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Non citeremo qui tutti gli autori dei numerosi brevi trattati
comparabili a questi. Numerose attribuzioni rimangono inoltre
incerte ed è l'intreccio delle attribuzioni che caratterizza la tappa
successiva di questa evoluzione. Infatti, una volta costituito il
piccolo corpus di trattati clandestini, diventava facile costituire
nuovi trattati attingendo qua e là i passaggi pertinenti. Il plagio era
inoltre diventato un modo molto ordinario di composizione; Bayle
era una vittima scelta. Conosciamo l'esempio della XIII Lettre
philosophique di Voltaire; seguendo questo modello, il marchese
d'Argens si rivela un compilatore infaticabile e senza scrupolo: tutte
le sue opere sono imbastite di citazioni del filosofo di Rotterdam
[32]. Alcuni segretari subalterni del libero pensiero come Dupré de
Richemont, la cui documentazione si trova negli Archivi della
Bastiglia, diventano specialisti nel
fornire degli estratti di Bayle [33].
Nel corso di questa emersione del testo nello spazio pubblico, gli
equivoci si accumulano: essi non riguardano soltanto le "vere"
intenzioni dell'autore, ma vertono anche e soprattutto sul senso del
testo per gli altri. La storia delle idee si stacca così dalla storia delle
psicologie individuali, per quanto esse possano essere affascinanti,
per affrontare i problemi della ricezione. In questo senso, la
letteratura clandestina è un aspetto capitale della dinamizzazione
dell'opinione, dello spazio pubblico. La letteratura ci incita a
rivedere la nostra concezione della letteratura filosofica e della vita
delle idee: i piccoli autori secondari sono interessanti, precisamente
perché sono piccoli, cioè in quanto testimoni storici.
I manoscritti clandestini non sono dei testi come gli altri. Hanno un
rapporto particolare con lo spazio pubblico e costituiscono una
testimonianza sulla sostanza della storia delle idee nel suo rapporto
con la storia sociale del libro e la nascita dell'opinione pubblica. In
questo snso, la clandestinità di questi testi traduce un rapporto
particolare tra la vita delle idee e lo spazio pubblico durante l'Età
classica.
Antony McKenna
NOTE
Titolo originale: