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Il bersaglio polemico, pare qui evidente, Letteratura come vita, il saggio di Carlo Bo
che per diversi anni ha ricoperto la funzione di una sorta di Manifesto dell'Ermetismo.
In contrapposizione e in spiegazione di tale prospettiva, Sanguineti non soltanto nega
l'esistenza di una neutralit ideologica della letteratura, ma ritiene altres che in molti casi
quell'ideologia di cui la letteratura si fa portatrice determina nel lettore una distorsione,
ancorch sublimata, dei dati essenziali della realt effettuale. E tuttavia, se da un lato la
letteratura si rivela potenzialmente depositaria di una forza mistificatrice e deformante,
per un altro verso essa pu farsi portatrice di un rischiaramento delle dinamiche
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Fortini Franco, Verifica dei poteri. Scritti di critica e di istituzioni letterarie, Einaudi 1989, p. 166.
Sanguineti vero&falso, intervista a Edoardo Sanguineti su La Repubblica del 07/04/2006.
Edoardo Sanguineti: Intellettuali impegnatevi, su Liberazione del 08/06/2006.
Edoardo Sanguineti: Introduzione a Gramsci: Letteratura e vita nazionale, Editori Riuniti 1987, p.
XXIII.
Edoardo Sanguineti: Introduzione a Id. (a cura di): Poesia italiana del Novecento, Einaudi 1969, p. LIX.
Edoardo Sanguineti: Come si diventa materialisti storici?, Manni 2006, pp. 19-20.
Edoardo Sanguineti: Introduzione a Id. (a cura di): Poesia italiana del Novecento, Einaudi 1969, p. LX.
Gyrgy Lukcs: Lo scrittore e il critico, in Id., Il marxismo e la critica letteraria, Einaudi 1964, p. 418.
emargina gli aspetti storici e contestuali dei Quaderni del carcere, per concentrarsi su
quello che per il filologo essenziale costituisce l'aspetto principale: il linguaggio. In virt
quindi della potenza dell'etimo, Anderson rileva che la nozione di Stato, in Gramsci,
oscilla fra tre definizioni e dacch secondo questi la parola non falla, non pu fallare,
non si dedurr che Gramsci impiega la parola Stato in tre accezioni diverse, e che dunque
occorre prestare un po' di attenzione, leggendo e interpretando, ma si dedurr che
Gramsci non sapeva bene che pesci prendere e che c'aveva tre soluzioni in testa13.
chiaro qui il problema ermeneutico che Sanguineti tenta in tono polemico di dipanare:
l'essenzialismo filologico e l'etimologismo, assumendo come premessa la priorit
relazionale dell'elemento linguistico su quello storico, presuppongono altres un'unica
accezione, un unico valore semantico per ogni vocabolo. L'adozione pertanto di uno
stesso lemma all'interno di discorsi concettuali differenti, non pu implicare altro,
secondo l'essenzialismo filologico, che una confusione da parte dell'autore sulla voce
impiegata. Diversamente Sanguineti, privilegiando l'aspetto storico su quello linguistico,
non concepisce le parole quali monete coniate e ne comprende la duttilit referenziale.
Come che sia, afferra facilmente come i tre concetti di Stato in Gramsci presuppongano
tre accezioni semantiche differenti con cui questi utilizza la parola Stato. La prima in
senso tradizionale o in senso stretto, ovvero inteso come societ politica. La seconda
in senso lato, ovvero inteso come societ civile, giacch per Gramsci anche la societ
civile una forma di Stato. E infine lo Stato come superamento del conflitto
differenziatore tra societ politica e societ civile e approdo alla cosiddetta societ
regolata. Sanguineti spiega quest'ultimo passaggio citando l'intellettuale sardo: Quando
si intenda dialetticamente (nella dialettica reale e non solo concettuale) l'unit storica
di societ civile e societ politica, lo Stato concepito come superabile dalla 'societ
regolata' (Q. 734). In vista, povero Anderson, di uno Stato senza Stato (Q 764)., e
conclude ironicamente: Ma come se lo pu pensare, uno Stato senza Stato, dico io, il
Filologo Essenziale14.
Nel complesso dunque, la predilezione dell'approccio ai testi linguistico-sincronico su
quello diacronico, rischia di condurre ad errori interpretativi piuttosto rilevanti, giacch,
come mostra il critico genovese, il linguaggio stesso, lungi dal costituire una
strumentazione invariabile e di segno neutro, assorbe le mutazioni storiche su di s e
viene attraversato da istanze ideologiche ben determinate, quantunque non sempre
facilmente rilevabili15. Per riportare un esempio, l'espressionismo...fa gi ideologia, per
s, alla variet dei contenuti, anche di quelli suggeriti dall'esperienza interiore, imprime
un suggello d'anima in forme costanti, in modi coerenti di linguaggio16.
Nella capacit di cogliere analiticamente tutte le varianti connettive e le implicazioni
dialettiche pi rilevanti di un testo consiste la qualit migliore nel lavoro culturale di un
materialista-storico. necessario, nella sostanza, comprendere che
in ogni questione culturale e estetica, letteraria e artistica, come in ogni questione linguistica, stanno altri problemi, e
questi occorre decifrare e sciogliere, nel concreto, ogni volta, se veramente si vuole decifrare e sciogliere quella
questione puntuale, in tutta la sua precisa determinazione e specificit [] Si tratta di riconoscere, assai
semplicemente, che non si d n linguaggio, n letteratura, comunque intesi, che nell'esperienza sociale, e che
linguaggio e letteratura sono sempre modi di tale esperienza sociale, sono pratiche ideologiche e storiche. Anzi, non vi
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riduzionismo peggiore, se questo si teme, che ridurre a linguaggio il linguaggio, a letteratura la letteratura. E
l'ideologia a ideologia, scindendola e depurandola arbitrariamente dal suo significato pratico concreto. E il paradosso
del materialismo storico, al riguardo, riposa tutto in questo: nel fatto che gli altri problemi sono quelli per cui la
prassi letteraria riconosciuta realmente come prassi, e cos effettivamente dignificata e compresa 17.
Attualmente ad aver accolto l'invito di Sanguineti sono stati Edward Said e i Postcolonial
Studies che assieme ad altre branche degli Studi Culturali hanno desunto dalle riflessioni
gramsciane alcuni tra i fondamenti costitutivi della propria ermeneutica. Anche in Said
l'engagement oggettivo e non una prerogativa del soggetto; le forme e le materie
letterarie non prescindono dai processi storici, da cui piuttosto dipendono i mutamenti di
quelle che Raymond Williams definisce le strutture del sentire. Le opere sorgono su una
conflittualit storica che le forme estetiche tendono, il pi delle volte, a sublimare e, in
ultima analisi, a nascondere. Compito del critico , ad avviso di Said, quello di fare
emergere quella conflittualit che ha dato vita all'opera e le dinamiche di occultamento
messe in moto in maniera pi o meno consapevole da parte dell'artista. presente in ogni
testo una particolare struttura di atteggiamento e riferimento, che sia pur proveniente
dall'istanza culturale inconscia dell'artista, il critico deve rilevare mediante una lettura
contrappuntistica20. Il presupposto riabilitato in seguito al decentramento mnemonico
subito, quello della mondanit dell'attivit intellettuale e artistica:
la mondanit ci che distingue l'intellettuale dall'esperto, dallo scienziato erudito, dall'accademico di professione; la
mondanit ci che spinge l'intellettuale a farsi critico nel vero senso della parola piuttosto che restare spettatore
passivo o silenzioso funzionario dell'egemonia esistente 21.
L'a-mondanit ci che presiede per Said a quella sorta di dogmatismo filologico che
attraversa per molti versi l'Orientalismo stesso. Quest'ultimo in effetti si organizz
sistematicamente come strumento di acquisizione di documentazione sull'Oriente e di una
sua razionale diffusione come forma di conoscenza specialistica 22. Tale a-mondanit
accademica e inaridimento tecnicistico finiva per produrre una deformazione, ancorch
sotto vesti erudite, non gi soltanto della realt effettuale ma altres dei testi e delle opere
letterarie che ci si proponeva di analizzare. Quella tipologia di critico definita e schernita
da Sanguineti come Filologo Essenziale pressoch lo stesso tipo di figura culturale che,
a detta di Said, d origine a quella visione generale sull'Oriente quale sinonimo di
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Edoardo Sanguineti: Introduzione a Gramsci: Letteratura e vita nazionale, Editori Riuniti 1987, p.
XVII.
Ivi. p. XV.
Ivi. p. XXIV.
Cfr, Edward Said, Cultura e imperialismo, Gamberetti Editrice 1998, pp. 77, 91.
Joseph A. Buttigieg, Introduzione a Edward Said, Cultura e imperialismo, Gamberetti Editrice 1998, p.
XII.
Edward Said, Orientalismo (1979), Feltrinelli 2008, p. 167.
A sua volta Sanguineti esprime tutti i suoi apprezzamenti nei confronti di Gozzano per
aver saputo far emergere nella sua arte, la mondanit dell'opera, per aver fondato, assieme
a Lucini, un fronte di realismo, per quella sua tipica effige, in sostanza, di malato
frivolo e mondano25.
Ma, a fronte di queste analogie, occorre chiedersi, da quale tradizione culturale attingono
i due critici? In quale autore si rileva, pi che in ogni altro, l'inestricabile relazione tra
mondo e cultura e si propone un approccio integralmente mondano all'intero patrimonio
conoscitivo e testuale? Sentiamo Giorgio Baratta:
Se vogliamo collocare Marx nella storia della filosofia, potremmo dire che egli si propone di pensare in modo
radicalmente mondano e cio di spegnere definitivamente quella metafora del sole o della luce nella concezione della
verit, che accompagna fin dagli inizi il percorso contemplativo e speculativo della filosofia occidentale 26.
Pare in questo senso che la riflessione dei due critici si muova entro coordinate
interpretative che non sarebbero esistite senza la lezione di Marx. Nonostante dunque i
molti limiti che ancora sussistono tanto in Sanguineti quanto in Said (e ancor pi
acutamente in molti critici dei Postcolonial Studies come Robert Young) - limiti di
antihegelismo preconcetto di matrice francofortiana nel primo e strutturalista nel secondo
la vitalit attuale della loro lezione sta a testimoniare da un lato la non totale chiusura
del conflitto egemonico, dall'altro la non-obsolescenza ovvero la profonda ricchezza e
attualit del materialismo storico.
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Ivi. p. 237.
E. Said, cit. in Joseph Buttigieg, cit. pp. XII-XIII.
Edoardo Sanguineti: Introduzione a Id. (a cura di): Poesia italiana del Novecento, Einaudi 1969, pp.
XLIII-XLIV.
Giorgio Baratta: Individuo e mondo. Da Gramsci a Said. Postfazione a Edward Said, Cultura e
imperialismo, cit. p. 400 (corsivi dell'autore).