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MASSIMO FERRAROTTI
1. Nozioni generali
Studieremo le funzioni con n > 1 variabili a valori reali. Per quanto molte delle nozioni
e dei risultati che enunceremo valgano per n qualsiasi, focalizzeremo la nostra attenzione
sui casi n = 2 e n = 3.
La scrittura f : Rn R denoter`a una funzione a n variabili non necessariamente
definita su tutto Rn . Linsieme dove tale funzione `e definita, cio`e il suo dominio, sar`a
indicato con Df .
Esempio. Se f (x, y) =
alliperbole xy = 1.
1
,
xy1
MASSIMO FERRAROTTI
Z
f P ds =
f ds =
C
f (P (t))kP 0 (t)kdt.
Z
f ds =
Z
p
2
2 cos sin 1 + 3 sin d =
1 + 3udu =
14
9
P P0
se per ogni > 0 esiste > 0 tale che, se kP P0 k < , allora |f (P ) L| < .
(2) Si dice che f `e continua (C 0 ) in P0 , se P0 Df e se
lim f (P ) = f (P0 ).
P P0
f1 (P )
f2 (P )
L1
L2
f1
f2
sono
MASSIMO FERRAROTTI
Abbiamo
0
|xy 2 |
x,
x2 + y 2
x2
2x2 y
.
+ y2
Si verifica facilmente che ristretta a ogni retta y = mx la funzione g tende a 0 per (x, y)
tendente a 0, ma questo non implica che esista il limite: infatti sulla successione
Pk = ( k1 , k12 ) ( anzi sulla parabola y = x2 ) la funzione ha valore costante 1.
g(x, y) =
x4
4. Funzioni continue
Sia f : Rn R e sia A Df . Diciamo che f `e continua su A se `e C 0 in ogni punto di
A: se A = Df diciamo semplicemente che f `e continua. Linsieme delle funzioni continue
su A si indica con C 0 (A).
Esempio. Le funzioni polinomiali sono continue. Infatti:
1) le funzioni costanti sono evidentemente continue;
2) se consideriamo (nel caso n = 2) le funzioni px (x, y) = x e py (x, y) = y (proiezioni sugli
assi), queste sono C 0 (di fatto sono a 1 variabile!);
3) le funzioni monomiali axh y k sono C 0 in quanto prodotti di funzioni C 0 ;
4) le funzioni polinomiali sono somme di funzioni monomiali e quindi sono C 0 .
Esempio. Le funzioni
f (x, y) =
2xy
x2 +y 2
(x, y) 6= (0, 0)
(x, y) = (0, 0)
e
(
2x2 y
x4 +y 2
(x, y) 6= (0, 0)
0
(x, y) = (0, 0)
gi`a introdotte in un precedente esempio non sono continue nellorigine.
g(x, y) =
Studiamo le propriet`
a globali delle funzioni continue. Intanto possiamo identificare
molti insiemi definiti da funzioni C 0 come aperti o chiusi.
Proposizione 4.1. Sia f : Rn R continua su A Df .
(1) Se A `e aperto, allora Vf+ = {P A| f (P ) > 0}, Vf = {P A| f (P ) < 0} sono
aperti.
(2) Se A `e chiuso, allora Zf+ = {P A| f (P ) 0}, Zf = {P A| f (P ) 0} e
Zf = {P A| f (P ) = 0} sono chiusi.
Quindi le curve e superfici di livello di funzioni continue su chiusi (quindi anche su Rn )
sono insiemi chiusi (Sf (c) = Zf c ).
5. Connessione e teorema degli zeri
Definizione 5.1. Un sottoinsieme A Rn si dice connesso se comunque dati P1 , P2 A
esiste una parametrizzazione P : [a b] A di classe C 0 tale che P (a) = P1 e P (b) = P2 .
Intuitivamente un insieme connesso `e formato da un solo pezzo.
Esempi.
1) Gli insiemi convessi sono connessi (un insieme A Rn si dice convesso se dati P1 e P2
in A il segmento P1 P2 `e contenuto in A) .
2) Le rette, le ellissi e le parabole sono connessi, le iperboli no.
3) Una corona circolare `e connessa ma non convessa.
Se A non `e connesso, si dice sconnesso. In tal caso supporremo comunque che A sia
unione finita di insiemi connessi disgiunti, detti componenti connesse di A.
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Definizione 6.1. Se f :
R, A Df e P0 A, P0 `e :
(1) punto di estremo assoluto su A se per ogni P A f (P0 ) f (P ) (massimo assoluto)
oppure f (P0 ) f (P ) (minimo assoluto);
(2) punto di estremo relativo (o locale) in A se esiste un intorno U di P0 tale che per
ogni P A U f (P0 ) f (P ) (massimo relativo) oppure f (P0 ) f (P ) (minimo
relativo)
Nei casi in cui valgano le disguaglianze strette >, < si parla di punti di massimo o
minimo stretto. Il valore f (P0 ) in punto di estremo si dice valore estremo (massimo o
minimo).
Definizione 6.2. Un sottoinsieme Rn si dice limitato se esiste M > 0 tale che kP k
M per ogni P A.
Teorema 6.3. Sia A Df chiuso e limitato e sia f una funzione continua su A. Allora
esistono P1 e P2 in A tali che per ogn iP A si ha f (P1 ) f (P ) f (P2 ).
Quindi su di un insieme chiuso e limitato una funzione continua assume sempre un
valore massimo e uno minimo.
Corollario 6.4. Sia A Df connesso, chiuso e limitato e sia f una funzione continua
su A. Siano M e m rispettivamente i valori massimo e minimo di f su A. Allora per ogni
m c M esiste P0 A tale che f (P ) = c.
`
7. Derivate e differenziabilita
Sia f : R2 R e sia P0 = (x0 , y0 ) Int(Df ). Diremo che f `e derivabile rispetto a x in
P0 se esiste finito il limite
f (x0 + h, y0 ) f (x0 , y0 )
h0
h
In tal caso, tale limite si dice derivata parziale di f rispetto a x in P0 e si denota in uno
dei seguenti modi:
lim
f
(P0 ), x f (P0 ), fx (P0 ).
x
In modo analogo di definiscono e si denotano le derivate rispetto alle altre variabili
anche per n > 2. Si dice che f `e derivabile in P0 se `e derivabile in P0 rispetto a tutte le
variabili.
Se A Df `e un aperto, diremo che f derivabile su A se lo `e in ogni punto di A e
diremo semplicemente che `e derivabile se lo `e su Df (supponendolo aperto). In tal caso
sono definite su A le funzioni fx , f derivate parziali di f .
Se f `e derivabile in P0 , il gradiente di f in P0 `e il vettore f (P0 ) in Rn le cui componenti
sono le derivate parziali di f in P0 . Per n = 2, f (P0 ) = (fx (P0 ), fy (P0 )). Il gradiente
viene anche denotato con grad f (P0 ).
Usando il gradiente possiamo esprimere in modo sintetico alcune regole per la derivazione.
Proposizione 7.1. Se f1 e f2 sono funzioni su Rn derivabili abbiamo:
(1) (c1 f1 + c2 f2 ) = c1 f1 + c2 f2 .
(2) (f1 f2 ) = f1 f2 + f2 f1 .
1 f2
.
(3) (f1 f2 ) = f2 f1ff
2
2
per t R, t 6= 0.
In tal caso, tale limite si dice derivata direzionale di f rispetto a x in P0 e si denota in
uno dei seguenti modi:
f
(P0 ), v f (P0 ), fv (P0 ).
v
Analogamente alle derivate parziali, si pu`o definire la funzione derivata direzionale fv
su un aperto A Df .
Osservazione. Le derivate direzionali rispetto ai versori canonici coincidono con le
derivate parziali. Per esempio, se v = e1 = (1, 0),
f (x0 + t, y0 ) f (x0 , y0 )
f (te1 + P0 ) f (P0 )
= lim
= fx (P0 )
t0
t0
t
t
lim
Esempi.
1) Se
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2xy
x2 +y 2
(x, y) 6= (0, 0)
0
(x, y) = (0, 0)
abbiamo f (x, 0) = f (0, y) = 0 per x 6= 0 e y 6= 0, quindi il rapporto incrementale in
O rispetto a x e a y `e nullo e f `e derivabile in O con derivate parziali nulle. Ricordando
che tale funzione non `e continua in O, otteniamo che in pi`
u variabili la derivabilit`a non
implica la continuit`
a , contrariamente a quanto succede in una variabile.
Comunque, se v = (a, b) `e un versore diverso da e1 e e2 ,
f (x, y) =
P P0
.
Osserviamo che il differenziale di f in P0 `e definito comunque se f `e derivabile in
P0 : la condizione di differenziabilit`a significa intorno a P0 la differenza di f e dfP0 `e un
infinitesimo di ordine maggiore della distanza da P0 .
Inoltre se f `e differenziabile in P0 abbiamo che f (P ) tende a f (P0 ) per P P0 , quindi
la differenziabilit`
a implica la continuit`a .
Una condizione sufficiente e di pi`
u immediata verifica per la differenziabilit`a `e la seguente
Proposizione 7.4. Sia f : Rn R derivabile su un aperto A Df . Se fx e fy sono
entrambe C 0 su A, allora f `e differenziabile su A.
Se f ha derivate parziali continue su A si dice che `e di classe C 1 (brevemente `e C 1 ) su
A e si scrive f C 1 (A).
Significato geometrico Supponiamo per semplicit`a che f : R2 R sia differenziabile
in (0, 0) e che f (O) = 0. Allora il grafico del suo differenziale ha equazione z = fx (O)x +
fy (O)y: evidentemente si tratta del piano : fx (O)x + fy (O)y z = 0 visto come
p grafico.
0
0
Se poniamo z = f (x, y), allora la differenza |z z| `e infinitesimo maggiore di x2 + y 2 .
10
MASSIMO FERRAROTTI
utilizzare per determinare le equazioni in forma canonica rette o piani tangenti alle curve
o superfici di livello.
Esempi.
1) Consideriamo lellisse C : 4x2 + 9y 2 = 1 e sia P0 = ( 12 , 13 ). Allora P0 C e, se f (x, y) =
4x2 + 9y 2 1, f (x, y) = (8x, 18y). Quindi f (P0 ) = (4, 6) 6= O e la retta tangente a C in
P0 `e la retta passante per P0 e normale a f (P0 ), cio`e 4(x 12 )+9(y 13 ) = 4x+9y 5 = 0.
2) Se f : R3 R, il suo grafico Gf `e la superficie di equazione cartesiana g(x, y, z) =
f (x, y) z = 0. Se f `e C 1 in P0 = (x0 , y0 ) e z0 = f (P0 ), il piano tangente in Q0 =
(x0 , y0 , z0 ) `e il piano passante per Q0 normale a g(Q0 ). Poiche g = (fx , fy , 1),
ritroviamo la formula gi`
a dedotta in precedenza
fx (x0 , y0 )(x x0 ) + fy (x0 , y0 )(y y0 ) (z z0 ) = 0.
In base alle precedenti considerazioni diamo la seguente definizione.
Definizione 7.7. Sia f : Rn R differenziabile in P0 Int(Df ). Il punto P0 si dice
punto regolare di f se f (P0 ) 6= O.
Se P0 `e un punto regolare di f e se c = f (P0 ), la curva o superficie di livello Sf (c) di f
passante per P0 ha una retta o un piano tangente ben definito che ha equazione cartesiana
f (P0 ) (P P0 ) = 0
8. Derivate di ordine superiore
Se f : R2 R `e derivabile su A Df aperto, sono definite su A le funzioni derivate
parziali fx e fy . Se a loro volta queste funzioni sono derivabili otteniamo le derivate
parziali seconde fxx , fyy , fxy , fyx . Diremo che f `e (di classe) C 2 su A (brevemente
f C 2 (A)) se tali derivate sono C 0 . Naturalmente possiamo considerare derivate di
ordine arbitrariamente grande per funzioni con un numero qualsiasi di variabili e definire
funzioni su Rn di classe C r per n 1 e 0 r . Vale
Proposizione 8.1. Se r 1 e f C r (A) allora f C r1 (A).
Abbiamo il seguente Lemma di Schwarz.
Teorema 8.2. Se f : R2 R `e C 2 su A Df aperto, allora fxy = fyx su A.
Il Lemma di Schwarz vale per funzioni di classe C r , r 2, con n 2 variabili e assicura
che le derivate fino allordine r rispetto a variabili diverse non dipendono dallordine in
cui si deriva.
Per n = 2 abbiamo quindi le derivate seconde fxx e fyy rispetto a x e y e la derivata
mista fxy .
Se ora f : Rn R `e C 2 su un aperto A Df e se P0 A, la matrice Hf (P0 ) i cui
elementi sono le derivate seconde di f in P0 ([Hf (P0 )]i,j = fxi xj ) si dice matrice Hessiana
di f in P0 . Per n = 2 abbiamo
f (P ) fxy (P0 )
Hf (P0 ) = xx 0
.
fxy (P0 ) fyy (P0 )
Vale il seguente sviluppo di Taylor al 2 ordine:
11
1t
(P P0 )Hf (P0 )(P P0 ) + o(kP P0 k2 ).
2
Dipartimento di Matematica, Politecnico di Torino, Corso Duca degli Abruzzi 24, I-10129
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