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ovvero fenomeni che incidono sulla salute fisica e psichica, quale effetto della
violazione ambientale. Donde due tipi di danno: questi possono coesistere, ma
possono anche insorgere separatamente.
Fin qui nulla quaestio.
Laspetto pi problematico attiene il profilo individuale, ovvero il disastro
ambientale non provocante lesioni allo stato di salute dei soggetti, ma comportante,
purtuttavia, disagi alla vita, alla vivibilit, allordinato e usuale svolgimento delle
abitudini del singolo soggetto.
La costante diffusione di fenomeni di inquinamento ambientale derivanti
dallespletamento di attivit antropologiche illecite (che si verificano il pi delle
volte nellesercizio di attivit di natura industriale) ha dato impulso, negli ultimi
anni, ad un consistente incremento di tale particolare ipotesi di danno di natura
extracontrattuale, qualificabile come danno da illecito ambientale.
questo il caso della catastrofe che interess il Comune di Seveso, al confine
con quello di Meda. La vicenda, difatti, costituisce dal punto di vista
giurisprudenziale un vero e proprio leading case in tema di riconoscimento e
risarcibilit del danno derivante da disastro ambientale.
Lincidente industriale ebbe luogo il 10 luglio 1974 nello stabilimento
dellICMESA S.p.a. a seguito della fuoriuscita di diossina, sostanza chimica
altamente tossica, che inquin il territorio di Seveso e le zone limitrofe. La
contaminazione da diossina avvelen aria, terreni, acqua e fauna. Oltre ai numerosi
danni di natura patrimoniale, molteplici pregiudizi afferirono lo stato di salute dei
soggetti coinvolti modificando, in maniera irreversibile, il loro modus vivendi.
Laspetto del tutto peculiare dellintera vicenda fu senzaltro segnato dal
profondo stato di stress emozionale a cui le vittime del disastro dovettero far fronte.
Invero, ci che giuridicamente viene qualificato come danno morale, species del pi
ampio genus danno non patrimoniale ex art. 2059 c.c., nel caso di specie si
sostanzi come il timore delle vittime di contrarre malattie a seguito della
contaminazione.
Il pretium doloris vantato dalle vittime aveva ad oggetto la paura di ammalarsi, un
vero e proprio patema danimo e stato di turbamento interiore per le proprie
condizioni di salute, indotto dalla preoccupazione per le conseguenze dannose,
anche lungolatenti, derivante dallesposizione agli effetti nocivi della diossina.
In aggiunta, ci che accresceva detto stress emozionale, era la mancanza di
informazioni scientifiche ben precise che potessero escludere in toto la pericolosit,
dal puto di vista psico-fisico, della sostanza.
Tale visione costituisce un vero e proprio quid novi rispetto al passato e crea le
premesse per una tutela ambientale effettiva, ammettendo il risarcimento del danno
non soltanto, n necessariamente, in caso di compromissione alla salute, bens in
presenza del mero deterioramento della qualit della vita provocato dalle
immissioni inquinanti.
Ulteriori dubbi che restavano circa la configurabilit del danno derivante dalla
paura di ammalarsi sono stati definitivamente fugati dalla Corte di Cassazione, nella
sentenza n. 11059/ 2009, che ha apertis verbis sancito la risarcibilit del danno
morale provocato da compromissione ambientale a seguito di disastro colposo ( ex
art. 449 c.p.), in maniera del tutto autonoma rispetto al danno biologico o di eventi
di natura patrimoniale, individuando la sussistenza del danno morale nel patema
danimo indotto in ognuno dalla preoccupazione per il proprio stato di salute.
Dunque, sussistendo la fattispecie contemplata dallart. 449 c.p., rubricato
Delitti colposi di danno, il danno non patrimoniale diviene risarcibile in quanto
derivante da reato incidente sia sul bene pubblico immateriale ed unitario
dellambiente che sulla sfera individuale dei singoli soggetti che si trovano in
concreta relazione con i luoghi interessati dallevento dannoso in ragione della
loro residenza o frequentazione abituale.
Lulteriore merito della pronuncia della Corte Suprema consiste, altres,
nellaver parzialmente risolto, esplicando la propria funzione nomofilattica, le
difficolt relative laccertamento dellan e del quantum del danno morale. Ebbene, a
causa del carattere intrinsecamente soggettivo del danno morale, appare difficoltoso
rendere concreto il patema danimo e procedere alla sua quantificazione.
La risoluzione, allora, stata individuata mediante il ricorso alle presunzioni.
Dunque, dispone la Cassazione, il danno non patrimoniale consistente nel patema
danimo e nella sofferenza interna ben pu essere provato per presunzioni. Con
tale dictum cadono tutte le censure relative alla prassi, fortemente criticata, di
ricorrere al fatto notorio per dar prova del pretium doloris sofferto. Invero, la
Suprema Corte evidenzia come la prova per inferenza induttiva non postula che il
fatto ignoto da dimostrare sia lunico riflesso possibile di un fatto noto, essendo
sufficiente la rilevante probabilit del determinarsi delluno in dipendenza
dellaltro secondo criteri regolarit causale.
Evidente, allora, appare la funzione non gi punitiva del risarcimento del
danno derivante dal disastro ambientale, poich il pregiudizio subito deve essere
comunque provato mediante la ricostruzione della serie concatenata di fatti noti atti
a risalire a quelli ignoti. Ci qualifica la funzione della responsabilit civile come