Sei sulla pagina 1di 16

COPERTINA

Capitolo IV

opo una notte insonne, si fece chiaro che stare l con le mani in mano era inutile, bisognava cercare questuomo, Frederick Nools, e scoprire cosa fosse accaduto. Ritornammo a Londra, la nostra cara Londra, andammo a Oxford Street al n.24 e subito notammo che a quel numero corrispondeva una casa immensa e di raffinato gusto. Bussammo alla porta, ci apr un ragazzo di circa venticinque anni al quale chiedemmo se qui abitasse la famiglia Nools. Ci disse che era ormai da anni che la casa apparteneva a lui, ma ci disse anche che era un buon amico del figlio di Frederick: Peter Nools. I Nools si erano trasferiti a Parigi da almeno quattro anni in Rue de la Concorde 47, un quartiere confinante col I arrondissement, quindi in centro. Ci accompagn alla porta e ci salut cortesemente dicendo che prima o poi ci sarebbe andato pure lui a trovarlo. A me e a Susan era chiara una cosa: pagare un viaggio per Parigi ci avrebbe quasi totalmente spogliati dei nostri risparmi, ma oramai dovevamo proseguire. Per il viaggio a Parigi utilizzammo circa 2/3 delle sterline risparmiate, ma una volta arrivati, la calda citt dei lumi ci accolse. Dopo una gradevole visita ai musei di questa citt magica e dopo aver visto la grande stazione dei treni, ci recammo alla Rue de la Concorde n.47. Suonammo alla porta e ci ritrovammo innanzi a una signora di mezza et e le chiedemmo se questa fosse labitazione del signor Frederick Nools. Lei ci rispose, turbata, che il signor Nools era morto ormai da tempo. Ci disse anche che lei era stata la moglie di questa grande persona, si chiamava Julie Leborn Nools. Ci chiese chi fossimo ma non ascolt neanche la nostra risposta, bruscamente ci salut e rientr in casa. Mentre io e mia sorella commentavamo la morte di Frederick Nools, a voce evidentemente alta, un uomo per strada si ferm, e con uno stentato inglese ci disse: << Io ammiravo molto Frederick Nools, stato il mio cantante lirico preferito, purtroppo si imbatt in una morte crudele>>. Non capimmo il seguito perch non sapeva

pi esprimersi in inglese, ma noi comunque annuimmo cortesemente. Una volta salutatolo decidemmo di prendere informazioni; forse avremmo trovato qualcosa nelle biblioteche. Ci recammo alla pi vicina, ma dopo ore di lavoro non trovammo nulla. Ci indicarono la strada per unaltra biblioteca vicina, ma dopo essere giunti al luogo, ci dissero che non avevano libri del genere. Stanchi, allora, andammo nella biblioteca pi grande della citt dove potevamo trovare qualcosa con pi probabilit e cercammo dei libri in inglese nella sezione Teatro. Trovammo un paio di libri, ma solo uno ci diede un aiuto. Scoprimmo che Frederick Nools era stato un cantante lirico, con una voce da tenore aveva suggestionato molte persone nei suoi giri in Europa, e nei grandi Teatri dellOpera. Ma ci che ci colp fu la circostanza in cui avvenne la sua morte, vittima di un incidente al Teatro dellOpera di Venezia, La Fenice. Lui e altre persone morirono nellincendio del 13 Dicembre 1836, ma come fosse divampato lincendio, rimaneva un mistero. Si diceva in giro, per, che qualcuno aveva notato uno strano individuo con una maschera teatrale aggirarsi qua e l con aria sospetta continuammo a leggere al suo funerale avevano partecipato oltre ai parenti, artisti, scrittori, letterati e gente di teatro. Di seguito era anche riportato che lasci vedova la moglie Julie di trentasette anni, nata il 15 Giugno 1799, e il figlio Peter di dieci, nato il 7 Gennaio 1826. Susan ed io pensammo allora alla lettera che era stata scritta nellAgosto dello stesso anno, quando il bambino aveva appena sette mesi. Uscimmo dalla biblioteca un po scossi, ma finalmente eravamo a conoscenza di una pagina della vita di nostra madre che non conoscevamo. Nel tardo pomeriggio dello stesso giorno, ci incamminammo per andare in una graziosa casetta sul colle di Montmartre dove poi abitammo per qualche mese, pagando profumatamente il proprietario con i nostri poveri risparmi guadagnati durante lanno. Il giorno dopo si offr ai miei occhi come un giorno nuovo, senza rancore e senza rimpianti. Non volevo tristezza, cos feci fare a mia sorella un bel giro della citt, vedemmo sculture, chiese monumentali, ingegneria sorprendente: la vita l sembrava sempre in fervido movimento. Parigi era magica. La stessa sera mangiammo nel nostro nuovo appartamento qualche omelette, parlammo un po del pi e del meno e andammo a dormire. Quella sera, purtroppo, non ero molto sereno, n mi sentivo molto in forma: ero agitato, ma non avevo nessuna voglia di stare sveglio tutta la notte. Ad un tratto sentii la lieve voce di mia sorella che mi diceva di prendere qualcosa di caldo per conciliare il sonno. Mi preparai una doppia tisana, che mi fece subito effetto. A quel punto andai a letto, mi rimboccai una o due coperte di lana, e mi persi nel cuscino.

Quella notte tuttavia non riposai affatto bene: mi ponevo troppe domande, troppi interrogativi; pensavo a mio padre, pensavo alla vita precedente di mia madre, pensavo a questo nostro fratello maggiore, alla separazione tragica di nostra madre dal suo bambino. Pensavo allincidente in teatro di Frederick, e a mia sorella insieme a Roan pensavo alla mia vita, pensavo ai miei amici, pensavo alla carestia troppe domande, troppe tragedie, troppe novit, troppi intrecci.

Capitolo V

a mattina dopo mi svegliai di buonora per andare a riflettere sulla nostra situazione: pensai alla relazione di mia madre, e notavo che cera qualche incongruenza, pensavo alle lettere. S, la chiave secondo me erano le lettere. Svegliai Susan che stava ancora dormendo beatamente e le dissi di tutti i miei pensieri e di tutte le mie intenzioni. Volevo ritornare a Londra a cercare le lettere che mia madre aveva mandato a suo tempo al padre di Peter, Frederick, ma poi ci ripensai, riflettei che non potevano trovarsi l con sicurezza: la famiglia Nools si era trasferita da almeno quattro anni a Parigi. E se Julie Leborn non sapeva dellesistenza delle lettere? Magari il marito non le aveva detto niente della relazione, ma ci parve strano. E soprattutto, quelle lettere, esistevano ancora? Decidemmo cos di tornare in Rue de la Concorde 47. Mi ricordo che era il sette o lotto del mese di Luglio del 1851, era una giornata abbastanza calda e soleggiata, ci fermammo in un bistr vicino a Place de la Concorde, tra i Jardin des Tuileries e La Madeleine, che era stata finita da meno di nove anni nel 1842, era magnifica. Chiedemmo cosa fosse a un passante che, grazie a un inglese improvvisato e molto gesticolato, ci fece capire che doveva divenire un monumento per il ricordo del grande esercito di Napoleone, ma alla caduta di questo, la Madeleine venne utilizzata come chiesa. Ringraziammo cortesemente luomo, ammirammo per un paio di minuti ledificio e ci recammo al bistr, nel quale gustammo un paio di croissant fragranti e due cioccolate calde, morbide, aromatiche ed intense. Erano circa le dieci del mattino e nellaria coesisteva armonicamente quel profumo di dolci che non lo si sarebbe potuto trovare altro che a Parigi, vicino alle accoglienti pasticcerie, e lodore di vino e di spezie delle migliori cucine della citt. Lentamente ci avvicinammo sempre pi verso Rue de la Concorde. Quando ripercorremmo quella via, un lieve senso di rimorso ci pervase e ci blocc innanzi alla porta della casa di Julie. Mi feci coraggio e, con lassenso di Susan, bussai alla porta di legno bianco. Aspettammo qualche minuto, ma non apr nessuno, riprovammo pi e pi volte, ma la risposta fu sempre il silenzio.

Dopo circa cinque minuti constatammo che non cera nessuno in casa, ci voltammo e decidemmo di ritornare il pomeriggio, ma senza rendercene conto avevamo attirato lattenzione della vicina di casa della signora Leborn, che ci disse che era uscita da una decina di minuti per andare a comperare qualcosa per il pranzo e che il signorino era uscito con un ragazzo, probabilmente della sua et, venuto da lontano, per andare in un salotto frequentato da gente di alto rango. Susan ed io rimanemmo abbastanza stupiti dalla scioltezza della lingua inglese che parlava la vicina, ci scambiammo unocchiata e facemmo segno di aver capito. Dopo una veloce riverenza di mia sorella, ci girammo e cominciammo ad uscire dal cortiletto. Inaspettatamente la vicina ci richiam e ci fece cenno di salire a casa sua al secondo piano. Eravamo notevolmente straniti da quel curioso invito, ma accettammo incautamente quellofferta, poich non avevamo niente da fare nelle ore successive, n nel pomeriggio. Ci invit cortesemente nel suo alloggio, che a mio parere non era n sfarzoso come quello adiacente n troppo povero. Lei era quasi entusiasta di vederci, anche se non avevamo alcuna idea del perch lo fosse; mi sembrava una donna semplice, moderata, buona, non appariva forte danimo, sembrava fragile e timorosa. Era una donna formosa, abbigliata con abiti di cotone blu abbastanza poveri e usati, decorati solo da una piccola striscia di seta attorno al colletto molto aperto, il collo era abbellito da una leggera collana e degli eleganti orecchini di perle le decoravano il volto, si avvertiva nellaria un fresco e fragrante profumo di colonia. Portava i capelli rossi legati in una treccia dietro la nuca, aveva gli occhi del color del muschio e la carnagione pi chiara di quella di Susan. Sembrava pronta per uscire a passeggio. Le chiesi quale fosse il motivo del suo invito, in effetti da parte nostra cera tanta curiosit nel sapere cosa ci avrebbe atteso l. La donna si scus dellimpertinenza, ma ci offriva in cambio di due chiacchiere il pranzo: acconsentimmo perplessi. Ci fece sedere nel salotto, nel quale sorprendentemente era collocato un grande pianoforte di mogano con intarsi in oro, ci mettemmo a nostro agio vicino a un caminetto spento su due poltrone di stoffa imbottite. Allora lei si present, si chiamava Erin. La cosa parve curiosa a mia sorella, non sapevo bene per quale motivo, glielo chiesi, ma rispose che me lavrebbe detto dopo. La donna continu: era nata a Naas il 26 Dicembre 1805, da una povera famiglia di contadini. Io non sapevo dove si trovasse tale luogo. Ci parl della sua infanzia, delle sue amiche Fiona e Kathleen, dei suoi poveri genitori e della sua campagna, il discorso non mi parve particolarmente interessante, anche se Susan la ascoltava con un lieve sorriso appena accennato, e leggermente incuriosito. Ad un tratto ci chiese chi fossimo noi: mia sorella prontamente rispose che eravamo amici di Peter. Erin, con occhi lucidi e una lacrima pronta a scendere sul viso

come una goccia dacqua nellatto di traboccare dal calice, ci pens su e alla fine rispose che non ci aveva mai notato prima. Susan, allora, tentennante rispose che conoscevamo il ragazzo da poco. Erin ci guard per qualche secondo, quasi stesse inquadrandoci per non dimenticare i nostri volti, poi fece cenno di accomodarci al tavolo da pranzo.

Capitolo VI

sul paese. Era partita da Barcellona nel mese di Luglio del 1836 per Palermo, aveva visitato la citt dai mille volti in lungo e in largo e ci disse che era rimasta estasiata dai monumenti e dalla natura, dal mare puro, fresco, azzurro e cristallino, e anche dal caldo che sfiorava i quaranta gradi, poi, verso Settembre, aveva risalito la penisola fermandosi a Napoli per fare lo stesso, era rimasta impressionata dal Real Teatro di San Carlo costruito nel 1778. Aveva poi continuato fino a Roma, dove si era fermata per molto tempo a vedere larchitettura romana, con le sue opere grandiose, successivamente aveva risalito la penisola facendo tappa nelle varie citt darte, come Firenze e Bologna, e poi, verso Novembre, a Torino dove era rimasta una settimana. In seguito a Milano per saggiare lebbrezza della citt della musica. Si era quindi fermata al teatro La Scala, capimmo che era appassionata di musica, si era recata anche a Venezia in Dicembre, dove sosteneva che il suo cuore era stato rapito, e infine a Trieste. Dopo questo lungo racconto, ci domand se volessimo il dessert, rispondemmo di s e ci port delle ottime crpes. Erin riprese il discorso e ci domand se eravamo venuti realmente per vedere Peter. Annuii, un po infastidito dalla domanda che mi sembrava fuori luogo, e per cambiare discorso le chiesi se sapeva suonare il pianoforte del salotto. Lei disse che lo suonava in continuazione per dimenticare molti si affidavano allalcool, ma lei preferiva inebriarsi del suo suono. Non capii subito cosa volesse dire, ma continuai a chiederle se ci poteva suonare qualcosa, lei felice acconsent e ci suon una musica dolce, triste ma ritmata. Ad un certo punto cominci a cantare con una voce soave le parole di una canzone, venni trasportato in unaltra dimensione Subito dopo essersi alzata dalla panca, ci disse che sicuramente ora la signora Le-

angiammo unottima fondue e parlammo del pi e del meno: come del tempo bizzarro parigino e del perch ci fosse tanto fresco a Luglio in questa citt. Ci rivel che era stata in Italia in passato per circa sei mesi a fare un viaggio culturale per imparare qualche cosa in pi

born era tornata a casa. Ci dirigemmo verso la porta, in procinto di uscire, la donna ci salut calorosamente ma accennando un lieve senso di smarrimento, sembrava molto sola e rammaricata. Uscendo, precedetti Susan di qualche passo e bussai per primo alla porta dei Nools, quei secondi sembravano infiniti e gravavano sul mio disagio per quella situazione particolarmente complicata. Dopo pochi secondi ci apr Julie che, con la solita impassibilit, ci chiese cosa volessimo ancora. Allora mia sorella mi precluse di parlare notando la mia irritazione e intervenne chiedendo se potevamo parlarle con calma, per poter rammentare certi ricordi chiusi nelloblio della memoria. Lei con grande disprezzo ci chiese che cosa dovesse ricordare del passato di cos importante da averci condotti alla sua dimora. Susan rispose cautamente che era meglio parlarne davanti a un t con grande serenit danimo, perch la cosa avrebbe messo molto probabilmente a disagio entrambe le parti. Ci fece accomodare a casa, nella biblioteca, e ci disse che dopo poco sarebbe tornata col t, intanto noi ci potevamo mettere comodi in sala ad aspettare il suo arrivo. Era una sala di una bellezza inaudita: tappezzata di arazzi lunghi e pesanti, i fregi e gli stucchi color oro degli angoli del soffitto rendevano il contrasto con il tetto, finemente affrescato di rosso scuro e decorato con linee curve e sinuose dorate, molto affascinante, le librerie con gli scaffali pieni di enciclopedie e libri di vario genere, dai classici ai gotici, non arrivavano per poco al soffitto, terminando con delle decorazioni pesanti in legno come volute, la sala era adorna di vetrate alte e sottili divise da centinaia di piccoli riquadri di legno scuro, vi erano anche tappezzerie finemente lavorate sulle pareti, il mobilio era vario: vi erano poltrone, divani e scrivanie, un pianoforte a coda e alcuni tavolini ricoperti di bottiglie di liquori pregiati. Mi diressi ad alcune vetrine che erano ricolme di libricini, libretti, fermacarte e tagliacarte di vario genere, una stupenda scacchiera di vetro, e moltissimi spartiti. Stavo per avvertire Susan della mia scoperta, quando vidi un quadro che mi lasci di stucco: era il ritratto di Frederick Nools. Un uomo alto, chiaro di carnagione, moro di capelli, affascinante. Si vedeva chiaramente quale fosse la stanza in cui posava: era un salone, un grazioso salone decorato con qualche mobilio come una scrivania di legno possente, una vetrina contenente vari libri e oggetti bizzarri, uno specchio rococ e un grande lampadario di cristallo. Ad un tratto sentii un lieve suono lungo e grave: mia sorella era vicino al pianoforte e intravidi che stava danzando. Rimasi perplesso, ma il suono si ripet: stavolta era una melodia Mi avvicinai e la osservai curioso, stava suonando un violino che a quanto pare era su un tavolino l accanto. Esortai Susan a posarlo sul ripiano prima che ci sentisse la donna, ma lei continuando a suonare, rispose che voleva seguire il consiglio di

Erin: voleva suonare, non per dimenticare, ma per farsi coraggio poi continu aggiungendo che era troppo tesa e doveva scaricare la tensione in qualche modo. Senza che ce ne accorgessimo, Julie era rientrata nella sala con una grande teiera di porcellana, un piatto di biscotti e una piccola tazza di latte, tutto su un vassoio dargento. Non sembrava arrabbiata per la sfacciataggine di Susan, anzi sembrava apprezzare la musica che suonava. La signora Leborn pos il vassoio sul tavolino basso davanti al grande divano, si sedette e mir attentamente il volto mio e di mia sorella con uno sguardo penetrante e profondo, sorseggi un po di t e latte e domand solenne che cosa volessimo evocare dal suo passato. Passarono minuti carichi di tensione, ma ad un certo momento Susan si fece coraggio e cominci a ripetere tutto il discorso che si era preparata in mente in quei giorni. Introdusse con un lieve accenno alla nostra famiglia e alle nostre sfortunate e a tratti fortunate vite, continu parlando di nostra madre e, alla fine del discorso, si ferm e pronunci una frase amara e carica di preoccupazione che una volta pronunciata le fece provare un grande senso di rimorso: <<sappiamo che nostra madre ha avuto una relazione andata in tragedia con suo marito, il signor Frederick Nools, ora ci aspettiamo solo risposte e nientaltro, lo facciamo per comprendere una pagina di nostra madre di cui non sapevamo lesistenza e che forse lei teneva segreta per non avere ritorsioni >>. Un boccone troppo amaro da mandar gi. La donna si sent mancare o fece solo finta, non lo capii, poi ci rispose che non ne sapeva assolutamente niente. Noi fummo abbastanza cauti nel parlarle dopo questo duro colpo, ma ci parve strano che non lo sapesse: come faceva a non sapere che suo figlio era in verit di unaltra donna? Potevamo capire che ne sapesse ben poco, ma non sapere che Peter in realt non era il suo vero bambino mi sembrava assurdo. Allora un po pi impazienti della verit, le dicemmo che se avesse parlato sinceramente ci avrebbe dato un grande aiuto. Lei ci guard e dopo qualche minuto scoppi in lacrime come una fanciulla, aspettammo qualche momento e poi la sollecitammo a rispondere. Si ricompose e ci disse che se volevamo veramente sapere la losca verit non la potevamo trovare qua, rispose rossa di rabbia che questa relazione e questo figlio le avevano rovinato la vita fin dal primo attimo. Si pentiva di portare il fardello di unesistenza priva di verit e basata su menzogne. Con la dovuta cautela dettata dalla tragicit della situazione, le chiedemmo se ci poteva dire di pi. Rispose irritata che lei ne sapeva quanto noi. Non sapeva neanche di chi fosse il bambino, ma lo aveva cresciuto come suo figlio, non pensava che un giorno sarebbe avvenuto questo tipo dincontro e non desiderava altro che non pensarci pi, mostrando di voler rifiutare un passato cos crudele. Dopo poco aggiunse che se volevamo sapere la verit dovevamo leggere una lettera

che le aveva scritto il marito circa un anno prima di morire, non era bravo con le parole ma scriveva bene. Le aveva detto che se voleva sapere la vera sua storia per non avere rimorsi di una relazione falsa, immorale e piena di bugie, doveva leggerla bene e seguire i passaggi con attenzione. Si alz, prese una busta dalla scrivania, e ci rifer che noi eravamo i primi a leggerla, lei non aveva osato guardarla prima per paura e per dimenticare tutta la faccenda definitivamente, ma quel giorno ci chiese se poteva leggerla insieme a noi. Acconsentimmo, curiosi del suo contenuto. Ce la porse e si scost. Sentivo la busta tra le mani, la carta, la ceralacca e linchiostro, la girai e lessi: Per la mia cara Julie, che attende ancora risposte alle domande che si pone da anni. Ripongo in lei la mia fiducia e i miei segreti, come lei li ha riposti in me Grazie. Sinceramente tuo Frederick Nools, 17 Ottobre 1835

Capitolo VII

i guardammo attentamente negli occhi, e curiosi la aprimmo, sotto una leggera pressione la ceralacca sinfranse e rivel la lettera, gustammo quellattimo intenso, presi la lettera e aprendola lentamente, cominciai a leggerla. << Julie, so di non essere stato il marito migliore che sia mai esistito e me ne rammarico ma penso che appena leggerai quello che segue, dopo avermi perdonato, mi continuerai ad amare perch sono certo che cambier>>. La signora Leborn esplose con tutta la sua rabbia e disperazione in un pianto senza fine carico dodio a causa dellamore. Io continuai a leggere turbato: <<la mia lettera non altro che un invito a perdonarmi prima della mia ora spero che capirai Te ne prego ora, e te ne pregher per sempre Perdonami>>. Ci fu un attimo di silenzio e di tristezza in cui ebbi la possibilit di sfilare una seconda lettera dalla busta, sintitolava Rivelazione. Ripresi a leggere: << Julie, qui non ho che la mia parola scritta, inutile, svanita, ma dopo la tragedia scrissi molte pagine di diario che tenni nascoste per tanto tempo, in cui parlai della mia insulsa vita prima del tuo incontro, ma non ti dannare le troverai se cercherai in casa il riflesso della verit, si mostrer a te poco chiara perch imperscrutabile, ma prima o poi la troverai cerca, trova, scopri e perdona>>. Che significava la lettera? Non ne avevamo la pi pallida idea. Julie appariva distrutta e sconvolta. << ve ne prego non tornate pi>>, ci disse poi accompagnandoci alla porta. Ero molto turbato da quellesperienza e penso che Susan fosse sconvolta quanto me. Senza averci fatto caso, io tenevo ancora in mano la seconda lettera, quella dannata lettera; non capivo, che significava le troverai se cercherai il riflesso della verit, si mostrer a te poco chiara perch imperscrutabile, ma prima o poi la troverai so che ci riuscirai, cerca, trova, scopri e perdona. Che bisognava scoprire? Le pagine del diario, le lettere, la verit? Dopo essermi posto tali domande, mi accorsi che un particolare mi era sfuggito: le troverai se cercherai in casa il riflesso della verit In casa?

Si era fatta sera, gli edifici cominciavano a tingersi di rosa e le luci dei lampioni prendevano parte a questo sfondo romantico emanando una lieve luce dorata. Susan, ad un certo punto, inizi a sorridere, le domandai cosa stesse pensando, ma lei rispose che erano frivolezze infantili: fantasticava di trovare un bel ragazzo dolce e solare come Roan sul far della sera in un giardino parigino illuminato da una radiante luna piena, che le offrisse qualcosa e che la invitasse a passeggiare, mi accorsi che mia sorella chiedeva solo un po daffetto che non riceveva da tempo. La abbracciai calorosamente, e mi sorrise affettuosa, ero sicuro che non avrebbe proprio voluto quel genere di affetto, quello di un fratello, ma penso che le fece bene lo stesso. Ritornammo a casa sul colle di Montmartre per ristorarci da una cos tumultuosa giornata, come al solito mangiammo poco, ci sedemmo a parlare vicino al grammofono, e ascoltammo della gradevole musica da camera; dopo non molto Susan mi chiese se le potessi regalare un violino, laveva sempre desiderato sin da quando era una fanciulla. Sapeva suonare qualche musica ma laveva imparata solo grazie alla sua amica Eileen e col suo strumento. Pensai di dirle che non era il momento di affrontare tali spese, ma poi riflettei che era meglio risponderle che lavrei comprato il prima possibile per renderla felice. And a letto felice, ed io, sapendo che si sentiva cos spensierata e allegra, feci lo stesso. Passarono i giorni e ogni notte facevo un sogno che mi colpiva al cuore: ero piccolo e camminavo in un viale ciottoloso che costeggiava un torrente era quello di casa mia in Irlanda, saltellavo allegramente e pensavo che a casa mi aspettavano tutti i miei cari giravo il colle e non la vedevo, non cera, era sparita correvo in cerca di un luogo in cui mi sentissi protetto e in compagnia, lo cercavo ma non lo trovavo disperato e molto afflitto mi rannicchiavo vicino ad un albero e aspettavo, dopo qualche minuto vedevo che passava di l una famiglia felice riconoscevo tra quelle figure il volto di mia madre insieme a un ragazzo e a un uomo, lei rideva e appoggiava il viso sulla spalla del marito tenendogli la mano, il ragazzo invece suonava il violino e il padre cantava quella scena mi sembrava straziante, allora subito cominciavo a chiamare mia madre, ma non udiva, urlavo, ma non sentiva, correvo, ma non riuscivo a raggiungerla: la perdevo. Ad un tratto svenivo, rinvenivo vicino al Lough Gur, mi alzavo e mi guardavo nel riflesso dellacqua, e l vi ritrovavo mia madre con me e Susan accanto, mio padre che la baciava e noi che ridevamo spensierati. Il sogno finiva l ed io mi svegliavo. In quei giorni ci pensai a lungo e riflettei. Leggevo di nuovo la lettera di Frederick rileggevo le troverai se cercherai in casa il riflesso della verit in casa il riflesso verit la verit cercare in casa il riflesso della verit il riflesso della

verit la verit qual era mia madre aah, mia madre stava con noi, non con loro, la verit era questa come nellimmagine del sogno nel riflesso del lago il lago il riflesso del lago lo specchio dacqua lo specchio uno specchio! Riferii a Susan il mio sogno e la mia scoperta, lei si sorprese e mi disse: <<sar come dici tu>>. Allora pensammo di tornare in Rue de la Concorde a cercare uno specchio per sapere la verit. Stavamo uscendo da casa nostra per dirigerci verso labitazione dei Leborn, quando ripensai tra me e me che la donna non ci voleva pi a casa sua, lo dissi anche a Susan la quale si ferm di scatto, si gir, mi guard, e mi fiss per qualche secondo. Le chiesi cosa stesse facendo e mi rispose che stavamo sbagliando. La casa Nools non era questa! Mi guard severa e mi disse: <<dobbiamo tornare a Londra ho avuto unintuizione fidati!>>. Dopo qualche giorno, credo il 13 Luglio 1851, prendemmo il treno ah s, avvisammo il proprietario della villetta su Montmartre che stavamo partendo per poco, pensavamo infatti di tornare conclusa la faccenda comunque mi distesi nel lettino dello scompartimento e riposai, rifeci il sogno, ma stavolta, alla fine, quando rinvenivo vicino al lago, non vedevo pi le immagini sullacqua, invece, al loro posto, apparivano due grandi serpenti dorati che nuotavano perfettamente sincronizzati e opposti come il riflesso di uno specchio alla fine, dopo altri movimenti sinuosi ed eleganti, sintrecciavano le code che formavano due piccoli ricciolini delicati, e le teste che sinsinuavano nelle spire dellaltro a formare due grandi volute dorate guardavo estasiato ad un tratto vidi il mio volto allinterno di questo ovale e sorrisi nervosamente senza sapere il perch. Mi svegliai sudato e nervoso, quando giungemmo a Calais. Ci imbarcammo nella nave per Dover. Non molto tempo dopo sbarcammo sulla costa inglese dopo aver attraversato la Manica. Intraprendemmo un altro viaggio estenuante in carrozza per arrivare a Londra, dove arrivammo verso limbrunire. Trovammo alloggio in una locanda non troppo lontana dal Tamigi, a Kensington, e passammo l la notte. Il giorno dopo, molto stanchi e provati dal viaggio, ci incamminammo verso Oxford Street. Durante il tragitto parlai a Susan del mio ultimo sogno, lei non cap esattamente cosa volesse significare, ma pens che fossero solo un po di brutti pensieri derivati dal fatto che ero stanco. Bussammo alla porta, ma non ci rispose nessuno, riprovammo stanchi e impazienti, ma non ci apr nessuno. Allora, demotivati, chiedemmo a unanziana sarta, che stava lavorando a maglia di fronte ad una finestra al piano terra, dove si trovasse il ragazzo. Ci pens e poi ci disse che non vedeva da tanto il signorino Matthew nei paraggi, poi sillumin, e ci rispose che molto probabilmente era partito per qualche mese, forse per Parigi.

Susan ed io ci scambiammo unocchiata che faceva capire, anche troppo, il nostro stato danimo, ringraziammo, come al solito, la signora, che fece un lieve cenno con la testa mentre sferruzzava. Chiedemmo a qualcun altro l vicino, ma tutti ci dissero circa la stessa cosa. Eravamo stanchi ma non ancora sconfitti, dovevamo trovare il modo di entrare a casa di Matthew, subito, ad ogni costo. Senza temporeggiare, la sera stessa, escogitammo un modo per introdurci nelledificio: dovevamo passeggiare tranquillamente nella via come una coppietta verso il crepuscolo, quindi al chiudere delle botteghe ci saremmo fermati davanti la casa di Matthew facendo finta di aprire la porta, per non destare sospetti, poi, dopo aver controllato la strada in lungo e in largo con un paio di sguardi impassibili, dovevamo cercare di aprire la finestra a piano terra con una lama di coltello nascosta dentro un ombrello. Se non avessimo potuto compiere la missione in modo corretto, quindi senza riuscire ad aprire la finestra in poco tempo, dovevamo arrampicarci velocemente sul muro di cinta, che a mio parere non sembrava cos alto, per accedere alla casa dal cortiletto sul retro. Sembrava un buon piano ma

RETRO

Potrebbero piacerti anche