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sincope delle vocali atone: tegula = teglia, fabula = fiaba
Influenza linguistica dei dominatori: pi che alla diretta influenza della lingua dei dominatori, i
mutamenti fonologici e morfologici sono dovuti allinselvatichirsi della lingua parlata, ora che
allentato il freno della lingua colta scritta.
Mutamenti fonologici:
o caduta delle vocali atone (pi forte al nord vicino alla Francia e meno al Sud pi legato
al latino) es. dal gotico: haribergo albergo
o dittongamento di e in ie e o in uo (8 secolo)
o passaggio da e protonica in i (de di)
o palatalizzazione di ci, ce, gi, ge
o sonorizzazione delle consonanti intervocaliche
o gruppi in consonante + j ecc. ecc. (???)
Mutamenti morfologici:
o scompare il neutro (ma gi in et imperiale)
o per il plurale ci si orienta su i ed e anzich s
o comparsa e sviluppo degli articoli, dei pronomi personali e del che, unico pronome
relativo
o flessione verbale verso il tipo moderno, nascono i tempi composti e il passivo analitico
o nasce la preposizione da, da de + ab.
La derivazione: si creano molte parole da vocaboli esistenti:
con suffissi (-issa, da germani isk/esco, -ingo/engo, dal francese ardo)
composti (portabandiera ecc.)
sostantivi da participi, viceversa ecc.
diminutivi che in alcuni caso soppiantano loriginale (frater fratello, sora
sorella)
Mutamenti semantici: molti avvengono in correlazione con la vita di quei secoli, religiosa ( cella
da cella a cella monastica, peregrino da straniero a pellegrino) o sociale (slavus da slavo a
schiavo). Nascono verbi formati da nomi, verb compost in sostituzione di semplici, vocabolo
onomatopeici ecc.
Lotta fra parole vecchie e nuove: a volte i neologismi servono per indicare nozioni nuove; la
maggior parte delle volte, per, scalzano le parole tradizionali. Sono per lo pi parole plebee,
dei nuovi ceti delle province che hanno imparato superficialmente il latino tradizionale. Le
parole analitiche, pi facili, scalzano quelle sintetiche (dua o tres vices per bis o ter,
sanguisuga per hirudo), muoiono i monosillabi troppo brevi (os, anche per lomonimia),
trionfano le parole umili e familiari (caballus, mamma).
Geografia areale, caratteri delle innovazioni italiane: Batoli h suddivido la latinit in tre grandi
aree: una centrale innovativa (Italia e Gallia) e due laterali conservative (Iberia e Dacia), infatti
al centro cerano mutamenti che ai lati non arrivarono: alcune parole morirono al centro m
sopravvissero ai lati o si trasformarono al centro e non ai lati (es. laggettivo bello: italiano
bello, francese beau, ma portoghese formoso, spagnolo hermoso e rumeno frumos).
Inoltre, lItalia del Sud pi legata ai vocaboli arcaici, quella dl Nord pi in interazione con la
Gallia.
Mutamenti di significato: alcuni hanno motivazioni varie (os-bucca), altri hanno motivazioni
socio-psicologiche: discus da disco a tavolo (perch il tavolo era rotondo), organum da
strumento a organo della chiesa (lo strumento pi diffuso), ecc. Per parole di duplice
significato, nel parlato prevale quello pi concreto (grado grado e gradino) o pi popolare e
rustico (casa/domus, hortus orto/giardino); per ogni parola che muta significato ne nasce
unaltra per il significato vecchio (bucca/bocca, gabata/guancia).
Semantica cristiana: molte parole mutano significato travolte dalla morale cristiana (fides,
caritas, virtus, salus sanit/salvezza) o si laicizzano dalla fede pagana (lustrare da espiare con
sacrifici a lucidare).
Tarde coniazioni dotte: le parole non arrivano solo per via ereditaria ma anche per coniazioni
dotte. (?).
Nel 555 capitolano gli ultimi barbari sotto la riconquista di Bisanzio e nel 568 lItalia del Nord
cade sotto i Longobardi.
I Longobardi: avevano carattere militare e provavano invidia e disprezzo per i popoli
sottomessi, molto pi colti di loro. Comunque impossibile sapere quando avvenne la loro
romanizzazione linguistica per scarsezza di dati, ma sappiamo che alla fine erano rimasti solo
pochi nuclei bilingui. Nel 773 c linvasione franca e l romanizzazione linguistica completata
perch i Franchi, gi molto romanizzati, preferiscono da subito usare una specie di latino intriso
di volgarismi romanzi per capirsi.
Comunque, la circolazione linguistica scarsa in questo momento perch le condizioni politiche
ed economiche (piccole comunit intorno ad un monastero o una villa) non la favorivano; solo
qualche mercante o artigiano la portava avanti.
Influenza del latino medievale: la penetrazione delle voci della lingua parlata nella latinit
scritta del medioevo tanto pi forte quanto minore la cultura degli individui. Altre parole
sono entrate nel prlato dopo essere state accolte nello scritto.
Gli elementi germanici: possono appartenere a quattro periodi: pre 476, periodo gotico,
longobardo, franco.
Distinzione dei vari strati germanici:
- distinzione areale: probabilmente sono gotiche quelle voci che troviamo in Italia, Francia
del Sud e penisola Iberica, longobarde quelle solo in Italia ecc.
- distinzione fonologica e morfologica: vocali aperte longobarde, vocali chiuse gotiche
ecc.
- distinzione semantica: alcune parole hanno un significato per i Longobardi e per i Goti
un altro, oppure pu darsi che una parola abbia iniziato la penetrazione in un periodo e
poi in un altro ecc.
Voci germaniche di et imperiale: per lo pi su animali e costumi dei Germani, per cui a
carattere locale; es. tasso, sapone, arpa e werra (guerra su bellum).
Voci gotiche: Visigote (anche il Gallia e Iberia): voci militari (guardia, elmo), di attrezzi (spola),
albergo ecc.; Ostrogote (solo in Italia): fiasco, bega, grinta ecc.
Voci longobarde: molte di pi dei due gruppi precedenti. Hanno carattere militare (strale, salto
ecc.), riferite alla casa (stainberga/stamberga, panca, scaffale), parti del corpo (guancia,
schiena, ma anche negative: magone, zazzera, nappa) e emblematiche delle condizioni dei
Longobardi: schifo. Erano per lo pi parole concrete.
Voci franche: difficile distinguere i vocaboli franchi dai francesismi post-1000: comunque
citiamo bosco (su selva), vocaboli militari (dardo, tregua), attivit commerciali (guadagnare) e
terminologia feudale (feudo, barone, vassallo).
Voci bizantine: difficile stabilire in che periodo arrivarono le voci di provenienza greca; alcune
esistevano solo nei diletti del Sud. Comunque si pu citare: voci domestiche (androne, lastrico),
marinaresche (gondola, ormeggiare), autorit civili bizantine (duca), piante (anguria, basilico).
Ritmo storici: bollettini di guerra in versi, narrati dai cittadini con lesaltazione della
buona causa; uno bellunese, inserito cos com in una narrazione in latino, e uno
lucchese, iniziato in latino e finito in volgare
Versi volgari in un dramma liturgico: lamento di Maria in volgare meridionale in un
dramma in latino sulla Passione
22 sermoni piemontesi: volgare molto influenzato dal francese (specie nella grafia) e dal
latino; anche qui c il tema religioso
Versi didattici: 189 quartine monorime in settenari, affermazioni e consigli misogini e rudi
scritto per con un volgare fortemente composito (gallicismo, francesismi ecc.)
Rambaldo di Vaqueiras: trovatore provenzale che, provando a scrivere in italiano (perch
un suo personaggio doveva parlare genovese), cerca di adattare il dialetto genovese non
scritto ad una lingua scritta; il suo volgare in forte dipendenza dal volgare anzich dl
latino.
Bilancio di due secoli e mezzo: nonostante le scarse testimonianze, il quadro dialettale italiano
appare variegato ma con centri dinfluenza (ad es. Monte Cassino), tuttavia, per ora tutti i
tentativi sono per fini pratici o comunque non in grado di competere con le letterature doc e
oil.
Capitolo V: Dante
Il padre della lingua considerato Dante e non Giacomo da Lentini o altri, perch la sua la
prima lingua capace di tutti gli usi civili e letterari: fa diventare litaliano grande lingua,
degna di alta poesia e speculazioni filosofiche. Dante a favore della divulgazione, come il
maestro Brunetto Latini, crede che le lettere non siano mercimonio ma scienza d condividere
con tutti. Il suo uditorio ideale lItalia (che lui ha molto conosciuto durante lesilio) nelle sue
miserevoli condizioni dinizio 300. Dante le rid un coscienza di unit culturale.
Idee di Dante sul volgare: De vulgari eloquentia, 1301: nei primi capitoli parla da glottologo
(prima sulla favella in generale, poi sugli idiomi europei, che classifica) e poi da letterato (sullo
stile); cerca fra i volgare il pi elegante. Prima elimina quelli rozzi, poi dice che il siciliano ha
avuto grandi poeti ma plebeo, il toscano troppo municipale, il genovese ha troppe z, il
romagnolo femmineo, il veneto ispido: insomma, non lo trova d nessuna parte, cos cerca la
pi semplice unit di misura, il volgare aulico e clericale. Lincompletezza dellopera non ci fa
sapere oltre.
Convivio, 1303/7: nel primo trattato Dante esalta e giustifica il suo uso del volgare per 3
ragioni:
1) perch deve commentare canzoni in volgare
2) per farsi capire da pi gente possibile
3) per amore della propria loquela.
Lingua di Dante dalle critiche giovanili alla Divina Commedia: Dante adatta la lingua a stili
diversissimi, dal siculo-toscano allo stilnovo.
Vita nuova: la prosa datmosfera lievissima, dalta lirica con rigorosa selezione del lessico
(che non c nella Commedia); per lo bello stilo si ispira a Virgilio. Il canzoniere, poi, contiene
anche altre esperienze varie: le rime petrose, la tenzone con Forese, le rime allegoriche.
Convivio: prima opera dottrinale in volgare; sintassi periodica a scopo ragionativi e soffi di
classicit (??).
Divina Commedia: rigorosamente limitato dalla terzina, Dante parte da fondamenti
grammaticali e lessicali fiorentini per poi spaziare a tutte le risorse linguistiche che per
hanno gi avuto consacrazione letteraria; dobbiamo capire fino a che punto la sua lingua pu
essere considerata fiorentino.
Grammatica e lessico della Divina Commedia: il lessico ricco di doppioni, che Dante usa
alternativamente anche a seconda della metrica. radicato alle origini ma guarda anche
intorno a s; usa voci fiorentine di ogni strato sociale, vocaboli di vari dialetti (spesso per
personaggi particolari); i latinismi abbondano nel canti dottrinali o in bocca a personaggi
solenni; non s il greco quindi on usa grecismi tranne quelli presenti gi in opere latine; anche i
gallicismi sono abbastanza, ma non si sa quali sono veramente suoi, cos come i neologismi;
probabilmente sono sue le derivazioni immediate, le altre forme non si sa.
Efficacia di Dante: influisce sullo stile, lessico, metrica, ma anche, in generale, mostra ci che
potea la lingua nostra.
Volgare in Toscana: qui molto pi usato che altrove gi dal secolo prima, a fini, pratici; ora
anche a fini letterari raggiunge livelli altissimi, sia con Dante e Petrarca, sia con gli altri poeti
minori; ha sempre pi esigenze artistiche.
Petrarca: ci che conta sono le sue liriche. influenzato da: Cino, Dante (pi che altro per le
Rime Petrose), i trovatori e i classici latini letti per con uno spirito pi maturo: mischia l sua
toscanit moderna e la tradizione.
Il lessico limitato, lortografia ha una patina latineggiante. Molti i latinismi, si lessicali sia
sintattici.
I provenzalismi sono i soliti gi consacrati, c un francesismi ma perch onomatopeico;
pochissimi neologismi, ma molte perifrasi figurate (liquido cristalli = acqua, amorose vespe =
amore); molte antitesi, parallelismi e figure retoriche in genere.
Boccaccio: nelle opere minori giovanili il suo spirito oscilla fra lamore per gli ornamenti fastosi
e il puro e schietto realismo, e fra prosa e versi.
Nel Decamerone matura, e sadegua alla norma grammaticale del fiorentino del suo tempo,
ricercando per la nobile regolarit (soprattutto quando narra lui). Il lessico molto ricco, ma
non pi fastosa come prima: anzi anche parole plebee o inconsuete, per motivi di tono e
colore locale. Anche nella sintassi appare questo gusto boccaccesco: es. il verbo alla fine della
frase serve per passare veloce sul resto per arrivare allatteso verbo finale.
Culto delle tre corone: il diffondersi del poema sacro scatena ammirazione sconfinata e
numerose imitazioni; nella metrica si diffonde la terza rima e nella lingua linfluenza di Dante
fortissima (la vediamo anche in Petrarca e Boccaccio). Quando si diffondono anche il
Petrarca lirico e il Decamerone, il pubblico ha finalmente a sua disposizione tre grandi scrittori
(quanto mai diversi tra loro ma accomunati dalla passione per la forma) come modello
stilistico e grammaticale.
Preminenza di Firenze in Toscana e della Toscana in Italia: non si sa se giusto considerare
superiore un idioma solo perch ha avuto grandi scrittori, ma in Italia cos e il volgare
fiorentino stato ben presto assurto a lingua pi bella e nobile.
molti testi misti: ad es. titolo latino e testo in italiano, frasi in latino inserite (soprattutto di
argomento religioso). Questa lingua mescolata non sporadica, ci sono tantissimi testi cos;
alla fine del 400 nasce una stilizzazione artistica di questo ibridismo: la poesia maccheronica.
In essa la grammatica e metrica sono latine, ma il lessico spesso volgare a scopo burlesco.
Si parla molto, pi che del volgare in s, delluso che ne hanno fatto i tre grandi; cos, si
diffonde lidea che il volgare possa esprimere alti concetti se c chi degnamente lo coltivi. Per
questo Leon Battista Alberti promosse una gara di scrittura, che per fall perch venne
considerata sfida e affronto al latino. Comunque, segn linizio dell..
Umanesimo volgare:, che arriver a maturazione con Lorenzo il Magnifico e Poliziano.
Con la fama delle tre corone, sale anche la fama di Firenze per dolcezza, abbondanza,
eleganza del dire. Infatti, si usano ancora senza distinzione i termini italiano, volgare, toscano
e fiorentino.
Il volgare il Toscana: consideriamo soprattutto i testi fiorentini, molto maggiori per numero e
importanza del resto della Toscana. Ci sono mutamenti grammaticali, pi evidenti in prosa che
in poesia, e un aumento notevole dei latinismi per dare un tono elevato.
Il filone popolaresco ha successo per tutto il secolo, e nella seconda met si solleva ai fastigi
dellarte nel cenacolo di Lorenzo.
Mentre i contatti con le altre regioni ravvivano la lirica petrarchesca (con nuovi canti, musiche
ecc.), il filone popolaresco satireggia gli altri dialetti. Inizia ad essere adoperato,
occasionalmente, il furbesco.
Il volgare nellItalia settentrionale: notiamo una maggiore diffusione e un maggiore
conguagliamento interregionale, soprattutto per laccettazione di elementi latini e toscani.
Comunque, nei luoghi pi lontani dalla cultura abbiamo testi pi vicini al parlato e quindi pi
rozzi. Le regioni:
- Piemonte: per la sua posizione periferica e la vicinanza al francese, laccostamento al
toscano raro e scarso
- Lombardia: il volgare favorito sia dai Visconti che dagli Sforza
- Veneto: importante Leonardo Giustinian: lespansione delle sue giustiziane ha diffuso
al di fuori del Nord Italia lapocope in consonante davanti a pausa (amar, dormir). La
fioritura di tipografie a Venezia la rese roccaforte della diffusione del toscano letterario.
- Friuli: si trova il dialetto troppo rozzo, perci si usano modelli italianeggianti o veneti, m
un veneto molto toscanizzato
- Emilia: centro importante Ferrara col Boiardo, che scrive lOrlando Innamorato in un
emiliano illustre ma gi decisamente incline al toscano.
Il volgare nellItalia mediana:
- Umbria: la corte urbinate d molti testi colti e in generale i testi umbri sono ormai non
molto dialettali; nella prosa non letteraria, il solito sfasamento grandi citt-province
- Roma: la lingua poetica ormai quella comune
- Abruzzo: pochi esempi di prosa letteraria, mentre i testi pratici sono fortemente
dialettali.
Il volgare nellItalia meridionale:
- Regno di Napoli: luso letterario e pratico del volgare (scarso con gli Angioini e Alfonso I)
diventa vivace con Ferdinando I; molti gentiluomini napoletani si cimentano con liriche
popolaresche, ricche di dialettalismi ma anche influenze petrarchesche. Un forte avvio
allaccoglimento della norma toscana lo d Iacopo Sannazzaro con lArcadia. Anche nel
Regno di Napoli, per di pi fortemente centralizzato, lattivit periferica molto scarsa.
- Sicilia: la prosa letteraria aveva caratteri grammaticali siciliani, ma il lessico e la sintassi
erano molto toscaneggianti; questo perch le tre corone erano molto conosciute in
Sicilia, e la letteratura toscana e umbra molto studiata.
Italiani allestero: a contatto con forme di varie provenienze, tendevano a forme di coin ed
erano talvolta pi italianeggianti che un italiano abitante in provincia.
La norma linguistica: fino alla fine del secolo, la norma linguistica molto oscillante e
liberante; le consuetudini grammaticali erano aperte in varie direzioni, si poteva seguire il
modello latino o toscano a piacimento. Alla fin del secolo si ha un maggiore avvio alla
formazione di un gusto collettivo grazie a:
spinte di autori e opere famose e apprezzate (Boiardo, Sannazzaro)
la stampa: ha uninfluenza coagulatrice, ogni trascrizione tende ad eliminare
peculiarit dialettali perch gli editori mirano ad un grane pubblico.
Latinismi: dal punto di vista Umanistico il volgare era inferiore a latino; per questo, per la
moda letteraria del versi sdruccioli, si usano molti latinismi (a volte spiegandoli o
aggiungendo un sinonimo), che spesso si tende a vocabulizzare (farne un elenco per
adoperarli alloccorrenza). La grafi oscilla molta ma spesso si riconduce al latino (apto ecc.),
con le desinenze adattate alla morfologia italiana e qualche adattamento fonetico negli
avverbi e nelle congiunzioni (es. ipso isso) per tradizione cancelleresca. Il significato
rimane lo stesso, o quello che si credeva avessero in latino.
Quelli arrivati fino a noi hanno vinto la battaglia, ma nel 400 ce nerano molti altri che
lhanno persa.
nuovo italiano letterario. Questo soprattutto nella seconda met del secolo e nella
commedia.
La questione della lingua: molte polemiche nel 500; le 3 correnti erano:
1) corrente arcaizzante, Bembo: egli scrive le Prose della volgar lingua, dialogo a Venezia
fra Giuliano de Medici, Federico Fregoso, Ercole Strozzi e Carlo Bembo (suo fratello e
portavoce).
Libro I: parlano delle origini della letteratura volgare e dellinfluenza provenzale;
Bembo dice che l lingua dello scrittore non deve essere quella del popolo
Parlano della scelta e disposizione delle voci; devono essere belle, chiare e pure,
quindi escludono Dante, a volte troppo rozzo
Libro III: punti pi importanti della grammatica esposti da Giuliano, tratti dal
Decamerone e dl Petrarca.
Bembo retorico, cerca la lingua elegante nellimitazione del 3 grandi 300isti e usa
indistintamente fiorentino, toscano e volgare.
2) corrente eclettica, Colli, Equicola, Colocci, Trissino: vogliono un italiano coin delle
lingue di corte; n imitare il toscano n i 300isti ma fare un mix di tutte le forme colte
delle lingue di corte: contro le forme idiomatiche e pro la nobilt e universalit
dellespressione. Per le peculiarit fonetiche si rifanno al latino. Questa lingua, per, ha
elementi d tutte ma non propria di nessuno
3) tesi fiorentina, Gelli, Giambullari, Salviati, Varchi, Lenzoni: ricevettero anche, nel 1550,
lincarico da parte dellAccademia fiorentina di scrivere una grammatica. Volevano rifarsi
al toscano e al fiorentino perch era il dialetto pi vago e bello.
Nei frontespizi dove si indicava in che lingua si scriveva, troviamo vari modi indicativi di
chiamare il volgare: per lo pi lingua volgare, ma anche lingua materna, lingua toscana (dai
fautori della lingua trecentesca) e meno frequente lingua fiorentina.
Grammatici e lessicografi: grammatica: la prima grammatica Regole grammaticali della
volgar lingua, del 1516 del veneto Fortunio. composta di due libri: morfologia, basta sul
modello dei grammatici latini e con esempi dai trecentisti, e ortografia, incentrata sui
problemi dei settentrionali.
Nel 1525 esce Prose della volgar lingua di Bembo, basato sullimitazione di Boccaccio e
Petrarca (citando anche Dante, Guittone e altri) come fu di Cicerone e Virgilio; ha un grande
successo e molti letterati lo seguirono. Da met secolo i trattati si moltiplicano e esce anche
il primo toscano.
La difficolt formulare regole brevi e chiare per un uso oscillante della lingua: il pi delle
volte i grammatici devono scegliere fra due forme, spesso optano x le pi arcaizzanti e
causando malcontento.
In alcuni studiosi i problemi grammaticali risvegliano interesse filologico: Tolomei, Borghini,
Salviati ecc.
Lessico: dopo le Prose del Bembo appaiono i primi glossari; il primo vero Vocabulario di
cinque mila vocabuli Toschi del Luna, uscita a Napoli del 1536, con errori stranissimi.
Dalla seconda met del 500 ne escono molti, non solo vocabolari ma anche rimari o
raccolte di proverbi.
Interventi di autorit, opera di accademie: 1539: ordinanza di Villers-Cotteret che impone la
lingua volgare in Francia; nel 1560 Emanuele Filiberto ne fa una analoga dicendo che
bisogna scrivere in volgare, ogni provincia il suo (italiano o francese).
Anche Cosimo I fa tenaci tentativi di studiare e regolarizzare la lingua toscana, creando
anche lAccademia Fiorentina.
Importante anche lAccademia della Crusca, dominata nei primi anni dallinfluenza del
Salviati; suo il progetto di creare un vocabolario con lelenco delle voci usate dal 400 ad
allora.
Tentativi di riforme ortografiche: ci furono massicci tentativi dintrodurre segni nuovi.
Giangiorgio Trissino, nellEpistola de le lettere nuovamente aggiunte nella lingua italiana,
propose: per la e aperta, per la o aperta, j e v per la i e u semiconsonanti e per la z
sonora. In altri punti era pi conservatore (es. scriveva ancora statione, pronuntia ecc.). In
generale, molti discussero il nuovo metodo e ben pochi vi si attennero (a parte Tolomei nel
Polito e qualcun altro). Per un insieme di circostanze, pi che altro per il carattere
conservatore dellambiente letterario, i tentativi di riforma dellortografia usuale fallirono.
Laccettazione della norma: la norma lessicale e grammaticale tende ad un crescente
rigore. Si tende ad unortografia pi regolare, a uninterpunzione pi ricca e razionale, alla
limitazione di latinismi, arcaismi, dialettalismi talvolta troppo arbitraria. Ci sono molte
revisioni di testi, sia antecedenti sia da arte degli autori stessi; ad esempio Ariosto, che
dalla prima alla terza edizione dellOrlando Furioso (1516-1532) passa da un padano illustre
ad una lingua conforme al toscano letterario (aderendo, pi o meno pedissequamente, alla
grammatica bembesca; inserisce raddoppiamenti consonantici, toglie le x, articoli moderni
ecc.). Talvolta alle opere vengono uniti dei glossari.
Qualche scrittore, addirittura, sottopone le proprie opere a un competente per farsele
correggere.
Tuttavia, questo adeguamento alla norma molto sentito nellItalia periferica ma meno in
Toscana, dove alcuni lo considerano troppo pedante.
Litaliano fuori dallItalia: nel 500 la cultura italiana h uninfluenza enorme in tutta Europa;
emigrati illustri (Colombo, Leonardo), principesse in corti straniere, ecclesiastici: la
letteratura italiana considerata una delle grandi letterature classiche, ovunque si
petrarcheggi, nascono nuove forme metriche italiane come il sonetto, si diffonde la moda
dellitaliano e si pubblicano grammatiche italiane anche allestero (sono di questi anni Primi
frutti e Secondi frutti di John Florio).
Anche nei rapporti con i Turchi importante litaliano. Dunque, la penetrazione di vocaboli
italiani nelle lingue europee e del Mediterraneo , in questi anni, molto forte.
Grafia: allinizio del secolo, la grafia era quella etimologica imposta dallUmanesimo, cio
basata sul latino. Nel 1501 esce Le cose volgari di Messer Petrarca, curato dal Bembo: di
grafia latina mantiene lh e ti per zi, ma semplifica molti nessi consonantici; tranne qualche
radicale, i pi lo seguiranno. Piano piano la grafia si stacca dal latino e si creano molto
omonimi: atto per apto/acto, orto per hortus/ortus, dei quali spesso ne sopravvive uno solo.
Per chiarezza si introducono gli apostrofi, gli accenti (esemplari dal greco) e linterpunzione,
sempre pi ricca e regolare.
Suoni: allinizio del secolo ci sono molte divergenze fonetiche, anche fra Toscani del Nord e
del Sud, fra poesia e prosa: ad es. dittonghi e monottonghi, er/ar, u breve diventata a volte
o a volte u; nei latinismi, forme plebee e civili, troncamenti pi o meno leciti ecc.
Forme: vengono eliminate o biasimate molte varianti morfologiche plurali in ca/ga co/go
(pratice, grece, equivochi), lui/lei come soggetti, gli per a lei/a loro, i possessivi enclitici
fratelmo, matrema; forme in ia del condizione, passato remoto in ono (scrissono); i
paradigmi erano molto pi instabili che oggi.
Costrutti: tendenza a periodare sostenuto e subordinazione complessa. Alcuni costrutti
particolari ora morti: uso dellarticolo per dimostrativo (il becco del marito ecc.) o per il
nome (la vita di Ges e la di Maria), il tutti senza articolo (tutti mali), ditelemi anzich
ditemeli ecc.
Consistenza del lessico: la conoscenza del lessico aumenta perch aumentano i vocaboli e
le persone. Ci sono molti contatti fra le regioni, ma i letterati formano sempre pi una casta
a s, creano un ambiente chiuso, pesante e conformista e ricercano il grave, leroico, il
pomposo, usano molti latinismi e spagnolismi.
Appaiono molti nuovi vocaboli, anche per la necessit di esprimere nuove cose e concetti.
Per quanto riguarda la vita civile e sociale, citiamo Stato (non pi regime ma territorio),
Signore (non pi solo per chi esercita il potere ma per tutti, per linfluenza spagnola),
contadino (non pi solo abitante del contado ma lavoratore); per la religione, luterano,
ugonotto, protestante, ghetto, ateismo; per la terminologia grammaticale, oltre ai vocaboli
della grammatica latina (vocale, consonante ecc.) ne nascono di nuovi (apocope, sincope
ecc.).
I termini nuovi seguono le fonti consuete di coniazione: onomatopee, suffissi (-ezza, -evole),
prefissi (in-, anti-, pseudo-), composti; anche molti mutamenti semantici.
Capitolo X: il 700
Va dal 1690, fondazione dellArcadia, al 1783 (soppressione della Crusca) / 1796 (invasione
francese); da ricordare nel 1748 la pace di Aquisgrana.
Eventi politici: la pace di Aquisgrana linizio di un lungo periodo di pace; prima, varie vicende
belliche (es. annessione Sardegna, che passa dalla lingua spagnola allitaliana). Le maggiori
dinastie si estinguono e gli stati che dominavano si avviano sulla strada delle riforme, mentre
gli altri restano arretrati (Genova deve cedere la Corsica alla Francia). Sui mari sempre pi
filosofia, politica molti sovrani italiani imparentati coi francesi - , letteratura, scienze),
soprattutto in Piemonte, vicino a bilingue, e a Parma, centro dirradiazione francese grazie a
Filippo di Borbone (genere di Luigi XIV). Molti francesi si stanziavano in Italia e viceversa, e il
francese era lingua internazionale in tutti gli stati. Soprattutto fra i giovani eleganti era di moda
il francese. Abbondano i francesismi nei dialetti.
Seppur molto meno del francese, anche linfluenza inglese ampia, perch se ne ammirano
molti aspetti: istituzioni, filosofia, scienze, industria, letteratura (si comincia ora a tradurre i
classici); linglese poi serve molti ai commercianti.
Lo spagnolo in regresso: le due dinastie in Italia perdono attaccamento con la Spagna e
anche in Sardegna perde lentissimamente terreno.
Scarsa la conoscenza del tedesco, nonostante linfluenza politica austriaca; comincer a
diffondersi solo in et preromantica.
Nelle altre nazioni europee litaliano ancora abbastanza conosciuto fra le persone colte,
grazie soprattutto alla musica.
[salto di paragrafi]
Consistenza del lessico: si scontrano la tendenza conservatrice e la tendenza innovatrice, che
vuole ribellarsi alla tradizione ove non rappresenti natura e ragione; soprattutto per i
francesismi.
Assumono significati pi ampi e nuova moda filosofi, lumi, letterato, ragione/sentimento,
genio/ingegno, emozione, sublime, cosmopoliti, patria-patriota-patriotico, democrazia,
dispotismo, risorgimento; dalle opere letterarie vanesio, lillipuziano; secentismo diventa
spregiativo; nuove invenzioni: pianoforte, ventilatore, tascabili, lotto; nel campo giuridico
manomorta, nelleconomia economia politica, monopolio, concorrenza, capitalismo,
censimento. Lo sviluppo delle scienze produce una enorme modificazione della terminologia in
tutta Europa, a cui lItalia partecipa molto in certi campi, meno in altri. Ad es.
Osservazione della natura: trattandosi di fenomeni sparsi nel mondo, si usano molto
vocaboli stranieri, esotici e dialettali
Botanica e zoologia: si attinge molto dal latino, e spesso si traduce poi in italiano
Molte scoperte incidono sulla vita sociale e perci si cercano vocaboli semplici per essere intesi
largamente: oculista, scarlattina.
Altri vocaboli derivano da usi e costumi di altri paesi (che a volte hanno attecchito, altre sono
rimasti enciclopedici); es. vampiro, insorgenti.
Vi sono molte derivazioni e molti composti, ma sono neologismi creati per lo pi per vezzo
stilistico e non rimangono.
Il linguaggio poetico: nel 700 come prima si ha la concezione che il linguaggio della poesia
debba essere diverso dalla prosa; nonostante qualche tentativi realistico di usare parole
prosaiche o tecniche, prevale lo sforzo di trovare perifrasi eleganti tipo onor del mento=barba.
Arcaismi: la lingua poetica li ammette, la prosa spontanea no, la prosa ricercata ne abbonda;
anche perch per imparare la lingua dovevi studiare il Boccaccio e la Crusca e perci erano
inevitabili; fra i maggiori sostenitori, Napoli; fra i maggiori detrattori (molti pi che i primi) il
Baretti, che odia soprattutto conciossiach. Alcuni arcaismi hanno per vinto la oro battaglia e
sono entrati nella lingua comune: altezzoso, caparbio, tiepido, in bilico ecc.
Dialettalismi e regionalismi: non si trovano nella poesia o prosa elevate, ma abbiamo visto che
nella lingua scientifica s: ad es. termini di agricoltura e marina, economico-amministrativi. Ma
anche narrazioni di cose familiari, lettere private, appunti personali, commedie.
I dialetti ancora vivi forniscono molti vocaboli allitaliano, perch l o non esistono, o non sono
abbastanza noti.
Quando ci sono sinonimi, in genere il vocabolo nazionale prevale su quello locale; ma alcuni
rimangono: pupazzo, cocciuto, bocce (romanesco) o iettatura (napoletano).
Latinismi: in un secolo di correnti antitradizionaliste, troviamo comunque molti latinismi, specie
nei campi di A) scienze (anche grecismi e per esigenze terminologiche), B) poesia neoclassica
(specialmente in alcuni autori, Vico, Salvini, Parini, e perch tornavano bene coi versi
sdruccioli). Alcuni entrano per tramite francese, qualcuno inglese ce qualcun altro tedesco.
Molti anche i composti e derivati.
Francesismi: londata aumenta ancor pi e tocca tutti i campi. Ricordiamo: vita sociale, moda e
giochi, casa e arredamento, mezzi di trasporto, vita militare e navigazione, economi, arti,
scienze (pi che altro latino-francesi o greco-francesi); molti termini generali mostrano
lampiezza della penetrazione (pap, risorsa).
I sono anche locuzioni che ricalcano con parole italiane analoghe locuzioni francesi: gioco di
parole, sangue freddo, far la corte, belle arti. Il francese fa poi da tramite a termini che
provengono da Spagna, Inghilterra, lingue nordiche e anche paesi esotici.
Nella poesia di tono minore, invece, c meno contrasto e pochi vocaboli arcaici.
Discussioni sulla lingua: varie posizioni:
Puristi: Antonio Cesari, prete, sosteneva che dal generale inquinamento era possibile
salvarsi solo tornado alla lingua del 300, ma non ne dava alcuna dimostrazione e
elencava a caso barbarismi pensando di scandalizzare il pubblico; altro purista il Puoti.
Vincenzo Monti: rappresentante delle esigenze del classicismo; di pi ampio respiro,
scrisse Proposta di alcune aggiunte e correzioni al vocabolario della Crusca; voleva
trovare un accordo con la Crusca per un italiano illustre, contro il provincialismo e
larcaismo rancido e a favore dellanalisi anche della lingua scientifica. Ebbe molto
successo e seguaci.
Alessandro Manzoni: rappresentante delle istanze romantiche, vuole che il problema
della lingua sia un problema civile. Fin da giovane cerca un lingua comune e la trova nel
fiorentino, che scopre avere punti in comune con la sua lingua, il milanese. Nel 1827
va a lavare i panni in Arno, parla coi fiorentini colti e alla fine riscrive i Promessi Sposi
sostituendo parole letterarie (che non aveva uditi a Firenze) con altre pi familiari
(accidioso uggioso, ambedue tutte due) o con varianti fonetiche fiorentina (lione,
angiolo, dimandare, limosina; monottonga gli uo, usa pi lui anzich egli). Anche se in
qualche caso non riesce ad adeguarsi al fiorentino, raggiunge il suo scopo: riaccostare lo
scritto al parlato, dare un colpo mortale ai fronzoli retorici della letteratura italiana.
Scrive poi anche saggi sulle sue opinioni sulla lingua: che litaliano a Firenze e che
lunit linguistica non devessere solo scritta ma parlata.
Grammatici e lessicografi: nella grammatica lopposizione fra grammatica logica, ragionata
e ???(chiedere).
Lattivit lessicografica ferve col ristabilimento dellAccademia della Crusca, che fa la 5 dizione
del Vocabolario (scontrandosi con Monti); fra le altre opere lessicografiche, molti vocabolari
dialettale, alcuni elenchi di barbarismi, di prole belle e poco note, vocabolari metodici, il
Dizionario dei sinonimi di Tommaseo, vocabolari dallinglese o dal francese.
Rapporti con le altre lingue: influenza del francese diventa enorme nellet napoleoniche,
specie in Piemonte; tanto che qualche scrittore scrive opere in francese, anche perch una
lingua pi stabile rispetto allincerto italiano.
Il tedesco (nonostante la dominazione ostrica) e linglese sono meno noti, ma comunque ci
sono traduzioni.
Ancora molto noto il latino, un po meno il greco.
Al di fuori, litaliano poco studiato, solo quel minimo che serve per il canto; anche sulle coste
adriatiche orientali le culture illirica e greca stanno risorgendo e litaliano come lingua culturale
sminuito; anche se ancora parlato e scritto nelluso diplomatico e il rumeno (lingua in
crescita) si ispira molto allitaliano.
Oscillazioni nelluso: in periodi di ricambio linguistico come questo, c in genere un processo di
selezione; ma in questo momento poco, perch la differenza prosa/poesia e di vari registri
linguistici consente di tenere molti doppioni.
Consistenza del lessico: linvasione francese fa s che molti vocaboli prima dora riferiti alla
Francia diventano applicabili alla realt; arrivano anche vocaboli nuovi (molti dal Codice
napoleone), alcuni spariscono, altri si radicano. Anche la Restaurazione porta vocaboli nuovi; in
generale, le turbolente vicende politiche portano il moltiplicarsi di vocaboli sulla vita politica: su
sette (carboneria), gruppi (liberali, fusionisti), anche affettivi, spregiativi, ironici.
Molti vocaboli anche sulla vita letteraria neoclassica, purista e romantica; per questultima
molte parole del campo sentimentale, con valore allusivo e generiche (Leopardi), simili al
linguaggio del melodramma.
Il giornalismo politico oscilla fra classicismo e romanticismo.
Molti forestierismi scatenano la reazione dei puristi, che riescono a farne abolire qualcuno.
Minore remore verso parole nuove per cose della vita pratica: abbigliamento (pantaloni), danze
(walzer), oggetti (sigarette, fiammiferi), mezzi di trasporto (omnibus), termini scientifici
(chimica, medicina, zoologia, botanica, geografia e nuove scienze: linguistica, antropometria
ecc.)
Nella derivazione troviamo molti stra-, supra- e in-, i soliti suffissi pi oide (e molti izzare,
alcuni modificati dai puristi, es. mobilitare); i composti i soliti. Molti mutamenti semantici: es.
assumono valore politico rosso, destra e sinistra; domestico preferito a servo. Spesso
troviamo doppioni o terne (particolarit dellitaliano), anche varianti come tremuoto/terremoto,
nodrire/nutrire, o er- fiorentino vs ar- del resto dItalia (lazzer/aretto, santer/arella). Molte
varianti sono causate dal mantenere o no la grafia originale: bur/bureau, valz/walzer.
Voci popolari moderne: ora pi che mai, col romanticismo, si accolgono voci popolari nella
lingua letteraria (anche se si varia molto per autore, tono e argomento). Per i toscani
spontaneo, i non-toscani (in primis Manzoni) le vanno a cercare (non solo dal fiorentino ma
anche, ad es., dal livornese a vanvara), a volte esagerando o usandole a sproposito: entrano
nelluso comune becero, vattelappesca, sbarcare il lunario, spadroneggiare. Ognuno mette
anche dialettalismi della sua regione: ad es. i PS del 27 sono pieni di lombardismi per lo pi
involontari.
Rarissimi i dialettalismi nella lingua poetica, solo in qualche poesia di tono familiare.
Voci letterarie ed arcaiche: molte parole morte nella lingua poetica, non solo i classicismi ma
anche i romantici, non per intenzioni araicheggianti ma per il modo libresco di apprendere la
lingua poetica.
A volte gli arcaismi sono usati in modo ironico e scherzoso e non bisogna confondersi.
difficile capire quali arcaismi siano stati riesumati precisamente nel primo 800; molti sono
rimorti, ma alcuni li usiamo ancora: avere alle costole, andar per a maggiore.
Latinismi: consideriamo tali non solo quelli creati per la prima volta, ma tutti quelli che erano
sentiti pi latini che italiani, anche se gi usati in precedenza. Ne abbonda la poesia dei
classicisti, ma non mancano neanche nei romantici; in generale, in prosa, da tutti quelli che la
vogliono rendere illustre.
C uninondazione di latinismi (pochi per presi dal latino, la maggior parte anglo o francolatinismi) nella vita pubblica, nelle scienze; per i nuovi concetti in genere la via pi facile era
dar loro il nome latino o greco.
Se il latinismo veniva usato da un letterato, in genere restava nel suo uso individuale; se era
accettato nella terminologia di qualche disciplina, gli era assicurato un uso stabile.
Francesismi: nonostante i puristi siano riusciti a sopprimerne qualcuno nella lingua letteraria
elevata, abbondano: molti militari, politici, di oggetti di casa, di mode e abbigliamento, darte,
molti astratti.
Molti vocaboli si foggiamo secondo il modello francese adattato al vocabolo italiano o latino;
molti anche i mutamenti di significato conforme al modello francese (domestico/servo).
Alcuni francesismi arrivano solo in alcune zone.
Per ladattamento, in genere si mantiene la grafia francese per le parole colte e si adatta per
quelle penetrate con luso popolare.
Tramite il francese, poi, arrivano molti anglicismi e qualche parola tedesca, fiamminga,
ungherese ecc.
Altri forestierismi: abbastanza numerosi gli anglicismi (per lo pi tramite il francese): termini
politici (leader, budget), ippici (pony), ferroviari (vagone), di abbigliamento, di cucina
(roastbeef).
Meno i germanismi - qualche termine militare (feldmaresciallo), moda, monete - anche se la
pressione austriaca era forte, ma anzi nascono alcune voci di scherno (caiserlicchi).
Dallo spagnolo arrivano voci sulla politica e la tauromachia. Altri forestierismi sono quasi tutti
indiretti.
Principali tendenza del movimento linguistico: con lunit, la lingua parlata e scritta si estende
pian piano. Il purismo ha perduto forza di persuasione e presso i non letterati si diffonde lidea
che non ci si debba attenere a modelli letterari: ci si ispira a giornali, manuali, al pi romanzi.
Nelle universit e nelle scuole listruzione diventa pian piano pi moderna e vicina alla lingua
viva.
Siamo ancora lontani da ununit linguistica, ma sempre pi gente (a Nord e a Sud, specie nelle
citt), oltre al dialetto, sa parlare e scrivere la lingua nazionale.
La lingua parlata: in Toscana le differenze tra lingua parlata e scritta sono minime, ma nel resto
dItalia i dialetti sono ben vivi. qui che molti si allenano allitaliano parlato, specie nelle grandi
citt e specie a Roma; nel resto dItalia i passi sono molto lenti.
Per il lessico: per i campi pi elevati non ci sono discrepanze, per i campi colloquiali molte: i pi
non se ne curano, ma alcuni propongono di diffondere la nomenclatura familiare toscana e a
questo scopo si scrivono vocabolari dialettali con segnate le forme corrette e non.
Il linguaggio della prosa: fino all870 ca litaliano parlato da un napoletano e un pistoiese (es.
delle traduzioni di Zola di Rocco e Petrocchi) era molto diverso; poi, si nota un progresso, sia in
termini di unit sia di avvicinamento alla lingua parlata. Questo grazie alla prosa borghese,
modellata sulla tradizione manzoniana, gli stampi regionali e lesempio del naturalismo
francese: era la prosa della vita media. Efficacia mediatrice ebbero poi riviste e giornali.
Le maggiori correnti erano:
Carducci, prosa alta ispirata a classici latini e italiani e con la sua nativa toscanit;
voleva dare dignit alla lingua letteraria illustre
Manzoniani: erano tutti daccordo che i PS fossero lesempio di come scrivere con
naturalezza, ma alcuni criticavano la troppa applicazione di forme toscane familiari per
qualsiasi tema; suonavano false. Invece era apprezzata la nativa toscanit di tipi come
Collodi o Palazzeschi.
breve stagione degli Scapigliati, antiretorici che cantavano lorrido e il macabro
tendenza veristica: rivivere nei romanzi gli ambienti popolari, i pi lo fanno con
espressioni in dialetto mentre Verga riesce ad assorbire nel tessuto narrativo i costrutti
del dialetto; il suo stile considerato per troppo ardito e non ha seguito
DAnnunzio, voce daltura nella piattezza della prosa; allarga il vocabolario oltre ogni
limite, voci arcaiche, dialettali, tecniche; influenz politica e giornalismo.
movimento futurista: propose innovazioni radicali ma non influenz la lingua comune
scrittori di scienze, introducono terminologie scientifiche e tecniche
linguaggio amministrativo: la sua influenza pi forte che mai.
In generale, comunque, linfluenza letteraria era molto meno forte di quella del giornalismo,
dellamministrazione, delle riviste ecc.
Il linguaggio della poesia: progressiva riduzione della lingua aulica; dopo il romanticismo, ora il
realismo introduce argomenti quotidiani, domestici, borghesi. Le perifrasi tradizionali si fanno
pi rare.
Carducci, che parte classicista, rinnova il suo lessico; DAnnunzio lo allarga enormemente
evitando solo i vocaboli aulici. Pascoli, addirittura, usa vocaboli concreti grezzi, lucchesi o
romagnoli e spesso resta incompreso. Anche crepuscolari, anticarducciani e antidannunziani
non usano pi la tradizione aulica; pure i futuristi, che al contrario usano metafore tanto
esasperate da sembrare 600isti.
Dunque, il verso diventa simile alla prosa e viceversa; in genere si usa il verso libero, ma per
chi vuole usare un verso consueto pu ricorrere solo a libert nei troncamenti, dieresi, ordine
delle parole.
Anche il teatro in versi si avvicina alla prosa.
Discussioni sulla lingua: il primo periodo dominato dalla disputa sul fiorentino come lingua
comune italiana, ravvivata dal Manzoni 80enne con la relazione DellUnit della lingua e dei
mezzi per diffonderla, del 68 (commissionatagli dal ministro dellistruzione Broglio che voleva
risolvere la questione); vede il problema come sociale e non solo artistico. Nello stesso anno il
Broglio d il via per la stesura del Novo vocabolario della lingua italiana secondo luso di
Firenze.
Fra chi critica Manzoni c Ascoli, che sostiene che prima di preoccuparci della forma,
dovremmo preoccuparci della scarsit del moto complessivo delle menti, cio di far sentire pi
uniti gli italiani.
Nel 900, queste dispute sono placate e ne sorge unaltra: la lotta contro la trascurataggine
stilistica, sintattica, i troppi francesismi e voci esotiche ineleganti; ne parlano Fanfani e
Tommaseo.