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Cera una volta...

di Alessandra Guccione
Disegni: Carola Sciarrino

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a stanzetta era di modeste dimensioni, decorata con colori vivaci e allo stesso tempo rilassanti. Tutto, dalla moquette indaco alla carta da parati con le barchette, ne palesava lappartenenza. Raccontami ancora dello gnomo! implor il bimbo; la nonna si accinse a leggere, tra un sospiro e una risata. Era basso e cicciottello, con una folta barba e il naso a patata. Indossava una casacca rossa tutta rattoppata e un cappello a punta co-

lor caff. Aveva laria burbera e diffidente: non faceva altro che scagliare sguardi torvi da sotto le sopracciglia arruffate. E il folletto, voglio sentire di nuovo del folletto! Era alto pi o meno quanto una bottiglia la sovrastava di appena qualche centimetro e aveva il viso appuntito, i capelli spettinati di un acceso color scarlatto; sotto il piccolo nasino a punta, cosparso di lentiggini, faceva capolino un ghigno impertinente e i suoi vispi occhietti color castagna lanciavano sguardi curiosi in giro. Ooooh! Adesso, invece... Basta! il momento di andare a letto intim lanziana donna. Chiuse delicatamente un grosso e consunto libro rilegato in pelle, dallaspetto

piuttosto vecchio, che teneva fra le mani. Unaltra storia, nonnina, per favore! Il bambino non mollava. Ma te ne ho gi raccontate tre, tesoro, a cena sorrise la nonna. Marcus, andiamo! Vai a lavarti i denti! grid la mamma dal corridoio. Solo unaltra piccola storia, dai! Ti prego, ti prego, ti preeegoo...! Marcus abbai la madre. Fila a lavarti i denti! Dai, zuccherino, in bagno lo esort la nonna, gentilmente. Vado solo se prometti che poi mi racconti una storia simpunt il bambino, incrociando le braccia e mettendo il broncio. Era molto chiaro che non si sarebbe arreso con facilit. Promesso disse lei. Marcus saett in bagno pi veloce di un fulmine, per tornare cinque minuti dopo con le labbra tutte sporche di dentifricio e il pigiama infilato al contrario. La nonna gli lav pazientemente la faccia e lo rimand in bagno a gi-

rarsi il pigiama. Quando fu in ordine, spense la luce del lampadario, lasciando soltanto il bagliore di un lume sul comodino, prese posto su una sedia a dondolo nellangolo della cameretta e riapr il libro, sempre con estrema delicatezza. Su, a cuccia! ordin, indicando il letto; Marcus schizz sotto le coperte in un lampo. Dai, storia! preg il bambino, sgranando gli occhioni azzurri. Un paio di rughe incresparono lo sguardo vispo dellanziana signora; Marcus tese il collo verso di lei, gli occhi accesi e la schiena dritta, in posizione dascolto. La donna accarezz piano il bordo del volume, come se si trattasse di un suo vecchio amico, e incominci a narrare, mentre lespressione del piccolo silluminava. Cera una volta un luogo incantato, popolato dalle pi curiose creature. Gli uomini convivevano in pace e serenit con il Piccolo Popolo, come lo chiamavano per via delle dimensioni dei suoi abitanti, e questultimo non negava mai il suo aiuto ai mortali. A quei tempi non cera da stupirsi se vi foste imbattuti in una minuscola fata o in un dispettoso folletto o se, passeggiando lungo la riva di un lago, aveste visto spuntare dallacqua una leggiadra ninfa o unammaliante sirena. Ma un giorno Furia, una donna malvagia, volle possedere i poteri degli esseri incantati, cos li cattur e tent invano di rubare loro la magia. Solo le fate della notte, che erano cattive quanto lei, trovarono un modo per accontentarla: le diedero un po

della loro polvere magica, cos che lei potesse compiere tutti i sortilegi che voleva. Tuttavia, la donna non era ancora soddisfatta, poich aveva bisogno delle fate per eseguire gli incantesimi. Allora lanci una maledizione su tutti gli altri uomini, inducendoli a scatenare una guerra, perch voleva costringere il Piccolo Popolo a darle la magia in cambio della libert. Solo pochi mortali dal cuore puro si opposero a Furia, e prodigiosamente la magia crebbe dentro di loro. Gli altri uomini ne ebbero paura, e non ci fu pi bisogno del sortilegio della donna per convincerli ad aggredire il Piccolo Popolo, che si vide costretto a fuggire. Crearono dunque uno sbarramento che separasse i due mondi. Il mondo del Piccolo Popolo prese il nome di Immaginazione, mentre quello degli umani fu chiamato Realt. Sfortunatamente Furia, aiutata dalle fate della notte, riusc a oltrepassare la barriera. Il Piccolo Popolo non trov un sistema per riportarla nel mondo degli uomini e impedirle di ritornare, cos fecero in modo che non fosse in grado di uscire e la confinarono in un luogo chiamato regno della Notte. Dopo qualche generazione, gli uomini si convinsero che la magia era solo leggenda e non ebbero mai pi contatti con il mondo incantato. Purtroppo, le fate avevano bisogno che gli uomini credessero in loro per esistere, cos assunsero sembianze di farfal-

le e andarono in Realt. Gli uomini credettero allesistenza delle farfalle e, anche se non conoscevano la loro vera natura, questo bast a tenere in vita le fate. Da allora, le fate assunsero le loro sembianze originali solo quando si trovavano al sicuro entro i confini di Immaginazione e non si mostrarono mai pi a un mortale, se non a quelli che erano rimasti loro fedeli, tanto che avevano misteriosamente ricevuto la magia. Questi uomini furono chiamati maghi e streghe, e anche i loro discendenti ereditarono i poteri. Terminato il racconto, la nonna sigill nuovamente il libro con accortezza. Nei suoi occhi si poteva leggere una sorta di malinconia. Ora, devi proprio riposare disse a Marcus, che questa volta si lasci convincere senza proteste. Lanziana signora si alz con una certa difficolt, poi rimbocc le coperte al nipote, gli sprimacci ben bene il cuscino e and a spegnere la lampada. La stanza era rischiarata soltanto dal lieve riverbero dei fasci lunari. Marcus si gir su un fianco, sbadigliando. Mentre la nonna posava lievemente il bacio della buonanotte sulla fronte del bambino, oltre il vetro della finestra, al di l della brina, sul davanzale si pos con delicatezza una farfalla dalle variopinte ali.

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