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Lettera a mio figlio

29 luglio 2014


Stranamente non c una parola che definisca il dolore quando perdi un figlio. C vedovo, orfano, ma per
lo strazio pi immane, quello che entra in casa con una violenza inaudita senza che tu ti possa
proteggere, non c parola una parola che possa descriverlo. Adesso lo capisco, adesso che quella porta si
aperta e ha portato via come fosse una cosa sua, mio figlio Tommaso. Tommaso, per chi lha sentito
suonare non ha bisogno di capire che figlio, che persona, quale cultura e bont permeasse tutto il suo
essere. Lui e il violino erano la vita, lamore, la bellezza. Quella bellezza rara che non conosce limiti
da oltrepassare, perch quando Tommaso prendeva in mano il suo violino, quello strumento cos piccolo,
diventava larmonia pi pura, la memoria della felicit, linprendibile che diventiva improvvisamente
realt. Una realt che ti avvolgeva e prendeva il sopravvento, la meraviglia, lo stupore. E quando finiva
un concerto e staccava larchetto come solo un essere superiore sa fare, tutti rimanevano in silenzio per
ascoltare fino alla fine il suo sogno, la sua poesia, la sua passione che aveva dipinto la sala per
quel tempo in cui Tommaso non suonava, ma amava. Esiste per una luce che la memoria, cos
bella, intensa, che Tommaso lascia oggi e per sempre a tutti noi che abbiamo avuto la fortuna di
conoscerlo e subito dopo amato. La musica, che ci emoziona di fronte allarte. Il mistero della bellezza,
della gioia si scontra con il mistero del dolore, dellassurdo: forse unendo questi misteri con la
buona novella (il bello e il bene non muoiono mai), si pu pensare, sperare, di ridare per
noi vita a Tommaso. Quando era piccolo doveva fare uno dei primi saggi e aveva paura io gli
dissi:Tommaso, chiudi gli occhi e fammi sognare. Da quel momento lui suon sempre a occhi chiusi,
lasciando far parlare la sua anima. Da quel momento fino a quando la morte non me lha strappato dalle
braccia, ha continuato a farmi sognare. E stato il primo violinista italiano ad essere ammesso all
Accademia di Vienna, e quando mi ha telefonato per dirmelo con un candore che apparteneva solo a lui
mi ha detto:Sai mamma, la commissione si alzata ad applauirmi e il Presidente venuto ad
abbracciarmi ma per lui era normale suonare come nessunaltro: erano gli altri a non poterci credere. Il
mio piccolo grande ragazzo dai riccioli neri, in una serata fredda uscito dalla mia casa, ma non dalla
vita della sua famiglia e di tutti quelli che lo hanno sfiorato in un alito di vita che trasudava solo gioia. La
sua vita la ricorderemo come quella del grande Pantani. Quella dei pi bravi a cui la sorte aveva deciso
che non potevano andare oltre, perch oltre, nessuno li avrebbe mai raggiunti. Pantani si levava
il suo cappellino quando decideva di dominare le sue montagne, Tommaso quando sentiva il legno del
pavimento delle sale da concerto. Il mistero della bellezza quando si incontra con quello del
dolore non pu che partorire la gioia di averlo tenuto in grembo per nove mesi, e aver donato al
mondo per 27 anni un angelo che forse qualcuno temeva, ma solo perch sapevano di non essere
allaltezza della sua bravura ma soprattutto della sua bont. Il suo rispetto nei confronti del padre
musicista anche lui, lamore assoluto per me, laffetto infinito per il fratello e la venerazione per la
sua nonna, e ladorazione della sua fidanzata, faceva di lui un ragazzo diverso. Un ragazzo che
lultimo mese ha ascoltato ossessionamente quasi come fosse un presagio: La mamma morta di Andrea
Giordano:

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