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Inizio queste mie poche righe con il ringraziare quanti si sono impegnati, in maniera
davvero encomiabile, nelle varie attivit natalizie della parrocchia ed, in particolare,
nella realizzazione del presepe vivente. Siamo rimasti tutti positivamente colpiti dai
profondi sentimenti che hanno suscitato in
noi le meditazioni del mistero del Natale del
Signore, specialmente quelle vissute nei momenti della sacra rappresentazione che ha
coinvolto tanti membri della nostra comunit nel centro storico di San Biagio. E proprio
su questa nostra comunit parrocchiale vorrei brevemente riflettere con voi. Gi nello
scorso numero del giornalino avevo accennato alla bella realt di San Vito, con tanti
gruppi, tutti molto attivi nellambito della
pastorale. Notavo e noto costantemente come queste realt siano diverse espressioni
dellunica fede in cui crediamo e che viviamo, ma a volte, purtroppo, devo constatare
che tutte queste realt non portano a giungere allauspicabile unit del popolo di Dio,
bens tendono ad indirizzarsi verso la formazione di gruppi che possono diventare autoreferenziali e chiusi in se stessi. Ges stesso
ci esorta ad impegnarci perch tutti siano
una sola cosa (Gv 17,21) e ci suggerisce
anche il modo per riuscirci: lamore fraterno.
Proprio su questo amore saremo giudicati e
proprio per questo amore possiamo dirci
cristiani: Ges stesso ci ha indirizzati dicendoci che da questo tutti sapranno che siete
miei discepoli, se avrete amore gli uni per gli
altri (Gv 13,35).
(Segue)
n. 3
1 Febbraio 2015
Editoriale
Questa nostra comunit di San Vito davvero molto aperta e piena di amore (i seminaristi, i sacerdoti ed io ne abbiamo fatto vera
esperienza), si avverte subito quello slancio
verso laltro che da tante parti, in questa nostra societ contemporanea, spesso non cos
scontato trovare, ma, allo stesso tempo, a
volte lappartenenza alluno o allaltro gruppo
ci pone un limite a questa nostra vocazione
cristiana allamore. Noi tutti siamo parte di
un unico corpo, Cristo, e come membra di
un unico corpo dobbiamo essere uniti: uniti
nellamore, uniti, cio, nella carit. E lo sappiamo: dove c carit l c Dio. Ogni volta
che partecipiamo alla celebrazione della Santa Messa viviamo e celebriamo proprio questo mistero di unit: questo mistero che poi
adoriamo quotidianamente nelladorazione
prolungata nella chiesa di San Rocco. Anche
la Santissima Trinit, la cui devozione fondamentale nella nostra fede e molto radicata
in questa nostra comunit ci invita alla contemplazione di un mistero di unit che inscindibile. Sforziamoci dunque di fare tutto
quello che in nostro potere, innanzitutto
personalmente e poi con chi ci vicino, affinch possiamo vivere questo mistero di unit
che celebriamo e veneriamo nella nostra realt quotidiana. E non difficile, non dobbiamo pensare a grandi eventi, bens riuscire ad
appianare quelle barriere, a volte inconsistenti, che si sono create tra vari gruppi, e sforzarsi di collaborare insieme nelle attivit della
comunit parrocchiale, per dar segno di unit
e vivere in noi questa unit che ci porter
allamore, alla carit, cio a Dio stesso. E
allora davvero potremmo dirci pienamente
cristiani. Certo non facile, ma non impossibile. Chiediamo allora al Signore di mettere
questa carit nei nostri cuori in una abbondanza tale da riuscire in questo santo proposito. Di cuore vi ricordo quotidianamente
nella preghiera e vi benedico con affetto.
San Vito Romano, 01.02.2015, Solennit di
San Biagio, Vescovo e Martire
n. 3
1 Febbraio 2015
n. 3
1 Febbraio 2015
Da non dimenticare
n. 3
1 Febbraio 2015
n. 3
1 Febbraio 2015
Parole di Vita
In questa quarta domenica del tempo Ordinario il Vangelo ci parla di un miracolo che compie
Ges: scaccia un demonio che si impossessato di un uomo. Vediamo un Ges tutt'altro che
dolce, tutt'altro che compassionevole. Vediamo un Ges autoritario, fermo, severo: Taci!
Esci da lui!. Ges non ha mezze misure con il male, Ges non scende a compromessi con il
diavolo! "Diavolo" che significa appunto: "colui che divide". Il male fa male e divide, ci mette
gli uni contro gli altri e ci mette addirittura contro Dio. "E lo spirito impuro, straziandolo e gridando forte, usc da lui." Il demonio, davanti all'autorit di Ges, del Bene appunto, scappa,
fugge, indifeso. Cos tutti si stupiscono di Ges e della sua autorit: "furono presi da timore,
tanto che si chiedevano a vicenda: Che mai questo? Un insegnamento nuovo, dato con autorit. Comanda persino agli spiriti impuri e gli obbediscono!". Questo dovrebbe essere quotidianamente il nostro atteggiamento di bravi cristiani: evitare, combattere il male, cercare e
vivere per il Bene. Se da soli non ci riusciamo domandiamo a Ges la forza, in fin dei conti Lui
non ne ha scacciati pochi di demoni nella sua vita!
Francesca Micocci
n. 3
1 Febbraio 2015
E il Vangelo della prova, questo. Ges da solo, nella difficolt ed tentato. Un Ges umanissimo, un Ges che tanto ci assomiglia quando siamo nella prova e vediamo solo deserto intorno a noi. Leggiamo che Ges viene condotto dallo Spirito Santo nel deserto per essere tentato
(lo sospinse nel deserto): sembra quasi una crudelt! Nel deserto e con Satana! Perch? Perch una prova cos difficile, a tu per tu con il Male? viene da pensarecos come ci viene da
pensare quando la vita ci mette a dura prova: Perch? Perch io? Perch questo dolore?.
Sono domande che ci tormentano e che sembrano non avere risposta in quel momento. Domande che anche Ges si sar posto. E, nella debolezza, ecco che arrivano le tentazioni: dai
Vangeli di Marco e di Luca sappiamo che il demonio tenta con le cose pi allettanti e che, nello
stato di bisogno, sembrano giuste. Ges ha fame? Il demonio offre il pane. Ges Figlio di
Dio? Il demonio lo alletta con con il potere sugli angeli e le ricchezze del mondo. E nella debolezza che si insinua il Male, perch aspetta che si cali la guardia per colpire, perch sa che,
quando siamo vicini a Dio, nulla pu farci. Ma Dio in questi momenti non ci lascia soli: lo Spirito lo sospinse nel deserto: abbiamo lo Spirito con noi, lamore di Dio che ci tiene a s e che
ci sostiene a non cedere alle tentazioni. Ges ci dice: convertitevi e credete al vangelo: ecco
come superare le tentazioni e le prove. Siamo chiamati a convertirci, CUM VERTERE, cambiare
insieme, insieme a Lui e al suo Amore. Nei momenti di crisi (dal greco, cambiamento) siamo
chiamati a cambiare insieme. Non siamo soli nei momenti difficili, Dio non lo permetterebbe:
nella prova, siamo chiamati a legarci ancora di pi a Lui, ad affidarci a Lui, per uscirne pi forti
e pi coscienti del Suo Amore.
Cristina Galizia
6
Semi di parole
n. 3
1 Febbraio 2015
MIRACOLO
Dal latino MIRACULUM meraviglia, a sua volta da MIRARI essere sorpresi: essere sorpresi dalla meraviglia, meravigliarsi. Questa parola, da sola, contiene due concetti di
una grandezza unica che insieme sono dimpatto, vita che prende vita: la meraviglia e la
sorpresa; ci che grande e bello ai nostri occhi e la sorpresa, ci che non ci si aspetta o
di cui non ci era mai accorti prima. La parola stessa ci dice che il miracolo non si pu prevedere, n tantomeno si pu intuire che sotto i nostri occhi possa accadere un miracolo
da un momento allaltro: miracolo sorpresa. La meraviglia inaspettata che si rende visibile tutta intorno. Miracolo la manifestazione della straordinariet: ci che, appunto,
stra-ordinario, sopra lordinariet.
Adriana Rossi
Il Carnevale
Letimologia del carnevale risale con ogni probabilit al latino carnem levare espressione con
cui nel Medioevo sindicava la prescrizione ecclesiastica di astenersi dal mangiare carne a
partire dal primo giorno di Quaresima. Il carnevale si colloca necessariamente tra lEpifania (6
gennaio) e la Quaresima. Le prime testimonianze risalgono
allepoca medievale (VIII sec. ca) e parlano di una festa caratterizzata da un godimento esagerato di cibi e bevande. Per tutto
il periodo si sovvertiva lordine sociale vigente e si scambiavano i ruoli nascondendoli dietro a delle maschere.
Non essendo una festa comandata e non trovando nessun accenno nella Sacra Scrittura cosa dobbiamo pensare di questa
festa? Vi sono, come in tutte le usanze umane, due scuole di
pensiero. La prima di proibire il carnevale per i comportamenti smodati di questa festa. La seconda si colloca nel fatto
che tutto permesso. Quale delle due sia giusta sia giusta poco importa: la questione unaltra. Io sono cristiano? Il Dio della mia salvezza ha cambiato la
mia vita? Se la risposta SI allora non esiste luogo dove io non posso stare o festa a cui non
posso partecipare. Ogni festa, anzi, viene trasformata dalla nostra presenza, ogni luogo
prende luce da Colui che luce in noi. Il cristiano colui che dona la sua testimonianza. Il
cristiano colui che prega per la Chiesa, per lo Stato, per i poveri, gli ammalati non facendone una burla. colui che prega per i propri nemici non rendendoli oggetto di scherno.
Essere cristiani difficile se non ci facciamo guidare da Lui. E difficile far risplendere la luce
che in noi, se non ci facciamo guidare dallo Spirito di Verit. Sar una bella festa se testimoniamo Cristo che ha cambiato la nostra vita e lha resa una testimonianza di luce. Buon
Carnevale quindi a tutti gli uomini di buona volont!
Gerardo Diglio
Gabriele Allegrino
7
n. 3
1 Febbraio 2015
Quando sono partita per intraprendere un percorso di studi allestero ero davvero preoccupata.
Ero ben consapevole che avrei passato cinque mesi della mia vita lontano dalla mia quotidianit,
dalla mia casa, dalla mia famiglia, da tutte le persone a cui tengo davvero. Un salto nel vuoto,
unesperienza che sapevo sarebbe stata qualcosa di incredibilmente magnifico per la mia vita.
E stato cos. E mai, come in questi mesi, ho sentito Dio cos vicino.
Andare allestero significava anche avere pi difficolt nel trovare una chiesa cattolica. Ma avevo
una parrocchia dietro casa, un minuto a piedi. Scoprirlo mi ha riempito di gioia, mi ha soprattutto
sollevata.
E stato il primo piccolo miracolo che Dio mi ha donato dopo essere arrivata.
Ho cos cominciato a frequentare una parrocchia completamente diversa dalla mia, costruita nel
mezzo di una citt, piccola e sconosciuta, eppure incredibilmente viva. Una parrocchia che a lungo
andare diventata la mia famiglia.
Persone di ogni et, ragazzi e adulti che erano diventati ormai parte della mia vita. Un sacerdote
incredibilmente disponibile e gentile, intraprendete ed energico.
Cos, dopo la mia prima messa in quella nuova parrocchia, sono stata invitata a fare parte del
gruppo giovani. Ero incuriosita, non avevo ancora fatto amicizia con nessuno, e lidea di fare nuove esperienze mi allettava incredibilmente.
Era il primo mercoled sera che trascorrevo in quel nuovo Paese senza i miei genitori, sono cos
uscita di casa e mi sono diretta in parrocchia.
Unesperienza unica, canti, saluti, conversazioni, ore passate a chiacchierare senza accorgersi del
tempo che trascorreva. E poi, la prima cena fuori con quei ragazzi ancora sconosciuti per me. La
prima di molte.
Quella sera ho cominciato a capire quanto Dio stesse facendo per me, quanto mi stesse aiutando
ad affrontare la mia nuova vita.
Perch stare con quei ragazzi quella sera, e i mercoled a seguire, ha significato quanto Dio sia presente non solo quando si parla di Lui, ma anche quando grazie a Lui le persone si incontrano, e
cominciano a volersi bene.
Un mese dopo, arrivato il secondo miracolo. A scuola arrivata una nuova ragazza, italiana.
Tutto avrei immaginato, tranne di ritrovarmela seduta accanto in chiesa la domenica dopo averla
conosciuta. E nato con lei un rapporto intimo e speciale, di amicizia e di complicit. Passavamo
insieme moltissimo tempo, era diventata una persona davvero speciale. Ed grazie a lei, che poco
prima di partire, i primi giorni di dicembre, Dio mi ha donato il terzo miracolo.
C un ritiro in montagna, vieni? Sono andata. E la mia vita cambiata totalmente. Forse scriverlo non render mai lidea. Perch dire semplicemente che delle testimonianze, una celebrazione
penitenziale e dei canti fatti insieme hanno significato cos tanto per me sembrer quasi utopia.
Ma il modo in cui li ho vissuti, attimo dopo attimo. ci che ho capito, i passi percorsi e soprattutto il traguardo. Mi sono sentita incredibilmente felice, ho sentito per la prima volta di appartenere a un posto non solo per la bellezza, per la storia o per una particolare affinit. Mi sono
sentita legata a quel posto perch era Dio che in quel momento stava compiendo il Suo miracolo.
Mi stava donando una felicit immensa. Una felicit che tuttora perdura, che non mi far mai
smettere di rendergli grazie.
Lucia Testa
n. 3
1 Febbraio 2015
Un quadro al mese
San Biagio, originario dellArmenia, visse tra il terzo e il quarto secolo ed venerato sia nella Chiesa
cattolica che in quella ortodossa. Come innumerevoli martiri del suo tempo, egli fu imprigionato dal
nemico romano e fu decapitato per non aver rinnegato la sua fede in Cristo. Biagio fu medico ed
ricordato soprattutto per essere il protettore della
gola. Tale particolare devozione riservatagli deriva
da un episodio che segn la sua vita. Sembra, infatti, che il santo salv un bambino che stava morendo soffocato a causa di una lisca di pesce.
Al vescovo armeno, nel nostro paese, intitolata
una maestosa chiesa, che allo stato attuale frutto
di vari rifacimenti avvenuti nel corso del tempo. Di
notevole bellezza laltare principale, caratterizzato da stucchi e decorazioni tipici della ricchezza e
del colorismo di et barocca. Contribuisce alla magnificenza la pala daltare, un affresco di grandi
dimensioni raffigurante San Biagio Vescovo. A parte la leggibile iconografia, tuttavia scarsissime informazioni storico-artistiche riguardano lopera.
Innanzitutto lautore ignoto e ci non facilita per
nulla unanalisi pi dettagliata. Secondo Amedeo
Rocca, nelle Memorie di San Vito Romano (anni
60 del secolo scorso), il quadro del 1609, anno in
cui fu terminato lampliamento della chiesa. Inoltre, sempre Rocca, scrisse che poi stato ritoccato
dal valente pittore sanvitese Enrico Cinti nella
seconda met del 1800. Ad oggi queste sono le
uniche notizie certe.
n. 3
1 Febbraio 2015
Giovanni Testa
che regge per mano un piccolo bambino dai riccioluti capelli biondi, forse proprio il piccolo che il
santo salv dal soffocamento.
Ai lati del vescovo martire ci sono, di nuovo secondo Rocca, due uomini vestiti con la cotta. Essi sono
i fratelli Porfirio ed Aquilante Denni. Il primo fu
arciprete di san Biagio nonch primo notaio del
paese, mentre don Aquilante fu suo collaboratore.
Gli altri astanti sembrano essere, dalle vesti, popolani che accorrono per chiedere nuove grazie al
santo, in particolare si veda sullo sfondo una donna con un bambino in braccio. Ben riuscita una
giovane donna poco pi in l di San Biagio. Dall
acconciatura che abbellisce i suoi capelli rossi non
sembra una popolana e, vestita elegantemente
dazzurro, offre un omaggio floreale al vescovo.
Federica Marchetti
10
Ho visto Dio
n. 3
1 Febbraio 2015
La rubrica musicale
Potrebbe essere Dio Renato Zero
Mario Liparoti
LE PRESENTO?
So fatte tutte cos alla bona
scritte in dialetto sanvitese
pe fa cap larguzia paesana
e fa scrne e bellezze e stu paese.
pe fa ved gli bgli panorami
che te po ved ncima alla Torricella!
Che mancu pitturati co le mani,
a veduta la po ved pi bella.
Le Curiosit...
n. 3
1 Febbraio 2015
San Valentino
Era il 14 Febbraio e in questo giorno i Romani celebravano la festa dei Lupercalia, durante la quale si
praticavano riti di purificazione in onore di Fauno,
dio della fertilit. In seguito nel 496 papa Gelasio I,
con lintento di cristianizzare lantica festivit romana, dedic il giorno 14 febbraio a San Valentino. La
Chiesa infatti riteneva che il Santo fosse in grado di
proteggere gli innamorati e indirizzarli al matrimonio, come ci testimonia una storia a lui legata. Si
racconta che Valentino, gi vescovo, udendo due
fidanzati litigare, regal loro una rosa e li invit a
pregare per fare pace e imparare a guardarsi sempre reciprocamente con gli occhi di Cristo. I due fidanzati tornarono qualche anno dopo dal vescovo,
chiedendo la benedizione per il loro matrimonio.
Nonostante la piega commerciale che questa festa
ha preso, sarebbe bello riscoprirla per quello che
realmente : la celebrazione dellAmore. Quello di
San Valentino, capace di portare conforto e pace al
prossimo. Buona festa degli Innamorati a tutti!
Sofia Testa
12
n. 3
1 Febbraio 2015
I PassaTenda
GIRO DI CHIESE (Il bersaglio)
Un rapinatore sale su un autobus a Napoli e grida: "Fermi,
questa una rapina!". Un signore si alza e dice: "Oh mamma che spavento! Pensavo fosse 'o controllore!"
Aurora Trinchieri
13
SOLUZIONE: MADONNINAMARIAS.MARIAARCECAREPAREPANES.ROCCOPIGNA
VIGNAVITEVITOS.VITOMONTECONTECENTOSECOLOSCOLOCOLO COLI
n. 3
1 Febbraio 2015
Incroci di Febbraio
(Marianna Carrarini)
7 uova
3 kg e 300 gr di farina
1 kg di zucchero
1 lt di latte
1 bicchierino di sambuca
Scorza grattugiata di un
limone
Scorza grattugiata di un
arancio
Anice
bicchiere di olio
70 gr di lievito di birra
Sale
2 uova
150 zucchero
1 bicchierino di liquore alchermes
1 bicchiere di latte
1 cucchiaio dolio
Scorza grattugiata
di un limone
1 bustina di lievito
per dolci
Farina Q.B.
Giulia Luzzi
4 LETTERE
6 LETTERE
10 LETTERE
- Gola
- Ceneri
- Castagnole
- Olio
- Frappe
- Coriandoli
5 LETTERE
8 LETTERE
9 LETTERE
- Borgo
- Bestiame
- Candelora
- Carri
- Febbraio
- Quaresima
- Festa
-Maschere
- San Biagio
- Fiera
- Carnevale
11 LETTERE
- Processione
Crua n se trova e cotta se jetta, lel ndovina cos?
MusicaInsieme
Da Sabato 31 Gennaio, dalle ore 16 alle ore 17
nella sede di Santa Maria, avr inizio un
percorso musicale per coltivare insieme il
piacere della musica. Il corso gratuito e
aperto a tutti: dai pi piccoli ai pi grandi. Vi
aspettiamo numerosi per degli incontri musicali allinsegna del divertimento e del piacere
di imparare. Per informazioni relative al corso
si pu contattare Vito Sallusti cell.
3932177123
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