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Egregio Sig.

Sindaco,

quattro consiglieri di maggioranza, in un documento pubblicato sull’Informatore del 21 febbraio


2008, “processano” il Partito Democratico cittadino e alcuni suoi componenti, formulando una serie
di accuse che riporto di seguito.
La prima accusa rivolta al PD consisterebbe nell’aver permesso la partecipazione politica attiva a
due persone di religione musulmana, i signori Hirate e Khamis. A questi, secondo i quattro
consiglieri, dovrebbe esser vietato l’esercizio della partecipazione politica, attiva o passiva, in
quanto non avrebbero “dimostrato fattivamente la volontà di integrarsi”.
La seconda colpa dei Democratici sarebbe quella di essere solidali con le richieste degli stranieri in
città, prima fra tutte la realizzazione del centro culturale islamico.
L’ultima accusa formulata nel documento dei quattro consiglieri è posta a carico di tutti gli stranieri
e consisterebbe nella “contaminazione” della nostra città.

La prima accusa non la comprendo. Casomai in un paese democratico sarebbe un reato vietare la
partecipazione alla vita politica a due cittadini che da decenni vivono e lavorano onestamente in
questa città. E poi quali ulteriori prove dovrebbero portare i signori Hirate e Khamis a sostegno
della loro volontà di integrazione?
La seconda accusa, nelle intenzioni dei firmatari del documento, dovrebbe rivelare alcuni propositi
fino ad ora celati del PD. In realtà non svela un bel niente: sosteniamo da sempre, e non lo abbiamo
mai nascosto, che poter disporre di un luogo dignitoso per incontrarsi, parlare o pregare, è un diritto
di tutti.
Ma è l’ultima delle accusa che dovrebbe preoccupare noi tutti. E’ molto grave che i quattro
consiglieri parlino di rischio “contaminazione” come “termine orrendo” perchè così facendo di fatto
accusano tutti gli stranieri, indistintamente, di essere portatori di una qualche forma di terribile
contagio nei confronti della nostra città.

Signor Sindaco non posso chiederle formalmente di difendere la dignità di due onesti cittadini dalle
dichiarazioni dei quattro consiglieri di maggioranza.
Ma posso chiederle di esprimere una sua opinione sull’impianto accusatorio contenuto nel
documento. Dica a tutti noi se intende condividerlo o condannarlo.

Le chiedo inoltre se non ritenga opportuno intervenire in difesa di principi largamente condivisi nel
nostro paese, e non solo nel partito che ho partecipato a fondare: democrazia, partecipazione, libertà
di espressione e di culto.
Chiedo infine a lei, massima carica istituzionale della nostra città, di rappresentare tutti i vigevanesi
per bene e di difendere la dignità di quanti, pur non essendo nati in Italia, hanno scelto Vigevano
per vivere e lavorare onestamente.

Cordialmente, Antonio Costa

Copia di questo documento, esclusa quest’ultima parte, è stata inviata alla stampa.
E’ naturalmente preferibile una risposta a mezzo stampa. Nel caso questa ipotesi non venisse presa
in considerazione si richiede risposta scritta ai sensi dell’art. 43 comma 3 DLg 267/2000.

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