Sei sulla pagina 1di 28

Anno XXXVIII n.

252 Marzo 2015

NOTIZIARIO

Provincia di Lombardia S. Carlo Borromeo


dei Frati Minori

La cena in Emmaus
Anonimo veneto - Sec.XIX - Olio su tela
Convento S.Pancrazio, Barbarano Vicentino (Vi)

La Pasqua e il Capitolo delle stuoie che abbiamo appena celebrato ci spingono ad andare oltre, oltre i
confini della nostra attuale Provincia per approdare nel refettorio del Convento di San Pancrazio a
Barbarano Vicentino e lasciare che i nostri occhi si posino sulla tela raffigurante la cena ad Emmaus.
Un pittore locale del XIX secolo raffigura in maniera essenziale questa apparizione post-pasquale di
Ges. Lattenzione del pittore si sofferma sul gesto di Ges e sulla reazione dei discepoli, il
riconoscimento allo spezzare del pane, senza concedere molto al contesto scenografico. I tre viandanti si
sono fermati sotto un portico di cui possiamo intuire unarcata. E per la luce radente, corrispondente al
tramonto, che crea la scena. La penombra scura del portico lascia emergere la figura luminosa di Ges
risorto. Sullintradosso dellarcata il sole ormai basso disegna una netta ombra che ci lascia intuire lo
spessore del muro e mette in evidenza i mattoni. Una piccola erba spontanea pende dal profilo dellarco
stagliandosi su cielo che sfuma verso un blu scuro, preannuncio della notte incipiente. I due discepoli,
Cleopa e il compagno, stanno appoggiati al tavolo, protesi e attenti verso il curioso personaggio che
hanno incontrato lungo la strada. Il pi anziano tiene le mani incrociate sulla tavola, mentre laltro, che
ha laspetto pi tipico del viandante con mantellina e bastone, tiene in mano una scura brocca.
Lattenzione dei due personaggi, insieme a quella dello spettatore per catturata dalla figura di Ges
che indossa gli abiti blu e rossi come nelliconografia pi tradizionale. Le sue mani appoggiate alle
ginocchia stanno spezzando il pane, mentre i suoi occhi sono rivolti verso lalto in segno di invocazione
di benedizione del Padre. E proprio il volto di Ges , dolce e drammatico allo stesso tempo, coronato
dal bagliore di unaureola, il fulcro del riconoscimento. E questo volto la meta del viaggio, quello degli
occhi, dei piedi, del cuore, della vita stessa in Cristo.
Fr. Carlo Cavallari

Anno XXXVII n. 252 Marzo 2015

Indice
Intervista a Papa Francesco

Lettera aperta dei Ministri provinciali francescani


ai frati dItalia

Verso Expo Un boccone di mondo

11

Consiglio di Cooperazione Provincie Nord Italia


Milano 20-21 marzo

13

Testimonianze di Vita Fraterna


Formazione Assistenti OFS e Gifra
Come piedi di cerva
Ritiro di Quaresima giovani
Anniversario e compleanno

17
17
19
22
24

FilmiAmo
Birdman

25

Notizie di Casa

28

Anno XXXVII n. 252 Marzo 2015

L'intervista con Papa Francesco in un libro sul suo magistero sociale:


Il Nuovo Testamento non condanna i ricchi, ma l'idolatria della ricchezza.
Il nostro sistema si mantiene con la cultura dello scarto, cos crescono disparit e
povert. Oggi i mercati contano pi delle persone: un'economia malata
Andrea Tornielli - Giacomo Galeazzi
Citt del Vaticano

Papa Francesco. Questa economia uccide il libro sul magistero sociale del Pontefice scritto di
Andrea Tornielli, coordinatore di Vatican Insider, e Giacomo Galeazzi, vaticanista de La Stampa. Il
volume, edito da Piemme (pag. 228, 16,90 euro), in libreria da marted 13 gennaio, raccoglie e analizza i
discorsi, i documenti e gli interventi di Francesco su povert, immigrazione, giustizia sociale,
salvaguardia del creato. E mette a confronto esperti di economia, finanza e dottrina sociale della Chiesa tra questi il professor Stefano Zamagni e il banchiere Ettore Gotti Tedeschi - raccontando anche le
reazioni che certe prese di posizione del Pontefice hanno suscitato. Il libro si conclude con un'intervista
che Francesco ha rilasciato agli autori all'inizio di ottobre 2014. Ne riproduciamo un ampio stralcio,
pubblicato questa mattina sul quotidiano La Stampa.

Marxista, comunista e pauperista: le parole di Francesco sulla povert e sulla giustizia


sociale, i suoi frequenti richiami all'attenzione verso i bisognosi, gli hanno attirato critiche e
anche accuse talvolta espresse con durezza e sarcasmo. Come vive tutto questo Papa Bergoglio?
Perch il tema della povert stato cos presente nel suo magistero?

Anno XXXVII n. 252 Marzo 2015

Santit, il capitalismo come lo stiamo vivendo negli ultimi decenni , secondo lei, un sistema
in qualche modo irreversibile?
Non saprei come rispondere a questa domanda. Riconosco che la globalizzazione ha aiutato
molte persone a sollevarsi dalla povert, ma ne ha condannate tante altre a morire di fame.
vero che in termini assoluti cresciuta la ricchezza mondiale, ma sono anche aumentate le
disparit e sono sorte nuove povert. Quello che noto che questo sistema si mantiene con
quella cultura dello scarto, della quale ho gi parlato varie volte. C' una politica, una
sociologia, e anche un atteggiamento dello scarto. Quando al centro del sistema non c' pi
l'uomo ma il denaro, quando il denaro diventa un idolo, gli uomini e le donne sono ridotti a
semplici strumenti di un sistema sociale ed economico caratterizzato, anzi dominato da
profondi squilibri. E cos si "scarta" quello che non serve a questa logica: quell'atteggiamento
che scarta i bambini e gli anziani, e che ora colpisce anche i giovani. Mi ha impressionato
apprendere che nei Paesi sviluppati ci sono tanti milioni di giovani al di sotto dei 25 anni che
non hanno lavoro. Li ho chiamati i giovani "n-n", perch non studiano n lavorano: non
studiano perch non hanno possibilit di farlo, non lavorano perch manca il lavoro. Ma vorrei
anche ricordare quella cultura dello scarto che porta a rifiutare i bambini anche con l'aborto. Mi
colpiscono i tassi di natalit cos bassi qui in Italia: cos si perde il legame con il futuro. Come
pure la cultura dello scarto porta all'eutanasia nascosta degli anziani, che vengono abbandonati.
Invece di essere considerati come la nostra memoria, il legame con il nostro passato e una
risorsa di saggezza per il presente. A volte mi chiedo: quale sar il prossimo scarto? Dobbiamo
fermarci in tempo. Fermiamoci, per favore! E dunque, per cercare di rispondere alla domanda,
direi: non consideriamo questo stato di cose come irreversibile, non rassegniamoci. Cerchiamo
di costruire una societ e un'economia dove l'uomo e il suo bene, e non il denaro, siano al
centro.

Un cambiamento, una maggiore attenzione alla giustizia sociale pu avvenire grazie a pi


etica nell'economia oppure giusto ipotizzare anche cambiamenti strutturali al sistema?
Innanzitutto bene ricordare che c' bisogno di etica nell'economia, e c' bisogno di etica
anche nella politica. Pi volte vari capi di Stato e leader politici che ho potuto incontrare dopo la
mia elezione a Vescovo di Roma mi hanno parlato di questo. Hanno detto: voi leader religiosi
dovete aiutarci, darci delle indicazioni etiche. S, il pastore pu fare i suoi richiami, ma sono
convinto che ci sia bisogno, come ricordava Benedetto XVI nell'enciclica "Caritas in veritate", di
uomini e donne con le braccia alzate verso Dio per pregarlo, consapevoli che l'amore e la
condivisione da cui deriva l'autentico sviluppo, non sono un prodotto delle nostre mani, ma un
dono da chiedere. E al tempo stesso sono convinto che ci sia bisogno che questi uomini e queste
donne si impegnino, ad ogni livello, nella societ, nella politica, nelle istituzioni e nell'economia,
mettendo al centro il bene comune. Non possiamo pi aspettare a risolvere le cause strutturali
della povert, per guarire le nostre societ da una malattia che pu solo portare verso nuove
crisi. I mercati e la speculazione finanziaria non possono godere di un'autonomia assoluta.
Senza una soluzione ai problemi dei poveri non risolveremo i problemi del mondo. Servono
programmi, meccanismi e processi orientati a una migliore distribuzione delle risorse, alla
creazione di lavoro, alla promozione integrale di chi escluso.
Anno XXXVII n. 252 Marzo 2015

Perch le parole forti e profetiche di Pio XI nell'enciclica Quadragesimo Anno contro


l'imperialismo internazionale del denaro, oggi suonano per molti - anche cattolici - esagerate
e radicali?
Pio XI sembra esagerato a coloro che si sentono colpiti dalle sue parole, punti sul vivo dalle sue
profetiche denunce. Ma il Papa non era esagerato, aveva detto la verit dopo la crisi economicofinanziaria del 1929, e da buon alpinista vedeva le cose come stavano, sapeva guardare lontano.
Temo che gli esagerati siano piuttosto coloro che ancora oggi si sentono chiamati in causa dai
richiami di Pio XI....

Restano ancora valide le pagine della "Populorum progressio" nelle quali si dice che la
propriet privata non un diritto assoluta ma subordinata al bene comune, e quelle del
catechismo di San Pio X che elenca tra i peccati che gridano vendetta al cospetto di Dio
l'opprimere i poveri e il defraudare della giusta mercede gli operai?
Non solo sono affermazioni ancora valide, ma pi il tempo passa e pi trovo che comprovate
dall'esperienza.

Hanno colpito molti le sue parole sui poveri carne di Cristo. La disturba l'accusa di
pauperismo?
Prima che arrivasse Francesco d'Assisi c'erano i "pauperisti", nel Medio Evo ci sono state molte
correnti pauperistiche. Il pauperismo una caricatura del Vangelo e della stessa povert. Invece
san Francesco ci ha aiutato a scoprire il legame profondo tra la povert e il cammino evangelico.
Ges afferma che non si possono servire due padroni, Dio e la ricchezza. pauperismo? Ges ci
dice qual il "protocollo" sulla base del quale noi saremo giudicati, quello che leggiamo nel
capitolo 25 del Vangelo di Matteo: ho avuto fame, ho avuto sete, sono stato in carcere, ero
malato, ero nudo e mi avete aiutato, vestito, visitato, vi siete presi cura di me. Ogni volta che
facciamo questo a un nostro fratello, lo facciamo a Ges. Avere cura del nostro prossimo: di chi
povero, di chi soffre nel corpo nello spirito, di chi nel bisogno. Questa la pietra di
paragone. pauperismo? No, Vangelo. La povert allontana dall'idolatria, dal sentirci
autosufficienti. Zaccheo, dopo aver incrociato lo sguardo misericordioso di Ges, ha donato la
met dei suoi averi ai poveri. Quello del Vangelo un messaggio rivolto a tutti, il Vangelo non
condanna i ricchi ma l'idolatria della ricchezza, quell'idolatria che rende insensibili al grido del
povero. Ges ha detto che prima di offrire il nostro dono davanti all'altare dobbiamo
riconciliarci con il nostro fratello per essere in pace con lui. Credo che possiamo, per analogia,
estendere questa richiesta anche all'essere in pace con questi fratelli poveri.

Anno XXXVII n. 252 Marzo 2015

Lei ha sottolineato la continuit con la tradizione della Chiesa in questa attenzione ai poveri.
Pu fare qualche esempio in questo senso?
Un mese prima di aprire il Concilio Ecumenico Vaticano II, Papa Giovanni XXIII disse: "La
Chiesa si presenta quale e vuole essere, come la Chiesa di tutti, e particolarmente la Chiesa dei
poveri". Negli anni successivi la scelta preferenziale per i poveri entrata nei documenti del
magistero. Qualcuno potrebbe pensare a una novit, mentre invece si tratta di un'attenzione che
ha la sua origine nel Vangelo ed documentata gi nei primi secoli di cristianesimo. Se ripetessi
alcuni brani delle omelie dei primi Padri della Chiesa, del II o del III secolo, su come si debbano
trattare i poveri, ci sarebbe qualcuno ad accusarmi che la mia un'omelia marxista. "Non del
tuo avere che tu fai dono al povero; tu non fai che rendergli ci che gli appartiene. Poich quel
che dato in comune per l'uso di tutti, ci che tu ti annetti. La terra data a tutti, e non
solamente ai ricchi". Sono parole di sant'Ambrogio, servite a Papa Paolo VI per affermare, nella
"Populorum progressio", che la propriet privata non costituisce per alcuno un diritto
incondizionato e assoluto, e che nessuno autorizzato a riservare a suo uso esclusivo ci che
supera il suo bisogno, quando gli altri mancano del necessario. San Giovanni Crisostomo
affermava: "Non condividere i propri beni con i poveri significa derubarli e privarli della vita. I
beni che possediamo non sono nostri, ma loro". (...) Come si pu vedere, questa attenzione per i
poveri nel Vangelo, ed nella tradizione della Chiesa, non un'invenzione del comunismo e
non bisogna ideologizzarla, come alcune volte accaduto nel corso della storia. La Chiesa
quando invita a vincere quella che ho chiamato la "globalizzazione dell'indifferenza" lontana
da qualunque interesse politico e da qualunque ideologia: mossa unicamente dalle parole di
Ges vuole offrire il suo contributo alla costruzione di un mondo dove ci si custodisca l'un
l'altro e ci si prenda cura l'uno dell'altro.

Anno XXXVII n. 252 Marzo 2015

LETTERA APERTA
DEI MINISTRI PROVINCIALI FRANCESCANI AI FRATI D'ITALIA
SUI PERCORSI DI COLLABORAZIONE INTERPROVINCIALE
E I CAMMINI DI UNIONE TRA PROVINCE

Cari fratelli,
il Signore vi dia pace!
Come Ministri della Famiglia Francescana
dItalia, dal 2 al 6 marzo u.s. ci siamo ritrovati a
Camposampiero (PD), nel luogo in cui Antonio
trov riposo dalle sue fatiche apostoliche e di
servizio ai frati. Questi sono stati per noi giorni
intensi di vita fraterna, di condivisione e di
preghiera che ci hanno ricordato quanto sia
importante fare memoria grata del nostro passato,
vivere il presente con passione e guardare al futuro con speranza, cos da poter assumere la
chiamata ad essere profeti nelloggi in cui Dio ci ha posti, portatori della gioia del Vangelo,
capaci di raggiungere le periferie esistenziali del nostro tempo.
Tra i temi affrontati, uno ci ha visti particolarmente coinvolti, per i timori e le speranze che
suscita, per gli slanci e le resistenze che incontra, per il suo toccare direttamente e
inevitabilmente la nostra vita: il tema della ristrutturazione delle nostre presenze sul
territorio italiano.
In un clima di condivisione e di confronto, con franchezza e libert, ci siamo raccontati le
nostre esperienze in questo campo. Abbiamo notato che tutte le nostre realt si sentono
interpellate dalla necessit di trovare vie e forme adatte a riqualificare la nostra presenza e le
nostre presenze sul territorio nazionale, in modo tale da poter esserci in modo significativo,
oggi, nei contesti territoriali in cui ci troviamo a vivere, in obbedienza al Vangelo, fedeli alla
Regola che abbiamo professato, attenti ai segni dei tempi e dei luoghi. Alcune delle nostre
Province hanno intrapreso vie lunghe, complesse e faticose come sono i processi di unione tra
Province. Altre hanno percorso vie diverse, quali la trasformazione di Province in Custodie
dipendenti da Province pi floride.

Anno XXXVII n. 252 Marzo 2015

Altre hanno cercato una via di riqualificazione interna senza avviare processi di questo genere.
Quasi tutte le nostre realt hanno intrapreso cammini significativi di collaborazione
interprovinciale.
Ci siamo detti che le fatiche non mancano, ma non manca nemmeno la speranza. Anzi,
accogliendo linvito di papa Francesco non vogliamo certamente lasciarci rubare la speranza,
n la gioia del Vangelo, n la nostra chiamata ad essere una realt profetica nella Chiesa e per
il mondo attuale.
Abbiamo naturalmente colto luci e ombre e sfide nuove che si presentano a noi nel
momento in cui intraprendiamo questi percorsi. Sono luci e ombre e sfide nelle quali ci
troviamo uniti, come Ministri, a ciascuno di voi e alle fraternit per le quali siamo stati
chiamati a svolgere il nostro servizio di governo e di animazione.
LE LUCI che si intravedono in questi percorsi di riqualificazione che vanno dalla
collaborazione allunione tra Province sono principalmente le seguenti:
il dinamismo partecipativo che questi cammini hanno messo in atto nei nostri fratelli e
nelle nostre fraternit;
il sorgere di molte idee e proposte da parte dei frati che in questi anni si sono
lasciati coinvolgere;
un senso di speranza e di apertura portato in realt che si sentivano ormai alla fine;
lavvio del ripensamento e della riqualificazione su tutti gli ambiti della vita, della
missione e della
formazione;
lapertura di nuove fraternit;
laver messo in moto un processo di conversione che punta in alto e tocca tutti gli
aspetti della vita
(rapporto con Dio, fraternit, minorit, evangelizzazione, formazione, economia);
crescita del senso di appartenenza ad un Ordine e non solo ad una Provincia.
Come in ogni cammino non ci sono solo luci ma anche OMBRE. Tra queste segnaliamo:
la fatica nel coinvolgere coloro che, allinterno delle nostre Province, hanno
manifestato forti resistenze e un pregiudizio negativo verso qualsiasi forma di
cambiamento;
il logoramento provocato dal discernimento sulle chiusure da operare e sulla loro
realizzazione, un logoramento che tocca spesso i nostri rapporti interni, con la gente e
con la Chiesa locale;
la difficolt a operare un reale e significativo scambio di frati sui nostri territori;
le tradizioni delle varie Province (e la nostra forma mentis) in ambiti decisivi come
formazione, minorit, evangelizzazione, economia;
le fatiche date dal trovare soluzioni valide alle questioni con risvolti giuridici sul
piano canonico e civile.
Vediamo infine alcune SFIDE che ci interpellano per gli anni a venire:
continuare a costruire processi di collaborazione e, dove necessario, di unione
secondo una mentalit di unit e di comunione, tra Province della stessa obbedienza
certamente, ma con attenzione a tutta la famiglia francescana, in modo tale da

Anno XXXVII n. 252 Marzo 2015

garantire, nel ridisegno delle nostre presenze, il pi possibile, una presenza francescana,
delluna o dellaltra obbedienza, sul territorio italiano;
aiutare i frati a vivere positivamente una serie di scollocamenti o di esodi,
principalmente da un io ripiegato su se stesso a un io aperto a Dio e ai fratelli, e
poi a un io aperto alla missione
evangelizzatrice, che non ha paura di muoversi verso territori diversi da quelli in cui
siamo nati e verso le periferie del nostro tempo;
aiutare i frati, attraverso la formazione permanente e la formazione iniziale ad
assumere una
prospettiva qualificante che riguardi la qualit evangelico francescana di tutta la
nostra vita e il ripensamento di tutta la nostra attivit nellottica dellevangelizzazione.
Noi che ci troviamo a governare e animare questi processi, ci rendiamo conto che non
possiamo farlo senza il vostro aiuto, senza la vostra fiducia e senza quella profonda comunione
che nasce dalla condivisione della stessa vocazione. Per questo vi chiediamo di pregare per noi
e di pregare gli uni per gli altri, perch cresca in tutti noi lapertura e la disponibilit a ci che
lo Spirito ci suggerisce in questora particolare della storia in cui siamo stati chiamati a vivere
la grazia della vocazione francescana.
Mettiamo questo nostro desiderio sotto lo sguardo della Vergine Immacolata, patrona del
nostro Ordine, sotto lo sguardo di Francesco dAssisi vero amante e imitatore del Cristo che si
fatto nostra via, sotto lo sguardo di Antonio capace di coniugare il servizio ai frati e
lannuncio del Vangelo e linsegnamento della teologia con la testimonianza della carit, il
tutto a partire da unesperienza costante di contemplazione del mistero di Cristo.
Fraternamente, i vostri fratelli e Ministri.

Segreteria Generale
00165 Roma

Lungotevere della Farnesina, 12 Tel. 06 6875758 int. 41


segretariounione@gmail.com

Fax 06 68216019 Cell. 347 7789969

Anno XXXVII n. 252 Marzo 2015

10

Un boccone di mondo
di Luciano Manicardi
Comunit di Bose

Per andare alla radice dei rapporti tra cibo, culture e religioni occorre sostare su alcune
dimensioni antropologiche del cibo e riflettere sulla valenza simbolica dellatto di mangiare.
L'atto di mangiare un simbolo di potenza straordinaria e come tale sentito in tutte le culture e
radicato nella pi antica storia dell'umanit, quando l'uomo doveva trovare cibo raccogliendo o
cacciando e evitando di divenire lui cibo per altri.
Per luomo il mangiare atto primordiale e riconoscimento iniziale del mondo. Il suo legame
con la vita essenziale da quando il bambino feto nel ventre materno fino alla morte. Latto di
mangiare rinvio allattivit culturale delluomo: implica il lavoro, la preparazione del cibo, la
socialit, la convivialit.
Infatti, luomo mangia insieme con altri uomini e il mangiare connesso a una tavola, luogo
primordiale di creazione di amicizia, fraternit, alleanza e societ. A tavola non si condivide
solo il cibo, ma si scambiano anche parole e discorsi nutrendo cos le relazioni, ovvero ci che
d senso alla vita sostentata dal cibo. Il mangiare implica dunque anche la creazione culturale
pi straordinaria: il linguaggio. Legato com alloralit e al desiderio, latto di mangiare investe
la sfera affettiva ed emozionale delluomo. dunque un simbolo antropologico di pregnanza
unica che coglie luomo nelle sue profondit pi intime e nascoste e lo situa nel legame con la
terra, con il cosmo, con la polis, con la societ, con il mondo. "Non esiste per luomo un assenso
pi totale a tutto ci che lo circonda dellatto di mangiare. il modo umano di dire il proprio s,
perch nello stesso tempo il s del corpo e dellanima Ogni boccone di pane in qualche
modo un boccone di mondo che accettiamo di mangiare"1. Latto di mangiare rinvia luomo al
suo essere corpo sia come bisogno che come legame con luniverso: mangiando, infatti, noi
assimiliamo il mondo in noi e lo trasformiamo. Il mangiare inoltre ricorda alluomo la sua
caducit, il suo essere mortale: si mangia per vivere, ma il mangiare non riesce a farci sfuggire
alla morte. In alcune visioni bibliche (cf. Is 25, 6-8)2 la sparizione della morte connessa a un
sontuoso banchetto imbandito da Dio, autore della vita e vincitore della morte. Il rapporto del
cibo con la vita e con la morte, fornisce il sostrato antropologico pi elementare per la sua
elaborazione religiosa e teologica (si pensi al fenomeno del "cibo per i morti" o all'usanza di
mangiare in prossimit del tumulo presenti in diverse tradizioni religiose e popolari). N si
dimentichi che nel cristianesimo l'eucaristia stata chiamata farmaco di immortalit. In una
visione religiosa il rapporto antropologico cibo vitale - morte inevitabile, pu essere superato.

Anno XXXVII n. 252 Marzo 2015

11

Il cibo va anche preparato. Se tante religioni sottolineano la pratica virtuosa del dare da
mangiare, questo implica ancor prima il far da mangiare, il cucinare. Il fare da mangiare
arte di passaggio dal crudo al cotto, dalla natura alla cultura; lavoro, e pu divenire
capolavoro. E cucinare per qualcuno equivale a dire: Io voglio che tu viva, Io non voglio che
tu muoia. Far da mangiare la pi concreta manifestazione di amore.
E di amore divenuto quotidianit. Se tra gli umani esiste un amore incondizionato questo
quello della madre nei confronti del proprio figlio e la madre non solo d il cibo, ma il cibo per
il figlio, perlomeno fino allo svezzamento. Il rapporto con la madre ricorda che chiunque venga
al mondo fa esperienza di altri che gli danno da mangiare e che ogni cucciolo duomo deve
imparare gradualmente a nutrirsi da s, a mangiare da solo. Ma ricorda anche la dimensione
affettiva del mangiare. Lo Moulin ha scritto che noi amiamo mangiare ci che nostra madre ci
ha insegnato a mangiare, che a noi piace ci che piace a lei: "Non solo mangiamo ci che nostra
madre ci ha insegnato a mangiare, ma tale cibo ci piace e continuer a piacerci per tutta la vita,
proprio perch mangiamo con i nostri ricordi Anzi, noi mangiamo i nostri ricordi, perch ci
danno sicurezza, cos conditi di quellaffetto e di quella ritualit che hanno caratterizzato i
nostri primi anni di vita3.
Mangiare un arte: sa mangiare chi allaltezza della propria umanit. Gli animali si
pascono, luomo mangia; solo luomo intelligente sa mangiare4. Ma mangiare richiede tempo e
capacit di relazione e comunione. La cultura del fast-food esige che si mangi in fretta e da soli,
in anonime mense, in piedi in uno snack bar, o utilizzando pasti preconfezionati e cibi surgelati.
Perch anche il preparare da mangiare richiede tempo. In una cultura della globalizzazione
nemica del tempo e dello spazio, che erode i limiti e abbatte i confini, si tende a velocizzare i
tempi di preparazione dei cibi e a staccarli definitivamente da un territorio, da una dimensione
regionale per omologarli e renderli disponibili a New York come a Hong Kong, a Milano come
a Mosca. Il cibo poi spesso non ricevuto, ma preso, scisso da una relazione con chi lo prepara e
lo prepara per me. Impersonalit, individualismo, fretta, e anche perdita del gusto, stanno
uccidendo larte del mangiare e del fare e dare da mangiare. Sintomi di questa scissione del
mangiare dal suo fondamento umano e relazionale sono le disarmonie e le patologie in rapida
crescita nei paesi occidentali, in cui comunque vi abbondanza di cibo e di denaro per
acquistarlo: obesit, anoressia, bulimia, disturbi alimentari di vario tipo. Nella carenza come
nella sovrabbondanza di cibo, si gioca lumanit delle persone e la loro dignit.

1 G. Martelet, Genesi delluomo nuovo. Vie teologiche per un rinnovamento cristiano, Queriniana, Brescia 1976, pp. 31.33.
2"Preparer il Signore degli eserciti per tutti i popoli, su questo monte, un banchetto di grasse vivande, un banchetto di vini eccellenti, di cibi
succulenti, di vini raffinati. Egli strapper su questo monte il velo che copriva la faccia di tutti i popoli e la coltre che copriva tutte le genti.
Eliminer la morte per sempre; il Signore Dio asciugher le lacrime su ogni volto; la condizione disonorevole del suo popolo far scomparire da
tutto il paese, poich il Signore ha parlato".
3 L. Moulin, LEuropa a tavola, Mondadori, Milano 1993, pp. 12-13.
4 A. Brillat-Savarin, Fisiologia del gusto, Biblioteca Ideale Tascabile, Milano 1996, p. 23.

Anno XXXVII n. 252 Marzo 2015

12

Consiglio di Cooperazione Province Nord Italia


Lincontro inizia alle 9.30 con la preghiera sul Vangelo liturgico del
giorno.
Bozza Statuti Particolari:
Dopo la preghiera fr. Massimo introduce fr. Cristoforo Paszkiewiz e lo
ringrazia per il lavoro, fatto insieme alla Commissione, per la
preparazione della bozza degli Statuti particolari. Fr. Cristoforo porta
al CdC il saluto da parte della Commissione, ed espone innanzitutto la
metodologia che la Commissione ha scelto di seguire: molto tempo
stato dedicato per analizzare il significato ed i vari aspetti legati al
passaggio da 6 ad 1 Provincia. Sono state prese in considerazione le
varie realt presenti, poi le CCGG, gli SSGG e i 6 SSPP, poi si fatto
riferimento al cammino interprovinciale percorso in questi anni e alle
realt che nel frattempo sono nate e che stanno funzionando.
Principio di fondo stato che gli SSPP debbano contenere solo
lessenziale, sia per non svalutare il peso delle norme (quando sono
troppe, spesso non si osservano), sia perch soprattutto alla nascita di
una realt nuova non conveniente normare troppo la vita, che deve
precedere la legge. Fr. Cristoforo precisa che proprio per questo
motivo che nella bozza molte cose sono affidate al discernimento del
Ministro provinciale e del Definitorio e non sono normate: si pensa in
tal modo di rendere pi dinamica e creativa la vita della Provincia,
lasciando alcune cose da sperimentare e da definire. Si rimanda infine
le questioni pi tecniche ai Regolamenti e Statuti peculiari dei singoli
Settori, che sono pi facilmente modificabili che non gli SSPP. Si fa
spesso riferimento anche alla Ratio Formationis.
Fr. Cristoforo precisa che il lavoro non finito e che ci che viene
presentato semplicemente una bozza: il testo dovr ancora passare
attraverso una serie di passaggi affidati al CdC, ai singoli Definitri e
alla Assemblea di agosto, prima di arrivare in Capitolo. Sar bene
anche tener conto del lavoro degli Economi e degli apporti dei due
Segretariati: F&S e Evangelizzazione-Missione. Il testo avr infine
bisogno delle necessarie correzioni linguistiche.
Difficolt incontrate: la distanza logistica tra i frati della
Commissione stata parzialmente superata ricorrendo ad incontri
online mediante Skype. La difficolt maggiore risiedeva comunque
nella novit di questi Statuti: si trattava di partire da capo,
confrontandosi su tanti aspetti nuovi, pur senza voler definire tutto.

Milano
20-21 Marzo
2015

Anno XXXVII n. 252 Marzo 2015

13

Aspetti positivi: la esperienza di vita francescana che ciascuno ha vissuto si dimostrata


una ricchezza da condividere, trovando anche tra i componenti della Commissione
grande unit di pensiero. Ci si trovati convinti che questo cammino di unione sia
davvero provvidenziale e necessario, perci ci si messi in discussione per esprimere e
gustare gi da subito questa novit.
Richiesta al CdC: proporre le modifiche per scritto in modo da non perdere nulla.
Fr. Massimo Fusarelli ringrazia fr. Cristoforo e invita quindi ad un confronto sul testo
proposto, aggiungendo - come membro della Commissione - che si stati attenti a non
ripetere ci che gi detto negli SSGG, e di formulare invece ci che nella legislazione
generale viene rimandato agli Statuti particolari.
Il testo viene analizzato e vengono proposte ed approvate alcune modifiche ed
integrazioni.
(si sospende per il pranzo e si riprende alle 15)
In generale, per il testo degli SSPP si concorda che il testo corretto venga inviato ai
Ministri, i quali invieranno per scritto le loro osservazioni entro il prossimo 15 aprile in
modo che il tutto sia rivisto nel CdC di aprile, prima di inviare la bozza ai Definitri in
modo che si abbiano le loro risposte entro il mese di giugno. A quel punto il testo torner
alla Commissione per la revisione finale prima della Assemblea Definitri di agosto.
Visita canonica alle Curie provinciali:
Fr. Massimo Fusarelli comunica che la Visita canonica alle Curie provinciali verr
effettuata nella seconda met di settembre. Verr scritta una lettera apposita.
Festival francescano:
Segue un breve confronto sulla iniziativa del festival francescano. Si concorda di offrirne
una veloce presentazione durante il Capitolo delle Stuoie. Durante la Assemblea
Definitori di agosto invece verr consegnato il libretto completo come lo scorso anno.
Progetto PG-CPV:
Fr. Maggiorino Stoppa relaziona in merito allincontro di PG-CPV a cui ha partecipato
come Ministro referente, che ha affrontato particolarmente i primi passi del progetto
unitario PG-CPV. Segue uno spazio di confronto.
Restituzione Visita canonica in ciascuna Provincia:
Fr. Massimo propone ai Ministri la idea di concludere la Visita canonica in ciascuna delle
6 Province organizzando nei mesi precedenti al Capitolo una Assemblea provinciale per
ogni Provincia in cui consegnare la Visita canonica fatta alla Provincia e pensandola
anche come una festa della Provincia al termine del cammino. La proposta viene
accolta: placet omnibus.
(pausa)

Anno XXXVII n. 252 Marzo 2015

14

Lettera approvazione Nome Provincia:


Fr. Massimo presenta ai Ministri la lettera di approvazione del Nome della Provincia
giunta dalla Curia generale.
La nuova Provincia pertanto si chiamer:
PROVINCIA S. ANTONIO DEI FRATI MINORI
Tempi per fusione degli Enti per incorporazione
Lultimo spazio del pomeriggio prima della celebrazione eucaristica viene occupato dalla
comunicazione relativa allincontro tenutosi luned 16 marzo in Curia provinciale degli
Economi provinciali con alcuni giuristi in merito alle modalit pi appropriate per la
fusione degli Enti di ciascuna Provincia.

Sabato 21 marzo
Dopo la Messa celebrata alle ore 7.15 nella cappellina della Curia, linizio dei lavori
fissato per le 8.30.
Questa seconda giornata dellincontro del CdC viene quasi totalmente occupata
dallincontro con il Ministro generale, fr. Michael Antony Perry, venuto appositamente
da Roma per un incontro di scambio sul cammino di unione che ci sta portando verso la
nascita della nuova Provincia.
Fr. Massimo d il benvenuto e ringrazia il Ministro per il tempo che ci concede,
ricordando che questo momento stato voluto prima del Capitolo generale per
trasmettere il cammino fatto fin ora verso lunione delle 6 Province del Nord.
Sono tanti i temi con cui fr. Massimo e i Ministri si confrontano con il Ministro: le
modalit giuridiche suggerite per la fusione degli Enti, il lavoro degli Economi, i progetti
in atto, la situazione economica dellOrdine, e tante altre cose.
Il Ministro conferma i passi ipotizzati e comunica al CdC al tempo stesso la
approvazione delle Norme Transitorie per la composizione del Capitolo di unione e per
la designazione orientativa dei candidati a Ministro provinciale.

Il lavoro viene interrotto alle 12.40 per partecipare al breve momento di preghiera in
preparazione al Capitolo generale con la fraternit di Milano s. Antonio. Segue il
pranzo

Anno XXXVII n. 252 Marzo 2015

15

Ripresa ore 14.30:


Itinerario di preparazione del Capitolo: fr. Stefano, Segretario del CdC e presidente
della Commissione preparatoria, presenta al Ministro litinerario di preparazione nelle
sue tappe.
Viene chiarito al Ministro che litinerario, a prima vista complesso, riprende di fatto la
metodologia utilizzata per la preparazione dei Capitoli 2013, che prevedeva il
coinvolgimento di tutti i frati, in modo che le proposte che giungeranno al Capitolo siano
gi state elaborate a vari livelli.
Capitolo Stuoie: lultima parte dellincontro viene impiegata per dare indicazioni al
Ministro riguardo al Capitolo delle Stuoie che verr celebrato a Camposampiero dal 7 al
9 aprile prossimi, e che vedr la sua presenza nella giornata di mercoled 8.
Il Ministro generale infine ringrazia il CdC perch stato messo al corrente di tutto il
cammino e ha potuto seguirlo passo passo: questo processo viene considerato una
ricchezza per lOrdine. Ringrazia poi pubblicamente fr. Massimo per limpegno in questo
servizio che gli assorbe tutto il tempo. Invita alla preghiera vicendevole perch possiamo
vivere il Vangelo della gioia tra noi frati. I Ministri ringraziano da parte loro il
Ministro generale assicurando a lui la preghiera e il sostegno. Anche fr. Massimo
ringrazia il Ministro per la fiducia concessa nellaffidargli questo servizio, e perch in
questo cammino in cui riconosce maturit e ricchezza nelle situazioni incontrate - si
sente accompagnato.

Lincontro si conclude alle ore 17.05 con la tradizionale recita dellAgimus.

Fr. Stefano Dallarda


Segretario

Anno XXXVII n. 252 Marzo 2015

16

Testimonianze di vita fraterna


Formazione Assistenti OFS e Gifra
da ammirare la fecondit della donna sterile. Sterile davvero, perch non miete, non
ammassa nei granai, non porta una bisaccia ricolma. Tutta- via, contro ogni speranza, questo
santo credette nella speranza che sarebbe diventato erede del mondo (FF 823).

25 marzo
2015

Confratelli tutti, il Signore ci doni sempre la sua pace!


ancora presente nella mente e nel cuore il corso nazionale di
formazione per Assistenti OFS e GiFra, che, dopo lapprofondimento
della fede e della carit, negli ultimi due anni, con il tema della speranza
ha completato, dal 26 al 29 gennaio scorso, il triplice argomento tratto
dalla Preghiera davanti al Crocifisso: Alto e glorioso Dio, ... damme fede
dritta, speranza certa, carit perfetta.
La richiesta delle tre virt teologali richiama la prima lettera di san Paolo
ai Tessalonicesi (1,3) e il breve Trattato di S. Ambrogio su Fil 4,4-6:
Il Signore sempre vicino a quelli che lo invocano nella fede retta, nella
speranza ferma, nella carit perfetta. La formula pu essere giunta al
giovane Francesco tramite la predicazione medievale, che riprendeva le tre
virt teologali sotto forma di invocazione.
Gianfranco Grieco ci present le icone concrete di Cristo, speranza nostra:
Assisi, san Francesco, papa Francesco. Tenebre e luce nella preghiera di
Francesco davanti al Crocifisso di san Damiano richiamano il profeta Isaia
(9,1-12): Il popolo che camminava nelle tenebre vide una grande luce.
E la luce nasce a Betlemme, raccolta dalle mani materne di Maria e
dallaffetto di Giuseppe, dalla prontezza dei pastori, e, nel 1206, da
Francesco dAssisi con linvito a restaurare la Chiesa, il bacio al lebbroso, la
spoliazione davanti al Vescovo, con i primi fratelli. Maria, Giuseppe e i
pastori si fanno carico della speranza di tutto il popolo.
Ma, come notava Papa Benedetto, nella Chiesa si imporr il modo di
vivere di san Francesco che, in qualit di simplex e di idiota, sapeva di Dio
pi cose di tutti i dotti perch egli lo amava di pi.
Oggi viene chiesto a noi di farci carico della speranza promessa, che brilla
nella luce di Pasqua.

Anno XXXVII n. 252 Marzo 2015

17

Anna Pia Viola, francescana secolare, condivise la sua esperienza personale con i possibili
percorsi per la crescita comune: non si nasce Assistenti, ma lo si diventa in una relazione
caratteristica della famiglia francescana. Nellascolto e risposta della Chiesa alle sorti di
dolore e di speranza dellumanit siamo interpellati per dare il nostro contributo in
comunione vitale reciproca.
Con la citazione del salmo 61 fra Donato Sardella ha introdotto la Tavola Rotonda. Hanno
partecipato fra Sabino Iannuzzi (CoMPI), fra Alessio Maglione (ToR), fra Gianfranco Palmisani
(CIMPCAPP). Il contributo della nostra Famiglia alla nuova evangelizzazione ha ispirato il
confronto, alla ricerca di forme di collaborazione e di comunione. In assemblea stato
suggerito di inserire nella formazione iniziale dei Frati la conoscenza della realt OFS e e
GiFra e di promuovere e organizzare iniziative comuni allintera famiglia francescana.
I gruppi di condivisione e il fraterno intervento di Remo Di Pinto e di Lucia Zicaro, per lOFS e
GiFra, hanno completato il 16 Corso di formazione, a cui hanno partecipato circa 120 confratelli.
Infine, la foto di gruppo dopo la concelebrazione presieduta da S. E. fra Jos Rodrguez Carballo.
N.B. - iniziata la distribuzione degli Atti. Il 17 corso si svolger dal 18 al 21 gennaio 2016.

r ena

e santa Pasqua!

Anno XXXVII n. 252 Marzo 2015

18

Come piedi di cerva


Come

piedi

di

cerva

sulle

alte

vette

non

solo

un

titolo

dell'interpretazione magistrale del Cantico dei Cantici di Hurnard ma, per


chi ha avuto la fortuna di viverla, il ricordo di una esperienza unica di vita
fraterna, paesaggi mozzafiato con montagne innevate e cieli di un azzurro
quasi irreale, scarponi che in fila indiana calpestano le stesse tracce sulla

Bormio
6-8 marzo
2015

neve, lo spettacolo di una pozza di acqua bollente immersa nella natura


dove riposare le gambe ormai stanche e molto, molto altro...in una tre giorni
intensamente abitata dal Signore.
Quella che abbiamo vissuto a Bormio non stata una semplice passeggiata
sulla neve, la Parola del Signore ci ha guidato per un percorso che portava
ben oltre a quelle alte vette.
Due catechesi ed una testimonianza dei giorni nostri ci hanno aiutato a
vedere la montagna con tre paia di occhi differenti: con gli occhi di Ges,
con gli occhi di Francesco e con i nostri occhi.
Cos abbiamo riflettuto come, nella Bibbia, la montagna un elemento che
spesso ritorna e assume diversi significati: avvicinarsi a Dio, fatica fisica,
sacrificio e soprattutto cambio di prospettiva.
Solo in cima a una montagna la nostra prospettiva davvero pu cambiare e
si possono vedere le cose nell'insieme ed in maniera pi nitida, ed Ges
colui che ci pu aiutare a salire e cambiare la nostra prospettiva, per poi
scendere di nuovo e vivere alla luce di questo cambiamento.
E l'incontro col Signore richiede spesso Silenzio (che in diversi momenti ci
stato chiesto) perch nella solitudine (luogo perfetto per il cristiano perch
abitato dal Signore) che ci si pu distaccare dal tram tram quotidiano, si pu
fare silenzio per mettersi in ascolto, si pu accogliere, sentire e vedere con
occhi nuovi. Dall'incontro nasce poi il desiderio di amare che implica il
consegnare qualcosa di noi, una restituzione di uomini liberi, l'uscire da
noi stessi per testimoniarlo.. questo quello che scendendo dalla montagna
avremmo dovuto imparare a fare grazie all'insegnamento di Ges.
Francesco ci ha insegnato, attraverso di Cantico delle creature, a vedere la
montagna, ed in generale il creato, come mezzo per lodare il Signore.

Lucia

Anno XXXVII n. 252 Marzo 2015

19

La creazione, a differenza dell'uomo, rimasta fedele al progetto di Dio, ma noi, come cristiani,
non dobbiamo fare del creato un dio, ma strumento di cui servirci per dare lode al solo ed unico
Dio... e quale cornice migliore di un paesaggio innevato in una fantastica giornata di sole per
meglio riflettere sul cantico?
Infine la riflessione su una esperienza di missione in Africa ci ha portato a vedere come, anche
nelle difficolt del ritrovarsi dall'altra parte del mondo, a contatto con realt di povert estrema
e stili di vita che nulla hanno in comune con il nostro, l'aiuto e il sostegno della fede siano
imprescindibili per vivere una esperienza di servizio assicurandoti una forza incredibile e
permettendoti di sorridere e vedere negli altri quel fratello bisognoso in cui si nasconde Ges
che ti chiede un aiuto, un pezzo di pane, una medicina per stare meglio, un sorriso per sentirsi
accolto ed amato. La fede ti consente di mettere da parte tanti perch e ripartire ogni giorno
affrontando la tua montagna, vivendo con entusiasmo, ringraziando ed affidandoti al Signore.
Il punto di forza di questa esperienza per lo spirito di fraternit che si crea e si vive
sedendosi tutti attorno ad una tavola, cucinando assieme sul fuoco del camino, camminando
sulla neve a braccetto con un fratello o in piccoli gruppi, pregando e condividendo esperienze
personali ed emozioni intime nella calda atmosfera di casa di un salotto rivestito di legno. Ed
anche il piccolo gruppo, di sole 15 persone, che permette di incontrare ognuno dei compagni di
avventura, di creare relazioni basate sulla certezza che quello che si condivide sar custodito nel
cuore degli altri, rimarr al sicuro in quell'aura di unicit e bellezza che caratterizza l'esperienza
dei piedi di cerva sulle alte vette.
Ed con la gioia nel cuore mista a un po' di malinconia che di domenica, dopo una stupenda
messa celebrata in casa come le prime comunit di cristiani e un delizioso pranzo da giorno di
festa, abbiamo lasciato Bormio, la nostra montagna, per scendere e tornare nelle nostre
citt, nella nostra routine, con la prospettiva davvero cambiata e con la voglia di vivere e
portare anche agli altri la ricchezza e la bellezza scoperta e ritrovata in questi tre giorni
meravigliosi.

Anno XXXVII n. 252 Marzo 2015

20

Anno XXXVII n. 252 Marzo 2015

21

Ritiro di Quaresima giovani


Rezzato

A MEZZOGIORNO L'ORA DELLA SOSTA


E LO STUPORE DELL'INCONTRO

14-15 marzo
2015

"E Lui ti aspetta l, ai pozzi screpolati, dove invano cerchi l'acqua". Quante
volte ci siamo trovati come la samaritana, costretti dalle nostre paure a
dover

percorrere

strade

in

solitudine,

strade

deserte

perch

volontariamente le attraversiamo quando il sole alto, e tuttavia non


importa: per quanto possa essere rovente la pietra sulla quale cammini lo
meno dello sguardo che giudica. Eppure Lui l, al nostro pozzo, che ci
attende, si fa piccolo per incontrarci, e il suo sguardo rovente d'amore ci
rende vulnerabili e raggiungibili.
E' con quest'esperienza quotidiana di sete e di bisogno di ricerca che,
come giovani, ci siamo trovati a condividere l'esperienza del ritiro in
preparazione della Pasqua, per ricordarci che prima di tutto noi siamo
Suoi figli. Dio desidera incontrarci, e per questo ci attende al pozzo, che
siamo soliti intasare sempre pi, sfuggendo cos all'incontro nel silenzio.
Aiutati dalla Parola e da alcuni laboratori, siamo stati invitati a prenderci
cura di questo luogo ove Ges ci attende per placare la nostra sete infinita,
e nel quale le necessit del cuore possono essere custodite. Qui, rigenerati,
possiamo convertire il nostro cuore per dissetarci all'acqua viva.
Il tutto vissuto in serena condivisione fraterna, assieme ai frati e
all'incontro con nuovi amici, incontrati per questo breve ma intenso tratto
di cammino. Un tempo necessario, questo, chiesto ad ognuno per far s
che la Pasqua non sia solo una festa da calendario, ma per viverla appieno
ogni giorno nel nostro cuore.
Dopo lo stupore scegli la Bellezza!
Una felice Pasqua a tutti!

Eleonora

Anno XXXVII n. 252 Marzo 2015

22

Anno XXXVII n. 252 Marzo 2015

23

Anniversario 50 di sacerdozio e compleanno


Sabbioncello
di Merate

50 Anniversario
Ordinazione
Sacerdotale
fr. Francesco
Calvi e
fr. Donato Ginelli
90 Compleanno
fr. Antonino
Morini

Anno XXXVII n. 252 Marzo 2015

24

FilmiAmo
Birdman
La celebrit hollywoodiana Riggan Thomson, dopo gli ormai lontani
successi planetari nel ruolo del supereroe Birdman, vuole dimostrare a
se stesso e alla critica cinematografica e teatrale di essere un bravo
attore. Riadatta unopera di Raymond Carver - Di cosa parliamo quando
parliamo damore - da portare in scena in un teatro di Broadway. Ma
non cos facile: tra tensioni e incomprensioni con il cast di attori, i
conti da fare con la propria vita privata e familiare, gli spettri del
passato, la lotta con i propri incubi. In un inestricabile intreccio tra
realt e immaginazione, tra vita reale e vita recitata, Riggan cerca di
ritrovare se stesso. Di volare ancora.
Film di apertura alla 71 Mostra del Cinema di Venezia, vincitore di
quattro premi Oscar tra cui le statuette pi ambite - miglior film e
regia - questopera del regista messicano Irritu merita il successo di
critica e di pubblico.
In un teatro di Broadway si aggira come uno spettro, come il fantasma
dellopera di cui si scorge pi volte il manifesto, lattore decadente
Riggan Thomson - Michael Keaton - richiuso nel suo maleodorante
camerino e nei suoi ossessivi sogni di gloria. Sta cercando di portare in
scena una raffinata opera teatrale, intimista, intellettuale, cos lontana
dai suoi successi cinematografici che lhanno reso un supereroe
fumettistico, ma conosciuto in tutto il mondo. Il personaggio di
Birdman non un lontano ricordo, continua ad essere vivo: lalterego
di Riggan, la parte oscura, mascherata, aggressiva e strafottente. E la
voce interiore che percuote il nevrotico attore, gli ricorda che si
ridotto ad essere un patetico artista chiuso in uno squallido teatro, che
si sta illudendo di riscattarsi agli occhi della critica, che ha rinunciato
al suo successo planetario. E il logorato Riggan cerca di scacciare i suoi
deliri e di portare a conclusione questa impresa: non essere una
celebrit ma un attore vero.
I suoi compagni di avventura sono Laura - Andrea Riseborough - la
sua amante che non si sente amata; Lesley Naomi Watts - che fin da
bambina ha sognato Broadway; un incapace attorucolo che si infortuna
e viene sostituto dallacclamato, irreverente ed egocentrico attore di
teatro Mike Sniner - Edward Norton - : colui che potrebbe rilanciare lo
spettacolo.

Scheda
a cura di
Fr. Davide
Sironi

Birdman

di Alejandro
Gonzlez
Irritu

Commedia
Durata 119 min.
USA 2014

Anno XXXVII n. 252 Marzo 2015

25

Dietro le quinte si aggira anche Sam - Emma Stone - la figlia di Riggan, appena
disintossicata e ancora sfasata; lamico Jak - Zach Galifianakis affannato a trovare i soldi
per la produzione e lex moglie Sylvia - Amy Ryan memoria del passato affettivamente
fallimentare di Riggan.
Ma c un altro personaggio che percorre i labirintici corridoi del teatro, che osserva il
dietro le quinte, che viene coinvolto nei conflitti professionali e sentimentali, che calca il
palcoscenico, che sente gli umori dei protagonisti, che assiste alle prime tutte diverse luna
dallaltra e sempre con un colpo di scena fuori copione: lo spettatore. Qui sta la maestria di
Irritu: far entrare nella narrazione chi sta guardando il suo film. Lo fa grazie a un piano
sequenza lungo due ore - perch il montaggio abilmente nascosto da soluzioni tecniche e
geniali -, grazie a una telecamera che segue da vicino i personaggi passando da uno allaltro
e creando la trama, grazie a una continuit tra palcoscenico e dietro le quinte, tra
recitazione e vita vera, tra parole scritte nel copione e parole che dicono il proprio vissuto,
tra realt e immaginazione. Il tamburo rullante che segna i passi di Riggan conduce la
visione ed entra nellanimo.
Con un cast magistrale, il regista rappresenta attori che recitano la parte di attori forse di
se stessi -, rappresenta il teatro nel teatro, il cinema oltre il cinema: Michael Keaton stato il
protagonista di un altro uomo alato, Batman. Addita la Hollywood degli effetti speciali,
delle celebrit senza talento, con una narrazione della parola e degli stati danimo. Mostra
con stile mirabolante la ricerca di un presente che possa liberare da un passato glorioso
eppure troppo riduttivo. Scandaglia vertiginosamente lo sdoppiamento di personalit del
protagonista, forse di ogni attore, di ogni uomo che senza cadere nella patologia, deve
spesso fare i conti con una voce interiore potente nel mostrare i fallimenti, nel dissacrare gli
sforzi per rinascere. E forse tutti recitano una parte. Perch recitare vita.
Un film che pone la domanda su ci che davvero cerca lessere umano, al di l delle
apparenze, del suo mascherarsi da supereroe, del suo delirio di onnipotenza che nasconde
fragilit, una nudit impotente: un riconoscimento autentico che non pu essere confuso
con lapplauso, amore e non ammirazione. Di che cosa parliamo quando parliamo damore?
E per ritrovare se stesso luomo disposto a tutto.
Unico appunto, forse troppi finali. Ma un film da vedere.

Anno XXXVII n. 252 Marzo 2015

26

Anno XXXVII n. 252 Marzo 2015

27

Notizie di Casa
A cura di
fr. Enzo
Pellegatta

Marzo
Ha luogo lAssemblea dellUnione dei Ministri Provinciali Italiani.

2-6
Camposampiero
(PD)

Nella chiesa del Sacro Cuore si celebrano nel pomeriggio i funerali della
sig.ra Mirella Ceriotti, insignita del diploma di fraternit per la sua
delicatezza umana, la sua profondit spirituale e la sua concreta generosit
a favore dei poveri, delle missioni e dei frati di Busto Arsizio.

3
Busto Arsizio (VA)

Ritorna alla casa del Padre fra Venanzio Tresoldi, sacerdote, di anni 94.
I funerali sono celebrati venerd 6 marzo alle ore 14.30 nella Chiesa
parrocchiale di Groppello dAdda (MI), suo paese natale.

4
Sabbioncello
di Merate (LC)

Si svolgono le Missioni al Popolo.

11-22
Vigonza (PD)

Viene proposto ai giovani un ritiro di Quaresima dal titolo: L'essenziale


invisibile agli occhi. Ogni gioved si svolge lincontro Pizza e Vangelo.

14-15
Rezzato (BS)

Con una nutrita partecipazione di frati ha luogo lAssemblea economica


della Provincia.

17
Sabbioncello
di Merate (LC)

Il Definitorio si raduna per il XXI Congresso.

18
Baccanello di
Calusco dAdda

Curia provinciale: si riunisce il Consiglio di Cooperazione.

20-21
Milano

Nellambito degli incontri interreligiosi citati lo scorso mese ha luogo il


secondo incontro con una lettura comparata dalle sacre scritture buddhiste,
induiste e musulmane dal titolo lamore del prossimo, la compassione".

25
Sabbioncello
di Merate (LC)

Anno XXXVII n. 252 Marzo 2015

28

Potrebbero piacerti anche