
studiando Scienze della Comunicazione presso lUniversit
degli Studi di Roma Tre, a breve conseguir la laurea con una
tesi in Filosofia Politica sulla Crisi della Democrazia.
EM: Come e perch hai iniziato a scrivere? Per chi lo fai o lo
hai fatto?
EDV: Ho iniziato a scrivere perch, come molti che hanno
deciso di intraprendere questo corso di studi, avevo il sogno
di diventare giornalista. La conoscenza un po' pi ravvicinata
di questo mondo, insieme a una serie di eventi esterni, mi ha
fatto per cambiare idea. Ho scritto per un periodo di circa un
329

anno per due giornali. Il primo era uno dei quotidiani locali
della mia citt, Salerno, dove mio cugino in passato, lui poi
diventato in seguito giornalista professionista, aveva iniziato
a praticare la professione. E' stato un mio familiare dunque a
presentarmi al direttore. Il secondo era un magazine a tiratura
nazionale riguardante il fenomeno ultras, a cadenza
quattordicinale. In questo caso, andai io a presentarmi dal
direttore. Per quanto ne ricordi, alcuni miei articoli sono stati
pubblicati anche su alcuni siti, ma senza alcuna regolarit.
EM: Sei o sei mai stato retribuito per il tuo lavoro? Se non lo
sei, perch hai accettato?
EDV: No, ed aggiungo ovviamente no. In quel giornale e in
altri nella mia citta tutto il lavoro fatto prima del
conseguimento del titolo di pubblicista era quasi sempre non
retribuito, o pagato somme ridicole che per ti legavano
giorno e notte alla redazione. Il capitolo retribuzione non
mai stato neanche sfiorato da nessuno dei miei datori di
lavoro, anche se neanche mi sento di chiamarli cosi' data la
precariet del rapporto lavorativo. Pur trattandosi di un
lavoro a tempo pieno a tutti gli effetti, ho cercato di vivere
l'esperienza pi come uno stage dove imparare il mestiere.
Dovendo io conseguire il tesserino di giornalista pubblcista,
la mia paga era la possibilita' di scrivere per questa testata
e di avere cosi la possibilita di conseguire il titolo di
giornalista. Ovviamente poi dopo due anni il direttore
avrebbe dovuto firmare un foglio dichiarando che la mia paga
era stata di tot, come la procedura per conseguire il titolo
prevede. Non sono mai arrivato a quel punto, ma questa era
la pratica standard. Condizioni simli per tutti coloro che
dovevano iniziare. Il lavoro era comunque abbastanza duro,
a volte anche 7 giorni a settimana, ed ero spesso in redazione
330

a svolgere a volte anche il lavoro dei redattori: impaginare,


titolare e correggere strafalcioni altrui. A volte per motivi
giornalistici mi recai anche con mezzi personali in luoghi
della provincia distanti piu di 80 km dal capoluogo nonch
mio luogo di residenza: ovviamente nessun rimborso venne
mai dato. Accettai perch, essendo gi a conoscenza del
funzionamento, non avevo alcuna aspettativa riguardante
l'aspetto retributivo.
EM: Ritieni sia giusto scrivere gratis per blog o testate forprofit?
EDV: Domanda retorica: lavorare gratis non e' mai giusto.
Tuttavia, il settore in crisi dato che le entrate sono sempre
meno (carta stampata) e su Internet non si ancora riusciti a
trovare un modo remunerativo di scrivere se non tramite
marketing e pubblcit.
EM: Non credi che questo fenomeno inquini il mercato?
EDV: E' ovvio che questo fenomeno inquina il mercato. E'
chiaro che, essendo quella da me descrita la situazione
(almeno nella mia citt e nella mia regione), solo chi ha una
famiglia dietro che mantiene pu permetttersi di
intraprendere questa via. E chiaro che se solo chi appartiene
alla classe benestante e dominante svolge questo mestiere,
centrale per la salute della democrazia stessa, il modo in cui
lui o lei vede il mondo o lo riporta rispecchierebbe la visione
del mondo della classe dominante stessa, andando poi quindi
il giornalista a perdere quella funzione di critica sociale, di
cane da guardia della democrazia, che dovrebbe svolgere. La
situazione e' un po' meno tragica di come la descrivo,
fortunatamente. Ma questa, ahim, e un po la situazione
italiana qualcunque mestiere uno prenda in considerazione,
331

ovvero il non essere pagati per i primi anni quando si


comincia a lavorare.

4.5.6 Lorenzo Fusco

Laltro ragazzo intervistato, laureato presso lUniversit


degli Studi di Roma Tre, sottolinea invece come lamore per
la professione labbia spinto a cercare di trovare la propria
strada anche senza essere pagato.

Emanuele Mastrangeli: Presentati: chi sei? Cosa hai studiato?


Lorenzo Fusco: Mi chiamo Lorenzo Fusco e sono dottore in
Lettere Primarie ed Italianistica presso l'Universit degli
Studi di Roma Tre.
EM: Perch hai iniziato a scrivere?
LF: Ho iniziato a scrivere per la grande passione che mi ha
sempre spinto verso la letteratura, la linguistica e il
giornalismo, soprattutto quello su carta stampata.
EM: Come hai iniziato a scrivere?
LF: Ho cominciato con il sito di informazione sportiva
calcioweb.com. Si trattava di una agenzia di stampa che, a
cavallo degli anni '90 e 2000, era tra le prime nel campo
dell'informazione sportiva in Italia. Poi, l'assenza di fondi ha
costretto l'agenzia a cessare la propria attivit. Il sito, per,
non ha mai smesso di esistere. E' rimasto nelle mani di un
unico proprietario che, coincidenza ha voluto, stato anche il
332

mio insegnante di giornalismo in un corso privato tenuto


presso i locali di una nota emittente radiofonica.
EM: Sei mai stato retribuito per il tuo lavoro?
LF: Ovviamente no. Inizialmente il lavoro sul portale era
finalizzato ad esercitare la scrittura per l'agenzia di stampa.
Successivamente, per, abbiamo deciso di avviare un serio
progetto di riqualifica del sito per farlo ritornare ad essere
quello di un tempo. In questa seconda fase, ho assunto non
solo il ruolo di articolista ma anche di caporedattore.
Nonostante la nuova qualifica assunta, per, anche in questo
caso, non si mai parlato di paga.
EM: Allora perch hai accettato?
LF: Perch il progetto era nato all'interno di un corso di
formazione di un anno e dunque in un clima familiare. Non
mi sembrava il caso di rifiutare. Le intenzioni e le ambizioni,
poi, mi sembravano serie e importanti e il mio amore per la
professione giornalistica mi ha convinto ancora di pi.
Inoltre, se dovevo scrivere gratuitamente, tanto valeva farlo
per una persona che conoscevo e di cui mi fidavo, che mi
avrebbe sicuramente aiutato a diventare pubblicista.
EM: Ritieni sia giusto scrivere gratis per blog o testate no
profit?
LF: A mio giudizio, dipende dalle situazioni. Nel mio caso,
non posso certo dire di essermi sentito sfruttato. Stesso
discorso nel caso di chi considera la scrittura su blog o testate
giornalistiche, principalmente come un passatempo. Per tutti
gli altri casi, certo, non lo ritengo assolutamente giusto.
EM: Non credi che questo fenomeno inquini il mercato?
333

LF: Assolutamente si, perch si produce una corsa al ribasso


che sminuisce il giornalismo sia dal punto di vista economico
che dal punto di vista professionale, ed un peccato. Perch
questa la base su cui si fonda il sistema giornalistico
italiano. Se la base corrotta, poi non ci si pu lamentare se
esistono pochi e troppo osannati giornalisti veri in Italia.

334

5
Lestero e la situazione economica e
sociale
We unfortunately cant pay you for it, but we do reach 13
million readers a month553. Potere in qualche modo riportare
lespressione facciale di Nate Thayer, giornalista freelance,
di fronte allofferta ricevuta dalla global editor di Atlantic,
Olga Khazan, sarebbe maggiormente significativo di tante
righe dinchiostro. Il freelance, cos come spiega un post
pubblicato sul suo blog NateThayer che riporta passo dopo
passo lo scambio di email tra lui e Olga Khazan, ha rispedito
lofferta al mittente554.

Thanks Olga:
I am a professional journalist who has made my living
by writing for 25 years and am not in the habit of
giving my services for free to for profit media outlets
so they can make money by using my work and efforts
by removing my ability to pay my bills and feed my
children. I know several people who write for the
Atlantic who of course get paid. I appreciate your
553

Purtroppo non ti possiamo pagare, ma raggiungiamo 13 milioni di


lettori al mese. Thayer N., A Day in the Life of a Freelance Journalist
2013
in
natethayer.wordpress.com,
4
marzo
2013
(http://natethayer.wordpress.com/2013/03/04/a-day-in-the-life-of-afreelance-journalist-2013/).
554
Atlantic ha chiesto a Nate Thayer di riadattare un suo pezzo (25 Years
of Slam Dunk Diplomacy: Rodman trip comes after 25 years of basketball
diplomacy between U.S. and North Korea) pubblicato su NKNews.org.

335

interest, but, while I respect the Atlantic, and have


several friends who write for it, I have bills to pay and
cannot expect to do so by giving my work away for
free to a for profit company so they can make money
off of my efforts. 1200 words by the end of the week
would be fine, and I can assure you it would be well
received, but not for free. Frankly, I will refrain from
being insulted and am perplexed how one can expect
to try to retain quality professional services without
compensating for them. Let me know if you have
perhaps mispoken555.

Con estrema tranquillit Olga Khazan ha sottolineato


come il giornale non disponesse di fondi da dedicare ai
freelance. Tuttavia, molti giornalisti secondo la global editor
555

Grazie Olga: sono un giornalista professionista che ha


avuto come sostentamento primario la scrittura per 25 anni
e non mia abitudine concedere i miei servizi
gratuitamente a gruppi mediatici for-profit in modo che
loro possano fare soldi utilizzando il mio lavoro e i miei
sforzi eliminando invece la mia capacit di pagare le mie
bollette e sfamare i miei figli. Conosco diverse persone che
scrivono per Atlantic e che vengono naturalmente pagate.
Apprezzo il vostro interessse, ma, anche se rispetto
Atlantic, e nonostante abbia molti amici che scrivono per
esso, ho bollette da pagare e non posso pensare di farlo
concedendo il mio lavoro gratis ad unazienda for-profit per
consentire loro di fare soldi grazie ai miei sforzi. 1200
parole entro la fine della settimana andrebbero bene, e
posso assicurarti che le riceveresti, ma non gratis.
Francamente, mi asterr dallessere insultato e sono
perplesso riguardo a come qualcuno possa aspettarsi di
provare a ottenere servizi professionali di qualit senza
pagare. Fammi sapere se ti sei spiegata male. Ibidem.

336

di Atlantic utilizzano il sito come cassa di risonanza per


godere di visibilit e per questo motivo riteneva che Nate
Thayer sarebbe potuto essere interessato alla proposta556. Ma
cos non stato:

I am sure you are aware of the changing,


deteriorating condition of our profession and the
difficulty for serious journalists to make a living
through their work resulting in the decline of the
quality of news in general. Ironically, a few years
back I was offered a staff job with the Atlantic to write
6 articles a year for a retainer of $125,000, with the
right to publish elsewhere in addition []. I am sure
you can do what is the common practice these days
and just have one of your interns rewrite the story as
it was published elsewhere, but hopefully stating that
is how the information was acquired. If you ever are

556

I completely understand your position, but our rate even for original,
reported stories is $100. I am out of freelance money right now, I enjoyed
your post, and I thought youd be willing to summarize it for posting for
a wider audience without doing any additional legwork. Some journalists
use our platform as a way to gain more exposure for whatever professional
goals they might have, but thats not right for everyone and its of course
perfectly reasonable to decline. Ovvero: Capisco perfettamente la tua
posizione, ma la nostra tariffa persino per storie originali di 100 $. Non
dispongo di fondi per i freelance al momento, mi piaciuto il tuo pezzo e
ho pensato che avresti accettato di riassumerlo per pubblicarlo per un
pubblico pi ampio senza dover fare nessun lavoro aggiuntivo. Alcuni
giornalisti utilizzano la nostra piattaforma per guadagnare visibilit per
qualsiasi interesse professionale loro possano avere, ma questo non
giusto per tutti ed perfettamente ragionevole rifiutare. Ibidem.

337

interested in a quality story on North Korea and wiling


to pay for it, please do give me a shout557.

Nate Thayer ha deciso di pubblicare lo scambio di email


per offrire una testimonianza delle condizioni in cui versa il
lavoro giornalistico nei nostri giorni. La situazione allestero,
al contrario di quanto si potrebbe credere, non affatto
migliore di quella italiana; ma il dibattito, specie negli Stati
Uniti molto pi intenso, con giornalisti e antropologi che si
interrogano riguardo al fenomeno e si schierano contro o a
favore di questultimo.

557

Sono certo che tu sia consapevole delle diverse e


deteriorate condizioni in cui versa la nostra professione e
della difficolt dei giornalisti seri di vivere del proprio
lavoro e del risultato dellabbassamento qualitativo
dellinformazione. Ironicamente, alcuni anni fa, mi venne
offerto un lavoro da Atlantic per scrivere 6 articoli in un
anno per un compenso di 125.000 $ []. Sono certo che tu
possa fare quella che la pratica pi comune al giorno
doggi e chiedere ad uno dei tuoi redattori interni di
riscrivere la storia cos come stata pubblicata altrove, ma
possibilmente esplicitando come linformazione stata
ottenuta. Se mai dovessi essere interessata ad una storia di
qualit sulla Corea del Nord e volessi pagare per essa,
contattami pure. Ibidem.

338

5.1 Who pays writers? Il dibattito fuori


dallItalia
Quasi nessuno, si potrebbe rispondere. La domanda che d
il nome al paragrafo cos attuale che un sito di
crowdsourcing558 si occupa tramite i vari contributi dei
partecipanti di fotografare la situazione riportando il
tariffario di siti e riviste. Il sito, gestito da una blogger
chiamata Manjula Martin, esprime la propria missione con
queste parole: A place to list whether, and how much,
magazines and websites pay their writers. We'll post 'em as
you report 'em. Intended to be informational, not
judgmental559. Who pays writers? un infinito elenco dove
ogni post riporta la retribuzione offerta da un dato sito o una
data rivista. Ecco alcuni esempi:

558

Il crowdsourcing (da crowd, "folla", e outsourcing, "esternalizzazione


di una parte delle proprie attivit") un modello di business nel quale
unazienda o unistituzione affida la progettazione, la realizzazione o lo
sviluppo di un progetto, oggetto o idea ad un insieme indefinito di persone
non organizzate precedentemente. Questo processo viene favorito dagli
strumenti che mette a disposizione il web. Il crowdsourcing inizialmente
si basava sul lavoro di volontari ed appassionati che dedicavano il loro
tempo libero a creare contenuti e risolvere problemi. La community open
source stata la prima a trovarne beneficio. L'enciclopedia Wikipedia
viene considerata da molti un esempio di crowdsourcing volontario.
Fonte: Wikipedia.
559
Un posto dove riportare se, e quanto, riviste e siti pagano i loro
scrittori. Li pubblicheremo cos come li riportate. Questo spazio vuole
esssere informativo, non giudicante. Who pays writers? in
whopays.tumblr.com, (http://whopays.tumblr.com/).

339

Vintage Life Magazine


Report: Doesnt Paywill give you an
advertisement in exchange for an 800-word feature
in 2013.

RELEVANT Magazine
Report: 10 cents/word for print, nothing for web
unless its commissioned/short deadline/urgent.

VICE
Report: $75 for a 1200-word feature. Thoughtful
edits, which is nice.

Vanity Fair, circa 1992


Blast from the past: A writer reports recurring
assignments for pieces on pop culture/ hip new
things at $2 a word for 150-300 words. Aahhh, the
good ole days560.

Vintage Life Magazine Reseconto: Non paga ti


offrei uno spazio pubblicitario in cambio di un pezzo di
800 parole nel 2013. Relevant Magazine Resoconto: 10
centesimi a parola per la carta stampata, niente per il web
a meno che non sia commissionato/a breve
scadenza/urgente. VICE Resconto: 75 $ per un pezzo di
1200 parole. Modifiche ponderate, che apprezzabile.
Vanity Fair, 1992 Tuffo nel passato: uno scrittore riporta
incarichi ricorrenti per pezzi sulla cultura pop/nuove cose
560

340

Who pays writers? pu rappresentare un ottimo strumento


per entrare nel merito della questione. Allestero, in particolar
modo negli Stati Uniti, il fenomeno ha una rilevanza di gran
lunga maggiore nellagenda mediatica rispetto allItalia.
Sono stati gi riportati ed analizzati casi eclatanti come quello
di Nate Thayer o lazione legale dei blogger guidati da
Jonathan Tasini nei confronti dellHuffington Post. Il
dibattito va in scena su testate di primissimo piano come
possono essere Atlantic o The New York Times. Dalle pagine
online del giornale newyorkese arrivata una denuncia molto
forte, firmata da Tim Kreider. Il suo articolo Slaves of the
Internet, Unite!561 ha dato il via ad un dibattito intenso
ospitato dal palcoscenico di Twitter, oltre ad aver generato
repliche illustri su altre testate. I received, in a single week,
three (3) invitations to write an original piece for publication
or give a prepared speech in exchange for no ($0.00)
money562. Kreider sottolinea immediatamente come sia
diventata una prassi la pretesa di ottenere un lavoro senza un
esborso economico nel momento in cui si parla di
giornalismo. Il canovaccio, poi, sempre lo stesso: They
often start by telling you how much they admire your work,
alla moda a 2 $ a parola per 150-300 parole. Aahhh, i
vecchi tempi, ibidem.
561
Schiavi di Internet, Unitevi!. Krieder T., Slaves of the
Internet, Unite! In nytimes.com, 26 ottobre 2013
(http://www.nytimes.com/2013/10/27/opinion/sunday/slav
es-of-the-internet-unite.html?_r=1&).
562
Ho ricevuto, in una sola settimana, tre (3) inviti a
scrivere un pezzo originale per la pubblicazione o a
concedere un discorso in cambio di nessun soldo (0.00 $).
Ibidem.

341

although not enough, evidently, to pay one cent for it.


Unfortunately we dont have the budget to offer
compensation to our contributors... is how the pertinent line
usually starts. But just as often, they simply omit any mention
of payment563. Cos come pertinentemente sottolineato da
Silvia Bencivelli, anche Kreider evidenzia come la moneta
pi utilizzata sul Web sia la visibilit, dal giornalista chiamata
exposure. E pur non nascondendo il fatto che spesso le
richieste di esecuzione di un lavoro non retribuito provengano
da persone che realmente non dispongono di un budget
adeguato564, Krieder attacca tanto gli editori senza scrupoli
sempre pronti a risparmiare laddove possibile, quanto chi a
suo modo partecipa a rendere tutto ci possibile: coloro che
accetano di lavorare gratis565. In questo senso il pensiero di
563

Spesso iniziano dicendoti quanto ammirano il tuo lavoro, sebbene


non abbastanza, evidentemente, da pagare un centesimo.
Sfortunatamente non disponiamo di un budget per offrire un compenso
ai nostri collaboratori la formula utilizzata solitamente. Ma molto
spesso, semplicemente non viene menzionato nulla riguardo al
pagamento. Ibidem.
564
In fairness, most of the people who ask me to write things for free,
with the exception of Arianna Huffington, arent the Man; theyre editors
of struggling magazines or sites, or school administrators who are
probably telling me the truth about their budgets. Ovvero, In tutta
onest, la maggior parte delle persone che mi chiede di scrivere cose
gratuitamente, con leccezione di Arianna Huffington, non sono lUomo;
sono editori di riviste o siti in difficolt, oppure amministratori scolastici
che stanno probabilmente dicendo la verit riguardo ai loro fondi.
Ibidem.
565
I know theres no point in demanding that businesspeople pay artists
for their work, any more than there is in politely asking stink bugs or
rhinoviruses to quit it already. Its their job to be rapacious and shameless.
But they can get away with paying nothing only for the same reason so
many sleazy guys keep trying to pick up women by insulting them:
because it keeps working on someone. There is a bottomless supply of

342

Krieder si colloca sul solco di quanto scritto da Carlo


Gubitosa e lappello che il giornalista americano lancia alla
fine del suo pezzo ricorda quello pubblicato dallo stesso
Gubitosa sul suo sito:

So Im writing this not only in the hope that everyone


will cross me off the list of writers to hit up for free
content but, more important, to make a plea to my
younger colleagues. As an older, more accomplished,
equally unsuccessful artist, I beseech you, dont give
it away. As a matter of principle. Do it for your
colleagues, your fellow artists, because if we all
consistently say no they might, eventually, take the
hint. It shouldnt be professionally or socially
acceptable it isnt right for people to tell us, over
and over, that our vocation is worthless566.

ambitious young artists in all media who believe the line about exposure,
or who are simply so thrilled at the prospect of publication that theyre
happy to do it free of charge. Ovvero, So che non ha senso domandare
a uomini daffare di pagare gli artisti per il loro lavoro, non pi di quanto
ne abbia chiedere cortesemente alle cimici o al rhinovirus di andarsene. Il
loro lavoro richiede di essere rapaci e senza vergogna. Ma loro possono
andarsene senza aver pagato nulla solamente per la stessa ragione per cui
cos tanti ragazzi malfamati continuano a provare di abbordare donne
insultandole: perch continua a funzionare su qualcuno. C un
rifornimento senza fondo di giovani artisti ambiziosi in tutti i media che
credono nella visibilit, o che sono semplicemente cos eccitati dallidea
di essere pubblicati che sono felici di farlo gratuitamente. Ibidem.
566
Sto scrivendo tutto questo non solamente nella speranza che tutti mi
cancellino dalla lista di scrittori da contattare per contenuti gratuity ma,
pi importante, per lanciare un appello ai miei giovani colleghi. In qualit
di artista pi anziano, pi esperto e ugualmente fallito, vi imploro, non
darlo via. Per una questione di principio. Fallo per i tuoi colleghi, per i

343

Tuttavia, i professionisti del settore non sono unanimi


nellaccogliere e condividere appelli di questo tenore567. C
chi crede che lesposizione garantita dalla vetrina dei siti sia
una moneta di valore (Dan Lewis), chi ritiene che scrivere
tuoi compagni artisti, perch se noi dovessimo tutti insieme
dire di no loro potrebbero, eventualmente, recepire il
messaggio. Non dovrebbe essere n provfessionalmente n
socialmente accettabile non giusto che delle persone
ci dicano, ancora e ancora, che la nostra vocazione non ha
valore. Ibidem.
567
Altra importante presa di posizione sulla falsariga di
Krieder quella di Kathleen Geier che dalle pagine online
di Washington Monthly scrive: The reason I insist on
being paid for my writing is not only because my time and
services are valuable and doing unpaid work for someone
else is insulting. Theres also a principle of solidarity at
work. Every time a writer agrees to work for free, she drives
down writers wages and makes it harder for other writers
to make an adequate living from their craft. Ovvero, La
ragione per cui insisto nellessere pagata per I miei lavori
non solamente che il mio tempo e miei servizi hanno
valore lavorare gratuitamente per qualcun altro offensive.
C anche un principio di solidariet al lavoro. Ogni volta
che uno scrittore accetta di lavorare gratis, abbassa gli
stipendi degli altri scrittori e rende pi difficile per gli altri
scrittori vivere del proprio lavoro. Geier K., Op-ed of the
day: Tim Kreider in the New York Times, Slaves of the
Internet, Unite! in washingtonmonthly.com, 27 ottobre
2013
(http://www.washingtonmonthly.com/politicalanimala/2013_10/oped_of_the_day_tim_kreider_in047523.php).

344

gratis in determinate circostanze possa rivelarsi molto utile


(Daniel DAddario), chi pur deprecando il lavoro non
retribuito pensa che pretendere che nessuno accetti pi di
collaborare gratuitamente sia utopico (Derek Thompson). E
ancora, allestremo opposto rispetto a un Gubitosa o un
Krieder, si trova chi crede che i cambiamenti tecnologici,
economici e sociali rendano il fenomeno inevitabile,
irreversibile e al contempo tuttaltro che dannoso (Mathew
Ingram), o chi ritiene che la scrittura gratuita sia un enorme
benificio per la societ (Matthew Yglesias).
Dan Lewis dalle pagine di Medium fa sapere che
lesposizione, la visibilit offerta da alcune piattaforme pu
portare percorrendo vie secondarie dei guadagni. E
quanto successo a lui e al suo progetto, decollato grazie alla
cassa di risonanza ottenuta tramite la scrittura di pezzi non
retribuiti. The goal of exposure isnt experience or to
add to the Ive written at X, Y, and Z line on your resume.
Its to convert some of the publishers audience to your own.
Thats it568. Esistono due regole imprescindibili secondo
Lewis per perseguire questobiettivo: in primo luogo leditore
deve dimostrare che la sua piattaforma verr utilizzata per
deviare parte del pubblico verso lo spazio gestito dal
collaboratore; dallaltra parte questultimo deve fare in modo
di sfruttare lesposizione ottenendo un beneficio a lungo
termine. Lewis, alla fine del suo post, sottolinea come grazie
alla visibilit sia diventato uno scrittore in grado di
Lobiettivo della visibilit non lesperienza o il poter aggiungere
Ho scritto su X, Y e Z sul vostro curriculum vitae. Lobiettivo far
diventare parte del pubblico delleditore il vostro pubblico. Tutto qui.
Lewis D., Its Totally Okay to Write Stuff for Free to Get Exposureif
thats what youre actually doing in medium.com, 28 ottobre 2013
(https://medium.com/i-m-h-o/1b361d512b5).
568

345

guadagnare dalla propria attivit: ha pubblicato un libro, ha


qualche cliente pagante, gestisce una pubblicazione
allinterno della quale pu piazzare degli annunci
pubblicitari. Quello che Lewis sembra per non considerare
che quanto ha vissuto in prima persona non pu essere
trasformato in una legge universale. Nessuno nega che
lesposizione possa portare dei benefici, ma nella maggior
parte dei casi questi hanno effetti trascurabili, se non
inesistenti. In primo luogo perch affinch la visibilit offerta
da un sito sortisca un effetto, il traffico dello stesso devessere
importante. In altri termini, quali risultati si possono ottenere
accettando unofferta di lavoro non retribuita da parte di una
realt online frequentata da qualche decina di utenti? Esiste
una contraddizione difficilmente risolvibile a tal proposito:
lesposizione ha valore569 solamente nel momento in cui il
blog o la testata generino un traffico di un certo spessore, ma
traffici intensi accumulano guadagni altrettanto importanti,
quindi per quale motivo si dovrebbe concedere il proprio
lavoro gratuitamente in favore di imprese che producono dei
capitali sostanziosi? Secondo Daniel DAddario, giornalista
di Salon, il quale si schiera contro lappello lanciato da
Krieder su The New York Times, dal momento che la
situazione della professione radicalmente cambiata e le
opportunit si sono ridotte e impoverite, in alcuni casi diviene
inevitabile scrivere senza ricevere un compenso. Quando un
giovane scrittore dovrebbe scrivere gratis?570 Si chiede

569

Manca in ogni caso la certezza di ricevere in cambio qualche beneficio.


Si tratta comunque di un investimento con alto coefficiente di rischio, al
contrario di un pagamento sicuro e prestabilito.
570
DAddario D., When should a young writer write for free? In
salon.com,
29
ottobre
2013

346

DAddario nel suo post. La risposta che a volte non pu non


farlo. Se il sistema funziona secondo queste logiche, i giovani
non possono che attraversare il lavoro non retribuito come
una tappa che non possibile aggirare. Dalle righe di Salon,
DAddario attacca Krieder e il suo jaccuse nei confronti di
coloro che accettano di scrivere gratuitamente. La colpa,
spiega DAddario, degli editori, non di coloro che vivono
una situazione di sfruttamento, sottopagati e condannati al
precariato. Anche Derek Thompson dalle pagine online di
Atlantic cerca di confutare alcune delle posizioni esposte da
Krieder. In primo luogo, a Thompson preme sottolineare
come scrivere non sia equiparabile ad altri lavori,
semplicemente perch in fondo tutti scrivono gratis. Della
stessa idea anche Farhad Manjoo, un giornalista americano
che lavora per il Wall Street Journal (figura 28).

You might not think you do, but you almost certainly
do. Maybe you publish opinions and thoughts on
Facebook and Twitter. Maybe you have diary, a
Tumblr, or a personal blog, to share ideas and work
out theories. Maybe you write long letters or emails or
talks to colleagues, students, newspapers, mentors,
and mentees. This is all free writing. Sometimes, it is
done on sites with paid advertising, sometimes with
sites with editors, sometimes in private windows and
notebooks, and while writing is never "easy," it is
easier than ever, and so it is done, often free of charge,
all over the place. The Web is awash with words, and
if everybody insisted on publishing only those words

(http://www.salon.com/2013/10/29/when_should_a_young_writer_write
_for_free/).

347

agreed upon by paid contract, the Internet and the


world of letters would be considerably more
empty571.

(figura 28 Il tweet di Farhad Manjoo572)

571

Potresti non credere di farlo, ma quasi certamente lo


fai. Forse pubblici opinioni e pensieri su Facebook e
Twitter. Forse hai un diario, un Tumblr, o un blog
personale, dove condividi idee e sviluppi teorie. Forse
scrivi lunghe lettere o email o chiacchiere a colleghi,
student, giornali, mentori e allievi. Tutto ci scrittura
gratuita. A volte, questo viene fatto su siti che hanno
annunci pubblicitari a pagamento, a volte su siti che hanno
degli editori, a volte su finestre private e mentre scrivere
non mai facile, comunque pi facile di quanto lo sia
mai stato e per questo viene fatto, spesso gratuitamente,
ovunque. Il Web inondato da parole e se tutti insistessero
nel pubblicare solamente quelle parole concordate tramite
un contratto retribuito, Internet e il mondo delle lettere
sarebbe considerabilmente pi vuoto. Thompson D.,
Writing for Free in theatlantic.com, 28 ottobre 2013
(http://www.theatlantic.com/business/archive/2013/10/wri
ting-for-free/280918/).
572
Le persone scrivono gratis. Succede in ogni momento.
Perci se gestisci una rivista e non stai chiedendo alle
persone di scrivere gratis, stai sbgliando.

348

Leggendo le parole di Derek Thompson risulta inevitabile


collegare questo articolo con il caso di Nate Thayer, al quale
come descritto in precedenza stato proposto di adattare
un pezzo per Atlantic senza ricevere un compenso; infatti, il
pezzo firmato da Thompson pubblicato sullo stesso giornale
statunitense. Al di l di questa considerazione, la posizione
del giornalista di Atlantic mostra pi di una falla, o quanto
meno pi di una omissione. Thompson inserisce senza
criterio nello stesso calderone un post su Facebook, una email
inviata ad un amico e il lavoro non retribuito, condito da
commissioni, scadenze, regolamentazioni, direttive. Il
giornalista ricorda pi avanti che scrivere anche una
professione e in quanto tale la sua natura possa scontrarsi con
lidea di un lavoro svolto senza un compenso economico.
Tuttavia, nonostante egli ritenga che gli scrittori andrebbero
pagati, Thompson rifiuta lidea che scrivere gratis sia un
problema tout court. So, do websites that accept free writing
foreclose our industry to people who can't afford to write for
free, or open our industry to anybody who wants to write for
free? Maybe both573. Il giornalista di Atlantic omette un
passaggio: nessuna posizione critica, come ad esempio quella
di Krieder, afferma che scrivere gratuitamente sia sbagliato
in ogni sua accezione, dalla scrittura su un blog privato alla
concessione di articoli verso siti no-profit; bens, si cerca di
esprimere il dissenso etico, morale e professionale nei
573

Quindi, i siti che accettano la scrittura non retribuita


precludono laccesso alla nostra industria alle persone che
non possono permettersi di scrivere gratis, oppure aprono
la nostra industria a chiunque voglia scrivere
gratuitamente? Forse entrambe le cose. Ibidem.

349

confronti del lavoro non retribuito svolto a favore di imprese


for-profit. Secondo Thompson nel momento in cui scrivere
gratis sul Web aumenta il numero di contenuti disponibili
al di l del livello qualitativo , il fenomeno non pu essere
considerato negativo. Mentre sotto tuttaltra luce vengono
visti i tirocinii non retribuiti:

The fact that so many people write for free, all the
time, sits uncomfortably with the fact that writing is
also, occasionally, a profession. And we have, in this
country, a fairly clear sense that work deserves
compensation. This is, for example, why I consider
unpaid internships morally repugnant, since we're
essentially asking that entry-level jobs, for which
there is a minimum wage, be performed for free
because somebody replaced the word "job" with
"internship574.

Quello che Thompson non riesce a spiegare con


sufficiente convinzione volontariamente o meno la
natura della differenza tra il giornalismo e la scrittura in un
senso pi generale e le altre professioni. Il fatto che chiunque
574

Il fatto che cos tante persone scrivano gratuitamente, in ogni


momento, non si concilia con il fatto che scrivere sia anche,
occasionalmente, una professione. E noi abbiamo, in questo paese,
unidea sufficientemente chiara che il lavoro debba essere retribuito.
Questo il motivo per cui, ad esempio, io considero i tirocinii non pagati
moralmente disdicevoli dal momento che stiamo essenzialmente
chiedendo che lavori che consentono laccesso, per i quali esiste una paga
minima, vengano svolti gratuitamente per il solo motivo che qualcuno ha
rimpiazzato la parola lavoro con la parola tirocinio. Ibidem.

350

abbia scritto e scriva qualcosa gratuitamente in determinati


contesti un argomento fuorviante a sostegno della tesi che
il giornalista di Atlantic cerca di proporre. Anche Carlo
Gubitosa respinge lidea di un giornalismo qualitativamente
differente dalle altre professioni: Io non credo che il mio
tempo, il valore della mia esperienza professionale, delle
tecniche che ho imparato, del mestiere che ho accumulato in
questi ventanni che scrivo sia inferiore al valore
professionale dellavvocato[]. Ognuno di noi sviluppa un
tipo diverso di scrittura [] per non vedo perch debba
esserci questo divario nel compenso di un avvocato e quello
di un giornalista575. Un esempio chiarir meglio questa presa
di posizione. Si pensi alla cucina. Internet, tra le tante
rivoluzioni messe in atto, ha consentito di accedere ad un
database di ricette sterminato. Ogni piatto che si vuole
riproporre viene accompagnato da descrizioni testuali,
fotografie e video, oltre a collegamenti ipertestuali che
rimandano ad altre capacit eventualmente richieste dalla
ricetta576. Diventare dei buoni cuochi richiede solamente un
pizzico di impegno e laddove manchino le abilit manuali e
la predisposizione, si potrebbe comunque compensare con la
conoscenza. Molte persone cucinano in casa propria per la
famiglia o gli amici senza ricevere un compenso, ma questo
non implica che un cuoco in un ristorante debba o possa
lavorare senza venire retribuito. Il ristorante unimpresa forprofit che offre dei servizi dietro un pagamento e dove parte
del totale dei guadagni viene speso per il costo della
manodopera. La pretesa di un datore di lavoro di far lavorare
Estratto dallintervista fatta a Carlo Gubitosa.
Ad esempio, se un utente volesse cimentarsi nella preparazione di una
quiche, potrebbe volere utilizzare una pasta bris fatta in casa, piuttosto
che comprarla gi pronta.
575
576

351

gratis un proprio dipendente perch esistono migliaia di


persone che cucinano in casa senza venire pagate sarebbe
etichettata come follia. Ma se questo stesso datore di lavoro
potesse contare su delle persone disposte a lavorare nel suo
ristorante senza venire retribuite, la proposta del principale
assumerebbe unaltra prospettiva: pur continuando ad essere
eticamente e moralmente inaccettabile, si approprierebbe di
una valenza pratica differente. Ne consegue che la differenza
tra il giornalismo e gli altri lavori non qualitativa, non
intrinsica, ma figlia di uno stato di cose a sua volta derivante
da processi che verranno pi avanti analizzati. Il ricatto
delleditore possibile nel momento in cui esiste una
disponibilit di produttori di contenuti che non comportano
alcun esborso, che stata generata da fattori che ne hanno
favorito lesplosione. Ma n Derek Thompson, n nessun
altro, ha spiegato per quale motivo il giornalista sia diverso
dal cuoco, se non per il fatto che esistono persone disposte,
per svariate ragioni, a svolgere questa professione
gratuitamente; anche e soprattutto perch hanno lopportunit
e il modo di farlo. E allora il tutto si riduce ad una legge di
mercato, come quella descritta da Silvia Bencivelli nel suo
articolo pubblicato su Linkiesta. Why do people write for
nothing? si chiede Mathew Ingram sulle pagine di
PaidContent Is it because some capitalistic conspiracy has
decided that their work is of no value, as many of Kreiders
supporters seem to think? No. In some cases its because they
like to do it, and dont need the money. In other cases its
because writing helps publicize other things that make money
[]577. Le cose sono cambiate, sottolinea Ingram, e se da
577

Perch lo fanno? forse perch qualche complotto capitalista ha


deciso che il loro lavoro non ha alcun valore, come molti dei sostenitori
di Kreider sembrano pensare? No. In alcuni casi perch gli piace farlo ,

352

una parte il fenomeno crea problemi ad alcune persone,


dallaltra molte altre stanno avendo la possibilit di fare
qualcosa che amano raggiungendo un pubblico di una certa
portata o interagendo con altri autori578: And thats not a bad
thing at all. Non affatto male, sostiene Ingram. Soprattutto
perch non sembra esserci grande differenza qualitativa tra i
contenuti prodotti dietro pagamento e quelli gratuiti, come
sostiene Hunter Walk, un ex membro dello staff di YouTube
in uno scambio di Tweet con lo stesso Ingram (figura 29).

e non hanno bisogno di soldi. In altri casi perch la scrittura aiuta a


pubblicizzare altre cose che invece fanno fare soldi. Ingram M., No,
writing for free isnt slavery, and other misconceptions about the
economics of online media in paidcontent.org, 28 ottobre 2013
(http://paidcontent.org/2013/10/28/no-writing-for-free-isnt-slavery-andother-misconceptions-about-the-economics-of-online-media/).
578
Is this a bad state of affairs for many people? Sure it is, just as the
amateurization of photography and other fields is difficult for some
professionals in those fields. But its arguably good for many others
some of whom can now create a life that includes doing something they
love, reaching an audience or connecting with other artists, and maybe
even getting paid for it. Ovvero, E una brutta situazione per molte
persone? Certo che lo , proprio come la amatorizzazione della fotografia
(ad esempio) crea forti difficolt per molti professionisti del settore. Ma
senza dubbio un bene per molti altri alcuni dei quali possono ora crearsi
una vita in cui c anche la possibilit di fare qualcosa che si ama,
raggiungendo un pubblico o collegandosi con altri artisti , e che forse
potranno anche essere pagati per questo. Ibidem.

353

(figura 29 Il tweet di Hunter Walk rivolto a Mathew


Ingram579)

Tuttavia, anche il giornalista di PaidContent aggira il


punto cruciale attorno a cui ruota la tesi di Krieder cos
come quella di Gubitosa e di altri , ovvero che la scrittura
gratuita e il giornalismo professionale potrebbero
tranquillamente convivere e perfino alimentarsi a vicenda.
Quel che si cerca di combattere il lavoro non retribuito
svolto a favore di imprese for-profit, non la scrittura online
tout court. If you do enjoy writing and you don't have a
money-making writing opportunity, you should definitely be
writing for free. The tough choice is whether you want to
write for free for some other publications or just under your
own header580. Rispondendo alla constatazione di Matthew
Ma come mai lapparente differenza di qualit tra coloro che scrivono
per soldi e coloro che scrivono gratis cos sottile?.
580
Se ti piace scrivere e non hai unopportunit di lavoro che possa farti
guadagnare, dovresti assolutamente scrivere gratis. La scelta difficile se
vuoi farlo gratis per altre pubblicazioni o solamente sotto la tua stessa
579

354

Yglesias apparsa sulle pagine di Slate, se la scelta ricadesse


sul rifiuto della concessione di contenuti gratuiti in favore di
imprese for-profit, ne gioverebbero tutti (figura 30): i
giornalisti professionisti, che non vedrebbero il proprio
lavoro dequalificato e sottopagato (o non pagato affatto); i
freelance, i blogger, gli appassionati e quantaltro, che
otterrebbero qualcosa dai propri sforzi oltre allesposizione e
a qualche complimento; i lettori, che disporrebbero forse di
un minor numero di contenuti, ma di maggiore qualit581; gli
editori, per la stessa ragione legata alla qualit media dei
contenuti. Perch, dopotutto, lobiettivo primario delle
imprese resta quello di offrire un servizio qualitativamente
alto. Oppure no?

guida. Yglesias M., People Writing for Free on the Internet Is an


Enormous Boon to Society in slate.com, 5 marzo 2013
(http://www.slate.com/blogs/moneybox/2013/03/05/writing_for_free_on
_the_internet_it_s_a_huge_boon_to_society.html).
581
In un mercato non inquinato in cui i contenuti sono pagati, quei lavori
che non spingono allesborso forse non spiccano per qualit. E in ogni
modo potrebbero essere pubblicati gratuitamente su piattaforme personali
o no-profit.

355

(figura 30 Un tweet di Ted Weinstein582, un autore e agente


letterario americano)

5.2

A new economy: cosa cambiato

Si fatto riferimento, disseminando in pi occasioni delle


tracce, a dei cambiamenti strutturali, di carattere tecnologico,
economico e sociale, che hanno favorito e consentito
lemergere del fenomeno del lavoro non retribuito, in
particolar modo quello giornalistico, di interesse primario in
questa sede. La prima parte di questa ricerca ha analizzato in
maniera approfondita le modifiche che la professione ha
dovuto metabolizzare a causa dellevoluzione tecnologica di
Internet, strumento che ha ridefinito le regole giornalistiche e
ridisegnato le competenze del singolo professionista. Ma la
Rete ha fatto molto di pi, contribuendo per sua stessa natura
582

Se ogni scrittore smettesse di scrivere gratis, gli editori dovrebbero


pagare o non pubblicare pi.

356

allesplosione del fenomeno che oggetto di studio di questo


lavoro. Quando sono state analizzate le diverse vesti del
giornalismo online, stato evidenziato come il Web abbia
ospitato forme di comunicazione, ancora prima che forme
giornalistiche, rivoluzionarie. Internet ha messo nelle mani di
ogni singolo utente una chiave che per uninfinit di anni era
stata in possesso di unoligarchia inarrivabile, una chiave che
ha consentito ad un pubblico precedentemente relegato ad un
ruolo passivo di interagire prima, di creare poi. Bisogna
riconoscere che la professione giornalistica, o la scrittura in
unaccezione pi generale, ha sempre esercitato un grande
fascino, forse anche perch alimentata nel tempo da una serie
di mitologie non esattamente corrispondenti alla realt. E
questo il punto che a molti critici preme sottolineare, come
mostrato nel paragrafo precedente: ci sar sempre qualcuno
disposto a scrivere gratuitamente, per svariati motivi. C di
pi: ci sono sempre state persone che avrebbero voluto
scrivere pur non venendo retribuite. La differenza che negli
ultimi anni tutto ci diventato possibile grazie a Internet,
che ha letteralmente aperto le porte del paradiso. I suppose
people who arent artists assume that being one must be fun
since, after all, we do choose to do it despite the fact that no
one pays us. They figure we must be flattered to have
someone ask us to do our little thing we already do. I will
freely admit that writing beats baling hay or going door-todoor for a living, but its still shockingly unenjoyable
work583, scrive Tim Krieder nel suo articolo per The New
583

Immagino che le persone che non sono artisti pension che esserlo
debba essere divertente dal momento che, dopotutto, noi scegliamo di
farlo nonostante nessuno ci paghi. Immaginano che noi dobbiamo essere
lusingati di avere qualcuno che ci chieda di fare questa cosa insignificante
che gi facciamo. Ammetto candidamente che scrivere sia meglio di

357

York Times. Rimane semplicemente un lavoro, si potrebbe


aggiungere, soprattutto nel momento in cui esistono delle
direttive, delle commissioni, delle scadenze, degli orari e
quantaltro. Ma ci che si para dinnanzi ai sostenitori delle
idee di Jonathan Tasini, Carlo Gubitosa, Silvia Bencivelli,
Tim Krieder per citarne alcuni una new economy, una
serie di cambiamenti strutturali che hanno trasformato il
mercato nellarena del ribasso. There will always be people
who want to write for free scrive Mathew Ingram , and
thats not necessarily a bad thing. Unless, of course, you are
one of those writers who used to profit from the lack of
marketplace competition584. La morte di una professione,
secondo Ingram, is not necessarily a bad thing. E potrebbe
aver ragione, se il mercato editoriale fosse completamente
avulso da logiche economiche, se la sepoltura della
professione e la nascita di uno spazio corale non
contribuissero al consueto arricchimento di pochi. In tal caso,
coloro che cercano di combattere questo fenomeno
accetterebbero il cambiamento figlio dellevoluzione
tecnologica e cesserebbero di gridare allingiustizia. Ma la
new economy, in questo senso, indossa solamente un vestito
nuovo, mantenendo intatte le vecchie abitudini di un
raccogliere il fieno o fare porta-a-porta per campare, ma rimane
comunque un lavoro assolutamente non divertente. Krieder T., Slaves of
the Internet, Unite! In nytimes.com, 26 ottobre 2013 (cit.).
584
Ci saranno sempre persone che vorranno scrivere gratis, e questa non
necessariamente una brutta cosa. A meno che, ovviamente, tu non sia
uno di quegli scrittori che guadagnava grazie alla mancanza di
competizione sul mercato. Ingram M., The new economics of media: If
you want free content, theres an almost infinite supply in
paidcontent.org, 6 marzo 2013 (http://paidcontent.org/2013/03/06/thenew-economics-of-media-if-you-want-free-content-theres-an-almostinfinite-supply/).

358

capitalismo che trattiene per i suoi vertici la quasi totalit


della ricchezza.
La veste della new economy caratterizzata da un dominio
della domanda, come la definisce Ingram. The reality is that
media or content broadly speaking has gone from being
primarily supply-driven to almost totally demand-driven, and
that has changed the economics in some fundamental
ways585. Labbondanza, per utilizzare le parole del teorico
dei media Clay Shirky, pesa nel cambiamento molto pi della
scarsit. Questo perch, come scrive Ann Michael su The
Scholarly Kitchen, we know how to ration, save, and
preserve when we need to do so. Its much harder to set
priorities and find our path when information abounds. We
may drown. We may get side-tracked. We may shut down.
But, in any case, abundance confuses and distracts us more
than scarcity does586. La new economy si quindi plasmata
in un contesto di abbondanza in cui il valore dellofferta
crollato: Writing hasnt become free or cheap because no
585

La realt che i media o il contenuto in senso lato sono passati da


una situazione di monopolio dell offerta a una situazione, opposta, di
dominio della domanda, che ha radicalmente cambiato i dati economici
essenziali del settore. Ingram M., No, writing for free isnt slavery, and
other misconceptions about the economics of online media in
paidcontent.org, 28 ottobre 2013 (cit.).
586
Sappiamo come razionare, risparmiare e preservare quando
dobbiamo farlo. molto pi complicata scegliere delle priorit e trovare
il nostro percorso quando linformazione abbonda. Potremmo affogare.
Potremmo essere depistati. Potremmo arrestarci. Ma, in ogni caso,
labbondanza ci confonde e distrae molto di pi di quanto faccia la
scarsit. Michael A., Shirky at NFAIS: How Abundance Breaks
Everything
in
scholarlykitchen.sspnt.org,
2
marzo
2010
(http://scholarlykitchen.sspnet.org/2010/03/02/shirky-at-nfais-howabundance-breaks-everything/).

359

one wants it any more, it has become free or cheap because


there is so much of it that its intrinsic value has eroded and
the advertising content that used to help pay the freight for
that writing has eroded just as quickly587. Unabbondanza
che ha privato lofferta non solamente di un valore
economico, ma anche di un valore che si potrebbe definire
intellettuale, estetico, artistico. Internet diventato infatti
anche palcoscenico della trasformazione delle opere
artistiche, tutte raccolte sotto la fredda etichetta di
contenuti.

The first time I ever heard the word content used


in its current context, I understood that all my artist
friends and I henceforth, content providers
were essentially extinct. This contemptuous coinage
is predicated on the assumption that its the delivery
system that matters, relegating what used to be called
art writing, music, film, photography,
illustration to the status of filler, stuff to stick
between banner ads588.

587

La narrazione non diventata gratuita o poco costosa perch nessuno


la vuole pi ma perch ce n cos tanta in circolazione che il suo valore
intrinseco stato eroso e il contenuto pubblicitario che serviva per
sostenere la diffusione della scrittura ha perso valore altrettanto
rapidamente. Ingram M., No, writing for free isnt slavery, and other
misconceptions about the economics of online media in paidcontent.org,
28 ottobre 2013 (cit.).
588
La prima volta che ho sentito la parola contenuto utilizzato nel suo
senso corrente, ho capito che io e tutti i miei amici artisti poi divenuti
fornitori di contenuti eravamo essenzialmente estinti. Questo
srezzante neologismo si basa sul presupposto che il sistema di consegna
che conta, relegando quello veniva definita arte scrittura, musica,

360

Il fenomeno della scrittura non retribuita affonda le sue


radici in un terreno che trascende la professione giornalistica
e cui si fatto cenno sul finire della prima parte di questa
lavoro. La realt descritta in queste pagine si colloca nel pi
ampio contesto di quella che lantropologa, ricercatrice e
scrittrice americana Sarah Kendzior definisce postemployment economy. Ho avuto il piacere e lonore di porle
qualche domanda via email e utilizzer stralci delle risposte
per arricchire il comparto informativo della realt che si cerca
di descrivere, infine riporter lintervista integrale.

5.3

The post-employment economy

From every institution in the United States, there is a


message broadcast on all channels to Americas educated
youth that hopes to enter active economic life, Dude, why
are you all hung up on money? RELAAAAAAAX!. Take a
step back, take a deep breath and consider this message in the
context of the rest of American life. Are you breathing?
WOW, WHAT AN AMAZING LOAD OF BULLSHIT589.
film, fotografia, illustrazione allo stato di riempitivo, roba
da attaccare in mezzo a degli annunci pubblicitari. Krieder
T., Slaves of the Internet, Unite! In nytimes.com, 26 ottobre
2013 (cit.).
589
Da ogni istituzione degli Stati Uniti, arruva un
messaggio diffuso in tutti i canali rivolto alla giovent
americana istruita che spera di entrare a far parte della vita
economica, Ehi, perch siete tutti ossessionati dai soldi?

361

Eric Garland, autore americano e direttore di Transitionistas,


non utilizza mezzi termini nel suo post intitolato Sexy dirty
money. Il riferimento alla realt degli Stati Uniti, ma le
affinit con le condizioni economiche e sociali
dellOccidente, Italia compresa, sono tali che il suo
messaggio pu facilmente travalicare i confini americani.
Money matters in America590. I soldi sono importanti in
America. Non solamente l, si potrebbe aggiungere. Sarebbe
bello se cos non fosse, ma questo slancio idealistico non
cambia la realt dei fatti. I soldi contano, chi lo nega mente
oppure ha le spalle economicamente ben coperte. Eppure, c
chi le istituzioni, chi detiene il potere economico, le imprese
vuole convincere del contrario. They are looking at
Americas young people and honestly asking with a straight
face - hey, what do you need money for, anyway? YOU
SHOULD BE FULFILLED JUST TO BE WORKING
HERE! YOURE LUCKY TO HAVE A CHANCE591.
Per gran parte dei giovani laureati americani e non
laccesso al mondo del lavoro stato rimpiazzato da un
susseguirsi di tirocinii non retribuiti. Questo sistema
diventato nel tempo consuetudine: In one generation,
working for free for people who can pay you went from
something laughable, to something wealthy people were
Calma!. Fate un passo indietro, prendete un respire profondo e
considerate questo messaggio in relazione al resto della vita americana.
State respirando? Wow, che incredibile cazzata!. Garland E., Sexy dirty
money
in
transitionistas.com,
6
marzo
2013
(http://www.transitionistas.com/2013/03/06/sexy-dirty-money/).
590
Ibidem.
591
Guardano ai giovani americani e gli chiedono onestamente e
sinceramente hey, a cosa ti servono i soldi, in ogni caso? Dovresti
sentirti appagato solo per il fatto di lavorare qui! Sei fortunato ad avere
unopportunit. Ibidem.

362

doing in a few fields, to something everyone was


recommended to do, to something almost everyone has to do.
Entry-level jobs were replaced with unpaid internship592.
Sarah Kendzior ha descritto il fenomeno definendolo scam,
ovvero un imbroglio, su Twitter. Questi i 10 tweet pubblicati
dalla studiosa americana che hanno attirato grande attenzione
e alimentato un interessante dibattito:

Here is how the internship scam works. Its not about


a skills gap. Its about a morality gap.
1) Make higher education worthless by redefining
skill as a specific corporate contribution. Tell young
people they have no skills.
2) With skill irrelevant, require experience. Make
internship sole path to experience. Make internships
unpaid, locking out all but rich.
3) End on the job training for entry level jobs.
Educated told skills are irrelevant. Uneducated told
they have no way to obtain skills.
4) As wealthy progress on professional career path,
middle and lower class youth take service jobs to pay
off massive educational debt.
592

In una sola generazione lavorare gratis per persone che possono


permettersi di pagare si trasformato da qualcosa di divertente, in
qualcosa che persone benestanti facevano in qualche campo, poi in
qualcosa che veniva raccomandato di fare, infine in qualcosa che quasi
tutti devono fare. Bakkila S., Why You Should Never Have Taken That
Prestigious Internship in polycimic.com, 14 giugno 2013
(http://www.policymic.com/articles/48829/why-you-should-never-havetaken-that-prestigious-internship).

363

5) Make these part-time jobs not count on resume.


Hire on prestige, not skill or education. Punish those
who need to work to survive.
6) Punish young people who never found any kind of
work the hardest. Make them untouchables
unhireable.
7) Tell wealthy people they are privileged to be
working 40 hrs/week for free. Dont tell them what
kind of privileged it is.
8) Make status quo commentary written by unpaid
interns or people hiring unpaid interns. They will tell
you its your fault.
9) Young people, it is not your fault. Speak out. Fight
back. Bankrupt the prestige economy593.
Cos funziona limbroglio dei tirocinii. Non un
problema di mancanza di capacit. un problema di
moralit. 1) rendere listruzione di alto livello inutile
ridefinendo la capacit come uno specificio contributo
aziendale. Dire ai giovani che non hanno capacit. 2) Una
volta rese unitili le capacit, richiedere lesperienza.
Rendere i tirocinii lunica strada per fare esperienza.
Rendere i tirocinii non retribuiti, escludendo tutti al di fuori
dei ricchi. 3) Porre fine allapprendistato per le posizioni
dingresso. Agli istruiti viene detto che le capacit non
contano nulla. Ai non istruiti viene detto che non hanno
possibilit di maturare quelle capacit. 4) Mentre i
benestanti fanno strada, i giovani delle classi medie e
povere fanno lavori umili per saldare gli ingenti debiti
maturati per la loro istruzione. 5) Rendere questi lavori
part-time inutili sui curricula. Assumere sulla base del
prestigio, non per le abilit o listruzione. Punire coloro che
hanno bisogno di lavorare per sopravvivere. 6) Punire il pi
severamente possibili i giovani che non hanno mai trovato
593

364

Il fenomeno del giornalismo online non retribuito si


muove anche in questo scenario pi ampio, che coinvolge
altre professioni, legate o meno allutilizzo della Rete. Lo
sottolinea Francesco Sellari nellintervista che ho realizzato
con lui: Il problema del lavoro non retribuito un problema
comune alla stragrande maggioranza dei giovani, ovvero di
coloro che sono agli inizi della loro carriera professionale.
Faccio questa premessa per dire che, secondo me, alcune
misure necessarie a contrastare il ricorso al lavoro gratuito e
sottopagato nel giornalismo in realt hanno una portata
generale e riguardano tutto il mercato del lavoro. Si tratta
del post-employment economy che Sarah Kendzior definisce
come: []the replacement of steady jobs that pay a living
wage with contingent and poorly paid or unpaid labor and
the expectation that this is normal, and that these positions are
a required stepping stone to a real job. People no longer
work for pay, they pay to work594. Il risultato prodotto da
lavoro. Renderli intoccabili non assumibili. 7) Dire alle
persone benestanti che sono dei priveligati siccome
lavorano 40 ore settimanali gratuitamente. Non dire loro
che tipo di privilegio esso sia. 8) Fare il modo che il
commento della situazione sia scritto dai tirocinanti non
pagati o dalle persone che assumano tirocinanti non pagati.
Ti diranno che colpa vostra. 9) Giovani non colpa
vostra. Ditelo. Reagite. Fate fallire leconomia del
prestigio. Kendzior S., The moral bankruptcy of the
internship economy in sarahkendzior.com, 9 giugno 2013
(http://sarahkendzior.com/2013/06/09/the-moralbankruptcy-of-the-internship-economy/).
594
E il rimpiazzo di lavori sicuri che permettono il
sostentamento con altri temporanei sottopagati o non pagati
affatto e lidea che questo sia normale e che queste

365

questa situazione, come giustamente sottolinea lantropologa


americana, non semplicemente la svalutazione
dellistruzione o delle capacit, ma quella delle persone595.
Un elemento cruciale utilizzato per sostenere questo sistema
il continuo richiamo alla crisi. La contingenza che richiede
dei sacrifici, delle rinunce inevitabili. Ma la situazione
realmente questa? Where is all the money going? Dove vanno
i soldi? Chiede Sarah Kendzior in un suo articolo pubblicato
su Al Jazeera596. LHuffington Post dopo essere stato
ceduto per oltre 300 milioni di dollari ad AOL non pu
permettersi di sborsare una cifra superiore allo zero per i
contributi dei suoi blogger? LAtlantic, con i suoi 13 milioni
di lettori, non poteva offrire un compenso a Nate Thayer per
il riadattamento del suo pezzo sulla Corea del Nord? Eppure,
Sarah Kendzior scrive: The Atlantic is two things every
legacy publishing company would like to be: profitable and
more reliant on digital advertising revenues than on print [...].
2012 brought the Atlantic a record profit, beating out the
record profit of 2011, with 59 percent of earnings coming
from digital revenues597. La sperequazione economica, pur

posizioni siano un passaggio inevitabile per raggiungere un vero lavoro.


Le persone non lavorano pi per guadagnare, ma pagano per lavorare.
Questa risposta presa dallintervista che ho fatto a Sarah Kendzior.
595
It is not skills or majors that are being devalued. It is people. Ovvero,
Non sono le capacit o le universit che vengono svalutate. Sono le
persone. Kendzior S., Surviving the post-employment economy in
aljazeera.com, 3 novembre 2013, (cit.).
596
Kendzior S., Managed expectations in the post-employment economy
in aljazeera.com, 12 marzo 2013 (cit.).
597
LAtlantic pu suscitare linvidia di ogni impero mediatico per due
motivi: produce dei guadagni e i suoi introiti derivanti dalla pubblicit
online superano quelli del cartaceo []. Il 2012 ha portato ad Atlantic un

366

venendo considerate ingiusta, perde la sua efficacia


argomentativa nel momento in cui il continuo richiamo alla
crisi ha convinto dellassolut normalit della situazione. E
per questo che Sarah Kendzior definisce la crisi economica
come una crisi che ha manipolato le aspettative delle
persone598; in questo contesto lavorare senza venire pagati
diviene normalit. O, per utilizzare il pungente sarcasmo di
Eric Garland, si potrebbe dire:

Youre only 28. Or 33. You have a long career ahead


of you. You can get paid later! After all, we dont have
budget for interns this year. We used that money to
increase executive pay at a rate five times greater than
the cost of living. Because the economy is terrible
right now! And were at all time record highs of
corporate cash reserves and profits. But its terrible!
Hey why are you getting angry? YOU KIDS
TODAY EXPECT SO MUCH!599.
guadagno record, battendo quello precedente del 2011, con il 59% delle
entrate derivanti dalla versione digitale. Ibidem.
598
The economic crisis is a crisis of managed expectations. Americans
are being conditioned to accept their own exploitation as normal.
Ovvero, La crisi economica una crisi di aspettative manipulate. Gli
americani sono stati convinti a considerare il loro stesso sfruttamento
come normale. Ibidem.
599
Hai solo 28 anni. O 33. Hai una lunga carriera davanti a te. Puoi essere
pagato pi avanti! Del resto, non abbiamo un budget per i tirocinanti
questanno. Abbiamo utilizzato quei soldi per aumentare le paghe dei
dirigenti fino a cinque volte tanto il costo della vita. Perch leconomia
terribile in questo periodo! E noi abbiamo profitti record! Ma terribile!
Hey perch vi state arrabbiando? Voi ragazzi al giorno doggi vi
aspettate troppo!. Garland E., Sexy dirty money in transitionistas.com, 6
marzo 2013 (cit.).

367

Di fronte a questa situazione, ho chiesto a Sarah Kendzior


cosa potrebbe essere fatto concretamente. Secondo la
ricercatrice americana:

People are already organizing and working for


change []. We need to realize that almost everyone
is suffering from the same economic plight it is only
a matter of degrees. People need to stand up for each
other and form broader coalitions. We also need to
address problems without shame. Exploiters should
feel ashamed, not the exploited. Feelings of shame,
humiliation keep people from discussing their
personal situation, but it helps people to know they are
not alone600.

Secondo Sarah Kendzior per quanto concerne luniverso


della scrittura online, il risveglio collettivo si trova ad un
livello pi avanzato rispetto ad altri campi lavorativi, anche
600

Le persone si stanno gi organizzando e stanno gi


lavorando per il cambiamento []. Dobbiamo realzzare
che quasi tutti stiamo soffrendo la stessa situazione
economica solo una questione di livelli. Le persone
lottare anche per gli altri e formare delle coalizioni.
Dobbiamo anche nominare il problema senza vergogna. Gli
sfruttatori dovrebbero vergognarsi, non gli sfruttati.
Sentimenti di vergogna, umiliazione impediscono alle
persone di discutere la loro situazione personale, ma le
persone vengono aiutate dal fatto di sapere che non sono
sole. Questa risposta presa dallintervista che ho fatto a
Sarah Kendzior.

368

grazie a prese di posizione pubbliche come quelle contro


lHuffington Post o lAtlantic.

Media is an interesting field, because you are finally


seeing some pushback in terms of unpaid and
exploited labor, which you are not yet seeing in policy
and other fields. You can also track the erosion in
quality in online publications that do not pay their
writers.
The idea that a journalist should not be paid anything
for their work that exposure is an acceptable
currency is very recent and is a product of the
recession. It stemmed both from a loss of revenue for
media companies throughout the 2000s, peaking in
2008, and from the desperation of young writers who
could not find jobs in media but wanted their names
in print [].
What I am seeing now is the rejection of prestige for
money. I see writers who used to work for the
Atlantic, HuffPost or other non-paying publications
move to lesser-known publications that do pay. The
quality of the paying publications is going up, while
the quality of the non-paying publications is going
down, because you get what you pay for. There are
exceptions to this on both ends, but basically it is
true601.

601

Quello mediatico un campo interessante, perch


finalmente si vede qualche ribellione per quanto riguardo il
lavoro non pagato e sfruttato, cosa che non si vede in altri
campi professionali. possibile inoltre notare un crollo
qualitativo nelle pubblicazioni online che non pagano i loro

369

Si conceda spazio ad un ultimo caso che ritengo sia


meritevole di essere visionato602. La protagonista
dellaccaduto Danielle Lee, una ricercatrice della Oklahoma
State University che, tra le altre cose, gestisce un blog
chiamato The Urban Scientist603. Venerd 11 ottobre 2013, la
biologa riceve una email da un redattore di un blog chiamato
biology-online.com, descritto come tra i pi seguiti nel campo
scientifico grazie ai suoi visitatori mensili pari a circa 1,6
milioni di utenti unici. Ofek cos si presenta il redattore del
blog si dichiara affascinato dal blog gestito da Danielle e
chiede alla ricercatrice di entrare a far parte della schiera di
guest blogger di Biology Online tramite qualche piccolo
contributo mensile. In prima istanza la biologa della
scrittori. Lidea che un giornalista non dovrebbe essere
pagato per il proprio lavoro che la visibilit sia una
moneta accettabile molto recente ed il prodotto di una
recessione. Deriva sia dal calo degli introiti dei media
durante gli anni 2000, in particolar modo nel 2008, sia dalla
disperazione dei giovani scrittori che non potevano trovare
un lavoro ma volevano il loro nome sulla stampa [].
Quello che vedo ora il rifiuto del prestigio e la richiesta di
soldi. Vedo scrittori che lavoravano per lAtlantic, per
lHuffington Post o per altre compagnie che non pagano i
propri dipendenti andare a lavorare per pubblicazioni meno
famose ma che pagano. La qualit dei pezzi pagati sale,
mentre quella dei lavori non pagati sta scendendo, perch
alla fine ottieni quello che paghi. Ci sono eccezioni da
ambo le parti, ma grossomodo vero. Bakkila S., Why You
Should Never Have Taken That Prestigious Internship in
polycimic.com, 14 giugno 2013 (cit.).
602
Ringrazio la gentilissima Silvia Bencivelli per la
segnalazione.
603
http://blogs.scientificamerican.com/urban-scientist/.

370

Oklahoma State University si dichiara interessata, decidendo


cos di chiedere ad Ofek lammontare della retribuzione. La
replica del redattore del blog scientifico molto chiara: i
guest blogger non vengono pagati, ma possono godere di
grande visibilit e aumentare il proprio traffico personale
ottenendo poi di riflesso un accrescimento degli introiti
pubblicitari. La replica della dott.ssa Lee molto civile:
Thank you very much for your reply. But I will have to
decline your offer. Have a great day. DnLee604. La reazione
del redattore di Biology Online non stata invece altrettanto
civile (figura 31).

(figura 31 La risposta di Ofek e la successiva reazione della


dott.ssa Lee)
604

Grazie per la sua risposta. Ma devo declinare la sua offerta. Buona


giornata. DnLee. Lee D., Responding to No name Life Science Blog
Editor who called me out of my name in scientificamerican.com, 11
ottobre
2013
(http://blogs.scientificamerican.com/urbanscientist/2013/10/11/give-trouble-to-others-but-not-me/).

371

Danielle Lee, dopo essere stata etichettata come puttana,


ha deciso di pubblicare lo scambio di email online, cos come
delle foto e un video605 che mostrano la sua reazione.
Seriously, all anger asidethis rationalization of working
for free and youll get exposure is wrong-headed. This is
work. I am a professional. Professionals get paid. End of
story. Even if I decide to do it pro bono (because I support
your mission or I know you, whatevs) it is still worth
something606. La storia si conclusa con le scuse del team
di Biology Online607 e il licenziamento di Ofek. Reagire non
inutile, specie nel momento in cui tutto pu essere condiviso
online come ha brillantemente fatto la ricercatrice americana.
O, per utilizzare le parole di Sarah Kendzior: Exploiters
should feel ashamed, not the exploited. Gli sfruttattori
dovrebbero vergognarsi, non gli sfruttati.

5.3.1 Intervista a Sarah Kendzior

Affido la chiusura di questa parte alle domande che ho


rivolto a Sarah Kendzior, che ringrazio ancora una volta per

605

http://www.youtube.com/watch?v=Q9kTZx1vq7c.
Seriamente, rabbia a partequesta giustificazione del lavoro gratuito
in cambio di visibilit ridicola. Questo lavoro. Sono una professionista.
I professionisti vengono pagati. Fine della storia. Anche se decido di farlo
pro bono (perch supporto le tue idee o perch ti conosco, o per qualsiasi
motivo) vale comunque qualcosa. Lee D., Responding to No name Life
Science Blog Editor who called me out of my name in
scientificamerican.com, 11 ottobre 2013 (cit).
607
http://www.biology-online.org/biology-forum/about34647.html.
606

372

la sua grande disponibilit. Dopo lo scambio originale,


trover posto una traduzione in italiano.

Emanuele Mastrangeli: Briefly: what is the post-employment


economy?
Sarah Kendzior: The post-employment economy is the
replacement of steady jobs that pay a living wage with
contingent and poorly paid or unpaid labor and the
expectation that this is normal, and that these positions are a
required stepping stone to a real job. People no longer work
for pay, they pay to work.
EM: In your article "Managed expectations in the postemployment economy", you wrote that Americans are being
conditioned to accept their own exploitation as normal.
According to you, how did this happen?
SK: I explain this in some detail in this interview:
http://www.policymic.com/articles/48829/why-you-shouldnever-have-taken-that-prestigious-internship
EM: In your article "Surviving the post-employment
economy" you wrote that choices of todays workers are
increasingly limited. But you also wrote that people can
organise and push for collective change. What do you think
people should do?
SK: People are already organizing and working for change.
The fast food strikes last week are a good example of this. We
need to realize that almost everyone is suffering from the
same economic plight it is only a matter of degrees. People
need to stand up for each other and form broader coalitions.
373

We also need to address problems without shame. Exploiters


should feel ashamed, not the exploited. Feelings of shame,
humiliation keep people from discussing their personal
situation, but it helps people to know they are not alone, that
contrary to media mantras, this is not their fault.
EM: Talking about journalism, you wrote that the problem is
that people are writing for free for companies that are making
a profit. Jonathan Tasini led a lawsuit against The Huffington
Post on behalf for unpaid bloggers. Nate Thayer refused to
give his article for free to the Atlantic. Is something
changing? Can these actions increase people's awareness?
SK: Yes, and they have. There have been similar campaigns
regarding unpaid internships in journalism. Under pressure,
publications began paying interns and/or increased wages.
Once unpaid labor is seen as a source of embarrassment
instead of something sanctioned and normal policies begin
to change.
EM: If nobody accepted to write for free, companies should
offer a compensation. Why do this still happen? Is it because
nobody wants to be the first?
SK: Things have already started changing, both in terms of
people demanding compensation and companies getting it.
We still have a long way to go though.
EM: Do you think Internet had an active role in the
phenomenon of unpaid writing?
SK: Yes. And Im not opposed to people writing for free on
their own volition, like on a personal blog. Im opposed to
people writing for free for large corporations that profit off
their work and refuse to pay them.
374

EM: I'm getting my degree in Journalism. In Italy, to be a


practicing journalist, you take exams and get certified. In
order to do that, you must write for a newspaper - either
offline or online - for 2 years being regularly paid. I spent one
year living in Edinburgh, Scotland, where I found a job in a
delicatessen. I had a decent wage, I lived on my own. I came
back in Italy in september 2013 in order to get my degree. I'm
jobless and I came back living with my mother. Did I make
mistake?
SK: Thats a personal question that I cant answer, but it
seems to me like you did everything right and then re-entered
a terrible economy with little opportunity for young people.
Your situation is typical and does not reflect your talents and
abilities. Dont think of it as a matter of whether you made a
mistake. Think of it as a situation in which most people are
denied opportunity and need to push for structural change.
Youre not alone.
EM: Brevemente: cos la post-employment economy?
SK: E la sostituzione di lavori sicuri che permettono il
sostentamento con altri temporanei sottopagati o non pagati
affatto e lidea che questo sia normale e che queste posizioni
siano un passaggio inevitabile per raggiungere un vero
lavoro. Le persone non lavorano pi per guadagnare, ma
pagano per lavorare.
EM: Nel tuo articolo "Managed expectations in the postemployment economy", scrivi che Gli americani sono stati
convinti ad accettare il loro sfruttamento come normale.
Secondo te, come successo tutto ci?
375

SK:
Lo
spiego
in
questa
intervista:
http://www.policymic.com/articles/48829/why-you-shouldnever-have-taken-that-prestigious-internship
EM: Nel tuo articolo "Surviving the post-employment
economy" scrivi che le scelte dei lavoratori sono limitate.
Ma aggiungi che le persone possono organizzarsi e premere
per dei cambiamenti. Cosa pensi che dovrebbe essere fatto?
SK: Le persone si stanno gi organizzando e stanno gi
lavorando per il cambiamento. Gli scioperi nei fast food della
scorsa settimana608 sono un buon esempio. Dobbiamo
realizzare che quasi tutti stiamo soffrendo la stessa situazione
economica solo una questione di livelli. Le persone
devono lottare anche per gli altri e formare delle coalizioni.
Dobbiamo anche nominare il problema senza vergogna. Gli
sfruttatori dovrebbero vergognarsi, non gli sfruttati.
Sentimenti di vergogna, umiliazione impediscono alle
persone di discutere la loro situazione personale, ma le
persone vengono aiutate dal fatto di sapere che non sono sole.
EM: Parlando di giornalismo, hai scritto che il problema che
le persone scrivono gratis per imprerse for-profit. Jonathan
Tasini ha condotto unazione legale contro lHuffington Post
in nome dei blogger non retribuiti. Nate Thayer ha rifiutato di
concedere il suo articolo gratuitamente allAtlantic. Qualcosa
sta cambiando? Queste azioni possono accrescere la
consapevolezza collettiva?

608

http://www.usatoday.com/story/money/business/2013/12/05/fastfood-strike-wages/3877023/

376

SK: S e lo stanno facendo. Ci sono state campagne simili


riguardanti i tirocinii non pagati nel mondo giornalistico. Una
volta sotto pressione, le pubblicazioni hanno cominciato a
pagare i tirocinanti e/o ad aumentare i salari. Una volta che il
lavoro non retribuito viene visto come qualcosa di
imbarazzante piuttosto che come qualcosa di normale le
abitudini cominciano a cambiare.
EM: Se nessuno accettasse di scrivere gratis, le imprese
dovrebbero offrire un compenso. Perch questo ancora
succede? Dipende dal fatto che nessuno vuole fare il primo
passo?
SK: Le cose stanno gi cambiando, sia in termini di persone
che richiedono una retribuzione, sia per quanto concerne le
aziende che iniziano a pagare. C ancora molto da fare
tuttavia.
EM: Credi che Internet abbia avuto un ruolo importante nel
proliferare del fenomeno della scrittura non retribuita?
SK: S. E non sono contro le persone che scrivono gratis per
loro stessi, come su un blog personale. Sono contro le persone
che scrivono gratis per grandi imprese che guadagnano sul
loro lavoro e si rifiutano di pagare.
EM: Sto per prendere una laurea in Giornalismo. In Italia, per
diventare un giornalista, devi sostenere unesame ed avere
una certificazione. Per farlo, devi scrivere per un giornale
sia offline che online per 2 anni venendo regolarmente
retribuito. Ho vissuto per un anno a Edimburgo, in Scozia,
dove avevo un lavoro in un negozio. Avevo uno stipendio
dignitoso e vivevo per conto mio. Sono tornato in Italia nel
settembre del 2013 per finire luniversit. Sono senza lavoro
377

e sono tornato a vivere con mia madre. Ho commesso un


errore?
SK: Questa una domanda personale a cui non posso
rispondere. Mi sembra che non hai commesso degli errori,
ma semplicemente sei rientrato in uneconomia terribile che
concede poche opportunit ai giovani. La tua situazione
tipica e non riflette le tue capacit. Non credere che il punto
sia se hai commesso o meno un errore. Pensa che si tratta di
una situazione che nega alla maggior parte delle persone delle
opportunit e necessit di essere cambiata. Non sei solo.

378

Conclusione
Recita un famoso proverbio italiano: i giornalisti lodano
chi li paga, e mordono chi li disprezza. Gli editori meno
propensi ad aprire il portafogli possono stare tranquilli: non
cos. Non lo pi, perlomeno. Certo non vale per ogni
giornalista. Volendo peccare di malizia si potrebbe arrivare a
dire che le le lodi sono garantite a priori, soldi o non soldi.
Ma non il momento di esultare, i difensori della libert di
stampa possono smorzare il proprio entusiasmo. Se il
proverbio denunciava infatti una particolare sensibilit al
denaro della categoria, il venir meno di questa peculiarit non
garantisce affatto la trasparenza o la qualit dellesercizio
della professione. Bisogna tuttavia riconoscere che i
giornalisti continuano a mordere chi li disprezza; ma anche
qui qualcosa cambiato. Il disprezzo, ma sarebbe meglio dire
la critica, non arriva pi dalluniverso editoriale, dai vertici
della piramide, bens dalla base, da quei pochi colleghi che
lanciano il proprio jaccuse. Pur cambiando il mittente, il
destinatario reagisce alla stessa maniera: mordendo.
Difendendo il proprio territorio, il proprio orticello fatto di
sogni, speraze ed egocentrismo. E, perch no, servilismo.
Si faccia un passo indietro, alla domanda cardine da cui
sbocciato questo lavoro. Perch si arrivati alla non
retribuzione della prestazione intellettuale, in particolar modo
quella giornalistica sulla Rete609? Il processo di risposta a
questo quesito stato come si visto lungo e ha richiesto
Riguardo allesistenza del fenomeno credo che ogni dubbio sia stato
ampiamente fugato.
609

379

un avanzamento graduale. In primo luogo si resa necessaria


una descrizione dettagliata del contesto di riferimento, da un
duplice punto di vista diacronico e sincronico. Era
impossibile non riportare, pur brevemente, lintrecciarsi
dellevoluzione tecnologica di Internet con luniverso
giornalistico. La vera rivoluzione al di l dei cambiamenti
che hanno riguardato la notizia, la professione o i formati
stata quella dellaccesso. Il fenomeno descritto in primo
luogo figlio del Web 2.0 e della sua liberalizzazione degli
accessi. Il risultato stato la sconfinata abbondanza
dellofferta di cui si parlato trattando la cosiddetta new
economy, che ha portato ad una situazione di mercato in cui
la domanda si ritrovata a simulare un mama, non mama
nel bel mezzo di un prato infinito. Unulteriore conseguenza,
molto pi sottile, stata quella della sottrazione di dignit. Il
mescolarsi torbido di amatoriale e professionale, falso e
veriterio, attendibile e non attendibile, tipico della Rete, ha
generato lidea che il lavoro online fosse meno nobile di
quello classico. Non solo, stato forse anche scientemente
insinuato il dubbio che forse di lavoro non fosse neppure
lecito parlare. In fondo, spesso e volentieri lo si fa da casa,
senza orari fissi, senza mai incontrare di persona i propri
colleghi o superiori. E non manca la concorrenza; molte
persone premono per accapararsi questo lavoro/non lavoro,
addirittura gratis.
Gi, gratis. Dopo aver vissuto il fenomeno in prima
persona, dopo averlo ricercato, dibattutto, raccontato, la
parola gratis ancora suscita un non so che di inesplicabile
in relazione al mio concetto di lavoro. Una parte
fondamentale di questa tesi ha riguardato lindagine delle
ragioni che hanno spinto e spingono tanti giovani e non ad
380

offrire il proprio tempo, la propria disponibilit, le proprie


energie, il proprio impegno, la propria conoscenza, le proprie
abilit senza venire retribuiti610. Ci che emerso,
naturalmente, stata una molteplicit di ragioni, una
compartecipazione di pi fattori che insieme hanno
contribuito e contribuiscono, con maggiore o minore peso
specifico, alla proliferazione del fenomeno in questione.
Senza ripetere in maniera didascalica quanto gi
dettagliatamente riportato nellultima parte di questo lavoro,
possibile aggiungere che il fenomeno risulta essere il
prodotto tra delle condizioni preesistenti611 e lopportunit
che queste si concretizzassero, di cui principale artefice la
Rete. In altri termini, lontani dal voler demonizzare
Internet612, il Web si limitato a consentire lespressione di
spinte gi esistenti, che hanno trovato nelluniverso digitale
il terreno della propria realizzazione. Il fenomeno non pu
essere spiegato in assenza di una di queste due componenti,
610

Dato per assodato, come gi ampiamente sviscerato nelle pagine


precedenti, che la visibilit non sia una moneta degna di essere
considerata tale. Questo perlomeno il pensiero di diverse personalit che
hanno prestato la propria voce nella coralit di questo lavoro, pensiero
affine a quello del sottoscritto.
611
Ho suddiviso le ragioni delle persone che decidono di scrivere gratis
in due categorie. Una prima, maggiormente inserita nellambito della
professionalit, raccoglie le motivazioni di coloro che vedono la
collaborazione gratuita come necessaria per il raggiungimento di altri
obiettivi (il tesserino da pubblicista, una retribuzione futura, lesperienza,
la visibilit). La seconda categoria invece racchiude in s realt legate
maggiormente alluniverso amatoriale, dove la scrittura considerata non
un lavoro ma un hobby, o piuttosto una passione da coltivare ad ogni
costo. In questo contesto entrano in gioco dinamiche differenti, come ad
esempio il narcisismo o la gratificazione egocentrica.
612
Credo fermamente nellassoluta neutralit degli strumenti, i cui effetti
sono quasi esclusivamente il risultato dellutilizzo che ne viene fatto.

381

entrambe parimenti essenziali. Lassenza di una delle due, fa


cadere la logica che sostiene il discorso.
Una volta delineate le ragioni, il passo successivo quello
dellattribuzione di responsabilit613. Anche in questo caso la
soluzione non univoca. Ritengo che il ragionamento debba
procedere analizzando tre piani differenti. In primo luogo c
il piano legislativo e istituzionale. In particolar modo per
quanto concerne laspetto meno trasparente del fenomeno,
quello legato alla trasformazione del tesserino da pubblicista
in merce di scambio, si evidenziano le colpe di un sistema
caratterizzato da lacune, contraddizioni e un generale
anacronismo. Questioni come la legittimit dellOrdine dei
Giornalisti, la sua modernit rispetto alla dirompenza
dellevoluzione tecnologica, la selezione economica e
classista prodotta dalla sua articolazione, si propongono come
centrali ed incredibilmente attuali di fronte al fenomeno del
lavoro non retribuito. Da parte delle istutizioni emerge invece
un generale disinteresse nei confronti del problema, che
possibile evincere in primo luogo constatando lassenza quasi
totale di un dibattito a riguardo nelle arene pubbliche. Un
altro piano di riferimento quello degli editori, secondo
alcuni gli unici meritevoli di essere additati come colpevoli.
La questione va scissa. Da una parte ci sono gli editori
disonesti tout court, che si muovono nel campo dellillegalit:
si sta parlando di coloro che attraverso lemissione di fatture
false consentono ai loro collaboratori di presentare la
documentazione richiesta per essere ammessi allEsame di
Stato per lottenimento del tesserino da pubblicista,
fenomeno descritto in pi occasioni nelle pagine precedenti.
613

Questo, naturalmente, nel momento in cui il fenomeno viene


considerato dannoso, sotto diversi punti di vista.

382

Dallaltra parte ci sono coloro che pur rimanendo nellambito


della legalit, possono essere accusati di non sottrarsi, per
minimizzare i costi e aumentare i profitti, a logiche di
sfruttamento e ricatto nei confronti dei propri collaboratori.
Pagamenti iniqui o pi spesso assenti, annullamento di
qualsiasi rischio imprenditoriale, ma soprattutto prese di
posizione che godono di un enorme squilibrio di potere che
deriva non soltanto dal possedimento di un capitale, spesso
poco rilevante, ma dai privilegi garantiti da un sistema che
favorisce tutto ci. In primo luogo il sistema si autoalimenta
attraverso una tautologia: funziona cos perch funziona cos.
Ma soprattutto, leditore pu utilizzare come arma di ricatto
la dimensione sterminata dellofferta che propone il mercato:
di fronte ad un rifiuto sporadico, ci sono innumerevoli
persone non solo disposte, ma ben propense ad accettare. Di
conseguenza, tanto da un punto di vista concettuale, quanto
da uno meramente pragmatico, il sistema riesce ad
alimentarsi e ad approfittare di questo sono tutti quegli editori
senza scrupoli che mirano esclusivamente a massimizzare i
guadagni. Sulla scia di questo ragionamento facile spostarsi
al terzo ed ultimo piano dellattribuzione di responsabilit,
quello che genera maggiori controversie e disaccordi. Il piano
dei collaboratori. Le posizioni in merito sono difficilmente
conciliabili. Questa ricerca ne ha individuate tre. La prima
quella di coloro che reputano il lavoro non retribuito online
assolutamente normale o addirittura come di grande benificio
per la societ. Nel mezzo si trova invece lidea che concedere
il proprio lavoro gratuitamente614 sia sbagliato, ma che i
collaboratori siano le vittime e gli editori e il sistema i
614

Si parla sempre di lavoro svolto presso aziende for-profit,


naturalmente.

383

carnefici. Lultima posizione, quella che come evidente


viene abbracciata in questa tesi, non assolve coloro che
scrivono gratis, ma gli attribuisce delle precise responsabilit.
Principalmente quella di aver contribuito e di contribuire
allinquinamento di un mercato oramai difficilmente
recuperabile e consequentemente quella di aver da una parte
danneggiato la categoria dei professionisti gi formati,
dallaltra quella di aver trasformato laccesso alla professione
in una palude da cui risulta incredibilmente difficile uscire, in
particolar modo puliti615.
Si presenta forse il caso di mitigare il pessimismo che
emerge dal quadro sin qui descritto. Tutto questo significa,
potrebbe essere lecito chiedersi, che diventer sempre pi
complicato poter vivere esercitando la professione
giornalistica? I lavoratori dipendenti continueranno a
diminuire con il passare degli anni? Laccesso alla
professione eserciter sempre pi una selezione economica e
classista616? La retribuzione verr relegata definitivamente ad
una pretesa assurda o ad una chimera? Si smetter di parlare
di professione giornalistica lasciando piuttosto spazio al
semplice hobby? In assenza di determinati cambiamenti,
ritengo che sia sufficiente una sola risposta a tutte queste
domande: s. I cambiamenti cui si fa cenno hanno diversa
natura, sia legislativa sia di mentalit. Sono tuttavia
daccordo con quanto sostenuto da Carlo Gubitosa e che per
molteplici ragioni lidea che possa maturare una coscienza
collettiva sia utopica. Utilizzando le parole di Gubitosa: I
diritti della categoria si devono affermare su due binari: nel
Soprattutto in assenza di un equipaggiamento allavanguardia, quindi
particolarmente costoso. Sempre rimanendo nei confini della metafora.
616
E di propensione etica, si potrebbe aggiungere.
615

384

rispetto di alcuni principi di Legge che vanno stabiliti in


Parlamento e nel riconoscimento di alcuni diritti che va
stabilito nel rapporto tra editori e lavoratori mediato dai
sindacati617. Dal punto di vista legislativo, si parla di una
normativa che impedisca anche a tutela del lettori di utilizzare
lavoro non retribuito in una testata registrata che fa anche
peraltro profitti. Questo dovrebbe essere chiaro per legge: io
domani non posso mettere su unimpresa edile con il
muratore che mi viene a lavorare gratis perch cos fa
esperienza, si fa notare, cerca la visibilit. No, in tal caso
arriva lispettorato del lavoro e mi denuncia, perch quello
lavoro nero618. Si anche visto come il problema sia pi
ampio e riguardi per certi versi il mondo del lavoro tout court,
come sostenuto da Sarah Kendzior. A tal proposito condivido
la linea di Francesco Sellari quando tra le misure necessarie
a contrastare il ricorso al lavoro non retribuito o sottopagato
parla del bisogno di fare in modo che gli stage, al di l della
loro natura, prevedano sempre un rimborso minimo. Si tratta
di processi che, anche qualora dovessero attivarsi e non
detto che questo si verifichi , necessiteranno di molto tempo
prima che se ne possano testare gli effetti. Cosa dovrebbe fare
allora un aspirante giornalista? Quale la strada che un giovane
neolaureato dovrebbe intraprendere? Le risposte in tal senso
potrebbero essere molteplici. Nel momento in cui si decide di
respingere lo scenario del lavoro non retribuito credo esistano
tre diverse possibilit. La prima, sotto alcuni punti di vista la
pi auspicabile, quella di imbattersi nelle persone giuste al
momento giusto. Trovare una collaborazione retribuita
Queste parole sono prese dallintervista che ho realizzato con Carlo
Gubirosa.
618
Queste parole sono prese dallintervista che ho realizzato con Carlo
Gubirosa.
617

385

dignitosamente che dia la possibilit di crescere


professionalmente e fare esperienza senza dover accettare
compromessi scomodi. Senza peccare di cinismo, questa
rimane la via meno probabile, per quanto non impossibile. La
seconda possibilit affonda le proprie radici nelle potenzialit
della Rete. Ogni utente pu diventare autore ed editore di s
stesso. Se si crede nelle proprie capacit e nelle proprie idee,
non peccato tentare perlomeno una volta di avviare un
proprio progetto. Nel momento in cui si deve scrivere gratis,
che sia almeno fatto per s stessi. Lultimo scenario forse
quello pi doloroso per coloro che amano questa professione:
dedicarsi ad altro, trovare unaltra strada, affidarsi ad una exit
strategy. Ritengo che le possibilit offerte dalla vita siano
infinite, ma soprattutto imprevedibili. La capacit di sapersi
reinventare preziosa e lessere costretti a farlo non ha
necessariamente accezione riduttiva, ma pu invece essere
occasione di crescita e di arricchimento. Perch, utilizzando
le parole di Silvia Bencivelli, la storia dei sogni, il lavoro dei
sogni una stronzata619. Oppure, per utilizzare parole pi
morbide, lidea del lavoro dei sogni andrebbe quantomeno
ridimensionata: Non credo che per inseguire il lavoro dei
tuoi sogni puoi ritrovarti a 40 anni ancora a scrivere
gratis620.
Lascio alcune righe a disposizione di una riflessione
conclusiva. Credo di aver scritto queste pagine
principalmente a scopo terapeutico. La scelta dellargomento,
come gi accennato nellintroduzione, nasce dallesperienza
Queste parole sono prese dallintervista che ho realizzato con Silvia
Bencivelli.
620
Queste parole sono prese dallintervista che ho realizzato con Silvia
Bencivelli.
619

386

personale. Quando ho iniziato a lavorare a questa tesi, sapevo


gi, approssimativamente, quello che avrei trovato. Perch
questo mondo lo conoscevo piuttosto bene. Nel mio percorso
di quantomeno cercata crescita professionale ho respinto
al mittente, o semplicemente scartato, decine di offerte inique
come quelle riportate in questo lavoro. Complessivamente ne
ho accettata una manciata: tutte retribuite, non molto, ma
perlomeno in linea con limpegno e il tempo richiesti. Ma
questo almeno un paio danni fa. In seguito le proposte
dignitose sono lentamente scomparse, sparite, evaporate nel
mare magnum della Rete. E quel che rimasto non era poi
cos accattivante. E stato allora che ho cominciato a
guardarmi intorno, provando a regalare alla mia vita scenari
alternativi, al di fuori delluniverso giornalistico. Questo
lavoro con ogni probabilit la mia ultima carezza a quel
mondo, che amo, ma non al punto di scendere a compromessi
per me inaccettabili. Nulla merita di sottostare a simili
condizioni: lamore, quello maturo, adulto, unaltra cosa. In
fondo questa ricerca non vuole neppure essere una denuncia,
manca completamente quella carica di rabbia morale
necessaria e qui assente, poich svanita lentamente nel tempo.
Si tratta pi probabilmente di una definitiva presa di
coscienza, una fotografia con cui riassumere i motivi di un
abbandono, di un no, grazie. Se un giorno nutrissi il
desiderio di riavvicinarmi a questo mondo, lo potrei fare per
altre vie, quelle comunque straordinarie offerte da Internet,
autogestendomi, come suggerito a pi riprese da Carlo
Gubitosa. Nel frattempo mi dedicher ad altro, concludendo
il mio percorso universitario di pari passo con il termine di un
processo di maturazione dettato pi che altro dalla
disillusione. Sarebbe altrettanto necessario interrogarsi sulla
questione universitaria, con le sue lacune e contraddizioni.
387

Ma servirebbe qualche altra centinaia di pagine. Sar per la


prossima volta, forse.

388

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