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EPIFANIA DEL SIGNORE Luned 6 Gennaio 2014 Tutti i re si prostrino a lui, lo servano tutte le genti PER CELEBRARE La solennit

t dellEpifania celebra la manifestazione di Ges come Salvatore per tutta lumanit. Epifania significa, infatti, manifestazione del Signore. In Oriente, dove la festa nata, essa era stata istituita non per ricordare i Magi, ma la nascita di Ges, il suo Natale, l'apparizione della luce. In Occidente, dove il Natale era (ed ) celebrato il 25 dicembre, venne accolta nel IV secolo e divenne la festa della manifestazione della luce del Signore ai popoli e della chiamata di tutti alla salvezza in Ges. Il racconto dei Magi, e della Stella-Ges che li guida, ne una testimonianza. Pertanto questo giorno solenne ci introduce al mistero della destinazione universale del Regno di Dio e suscita cos la speranza che tutti riconoscano e rendano omaggio allunico Signore. Il bambino Ges, nato nella grotta di Betlemme e adagiato nella mangiatoia, riceve, dopo lumile visita dei pastori, quella dei Magi. Questa visita evoca lattesa di tutta l'umanit che finalmente vede arrivare lora della liberazione; essa invita ciascuno di noi a vivere lavventura della fede. Com possibile addentrarsi nellavventura della fede? Dio non lascia mancare i suoi segni, sta a noi scrutare il cielo poich la stella misteriosa che guida i Magi richiama la luce e la gloria del Signore; anche se il Messia, appena nato, appare subito come segno di contraddizione. Coloro che lo accolgono sono i lontani e quanti lo rifiutano sono i vicini. I Magi, simbolo dei popoli che giungono alla fede, non si fermano a Gerusalemme, citt asservita al potere e luogo di una religiosit sicura e garantita, ancorata al passato, ma incontrano il Signore a Betlemme, la piccola casa del pane. Edificante unomelia del Papa San Leone Magno: Essi non videro alcun prodigio, operato dalla potenza divina, ma contemplarono un bimbo silenzioso, quieto, circondato

dalla sollecitudine della madre: in lui nessun segno di potest appariva, ma presentava allo sguardo un grande miracolo di umilt. La storia di Ges veramente sorprendente: amato da Dio Padre, rifiutato dagli uomini. E un profugo poich fugge in Egitto e questavvenimento si ripete continuamente ogni volta che luomo fugge dal proprio Paese perch c un tiranno violento, oppure ci sono miseria, fame e ingiustizia. Ges incamminato verso il Calvario, ma contrariamente alla logica umana, la croce non sar la sua fine, ma il suo trionfo e la gloria. La pagina dei Magi che si legge nel Vangelo secondo Matteo una pagina missionaria, una solenne dichiarazione di universalit, gi annunciata dal profeta Isaia e richiamata da Paolo: Le genti sono chiamate, in Cristo Ges, a condividere la stessa eredit, a formare lo stesso corpo e a essere partecipi della stessa promessa per mezzo del Vangelo (Seconda Lettura). La Chiesa intera e ogni battezzato sono invitati alla conversione, ad aprirsi e a riprendere lesigente via del Vangelo, a proporsi al mondo con unidentit e unanima, ad assumersi fino in fondo le proprie responsabilit dando una testimonianza di verit, di pace e di carit. La carit la luce e il segno della Chiesa e, quindi, di ogni credente. Gregorio Nazianzeno raccomandava: Tu che sei ricco, ricevi la bella amministrazione delle cose che possiedi. E capitato a casa tua uno straniero, uno senza casa? Ricevi, per mezzo suo, colui che si fatto uomo. Fino a poco tempo fa, la tua meschinit e la tua avarizia avevano seccato la tua mano, oggi la distendono la generosit e il far parte agli altri delle tue cose. Una buona medicina di una mano malata il distribuire attorno a te, il donare ai poveri, una cura quella di considerare una buona ricchezza lessere poveri per amore di Cristo, di colui che mendic per il bene nostro. La carit illuminata dalla Parola. Il sapere, quando si tratta delle cose di Dio, importante, ma non basta. I sacerdoti e gli scribi sanno dove deve nascere il Messia:A Betlemme di Giudea, perch cos scritto per mezzo del profeta (Vangelo). Ma non arrivano al Bambino; vi giungono, invece, i Magi che sono partiti da molto lontano. la Scrittura letta,

meditata, vissuta con amore, con il desiderio di Dio, che permette di incontrare Ges. Il desiderio che infiamma il cuore e fa nascere la gioia: Al vedere la stella, provarono una gioia grandissima. La solennit dellEpifania (= manifestazione) del Signore celebra la rivelazione di Ges come Salvatore per tutta lumanit. Il Regno di Dio non realt circoscritta, non esclude alcuni, ma include tutti. Il Regno di Dio che Ges porta agli uomini ha dimensione universale, proprio come Dio Padre di tutti. Una speranza, questa, nutrita nel tempo e oggetto di visioni anche allinterno del popolo di Israele: un giorno tutte le nazioni sarebbero confluite nellunica citt di Dio, i figli dispersi della creazione si sarebbero ritrovati riuniti. La tradizione cristiana ha fatto propria fin dallinizio questa visione e la speranza che lanimava: il racconto dei Magi ne una testimonianza. Essi vengono guidati da una misteriosa stella e ritornano a casa guidati dalla Luce di Ges e dalla loro fede. Anche i cristiani vengono ogni Domenica allEucaristia, umile segno della memoria di Cristo, e sono inviati alla fine per essere suoi annunciatori nel mondo. Uno degli elementi pi significativi che ha caratterizzato gli interventi del Concilio Vaticano II indubbiamente il richiamo alla fondamentale unit della famiglia umana (cfr. ad es. GS, cap. II). La presente generazione... ha visto crollare o restringersi gli ostacoli e le distanze che separano uomini e nazioni, grazie ad un accresciuto senso universalistico, ad una pi chiara coscienza dellunit del genere umano e allaccettazione della reciproca dipendenza in unautentica solidariet e grazie, infine, al desiderio e alla possibilit di venire a contatto con i propri fratelli e sorelle al di l delle divisioni artificialmente create dalla geografia o dalle frontiere nazionali o razziali (Dives in misericordia, n. 10). Nel terzo millennio lumanit si adopera per un universalismo culturale, ideologico, tecnologico... mai raggiunto finora. Ma quali mezzi ha a sua disposizione per raggiungere questo sogno? Si sperimentano molti metodi che hanno una parte pi o meno grande di verit e di efficacia, ma che sollevano non pochi problemi. Si deve ricorrere alla forza? Ma lesperienza di grandi imperi basati sulla violenza ci mette in guardia contro di essa. Occorre affidarsi alla coscienza universale

del lavoro e della tecnica? Ma i principi di diritto, di cultura, ecc. su cui ci si fonda per realizzare lunificazione del mondo, sono veramente i pi profondi? Non trascurano deliberatamente un elemento irriducibile, cio la persona? E il cristiano? Non ha la sua parola da dire? Il primo uomo che ha creduto nelluniversalismo secondo la Scrittura, Abramo, il padre delle nazioni. Dio gli promise che queste un giorno sarebbero state riunite nella sua discendenza, e il patriarca gli credette; fu il primo atto di fede fatto da un uomo. Ad Israele fu affidata la missione di riunire tutti i popoli nella discendenza di Abramo per realizzare cos la promessa delluniversalismo. Israele credette di formare questa unit con lattuazione di un certo numero di pratiche particolari: la legge, il sabato, la circoncisione... Al contrario, solo la fede di Abramo sarebbe stata capace di dare unit a tutti i popoli. Lannuncio di un nuovo popolo di Dio, a dimensioni universali, prefigurato e preparato nel popolo eletto, si realizza in Ges Cristo nel quale converge e si ricapitola tutto il piano di Dio (Ef1,9-10). In lui tutto ci che era diviso ritrova lunit (Seconda Lettura). La venuta dei Magi (che non erano re e non probabilmente non erano neppure 3, come vuole la tradizione!) dallOriente segna linizio dellunit della grande famiglia umana, che sar realizzata perfettamente quando la fede in Ges Cristo far cadere le barriere esistenti fra gli uomini, e nellunit della fede tutti si sentiranno figli di Dio, ugualmente redenti e fratelli tra loro (Vangelo). Questo nuovo popolo la Chiesa, la Comunit dei credenti in Cristo; attraverso i secoli essa realizza e testimonia la chiamata universale di tutti gli uomini alla salvezza per lopera unificatrice di Cristo. E significativa la visione finale del Nuovo Testamento (Ap7,4-12; 15, 34; 21,24-26): una moltitudine di razze, di popoli e di lingue, che salutano in Dio il re delle nazioni, e che abiteranno nella nuova Gerusalemme, dove lumanit ritrover la propria e definitiva unit. Facilmente ogni discorso sull unit, in qualsiasi campo, rischia di essere frainteso. Spesso si pretende per unit una piatta uniformit: lannullamento di ogni differenza individuale, un totale livellamento. Si inaugura cos un sistema di facili etichette e di facili ostracismi. Chi

non si adegua alla media viene bollato come estremista o come reazionario o come eretico. Eppure la diversit e la variet dei caratteri delle nazioni sono la ricchezza dellumanit. Anche il fatto che la Chiesa sia una ed universale non esclude che nel suo ambito possano coesistere diversi modi di vivere lunica fede. Per troppo tempo la Chiesa stata legata al mondo culturale occidentale e alluomo bianco per calare il cristianesimo in stampi e categorie mentali tipicamente europei, ma la Chiesa di Cristo non pu essere bianca o nera o gialla come non pu essere proletaria o borghese o capitalista: le sue porte sono aperte a tutti! Il cristiano non pu rifiutare aprioristicamente la novit o loriginalit per s stesse; deve prima verificare se esse non siano magari una nuova dimensione della fede nellUnico Cristo. Molte esperienze attuali, che qualche volta scandalizzano i tutori delluniformit (non dellunit), sono il segno del rigoglio della vita della Chiesa. Cristo ci d la misura di ogni cosa: Ama Dio con tutto il tuo cuore, amatevi come io vi ho amato (cfr. Mc 12,30; Gv 13,34). Questa la stella da seguire, per giungere al nostro autentico e unico centro di unit: Il mistero di cui [il Padre] ci ha fatti partecipi (orazione dopo la comunione). La Liturgia dellEpifania piena di luce e di gioia. manifestazione di quello splendore di gloria cantato dal profeta Isaia. la felicit che traspare nei Magi che incontrano il Messia al termine del loro lungo viaggio passando dalle fitte tenebre di Gerusalemme alla sfolgorante luce della stella riapparsa. lesultanza dellapostolo Paolo che ha ricevuto la rivelazione dello splendido disegno di amore totale del Padre che vuole tutti gli uomini, ebrei e pagani insieme, partecipi del disegno universale di salvezza. La Liturgia il luogo nel quale Dio ci chiama dalle nostre pi lontane trincee per lasciarsi adorare, per trasformare le nostre vite. Come i Magi anche per noi questo incontro diventa luogo da cui ripartire per unaltra strada, quella della fede rinnovata, sulla quale il nostro cammino confortato dalla presenza certa e amicale dellEmmanuele. In questo cammino sappiamo che la Parola ci illumina e lEucaristia ci nutre. Luna e laltra, unite indissolubilmente tra di loro, ci rendono veramente figli di Dio,

compartecipi della medesima promessa di salvezza, intimamente uniti al corpo di Cristo nella Chiesa, beneficiando con tutti del disegno della salvezza divina. E la voce lirica del prefazio che ci immette nello stupendo e meraviglioso rendimento di grazie proclamato da Paolo nella Seconda Lettura: Oggi, in Cristo luce del mondo / tu hai rivelato ai popoli il mistero della salvezza / e ci hai rinnovati con la gloria dellimmortalit divina. Quanto viene proclamato oggi nellEpifania del Signore, noi lo possiamo riudire e accogliere in ogni Eucaristia alla quale partecipiamo, in quanto ogni Domenica noi vediamo sorgere la sua stella e noi veniamo per adorare il Signore con la certezza di essere condotti a contemplare la grandezza della gloria divina nelleternit beata. E per questo che la Chiesa ieri, oggi e sempre annuncia allumanit: Noi abbiamo visto la stella! E ci invita a seguire la stella nella persona di Cristo, in qualsiasi notte della vita. Cristo stesso ripete sempre a noi: Io sono la luce del mondo per tutti gli uomini di buona volont: vale a dire i pastori e i Magi, i poveri e i sapienti, sempre piccoli per cercare questa luce e tanto umili per poterla accogliere. La notte della nostra vita pu essere invasa dalle tenebre fitte del pessimismo, lagenda pu essere fitta di impegni, lesistenza pu essere invasa dalle passioni e dai compromessi, ma ci che importa di non stancarci mai di cercare la luce. C sempre una Stella, mai il cielo oscuro. Cercate e troverete: a quanti imparano dal Signore la stella non ceder mai alla notte perch io sono la luce del mondo, chi segue me non cammina nelle tenebre, ma avr la luce della vita (Gv 8,12). LEpifania come noto un po la versione orientale del Natale: lOccidente cristiano ha sottolineato di pi lincarnazione, la nascita, mentre lOriente la manifestazione al mondo del Dio invisibile. Le tradizioni popolari incentrate sui doni dei tre re magi per non parlare della Befana non aiutano molto a evidenziare il senso di questa solennit. Le tre Letture evidenziano il tema della chiamata universale alla salvezza: tutte le genti della terra, anche i pagani di cui i Magi

sono come i rappresentanti possono arrivare a conoscere lunico vero Dio e adorarlo. un tema di fondamentale importanza sul piano ecclesiologico, ecumenico, soteriologico... La difficolt consiste forse nellaiutare i fedeli a comprendere in che modo questo grandioso disegno universale di salvezza non riguardi solo i missionari ad gentes. Lomelia di oggi pu proporre una riflessione che risvegli la consapevolezza delle nostre origini pagane e di quelle radici di paganesimo ancora operanti in noi, per aprirci alla riconoscenza nei confronti di chi ci ha chiamato alla salvezza. Considerata erroneamente almeno stando al calendario liturgico post-conciliare come lultima delle feste natalizie, la solennit dellEpifania conserva intatto un suo fascino tutto particolare, dovuto senzaltro ai personaggi misteriosi (i Magi) che irrompono sulla scena del presepio. I loro doni (oro, incenso e mirra) si trovano spesso non molto distanti da altri doni, pi moderni e sofisticati, che in questa giornata arrivano ai bambini. Il che accresce la magia di questa giornata. Tuttavia, il clima di festa non nuoce alla celebrazione, ma domanda di essere ricondotto alla sua origine, chiaramente espressa nel termine stesso. Epifania, cio manifestazione, del Signore Ges, Figlio di Dio fatto uomo, ad alcuni personaggi misteriosi, di cui si ignora quasi tutto, cio il numero, i nomi, la provenienza esatta, let... Ma si capisce subito che essi sono limmagine, il simbolo di tutti coloro che arriveranno alla fede in Cristo, pur non appartenendo ad Israele. Guardando i Magi ci scopriamo anche noi come uomini e donne in cammino verso Cristo Ges, luce del mondo e speranza dellumanit intera. Tutte le celebrazioni liturgiche sono caratterizzate dallazione e devono esprimere sempre la gioia dellincontro con il Signore. Nella solennit odierna bene che venga sottolineato il valore del nostro camminare, considerato come simbolo della fede in quanto indica decisione, disponibilit, ricerca. Ottima occasione per curare bene le quattro processioni previste come momenti dellEucaristia: di ingresso, al Vangelo, per la presentazione dei doni, alla comunione. 1) La processione di

ingresso: il movimento compiuto dal presidente assieme agli altri ministri verso laltare mentre la Comunit celebrante intona il canto dinizio; il presidente segno visibile di Cristo. 2) La processione al Vangelo: il movimento verso lambone di colui che deve proclamare la parola del Vangelo; Cristo stesso ci parla attraverso la sua Parola: il nostro Maestro ed a Lui che si rivolge tutta la nostra attenzione perch ci insegna la verit. 3) La processione per la presentazione dei doni: il movimento caratterizzato dalla gioia di una Comunit che esprime la sua gratitudine a Dio e afferma la signoria di colui che lorigine di ogni realt creata riconoscendo la propria povert. 4) La processione alla comunione: il movimento verso laltare della Comunit che partecipa al dono pi grande, il Corpo di Cristo. Queste quattro processioni sono incluse dentro due movimenti fondamentali: lentrata in chiesa (come cristiani siamo convocati dal Signore) e la partenza-missione (ritorniamo sulle strade della quotidianit per testimoniare Cristo ed annunciarlo come lunico Signore del tempo e della storia degli uomini). La Liturgia la permanente epifania del Signore e della Chiesa. Tutti gli elementi manifestino grande solennit. Si valorizzi lutilizzo dellincenso nei momenti in cui previsto. Esso richiama limpegno del cristiano ad essere e a diffondere il buon profumo di Cristo e ci ricorda il significato della nostra esistenza, sempre rivolta verso Dio come indica lelevarsi del profumo verso lalto. Nella solennit odierna, dopo la proclamazione del Vangelo, dato dal diacono o da un cantore lannunzio del giorno della Pasqua (preferibilmente in canto!). Tale annuncio sia cantato seguendo la melodia riportata sul Messale o altra opportuna. Esso invitoindicazione delle tappe principali del cammino missionario della Comunit. il Messale italiano di Paolo VI che ha allargato a tutte le chiese lannuncio della Pasqua, riservato in passato solo alle cattedrali. il residuo delluso delle lettere festali con le quali si comunicava il computo della Pasqua. Luso nacque do po Nicea, quando il concilio affid alla sede patriarcale di Alessandria il compito di computare la Pasqua. E un annuncio suggestivo, ma

nemmeno da enfatizzare. Oggi, che non ha pi uno scopo pratico, poich tutti hanno il calendario a casa, mantiene il suo significato simbolico: come il tempo ha il suo cardine in Cristo risorto, cos lAnno liturgico e tutta la vita della comunit credente sono incentrati sulla Domenica della Risurrezione. Si sta instaurando labitudine di introdurre, nella celebrazione, i Magi esotici nel comportamento, strani nei loro turbanti, con doni ricchi di luccichii e di finte blandizie di generosit. Non servono: la Messa non una imitazione di quellepisodio e soprattutto non uno spettacolo teatrale!!! Al contrario, per la Liturgia in quei santi doni viene misteriosamente offerto Colui che in essi significato, immolato e ricevuto, Ges Cristo nostro Signore. La rappresentazione una cosa, la celebrazione tuttaltro! La presenza di cristiani di etnie diverse esprime luniversalit della chiamata e la possibilit a tutti di dare la propria risposta di fede. Anzi, in molte Comunit parrocchiali e Diocesi si sta affermando la consuetudine di celebrare in questo giorno, la Messa dei popoli, con gli immigrati cattolici delle varie etnie presenti nel territorio. Con i loro canti e danze, lingue e colori tipici dei Paesi di provenienza si testimonia Cristo - Luce delle genti e si evidenzia che tutto pu essere fecondato dalla fede cristiana. La Liturgia anticipa simbolicamente il destino dellumanit. Tali presenze siano valorizzate anche come proclamatori delle sante Letture, nella preghiera universale e nella processione dei doni. E un modo per esprimere la cattolicit della Chiesa. Al termine della celebrazione si proponga un atto di venerazione e il gesto del bacio a Colui che venuto nella povert per salvare tutti i popoli. La scelta dei canti dovrebbe essere oculata: oltre qualche brano tradizionale/natalizio, bisogna orientarsi per brani il cui tema della luce-manifestazione del Signore si accorda a quello della chiamata universale alla salvezza.

Alcuni Magi vennero da oriente a Gerusalemme

Movimento Apostolico - rito romano

Vangelo: Mt 2,1-12 Ges, il Messia del Signore, non venuto sulla nostra terra per un solo popolo, una sola trib, una sola nazione o stirpe. Lui venuto per ogni uomo. Come il Dio di Abramo il solo, l'unico e solo Creatore e Signore di tutto l'universo visibile, cos Cristo Ges l'unico Salvatore e Redentore dell'intera creazione di Dio. I Magi che vengono a Gerusalemme sono il simbolo dell'umanit intera. Anche loro il Signore chiama ed anche loro vengono ad adorare il nato re dei Giudei. verit. Dio parla ad ogni uomo secondo il suo proprio linguaggio. Spesso per nessuno vi presta attenzione. Si assai distratti nel regno di Dio e anche fuori di esso. Addirittura si ha spesso l'impressione di essere tutti analfabeti spirituali. Non riusciamo a conoscere, interpretare, decifrare l'opera che Dio dispone sulla nostra vita per la nostra redenzione. L'analfabetismo spirituale pi possente non quello della non conoscenza delle verit della fede. invece quello della non conoscenza dell'opera di Dio nella nostra vita, sia personale che collettiva. Non per cattiva volont che noi non sappiamo leggere il libro della cronaca di Dio nella nostra vita. Lo invece per impossibilit naturale, essendo la nostra natura, natura di peccato, vizio, imperfezioni. A volte anche natura che sa compiere solo disastri spirituali e materiali. Eliu, il Barachele, insegna che Dio parla in diversi modi. La Lettera agli Ebrei insegna che il Signore ha parlato a noi molte volte e in molteplici modi. Oggi ai Magi parla attraverso un segno naturale. Appare nel cielo una nuova stella. Loro la osservano e la interpretano come vero compimento di antichissime profezie. Il Signore parla a questi uomini sapienti il loro stesso linguaggio. Loro sono cultori dell'astronomia, dall'astronomia Lui parla. Rivela la nascita del suo Figlio Unigenito. Dio non ha un solo modi di rivelarsi. Per ogni uomo Lui conosce la sua modalit. Ai Magi parla con il cielo visibile, ad Erode con il cielo invisibile. Gli parla per mezzo della Scrittura. Erode

per sordo alla voce di Dio. I Magi invece la seguono. Spesso chi senza la voce del Signore sono proprio coloro che la possiedono. Oggi sono proprio i cristiani privi della Parola della salvezza. La loro povert di Parola rende povero di Parola il mondo intero. Come allora Erode, anche oggi i cristiani tentano di uccidere Cristo, il vero Cristo, nei veri profeti, perch hanno paura di perdere il loro regno di tenebre, falsit, ateismo religioso, sterile e vuota ritualit, riduzione della liturgia ad ipocrita cerimonia nella quale l'uomo porta il suo corpo, mai il suo cuore. I Magi sono per noi perenne profezia anche di Cristo Signore. Quanto lui ha profetizzato per noi discepoli di Ges, atei, apatici, ipocriti, insensibili, distratti, disorientati, ignoranti del Vangelo, negligenti nell'obbedienza alla Parola, una vera ghigliottina che taglia la nostra testa e la pone nel paniera della perdizione. Nel regno di Dio verranno da oriente e da occidente, mentre i figli di esso saranno tagliati fuori. Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli, Santi, fateci vero regno di Dio. Stelle che camminano Wilma Chasseur

Vangelo: Mt 2,1-12 Epifania: festa della luce, festa delle stelle che si mettono in cammino sulle vie del cielo per andare ad adorare un Bambino. Che non solo un bimbo, ma un sole: quel "sole di giustizia che sorge dall'alto per rischiarare i popoli ancora immersi nelle tenebre e nell'ombra di morte". I testi di oggi, sono tutti all'insegna della luce a cominciare dalla prima lettura: " Alzati, rivestiti di luce, perch viene la tua luce, la gloria del Signore brilla sopra di te". Luce che vince e sconfigge ogni tenebra perch il Signore stesso quella luce: " Su di te risplende il Signore". Luce che svela il mistero anche ai Gentili (= i pagani).

Stelle che adorano...

Luce che per i Magi si concretizza nella stella: "Abbiamo visto sorgere la sua stella e siamo venuti per adorarlo". Luce che porta alla contemplazione, all'adorazione e alla gioia: "Ed ecco la stella, che avevano visto nel suo sorgere, li precedeva, finch giunse e si ferm sopra il luogo dove si trovava il bambino. Al vedere la stella essi provarono una grandissima gioia". Ecco allora quei Magi, che si erano messi in cammino, videro che anche una stella si era messa in cammino e si misero a seguire quella stella che camminava davanti a loro. Erano partiti da lontano, e arrivarono vicino! Vicino alla salvezza: vicino al Salvatore. E la stella che era partita da molto pi lontano ancora, arriv anche lei vicino e ador a modo suo il Bambino posandosi sul tetto della capanna, mentre i magi si prosternarono ai Suoi piedi (e poi i magi tornarono indietro per un'altra strada; chiss che via avr preso la stella...). Portano doni preziosi, oro incenso e mirra, ma la vera perla preziosa e il mirabile tesoro nascosto, ce l'hanno davanti ai loro occhi, celato in quel piccolo bimbo che sono venuti ad adorare. Chi non si riconosce in questi Magi? La loro storia potrebbe essere quella di ognuno di noi.

Come si chiama la tua stella?

Un bel giorno, partiti da lontano, magari dal pianeta dell'incredulit o dell'indifferenza, siamo arrivati vicino, grazie a una stella che ha illuminato il nostro cammino. Stella che pu avere tanti nomi: una chiamata, un avvenimento, un'ispirazione, una lettura, una testimonianza, una persona, un'illuminazione interiore ecc., che ci ha dato l'input a metterci in marcia. E siamo partiti, attraversando mari e monti, i mari della desolazione e i monti della difficolt, cercando di recuperare la stella ogni volta che scompariva, e vincere il disorientamento che la sua assenza provocava in noi.

Cosa c' nel tuo scrigno?

E ogni qualvolta la stella riappariva, provavamo una grande gioia e riprendevamo con slancio il cammino intrapreso. Finch un bel giorno siamo giunti davanti al bambino con i nostri scrigni colmi di stanchezza e di povert. Ma appena li abbiamo aperti, Lui li ha colmati dei suoi doni: la sua vita in noi e la ricchezza del suo amore. E di colpo abbiamo scoperto di avere trovato la perla preziosa, il tesoro nascosto che d sapore di cenere a tutto il resto. Abbiamo scoperto che questa la vera stella, il vero punto luce della nostra vita, quello che d senso al nostro cercare e al nostro andare; quello che non vogliamo mai pi smarrire. Il nostro viaggio sulle strade della vita, ora potr continuare: sentiamo di essere arrivati l dove si parte per andare sempre oltre. Oltre l'essere e l'avere e oltre anche il volere per poter dire fino in fondo "Non sono pi io che vivo, ma Cristo vive in me". Mai stancarsi di cercare Dio mons. Giuseppe Giudice

Vangelo: Mt 2,1-12 Oggi ci uniamo alla carovana dei cercatori di Dio. Vengono da lontano per cercare: i tuoi figli vengono da lontano, le tue figlie sono portate in braccio... Uno stuolo di cammelli ti invader... Tutti verranno portando oro e incenso e proclamando le glorie del Signore. Bellissima questa processione di popoli, di cercatori, mentre la tenebra ricopre la terra, la gloria del Signore brilla su di te. Mettiamoci in cammino anche noi e non ci accada che noi, vicini, non lo incontriamo e non lo accogliamo, mentre verranno da lontano a chiederci dove nato il Re.

Commento su Matteo 2, 11 Eremo San Biagio

Vangelo: Mt 2,1-12 Entrati nella casa, [i Magi] videro il bambino con Maria sua madre, si prostrarono e lo adorarono. Poi aprirono i loro scrigni e gli offrirono in dono oro, incenso e mirra Mt 2, 11 Come vivere questa Parola? Una stella guida i magi, questi "cercatori di Dio", che si mettono in cammino dai loro lontani paesi per adorare il figlio di Dio, che si presenta a loro come luce delle nazioni. Essi sono passati per diverse situazioni: hanno visto la stella, hanno iniziato un lungo viaggio, si sono informati, non hanno desistito quando hanno rivisto la stella, hanno proseguito e infine hanno visto il Bambino con sua madre, lo hanno adorato e gli hanno offerto i loro doni. Anche la nostra vita una continua ricerca di Dio, e in questo siamo aiutati dai segni che Egli, nella sua bont e tenerezza, ci manda: le ispirazioni, i consigli, i buoni esempi, gli aiuti e soprattutto il messaggio del Vangelo e i sacramenti della Chiesa: sono come una cometa che illumina il nostro cammino verso Dio. O Signore, illumina la mia vita rivestimi di luce, perch possa essere testimone in mezzo agli uomini e rivelare lo splendore della tua bont. Dalle parole di un grande ricercatore della verit Una vita senza ricerca non degna di essere vissuta. Socrate

D. Mario Maritano SDB - maritano@unisal.it Magi senza censura don Giovanni Berti

Vangelo: Mt 2,1-12 Clicca qui per la vignetta della settimana. Ecco che vicino alla grotta o capanna del presepe fanno la loro apparizione i famosi tre re venuti da lontano lontano. Sappiamo anche i loro nomi: Baldassarre, Melchiorre e Gasparre... i tre re magi. Magi? Cosa sono i magi? Non che manca una lettera? Maghi forse... Questo piccolo dubbio linguistico ne fa nascere forse un altro: ma dove scritto che erano re? Il Vangelo non ne parla e nemmeno dice il loro numero esatto, perch Matteo narra che erano "alcuni"... Il sospetto che la scena che ci racconta la tradizione classica del presepe sia una specie di piccola operazione di "censura" si fa largo. E pare proprio cos... Da quel che possiamo raccogliere da questo racconto di Matteo, i personaggi che vengono da lontano sono proprio dei maghi o qualcosa di simile. Sono sicuramente personaggi lontani dalla fede ebraica e lontani anche dalla vita moralmente accettata a quel tempo (e anche dalle prime comunit cristiane). Sono infatti degli scrutatori delle stelle, degli astrologi che si dedicano ad una attivit fortemente condannata dalla Bibbia (e anche dalla Chiesa oggi). Averli fatti re sembrava averli un po' elevati ad un rango pi accettabile e aver dato loro un mestiere degno per essere tra i primi a conoscere il Figlio di Dio. Ma non cos. Dobbiamo farcene una ragione. Se l'evangelista Luca mette attorno al bambin Ges degli umili e ignoranti pastori, Matteo sembra osare di pi, raccontando che vicino al Dio-con-noi ci stanno quelli che pi lontani non si pu... e non coloro che avrebbero avuto tutto il diritto e la dignit di essere i primi, cio i credenti e teologi di Gerusalemme. E facendo un

balzo in avanti nel racconto evangelico, sappiamo che Ges emetter l'ultimo respiro tra due malfattori sempre fuori dalla citt di Dio, senza aver attorno nessuno dei suoi, se non Maria e Giovanni (ma solo l'evangelista Giovanni lo racconta). Superando dunque la piccola "censura" che ha addolcito un po' la scena dei magi, possiamo vedere in questa scena dell'Epifania un messaggio che allarga all'infinito la visione della presenza di Dio tra gli uomini. Quel luogo cos distante ad oriente dal quale vengono fatti provenire i magi, non solo una indicazione spaziale ma esistenziale. Le "periferie del mondo" dal quale provengono gli uomini e donne che cercano Dio non sono solo da cercare dall'altra parte del mappamondo, ma anche dall'altra parte della nostra porta di casa, dall'altra parte della strada che percorriamo tuti i giorni, dall'altra parte del tavolo di lavoro, dall'altra parte della nostra stessa tavola di casa... I magi siamo tutti noi e sono tutti coloro che in qualche modo sono bisognosi di incontrare Dio, anche se provengono da situazioni di vita distanti e opposte dalle nostre. Ges "Dio-con-noi", un "noi" che include tutti. Commento su Matteo 2,1-12 Gaetano Salvati Gaetano Salvati

Vangelo: Mt 2,1-12 "Abbiamo visto spuntare la sua stella" (Mt 2,2); questo dicevano i Magi venuti da oriente per adorare "il re dei Giudei" (v.2). Attraverso di loro inizia il pellegrinaggio dell'umanit verso Cristo, verso quel Dio nato a Betlemme; morto sulla croce il Venerd Santo e risorto il terzo giorno. Il cammino dei Magi, per, solo un inizio. In principio vennero i pastori, le persone semplici, coloro che vivevano vicino al Bambino (Lc 2,15); ora, giungono anche i sapienti. Vengono grandi e piccoli, uomini di tutte le culture, di ogni ceto sociale. I Magi d'Oriente inaugurano, cos, il cammino dei popoli verso Cristo. Essi, come dice san Paolo, precedono "le genti chiamate, in Cristo Ges, a condividere la stessa eredit, a

formare lo stesso corpo e ad essere partecipi della stessa promessa per mezzo del Vangelo" (Ef 3,6). Nell'esodo dei Magi possiamo trovare dei segni per il nostro cammino di fede: uniamoci anche noi spiritualmente alla carovana dei cercatori di Dio e iniziamo, o perfezioniamo, il viaggio che ci condurr ad adorare il vero Re. Non corriamo il rischio di intraprendere da soli o per primi l'itinerario verso il Signore. Difatti, Lui che nel paradosso della grotta, nella realt dell'incarnazione, Dio fatto uomo, mostra a tutti la Sua divinit, e vuole radunare intorno al Suo presepe tutte le genti, chiamando anche quelle che hanno smarrito la stella perdendo il cammino, oppure quelle che noi riteniamo meno degne di comparire al Suo cospetto. Per unirsi al pellegrinaggio dei Magi, allora, bisogna scorgere le tracce di Dio nell'esistenza, sforzarsi di comprendere il Suo linguaggio impercettibile; avere il coraggio di perseverare nonostante la fatica del viaggio e i giudizi della gente e, soprattutto, inginocchiarsi, riconoscere nell'Infante povero e umile, il Signore e il Re di tutti i re. Prostrati e in adorazione davanti al bambino (Mt 2,11), capiremo che Egli vuole la nostra collaborazione per realizzare la salvezza per tutti. indispensabile, quindi, portare al nostro Re i doni come i Magi: l'incenso della fede e dell'ubbidienza, la mirra della testimonianza d'amore e l'oro della carit che ci spinge a lavorare ininterrottamente nella Chiesa per la Sua gloria. Forse concretizzare quanto detto potrebbe risultare difficile: offrirsi ai fratelli, sacrificare l'esistenza senza che gli altri se ne accorgano. Per, i Magi, "al vedere la stella, provarono una gioia grandissima" (v.10). Anche noi preghiamo l'Infante perch, nelle difficolt si manifesti sempre pi; nei dubbi di fede la Sua stella illumini il nostro sentiero; negli attimi di sconforto essa brilli e indichi la via dell'amore. Inginocchiati, vicini alla verit fatta storia, imploriamoLo perch anche per noi ci sia una vera epifania, una nuova manifestazione del Signore alla nostra mente e al nostro cuore, cos da trasmettere a tutti la consolazione e la dolcezza dell'amore di Dio. Amen. Essere Chiesa: una continua Epifania don Alberto Brignoli don Alberto Brignoli

Vangelo: Mt 2,1-12 La velocit dell'informazione, delle notizie che ci arrivano ogni giorno, ma anche del nostro stile di vita che non ci da il tempo di assimilare le cose fatte pochi istanti prima perch gi ne dobbiamo fare di nuove, ci hanno portato a bruciare le tappe, in molte cose. Anche nelle et della vita. Un esempio su tutti: non esiste pi il concetto di "fanciullezza", si passa dall'et infantile all'adolescenza, di colpo. Poco prima si giocava con le bambole e l'anno dopo si gioca con lo smartphone, ovviamente tutto rigorosamente in solitudine, perch per trovarsi a giocare non esiste pi il campetto dell'oratorio: sufficiente un click per essere "in rete" con amici provenienti da tutto il mondo, a volte senza mai averli incontrati di persona, e quindi senza sapere chi essi siano. Tutto di corsa, tutto bruciando le tappe, perch chi si ferma perduto, e chi nella vita va avanti per piccoli e progressivi passi un emarginato. Anche nelle cose che realizziamo, facciamo sempre tutto di fretta, perch diciamo di non avere mai tempo, per cui ci portiamo avanti e facciamo tutto e subito. Il modo stesso di fare il presepio cambiato, ed sintomatico: le statue dei Magi vengono messe subito nel presepio senza attendere il loro tempo. Non neppure Natale ed essi gi vengono ad adorare il Signore con il loro doni. Una volta, invece, s'iniziava a metterli ai margini del presepio, in lontananza, dietro le montagne di cartapesta, dove un po' di farina gialla tracciava il deserto nel quale si trovavano rigorosamente parcheggiati, e da dove a partire dal giorno di Santo Stefano si avvicinavano sempre di pi verso la grotta per poi collocarsi davanti al Bambino Ges la mattina del giorno dell'Epifania. E questo non solo perch venivano da lontano, ma perch "erano" lontani, e progressivamente si avvicinavano al Mistero del Figlio di Dio fatto uomo. S, perch figli di Dio magari lo si nasce, ma per rimanere in quello stato di grazia e benedizione, occorre riconoscersi in cammino, perennemente, proprio come questi Magi, che vengono da un non meglio precisato Oriente e l vi ritornano facendo un'altra strada, quindi anche disposti a rimettersi in discussione. Ma non sono di certo gli unici a muoversi progressivamente, in cammino verso la salvezza. Il profeta Isaia, nella Liturgia di oggi, ci parla di "genti"

in cammino verso Gerusalemme, di re che vanno in cerca dello splendore della citt santa, di abbondanza che proviene dal mare (che non ama di certo stare fermo), di ricchezza delle genti, di cammelli e dromedari provenienti da Madian, Efa e Saba (Egitto, Arabia ed Etiopia, forse); Paolo (pi teologico e meno figurativo) parla di un cammino di rivelazione iniziato nelle "precedenti generazioni" e giunto poi agli apostoli e ai profeti. Tutti in viaggio, insomma, tutti in cammino, a formare un solo popolo di fronte al Mistero dell'Incarnazione. L'Epifania, pi che la festa di una stella cometa che appare nel cielo e porta suggestione ancora pi di ci che il Natale gi porta con s, riconoscere il Mistero del Dio fatto uomo svelato progressivamente agli uomini di ogni tempo e di ogni luogo, purch essi accettino di fare la fatica di mettersi costantemente in cammino. Chi si ferma, perduto; chi si ferma (leggi Erode, l'unico, in tutto questa prima parte del Vangelo, a non muoversi mai) non riconoscer la grandezza del Mistero di Dio, e penser di far coincidere la gloria di Dio con la propria gloria, eliminando tutto ci che vi di intralcio. Cos si formato il popolo di Dio, cos si formata e continua a formarsi la Chiesa; con uno stuolo di genti che da ogni parte della terra va a contemplare il Mistero. Ci sono tutti, in questa Epifania mai conclusa della Chiesa: gente che cammina con le proprie gambe e gente che viene portata in braccio, re e poveracci, figli e figlie, uomini e donne, popoli dei quattro punti cardinali della terra, genti che arrivano trasportate dal mare della confusione spirituale e genti che arrivano in fila, ordinati, come fossero una colonna di cammelli, inquadrata di fronte alla propria meta, apparentemente forti ma capaci anche di perdersi, in mezzo al deserto della contemporaneit. L'Epifania nella Chiesa continua, non si pu fermare: il Mistero di Dio non ancora rivelato pienamente a tutte le genti e a ogni uomo, e finch noi occupiamo questo lembo di terra e questo spazio di tempo, siamo tenuti a sentirci in cammino e a costruire il popolo di Dio, comunque e ovunque. E soprattutto, progressivamente, ossia senza bruciare le tappe, senza fare le corse, senza avere l'affanno di arrivare tutti insieme davanti alla grotta di Betlemme, senza l'assillo di sentirci i primi della classe, privilegiati perch in ginocchio davanti al Signore o perch forti della nostra cultura e della nostra saggezza.

Il messaggio finale del Natale, rivelato pienamente in questa mai conclusa Epifania, quello di una Chiesa in cammino, sulle pi diverse e disparate strade degli uomini, in cerca del senso profondo del loro essere: condividere - come ci dice Paolo - l'eredit di Ges Cristo, divenendo anche noi Figli di Dio. Epifania, festa dell'adorazione e della donazione padre Antonio Rungi

Vangelo: Mt 2,1-12 L'Epifania non soltanto la rivelazione di Ges Cristo, redentore di tutta l'umanit, ma soprattutto la solennit dell'adorazione e della donazione. Il testo del Vangelo di Matteo che oggi ascoltiamo nella liturgia della parola di Dio ci ricorda circa la venuta dei Magi alla Grotta di Betlemme. Tre azioni molto importanti dei Re Magi, davanti al Re dei Giudei: prostrazione, adorazione e donazione. Prostrazione l'atteggiamento di umile riverenza verso un'autorit morale e spirituale. Ges riconosciuto dai sapienti del suo tempo l'autorit morale e spirituale con la quale confrontarsi, in quanto la stella di questa autorit che Cristo li guida proprio dove Egli aspetta ogni persona che vuole incontrarsi sinceramente con lui, libera da ogni condizionamento e da ogni preconcetto. Solo l'umilt, che Cristo Bambino e Crocifisso ci ha insegnato, ci pu introdurre in un'autentica relazione spirituale ed intima con il Signore e da questa profonda relazione indirizzarci ad incontrare gli altri nell'amore, nella carit e nella tenerezza del cuore. Adorazione. E' l'altra azione che compiono i Magi davanti a Ges. Si adora la divinit quella che tale nella sua natura ed essenza. Gli antichi adoravano gli idoli, Israele si formo un vitello d'oro e lo adorava, mentre Mos stava a contatto con Dio sul Monte Sinai. Da sempre l'uomo si costruito falsi idoli e li ha coltivati come possibile soluzione dei propri problemi esistenziali. Ancora oggi affascinano gli idoli del successo, del benessere, della carriera, dei potere economico, militare, politico e

religioso e tanti altri del genere che mettono l'uomo nella condizione di offendere e distruggere altri uomini per arrivare a tali scopi. I Magi invece adorano il Dio vivente che in quel Bambino, povero, umile, che giace in una mangiatoia merita tutta la loro attenzione e la loro preghiera. Il vero re, la vera signoria sta proprio l, in quell'umile Bambino che poi si trover a distanza di 33 anni davanti a Ponzio Pilato il quale lo interrogher chiedendogli se fosse Lui il Re, e Ges replic: certo che lo sono, ma il mio regno non di questo mondo. I magi davanti al Re dei Giudei si prostrano e l'adorano, lo riconoscono e si accende in loro quel dono della fede che non si accender nel cuore e nella mente di Pilato. Due opposti atteggiamenti di adorazione e di riconoscimento o rinnegamento della verit del Dio-Bambino e del Dio-Crocifisso. Donazione. Quando c' la bont nel cuore e c' l'apertura all'altro scatta quasi istintivamente il donare qualcosa di se stesso a chi ha di fronte. Qui i Magi si trovano di fronte al Re dei Giudei e quale gesto di riconoscimento dell'identit e della natura vera di Ges Bambino, gli offrono tre doni, oro, incenso e mirra, proprio per far risaltare la sua regalit, la sua missione e la sua morte e risurrezione. Anche in questi doni c' tutto uno specifico significato che possibile attribuire a Ges Bambino, quale Figlio di Dio e Redentore dell'umanit. Ma i gesti dei Magi non si limitano alle tre azioni menzionate, ma vanno oltre il pur doveroso atto di omaggio al Redentore. Si fanno guidare dalla stella per giungere a Betlemme, una volta l, provarono una grandissima gioia, incrociando il volto di Maria. Ma dovettero fare i conti con Erode, il Re assassino. E' la storia di una lotta tra il bene e il male che sempre attanaglia l'esistenza umana. Ges ed Erode, due Re completamente diversi. I magi, i pastori e la gente umile che si lasciano guidare dalla stella del bene e all'opposto chi non crede a quel Re Messia, fino al punto tale da mandarlo a morte, quando ormai la sua fama era diffusa in tutta la regione e Ges, con il suo ministero pubblico, aveva messo le basi di un altro regno e di un'altra religione, quella che Egli stesso aveva originato con la sua parola e la sua rivelazione di un Dio Uno e Trino, di un Dio Amore, Misericordia e Perdono. La visione del profeta Isaia relativa al Messia diventata realt con la venuta di Ges Cristo, ma quelle parole risuonavano nella mente e nel

cuore del popolo d'Israele ed erano ben comprese e soprattutto attese. Riflettendo sul mistero dell'incarnazione e sulla redenzione operata da Cristo, nella sua nascita, vita, passione, morte e risurrezione, san Paolo Apostolo nella sua lettera agli Efesni, parlando della sua vocazione, scrive parole di straordinaria ricchezza spirituale, teologica e pastorale, utili a tutti. Ecco la festa dell'Epifania, che tutte le feste porta via, ma che apre indirettamente su un'altra e pi importante festa liturgica della chiesa cattolica: la Pasqua di Ges. Infatti, tutte le genti, nessuna esclusa le genti "sono chiamate, in Cristo Ges, a condividere la stessa eredit, a formare lo stesso corpo e ad essere partecipi della stessa promessa per mezzo del Vangelo". La universalit della salvezza pubblicizzata attraverso la venuta dei Magi alla Grotta di Betlemme e chi vuole entrare liberamente su questa strada deve fare come i Re Magi, non passare pe Erode, espressione di morte e di distruzione, ma imboccare la strada della fede, la strada della conversione, la strada dell'amore. Questa la nostra vera festa dell'Epifania. Preceduti dalla stella don Luciano Cantini

Vangelo: Mt 2,1-12 "Con l'Epifania si celebra la prima manifestazione della divinit di Ges all'intera umanit, con la visita solenne, l'offerta di doni altamente significativi e l'adorazione dei magi, autorevoli esponenti di un popolo totalmente estraneo al mondo ebraico e mediterraneo"(Wikipedia). La commemorazione ha inizio nel III secolo i cristiani e il termine Epifania comprendeva le manifestazioni divine di Ges. In particolare: l'adorazione dei Magi, il battesimo di Ges ed il primo "segno" a Cana. La tradizione popolare, l'espressione artistica, la letteratura (Vangelo armeno dell'infanzia) ha arricchito di significati e particolari: si addolcita

la G cos i maghi (termine negativo) sono diventati magi, sono stati precisati nel numero, sono diventati Re, stato dato loro un nome e anche caratteristiche somatiche diverse cos uno rappresenta il mondo occidentale, uno quello arabo e uno africano. Non stato ribaltato il senso della pagina, ma ci siamo assai vicini. Dov' colui che nato, il re dei Giudei? I personaggi, che vengono dall'oriente, sono magoi: il termine piuttosto ambiguo, dalla descrizione sembrano astronomi, forse sacerdoti zorastriani provenienti dalla Persia, comunque sono "stranieri" rispetto a Israele e non conoscono la "Scrittura". Eppure sono questi stranieri, di altra religione, di altra cultura che "rivelano" a Israele e ai suoi sacerdoti e scribi ci che sapevano ma che si era nascosto nella loro coscienza. La manifestazione del Messia a coloro che lo aspettavano stata possibile per l'intervento imprevedibile di un mono estraneo. In pratica il mondo religioso e politico dell'epoca stato "illuminato" dalla conoscenza e dalla sapienza di stranieri ritenuti pagani venuti da lontano. Questo episodio non ci lascia senza una riflessione sul mondo di oggi che ci sembra invaso da "altri". Il re Erode rest turbato e con lui tutta Gerusalemme Il potere politico ed il potere religioso restano turbati dalla notizia di una nascita. Una societ fondata sul potere e sul successo ha paura delle novit: un bambino ha bisogno degli altri e ha fiducia, il potere sufficiente a se stesso e ha paura degli altri. La fiducia la forza del bambino, la paura la debolezza del potere. I magi chiedendo, mostrando la loro debolezza offrono la loro conoscenza e illuminano di attualit le scritture sepolte dal tempo. Il potere manifesta sicurezza, mostra le certezze in cui neppure crede per muoversi, anzi manifesta i suoi sotterfugi e la sua arroganza impartendo ordini. La vicenda dei magi cos come raccontata ci anticipa una affermazione di Ges: "Ora io vi dico che molti verranno dall'oriente e dall'occidente e siederanno a mensa con Abramo, Isacco e Giacobbe nel regno dei cieli, mentre i figli del regno saranno cacciati fuori, nelle tenebre, dove sar pianto e stridore di denti" (Mt 8, 11-12)

A duemila e pi anni di distanza siamo ancora al medesimo punto anche se i tempi sono mutati e la tecnologia sembra aver cambiato ogni cosa. Ma quello che stolto per il mondo, Dio lo ha scelto per confondere i sapienti; quello che debole per il mondo, Dio lo ha scelto per confondere i forti (1Cor 1,27). Al vedere la stella, provarono una gioia grandissima. Non importante l'evento astrale di per s, lasciamo la preoccupazione agli astronomi, Giotto per primo ha immaginato una stella cometa. Quello che pi interessa il senso: "Io lo vedo, ma non ora, io lo contemplo, ma non da vicino: una stella spunta da Giacobbe" (Nm 24,17). La stella Cristo stesso (Ap 22,16), per questo non visibile dai palazzi di Gerusalemme, i poteri umani hanno carenza di luce (Cfr. Mt 20,25) e i poteri religiosi con tutte le loro regole rendono la religione una schiavit (Cfr. EG 43). Se la luce viene a mancare "tutto diventa confuso, impossibile distinguere il bene dal male, la strada che porta alla mta da quella che ci fa camminare in cerchi ripetitivi, senza direzione" (Lumen Fidei, 3). La Stella si fa avanti, guida i magi, Dio "che ci chiama e ci svela il suo amore, un amore che ci precede e su cui possiamo poggiare per essere saldi e costruire la vita" (Lumen Fidei, 4). Matteo sembra esagerare nel descrivere la gioia dei magi nel rivedere la stella: la luce del Messia ci illumina la strada, ci guida, si riflette nella nostra vita tanto da trasformarla e rivestirla della sua gioia. La luce di Cristo illumina ogni aspetto della vita, ci fa prendere coscienza del presente come intravedere il futuro, raggiunge ci che l'occhio umano, da solo, non pu raggiungere. "Isaia poi arriva fino a dire: Sono stato trovato da quelli che non mi cercavano, mi sono manifestato a quelli che non chiedevano di me" (Rm 10,20). Le stelle di Dio don Roberto Rossi

Vangelo: Mt 2,1-12 Contempliamo la bont di Dio che apparsa in mezzo a noi. L'episodio del Vangelo di oggi ci viene riportato solo da Matteo. Egli non racconta nei particolari la nascita di Ges, semplicemente la cita, mentre si sofferma in modo dettagliato sulla storia dei Magi, questi saggi pagani che entrano nelle prime pagine del Vangelo. All'Evangelista sta a cuore proprio questo: c' una Sapienza nuova, Ges, che non pu essere accolta da chi non si mette in cammino, da chi ha paura del cambiamento, da chi non si ritiene bisognoso di luce. E noi dobbiamo metterei sulle orme dei Magi per accogliere e adorare il nostro Salvatore. Il protagonista di questa pagina sembra essere, a dispetto di tutto, proprio il re Erode! Emerge nel suo contrasto con l'atteggiamento dei Magi: questi, accesi dal desiderio di conoscere il Messia, motivo di quella congiunzione astrale insolita, si muovono con entusiasmo. Erode invece, e con lui tutti i saggi esperti delle Scritture, sono subito impauriti. Ma si stava semplicemente realizzando la profezia tanto attesa! Ad un evento di bene si pu reagire come Erode: con gelosia, con paura, addirittura con una strage, come avverr a breve! Eppure Ges, nella sua regalit, non si presenta con un esercito armato, ma, nella debolezza di un bambino! Dio non mai ostile e arriva nei tanti segni che accompagnano la nostra giornata, per darci vita. Se come Erode lo vediamo per come un nemico che pu toglierci qualcosa, che ci chiede di dare del nostro come un usurpatore, allora coveremmo verso Dio, verso gli altri e verso noi stessi inganno, amarezza, peccato, chiusura alla vita. E' certo che Dio fa sempre saltare i nostri schemi, quando arriva! Non si tratta mai di percorrere una strada gi stabilita e programmata, ma di seguire, come fanno i Magi, quella stella che li precede nel cammino. Quante stelle nella nostra storia ci spronano a metterci in cammino, ci accendono il desiderio di Dio, ci stanano dalle nostre comodit. Non dobbiamo fare come Erode, ma come i Magi! Se custodiamo acceso in noi il desiderio di Dio, allora non sar difficile riconoscere la stella giusta per noi, alzare lo sguardo al cielo e deciderci a seguire la sua traiettoria, perch saremo certi che nell'incomprensione, nella fatica, nell'incertezza del percorso, comunque sar per un bene, il

bene che Dio ha pensato per noi. Cos costruiremo la nostra vita nella pienezza della luce e della forza del Signore. Commento su Matteo 2,1-12 Omelie.org - autori vari

Vangelo: Mt 2,1-12 COMMENTO ALLE LETTURE Commento a cura di Padre Gianmarco Paris La festa dell'Epifania ci fa contemplare il mistero dell'incarnazione da un altro punto di vista, sotto un'altra angolatura. Il bambino nato a Betlemme non solo il Figlio di Dio annunciato nel segreto del cuore a Maria e Giuseppe, non solo il salvatore annunciato dagli angeli ai pastori e da loro adorato, ma anche il Re di Israele, non accolto dal suo popolo, condannato a morte dal potere politico e riconosciuto come luce da tutti i popoli. Questo vuole comunicarci l'evangelista Matteo con la famosa storia dei Magi d'oriente, in cui non facile distinguere cosa avvenuto storicamente dal messaggio che l'evangelista trasmette nella forma pi efficace che quella del racconto. Egli non si dilunga sulla nascita di Ges, ma ci presenta alcuni avvenimenti e personaggi direttamente legati a quell'avvenimento, perch sono essi che ci permettono di scoprire il carattere straordinario di quel bambino. Entrano in scena dei "magi", un nome generico che a quel tempo indicava i rappresentanti del sapere naturale e religioso dell'oriente. Ci che fanno e che dicono ci permette di conoscerli pi a fondo: si sono messi in viaggio con una domanda viva, nata dalla scoperta di una stella che - come era comune nel pensiero antico - collegavano con la nascita di qualche personaggio importante: dove il re che nato? Non si tratta di curiosit, vogliono andare ad adorarlo. Arrivano a Gerusalemme, e chiedono alle autorit. Il re Erode e tutti i

cittadini di Gerusalemme non sanno nulla dell'accaduto, e si spaventano quando sentono la notizia dai magi. La paura il contrario dell'attesa, del desiderio di trovare qualcosa di nuovo. Per motivi dunque diversi anche Erode si pone la domanda su "dove" doveva nascere il Messia: lui, un pagano e capo politico per conto dei romani, riunisce e interroga le persone pi importanti della religione ebraica. La domanda trova finalmente una risposta da coloro che conoscono le Scritture: Betlemme, la citt di Davide, il luogo da dove deve uscire il pastore di Israele. Pur sapendo ci, i capi religiosi non si mettono in movimento, a differenza dei magi, n sono sconvolti come lo era Erode: gi all'inizio del vangelo essi rappresentano quel popolo che, pur avendo ricevuto le promesse di Dio espresse nella Scrittura, non ha saputo vederle realizzate in Ges. La risposta della Scrittura mette invece in movimento Erode, che d seguito al suo piano: chiama i magi di notte e li manda nel luogo indicato dal profeta, con un comando: tornare a riferirgli del bambino, per andare ad adorarlo... Per il potere politico Ges un potenziale nemico, come se ancora prima di cominciare a parlare egli ne denunciasse gi la pretesa totalitaria. Ed ecco che ritorna la stella, che guida i Magi alla meta del loro viaggio, riempiendoli di gioia. Le parole della Scrittura non servono tanto ai magi, uomini di altre religioni, quanto ai cristiani provenienti dal Giudaismo, per credere che Ges adempie la profezia su Betlemme ed veramente il messia. I magi invece arrivano al bambino seguendo la stella, cio la guida divina (perch appare nel cielo, luogo simbolico della divinit). Questa guida visibile solo a chi disposto a riconoscere veramente in quel bambino un re. La conclusione mostra a chi Dio fa conoscere suo Figlio: non basta sapere cosa dice la Scrittura sul Messia per credere in Ges; n lo pu incontrare chi lo sente come potenziale nemico. Solo i magi trovano Ges e realizzano l'obiettivo del loro viaggio. Il sogno finale dei magi sta a confermare che chi guida le vicende attorno a questo bambino Dio, e chi non mosso dalla fede non lo pu incontrare. I Magi per un'altra via se ne tornarono alla loro casa: perch non si sono messi ad annunciare a tutti la loro scoperta? Essi sono solo un segnale messo all'inizio della storia di Ges per dirci che con la sua vita, pur

radicata nell'esperienza del popolo di Israele, egli annuncia e realizza un piano di salvezza che Dio offre a tutte le nazioni e ai popoli di tutte le culture: a chi si mette in cammino, seguendo una stella, e arriva fino al bambino per adorarlo. Oggi viviamo un tempo in cui persone di culture e religioni diverse vivono fianco a fianco. Il messaggio di questa pagina di Vangelo illumina la testimonianza che i cristiani devono dare al loro Signore: come Maria e Giuseppe, devono essere disposti ad accogliere tutti coloro che vogliono conoscere Ges e riconoscerlo come il Signore; non devono preoccuparsi di convincere n di trattenere chi viene, ma di manifestare con la vita il messaggio che Ges ha annunciato e il cammino che ha aperto per la salvezza di ogni uomo. Commento su Matteo 2,1-12 Omelie.org (bambini)

Vangelo: Mt 2,1-12 Tutti gli anni, quando arriva la bellissima festa dell'Epifania, non posso fare a meno di interrogarmi sulla figura dei Magi. Questi personaggi misteriosi, di cui sappiamo davvero pochissimo. Per esempio: anche voi avrete sentito dire tante volte che da Ges Bambino arrivano i "Re Magi". Per se leggiamo con attenzione il testo dell'evangelista Matteo, l'unico tra gli evangelisti a parlare di loro, in nessun punto si dice che erano dei Re. Sicuramente erano persone sapienti, che riuscivano a riconoscere ed interpretare i movimenti delle stelle e dei pianeti. Oggi li definiremmo scienziati o astronomi, probabilmente. Dovevano anche essere persone abbastanza ricche, per potersi permettere di viaggiare a lungo. Ma non erano dei Re, altrimenti difficilmente se ne sarebbero andati via dalla loro reggia, dal loro popolo e dagli incarichi di governo, per seguire una stella! E allora perch parliamo di loro come dei Re? Probabilmente perch, nel leggere questo passo del Vangelo, i primi cristiani si sono ricordati del

Salmo 72 che dice: "I re di Tarsis e delle isole gli porteranno un tributo, i re di Seba e di Saba gli offriranno doni; tutti i re gli si prostreranno davanti, tutte le nazioni lo serviranno." Cos, nel tempo, le figure dei Magi, sapienti venuti da lontano, si sono fuse con i re di tutta la Terra, che rendono omaggio al Figlio di Dio. Come se non bastasse, quando si parla dei Magi, c' anche il problema dei numeri: quanti erano, in effetti? Non lo sappiamo. Di nuovo, il Vangelo non ce lo dice: "Dei magi d'Oriente arrivarono a Gerusalemme": questo tutto. Sicuramente erano pi di uno, ma non sappiamo se erano tre, cinque o chiss. Allora perch se ne considerano sempre tre? Probabilmente perch si tenuto conto dei doni che portano: i doni sono tre, giusto? Oro, incenso e mirra. Quindi se ciascuno di loro consegna un dono, tre sono i doni e tre sono i magi. Ma anche questa una decisione un po' arbitraria, perch molte persone insieme potevano offrire i tre doni che vengono elencati dall'evangelista. Quindi non possiamo dire con certezza neppure quanti fossero questi Magi. Ma non mica finita, sapete? Perch possiamo chiederci: da dove venivano? E, ancora una volta non possiamo dare indicazioni precise. Perch dire che giungono da Oriente apre l'orizzonte a molti luoghi diversi! Sono tanti i Paesi a Oriente di Gerusalemme e non c' modo di scoprire di pi, leggendo il Vangelo. Viene quasi da sorridere, ma in sintesi, non sappiamo chi erano, quanti erano e neppure da dove venivano. Per, sinceramente, non credo sia necessario aggrapparci a tutti questi particolari. Non credo che l'evangelista Matteo fosse preoccupato della geografia o delle vicende personali di questi personaggi. In effetti, l'essenziale lo conosciamo: sappiamo che hanno visto un segno speciale nel cielo, hanno compreso che annunciava un evento straordinario e che lo interpretato come la nascita di un grande, grandissimo Re. Sulla base di questa intuizione, hanno deciso di mettersi in viaggio. Vorrei che ci concentrassimo su questo punto: i misteriosi visitatori, che si presentano a Gerusalemme e poi proseguono il loro viaggio fino a

Betlemme, si sono messi in viaggio perch <i<="" b=""> Ogni volta che rileggo queste parole, non posso fare a meno di pensare a me stessa: quando devo partire per un viaggio, organizzo tutto a puntino, preparo con cura i bagagli, prenoto l'albergo, controllo il percorso, cerco di raccogliere notizie e informazioni del luogo dove mi sto recando... E questi qui, invece, decidono di partire senza sapere quale sar la meta, senza sapere quanto durer il viaggio, senza sapere se riusciranno a tornare indietro! Dico, ma ci rendiamo conto? A ragionare con la nostra mentalit di oggi, non vi sembra che questi Magi siano dei veri incoscienti? Solo perch hanno visto una stella speciale, decidono di intraprendere un viaggio pieno di rischi, pieno di incognite. E pensate con che mezzi di trasporto viaggiavano: all'epoca, la scelta poteva essere solo tra il viaggiare a piedi oppure sul dorso di un animale. Prevedendo di dover attraversare luoghi desertici, probabilmente avranno scelto un cammello o un dromedario, avranno organizzato una carovana e poi... via, sulla strada indicata da una scia di luce. Molto poetico, non c' dubbio, ma di certo assai poco pratico! Nessuno di noi oggi, suppongo, farebbe come hanno fatto loro! I rischi erano proprio tanti! Si potevano incontrare i briganti, lungo la via. Potevano finire le scorte di acqua. C'era il rischio di perdere di vista la stella: facilmente ci possono essere notti di cielo coperto, ed allora non si pu sapere come si sta muovendo questo astro luminosissimo. Altro rischio: quello di chiedere informazioni alle persone sbagliate. Proprio quello che accade quando i Magi si rivolgono ad Erode. Dal loro punto di vista era la cosa pi logica da fare: visto che la stella annunciava la nascita di un Re, dove cercarlo se non nel palazzo reale a Gerusalemme? E in effetti, il loro ragionamento si rivela esatto: proprio attraverso Erode, ottengono la risposta alle loro domande. I Capi dei Sacerdoti e gli Scribi, riuniti in gran fretta dal sovrano, spiegano che secondo le Scritture, il Messia atteso dovr nascere a Betlemme. Grazie a questa indicazione preziosa, i Magi possono riprendere il loro viaggio e trovare la casa dove Maria, Giuseppe e il Bambino avevano

trovato ospitalit, in attesa di poter tornare a Nazareth. Invece, noi lo sappiamo, le cose andranno molto diversamente per questa piccola famiglia: per il momento non torneranno a Nazareth, ma saranno costretti a scappare e a nascondersi in Egitto. La visita dei Magi che parlano della nascita di un nuovo, grande Re, pi potente di tutti, scatena nel Re Erode la paura di perdere il regno ed il potere: proprio per questo ordina di far uccidere tutti i bambini piccoli. Giuseppe, avvertito dall'Angelo, porter in salvo Maria e Ges, ma tantissimi innocenti verranno uccisi per l'ordine folle di un re crudele. Anche i Magi si salveranno dalla cattiveria di Erode, perch non passeranno da Gerusalemme, ma il loro ritorno a casa seguir un'altra direzione. Scusatemi, per, se ritorno ancora al punto di inizio: la decisione di partire, da parte di questi saggi d'Oriente. Forse, pur avendo detto che li considero degli incoscienti, mi sento anche spinta ad interrogarmi dal loro modo di agire. Hanno saputo osservare, interpretare i segni intorno a loro e hanno preso delle decisioni coraggiose. Io so fare altrettanto? Nella mia vita, nella mia storia, in quello che capita nel mondo, so riconoscere la presenza di Dio? So comprendere la novit che lo Spirito di Dio sempre fa sbocciare nella Creazione? So lasciarmi stupire dal Bene, dovunque appaia, sotto qualsiasi forma? So gioire per l'azione del Padre Buono, che non si stanca di andare incontro ad ogni uomo? Sono domande difficili, forse, ma sono domande importanti e necessarie. In questo giorno di festa, in cui celebriamo"l'epifania", cio la "manifestazione" di Cristo al mondo, fermiamoci un istante, magari davanti al Presepe. Interroghiamoci con sincerit: Signore, ti so riconoscere? Ti so riconoscere negli avvenimenti del mondo? Ti so riconoscere nella mia vita? Ti so riconoscere nel cuore delle persone che mi sono accanto? Rispondere a queste domande non un viaggio verso un luogo, ma dentro il nostro cuore. Rispondere a queste domande richiede lo stesso coraggio che hanno avuto i Magi nel partire seguendo la stella. E, come accaduto ai Magi, anche noi, alla fine di questo viaggio, avremo la gioia di incontrare

Ges. Commento a cura di Daniela De Simeis</i Epifania del Signore CPM-ITALIA Centri di Preparazione al Matrimonio (coppie - famiglie)

Vangelo: Mt 2, 1-12 La solennit odierna, L'Epifania, senz'altro una solennit ecumenica, perch celebra la manifestazione della divinit di Ges Cristo all'umanit, senza distinzione di razza popolo e religione. Con il termine ecumenico/ecumene, infatti, si intende tutto l'universo conosciuto e naturalmente tutti i suoi abitanti. Pertanto i Magi, che erano pagani, rappresentano tutti i popoli e tutte le culture. Quindi non un Dio nostro, ma un Dio di tutti, dei credenti e dei miscredenti; dei cristiani, degli ebrei e dei musulmani; dei cattolici e dei protestanti; dei regolarmente sposati e dei divorziati etc. Piaccia o non piaccia, per tutti fa sorgere una stella, spetta a ciascuno singolo riconoscerla come la sua stella. Al tempo di Ges erano chiamati Magi non solo i sacerdoti, ma anche gli astrologi e i maghi d'oriente. Per l'evangelista Matteo si tratta di saggi (intellettuali) pagani, che rappresentano simbolicamente la partecipazione delle altre culture, extrabibliche, al mistero della nascita di Ges. La nostra conoscenza, il nostro sapere, vuole essere un sapere scientifico, oggettivo. Una stella, poco scientifica, anzi per nulla, per il nostro tipo di scienza. Essa viene catalogata co me un fenomeno naturale con determinate caratteristiche far le quali non c' quella di guidarci verso Betlemme. L'antichit conosceva un altro tipo di sapere a volte molto poetico, come il seguente e che perdurata per buona parte del medioevo: la stella nasceva nel momento della nascita di una persona e moriva alla sua morte. Per muoversi verso Dio occorre un sapere intuitivo, ossia capace di avvertire il senso segreto delle cose.

E' questo il tipo di conoscenza di cui i Magi erano in possesso e che gli ha spinti in un cammino che portava verso regioni sconosciute, che appartengono solo a Dio e che li fa giungere a Gerusalemme dove chiedono: "Dov' il re dei Giudei che nato?... Siamo venuti per adorarlo". Ma questa domanda rivolta alla persona sbagliata, se vogliamo, a chi ha paura di perdere il potere. Non bisogna cercare Dio nel palazzo del potere, non c' Dio in questi palazzi, perch li ci sono gli dei o tutt'al pi quelli che credono di essere investiti, qui sulla terra, della autorit divina. Fermarsi in questi luoghi dove il potere celebra se stesso porta la stella ad eclissarsi come accaduto ai Magi per tutto il tempo che si sono trattenuti a Gerusalemme. A Gerusalemme essi ricevono l'indicazione del luogo dove trovare il Messia da parte degli scienziati del tempo: sommi sacerdoti e scribi, incaricati di interpretare le Scritture. Ma sar la stella che li guider fino alla casa dove entrati: "vedono i bambino con Maria sua Madre". Dio ama ci che piccolo, chi ama la grandezza, difficilmente riuscir a trovarlo. I Maggi hanno portato con s dei doni che non hanno consegnato a Erode, ma gli hanno conservati per il bambino. Ma il dono pi bello non l'incenso, l'oro e la mirra, profumi arabi, ma il cammino che avevano fatto: "prostrati, lo adorarono". Questa epifania non annulla la primogenitura di Israele ma mette in evidenza che quel bambino donato come benedizione a tutta l'umanit. L'epifania si avvera anche oggi per tutti coloro che sono capaci di inginocchiarsi, non davanti ai potenti ma davanti a ogni creatura fragile: quali malati, poveri, sofferenti di ogni specie, indifesi come i bambini, coloro che non ci possono ripagare. Ed ora un piccolissimo commento anche al resto della liturgia della parola.

Isaia rivolge un invito al suo popolo: " Alzati, rivestiti di luce, perch viene la tua luce... poich le tenebre ricoprono la terra". La profezia di Isaia ha il suo compimento a Betlemme. E li che da una povera grotta si sprigiona la Luce che dirada le tenebre che coprono la terra. Questa Luce non riservata solo a Israele ma destinata a tutte le nazioni della terra, a tutti quanti gli uomini di buona volont che ne vanno in ricerca. Non rimane ormai altro se non tornare in patria per un'altra strada e portandosi in cuore la luce della stella per sempre. Il salmo 71 stato considerato, fin dagli inizi del cristianesimo, un testo profetico messianico perch, secondo gli esegeti del tempo, in esso le voci di tutti i popoli della terra si uniscono in una unica adorazione al Signore. Nella seconda lettura S. Paolo, scrivendo agli Efesini, insiste sullo stesso argomento, ossia la chiamata di tutti gli uomini a partecipare alla stessa eredit in Cristo Ges: " che le genti sono chiamate... a condividere la stessa eredit, a formare lo stesso corpo... per mezzo del Vangelo". Revisione di vita - Crediamo veramente che Ges Cristo, l'Emanuele, stato inviato dal Padre, per opera dello Spirito Santo, affinch venga conosciuto da tutta l'umanit e quindi a salvarla'? - Che la salvezza sia sempre presente ed operante in tutti i popoli per opera del Consolatore un dato di fatto in cui veramente crediamo o sono reminiscenze di Catechismo? - La stella, che sorta per tutti e quindi anche per noi, ci ha illuminato la strada conducendoci per la via giusta, quello del Vangelo? Ed ecco la stella

Riccardo Ripoli

Vangelo: Mt 2,1-12 Nella ricerca della Verit, del Bene, dell'Amore, di Dio cerchiamo con gli occhi, analizziamo con il cervello, valutiamo secondo schemi e parametri, diamo un'ordine di priorit alle cose e giudichiamo da una singola parola, da una singola azione il nostro prossimo, la chiesa e persino Dio. Quante volte ho sentito "Dio non mi ha dato questo ed allora cattivo", oppure "il tal sacerdote ha fatto questo quindi la chiesa solo ipocrisia", o anche "quel mio amico mi ha tradito una volta allora vada all'inferno", o "quel ragazzo ha sbagliato non merita il perdono e marcisca in galera". Se usiamo l'intelletto per valutare, se pensiamo di poter giudicare perch pi bravi allora le cose sopra riportate hanno un senso, ma se usiamo il nostro cuore, se come i magi seguiamo la stella che amore vedremo le cose sotto un'altra luce. Stando con il naso all'ins per seguire la stella che ci conduce verso l'Amore sar come camminare senza guardare le tristezze della vita. Ognuno di noi segue una stella, la mia il cuore della mia mamma. Avete presente le stelle in cielo? Gli astronomi ci insegnano che alcune di loro potrebbero gi essere morte da milioni di anni, ma la loro luce ancora viaggia verso di noi e lo far ancora per tantissimo tempo. Vedo cos la mia mamma, come una stella che morta, ma la cui luce ancora illumina il mio cammino. Non lei che seguo, ma il suo cuore, il suo amore. Come donna ha fatto cose giuste e sbagliate e sar il Signore a giudicarla, ma quello che ha lasciato, al di l delle sue azioni, sono i suoi insegnamenti, il suo voler bene, i principi ed i valori che aveva, e quelli io seguo. Cos dovrebbe essere per tutti, dovremmo seguire Ges, il Bambino, la Stella, il Figlio di Dio. Se troviamo un cristiano, un sacerdote, un religioso che si comporta male, che si macchia di qualche orrendo peccato, che non ci vicino quando abbiamo bisogno di lui, consideriamolo un uomo, capace di sbagliare, di peccare, proprio come noi. Non lui Dio, non lui la stella da seguire, andiamo oltre, leggiamo il Vangelo, seguiamo la scia di Amore che Ges ha lasciato nei secoli perch solo quella la stella che dobbiamo seguire.

Buona Epifania, con l'augurio che possiate sempre avere lo sguardo sulla stella che porta a Ges e sappiate trovare in Lui la forza di amare al di l di tutte le piccolezze umane, al di l dei peccati del nostro prossimo imparando il perdono, la solidariet, l'accoglienza verso chi soffre e chi solo. I re magi tra storia, teologia e leggenda Ileana Mortari - rito romano Vangelo: Mt 2,1-12 Il celebre episodio della visita dei Magi a Ges, narrato solo da Matteo, rientra nell'ambito dei cosiddetti "vangeli dell'infanzia" di Matteo e Luca, che costituiscono una rilettura teologica di fede dei primi episodi di vita del Messia, alla luce delle profezie anticotestamentarie. In essi il primo problema che si pone il complesso rapporto storia-teologia, che esclude allo stesso modo sia una lettura dei fatti cronachistica, sia una "invenzione" di essi sulla base delle profezie e senza riscontri nella realt. Occorre infatti ricordare che tutti i vangeli dell'infanzia hanno un'indiscutibile base storica, anche se non vanno presi alla lettera, perch la "storia" stata in certo qual modo "rivestita" di aggiunte ed elaborazioni intese a raccordarla con gli antichi preannunci del Primo Testamento. E' quanto vedremo in questo commento, relativo all'affascinante episodio dei Re Magi. Il vocabolo greco "magos" (derivato dal persiano antico "magu-mogu") ha un'ampia gamma di significati, con una duplice accezione, positiva e negativa: sacerdoti persiani, sapienti, astrologi nel primo caso; maghi, incantatori e ciarlatani (cfr. At.13,6.8) nel secondo. Nel testo di Matteo sembra giusto pensare a deisapienti, esperti di astronomia, "orientali", dunque babilonesi o arabi (dall'Arabia infatti provenivano i loro doni), o pi probabilmente persiani, visto che le pitture antiche li presentano vestiti alla maniera dei persiani. Quest'ultima ipotesi avallata anche da alcuni padri della chiesa come ad

esempio Clemente di Alessandria, che vedeva i magi come adepti di Zoroastro, e da alcuni vangeli apocrifi. Siamo a conoscenza tra l'altro di un'antica profezia in cui Zoroastro parla a suoi tre discepoli dicendo:Intendo rivelarvi un prodigioso evento, che riguarda il re che deve venire al mondo. In verit alla fine dei tempi, e alla dissoluzione finale, un figlio sar concepito da una vergine con tutte le sue membra, senza che uomo le si sia avvicinato. La sua nascita sar segnalata dall'apparizione di un astro luminoso. Sar simile ad un albero dai bei rami e carico di frutti, pure crescendo in un luogo arido. Ristabilir il regno del bene e del male. Gli abitanti della terra si opporranno al suo sviluppo e tenteranno di sradicarlo, ma non vi riusciranno. Poi lo prenderanno e lo uccideranno sul legno: cielo e terra saranno in lutto. Secondo molti studiosi, tale profezia garantisce la storicit del racconto di Matteo 2,1-12, dimostrando come la nascita di un Salvatore era un evento atteso non solo dal popolo ebraico. Inoltre R. Laurentin evidenzia diversi tratti storici contenuti nella pericope, come l'astuzia e la crudelt di Erode oppure l'esistenza di astronomi viaggianti in Oriente. Ancora: sul piano storico l'arrivo a Gerusalemme di dignitari pagani attratti dalla fede monoteistica del giudaismo o del cristianesimo trova riscontro nelle conversioni che si erano registrate nel passato (regina di Saba e regina di Adiabene) e nel presente. SIGNIFICATO TEOLOGICO Per, nella stesura del suo vangelo, Matteo non ha intenzioni storiche, ma evangelizzatrici; dunque soprattutto il messaggio teologico che dobbiamo cercare nell'episodio dei Magi. Il primo evangelista vuole insegnare una verit importante e precisamente che il Cristo non venuto a salvare solo gli Ebrei, ma anche i popoli lontani, i pagani.

Agli Ebrei si rivela tramite la rivelazione profetica, ai gentili tramite l'astrologia che era molto coltivata tra quei popoli. Anche i pagani attendono il Salvatore e vi sono preparati, a loro modo, ad opera della natura. Non a caso "l'orizzonte del racconto dei Magi costruito sulla falsariga di un testo famoso del libro di Isaia (60,1-5), dove si descrive una processione dell'intera umanit che giunge a Gerusalemme.....Per Matteo la luce Ges, non pi Gerusalemme, e i Magi sono l'avanguardia dei popoli pagani che camminano verso di lui. La venuta dei Magi, letta in questo contesto, assume unachiara dimensione universale, che va confrontata con la finale dell'intero vangelo: "Andate e fate discepole tutte le genti" (Mt.28,19). Due pagine missionarie che aprono e chiudono la storia di Ges" (Maggioni, I personaggi della nativit, Ancora, p.47 Inoltre Matteo, che scrive con molta probabilit il suo Vangelo per una comunit di giudeo-cristiani, sembra voler spalancare loro lo sguardo: il Messia venuto ed veramente il desiderato dalle genti. Ma, con grande meraviglia, egli deve appurare che tra i primi ad accogliere il Messia non ci fu il potente partito ebraico dei sadducei, n il sommo sacerdote, n i membri del sinedrio (cfr.2,3), ma proprio degli stranieri, pagani e incirconcisi. Il rifiuto di riconoscere Ges quale Messia da parte della nazione giudaica si vede gi al momento della nascita, e culminer pi tardi sul Calvario. Matteo chiarisce subito, gi nelle prime righe del suo scritto, che l'accoglienza che il popolo d'Israele ha riservato al suo Salvatore, non stata per nulla trionfale, anzi... Questa indifferenza e disprezzo di molti ebrei nei confronti di Ges andr via via crescendo nel corso del suo vangelo: si vedano Matteo 8,12 (I figli del regno saranno gettati nelle tenebre di fuori. L ci sar pianto e stridor di denti), Matteo 21,33-44 (la parabola dei vignaioli omicidi), e Matteo 27,22 (dove tutto il popolo urla: sia crocifisso!).

UN MESSAGGIO PER L'OGGI Sulla scorta del biblista M. Orsatti, in "Natale: la bella notizia", Ancora, pp.49 e ss., possiamo cos delineare il messaggio per l'uomo d'oggi che emerge da questa bella pagina matteana. "Cristo il dono divino all'umanit. Lo si potr incontrare solo all'incrocio di due forze concomitanti, l'iniziativa umana e la risposta dell'uomo. I Magi offrono uno spaccato della collaborazione umano-divina percorrendo le tappe di ogni uomo, dalla legge naturale alla Scrittura, fino all'incontro con Cristo, riconosciuto e adorato. Prima di rivelarsi nel suo Figlio, Dio si manifesta attraverso la mediazione della legge naturale e della Scrittura. Cos, ecco anzitutto la stella, che, al pari di tutto il creato, un messaggio di Dio all'uomo. I Magi si mettono in cammino sollecitati dalla stella, che rappresenta l'ordine naturale, il pi semplice grado di comunicazione divina. Ma con la sola natura l'uomo non arriva a Cristo, proprio come i Magi non pervengono al bambino. Occorre una mediazione importante e divina, la Scrittura ("Lampada per i miei passi la tua parola" Sal.118/9,105), che tuttavia rimane uno scrigno sigillato, se non trova l'interprete autorevole......Gli scribi giudei rendono ai Magi il prezioso e insostituibile servizio della esatta lettura della Scrittura. Questa appiana la strada che conduce a Cristo." Inoltre: "Gli uomini di cui parla Matteo non erano soltanto astronomi. Erano "sapienti"; rappresentavano la dinamica dell'andare al di l di s, intrinseca alle religioni - una dinamica che ricerca della verit, ricerca del vero Dio e quindi anche "filosofia" nel senso originario della parola. Cos la sapienza risana anche il messaggio della "scienza": la razionalit di questo messaggio non si fermava al solo sapere, ma cercava la comprensione del tutto, portando cos la ragione alle sue possibilit pi elevate............I sapienti dell'Oriente sono un inizio, rappresentano

l'incamminarsi dell'umanit verso Cristo, inaugurano una processione che percorre l'intera storia. Non rappresentano soltanto le persone che hanno trovato la via fino a Cristo. Rappresentano l'attesa interiore dello spirito umano, il movimento delle religioni e della ragione umana incontro a Cristo." (J. Ratzinger, L'infanzia di Ges, Rizzoli 2012 pp.1113) TRADIZIONI E LEGGENDE Come mai noi parliamo sempre di tre Re Magi, che invece Matteo cita solo come "magi"? Qui occorre riferirsi a tradizioni e leggende. La tradizione popolare li consider dei re, probabilmente per influsso del Salmo 72: I re di Tarsis e delle isole offriranno tributi, i re di Saba e di Meroe gli presenteranno doni (Sal 72, 10). Quanto al loro numero, stato variabile nel corso dei secoli (da 2 a 12!). Oltre ad Origene (183-254 d. Cr.), nel V secolo che il "Vangelo armeno dell'infanzia" li limita a tre, basandosi certamente sui tre doni: oro, incenso e mirra. Nel medesimo apocrifo i tre magi ricevono un nome: Melkon (o Melchiorre), re dei Persiani; Gasparre, re degli Indiani e Balthasar (Baldassarre), re degli Arabi, e la successiva fantasia popolare avrebbe attribuito loro una notevole longevit: rispettivamente 116 anni, 109 e 112. Secondo Agostino sarebbero pervenuti dalle tre parti del mondo allora noto: Africa, Europa e Asia; la posteriore fantasia popolare rappresenterebbe in loro le tre razze umane conosciute sin dall'antichit: la bianca, la gialla e la negra, che rendono omaggio al cristianesimo. Infine la tradizione cristiana ha altres colto il valore rivelativo dei doni. Per dirlo con S. Piero Crisologo, i Magi "con l'incenso riconoscono che Ges Dio, con l'oro lo accettano come re, con la mirra esprimono la loro fede in colui che doveva morire." Sono cos richiamate in modo essenziale le verit di Ges: la sua divinit, la sua predicazione del Regno, la sua redenzione salvifica.

Commento su Mt 2,1-12 Agenzia SIR

Vangelo: Mt 2,1-12 "Oggi in Cristo, luce del mondo, tu hai rivelato ai popoli il mistero della salvezza, e in lui apparso nella nostra carne mortale ci hai rinnovati con la gloria della immortalit divina". Cos le parole del Prefazio che danno il senso della festa dell'Epifania, tutta luce e splendore: Ges si manifesta come Figlio di Dio e Salvatore di tutti i popoli e, nello stesso tempo, si manifestano gli effetti della salvezza in quelli che si lasciano rinnovare. L'Epifania una doppia irradiazione di luce: quella che si sprigiona irresistibile da Cristo, e quella che si rifrange sul volto della Chiesa, corpo del Signore; quindi anche sul volto dei cristiani. tutto raccontato nella scena dei Magi, che vengono da lontano per adorare il Signore, guidati da una stella, e poi ritornano nel proprio paese, diventando loro stessi annunciatori di quella luce che li aveva avvolti. "Magi" pu significare diverse cose (studiosi, astronomi, sacerdoti di Zaratustra). Si sa solo che vengono da Oriente. Eppure c' un significato in queste scarne notizie: Dio che viene incontro all'uomo, per spingerlo a fare anche lui la ricerca di Dio. Per loro stata la stella apparsa improvvisamente a metterli in viaggio. Doveva accompagnarli, per, anche una forte illuminazione interiore, se dinanzi a quel neonato, uno come tanti altri, si prostrarono in adorazione e gli offrirono i loro preziosissimi doni. I magi sono il simbolo di tutti i credenti che seguono la Parola, superando gli ostacoli e le difficolt della fede, attenti ai suoi segni, a non considerarla un possesso definitivo, ma a ricercarla sempre daccapo. Quelli che la fede sembrano avercela (i sommi sacerdoti e gli scribi del popolo) non si muovono, non fanno nulla per andare incontro al Messia. La loro fede inerte, che non suscita e non produce nulla. Erode,

addirittura, finge di credere per ottenere vantaggi al suo trono! I magi tornano al loro paese per un' altra strada. La vita di questi uomini convertita e trasformata dall'incontro con il bambino, si generata in loro una speranza nuova di cui sono testimoni: Dio agisce nella storia degli uomini. Un'agire impensabile, che rende grandi i piccoli e vicini i lontani. All'Epifania, oltre l'angusto recinto d'Israele, nasce la Chiesa universale: immersa nella luce di Cristo, diventer essa stessa luce che illumina il mondo. Commento a cura di don Angelo Sceppacerca La fede letizia mons. Giuseppe Giudice

Vangelo: Mt 2,1-12 Uno stuolo di cammelli ti invader... e i popoli, significati dai Magi, intraprendono il loro cammino verso Betlemme. Ti adoreranno, Signore, tutti i popoli della terra. Il ministero della Grazia di Dio che le genti siano chiamate in Cristo Ges, chiamate a camminare nella fede. E da quel giorno vanno alla ricerca del Bambino, guidati da una stella, sorretti dalla Fede, animati dalla Speranza e corroborati dalla Carit. Vanno e... chi cerca trova! Lo trovano in una casa, in una famiglia. Dio abita in famiglia, Dio ha scelto una casa, Dio ha scelto il pianerottolo della mia storia. Ed nella casa abitata da Ges che si possono condividere i doni, come i Magi. Allora i lontani, cercatori di Dio, sono la mia carovana! Per tutti i popoli don Roberto Seregni

Vangelo: Mt 2,1-12 Lo scrivo subito a scanso di equivoci: non erano tre e nemmeno re (dove sta scritto nel Vangelo?). Ci che certo che venivano da lontano, da Oriente, forse dall'Arabia. L'Evangelo li definisce con la parola greca "magoi", che sta ad indicare astronomi, studiosi del cielo. La loro la storia di un cammino, di una partenza lontana, di una ricerca, di un desiderio. Si fidano di una stella, trovano la loro strada tracciata nel cielo. Alzano gli occhi e come unica segnaletica del loro viaggio scrutano i cieli apparecchiati di stelle. La narrazione del Vangelo descrive benissimo il contrasto tra la dinamicit e la ricerca dei magi, e la staticit e la chiusura di Erode, dei sacerdoti e degli scribi. Loro cos vicini non hanno visto nulla e non hanno capito niente. L'avevano l, a due passi, bastava aprire gli occhi. Ma la stella era nel cielo, e loro - i potenti - erano troppo preoccupati a tenersi ben stretti ai loro scranni di potere. (Quanto ci assomigliano!) I magi, invece, da lontano hanno visto quella luce, senza saperlo hanno incarnato la profezia di Isaia: "Cammineranno le genti alla tua luce." (Is 60, 3). Hanno visto e sono partiti. Senza sapere verso dove. Partiti e basta. Come Abramo, padre della fede. Appunto. Il fatto dei magi spalanca l'annuncio del Vangelo: quella luce brilla su tutti i popoli! Il Messia nato della grotta di Bethlemme per tutti. Questa l'Epifania, cio la "manifestazione". Una festa per annunciare che il Messia nato nella grotta di Betlemme non un tesoro privato di Israele - popolo della promessa - ma per tutti. I Magi, che erano pagani e stranieri, giungono da oriente proprio per indicare questa direzione universale della salvezza donata da Cristo. Questa festa una rivelazione, ma anche un compito, un invio missionario per ciascuno di noi. Ogni discepolo del Rabb chiamato a prolungare nella sua carne, nella sua persona questa epifania di Dio.

Ogni discepolo chiamato a fare della sua vita un annuncio universale di salvezza: Ges, uomo tra gli uomini, la manifestazione ultima e definita di Dio. Allora non avere paura. Non importa da dove parti, da vicino o da lontano. Conta quanto cammini, quanto ti fidi della stella, quanto ti affidi a quella Parola che ti interpella e ti inquieta, quanto confidi nel Soffio universale dello Spirito. Alla faccia della vecchia Befana, oggi festa per tutti: per i buoni e per i cattivi, per chi se lo merita e per chi non se lo merita, per i vicini e per i lontani. A tutti data la possibilit di fare l'esperienza di quel Dio che si fa uno di noi. Se fosse solo per i prescelti che Vangelo sarebbe? Che bellezza ci sarebbe in un annuncio di salvezza che guarda al codice fiscale per stabilire se sei dentro o fuori?

A voi, amici lettori, chiedo una preghiera speciale per me, don Ivan, Laura e Lorenza, che durante questa festa dell'Epifania riceveremo dalle mani del nostro Vescovo Diego il mandato missionario prima della partenza per il Per. Grazie dR Impresa costruzioni stradali a Betlemme don Marco Pozza

Vangelo: Mt 2,1-12 Come costruttori di strade. Cos giaceranno nella nostra memoria quei tre uomini profumati d'Oriente e di sapienza. Sono gli ultimia fare capolino nel presepio e, subito dopo, se ne allontanano con la stessa leggerezza e rapidit, lasciando come gesto d'altissima eredit quei piccoli gesti di una

sapienza che diventa ricerca e di una ricerca che non manca di sapienza. Quella notte hanno sentito il cuore vibrare e si sono scomodati, agganciando una stella al bramire dei loro cammelli accomodati nelle stalle d'oltre Oriente: "Dov' il Re dei Giudei?". Disturbati magari nell'attimo esatto in cui erano riusciti a decifrare le costellazioni, hanno accantonato scienza e sapienza e sono partiti alla volta di Betlemme, barattando la sicurezza delle abitudini con l'ingenuit fanciullesca di un viaggio, fedeli al primo dovere dell'uomo ch' da millenni quello della speranza. Nelle loro stanze d'Oriente ci si fidava dell'astrologia e ci s'inchinava di fronte alla divinit; ma pur fedeli a Zoroastro e teorici dei calcoli dei Caldei, alla vista di quella stella non capirono pi nulla. Un Battito d'insopportabile gaudio accese i loro passi; disturbati nel sogno da voci angeliche - microfoni fidati per anime vaganti alla ricerca del Vero - seppero come pochi altri trafficare la ricchezza senza prendersi gioco della dottrina, fino a strappare qualche rigo dentro l'immensit luminosa dei Vangeli. Quei tre sono uomini piantati nel tempo, ma lesti a fiutare quell'inedita novit di cui raccontava quella stella. S'imbatteranno nell'inganno di Erode - "Andate e informatevi accuratamente sul bambino e, quando l'avrete trovato, fatemelo sapere, perch anch'io venga ad adorarlo" -, faranno i conti con il velarsi di quella stella, s'inginocchieranno e, alzatisi, sperimenteranno che nulla pi come prima. "E prostratisi lo adorarono" (Mt 2,11): adorarono il Bambino: e quella rimase la lezione magistrale della loro carriera di dottori. Non un Re, non un Crocifisso perdonante, non un Risorto: semplicemente un bambino, il quasi niente. E si prostrano, si fanno piccoli davanti all'infinitamente piccolo, davanti ad una scena gi vista innumerevoli volte in tante case. Proprio a Betlemme, la "casa del pane": anche Dio ora sa di pane. E pur ammantati di titoli e onori, avvertono che l'essenza del cristianesimo non risiede nell'originalit di una dottrina ma nella persona di un Dio fatto uomo in Ges. Non nella sublimit della parola, non nell'altezza della spiritualit neppure nell'audacia dell'impegno per gli altri. Ma nella divinit di Ges: il tutto di Dio. I Magi. E pure noi, cercatori come loro della carne di Dio, d'ora innanzi la cercheremo l dove abita: "vederti splendere negli occhi di un bimbo / e

poi incontrarti nell'ultimo povero; / vederti piangere le lacrime nostre, / oppur sorridere come nessuno" (D. M. Turoldo). Aprono i loro scrigni e offrono oro, incenso e mirra: non c' adorazione senza regalo. Oro, incenso e mirra portano i misteriosi lettori di stelle; e non fiori, giocattoli o dolciumi. L'oro della nostra obbedienza, l'incenso della nostra adorazione, la mirra delle angosce e delle delusioni. Il prezioso, il sublime, l'austero; il nobile, il divino, il tragico: in quel bambino c' tutto questo. S'inginocchiano, per poi rincasare. I magi scompaiono nei gorghi dell'Oriente ma non si smarriscono, perch ormai portano una stella in fondo al cuore. La fede un incontro che cambia la vita e ci rende capaci di sostenere il confronto con ogni opposizione: saputo di Erode, per un'altra via fecero ritorno alle loro case (Mt 2,12). Chi ha incontrato il Signore scopre che la sua vita prende una nuova direzione, che il ritorno a casa - che altro non che un ritorno al centro di se stessi - avviene per una strada nuova, attraverso la sorpresa di gesti inattesi e di parole impensate. I gesti di quel Bambino appena sar svezzato: uomo delle strade e amico dei pubblicani, i suoi anni nascosti e i suoi gesti pubblici, le sue mani sui malati e i suoi occhi negli occhi dei re, i suoi piedi e la polvere delle strade di Palestina, e poi il nardo che scende, il sangue che cola. Perch Cristo un incontro che cambia la vita. E apre una strada inedita: in barba all'arroganza di Erode e della sua discendenza nei secoli a venire. La Epifana del Seor 6 de enero de 2011 La homila de Betania 1.- EL RASTRO LUMINOSO DE LA ESTRELLA SIGUE BRILLANDO Por Antonio Garca-Moreno 2.- LA ESTRELLA ES LA FE Por Jos Mara Maruri, SJ 3.- CAER DE RODILLAS Por Pedro Juan Daz 4.- LA IGLESIA CATLICA DEBE SER CATLICA Por Gabriel Gonzlez del Estal

5.- TODOS SOMOS CONVOCADOS Por Jos Mara Martn OSA 6.- DIOS PARA TODOS Por Javier Leoz 7. - LA ESTRELLA DE BELN Por ngel Gmez Escorial LA HOMILA MS JOVEN SORPRENDENTE VISITA Por Pedrojos Ynaraja 1.- EL RASTRO LUMINOSO DE LA ESTRELLA SIGUE BRILLANDO Por Antonio Garca-Moreno 1.-LA BRILLANTE LUZ DIVINA.- "Levntate, brilla, Jerusaln, que llega tu luz; la gloria del Seor amanece sobre ti!" (Is 60, 1) Uno de los elementos naturales que sirven en el lenguaje bblico para hablar de la grandeza divina es el de la luz. As dice San Pablo que Dios habita en una luz inmarcesible. San Juan por su parte al referirse al Verbo dice que era la luz verdadera que ilumina a todo hombre que viene a este mundo. Tambin al hablar de los santos en el Cielo se dice de ellos que son luceros que brillan en la noche como las chispas de un caaveral. Para quienes hemos dedicado nuestra vida a la enseanza es consolador saber que, --como dice Dn 12, 3--, brillarn con esplendor en el Cielo quienes ensearon la justicia a otros. En el sermn de la montaa Jess dice que somos la luz del mundo y hemos de estar sobre el candelero para alumbrar a los de la casa. De tal manera ha de lucir nuestra luz ante los hombres que, al ver nuestras buenas obras, glorifiquen a nuestro Padre que est en los cielos... Esa luz divina de la que participamos no podemos apagarla, sino que hemos de reflejarla e iluminar a otros. 2.- EL DON COMPARTIDO. "Habis odo hablar de la distribucin de la gracia de Dios que se me ha dado en favor vuestro" (Ef 3, 2). San Pablo reconoce que cuanto tiene le ha sido otorgado por la liberalidad divina. Nunca estima que tenga algo por mrito propio. Reconocer s que ha

procurado responder a las gracias recibidas, e incluso dir que no las ha recibido en vano. Pero nunca presume de cosa alguna como propia. El se reconoce dbil e incapaz de superar por s slo las dificultades. Sin embargo, afirma convencido que todo lo puede en Aquel que le conforta. Y al mismo tiempo comprende que cuanto ha recibido no es para su bien personal, algo para su propio provecho, sino unos dones que ha de comunicar a los dems, hacindoles partcipes de ese cmulo de gracias divinas... En definitiva, todo don nos viene de Dios y no slo para nuestro provecho. As, al ser dadivoso con los dems, seremos como Cristo mismo, una epifana, una manifestacin, del amor del Padre. 3.- TRAS EL RASTRO DE UNA ESTRELLA. - "Jess naci en Beln de Jud en tiempo del rey Herodes..." (Mt 2, 1) Cuando nace el Nio Jess, a Herodes slo le quedaban unos cuatro aos de vida. Ante esas circunstancias las intrigas palaciegas se multiplicaban. Su mismo hijo Arquelao forma parte de una conspiracin que, descubierta por su padre, le cost no slo el trono sino tambin la vida. Por eso la presencia de unos extranjeros preguntando por el rey de los judos que acababa de nacer, produce una gran consternacin en la corte real. Por qu temes Herodes, no te arrebatar un reinado terreno el que viene a dar el Reino de los cielos. As dice un himno de la liturgia del da... Trat de engaar a los ilustres visitantes. Pero su astucia y su maldad no sirvi de nada. Y los Reyes Magos se volvieron por otro camino, llenos de gozo por haber visto al Rey del mundo, recostado en el regazo de una joven madre llamada Mara. El rastro luminoso de la estrella sigue brillando. Mas slo los humildes y sencillos pueden verlo y seguirlo. 2.- LA ESTRELLA ES LA FE Por Jos Mara Maruri, SJ 1.- Hoy es la fiesta de la luz. Jess luz de todos los hombres. Tambin de los gentiles, esos que quedaban excluidos de la comunidad juda. Este es el mensaje que Mateo quiere hacer llegar a su comunidad judeo-cristiana con la preciosa escena de la estrella conduciendo a unos magos extranjeros hasta la cuna del Nio Dios. Luz que llena de inmensa alegra a los Magos cuando ilumina sus corazones con la presencia de Jess en los brazos de Mara.

Todos nosotros recordamos esta fiesta como un da de inmensa e inocente alegra al recibir los regalos que los Magos nos traan. Y esa alegra sencilla, humana, inocente es el anverso de esa otra alegra ms honda que debera llenar siempre nuestro corazn por haber encontrado la luz de Dios, la luz de la Fe. 2.- La historia de estos Magos es nuestra historia, los llama una estrella emprenden un camino por tierras desiertas, pierden la estrella cuando buscan en lo humano de poderosos y sabios de Jerusaln lo que estos no pueden dar, y vuelven a encontrarla con gozo inmenso al salir de la ciudad y encontrar a su luz esa otra luz de Dios en el Nio hijo de Mara. Y siendo ellos luz para los dems. A) Nuestra fe, es una luz una llamada personal a Dios a cada uno. Mi presencia a la Iglesia no la pertenencia a un club, con carnet con cuotas que pagar, con actos a que asistir. Es una llamada, una atraccin hacia la bsqueda de Dios. La llamada que problematiza mi vida entera, que sacude la escala de valores de mi vida, porque exige que ponga como valor supremo mi adhesin a Dios, y luego todo lo dems. Los Magos dejaron su patria y se embarcaron en un gran viaje. Me siento llamado personalmente? O tengo fe de nmero de carnet? B) Tambin nosotros todos tenemos la experiencia de que cuando nos apoyamos con exceso en la humano, cuando nos dejamos involucrar en los problema diarios, perdiendo el norte de la estrella, cuando buscamos en la sabidura humano la solucin de nuestros problemas, o en el poder o en el dinero, la estrella de la fe se esconde, nos sentimos abandonados, sin fuerzas. Y aunque pretendemos ocultar nuestra falta de paz con una falsa alegra, nos falta lo esencial. C) Y solo cuando volvemos a acercarnos al Seor, con sinceridad, con sencillez, reconociendo nuestros errores, encontramos la inmensa alegra de los Magos al encontrar al Nio Dios en brazos de Mara. D) Y cuando esa paz y alegra de la fe vivida, nos invade, entonces somos capaces de andar por caminos nuevos y llenos de la luz de Dios somos luz para los dems. Vosotros sois la luz del mundo, como nos dijo Jess. --Luz que transforma todo lo que hay a nuestro alrededor. Luz mgica como de Reyes Magos. Que convierta el odio en amor, la ofensa en

perdn, la discordia en armona, que transforme el error en verdad, la duda en fe, la desesperacin en esperanza. --Luz que nos haga olvidarnos de nosotros como el humilde San Francisco de forma que no nos empeemos en ser consolados sino en consolar, en ser comprendidos sino en comprender, en ser amados sino en amar, recordando siempre que dando se recibe, olvidando se encuentra y perdonando se es perdonado. El Seor nos conceda estos mgicos poderes contenidos en nuestra fe, en esa fe que ilumina nuestro camino como una estrella. 3.- CAER DE RODILLAS Por Pedro Juan Daz 1.- A los que solemos leer la Biblia con asiduidad nos pasa que hay pasajes de esos que casi te sabes de memoria, que has ledo o escuchado una y mil veces. Pero de repente, un da, hay algo que te llama la atencin, que nunca habas cado en la cuenta de ello y sin embargo te sorprende y eso me ha pasado hoy en el Evangelio. Y sobre ello quisiera llamar vuestra atencin en este da de la fiesta de los Reyes Magos, que litrgicamente llamamos Epifana, manifestacin de Dios. 2.- Cuenta el Evangelio que aquellos sabios de Oriente llegaron hasta donde estaba el Nio, y cayeron de rodillas ante l. No dice que se arrodillaron, sino que cayeron, literalmente. Es algo que en la vida de los seres humanos pasa muy pocas veces. Cundo habis cado vosotros de rodillas? Creo que nos pasa en pocas ocasiones. Alguna vez ante el dolor desbordante que te impide seguir en pie, pero no parece ser sa la razn por la que caen los Magos. En otra ocasin, podemos caer de agotamiento, tras una larga caminata o despus de una actividad que ha requerido mucho esfuerzo fsico; quizs sta s que pudiera ser la razn por la que aquellos cayeron ante el nio Jess pero me inclino a pensar que cayeron de rodillas por otra cosa. Y ah es donde podemos recordar situaciones de fuerte presencia de Dios en nuestra vida, casi mirndole cara a cara, sintindole muy prximo y, ante l, sintiendo nuestra pequeez. Ah s que caes de rodillas, sabindote pequeo, como el nio que se agazapa en los brazos de su padre, acurrucndote ante l. As cayeron los Magos ante el Nio Dios.

3.- Un viaje como aquel requera alforjas, squito y empear todo lo que se posea para salir en busca de lo desconocido; se intua algo grande ante la aparicin en el cielo de aquel signo, de aquella estrella. Pero ms grande que el nacimiento de una estrella, mayor que el prodigio de que aquella luz en el firmamento les guiase, estaba la presencia de un nio ante el que reconocer a ese Dios grande que se hace pequeo. 4.- Para la Iglesia de Oriente hoy es el da de la Navidad, el da que Jess se manifiesta como la Luz del mundo, el da que Dios eligi para manifestarse a todos los hombres a travs de la pequeez del hijo de Mara; eso significa Epifana. Y hoy, a pesar de los excesos que han trado todos estos das pasados, en una jornada marcada por la ilusin infantil de los regalos, a mi se me ocurre una invitacin para todos nosotros: la de caer de rodillas. 5.- Y por qu hacerlo? Porque cuando aquellos hombres se levantaron ya no eran los mismos. Arrodillarse puede parecer un gesto servil, pero en ocasiones es un gesto de humildad. Implica bajarse del podio al que nos subimos constantemente, creyndonos los mejores, los ms sabios, los ms hermosos, los ms perfectos. De rodillas pides compasin, ayuda, clemencia, comprensin, misericordia. Y levantarse es poder de nuevo estar de pie habiendo pasado por la experiencia de la pequeez. Adems, ponerse de rodillas ante aquel nio era dejar paso en la propia vida a la ternura, a la grandeza que est no en saber ms, ni ser ms fuerte, sino la de ser humano, y por eso, profundamente imagen de Dios. Y arrodillarse ante aquel nio era, sin ms dejarse deslumbrar. Cuando a uno le da la luz, parece que todo en su vida se vuelve ms luminoso, y que esa luz se transmite. A todos nos parece que quien ha tomado el sol se muestra con un aspecto ms vital, ms saludable y a eso nos invita la celebracin de hoy. 6.- Escuchar levntate, brilla!, como deca la primera lectura, es una invitacin para nosotros. Llevamos das adorando al Seor, proclamando en medio de tanto adorno y propaganda que es posible que todos los das sea Navidad, que Dios nazca en nuestras vidas e inunde con su luz cada uno de nuestros rincones oscuros. Hoy la Eucarista nos grita que nos levantemos y brillemos, que iluminados por l ahora, como tantas

otras veces, seamos espejos que reflejen esa luz suya, y nos levantemos, y vayamos a iluminarlo todo. 7.- El deseo para esta noche mgica es que, individualmente y como Iglesia, seamos luz del mundo, y no nos cansemos de proclamar a todos que nuestro Dios se manifiesta en las cosas sencillas, pequeas, cercanas, a veces tan concretas como un nio que nace, como un gesto infantil de nerviosismo y sorpresa ante unos regalos, como una pequea luz en el cielo o como cada uno de los gestos que podemos y debemos hacer para meter a Dios en nuestra vida y en la del que tenemos al lado. 4.- LA IGLESIA CATLICA DEBE SER CATLICA Por Gabriel Gonzlez del Estal 1.- Tambin los gentiles son coherederos, miembros del mismo cuerpo y partcipes de la Promesa en Jesucristo, por el evangelio. Como se ve, San Pablo lo tena muy claro: la Iglesia de Cristo es universal, no puede ser slo la Iglesia de los judos y para los judos. Cristo se manifest tambin a los gentiles, representados en aquellos tres magos que acudieron a adorarle. Decir ahora esto nos parece algo obvio y archisabido, pero en los aos que siguieron a la muerte de Cristo esto era algo discutible y discutido. San Pablo sufri mucho por defender esta idea y hasta despus del Concilio de Jerusaln fue tenido por sospechoso por los cristianos judos ms judaizantes. Ciertas comunidades judeocristianas nunca se fiaron del todo de l, por esta causa, es decir, por defender que tambin los gentiles conversos al evangelio eran miembros del mismo cuerpo de Cristo, tanto como los apstoles y los primeros discpulos del Maestro. Pero lo ms importante para nosotros no es lo que ocurri entonces, sino lo que ocurre ahora, en nuestro tiempo. Tenemos la obligacin de ser catlicos universales- de corazn, de palabra y de obra. Si queremos celebrar cristiana y catlicamente esta fiesta de la Epifana del Seor, debemos estar dispuestos a abrir nuestras manos y nuestro corazn a cualquier persona de cualquier continente que quiera ser discpulo y seguidor de Cristo y de su evangelio. Aunque lo haga en lengua distinta, y con ritos distintos. El ecumenismo, del que tanto hablamos ahora, tiene que ser compartido en igualdad de condiciones por todos los que nos confesamos seguidores de Cristo. No caminamos hacia el ecumenismo

desde ninguna posicin de privilegio o de rango. Cristo vino para salvarnos a todos, y todos los que queremos ser salvados por Cristo debemos formar un solo cuerpo, el Cuerpo de Cristo. 2.- Abriendo sus cofres, le ofrecieron regalos: oro, incienso y mirra. A muchos catlicos actuales, no slo a los nios, decir que hoy es la fiesta de la epifana del Seor, les suena un poco a chino. En cambio si hablamos de la fiesta de los Reyes Magos, todos lo entienden. La fiesta catlica de los Reyes Magos se ha convertido principalmente en la fiesta del regalo. Los nios, y los no tan nios, disfrutan abriendo los paquetes con el sorpresivo regalo, y los mayores disfrutan comprando previamente los regalos y empaquetndolos cuidadosamente. Todo esto es muy bonito, muy humano y, consecuentemente, muy cristiano. Regalar algo a la persona, o a las personas a las que amamos, es una manera bonita de decirles eso: que las amamos. Y en un mundo gobernado por el egosmo y por el clculo interesado, regalar por amor algo a una persona es siempre una accin cristianamente recomendable. No se trata de presumir de cario, o de demostrar nuestro podero econmico; se trata sencillamente de ofrecer a las personas a las que amamos una muestra de nuestro cario. Lo ms importante es la mano que regala y el corazn que late dentro del regalo; lo menos importante, en este da, es el valor econmico del regalo. La manifestacin de Cristo a nosotros, los gentiles, fue un autntico regalo de Dios. Pongmonos hoy de rodillas ante l y agradezcmosle este regalo. Porque tambin nosotros, como los Reyes Magos, hemos visto su estrella y hemos venido a adorarle. 5.- TODOS SOMOS CONVOCADOS Por Jos Mara Martn OSA 1.- Dios para todos los hombres. Hoy celebramos la Epifana para recordar la Manifestacin del Seor a todos los hombres con el relato de los Magos de Oriente que nos narra el Evangelio. Aquellos hombres que buscaban ansiosamente simbolizan la sed que tienen los pueblos que todava no conocen a Jess. La Epifana adems de ser un recuerdo, es sobre todo un misterio actual, que viene a sacudir la conciencia de los cristianos dormidos. Para la Iglesia la Epifana constituye un reto misional: o trabaja generosa e inteligentemente para manifestar a Cristo

al mundo, o traiciona su misin. La tarea esencial e ineludible de la Iglesia es trabajar para llevar a Cristo a todos aquellos que no lo conocen. La llegada de los magos, que no pertenecen al pueblo elegido, nos revela la vocacin universal de la fe. Todos los pueblos son llamados a reconocer al Seor para vivir conforme a su mensaje y alcanzar la salvacin. 2.- Buscar la verdad y ponerse en camino. La descripcin que hace el Evangelio de la llegada de los magos a Jerusaln y luego a Beln, la reaccin de Herodes y la actuacin de los doctores de la ley, encierra una carga impresionante de enseanza. Unos hombres extranjeros siguen el camino indicado por la estrella, para adorar al recin nacido Rey de los judos. El rey Herodes ante el temor de que surja un rey "mayor" que l se deja llevar por la envidia y reacciona cruelmente. Los conocedores de las Escrituras en Jerusaln quedan indiferentes ante aquella luz del cielo, que anuncia el acontecimiento esperado por siglos. Ante este relato tan cargado de significado, nos queda reflexionar seriamente: Somos como aquella Jerusaln, "conocedora de las Escrituras", pero incapaz de reconocer y menos de seguir el camino de la Luz de Cristo? O somos como los magos de oriente, en bsqueda siempre de la verdad y dispuestos a ponerse en camino hacia Jess, Rey y Seor de la historia? 3.- El mejor regalo. Los magos ofrecieron al Nio oro como rey, incienso como Dios y mirra como hombre. Cuenta una leyenda rusa que fueron cuatro los Reyes Magos. "Despus de haber visto la estrella en el oriente, partieron juntos llevando cada uno sus regalos de oro, incienso y mirra. El cuarto llevaba vino y aceite en gran cantidad, cargado todo en los lomos de sus burritos. Tras varios das de camino se internaron en el desierto. Una noche los agarr una tormenta. Todos se bajaron de sus cabalgaduras, y tapndose con sus grandes mantos de colores, trataron de soportar el temporal refugiados detrs de los camellos arrodillados sobre la arena. El cuarto Rey, que no tena camellos, sino slo burros busc amparo junto a la choza de un pastor metiendo sus animalitos en el corral de pirca. Por la maana aclar el tiempo y todos se prepararon para recomenzar la marcha. Pero la tormenta haba desparramado todas las ovejitas del pobre pastor, junto a cuya choza se haba refugiado el cuarto Rey. Y se

trataba de un pobre pastor que no tena ni cabalgadura, ni fuerzas para reunir su majada dispersa. Nuestro cuarto Rey se encontr frente a un dilema. Si ayudaba al buen hombre a recoger sus ovejas, se retrasara de la caravana y no podra ya seguir con sus Camaradas. El no conoca el camino, y la estrella no daba tiempo que perder. Pero por otro lado su buen corazn le deca que no poda dejar as a aquel anciano pastor. Con qu cara se presentara ante el Rey Mesas si no ayudaba a uno de sus hermanos? Finalmente se decidi por quedarse y gast casi una semana en volver a reunir todo el rebao disperso. Cuando finalmente lo logr se dio cuenta de que sus compaeros ya estaban lejos, y que adems haba tenido que consumir parte de su aceite y de su vino compartindolo con el viejo. Pero no se puso triste. Se despidi y ponindose nuevamente en camino aceler el tranco de sus burritos para acortar la distancia. Luego de mucho vagar sin rumbo, lleg finalmente a un lugar donde viva una madre con muchos chicos pequeos y que tena a su esposo muy enfermo. Era el tiempo de la cosecha. Haba que levantar la cebada lo antes posible, porque de lo contrario los pjaros o el viento terminaran por llevarse todos los granos ya bien maduros. Otra vez se encontr frente a una decisin. Si se quedaba a ayudar a aquellos pobres campesinos, sera tanto el tiempo perdido que ya tena que hacerse a la idea de no encontrarse ms con su caravana. Pero tampoco poda dejar en esa situacin a aquella pobre madre con tantos chicos que necesitaba de aquella cosecha para tener pan el resto del ao. No tena corazn para presentarse ante el Rey Mesas si no haca lo posible por ayudar a sus hermanos. De esta manera se le fueron varias semanas hasta que logr poner todo el grano a salvo. Y otra vez tuvo que abrir sus alforjas para compartir su vino y su aceite. Mientras tanto la estrella ya se le haba perdido. Le quedaba slo el recuerdo de la direccin, y las huellas medio borrosas de sus compaeros. Siguindolas rehizo la marcha, y tuvo que detenerse muchas otras veces para auxiliar a nuevos hermanos necesitados. As se le fueron casi dos aos hasta que finalmente lleg a Beln. Pero el recibimiento que encontr fue muy diferente del que esperaba. Un enorme llanto se elevaba del pueblito. Las madres salan a la calle llorando, con sus

pequeos entre los brazos. Acababan de ser asesinados por orden de otro rey. El pobre hombre no entenda nada. Cuando preguntaba por el Rey Mesas, todos lo miraban con angustia y le pedan que se callara. Finalmente alguien le dijo que aquella misma noche lo haban visto huir hacia Egipto. Quiso emprender inmediatamente su seguimiento, pero no pudo. Aquel pueblito de Beln era una desolacin. Haba que consolar a todas aquellas madres. Haba que enterrar a sus pequeos, curar a sus heridos, vestir a los desnudos. Y se detuvo all por mucho tiempo gastando su aceite y su vino. Hasta tuvo que regalar alguno de sus burritos, porque la carga ya era mucho menor, y porque aquellas pobres gentes los necesitaban ms que l. Cuando finalmente se puso en camino hacia Egipto, haba pasado mucho tiempo y haba gastado mucho de su tesoro. Pero se dijo que seguramente el Rey Mesas sera comprensivo con l, porque lo haba hecho por sus hermanos. En el camino hacia el pas de las pirmides tuvo que detener muchas otras veces su marcha. Siempre se encontraba con un necesitado de su tiempo, de su vino o de su aceite. Haba que dar una mano, o socorrer una necesidad. Aunque tena temor de volver a llegar tarde, no poda con su buen corazn. Se consolaba dicindose que con seguridad el Rey Mesas sera comprensivo con l, ya que su demora se deba al haberse detenido para auxiliar a sus hermanos. Cuando lleg a Egipto se encontr nuevamente con que Jess ya no estaba all. Haba regresado a Nazaret, porque en sueos Jos haba recibido la noticia de que estaba muerto quien buscaba matarlo al Nio. Este nuevo desencuentro le caus mucha pena a nuestro Rey Mago, pero no lo desanim. Se haba puesto en camino para encontrarse con el Mesas, y estaba dispuesto a continuar con su bsqueda a pesar de sus fracasos. Ya le quedaban menos burros, y menos tesoros. Y stos los fue gastando en el largo camino que tuvo que recorrer, porque siempre las necesidades de los dems lo retenan por largo tiempo en su marcha. As pasaron otros treinta aos, siguiendo siempre las huellas del que nunca haba visto pero que le haba hecho gastar su vida en buscarlo. Finalmente se enter de que haba subido a Jerusaln y que all tendra que morir. Esta vez estaba decidido a encontrarlo fuera como fuese. Por

eso, ensill el ltimo burro que le quedaba, llevndose la ltima carguita de vino y aceite, con las dos monedas de plata que era cuanto an tena de todos sus tesoros iniciales. Parti de Jeric subiendo tambin l hacia Jerusaln. Para estar seguro del camino, se lo haba preguntado a un sacerdote y a un levita que, ms rpidos que l, se le adelantaron en su viaje. Se le hizo de noche. Y en medio de la noche, sinti unos quejidos a la vera del camino. Pens en seguir tambin l de largo como lo haban hecho los otros dos. Pero su buen corazn no se lo dej. Detuvo su burro, se baj y descubri que se trataba de un hombre herido y golpeado. Sin pensarlo dos veces sac el ltimo resto de vino para limpiar las heridas. Con el aceite que le quedaba unt las lastimaduras y las vend con su propia ropa hecha jirones. Lo carg en su animalito y, desviando su rumbo, lo llev hasta una posada. All gast la noche en cuidarlo. A la maana, sac las dos ltimas monedas y se las dio al dueo del albergue dicindole que pagara los gastos del hombre herido. All le dejaba tambin su burrito por lo que fuera necesario. Lo que se gastara de ms l lo pagara al regresar. Y sigui a pie, solo, viejo y cansado. Cuando lleg a Jerusaln ya casi no le quedaban ms fuerzas. Era el medioda de un Viernes antes de la Gran Fiesta de Pascua. La gente estaba excitada. Todos hablaban de lo que acababa de suceder. Algunos regresaban del Glgota y comentaban que all estaba agonizando colgado de una cruz. Nuestro Rey Mago gastando sus ltimas fuerzas se dirigi hacia all casi arrastrndose, como si el tambin llevara sobre sus hombros una pesada cruz hecha de aos de cansancio y de caminos. Y lleg. Dirigi su mirada hacia el agonizante, y en tono de splica le dijo: - -Perdname. Llegu demasiado tarde. Pero desde la cruz se escuch una voz que le deca: -- Hoy estars conmigo en el paraso" 6.- DIOS PARA TODOS Por Javier Leoz Si al franquear una montaa en la direccin de una estrella, el viajero se deja absorber demasiado por los problemas de la escalada, se arriesga a olvidar cual es la estrella que lo gua. (Antoine de Saint-Exupery)

1.- Con los magos observamos el cielo. Nada ni nadie nos desve del camino que lleva hacia valores altos. Buscamos, estrellas (no hombres estrellados en su autosuficiencia) que nos indiquen la senda para alcanzar la verdad soberana. Signos que nos conduzcan hacia Alguien ante el cual merezca la pena postrarse, humillarse, adorar y desvivirse. Fiesta de Epifana! Dios se manifiesta a todos los pueblos! Levantmonos y sigamos adelante, atrados por el resplandor de la estrella, para ser all donde estemosdestellos que irradien amor de Dios o que, por lo menos, recuerden a ms de uno que Dios- se sigue saliendo al encuentro del hombre. Qu buscaban los magos? A quin? Por qu? Lo posean todo: reino, oro y plata, nobleza y riquezas, vasallos y castillos. Pero les faltaba el supremo tesoro. De repente y ante tanta riqueza, Dios, se manifiesta revestido de pobreza. Buscaban porque, sus fortunas, no les satisfaca todas sus ansias de felicidad. Buscaban porque, aun siendo reyes, queran ser siervos de Aquel que haba sido anunciado, profetizado y por un momento- silenciado por poderes que queran anteponerse al mismo Seor. 2.- A quin buscamos nosotros? Cunto nos asustan las dificultades! A los magos, lejos de acobardarles los inconvenientes, cruzaron desiertos y montaas, dominios y traidores para llegarse hasta la gruta del Verbo inocente. No siempre percibieron la estrella (pistas ntidas de la presencia de Dios), cuando la divisaban, se llenaban de inmensa alegra y, cuando la perdan, lejos de olvidarla, no dejaban de hablar de ella, de cundo aparecera de nuevo. No siempre nosotros tenemos las cosas claras. Pero qu hacemos cuando los nuevos Herodes nos invitan a desertar, a olvidar o sacrificar ese Nio que en el corazn- lo hemos sentido en tantos momentos sacramentales o personales? Los reyes, dando un rodeo, se marcharon por otro camino. Bloqueamos nosotros ciertas situaciones para preservar el amor de Dios o, por el contrario, nos amoldamos a ellas? Creemos que merece la pena esperar en Dios, adorarle en la persona de Cristo, seguirle por los caminos de

Jess o por el contrario nos hemos quedado a la sombra de los palmerales, en nuestros feudos, castillos y particulares reinos? 3.- Hoy, a una con los magos, Dios se nos abre, se nos manifiesta. Cmo van a ver muchos la luz si faltan electricistas de Dios en las casas de los hombres? Cmo van a buscar algunos de nuestros amigos y familiares la estrella que conduce a Beln si nos ven pendientes de hados de escenario que nos distraen de las estrellas que cruzan el inmenso espacio del cielo? Con los magos, tan distintos y tan unidos en un objetivo (buscar a Dios) nos sentimos todos agraciados: El Seor es para todos! No es para unos pocos. Ya no existe un pueblo exclusivo. Todos estamos llamados a disfrutar de la gran herencia divina. Vayamos, y como los magos, postrmonos ante la gran manifestacin de un Dios que ha nacido para todos los pueblos de la tierra. 4.- VENIMOS EN BUSCA DE UNA ESTRELLA Que nos haga apreciar que, Dios, se manifiesta a los que le buscan a los que, en medio de la noche clara u oscura, no se detienen y averiguan y siguen rebuscando al Dios escondido, al Dios que silenciosamente sale al encuentro de todo hombre VENIMOS EN BUSCA DE UNA ESTRELLA Porque, acostumbrados a vivir a media luz, aoramos la LUZ divina escondida en una gruta Luz del cielo, para el hombre que camina en la tierra VENIMOS EN BUSCA DE UNA ESTRELLA Porque, su ruta, ser nuestro peregrinar hasta Jess Su destello, hablar con lenguaje divino Su presencia, nos llevar al Dios desconocido VENIMOS EN BUSCA DE UNA ESTRELLA Que nos gue, frente a tanto desconcierto Que nos ilumine, en medio de la noche Que nos haga avanzar, cuando la fe se debilita VENIMOS EN BUSCA DE UNA ESTRELLA Porque, como exploradores de Dios,

no queremos perderlo en el horizonte de nuestra vida porque, como hombres y mujeres de fe, queremos llegar hasta el Seor, y ante El postrarnos, y ofrecerle el incienso de nuestra admiracin, el oro de la riqueza de nuestra fe junto a la mirra de nuestros pecados y fragilidad VENIMOS EN BUSCA DE UNA ESTRELLA Que nos haga creer, que Dios no se desentiende del mundo palpar, que Dios espera al final de su destello vibrar, al impresionarnos por todo un Dios humanado VENIMOS EN BUSCA DE UNA ESTRELLA Aydanos, Seor, a no perder de vista el cielo aquella gran casa donde, con luz divina, viven y se nos muestran infinidad de estrellas. Amn. 7. - LA ESTRELLA DE BELN Por ngel Gmez Escorial 1. - Epifana es una palabra de origen griego que significa manifestacin poderosa, aparicin con fuerza y majestad y que siempre hacia referencia a la llegada de un Rey a una ciudad. Luego, en el mundo clsico, se dio a la palabra un sentido divino y as significaba la aparicin de Dios o un hecho portentoso un milagrorelacionado con la divinidad. En las iglesias latinas se dio este nombre a la celebracin de la llegada de los Reyes Magos porque era la presentacin prodigiosa del Nio Dios a los Magos de Oriente, a unos gentiles ilustrados y sabios. Fue, en verdad, la manifestacin de Dios a personas que no pertenecan al Pueblo Elegido de Israel. Y en ese acto se abra una nueva dimensin que era admitir la pertenencia preferencial a Dios, al Dios nico, de toda la humanidad como pueblo elegido. El limit geogrfico y humano de Israel quedaba abolido. Mejor, se ampliaba. San Pablo en la Carta a los Efesios lo va a expresar con precisin. Dice: que tambin los gentiles son coherederos, miembros del mismo cuerpo y participes de la Promesa en Jesucristo, por el Evangelio.La Epifana significa pues esa manifestacin de Dios hecho

Hombre, hecho Nioa todos y se anuncia ya en la invitacin a los Magos, guiados por la Estrella, a tal realidad universal. 2. - El Evangelio de San Mateo referido al viaje y adoracin de los Magos de Oriente al Nio Jess contiene una de las pginas ms bellas y enigmticas de la Escritura. Es de una enorme calidad e incluye ese prodigio en forma de estrella que gua a unos peregrinos muy especiales. Junto a todo eso est el mensaje sencillo de --tras las vicisitudes-- gran alegra por haber llegado a la meta. Pero ah se produce otra de las grandes paradojas del relato evanglico: la adoracin a un pequeo que se encuentra en un pesebre y que ni l ni sus padres parecen tener importancia alguna. Esa adoracin la realizan personajes notables, que tienen potestad para ser recibidos de inmediato por el Rey Herodes y cuyo mensaje --y presencia-- turba a toda la ciudad de Jerusaln. 3.- Aunque a muchos les gusta especular con las circunstancias astronmicas y astrolgicas de la estrella y, tambin, con la propia "magia" de los Magos, el relato tiene una precisin y belleza en su contenido cristolgico que merece ser ledo y reledo para despus meditarlo y sacar provecho. Podramos apostar sobre que el Nacimiento del Hijo de Dios en Beln fue un gran acontecimiento y que, por ello, trascendi a quienes deba trascender. En la Nochebuena son los pastores los primeros en conocer la noticia. El mensaje de los ngeles es completo y muy expresivo. Por ello a otros personajes les llega la noticia que da Dios por medio de un fenmeno singular. Se sirvi Dios de un cometa para anunciar a los Magos el Nacimiento de Jess? Pues, pudiera ser. O no fue as. Poco importa. La cuestin que unos hombres sabios, llenos de esperanza, atravesaron medio mundo para adorar a un nio. Quin les gui? Sin duda la mano de Dios. Su forma concreta en ese da y en esa noche poco importa. 4. - El complemento formidable de tanta belleza de la Palabra de Dios que hoy se nos ofrece no es otra que la oracin compuesta por Isaas y que aparece en su captulo 60. Estalla el poeta lo parece tanto como profetalleno de gozo y alegra: Levntate, brilla, Jerusaln, que llega tu luz; la gloria del Seor amanece sobre ti! Mira: las tinieblas cubren la tierra, la oscuridad los pueblos, pero sobre ti amanecer el Seor, su gloria aparecer sobre ti; y caminarn los pueblos a tu luz; los reyes al

resplandor de tu aurora. No hemos de estar fros ante tal belleza y alegra. El Seor quiere ayudarnos en nuestra fe, como lo hizo con sus Apstoles en la Montaa de la Transfiguracin. A veces no es fcil el camino de seguimiento del Maestro, la senda de Jess, y necesitamos de esas explosiones de alegra que iluminen nuestro camino. LA HOMILA MS JOVEN SORPRENDENTE VISITA Por Pedrojos Ynaraja 1.- Advertir, mis queridos jvenes lectores, que el nombre de la fiesta no es la llegada de los Reyes Magos. Epifana es una palabra griega que significa manifestacin alrededor. Hasta hoy los relatos se centraban en un mbito concreto, determinado, relativamente pequeo. S, el Salvador fue concebido en Nazaret y naci en Beln. He estado muchas veces en estos lugares, desplazndome en utilitario, autobs o furgoneta, pero no sabra ahora deciros cuantos kilmetros separan ambas ciudades, en lnea recta, no deben ser mucho mas de cien. Y la decisin de Dios era compenetrarse y salvar a los de todo el orbe. Convena que desde el principio se tuvieran pruebas de la universalidad de su proyecto. Hay que aclarar que en el texto no se dice ni cuantos eran, ni de donde exactamente venan, ni cual era su categora social. La palabra mago nos debera sugerir sabio investigador de una cierta categora cientfica y por las indagaciones que hacen ellos, los deberamos situar en el campo de la astronoma, que, dada la inexistencia de telescopios y poseyendo nicamente instrumentos geomtricos de medida, aadiendo que sus saberes se adentraban en el campo de la historia documentada, hoy en da tal vez se pareceran ms a los astrofsicos. Quedemos, pues, que eran matemticos, investigadores de documentos y tradiciones histricas, dotados de inteligencia racional e intuitiva y de temperamento atrevido, con capacidad de asombro y de audacia. anda, ya, que no es moco de pavo! Olvidaos de disfraces y de pasaportes diplomticos, de coronas y espectaculares semovientes. Venan de Oriente. Como os he adelantado, el que no se nos precise el lugar, indica que lo que el autor inspirado por Dios quiere, es que

sepamos que vienen de lejos y de cultura diferente de la hebrea. Tampoco se nos dice que residieran en un mismo pas, ni juntos. 2.- Los dones que ofrecen no son lo espectaculares que presentan nuestros artistas. El oro era, y es aun hoy en da, un valor universalmente admitido. Os pongo una comparacin para que entendis la significacin del regalo. Hasta la creacin del Euro, cuando queramos viajar al extranjero, debamos llevar dlares, ya que es una moneda que casi siempre sirve para pagar y para obsequiar, algo as representaba el oro. El incienso es un perfume. Contina siendo apropiado regalo. En aquel tiempo los aromas eran resinas slidas o gomosas, que se desprendan de ciertos rboles. Su comercio, por aquellas tierras, era casi exclusivo de los nabateos. Seguramente os suena la ciudad de Petra, era una de sus cinco ciudades, las otras eran de menor categora, no por ello carentes de inters. He visitado las ruinas de dos ms, desconocidas por la mayora de turistas. Me alejaba del tema, perdonadme. Estos seores se proveeran de perfumes de diferentes calidades, como hoy se compran corbatas de diferentes colores o diseos. Los perfumes deban quemarse para gozar de su aroma, algo as como hoy en da se acude a sprays o a pulverizadores. En algunos casos, mezclados con aceite, se lograban fragancias semilquidas. (No s si sabis que el alcohol, base de nuestras esencias y aguas de colonia, era desconocido y, evidentemente, tambin la destilacin). Pero conste que, en muchos de los mejores perfumes de hoy en da, oculto entre aceites esenciales vegetales y extractos de secreciones animales, contina estando el incienso. Como eran substancias caras, tradas, como os he dicho, por mercaderes extranjeros, los de Israel descubrieron que tenan un pequeo territorio cuyo microclima permita su cultivo. Era un rea prxima al precioso y mtico manantial de Ein-Guedi. Pero les sirvi de poco el descubrimiento, pues, las sublevaciones que sucedieron al ao 70, destruyeron totalmente estas artesanas y hasta obligaron a los judos a alejarse de su tierra. 3.- Venga, que vuelvo al relato evanglico que es lo importante! Olvidad mis disquisiciones! Aprended la leccin de la Escritura!, reconocer a Jess, tener Fe en l, es cosa de sabios y su aceptacin, desde el principio, no se restringi a un limitado territorio, la Fe cristiana no es una fe provinciana. Reconozco que he sido demasiado prolfico en

explicaciones tal vez intiles, que estas tres ltimas lneas hubieran sido suficientes. Pues os recomiendo que las volvis a leer y meditar y me dejaris libre de remordimientos. Segn se dice en la maravillosa catedral de Colonia, en una preciosa arca de plata dorada reposan las reliquias de nuestros protagonistas. Ni soy amante de venerar restos corporales, ni me creo demasiado lo que cuentan, pero os aseguro que, ms de una vez, he entrado all a rezar, poniendo el mayor inters y fervor en mi splica. LA FIESTA DE EPIFANA La Iglesia celebra la epifana a los doce das de la navidad. Se trata de una fiesta que tiene un carcter similar al de la anterior. Son fiestas compaeras, si no gemelas. El nombre de "pequea navidad" dado a la epifana expresa la idea popular de la fiesta en la Iglesia occidental. Parece como una repeticin, a menor escala, de las celebraciones navideas. Entre los cristianos de Oriente suceda exactamente lo contrario. Tambin ellos celebran la navidad, pero no le conceden el mismo rango que a la epifana. Les parece apropiado dar a navidad el ttulo de "pequea epifana". Dejando a un lado la discusin acerca del rango e importancia relativa de estas fiestas, lo cierto es que la Iglesia universal celebra ambas solemnidades. Navidad y epifana son fiestas complementarias que se enriquecen mutuamente. Ambas celebran, desde diferentes perspectivas, el misterio de la encarnacin, la venida y manifestacin de Cristo al mundo. Navidad acenta ms la venida, mientras que epifana subraya la manifestacin. Una mirada a los orgenes. La epifana es de origen oriental y, probablemente, comenz a celebrarse en Egipto. De all pas a otras iglesias de Oriente, y posteriormente fue trada a Occidente, primero a la Galia, ms tarde a Roma y al norte de Africa. La aparicin de esta fiesta al principio del siglo IV coincidi aproximadamente con la institucin de la navidad en Roma. Durante este siglo tuvo lugar un proceso de imitacin recproca de ambas iglesias. Mientras que las iglesias occidentales adoptaban la fiesta de la epifana, las orientales, con algunas excepciones, no tardaron mucho en introducir la fiesta de navidad. Como resultado de esta nivelacin o "gemelizacin", ya en el

siglo IV o v las iglesias orientales y occidentales celebraban dos grandes fiestas en el tiempo de navidad. Se ha descrito la fiesta del 6 de enero como la navidad de la Iglesia de Oriente. Podramos considerar exacta esta descripcin si nos atenemos al perodo de los orgenes. No hay duda de que, en el tiempo de su institucin, la epifana conmemoraba el nacimiento de Cristo y, en este sentido, no era tan diferente de nuestra navidad; ambas eran fiestas de natividad. Sin embargo, esa fiesta experiment una cierta evolucin como resultado de la influencia de la navidad occidental. Parece probable que incluy desde el principio al menos otro tema: el del bautismo de Jess en el Jordn. Este tema gan importancia hasta llegar a convertirse en el objeto primero de la fiesta. La conmemoracin de la natividad qued entonces reservada a navidad. El trmino mismo, proveniente del griego epiphaneia ("manifestacin"), arroja luz sobre la significacin originaria de la fiesta. En el griego clsico, la palabra poda expresar dos ideas, secular una, religiosa la otra. En el uso secular poda referirse a una llegada. Cuando, por ejemplo, un rey visitaba una ciudad y haca su entrada solemne, se recordaba ese evento como una epifana. San Pablo utiliza la palabra en este sentido refirindose a Cristo. Su venida a la tierra fue una epifana, como la de un gran monarca que entra en una ciudad. Fijmonos, por ejemplo, en este pasaje de 2 Timoteo 1,10: "Y la gracia que nos fue dada en Cristo Jess desde la eternidad, y manifestada ahora por la aparicin (epiphaneia) de nuestro Seor Jesucristo" 1. Si tenemos presente este uso neotestamentario del trmino epiphaneia, entenderemos con facilidad cmo la idea de nacimiento entr en la concepcin de la fiesta de la epifana, ya que celebraba la venida, la llegada y la presencia de la palabra encarnada entre nosotros. Exista, adems, el uso religioso del trmino en la cultura griega. Aqu tiene un sentido bastante diferente. Denotaba alguna manifestacin de poder divino en beneficio de los hombres. Aqu estamos ms cerca de la interpretacin litrgica de la epifana. Es una fiesta de manifestacin. Dios manifestaba su poder benevolente en la encarnacin. La venida

de Cristo a la tierra era una epifana en s misma. Hubo, adems, otras manifestaciones: la adoracin de los magos, el bautismo en el Jordn, la conversin del agua en vino y otras ms. Parece, pues, que la fiesta de la epifana tuvo desde el principio un carcter ms bien complejo. Fue una fiesta de natividad pero tambin fue algo ms. No se limitaba a celebrar la venida histrica de nuestro Seor y Salvador Jesucristo a la tierra, sino tambin los diversos "signos" por los que durante su vida revel su poder y su gloria. Hemos sealado con anterioridad que en la Iglesia de Oriente el foco del inters tenda a centrarse en el bautismo de Cristo. Y no sin razn, pues fue precisamente en ese acontecimiento donde el Padre dio testimonio de que ste era su Hijo amado, y el Espritu Santo se pos sobre l en forma visible. Esa fue la manifestacin que inaugur su ministerio pblico y le revel como el Mesas. Con la introduccin de la epifana en Roma y en otras iglesias de Occidente, el significado de la fiesta experiment un cambio. Entonces, el episodio de los magos que siguen a la estrella y vienen con sus regalos a adorar al Mesas se convirti en el tema principal de la fiesta. Se atribuy un simbolismo profundo al relato evanglico. Representaba la vocacin de los gentiles a la Iglesia de Cristo. La llamada a todas las naciones. Cuando la epifana se populariz, se implant la costumbre de aadir las tres figuras de los magos a la cuna de navidad. Ellos llegaron a conquistar la fantasa popular. La leyenda les dio unos nombres y los convirti en reyes. En la gran catedral gtica de Colonia se puede ver la urna de los tres reyes. Sus "huesos" fueron llevados all, desde Miln, en 1164, por Federico Barbarroja. Los grandes padres latinos, san Agustn, san Len, san Gregorio y otros, se sintieron fascinados por esas tres figuras, pero por una razn distinta. No sentan curiosidad por conocer quines eran o su lugar de procedencia. No tenan inters alguno en tejer leyendas en torno a ellos. Su inters se centraba en determinar lo que ellos representaban, su funcin simblica, la teologa subyacente en el relato evanglico. En sus reflexiones sobre Mateo 2,1-12 llegaron a la misma conclusin: los sabios de Oriente representaban a las naciones del mundo. Ellos fueron los primeros frutos de las naciones gentiles que vinieron a rendir

homenaje al Seor. Ellos simbolizaban la vocacin de todos los hombres a la nica Iglesia de Cristo. Con esta interpretacin de epifana, la fiesta toma un carcter ms universal. Ampla nuestro campo de visin, abre nuevos horizontes. Dios deja de manifestarse slo a una raza, a un pueblo privilegiado, y se da a conocer a todo el mundo. La buena nueva de la salvacin es comunicada a todos los hombres. El pueblo de Dios se compone ahora de hombres y mujeres de toda tribu, nacin y lengua. La raza humana forma una sola familia, pues el amor de Dios abraza a todos. Este es el misterio que consideramos, tal vez, como evidente, pero que fue fuente permanente de admiracin para san Pablo. En la segunda lectura de la misa (Ef 3,2-6) habla de este misterio, oculto desde generaciones pasadas, pero revelado ahora a travs del Espritu, "que los paganos comparten ahora la misma herencia, que forman parte del mismo cuerpo y que se les ha hecho la misma promesa, en Cristo Jess, a travs del evangelio". Recordemos que tambin nosotros hemos sido "gentiles". Como san Pedro recordaba a sus conversos paganos: "Los que en un tiempo no erais pueblo de Dios, ahora habis venido a ser pueblo suyo, habis conseguido misericordia los que en otro tiempo estabais excluidos de ella" (1 Pe 2,10). El llamamiento de las naciones es el tema de la homila de san Len para el Oficio de lecturas. Dice as: "Que todas las naciones, en la persona de los tres Magos, adoren al Autor del universo, y que Dios sea conocido no ya slo en Judea, sino tambin en el mundo entero". Y despus una exhortacin: "Celebremos con gozo espiritual el da que es el de nuestras primicias y aquel en que comenz la salvacin de los paganos". Estos sabios de Oriente representaban los primeros frutos, las primicias(primitiae) de la gran cosecha de la humanidad. Esta idea reaparece con frecuencia en los sermones patrsticos dedicados a la epifana. Al final de su homila, san Len introduce una nota misionera. Observa que la Iglesia celebra no precisamente un acontecimiento de otro tiempo, sino la actividad salvadora que contina todava en el mundo. All donde se predica el evangelio y las gentes son atradas a la fe en Cristo, se realiza el misterio de la epifana. Y todos nosotros

compartimos este trabajo de llevar a otros a Cristo. Todos deberamos ser "servidores de esa gracia que llama a todos los hombres a Cristo". En la primera lectura de la misma, tomada de Isaas 60,1-6, tenemos una visin esplndida de la entrada de las naciones en la Iglesia. El profeta predice el retorno de los exiliados a Jerusaln. Se representa a la ciudad como a una madre que guarda luto por la dispersin de sus hijos y que se regocijar pronto por su vuelta. La liturgia considera que esta profeca se ha cumplido en la Iglesia. Ella es una madre, y se regocija al ver que sus hijos vienen de lejos: Alza en torno los ojos y contempla, todos se renen y vienen a ti, tus hijos llegan de lejos, y tus hijas son tradas en brazos. Una visin de universalidad, como una gran procesin de pueblos que proceden de todas las partes del mundo y convergen en la ciudad santa, la Iglesia. Y estos pueblos no vienen con las manos vacas, sino llevando dones: "Porque a ti afluirn las riquezas del mar, y los tesoros de las naciones llegarn a ti". Cmo tenemos que entender esos dones? Se trata simplemente de riquezas y de recursos naturales, o representan riquezas espirituales? En mi opinin, son lo ltimo, los tesoros invisibles; y stos incluyen la sabidura, la cultura heredada y las tradiciones religiosas de cada nacin. Todo esto tiene que entrar en relacin con la Iglesia si sta ha de ser verdaderamente catlica. No se puede aceptar todo. Algunos elementos debern pasar por una purificacin, o incluso debern ser rechazados; pero la Iglesia reconoce que cuantos valores de verdad y de bondad se encuentran entre esos pueblos son signos de la presencia oculta de Dios entre ellos. Como declara el concilio Vaticano II: "Cuanto de bueno se halla sembrado en el corazn y en la mente de los hombres o en los ritos y culturas propios de los pueblos no solamente no perece, sino que es purificado, elevado y consumado para gloria de Dios" 2. En este punto volvemos a los tres reyes, pues parece que los encontramos en el salmo responsorial (Sal 71): "Los reyes de Tarsis y las islas le pagarn tributo. Los reyes de Arabia y de Sab traern presentes". Tal vez fue este salmo el que dio pie a la tradicin,

presente ya en Tertuliano, de que los magos eran reyes. Posteriormente se dio una interpretacin mstica incluso a los dones mismos. Significaban misterios divinos. El oro reconoca el poder regio de Cristo; el incienso, su sumo sacerdocio, y la mirra, su pasin y sepultura. La estrella que los guiaba. El siguiente elemento de la narracin es la estrella que gui a los sabios a Beln. Podemos dejar de lado explicaciones relacionadas con la naturaleza de la estrella. Algunos querran identificarla con una notable conjuncin de planetas registrada en el siglo VII-VI a.C., o incluso con el cometa Halley. La excesiva preocupacin por los detalles lleva indefectiblemente a olvidar el punto real de la narracin. Efectivamente, la estrella es un elemento indispensable en la narracin de san Mateo; pero la tradicin cristiana la interpreta no como un fenmeno natural, sino como un smbolo de fe. La oracin principal de la fiesta, oracin atribuida a san Gregorio Magno, sugiere este ltimo enfoque. Es una oracin que enlaza tres ideas: la vocacin de las naciones, la estrella como smbolo de fe y el premio de la fe, que es la visin de Dios cara a cara. Seor, t que en este da revelaste a tu Hijo unignito a los pueblos gentiles por medio de una estrella, concede a los que ya te conocemos por la fe poder contemplar un da, cara a cara, la hermosura infinita de tu gloria. Esta oracin representa nuestra propia vida como un peregrinar, como una peregrinacin de fe. Nosotros somos los magos. La fe es la estrella que nos gua. Beln es nuestra meta. La fe es la luz por la que reconocemos a Dios. Es una estrella que nos lleva a Cristo. Es un don de Dios, una iluminacin, no una propiedad nuestra. Cristo dijo: "Nadie puede venir a m si no es atrado por el Padre que me envi" (Jn 6,44). No se puede llegar a la luz de la verdad revelada mediante el recurso exclusivo de la razn humana. Dios es el que revela; l es el que "ilumin nuestros corazones para que brille el conocimiento de la gloria de Dios, que brilla en el rostro de Cristo" (2 Cor 4,6).

Mediante la fe conocemos realmente a Dios, aunque este conocimiento sea oscuro, "como a travs de un espejo, de manera oscura o borrosa". Es un conocimiento que nos une a Dios y lleva consigo, incluso en la tierra, la "garanta" y la sustancia de las cosas esperadas (cf Heb 11,1). Caminamos en fe, no en visin. Nos asemejamos al piloto de aviacin que pilota su aeroplano en la noche. No ve absolutamente nada fuera de su cabina. Findose de sus instrumentos, sabe que se encuentra en la ruta correcta. Tambin la fe nos sita en nuestra ruta, nos muestra el camino que tenemos que recorrer. En ocasiones podemos llegar a perder nuestra direccin. Tal vez palidezca o llegue a desaparecer la estrella que se nos apareci con tanta brillantez. Pero esto no quiere decir que estemos perdidos. Esa oscuridad es temporal y sirve de prueba de nuestra fe. Tenemos que aprender de los magos. No se pusieron a desandar el camino cuando perdieron la estrella. Por el contrario, buscaron consejo acudiendo a hombres versados en las Escrituras, hombres capaces de decirles dnde nacera Cristo. Tambin nosotros deberamos consultar con aquellos que, por sus conocimientos y experiencia, estn en condiciones de ayudarnos. Necesitamos el consejo de hombres y mujeres que conocen realmente la palabra de Dios. Debemos aadir nuestra oracin y nuestra paciencia. Entonces reaparecer la estrella... La luz de la fe es algo que puede y debe ser compartido. Necesitamos el testimonio de otros y estamos. obligados a "dar testimonio de la luz". El testimonio de una vida buena, de una fe viva, es mucho ms eficaz que toda una torrentera de palabras. Ese es el mensaje de las velas encendidas en pascua y el de la estrella de epifana. Tendremos que comunicar a nuestros semejantes la luz que hemos recibido. Segn san Len Magno: "Todo el que vive en la Iglesia piadosa y castamente, el que 'tiene. pensamientos celestiales, no terrenos', se asemeja a esta luz celestial; y mientras preserve en s mismo el esplendor de una vida santa, como la estrella, revela a muchos el camino que lleva al Seor" 3. Pero fe no es visin. No apaga el deseo, sino que lo inflama. La felicidad ltima del hombre descansa en la visin sobrenatural de Dios.

Anhelamos verle tal cual es en realidad, ser conducidos a la visin de su gloria. Es algo que nos atrevemos a esperar, pues se nos ha prometido "lo que ojo no vio ni odo escuch". En la fiesta de hoy, la Iglesia pide este don de los dones para todos sus hijos. Entre tanto, tenemos que contentarnos con la luz que tenemos, la luz de la fe "que luce en lugar tenebroso hasta que alboree el da y el lucero de la maana despunte en vuestros corazones" (2 Pe 1,19). Temas secundarios. La liturgia de epifana incluye otros temas o motivos que, si bien ocupan un segundo plano, son importantes para comprender la fiesta. Tradicionalmente, la Iglesia conmemora tres manifestaciones, que son descritas en la antfona del Magnifrcat: "Hoy la estrella condujo a los magos al pesebre; hoy el agua se convirti en vino en las bodas de Can; hoy Cristo fue bautizado por Juan en el Jordn para salvarnos". Estos son los tres milagros (tria miracula). Hemos tratado del primero. Consideremos ahora los otros dos, comenzando por el bautismo de Jess. Como hemos sealado, ste lleg a convertirse en el tema principal de la fiesta en las liturgias orientales. Y no sin razn, ya que los evangelistas atribuyeron grandsima importancia a este misterio. Los cuatro lo mencionan. San Marcos comienza su evangelio con la predicacin de Juan el Bautista y con el bautismo de nuestro Seor, administrado por aqul. Jess fue manifestado como el hijo de Dios en su bautismo. Precisamente entonces se escuch la voz del Padre que deca: "Este es mi hijo amado, en el que me complazco" (Mt 3,17). El Bautista, movido por el Espritu, dio tambin testimonio diciendo: "Este es el Cordero de Dios que quita el pecado del mundo" (Jn 1,29), anunciando de esta manera su misin salvadora. Por parte de Jess, el bautismo fue un humilde acto de sumisin por el que se colocaba entre los pecadores. De esta manera daba testimonio de su amor al Padre y a las gentes a las que haba venido a salvar. Su bautismo marc el comienzo de su ministerio pblico y de su investidura solemne como Mesas. El bautismo encerraba tambin una significacin proftica. Anunciaba otro bautismo, el de la muerte en cruz, por el que conseguira de

manera definitiva nuestra redencin; y predeca la venida del Espritu Santo en pentecosts y el bautismo de todos los creyentes. Al contemplar la profunda significacin de este hecho, sorprende que el bautismo no ocupara un lugar ms prominente en la liturgia romana. No vamos a entrar en los motivos o razones que llevaron a tal situacin; pero s aadiremos que se ha enmendado la situacin. Los padres de la Iglesia contemplan y comentan, en las lecturas patrsticas de los das que siguen a la fiesta, los diversos aspectos del misterio. Ms an, el domingo siguiente a la epifana se ha convertido en la fiesta del bautismo del Seor. Al celebrar la fiesta del bautismo de nuestro Seor, conmemoramos tambin nuestro propio bautismo y nuestra adopcin como hijos de Dios. Cuando tratamos de la navidad, ya consideramos cmo el misterio de nuestra adopcin divina comenz en la encarnacin. En la fiesta de hoy se nos recuerda que nuestra adopcin se hizo realidad en el da de nuestro bautismo. La liturgia recuerda este don de Dios y nos hace rememorar nuestra obligacin de vivir como hijos de Dios. En una de las peticiones suplicamos: "Tu bautismo nos hizo hijos del Padre. Concede el espritu de filiacin a cuantos te buscan". Y decimos al Padre en la oracin final: "Concede a tus hijos de adopcin, renacidos del agua y el Espritu Santo, perseverar siempre en tu benevolencia". La fiesta de la boda de Can es el tercer "milagro" conmemorado en la epifana. Fue el primer signo que hizo Jess, la primera manifestacin de su poder divino. Convirtiendo el agua en vino, "manifest su gloria y creyeron en l sus discpulos" (Jn 2,11). Joseph Lemari declara en su conclusin al riqusimo comentario de este episodio: "El milagro del agua convertida en vino es el signo de la nueva dispensacin que es la economa del Espritu. Por este Espritu, Cristo transforma a la humanidad y hace que pase del estado de pecado y de servidumbre a la gloria y a la libertad de la filiacin adoptada. El bautismo y la eucarista son las dos fuentes de esta nueva vida". El tema nupcial recorre la Biblia de punta a cabo. La relacin de Dios con su pueblo es la de un esposo con su esposa: "Pues tu esposo ser tu creador, cuyo nombre es Yav Sebaot" (Is 54,5). Expresa el amor fiel de Dios a su pueblo, y la alianza es el smbolo de este amor. El creador

y sus criaturas estn unidos por esta alianza, que es como un pacto matrimonial. Vino luego la nueva economa: "Porque tanto ha amado Dios al mundo, que le ha dado a su Hijo unignito" (Jn 3,16). La encarnacin fue la consumacin de la unin de Dios con los hombres. Por eso los padres de la Iglesia gustaban de presentar el misterio de la encarnacin como una especie de matrimonio mstico. San Gregorio Magno, en una homila sobre la parbola del banquete nupcial (Mt 22,1-4), explica cmo Dios Padre prepar un banquete nupcial para su Hijo cuando ste uni su naturaleza a la nuestra en el casto vientre de la virgen Mara (homila 38 de los evangelios). La imagen es muy adecuada para expresar la caridad divina que motiv la encarnacin. La hemos encontrado en la liturgia de navidad, especialmente en las antfonas y en los salmos. Tenemos un ejemplo en la antfona del Magnificat para el da de navidad: "Viene del Padre, como el esposo sale de su cmara nupcial". En el Nuevo Testamento, el ttulo de esposo se aplica a Cristo. Su esposa es la Iglesia. Su venida a la tierra, los aos de su vida oculta y su ministerio pblico tienen el carcter gozoso de una celebracin nupcial. El prohibi a sus discpulos guardar luto mientras el esposo est todava con ellos (Mt 9,15). Juan el Bautista se senta orgulloso de ser el "amigo del esposo"; sus apstoles fueron sus acompaantes, y todos eran sus invitados. La celebracin de la boda de Can sirve de conclusin gozosa del tiempo de navidad. Expresa de manera grfica la sobreabundancia de vida, el "vino nuevo" que Cristo regala a su esposa, la Iglesia. Parece entretejer todos los hilos de la liturgia de las festividades navideas, y est resumida de manera admirable en la antfona de Laudes en la fiesta de la epifana: Hoy la Iglesia se ha unido a su celestial esposo, porque en el Jordn Cristo la purifica de sus pecados; los magos acuden con regalos a las bodas del rey, y los invitados se alegran por el agua convertida en vino. Aleluya.

VINCENT RYAN ADVIENTO-EPIFANA Paulinas. Madrid 1983, pgs. 104-118 ..................... 1. Cf tambin 2 Tes 2,8; 1 Tim 6,14; 2 Tim 4,1.8; Tit 2,13. 2. Decreto sobre la actividad misionera de la Iglesia, 9. 3. Sermn 23 para epifana. ORIENTACIONES 1. I. DE TIPO GENERAL 1) Epifana en el contexto de la Navidad. La Epifana es la solemnidad de la manifestacin del Mesas, el Dios hecho nio, a los pueblos gentiles, significados en los personajes venidos de Oriente. Importa mucho no desligar la Epifana de la Navidad. El misterio en el fondo es el mismo, vara la perspectiva de la amplitud y universalidad de la manifestacin. Epifana es manifestacin del Dios-con- nosotros a los pueblos gentiles. 2) Revelacin del Hijo unignito como luz de los pueblos. La antfona de entrada (Mal 3,1; I Cro 19, 12) canta poticamente la grandeza y solemnidad del misterio: "Mirad que llega el Seor del seoro: en la mano tiene el reino, y la potestad y el imperio". Ese Seor es el nio pobre que ha nacido en Beln. Dios revela a este Nio como el Hijo Unignito "por medio de una estrella a los pueblos gentiles", representados en los "Magos de Oriente". Esto mismo afirma el prefacio: "Porque hoy has revelado en Cristo, para luz de los pueblos, el verdadero misterio de nuestra salvacin". Jess nacido en Beln es la luz de todos los pueblos ( 1. Iectura; LG 1). Por eso "caminarn los pueblos a tu luz; los reyes al resplandor de tu aurora...". Vienen de Madin, de Ef, de Sab..." ( 1. Iectura), reconociendo en Jess la luz que vence su tiniebla, indicada por "una estrella" (oracin colecta). Epifana es por tanto una solemnidad evangelizadora y misionera. 3) El misterio de Navidad comunicado a todos.

Epifana es profundizacin y extensin del misterio celebrado en Navidad. Este misterio se explica en el prefacio: "... pues al manifestarse Cristo en nuestra carne mortal nos hiciste partcipes de la gloria de su inmortalidad". Aqu radica la hondura del misterio: Cristo Jess es el Dios que asume toda la realidad del hombre, excepto el pecado. De este modo nos enriquece con la gloria de su realidad divina. Es el "admirable intercambio" de que habla san Le6n Magno. Nosotros le damos nuestra pobreza (humanidad) y l nos comunica su riqueza (divinidad). Pero la Epifana extiende este misterio a todas las gentes. San Pablo en la 2. Iectura dice que se le ha revelado "el misterio que no haba sido manifestado a los hombres en otros tiempos...: que tambin los gentiles son coherederos, miembros del mismo cuerpo y partcipes de la Promesa en Jesucristo, por el Evangelio". Este es el ncleo de la celebracin de Epifana. 4) La ofrenda de los pueblos al Padre. La ant. de entr. canta la condicin regia de este Nio: "... Mirad que llega el Seor... en la mano tiene el reino, y la potestad y el imperio". Ante l se postran "todos los reyes de la tierra" (Sal 71: resp.) Una de las estrofas del salmo dice: "Que los reyes de Tarsis y de las islas le paguen tributos; que los reyes de Saba y Arabia le ofrezcan sus dones, que se postren ante l todos los reyes, y que todos los pueblos le sirvan". El salmo proclama esto como realidad proftica, que se cumplir en el futuro. El verso aleluytico y la antfona de comunin (Mt 2,2) lo ponen en presente, como algo realizado en los personajes de Oriente primero y en la Iglesia hoy: "Hemos visto salir la estrella del Seor y venimos con regalos a adorarlo". Los Magos le ofrecen los regalos de su tierra y con profundo significado para la tradicin cristiana: oro (realeza), incienso (divinidad), mirra (humanidad que probar la sepultura). Pero la ofrenda de la Iglesia hoy al Padre no es la que hicieron los Magos, "sino Jesucristo, tu Hijo, que en estos misterios se manifiesta (= epifana), se inmola y se da en comida" (oraci6n sobre las ofrendas). Esta ofrenda que tiene lugar en la Eucarista es la ofrenda agradable al Padre de parte de todo el universo.

REFLEXIONES 1. EU/OFRENDA: ACTUALIZACIN LITRGICA. La oracin sobre las ofrendas de la misa de la Epifana nos da motivos y temtica para presentar el aspecto de actualizacin de la solemnidad. Tomando pie de la ofrenda que los magos hacen al Mesas, oro, incienso y mirra (no hace falta detenerse en el simbolismo de cada don), se pide al Padre que mire la ofrenda de la Iglesia, es decir, que la acepte con agrado, porque es el propio Cristo que se manifiesta y se inmola en los signos sacramentales del pan y del vino. La accin eucarstica aparece, por tanto, como la nueva epifana del Seor, el "lugar" donde se nos ofrece el encuentro de salvacin con el que es la "luz de las gentes". El pan y el vino, elementos naturales aunque transformados por el hombre, representan todo lo humano y lo material que fue asumido por el Hijo de Dios. Al manifestarse ahora en estos dones, sobre los que se invoca la fuerza santificadora del Espritu Santo, nos hace partcipes del don de su vida divina. Nuestra respuesta a la vocacin o llamada a la salvacin por el Evangelio es tambin una ofrenda, la ofrenda de los pueblos paganos (cf Rm 15,16), que no es algo material sino la fe y la adhesin personal y comunitaria a Cristo con quien la participacin eucarstica nos identifica (cf. Rm 12, 1). En la celebracin eucarstica ofrecemos a Cristo al Padre -Cristo es nuestra vctima pascual (1 Co 5,7)- y nos ofrecemos nosotros juntamente con l. La celebracin eucarstica forma parte de la respuesta que cada uno debemos dar al Padre por la manifestacin de la salvacin en Cristo. La respuesta, en realidad, abarca todo nuestra existencia. JULIAN LOPEZ MARTN MISA DOMINICAL 1986, 1 2. Si catlico significa universal la Epifana es la fiesta catlica por excelencia. Porque es la fiesta de la manifestacin de Jess a todos los hombres. Es la fiesta anti-secuestro. Jess no quiere dejarse secuestrar

ni siquiera por la gente de su familia, por su pueblo natural. Se manifiesta a todos. Se ofrece a todos. Los magos que vienen de lejos buscando a este misterioso Nio son el smbolo vivo de toda la inmensa gente del mundo entero. De todos los lugares, de todas las razas, de todas las ideologas. La tradicin lo ha querido dejar claro: dice que uno de los Magos es negro. Encarnacin de todas las marginaciones. Garanta de que nadie va a quedar fuera de esta manifestacin de Jess. Es bonito decir "Jess mo", con la exclusividad que el enamorado da a tal posesivo. Jess no es de nadie: es de todos. Naci para todos. Tenemos que repartrnoslo! Sabiendo que, en el reparto, cada cual se lleva a Jess entero. Por eso tal da como hoy nos regalamos cosas. No slo en memoria de los regalos que los Magos llevaron a Jess. En memoria permanente de que Jess es, sobre todo, un regalo universal. De todos por todos, de todos en favor de todos. Ya vis que hemos repetido hasta la saciedad la palabra todos, todos, todos... Sospechosa palabra que choca contra un desarrolladsimo sentido de exclusividad. La historia de la fe en Jess parece, a veces, una historia de nios que pelean por la posesin de un osito de trapo. Mo, mo, mo... Por qu creis que los Magos fueron recibidos con tanta suspicacia en Jerusaln? Eran extranjeros. Los extraos, los forasteros, los que vienen de lejos a compartir nuestros bienes. Eso siempre sienta mal a los exclusivistas. Estos Magos eran unos locos. Unos arriesgados. Por una corazonada fueron capaces de romper moldes y meterse en el misterio. Es de suponer que se quedaran muy extraados de que en el centro mismo de la geografa del misterio nadie diera muestras de haberse enterado de nada. Los pastores haban vuelto a la soledad de sus rebaos y las cosas sucedan como si l no hubiera nacido, especialmente, para los extraos. La fiesta de Epifana es la fiesta de la universalidad, de la generosidad y de la extraeza. Recorrer por el diccionario las distintas acepciones de las palabras "extraar, extraeza, extraamiento, extrao", es toda una leccin de Epifana. San Pablo aseguraba que la venida de Jess supona la abolicin de la "extraeza", de lo extrao. Ya no hay griegos o judos, negros o blancos, payos o gitanos, nativos o extranjeros. Slo

hay el hombre universal para el que Jess nace. Los Magos se lo creyeron y, si se descuidan, mueren en el empeo. Epifana viene cada ao para ensearnos la generosidad elemental de la universalidad de Jess. Jess nuestro, de todos. La fe en Jess no es un molde. Ni el cauce de un ro. Es el universo donde brilla la estrella. El mar sin fronteras. Los Magos han venido de la otra punta del mundo para sacudirnos del cmodo sopor de la propiedad privada, del Jess posedo en exclusiva. (B. HERNANDO DABAR 1990, 8 3. No creo que sea exacto decir que la Epifana es a la Navidad lo que Pentecosts es respecto a Pascua. Pero un cierto paralelismo s existe. La Epifana y Pentecosts son el complemento de plenitud de las dos grandes fiestas del ao. Ambas evocan una operacin "ad extra" de un misterio personal de Cristo, y por eso son dos fiestas eminentemente misioneras: estimulan a la Iglesia a pensar en "los de fuera" en funcin de los cuales ella recibe de Cristo toda la luz y toda la fuerza. JC, pues, se manifiesta. Manifiesta QUIN ES y se manifiesta A ALGUIEN. La vida de Jess es una progresiva manifestacin de quin es l, y esta revelacin de su identidad lo lleva a revelarnos al Padre y al Espritu. La revelacin tiene unos destinatarios, que el misterio de la Epifana ya explicita que son universales: ni Jess vino slo a darse a conocer a los judos ni la Iglesia puede contentarse nicamente alimentando a su rebao. DALMAU MISA DOMINICAL 1988, 1 4. La Epifana es como una segunda fiesta de Navidad amplificada, llevada a plena luz y a pleno esplendor: una fiesta tpicamente griega. Entre nosotros, no obstante, la gran fiesta es Navidad y, en todo caso, Epifana es la culminacin. Ms an, para nuestra sensibilidad la epifana (manifestacin) de Dios tiene lugar por Navidad. La tradicin

litrgica, que ana, con la revelacin a los magos, el bautismo de Jess y el inicio de los signos en Can de Galilea, como una triple "epifana" no ha cuajado en el pueblo. Para la gente, hoy terminan las fiestas de Navidad. J. TOTOSAUS MISA DOMINICAL 1991, 1 5. A los padres, abuelos, familiares y amigos de los nios se les puede decir que en los nios, los cristianos descubrimos la "imagen viva de Jess" que quiso ser nio l tambin: adrede les ofrecemos presentes. Aunque el mejor presente que hacemos a los nios es la educacin en la fe. A los nios se les puede decir que acojan los regalos como el nio Jess los dones de los magos, que como l crezcan en sabidura y en gracia, que conserven siempre limpia y agradable la imagen de Jess en ellos. P. LLABRS MISA DOMINICAL 1990, 1 6. NOVEDAD/COSTUMBRE LA NOVEDAD ES SIEMPRE UNA AMENAZA PARA QUIENES TIENEN ALGO QUE PERDER. EPIFANA.FIESTA DE CADA DA PORQUE NO HAY MOMENTO NI ACONTECIMIENTO QUE NO TRAIGAN UNA REVELACIN DEL SEOR. Debemos ser capaces de acoger la Novedad. Debemos saber contemplar como nuevas todas las cosas de cada da. Debemos deshacernos de la vejez de las costumbres y de los hbitos, y disponer todo nuestro ser a la novedad de Dios. Queris algo ms nuevo que el hecho de que todos los pueblos, en JC, compartan la misma herencia, formen un solo cuerpo y participen de la misma promesa? Que el nio que encuentran los magos, indefenso como todo nio, que slo cuenta con el amor de los padres, sea el rey de los judos que acaba de nacer? Y queris an algo ms nuevo, que el hombre, ms indefenso que el nio porque no siempre puede contar con el amor de los dems se convierte en fuerte e invulnerable,

vencedor del pecado, del sufrimiento y de la muerte, porque cuenta con el amor de un Dios celoso que no deja perder nunca nada de lo que ha creado? La Epifana es una fiesta de cada da, porque no hay momento ni acontecimiento que no traigan una revelacin del Seor. POBREZA/NOVEDAD Slo necesitamos ser pobres y estar abiertos a la novedad. O mejor dicho: que nos sintamos pobres para poder reconocer sin miedo a la novedad. Los ricos, Herodes en su corte, el fariseo que haba sido Pablo, la Jerusaln satisfecha de ser la ciudad santa, temen la novedad y le hacen la guerra. La novedad es siempre una amenaza para quienes tienen algo que perder. Para defenderse de la novedad se refugian en las costumbres. Si las costumbres se hubiesen mantenido, ni la Jerusaln satisfecha se habra convertido en ciudad radiante bajo la gloria del Seor, ni Pablo habra pasado de fariseo a apstol, ni los magos habran abandonado la comodidad para lanzarse a una aventura. Si nos aferrsemos a las costumbres, no seramos nunca capaces de acoger la epifana, la revelacin de Dios, que quiere ser siempre indito. Debemos reconocer la precariedad de las costumbres, incluso de aquello que conocemos como las "buenas costumbres". La Epifana, revelacin de un Dios que lo abarca todo, nos abre a horizontes infinitos, fuente continua de novedad y de sorpresa. Aferrarnos a las costumbres es lo peor que podemos hacer ante estas perspectivas infinitas de novedad. La revelacin de Dios en JC nos ensea a reconocer a Dios en el hombre y a adorarlo. Es la gran novedad, de la cual derivan todas las dems. "Dios me ha enseado a no llamar impuro ni profano a ningn hombre". Eso ya era nuevo para un judo como san Pedro. La costumbre, la buena costumbre, ha sido dividir a los hombres en buenos y malos, en justos e injustos. Todo tipo de racismo ha sido siempre una buena costumbre. Ya la gran novedad la formular san Pablo al decir que ya no hay griego ni judo, ni esclavo ni libre, ni hombre ni mujer: todos somos uno en Cristo. M. ESTRADE MISA DOMINICAL 1975, 1 7.

-El Mensaje y su lenguaje. La homila no es un tratado exegtico, sino una exhortacin a una vida iluminada por el mensaje que Dios nos transmite a travs de estas lecturas. Tampoco se trata de "desautorizar" ese ropaje y entretenerse en decir que no hay que entenderlo como histrico. Basta con no darle nfasis y ya con ello se "educa" a una lectura justa de las lecturas. Con tal que el mensaje s quede claro y denso. Tampoco sera bueno que la celebracin olvidara del todo el tono afectivo que, sobre todo para los nios, tiene esta fiesta. Sencillamente, aqu tambin, aunque se nombren esos regalos y lo que pueden significar humanamente, dentro de la Navidad hay que poner ms nfasis en lo que de verdad celebramos hoy los cristianos. Los cantos y el tono mismo de la celebracin (las lecturas tienen hoy un tono claramente lrico: buscar un buen lector para la de Isaas) deberan dar al conjunto una dimensin de entusiasmo ante la manifestacin del Salvador tambin a los pueblos paganos. Es la ampliacin de la Navidad: una fiesta que nos ayuda a profundizar en el gran acontecimiento que celebramos estos das. Ha venido para ofrecer la Salvacin a todos. Dentro del conjunto de la Navidad, la dimensin que la fiesta de hoy pone en evidencia es que la salvacin que Dios nos da es universal, para todos los pueblos de la tierra. As se nos invita a completar nuestra comprensin de la Navidad. Los primeros captulos de Mateo son ya desde su origen, no tanto el relato de la niez de Jess, sino una meditacin postpascual del misterio de Cristo. Nosotros tambin somos invitados a ahondar en la Navidad y no quedarnos slo en lo emotivo y consolador. Ya la primera lectura habla del gozo de Jerusaln, porque se va a convertir en centro de atraccin para los dispersos. "Se postrarn ante ti todos los reyes de la tierra" (Salmo). Pero sobre todo, Pablo es el que puede manifestar mejor el color universal de la salvacin por Jess: l es el ms abierto de los discpulos, el apstol de los gentiles. El misterio de Jess no slo llena de luz a los judos: "tambin los gentiles son coherederos, miembros del mismo cuerpo y partcipes de la Promesa en JC" (segunda lectura). Cristo, el Hijo de Dios, viene a salvar a todos y

a formar con todos una nica familia. En este contexto, la venida de los magos de Oriente a adorar a Cristo tiene el sentido de cumplimiento de las profecas y de expresin plstica de la universalidad de su Reino. -La leccin de la universalidad y de la bsqueda. Esta dimensin de la "epifana", la manifestacin del Salvador a todos los pueblos, tiene varias direcciones de interpelacin para nosotros. Ante todo, educndonos a un sentido "catlico", ecumnico. Nos conviene recordar que el corazn de Dios es universal y que tambin nosotros debemos aprender universalidad en nuestras actitudes humanas y de fe. Ver la Iglesia en toda su extensin histrica y geogrfica, y no demasiado particularmente. Saber aceptar en nuestro esquema mental a los otros: los sacerdotes a los laicos, los religiosos a los casados, los jvenes a los adultos y viceversa, etc. Todos tenemos la tentacin de ser "racistas" de alguna manera, como los judos que queran acaparar la Promesa. En nuestro pequeo mundo de cada da, en las relaciones con los dems, o en nuestra visin eclesial, nos hace bien recordar que Dios es Padre de todos y que Cristo ha venido a salvar a todos y que estn fuera de lugar las varias maneras de discriminacin que tendemos a poner por obra. Tambin es muy propia del da la leccin que nos dan los magos de Oriente: su actitud de bsqueda. La actitud de bsqueda (de la luz, de la verdad, de la salvacin) es digna de toda alabanza y puede describir los valores de tantas personas que tambin hoy da andan buscando un Maestro, un Salvador, un Mesas y Gua para su vida. En este caso -como tantas otras veces en el evangelio- son los paganos los que se presentan con esta buena voluntad como buscadores de la verdad, inquietos, no satisfechos ni conformes con lo que ya tienen, porque intuyen que hay algo ms. Es una alabanza a la valenta de ponerse en ruta, de obedecer luego la llamada: "hemos visto una estrella y hemos venido a adorarlo". Mientras que los judos (Herodes, rodeado de otras "autoridades", tambin religiosas) no saben ver la luz ni sienten ningn deseo de hacerle caso: satisfechos, instalados, cmodos, temerosos del cambio? Las aplicaciones variarn segn las caractersticas de la asamblea: pero el mensaje es denso. Dios llama a todos, Cristo viene a salvar a todos. Pero por nuestra parte se pide una respuesta. Se trata

de que en esta Navidad nos "levantemos" (Isaas) sepamos ver la luz y le hagamos caso (evangelio). La Eucarista es siempre un "encuentro" entre el Dios que da su gracia (su Palabra, su perdn, su alimento) y unas personas que se han puesto en camino, han salido de su horario, han acudido a "adorar" al Salvador y quieren participar de su salvacin. Y, como consecuencia, tambin se sentirn ms universalmente dispuestas las unas para con las otras. J. ALDAZABAL MISA DOMINICAL 1989, 1 8. FE/CAMINO:CAMINO/FE: EPIFANA.UN LARGO CAMINO CONDUCE HACIA EL NIO:EL CAMINO DE LA FE. "Que tambin los gentiles son coherederos... y partcipes de la promesa en JC, por el Evangelio" (2a.lectura). Es el misterio secreto "que no haba sido manifestado a los hombres en otros tiempos" y que cantamos y proclamamos en la fiesta de la Epifana. El nio nacido por Navidad trae una gran alegra a Israel, pero a su cuna son convocados tambin unos magos venidos de Oriente; y mientras Herodes y la ciudad entera de Jerusaln se sobresaltaron y los escribas y los sacerdotes supieron decirles con toda precisin dnde haba de nacer el Mesas -aunque ellos no se movieron de sus casas-, los magos haban emprendido un largo camino y no pararon hasta encontrar "al nio con Mara, su Madre". nicamente un largo camino conduce hasta donde se encuentra el nio: el camino de la fe. Tambin nosotros hemos visto salir su estrella, pero nadie nos ahorra nuestro itinerario personal, por entre claridades y noches oscuras. Y nadie, tampoco, nos autoriza a creer que somos los mejores y que slo nosotros hemos visto la estrella y conocemos los secretos de la Escritura. Quin sabe si, mientras indicamos a los dems el camino de Beln, nosotros no seremos capaces de salir de nuestras casas para ir a adorar al nio. J. TOTOSAUS MISA DOMINICAL 1991, 1 9.

Epifana puede ser interpretada como la fiesta de todos los que buscan, de todos los inquietos, de todos los que no se resignan a la trivialidad de la rutina diaria y quieren interpretar la realidad desde los principios superiores de las estrellas que nos vienen del cielo. Fiesta de todos los que buscan honradamente, de los que son capaces de salir de su casa y de su tierra, de su nido confortable o de su crculo habitual, para caminar y buscar la Verdad. Epifana es la "contrafiesta" de todos los que se sienten seguros, de los que se creen poseedores de la verdad, los que se creen representantes "oficiales" de la verdad y se confunden a s mismos incluso con la verdad. DABAR 1981, 9 10. ATEISMO/AGNOSTICISMO NO LO PODEMOS ATRAPAR NI CON LA RAZN NI CON LAS OBRAS BUSCAR A DIOS. "Hoy es un da muy interesante -deca hace aos Pablo-VI para la vida religiosa y en especial para las condiciones espirituales de muchos hombres de nuestro tiempo, para los cuales el encuentro con Dios se ha vuelto tan confuso y tan difcil...". No cabe duda de que podemos seguir diciendo lo mismo, porque, por ejemplo, el problema del atesmo, del agnosticismo o del hombre que prescinde de Dios por la causa que sea no es nuevo, ni es del siglo pasado ni del anterior. Hay una pregunta que se ha hecho muchas veces -y se hace- a muchas personas: Por qu te has vuelto de espaldas a Dios? O por qu has dejado de ser creyente o, al menos, de practicar la fe?". Es una cuestin a la que los afectados suelen responder en general como aquella universitaria que dice: "Porque la religin que me ensearon en el colegio es ridcula. Unos mandamientos que condenan eternamente a quien hace ciertas cosas o consiente en malos pensamientos... Es algo que me da risa. Si los que se atienen a todas esas cosas que se mandan son los preferidos de Dios, yo no puedo creer en ese Dios al que se le adora con cnticos y rezos. Yo tengo mi Dios".

Como decimos, esto es general: hay muchos a quienes les cae gordo un cierto Dios y se fabrican otro a su medida. Puede que en el fondo no les falte razn para recorrer ese camino, para sufrir ese proceso. Sin embargo, el problema est en que Dios no puede ser producto de nadie, ni siquiera de la inteligencia ms preclara o del hombre ms religioso que pudiera existir. Fcil es que as se dieran tantos dioses como cabezas hay. Al Dios vivo y verdadero no puede llegar nadie levantando una torre de Babel. Tal intento est condenado al fracaso, Dios no est en el mundo al alcance del capricho: Dios es gratuito y hay que aceptarlo como se presenta. Un Dios a la medida de cada uno sera demasiado pequeo; un pequeo Dios. Con mucha frecuencia -aunque no siempre- las negativas de ciertos incrdulos y las crisis de algunos creyentes son tan inconsecuentes como la actitud de la zorra de la fbula, que negaba la sazn de las uvas slo por no poder atraparlas... Si pudisemos ver a Dios; si pudisemos hacerle una entrevista... El problema mayor de todos est en si somos o no honrados en exigir el ver a Dios, o mejor dicho, en si queremos encontrarlo y en si lo buscamos. Porque seguramente el nico camino para llegar a Dios es el mismo Dios que se hace Camino. Y hay una cosa entre nosotros que no podemos ocultar, si somos honrados; muchos que hablan y razonan mucho en la tertulia o en la reunin, no se han tomado la molestia de buscar, de andar, de abrirse, de ponerse en camino. Los Magos lo hacen, es decir, responden a la iniciativa de Dios que para ellos es el "guio de una estrella". Y otros hombres luchan todos los das -en el estudio, en la reflexin, en el trabajo, en las relaciones con los dems...- y se rebelan incansablemente contra las pretensiones del hombre de atrapar a Dios con la magia de la razn, de las obras y de las palabras humanas... EUCARISTA 1988, 3 11. VER PARA CREER. Suele decirse que hay que ver para creer. Y suele decirse, por lo general, para justificar la propia incredulidad. La verdad es todo lo contrario, pues el que logra ver deja de creer ante la evidencia. Mas

bien habra que decir al revs: creer para ver. Pues sucede con harta frecuencia que slo vemos lo que queremos o lo que nos interesa. La raz de los ojos no est en la razn, sino en el corazn. Porque la fe es, ante todo, un acto de confianza. La incredulidad es pasin de desconfiados, de los que tienen por lema no fiarse ni de su padre. Sin embargo, eso no implica que la fe se ponga contra la razn, pues aunque est por encima o por debajo, no est por encima ni por debajo del hombre, que es un ser racional. As que la fe debe ser una actitud razonable, a la altura del hombre. Creer es aceptar lo que no se ve en el horizonte de lo que se ver. No es simplemente creer lo que no se ve, sino lo que est por ver. Unos magos dan crdito al mensaje de una estrella, dejan su casa y su pueblo y se ponen en camino hacia Beln de Jud. Ven al nio con su madre y se llenan de gozo, abriendo los tesoros de su corazn. Ese gozo, que es el resultado de ver, es fruto del largo recorrido del camino de la fe. Si no hubieran credo, nunca hubieran visto lo que vieron. Porque vieron un nio, pero con ese nio tambin vieron a Dios. No cabe duda de que la vida del creyente est salpicada de dificultades. Como lo est la ascensin del montaero hasta que corona la cima, o la del corredor de fondo hasta que sube al podio de los vencedores. La garanta del creyente, como la del alpinista o caminante, es saber que camina. Aqu es donde entra en juego la razn. Y la nica forma de comprobar que nos movemos, hasta que divisemos la meta, es comprobar si nos alejamos del punto de partida. Por eso la fe no es nunca conservadora. El que cree, siempre anda en busca de un camino. El creyente es un buscador de Dios. Encontrarlo ser algo tan gordo que har innecesaria la fe, para entregarnos por entero al gozo del encuentro. EUCARISTA 1989, 2 12. HAY QUIEN "PASA DE TODO": Parece que los hombres no pueden seguir viviendo sin ideales, parece que no pueden caminar por el desierto sin que una estrella oriente sus pasos. Parece que lo importante en esta sociedad de consumo ya no

sean los medios de vida o los camellos, sino, otra vez, los ideales, los fines que den sentido a nuestras vidas. En una sociedad en la que se producen tantas cosas y en la que tenemos, o tienen algunos, casi de todo, no se pueden producir los valores ni tan siquiera proyectarse. Porque stos, a diferencia de los medios de vida, nunca pueden producirse. Y por eso cunde el desaliento, la frustracin y hasta el abandono de la vida. Muchos, sobre todo los ms jvenes, no saben qu hacer y por qu luchar y, al oscurecerse los valores autnticos, "pasan de todo" lo dems. Es posible que la estrella que necesitamos haya desaparecido al entrar en la gran ciudad. Tambin los Magos la perdieron de vista al entrar en Jerusaln, pero ellos consultaron las Escrituras. EUCARISTA 1979, 2 13. J/VERDAD LA VERDAD SE LLAMA JESS: para los cristianos la verdad absoluta no es nunca una teora o una frase redonda, sino un hecho, una vida, ms exactamente: una persona. Es Jess de Nazaret, el Hijo de Dios. Por eso es posible amar la verdad, confiar en ella, vivir y morir por ella. Los que creen en Jess no slo escuchan lo que Jess dice, sino lo que l es, comulgan con l y lo reciben como quien recibe a la misma Verdad en persona. Si un discpulo puede recibir la enseanza de su maestro y despus olvidarse de l, esto no es posible para los cristianos respecto a Jess. Porque Jess es la Verdad y el Maestro, inseparablemente. Slo en Jess la verdad es un hecho, los dems tenemos que hacerla. Los hombres podemos y debemos buscar la verdad, podemos reconocerla, pero nunca la poseemos en absoluto. Seamos sinceros, es la nica manera de estar en camino hacia la verdad plena. Los engredos, los autosuficientes, los que creen saberlo todo no tienen acceso a la Verdad, son unos incrdulos y unos mentirosos. Andan en las tinieblas. EUCARISTA 1978, 2 14. LA VIDA PRIVADA.

La emigracin interior, el refugio en la intimidad de la conciencia individual, el recogimiento mstico del alma y en el alma, "la escondida senda por donde han ido los pocos sabios que en el mundo han sido"..., puede parecer tambin en ocasiones una huida y abandono de las propias responsabilidades. Quizs un privilegio de los santos a los que se les permite salvar su alma, o de los artistas que pueden realizarse en su obra, o de los intelectuales que pueden dedicarse a la especulacin en su retiro. Claro que todos necesitamos hacer incursiones a la vida interior. Sobre todo en un mundo acostumbrado a vivir en la superficie, en la exterioridad, en donde parece que lo nico importante es dejarse ver, y cuidar la imagen, y las relaciones pblicas, y venderse mejor que otros, y competir, y estar en lnea y salir en la televisin, o en los papeles... claro que tenemos derecho a una vida privada, derecho y necesidad. Incluso para dar sentido a la vida pblica, a nuestra participacin en lo que a todos importa, y para tener algo que ofrecer a la sociedad de la que todos somos miembros. Pero la vida privada no es el absentismo y la despreocupacin de la vida pblica, no debiera ser eso. De la misma forma hay que decir y recordar que la propiedad privada tiene una funcin pblica, as tambin la vida privada. Porque estamos en el mundo para los dems, no slo para los amigos, o para los hijos, sino para todos los dems. Cuando los gritos que se escuchan en la calle son los gritos de los pobres, de los que piden trabajo, de los que se manifiestan por la paz..., no podemos quedarnos en casa. Lo que se ventila en estos casos es nuestra causa, es la causa del hombre, de todos los hombres. Hurtar nuestra colaboracin es eso: hurtar, robar. Porque nos debemos a los dems, y aqu no vale el slvese quien pueda. Como deca Karl-Barth, la vida privada -entendida como absentismo- es propia de ladrones. Situados al margen del camino por donde pasa la vida laboriosamente, por donde peregrina el pueblo con sus angustias y sus esperanzas, los que llevan esa vida privada son como los salteadores que acechan desde su escondrijo.

Una vida privada, privatizada en extremo, es tanto ms contradictoria para aquellos que han sido enviados al mundo y que estn al servicio del evangelio. Porque el evangelio es palabra pblica. EUCARISTA 1983, 3 15. Celebrar la Eucarista es tener ganas de encontrar la luz de la estrella (y tambin, a veces, como a los magos, la luz se nos esconde; pero, como ellos, si continuamos persiguindola se nos vuelve a mostrar: la Eucarista no es nunca trasparente, exige una fe como la de los magos). Y no slo en la Eucarista nos ilumina la estrella. Si vamos por la vida con los ojos bien abiertos, si no quedamos frenados en el caparazn de las personas y los acontecimientos, veremos como la luz es presente en toda realidad. JOSEP LLIGADAS MISA DOMINICAL 1992, 1 16. CR/SIGNO: Los Magos reconocieron la estrella; ahora bien, ellos se pusieron en camino bajo el influjo de una luz interior mucho ms fuerte y ms entraable que la del astro... Todo est a la misma altura de un extremo a otro del plan divino... Todo all est encarnado, sacramentalizado... La estrella es uno de estos signos: ella va acompaada de una iluminacin espiritual. Ella nos invita a pensar que toda la creacin podra convertirse en el signo de Dios y de su amor para quien supiese leer en ella con una mirada limpia y cristianizada: la apariencia tomara entonces su papel de aparicin, de Epifana del Seor. El mundo sensible no es ms que apariencia, repite la antigua sabidura. La palabra es ambivalente. Se la emplea en sentido de revelacin (qu sabramos nosotros si nada se nos descubriera?) y tambin en el sentido de ilusin y de error (cuando se utiliza oponiendo la apariencia a la realidad). Todo depende de la clase que sea nuestra mirada: cuando la visin interior se aade a la penetracin carnal, entonces vemos la realidad invisible al mismo tiempo que la apariencia sensible: la apariencia se convierte en aparicin. Este es el

secreto de los poetas y de los msticos: la plena identificacin del mundo sensible y del mundo espiritual, conseguida no por va de negacin, sino de redencin de la materia y del tiempo. Una de las grandes imperfecciones de la filosofa es precisamente el haber opuesto lo espiritual a lo sensible, como se opone la realidad a la apariencia (en el sentido de ilusin). Con la indispensable cooperacin de nuestra mirada, la Estrella, la Luz de Dios, debe suscitar en nosotros una iluminacin interior: La lmpara de tu cuerpo es tu ojo; si tu ojo es puro, todo tu cuerpo estar iluminado; pero si fuese malo, tambin todo tu cuerpo estar en tinieblas. Cuida, pues, para que tu luz no tenga parte de tinieblas (Lc. XI, 34-35). Los Magos nos ensean la conversin interior que hara de nosotros los sacramentos de Dios... El hombre, punto culminante de la creacin, es capaz de manifestar a Dios con la obra dentro de su creacin... Sucede algo as como con los Magos: Acaso no parece que ante los ojos de Herodes y de toda la ciudad de Jerusaln ellos mismos vienen a ser como una estrella anunciadora del nacimiento del Mesas? Todo el que dentro de la Iglesia vive en la piedad y en la castidad; todo el que aprecia las realidades del cielo y no las de la tierra, se asemeja a esta luz celestial de la estrella de los Magos. Mientras l conserva en s el esplendor de una vida santa, est indicando a la muchedumbre, como una estrella, el camino que conduce al Seor. Que vuestra luz brille ante los hombres para que, viendo vuestras buenas obras, glorifiquen a vuestro Padre que est en los cielos (Mt. V, 16). Hasta ahora vosotros erais tinieblas, pero al presente sois luz en el Seor; comportaos como hijos de la luz (Ef. V, 8). CLAUDEL-PAUL escribe: Que cada cual tenga cuidado con sus pasos, porque l es un signo. Porque todo cristiano es la imagen de su Cristo, verdadera imagen, aunque indigna. L. HEUSCHEN LA BIBLIA CADA SEMANA EDIC. MAROVA/MADRID 1965.Pg 73 s.

17. Los magos no se pusieron en camino porque hubieran visto la estrella, sino que vieron la estrella porque se haban puesto en camino. SAN JUAN CRISOSTOMO 18. D/REGALO El regalo de Dios Y si queremos seguir hablando de regalos, digamos que s, que hoy es el da del gran regalo, pero no el de los Reyes, sino el de Dios. Y el gran regalo de Dios es el de su propio Hijo, pero esta vez ofrecido no slo a un pueblo, sino a todo el mundo. Tanto am Dios al mundo.... A ver si aprendemos de una vez a hacer regalos. A ver si aprendemos lo que significa generosidad. -Su propio Hijo Dios nos da a su propio Hijo nico, su encanto y su tesoro, alegra de sus ojos y entusiasmo de su corazn, imagen viva y prolongacin de s mismo. Al dar a su Hijo, se da El mismo. Y ser la fuente de nuestra alegra y el autor de nuestra salvacin. Por el Hijo nos vendrn toda clase de bienes y bendiciones. CARITAS UN DIOS PARA TU HERMANO ADVIENTO Y NAVIDAD 1991/91-2.Pgs. 171 19. La Solemnidad de la Epifana del Seor es equiparable a la Solemnidad de la Navidad del Seor, que es tambin "epifana "(manifestacin). En ambos Misterios el Seor se manifiesta: a "los pastores" (Relato del Nacimiento) y a "los Magos" (Relato de Epifana). En ambos Relatos se nos revela la -Palabra de Dios- la identidad del Recin-Nacido: "Sabed que os ha nacido un Salvador, el Mesas, el Seor" (Relato del Nacimiento); "De t (Belen) saldr un Jefe, que ser el Pastor de mi pueblo Israel " (Relato de Epifana). Y en ambos Relatos: signos

anunciadores: "La gloria del Seor, que inunda con su claridad a los pastores "(Relato del Nacimiento); "La estrella, que conduce a los Magos (Relato de Epifana). Y en uno y otro Relato la presencia relevante de Mara, mostrando a Jess, Fruto Bendito de su vientre. Pero es preciso escuchar el Relato Evanglico sobre el fondo del Relato de la 1 Lectura: La visin-Anuncio, que, a distancia de siglos, nos hace el Profeta Isaas. La estrella, que gua a los Magos, es "la Luz", "la Gloria "(brillo) "del Seor" -que vi el profeta Isaas-; es el mismo Seor, Luz, Gloria, que '"amanece" sobre la Humanidad de todos los tiempos. Y los Magos, que llegan a encontrarse con Cristo, son los representantes de todos 'los pueblos " que en el curso dela Historia "caminan a la Luz "de Cristo. Tambin el Salmo es anuncio proftico del Misterio dela Epifana, que celebramos. El Relato Evanglico, que hoy escuchamos, tiene su finalidad: poner de relieve la Universalidad de la Salvacin de Dios en Jesucristo. En este sentido abunda el Apstol San Pablo en la 2 Lectura: "l Misterio, revelado por el Espritu" es este: que todas "las gentes "estn llamadas a "ser coherederos"(con Cristo), como 'Miembros del mismo Cuerpo "de Cristo, y "partcipes de la Promesa en Jesucristo por el Evangelio " Avelino Cayn Hoja Litrgica de la Dicesis de Madrid 20. "Nadie que alguna vez se encuentre con Cristo con buena voluntad, volver por el mismo camino por el que lleg". Esta fiesta tiene dos nombres: Epifana o manifestacin del Seor, y Reyes Magos, a los que el Seor se manifest. No estudiamos aqu el fenmeno de la estrella. Tampoco la personalidad de los Magos, sino su actitud. El hecho lo cuenta San Mateo. Llegaron unos Magos a Jerusaln, preguntando por el nacido rey de los judos, pues haban visto su estrella en Oriente y venan a adorarlo. Porque son diversas las actitudes de los hombres ante la llamada de

Dios. "Cuando un dedo seala una estrella, todos los tontos slo miran al dedo". Quiz la estrella fue visible en toda la regin. Pero muchos no levantaron la visita y no la vieron. Quiz muchos vieron la estrella, pero no la siguieron. Quiz algunos la vieron y la siguieron, pero les falt constancia y desistieron. Los Magos, en cambio, vieron la estrella, se pusieron en marcha, se enfrentaron al simn del desierto, y llegaron hasta el final. "No se pusieron en camino, dice San Juan Crisstomo, porque hubieran visto la estrella, sino que vieron la estrella porque se haban puesto en camino, como premio a su generosa actitud". La estrella se les ocult por algn tiempo. Es la noche oscura del alma. Pero ellos no cejaron en su empeo y la estrella les condujo hasta Beln. E1 premio fue maravilloso: se encontraron con Dios. "Entraron en la casa y vieron al Nio con Mara su madre, y postrndose, lo adoraron, y abriendo sus tesoros le ofrecieron oro, incienso y mirra". Fue una dura prueba. Pero el Seor les ilumin. Entraron y adoraron. Creyeron y abrieron los tesoros de su generosidad: oro como a rey, incienso como a Dios, mirra como a hombre. Le entregaron todo. Este fue su mrito, "que Dios no mira tanto lo que le damos, cuanto lo que nos reservamos para nosotros", dice San Ambrosio. Creyeron que aquel pobre infante era el MesIas, descubrieron en aquel nio desvalido al Dios Salvador. Superaron las pobres apariencias, algo que pocos saben hacer. "Siempre los buscadores de Dios se equivocan, no porque se lo imaginen menor de lo que es, sino porque se lo imaginan ms inflado. Dios es grande, no inflado" (Martin Descalzo). Los hombres no recibieron a Cristo, porque "esperaban un carabinero y vino un beb" (Bernanos). Pero "slo el humilde es el verdadero", dice Jorge Guilln. Segn la tradicin ms frecuente, fueron tres los Reyes Magos, y se llamaban Melchor, Gaspar y Baltasar. Herodes les habia rogado con mala intencin que volvieran a l, pero "volvieron a su tierra por otro camino". Fulton Sheen aclara: "Nadie que alguna vez se encuentre con

Cristo con buena voluntad, volver por el mismo camino por el que lleg". La leccin de los Magos es vlida siempre. Nos ensean alteza de miras para ver la estrella, intrepidez para seguirla y constancia para llegar hasta el fin. "Por qu hay hombres, escribe Karl Rhaner, parecidos a los escribas de Jerusaln que conociendo el camino no lo emprenden? Deja todos esos calculadores y sigue la estrella que brilla en tu corazn!" Otro mensaje nos regalan los Magos. E1 poeta ingls Anden, en un poema sobre Navidad presenta a los tres Magos motivando su viaje. E1 primero dice: Debo saber cmo ser verdadero hoy. Por eso sigo la estrella. El segundo dice: Quiero descubrir cmo vivir hoy. Por eso sigo la estrella. E1 tercero dice: Necesito averiguar cmo amar hoy. Por eso sigo la estrella. A1 final afirman los tres: Debemos descubrir cmo ser hombres hoy. Por eso seguimos la estrella. 21. San Juan Crisstomo (hacia 345-407) obispo de Antioquia y Constantinopla, doctor de la Iglesia Homilas sobre San Mateo, VII,5 Sigamos a los magos Levantmonos, siguiendo el ejemplo de los magos. Dejemos que el mundo se desconcierte; nosotros corramos hacia dnde est el nio. Que los reyes y los pueblos, que los crueles tiranos se esfuercen en barrarnos el camino, poco importa. No dejemos que se enfre nuestro ardor. Venzamos todos los males que nos acechan. Si los magos no hubiesen visto al nio no habran podido escaparse de las amenazas del rey Herodes. Antes de poder contemplarlo, llenos de gozo, tuvieron que vencer el miedo, los peligros, las turbaciones. Despus de adorar al nio, la calma y la seguridad colmaron sus almas... Dejad, pues, vosotros tambin, la ciudad sumida en el desorden, dejad

al dspota comido por la crueldad, dejad las riquezas del mundo, y venid a Beln, la casa del pan espiritual! Si sois pastores, venid y veris al nio en el establo. Si sois reyes y no vens, vuestra prpura no os servir de nada. Si sois magos, no importa, no es impedimento con tal que vengis para presentar vuestra veneracin y no para aplastar al Hijo del Hombre. Acercaos con espanto y alegra, dos sentimientos que no se excluyen... Postrndonos, soltemos lo que retienen nuestras manos! Si tenemos oro, entregumoslo sin demora, no rehuyamos darlo...Unos extranjeros emprendieron un tan largo viaje para contemplar a este nio recin nacido. Qu excusa tenis para vuestra conducta, vosotros, que os echis atrs ante el corto camino de ir a visitar al enfermo a al prisionero? Ellos ofrecieron oro. Vosotros dais pan con harta tacaera. Ellos vieron la estrella y su corazn se llen de alegra. Vosotros veis a Cristo en una tierra extranjera, desnudo y no os conmueve? 22. El origen oriental de esta solemnidad se encuentra en el mismo nombre: "Epifana", es decir, revelacin, manifestacin; los latinos usaban la denominacin "festivitas declarationis" o "apparitio", con el significado principal de revelacin de la divinidad de Cristo al mundo pagano con la adoracin de los magos, a los judos con el bautismo en el Jordn, y a los discpulos con el milagro en las bodas de Can. Sin tratar de hacer una reconstruccin histrica, podemos considerar el episodio de los magos como lo hicieron los Padres de la Iglesia: smbolo y manifestacin de la llamada a la salvacin de los pueblos paganos. Los magos fueron la explcita declaracin de que el Evangelio haba que predicarlo a todos los pueblos. Para la Iglesia oriental tiene grande importancia el bautismo de Cristo, la "fiesta de las luces", como dice San Gregorio Nacianceno, incluso como contraposicin a una fiesta pagana del "sol invictus". En realidad,

tanto en Oriente como en Occidente la Epifana tiene el carcter de una solemnidad ideolgica: se celebra la manifestacin de Dios a los hombres por medio de su Hijo, esto es, la primera fase de la Redencin. Cristo se manifiesta a los paganos, a los judos, a los apstoles: tres momentos sucesivos de la relacin entre Dios y el hombre. Dios habla a los paganos por medio del mundo visible: el resplandor del sol, la armona de los astros, la luz de las estrellas en el firmamento (los magos descubrieron en el cielo la seal divina) son portadores de una cierta presencia de Dios. Partiendo de la naturaleza, los paganos pueden "hacer las obras de la ley", porque, como deca San Pablo a los habitantes de Listra, el "Dios vivo, que ha hecho el cielo, la tierra, el mar y todo lo que hay en ellos... en las pasadas generaciones ha permitido que todas las naciones siguiesen sus caminos. Sin embargo, no ha cesado jams de dar testimonio sobre s mismo, haciendo el bien, mandndoos desde el cielo lluvias y estaciones fructferas, y llenando vuestros corazones de alimento y de felicidad" (Hch 14, 15-17). Ahora "en estos das (Dios) nos ha hablado por el Hijo, a quien ha constituido heredero de todas las cosas, por quien hizo tambin el universo" (Hb 1, 2). Los muchos mediadores de la manifestacin de la divinidad encuentran su trmino en la persona de Jess de Nazaret, en el que resplandece la gloria de Dios. Por eso nosotros podemos hoy expresar la humilde, temerosa, pero plena y alegre profesin de nuestra fe, de nuestra esperanza, de nuestro amor. 23. Con los pastores pas hace unos das un acontecimiento extrao que result bien. Cuidaban sus rebaos cumpliendo su rudo oficio cuando vieron una tan extraa como clara visin de ngeles que les decan cosas al principio incomprensibles y al poco rato comprobadas. S, all, en un casuco, estaba el Nio del que se les habl, con su madre y un varn. Hicieron lo que pudieron en su tosquedad y carencia segn

mandaban las circunstancias. Como les haban asegurado que era la "Luz que iluminaba al pueblo que habitaba en sombras de muerte", de lo que tenan dieron para ayudar y para quedar bien con aquella familia que al parecer era ms pobre que ellos. No les cost trabajo aceptar el milagro que era tan claro. Lo dijeron los ngeles, pues... tenan razn. Vinieron unos Reyes. Fueron los ltimos en llegar a ver a aquel Nio y si se entretienen un poco ms..., pues que no lo encuentran! Viajaron mucho por los caminos del mundo. Venan desde muy lejos. Pasaron miedo, fro y calor. Hasta estuvieron perdidos pero, preguntando e inquiriendo, sacaron fruto de su investigacin. Aquello fue un consuelo porque tuvieron susto de haber perdido el tiempo y tener que regresar a los comienzos con el fracaso en sus reales frentes. Pero no, saban que aquella estrella era capaz de llevarles adonde estaba Dios. Tambin las circunstancias mandaban y adoraron y cmo no! ofrecieron dones al Nio-Creador. Los dos son caminos, la fe y la razn. Uno es sencillo, basta con que hable Dios. El otro es costoso, bsqueda constante y sincera con peligros de equivocacin. La Verdad est en su sitio. Sencillez es condicin. Los pastores la aprehenden y los sabios la descubren. Entrambos la sirven y entrambos son de Dios. 24. Sigamos a los magos Levantmonos, siguiendo el ejemplo de los magos. Dejemos que el mundo se desconcierte; nosotros corramos hacia dnde est el nio. Que los reyes y los pueblos, que los crueles tiranos se esfuercen en barrernos el camino, poco importa. No dejemos que se enfre nuestro ardor. Venzamos todos los males que nos acechan. Si los magos no hubiesen visto al nio no habran podido escaparse de las amenazas del rey Herodes. Antes de poder contemplarlo, llenos de gozo, tuvieron que vencer el miedo, los peligros, las turbaciones. Despus de adorar al nio, la calma y la seguridad colmaron sus almas...

Dejad, pues, vosotros tambin, la ciudad sumida en el desorden, dejad al dspota comido por la crueldad, dejad las riquezas del mundo, y venid a Beln, la casa del pan espiritual! Si sois pastores, venid y veris al nio en el establo. Si sois reyes y no vens, vuestra prpura no os servir de nada. Si sois magos, no importa, no es impedimento con tal que vengis para presentar vuestra veneracin y no para aplastar al Hijo del Hombre. Acercaos con espanto y alegra, dos sentimientos que no se excluyen... Postrndonos, soltemos lo que retienen nuestras manos! Si tenemos oro, entregumoslo sin demora, no rehuyamos darlo... Unos extranjeros emprendieron un tan largo viaje para contemplar a este nio recin nacido. Qu excusa tenis para vuestra conducta, vosotros, que os echis atrs ante el corto camino de ir a visitar al enfermo a al prisionero? Ellos ofrecieron oro. Vosotros dais pan con harta tacaera. Ellos vieron la estrella y su corazn se llen de alegra. Vosotros veis a Cristo en una tierra extranjera, desnudo y no os conmueve? San Juan Crisstomo (hacia 345-407) obispo de Antioquia y Constantinopla, doctor de la Iglesia. Homilas sobre San Mateo, VII,5 La Epifana del Seor La Iglesia en su liturgia considera la obra de la Redencin ms en su sentido mstico que en su sentido demasiado realstico. Ms que el simple hecho histrico, le interesa el sacramento, el misterio. En cierto modo, la Iglesia podra decir con San Pablo: "Si conocimos a Cristo segn la carne, ahora ya no le conocemos". En el sentido: que ahora vemos la razn y el fin de todas sus obras. Cuntas veces confiesan los mismos evangelistas que mientras vivi Jess no comprendieron el alcance y significacin de sus actos! Y el mismo Cristo dice: "Lo que yo hago no lo comprendes ahora, lo vers despus".

En esta concepcin de la obra de Cristo es donde encuentran muchos fieles la mayor dificultad para vivir liturgia. Atados a la letra, a la historia, al hecho concreto, quedan desorientados ante las visiones panormicas, totales, completas de la liturgia. Si la fiesta de Navidad est ya llena de contrastes de la visin total del misterio, pues Aquel mismo que considera en el pesebre, se le aparece llevando sobre sus hombros las insignias del poder; esto se acenta ms en la fiesta de la Epifana. Al fin y al cabo el objeto de la fiesta de Navidad, de origen occidental, romano concretamente, es nico y claro como su mismo nombre latino: "Nativitas". En cambio, en la Epifana no slo el nombre griego de esta fiesta - aparecida en Oriente - es misterioso, sino que su mismo objeto es complejo. No es extrao que si Navidad para muchos no pasa de ser una feliz nochebuena con cnticos al Nio Jess, Epifana quede reducida a "la fiesta de los Reyes". Es una tendencia espontnea de los pueblos activos de Occidente el convertir los misterios en devociones que a veces no expresan ms que aspectos muy secundarios de los mismos, pero que hablan ms al sentimiento que a la razn. Con todo, fundamentalmente, Navidad y Epifana celebran un mismo hecho: el advenimiento de Dios en este mundo; solo que la primera de estas festividades lo celebra sobre todo bajo el punto de vista histrico, y la segunda bajo el punto de vista teolgico e ideolgico. Cuando, a fines del siglo IV, Roma acept la fiesta oriental del 6 de enero y el Oriente la romana del 25 de diciembre, ambas pudieron conservar su propio carcter y se completaron mutuamente. Epifana representa el desarrollo completo del misterio de Navidad. "El que aquel da naci de la Virgen - dice San Len -, hoy ha sido reconocido por el mundo entero". Dios ha aparecido en el mundo no solamente tomando carne mortal, sino manifestndose a los hombres, mostrando sus obras y su poder, y tomando posesin de su: Pueblo al modo que los antiguos reyes la tomaban solemnemente de sus ciudades. Todo esto ha significado en el decurso del tiempo la palabra epifana o ms tarde teofana y algo de esto se encuentra en la rica liturgia de esta festividad. En la

adoracin de los Magos han visto todos los Santos Padres la manifestacin de Cristo a los paganos y al mundo en general, en el milagro de las Bodas de Can la manifestacin de su poder y en el Bautismo del Jordn, la purificacin y toma de posesin de su Iglesia y de cada una de las almas. Este es el triple misterio de la Epifana, que resume admirablemente la antfona del Benedictus de la fiesta que, al mismo tiempo, nos hace ver la vida sacramental de la Iglesia: "Hoy la Iglesia se ha unido al Esposo celestial, pues en el Jordn l la lav de sus crmenes. Los Magos corren con sus presentes a las nupcias reales y los invitados se regocijan del agua convertida en vino". En esta antfona se nos presenta la aparicin de Dios en el mundo bajo el smbolo nupcial, tan usado en el Antiguo y Nuevo Testamento para expresar la unin de Dios con su pueblo. Yav es el esposo; el pueblo de Israel, la esposa. Cristo el esposo, y la Iglesia la esposa. La esposa de Yav fue infiel y, por lo tanto, repudiada por Dios. La esposa de Cristo, lavada de sus iniquidades en el Jordn - bautismo como reina, sin arruga ni mancilla, avanza con los Magos, que son sus primicias, hacia el convite real que le prepara su esposo, y se sienta a su lado en la mesa, donde se alimenta de su cuerpo y se llena de gozo con el vino de su sangre. Todava quedaba subrayada esta idea de las nupcias reales en la Eucarista con el milagro de la multiplicacin del pan y de los peces, que durante muchos siglos se conmemoraba asimismo el da de la Epifana. He aqu la idea de la manifestacin de Dios en el mundo en toda su extensin y profundidad! Dios, que como esposo divino sale de los tlamos eternos para darse a conocer a la humanidad con su presencia, con su poder y con su gracia sacramental, con la cual penetra en lo ms profundo del alma, a la que se une ms ntimamente que el esposo a la esposa, encarnndose en cierto modo en ella. Esta unin y transformacin son el ltimo desplegamiento de la gracia de Navidad. No basta celebrar Navidad con alegra, entusiasmo y fervor. Para sacar todas las consecuencias del misterio, hay que vivirlo en lo ms ntimo del corazn, meditndolo, revolvindolo, como lo haca Mara

en estos das: "Mara, nos dice San Lucas, conservaba todas estas palabras, meditndolas en su corazn". Como lo hace la Iglesia, que a medida que va alejndose de la festividad parece descubrir ms profundas y nuevas perspectivas de aquel "grande y admirable sacramento" de "aquel maravilloso comercio". Todo lo que va de Navidad a Epifana no es en la liturgia otra cosa que un engolfarse en el misterio. Imposible exponer aqu todo el riqusimo oficio de la Epifana; pero s que tenemos que comentar brevemente la solemne y grandiosa misa de la fiesta que litrgicamente es de lo mejor que posee nuestro misal romano. En ella encontramos como estereotipada aquella grandeza, aquella sobriedad y aquel orden y lgica de la antigua Roma, pero envuelto todo ello con el carisma de la uncin cristiana. Reunidos espiritualmente en la Baslica de San Pedro - la baslica de la catolicidad - vemos entrar el Papa con toda la esplendidez de ministros, mientras el coro canta la antfona del Introito, canto hoy verdaderamente de entrada. "He aqu cmo viene el Seor dominador y en su mano estn el reino, el poder y el imperio". No hemos clamado durante todo el Adviento con aquel fervoroso e impetuoso "ven, Seor"? "He aqu que viene", se nos dice hoy. Y con la fe: en el Papa que entra en la iglesia de la cristiandad, en el obispo que hace su entrada en la catedral, en el prroco en su parroquia o cualquier sacerdote en su iglesia. recibimos nosotros la visita, la concreta epifana del Seor para cada uno de nosotros. El salmo entero del Introito, cuyos versculos se cantan al avanzar el sacerdote hacia el altar, nos descubre todo el valor proftico de la entrada del Seor en este mundo y en su Iglesia. Como los Magos por la estrella, as nosotros somos conducidos por la fe hacia Dios. Pero la fe debe terminar en la visin de la magnificencia de Dios en su gloria. Es lo que pide la Colecta. La fe fue la primera aparicin de Dios en nuestra alma; la fe es la estrella que nos hace hallar a Cristo en nuestra vida - como se lo hizo hallar a los Magos en la suya - y la fe es la que nos conducir a su plena posesin en la gloria. He aqu la aparicin de Cristo en toda su dimensin que nos hace implorar la Colecta.

Esta magnfica aparicin de Dios a la humanidad haba sido preparada desde todos los siglos y frecuentemente anunciada por los profetas del Antiguo Testamento. La epstola de hoy es una de las ms bellas de estas profecas. Con frases de una fuerza y colorido incomparable, nos describe aqu Isaas la gloria y grandeza de la Jerusaln ideal, que espiritualmente se realizan en la Iglesia. La Iglesia ha considerado esta profeca como un himno a su gracia, a su riqueza y a su gloria. Y por eso durante la Edad Media se cantaba esta epstola con una adornada meloda y su canto era envuelto de un rico ceremonial. Si la epstola nos presenta la profeca, el evangelio nos relata su histrica realizacin. Como lazo de unin entre las dos lecturas est el canto del gradual y del aleluya. El gradual de hoy es un eco de la epstola, recoge unas frases caractersticas de la misma y las medita cantando. El aleluya, en cambio, anticipa, preparndolo, el evangelio, subrayando la idea principal de la fiesta: aparicin y adoracin, o luz y dones, que es tambin lo que expresa en otra palabras el gradual. En el evangelio de hoy se ve claramente el sentido que la Iglesia da a la lectura de la palabra de Dios en la misa. No se trata solamente de escuchar una historia, una doctrina o una exhortacin de labios del Seor. Es decir, el evangelio en la misa no es una leccin de exgesis, de dogma o de moral, sino una presencia del Seor, el cual, por el sacramental de su palabra, nos prepara al Sacramento de su cuerpo, donde todo lo ledo cobra eficacia y una realidad sobrenatural en nuestras almas. "'No digas - deca San Agustn - bienaventurados los que le vieron, oyeron, tocaron..., pues t lo ves, lo oyes y tocas en su Evangelio". La lectura del evangelio en la misa es una verdadera epifana del Seor. Por eso la liturgia envuelve esta lectura con un ceremonial tan Solemne como si acompaara al mismo Seor: ministros, incienso, velas, beso y canto solemne. Hoy no slo escucharnos la historia de los Magos como s fuera la de nuestra vocacin, sino que con ellos y como ellos nos arrodillamos para adorar al Seor.

Ellos le adoraron en el pesebre, envuelto en paales, y nosotros le adoramos en el cielo reinando y cubierto de gloria. Y as damos pleno sentido a su adoracin y a la nuestra. Con toda verdad podemos, por lo tanto, cantar en el Ofertorio que no slo los reyes de Tarsis y de las islas, y los reyes de Arabia o de Saba presentan dones y ofrendas, sino que todos los reyes de la tierra le adoran y las gentes le sirven. Entre esta multitud csmica, nuestra adoracin cobra una proporcin y un sentido insospechado. Qu bello seria expresar esta adoracin y consagracin ofreciendo hoy los dones al altar! Dones - el pan y el vino del sacrificio que, como dice admirablemente la Secreta de hoy, no son ya oro, incienso o mirra, sino los dones de la Iglesia en los cuales Cristo, juntamente con ella, ser ofrecido e inmolado para entregarse luego como alimento de su esposa. He aqu el don perfecto. El Seor apareci en nuestra carne mortal para transe inmortalizarla. Siempre que recibimos la Eucarista somos restaurados "con la nueva luz de su inmortalidad", como dice el Prefacio. Gracias a la misa, hoy tendr una realidad sublime para cada uno de nosotros la Epifana del Seor; aqu no slo la celebramos y la meditamos. sino que la vivimos. Qu significacin tiene as la antfona de la Comunin: "Hemos visto su estrella en Oriente y venimos con dones a adorar al Seor"! Nuestro corazn - despus de la Sagrada Comunin - es el pesebre y el trono del Seor a la vez, all hemos de ofrecerle el oro de nuestro amor, el incienso de nuestra adoracin y la mirra de nuestra mortificacin. "Viene", "aparece", "hemos visto", "venimos", son las palabras que se repiten en la misa de hoy y que suponen una sublime realidad. Pero para poder ver esta luz, y darse cuenta de esta realidad, se necesita tener los ojos claros. Moiss temblaba ante la presencia de Dios. Isaas exclamaba: "Ay de m, Seor, que soy hombre de labios impuros!" Los misterios del Seor exigen la pureza de nuestro corazn. Slo as podemos comprenderlos y vivirlos en una perpetua epifana all en lo ntimo de nuestra alma purificada por la gracia de Dios.

Este es el fruto que nos hace pedir la Poscomunin de hoy "que purificado nuestro espritu, tengamos la inteligencia del misterio que celebramos". Bienaventurados los limpios de corazn, porque ellos vern a Dios! ADALBERTO M. FRANQUESA, O.S.B. FIESTA DE LA EPIFANA DEL SEOR PARA VER LA IMAGEN AMPLIADA HAGA CLIC SOBRE LA MISMA -Fiesta de la Fe. El Mesas de Israel, nacido en la ciudad de David, llama a la fe, a la salvacin, a gente de todos los pueblos. Los magos son las primicias de todas las naciones llamadas a la fe. Vale la pena describir el camino de la fe que nos presenta el evangelio: los magos descubren un signo (la estrella), siguen la llamada -a la que son obedientes sin desfallecer-, se informan, buscan, preguntan. Finalmente, encuentran. Con una "inmensa alegra" descubren al nio, con Mara, su madre. Cayendo de rodillas le adoran. Es el smbolo del itinerario de fe que recorrieron quienes son vistos como los primeros entre los creyentes no israelitas; es el camino que cada hombre es llamado a recorrer. Un evangelio, el de hoy, muy cercano a los hombres de todos los tiempos, que interpela al hombre moderno. Este no puede quedar como deslumbrado ante los progresos de la ciencia y de la tcnica. Bajo las estrellas que brillan en el mundo moderno, hay que buscar un signo ms profundo y ms humanizador. Si investigamos, si buscamos, si no desfallecemos, encontraremos al final la llamada de Dios, la llamada de la fe que nos conduce al Dios hecho hombre, al Mesas salvador de todos los hombres.

Cuando le encontramos, lo adoramos: es el reconocimiento: "l es el Seor". Los presentes ratifican el reconocimiento. La ofrenda de la fe (la que realizamos en cada Eucarista) no es una cosa material. Nos lo dice hoy la oracin sobre las ofrendas: "no son oro, incienso y mirra, sino Jc tu Hijo...", proclamado, inmolado, comido. Y con l nos ofrecemos a nosotros mismos. Es la ofrenda personal de nosotros a Dios que nos exige la fe. Cada vez que celebramos la Eucarista, realizamos la ofrenda de la fe. Es el objetivo principal a alcanzar en nuestra participacin en la eucarista: que el Espritu nos transforme en ofrenda permanente con Cristo, por l y en l. -Fiesta ecumnica y fiesta de la Luz. "Tambin los gentiles son coherederos, miembros del mismo Cuerpo y partcipes de la Promesa en JC, por el Evangelio" dice Pablo en la segunda lectura. Ahora, en Jess, el Hijo de Dios, se ha hecho la manifestacin, Epifana, de este plan salvador universal de Dios, que no conoce fronteras. Todos los pueblos forman un solo cuerpo por la fe, por su incorporacin a Cristo. Hoy es fiesta universal: el Hijo de Dios se quiere manifestar a gente de todas las naciones para llevar a cabo el plan universal de salvacin del Padre. "Fiesta de la luz", as la denominaban los orientales. La primera lectura nos lo pone de manifiesto. Jerusaln est toda ella circundada de la gloria de Dios y se convierte en faro de todos los pueblos. Es la imagen de la Iglesia (vase el inicio de la "Lumen gentium"). La Iglesia no es la luz. La luz es Cristo, pero la luz de Cristo resplandece en el rostro de la Iglesia, y ella quiere iluminar a todos los hombres con la claridad de Cristo por la predicacin del Evangelio. Es un hermoso smbolo, tan enaltecido por la liturgia cristiana (p.e. en los ritos postbautismales), que revela hoy nuestra reflexin sobre la fe. El creyente, el bautizado es un "iluminado" por la luz de Cristo; forma parte de la

Iglesia y por eso ha de ser iluminador de los que no tienen fe, tiene que iluminar a los dems con la luz del Evangelio. Para que todos los hombres lleguen a vislumbrar la estrella, como los magos, para que todos los hombres caminen en la luz del Seor. P. LLABRS MISA DOMINICAL, 1990 n 1 1-10 1. A-D/GRATUIDAD: -Fiesta infantil.-Guste o no (y no veo por qu no debe gustar) hoy es, popularmente, una fiesta infantil. Aunque esta fiesta haya quedado a menudo desbordada -y falseada- por la sociedad de consumo. La ilusin muy sana, humana y cristiana, de los nios (y de los padres) queda con frecuencia desfigurada por un exceso del "tener ms". Con todo, me atrevera a decir que la ilusin infantil es como un "sacramento" de la gratuidad del don de Dios, de la gratuidad del amor entre los hombres. La "inmensa alegra" de la que habla el evangelio es siempre algo a descubrir para los adultos. Y el ejemplo de los nios puede ayudar (si ellos reciben con "inmensa alegra" el regalo de una mueca, de un juguete..., los adultos deberamos recibir con semejante alegra el constante don de Dios, del amor a los hombres. Todo lo que sea insistir en la gratuidad, en el saber valorar con alegra el amor de Dios y de los hombres, ser -pienso- muy cristiano, muy "sacramento" de la Epifana de Dios en el Nio. D/BUSQUEDA: Epifana para cada hombre.-Este aspecto ms popular no debera hacer olvidar, sin embargo, que lo propio de esta celebracin cristiana es la manifestacin humana de Dios para todos los hombres. Para cada hombre. Y que esta manifestacin -es el sentido hondo de la parbola evanglica- es al mismo tiempo fruto de la "encarnacin" de Dios y de la bsqueda del hombre. Los magos son ejemplo de bsqueda ilusionada. El camino de cada hombre hacia Dios

implica -como el de los magos- un saber salir de uno mismo para buscar. Es, de algn modo, una aventura. Exhortar a salir de nuestra instalacin para buscar a Dios en su revelacin, en su presencia en cada hombre, en cada situacin humana, sera hoy muy necesario. Todos necesitamos emprender un camino -no claro, no seguro- que pueda llevarnos a descubrir la gran alegra. -Epifana universal.-Pero esta bsqueda no es slo para cada uno de nosotros. Se nos ha encomendado -a los cristianos, a la Iglesia- ser "sacramento" de esta manifestacin de Dios para todos los hombres. Si el texto evanglico subraya que la epifana de Dios no quedaba entonces limitada al pueblo judo, sino que era para todos los pueblos, ello sigue vigente hoy. Y, en el marco ms limitado de la mayora de nosotros, ello significa que debemos ser "sacramento" -signo real y eficaz- de la manifestacin del amor de Dios para todos los que nos rodean. Podra mencionarse en la homila esta exigencia de no encerrar el testimonio cristiano en los estrechos lmites de los "convencidos", de saber comunicar el evangelio liberador y salvador de JC a quienes se hallan alejados o les es ms difcil recibirlo: los cristianos adultos saben comunicarlo a los jvenes? los cristianos "tradicionales" saben comunicarlo a los "marginados"? identificamos el cristianismo con unas costumbres sociales y no sabemos dar camino a otros sectores sociales? Etc., etc. J. GOMIS MISA DOMINICAL 1982, 14 2. EPI/VOCA/FE La fiesta de Reyes que hoy celebramos, nos recuerda sobre todo la vocacin universal y misionera de nuestra fe. Lo deca el canto del libro de Isaas que hemos escuchado en la primera lectura y lo repeta, acentuando an ms la radicalidad, el texto de san Pablo en su carta a los Efesios. ESTRELLA/VOCACION: La fe cristiana es una oferta que Dios hace a la humanidad entera. Por la presencia del Hijo de Dios en el mundo -su

Epifana- todos los hombres de todas las pocas y culturas estamos llamados a la salvacin definitiva. Cada civilizacin, cada tiempo, cada hombre tiene en el cielo su estrella que, seguida e interpretada correctamente, lo lleva hasta Jess. l, Jess, respeta los modos de ser, las costumbres y tradiciones en lo que tienen de valioso y, al hacerse hombre, instaura la nueva y gran fraternidad de todos los hombres, hijos de Dios llamados a vivir para siempre con l. La misin y las misiones de la Iglesia nacen de esta conviccin y de este gozo. Pero cuando san Mateo redactaba el evangelio que acabamos de leer -la adoracin de los magos-, quera destacar seguramente que son los extranjeros, los extranjeros de buena voluntad, los que se acercan a Cristo, mucho ms que los que en teora lo tendran ms fcil. Al describirnos el malestar y la hipocresa de Herodes o el desinters de los fariseos, tambin evidenciaba la dificultad que tienen los poderosos del mundo para abrirse de corazn al Evangelio. A menudo tienen miedo -tenemos miedo- de perder posiciones, olvidando que el mensaje de Jess es precisamente palabra de libertad verdadera y de dignidad para todos. Herodes, como sabemos, prefiri matar a los nios de Beln; otros encuentran, ciertamente, soluciones menos crueles, pero no por eso se resisten menos a que el Evangelio impregne la vida humana personal y colectiva (...). Siempre en algn rincn de la tierra hay hombres y mujeres -los Magos, si queremos- que, captando los signos de los tiempos, seguirn la estrella y encontrarn finalmente a Jess. Y siempre habr cristianos que tambin querrn convertirse, con la gracia de Dios, en signos para los hombres del propio medio y de los confines de la tierra (...). Entre nosotros, Reyes es la gran fiesta de los nios. Ellos son evidentemente la alegra y la esperanza de las familias y de la Iglesia. Pienso que el mejor regalo que los mayores podramos hacerles, sera el de ensearles por la palabra y, sobre todo, por el ejemplo, el profundo cariz liberador que Cristo da a nuestra vida, que vieran en casa la alegra de la presencia de Jess y que aprendieran, ya desde ahora, que la felicidad mayor consiste en compartir. TALTAVULL MISA DOMINICAL 1989, 1

3. BUSQUEDA/DESEO: EL EVANGELIO PREFIERE A LOS INDIVIDUOS CAPACES DE MOVIMIENTO. CR/BUSQUEDA. SER INCANSABLES BUSCADORES DE DIOS, NO POSEEDORES DE DIOS. Tambin aqu ser oportuno, en primer lugar, limpiar el episodio de los magos de todas las incrustaciones que le han ido pegando a cuenta de la leyenda y del folklore, y restituirlos a la sobriedad de la narracin de Mateo. Entonces descubrimos la identidad ms profunda de estos misteriosos personajes venidos de lejos. Son unos buscadores. El evangelio parece tener predileccin por este tipo de "individuos capaces de movimiento". Han captado una seal y se han puesto a caminar. No fue algo bullicioso. Quisiera decir, una seal acaso imperceptible, discreta, pero que ha encontrado una resonancia, una especie de "complicidad" interior. Esta seal se ha insertado en una nostalgia, en un deseo, en una bsqueda. Y comenz la aventura que les ha hecho abandonar las seguridades habituales, afrontar el ridculo (muchos cuerdos les habrn juzgado como locos, o al menos como soadores) y meterse en los riesgos de un viaje que les llevara quin sabe dnde. Su actitud adquiere todo su relieve especialmente si se compara con la de los intelectuales y expertos convocados por Herodes. Estos estn preparados para facilitar las informaciones precisas. Saben todo. Pero no se mueven de sus libros, de sus esquemas. Dejan que los otros sean quienes arrostren los peligros. Su geografa es la aprendida en los textos, no a travs de una exploracin personal. Y el Nio se dejar encontrar por los insatisfechos, los buscadores, los magos venidos de lejos. Quizs tambin nosotros tenemos necesidad de aprender, de estos extraordinarios "nmadas de la fe", el sentido del movimiento. Se trata de no pararse ni siquiera frente a la verdad que uno cree haber descubierto. Ay! de los satisfechos en este campo. Ciertos cristianos dan la impresin de colocarse y reposar en la verdad. Pero es legtima la duda expresada por G. Thibon-G: "Es la posesin de la verdad lo que da fundamento a tu reposo, o es el amor al reposo lo que crea tu verdad?". VERDAD/DESCANSO

Para muchos se trata, sin duda, de amor entraable -si bien no confesado- al reposo, la seguridad, la estabilidad, ms que de amor a la verdad. Esta ltima, en efecto, crea nmadas, no sedentarios. Ser creyentes quiere decir ser incansables buscadores de Dios, no poseedores de Dios. El creyente es alguien que no se considera nunca "llegado". "Para el creyente Dios no es una posesin, no es un objeto de bolsillo, sino una persona que jams es encontrada de una vez para siempre, de quien se tiene sed. Los creyentes son un pueblo que camina por el desierto hacia Dios". (Enzo Bianchi-E). BUSQUEDA/SED: La imagen ms expresiva en este sentido, es presentada por el fenmeno que ha suscitado la curiosidad de Moiss: "Vio que la zarza estaba ardiendo, pero que no se consuma" (Ex 3, 2). Con razn se ha observado que la llama, probablemente, estaba ms en el nimo de Moiss que en la zarza. De todos modos, la imagen expresa muy bien la "insaciabilidad" de un buscador de Dios. Cada uno de nosotros debe ser, esencialmente, uno que busca. Y despus de haber encontrado, sigue buscando por todas partes. Es necesario librarse de la ilusin de "tener" a Dios, de poseerlo de una vez para siempre. Se trata de tener la fuerza, el coraje, de reemprender cada da la bsqueda apasionada. Cada cristiano debe aparecer, a los ojos de los otros hombres, no como un rico que posee la verdad y se digna dispensarla desde una ctedra de privilegio y de presuncin, sino como alguien que se une a ellos humildemente para buscar juntos. Pero todava queda una duda por resolver: somos nosotros los que buscamos a Dios o es l el que nos busca? Es ms ardiente la nostalgia -con frecuencia inconsciente- que el hombre tiene de Dios o la nostalgia que Dios tiene del hombre?. De todos modos, tambin cuando le encontramos caemos en la cuenta de que l nos estaba esperando, es ms, ha venido a nuestro encuentro. El mismo deseo que nos haba puesto en camino, que nos haba empujado a partir, vena de l. En l descubrimos la fuente y la satisfaccin de nuestra ser. "Durante tres aos he ido a la bsqueda de Dios, y cuando he abierto los ojos al final de mi camino, he descubierto que all estaba l, que me esperaba" (Ferid-Ed-Din Attar).

En cualquier caso, el don ms precioso que podemos ofrecerle es el habernos dejado encontrar. ALESSANDRO PRONZATO EL PAN DEL DOMINGO CICLO C EDIT. SIGUEME SALAMANCA 1985 4. D/PELIGROSO. UN ENCUENTRO EXCEPCIONAL. Es evidente que Mateo ha conseguido hoy una fantasa encantadora. Ms all de la literalidad del evangelio, es interesante que nos preguntemos con un poco de seriedad qu quiso decir el Evangelista con su bello relato. Aun cuando estamos en los comienzos del Evangelio de Mateo no parece aventurado indicar que el escritor intenta contraponer dos mundos distintos: el de los que habitan en las tinieblas y el de los que habitan en la luz. En las tinieblas estn el palacio de Herodes, los grandes de la poca, los sumos pontfices y los letrados del pas; en las tinieblas estn los que dominaban y saban la ley y la escritura. Los entendidos, los especialistas consultados, respondieron con toda exactitud a la pregunta que, forzados por las circunstancias, les hizo Herodes. Saben con toda certeza que el llamado "Rey de los judos" deber nacer en Beln y en una poca como la que estn viviendo. As lo dicen y lo aciertan. Sin embargo, no salen de la tiniebla en la que viven; su sabidura no es capaz de ponerlos en movimiento para encaminarse hacia esa luz que anuncian, sino que, al contrario, los pone en guardia contra ella . A Herodes, esa respuesta que lo ilustra le sirve para atacar violentamente al Rey descubierto en el que vislumbra, aun cuando confusamente, una amenaza para su trono y su gnero de vida. No saban todos ellos hasta qu punto ese Nio iba a socavar los cimientos de la vida que disfrutaban e iba a cambiar radicalmente el curso de la historia dejando al descubierto los puntos dbiles de su sistema poltico, social y religioso. Frente a estos hombres, Mateo nos presenta otros que vienen de la tiniebla pero no viven en ella; hombres que tienen una inquietud que les hace salir de sus casas y de sus patrias para ir en busca de ese Rey

sin rostro y sin nombre que se anuncia en el cielo y que les espera para sorprenderlos y hacer que den una leccin de fe al mundo. Porque lo maravilloso de estos magos de Oriente que caminaron hasta Jerusaln desde la oscuridad de su paganismo, es que fueron capaces de ver al Rey que buscaban en el Nio que encontraron. No hemos vuelto a saber nada ms de ellos pero ningn rey de la historia, de lo que sabemos puntualmente su trayectoria desde el nacimiento hasta la muerte, ha soportado el paso del tiempo manteniendo intacta su popularidad y su lozana como estos tres Reyes Magos que , todos los aos, pasan por el mundo haciendo el milagro de compartir con los dems la alegra que vivieron en Beln. Hubo algo ms que alegra en aquel momento de los Magos con Jess, hubo peligro para ellos. Tuvieron que huir de los poderosos que los haban encaminado hasta l; resultaba sumamente peligroso que volvieran a Herodes para contarle que, por fin, haban encontrado al Rey que buscaban. Parece ser que es peligroso encontrarse con Dios y decrselo a los hombres y lo parece porque esto es as no slo en el caso de los Magos sino en muchas ocasiones en las que los hombres ha sido perseguidos porque se han atrevido a decirle al mundo como es el Dios con el se han encontrado. Y es que el encuentro de Dios puede resultar sumamente comprometido y fastidioso cuando el encuentro se lleva a cabo desde la sinceridad y con la intencin de buscarlo intentando aceptar todas sus consecuencias. Pero hay algo en el evangelio de hoy que me parece interesante subrayar: el hecho de que los Reyes tuvieron su Epifana, su manifestacin de Dios, porque supieron reconocer el rostro de Dios en los rasgos de un hombre-nio. Parece evidente que si no somos capaces de encontrarnos con Dios en los hombres, no lo descubriremos nunca. Al menos no encontraremos nunca al Dios de Jess que no es una entelequia o un ente slo para la especulacin o la oracin sino que es Alguien vivo y cercano que nos espera agazapado en la mano del hombre que se tiende a nosotros para que la estrechemos cuando sufre o cuando goza. Quiz nunca se insistir bastante en este aspecto de la vida cristiana que es, por otra parte, el que comporta verdaderos y autnticos

problemas prcticos (entre ellos el del riesgo que en su da tuvieron que asumir los Magos y han asumido en el tiempo muchsimos cristianos de verdad). Ir al encuentro de un Dios en el que slo se piensa o al que slo se le reza, compromete a poco; ir al encuentro de un Dios al que hay que descubrir en el hombre, sabiendo que ese hombre, porque Dios lo ha querido as, es mi hermano al que hay que amar tanto como nos amamos a nosotros mismos, es algo que acarrea consecuencias imprevisibles y, a veces, muy molestas. pero si no caminamos por esa senda es muy posible que nunca alcancemos nuestra particular y esplndida epifana. Podamos hoy pedir confiadamente nuestro regalo de Reyes, podramos renovar en nosotros la ilusin de la infancia, dejar los zapatos en la ventana o cerca de la chimenea y encontrar en ellos, a la maana siguiente, el talante y el espritu que hizo a los Magos salir de su casa, preguntar ansiosamente y descubrir a Dios iniciando un camino de conversin ANA MARA CORTES DABAR 1987, 9 5. FE/ESTRELLA: -HEMOS VISTO SALIR SU ESTRELLA: Estamos celebrando la fiesta de la Epifana o manifestacin del Seor, que viene a ser la otra cara de la Navidad. Lo singular de nuestra fe cristiana es siempre este doble aspecto, esta doble y complementaria visin de la Navidad y de la vida. Aparentemente todo ocurre con absoluta normalidad: una mujer en avanzado estado de embarazo da a luz un nio. Hay algo ms normal y natural? Pero, de otra parte, por la fe reconocemos en ese nio, hijo de Mara, al Hijo de Dios. La fe es la estrella que a nosotros, como ayer a los magos, nos ha conducido a ver a Dios en el nio que ha nacido en Beln. La fe, sin embargo, no es ciega, es luz y claridad. No es, con todo, un posicionamiento, como una ideologa, sino una actitud de bsqueda, de abandono de situaciones, de peregrinacin y camino. Tampoco esta bsqueda lo es a tientas y a ciegas, no es una salida a la desesperada. Hay siempre un indicio, una estrella que marca el

camino. Unos magos procedentes de Oriente, que no reyes, sino hombres curiosos y dados al estudio de los astros, se sorprenden ante la presencia de una estrella nueva, y sin pensarlo dos veces, se ponen en camino. Tienen que salir de su patria, abandonar su casa y sus comodidades y rutina, tienen que prescindir de sus propios prejuicios y dejarse guiar, emprendiendo la aventura de la fe: Dnde est el nacido rey de los judos? Esa es su pregunta y su inquietud, porque han visto su estrella, han visto una seal, un indicio... y han credo. Todos nosotros nos hemos dejado sorprender por una estrella en la vida. En los acontecimientos ordinarios -nunca pasa nada- o en momentos extraordinarios, en casa o en la escuela, en el trabajo o en el negocio, en el ocio o en el descanso, en el campo o en la ciudad... hemos visto la estrella, hemos tropezado con una pregunta, nos hemos cuestionado por la vida o por la muerte. Y hemos descubierto la seal. Aparentemente todo era normal, corriente, irrelevante, si queris; pero hemos visto algo y nos hemos dejado cuestionar donde muchos pasan de largo, sin ver y sin mirar. -VIERON AL NIO, CON MARA SU MADRE: Conducidos por la estrella llegaron a Jess. Vieron lo que cualquiera podra ver: un nio recin nacido en brazos de su madre. Pero adivinaron lo que muchos no quisieron o no pudieron, porque tenan miedo que fuera verdad. En el nio en brazos de su madre se detuvo la estrella que les guiaba. Vean al nio, pero creyeron que era el rey de los judos. Por eso le adoraron como a Dios. Y se es el gran misterio, que hoy festejamos con gozo. Muchos quieren ver a Dios para creer. Muchos piden seales, pruebas, hechos contundentes. Pero no se atreven a descubrir a Dios en un nio, en su prjimo, en el hombre. Y as no encontramos a Dios, porque no buscamos a Dios, sino que buscamos un dolo que se ajuste a la imagen de nuestros prejuicios. No entendemos que Dios es ms que todos nuestras ideas sobre Dios y que la nica imagen de Dios autntica es el hombre, hecho a su imagen y semejanza. Navidad y epifana son las dos caras de esta revelacin singular: Dios se ha hecho hombre, no una idea abstracta, sino un hombre de carne y hueso, un nio, uno como nosotros. El nico camino que conduce inequvocamente hacia Dios es el otro, el hombre, el hermano.

Cualquier rodeo por evitar al prjimo no lleva a Dios, sino a los dolos, a nuestros prejuicios sobre Dios. Los magos, que haban abandonado todo, encuentran todo cuanto buscaban en el nio en brazos de su madre. Se postran en su presencia y le abren su corazn y sus tesoros. Guiados por una estrella, han recorrido el camino de la fe, que es apertura y no cerrazn, es generosidad y no egosmo, es encuentro y no ensimismamiento: es en definitiva, amor. -SE MARCHARON POR OTRO CAMINO: CV/CAMINO: La demostracin de la fe es la conversin. No es posible creer y vivir como si tal cosa. La fe misma es ya una conversin radical, pues nos cambia desde la raz, de nuestra mentalidad. Por eso se manifiesta enseguida en las obras, en la conducta y en el talante. El que cree en Dios no puede vivir como si Dios no existiera o como si Dios fuera un superman o un remedio para todo a nuestra disposicin y conveniencia. Y el que cree en la paternidad de Dios, no puede vivir como si los dems no fuesen hermanos. Creer (CREER/QUE-ES), ms que un asentimiento a verdades formuladas en abstracto, es una forma de vivir. Y no hay forma de vivir sin alguna fe, aunque no sea precisamente religiosa. Quien no cree en Dios, cree en otra cosa como si fuese Dios, convierte en dolo un sucedneo, al que absolutiza y consagra su vida. El evangelista, como quien no dice nada, subraya ese cambio de ruta en el camino de los magos, que se vuelven por otro camino. No vuelven, pues, a las andadas. Y aunque es de suponer que regresan a su tierra y a su casa, no va a resultar nada igual. No podran vivir como si el viaje a Beln hubiera sido una ruta turstica. El camino les ha cambiado. Por eso cambian de camino, aunque parezca que siguen igual. La aventura de la fe inventa siempre nuevos caminos, porque va de sorpresa en sorpresa, de estrella en estrella, de pregunta en pregunta, siempre preguntando, buscando siempre. Por eso los que se las saben todas se quedan sin saber de la misa la mitad, porque han perdido la capacidad de sorprenderse, de preguntar, de buscar. Y as ya no pueden encontrar nada ms. Pierden el tiempo y la vida. La fiesta de la Epifana del Seor supone para nosotros el reconocimiento del Seor. No basta que Dios se nos manifieste, es

preciso que sepamos verlo donde se manifiesta: en un nio, en la pobreza, en la debilidad, en la inocencia, en el hijo de la mujer, en el hijo del carpintero. Y ese encuentro con Dios requiere de nosotros un cambio profundo. Si somos creyentes, no podemos seguir disimulando nuestra fe. Si creemos en la encarnacin del Hijo de Dios, no tenemos por qu andar buscando a Dios donde a buen seguro no est. Y Dios no est en nuestros prejuicios, en nuestros intereses, en nuestro lado ni al lado de los poderosos, sino al lado del dbil, de los pobres, del otro. Para encontrar a Dios, como los magos, tenemos que dejarnos conducir por la estrella, salir de nosotros mismos -de todo lo mo y lo nuestro-,para ir al encuentro de los otros, de todos los otros. Si nos decidiramos a amar al prjimo como a nosotros mismos, no nos resultara tan difcil creer en Dios. Pero, mientras tengamos vueltos los ojos y el corazn hacia nosotros mismos, ni podemos ver al prjimo ni podremos descubrir a Dios en un nio en brazos de su madre. EUCARISTA 1987, 3 6. ESTRELLA Y CAMINO: Los "reyes" ven la estrella y observan que en ella haba algo muy especial; atisban un mensaje, una noticia importante para su vida. En eso consiste la sabidura de esos "sabios" en que no slo ven la superficialidad de las cosas, no slo ven en la estrella una estrella y, ms tarde, en el nio, slo un nio, sino que en el fondo descubren algo ms, digamos que descubren la base y fundamento del conjunto que observan y, por eso, siguen sus huellas. En la sonrisa de una persona podemos ver no slo un rostro distendido, sino tambin una expresin amorosa. No cabe duda que todo el mundo tiene un rostro, una faceta, una cara: nuestra vida, nuestros encuentros, nuestras experiencias... En muchas cosas puede aparecer una estrella que indique el camino. Pero tambin ocurre que a menudo slo vemos los contornos de un asunto y no notamos la expresin, el contenido, el mensaje que se encuentra dentro. En esto consiste, pues -como decimos-, la sabidura de los sabios, en saber ver realmente lo que la estrella quiere indicarles. No ven en ella un simple

cuerpo celeste que por salir y ponerse es objeto de estudio, sino que tras l descubren una llamada, una provocacin, una revelacin. Que cmo reconocen eso? No cabe duda que en ellos existe ya un amor por las estrellas o, mejor dicho, por otro y mejor resplandor que de hecho puede tener la vida humana. Quiz ellos se esfuerzan en buscarlo por encima de sus propias vidas cuadriculadas. Magos son desde el momento en que su mirada y su atencin corren tras lo maravilloso de este mundo y del hombre. Una tal revelacin, una aparicin as desde el interior de la aparente superficialidad de las cosas necesita hombres abiertos, los magos se abren . Esto se puede decir en un doble sentido. Por una parte, se abren ante la aparicin del nuevo rey del mundo y se ponen en el camino de la vida. Por otra parte, se abren realmente en cuanto salen de s mismos y de su mundo para ponerse en el camino que seala la estrella, por donde ella les marca. Una estrella amanece en su vida y se ponen en marcha hacia Jerusaln donde encontrarn la luz de su vida. Todos los dems se cierran, se quedan en su mundo y en su casa; la cuestin sobre el fondo, es decir, sobre lo ms importante de nuestra vida no es importante para ellos y el mundo queda como est: ni cambia ni cambiar. Generalmente, siempre son slo unos pocos los que se abren y los que se ponen en camino. -DOS REYES. UNA ADORACIN: La estrella los lleva a Jerusaln. All les espera la mayor decepcin y tambin la ms importante decisin. Porque en Jerusaln encuentran dos reyes. En primer lugar, encuentran a Herodes, el que poco antes haba hecho ejecutar a sus hijos por miedo a perder el trono. Pero Herodes no est aqu en un primer plano; l es ms que nada un signo, una seal del poder, del xito, del prestigio, de la autosuficiente y el desprecio con todos sus medios. Y ante l se manifiesta de nuevo la sabidura de los sabios que no se quedan parados frente a las intrigas de aquel hombre, frente a su ambicin de poder y su mendacidad. No se detienen, pues, ante el primer rey que encuentran, porque no lo reconocen como tal para sus vidas; la estrella no les seala en l el sentido ltimo que buscan. La estrella sigue adelante y ellos van detrs, hasta encontrar al otro rey de los judos, un nio, sin poder y

necesitado de ayuda. Esa pobreza no les lleva a confusin. Ante l se postran y lo adoran. Y le ofrecen sus tesoros; su corazn, su entrega, su esfuerzo. Para ellos est claro que la epifana de Dios en la tierra no acontece en el poder y la riqueza del mundo, sino en la impotencia por causa del amor. Naturalmente, este es el fundamento de una gran noticia, de una gran alegra para ellos y para todos. -A CASA POR OTRO CAMINO: Los tres sabios o reyes vuelven a su tierra por otro camino. Esto es muy significativo: quien experimenta a Dios tan sencillamente y a la vez tan profundamente no puede volver a recorrer el mismo camino. Ellos dieron la espalda a Herodes con el que nada tenan que ver, ni del que nada queran saber. Hay ahora ms motivo para seguir el camino que marca la estrella: el camino del rey de reyes, que por nuestro amor se ha hecho pequeo, para que nosotros seamos grandes. Este es el amor universal que tal rey nos ofrece para que nosotros seamos pequeos en bien de los otros; un amor que se extienda a los que nos son difciles, no slo a los que nos caen bien, a los creyentes y a los que no lo son, a los cercanos y a los lejanos, a los conocidos y a los extraos. El que, segn los valores de este mundo, se hace aparentemente insignificante -ste es quiz el mensaje de hoy- y as se manifiesta por su estrella y con los magos, pero es el verdadero rey del mundo, se es el nico al que nosotros podemos aceptar como autntico rey de nuestra vida. Porque es su estrella la que dar a sta luz y pleno sentido. Aunque seguramente con esta luz tambin nosotros aparecemos como insignificante a los ojos de los poderosos y tendremos que elegir otro camino, lejos de sus intrigas. Es fcil que, si profundizamos en todo esto, reconozcamos el esplendor de una vida en Jess, no con Herodes. El futuro de Jess es garanta de que resucitaremos y seremos glorificados con l. Todos los dems "reyes" a la postre nos harn caer. EUCARISTA 1988, 3 7. -EL OTRO NOMBRE DE NAVIDAD:

Debemos esforzarnos para rescatar el autntico significado de la fiesta que celebramos. Como tantas otras, y quizs ms que ninguna esta fiesta, llamada vulgarmente da de Reyes ha sido mercantilizada y degradada. De ah la urgencia y el esfuerzo que tenemos que hacer para recuperar su sentido originario. Para los creyentes la Epifana es el otro nombre que recibe la Navidad, el nombre que le dieron las iglesias orientales desde el principio. Si la Navidad, fiesta de origen latino, alude al nacimiento: "La Palabra se hizo carne y acamp entre nosotros", Epifana significa manifestacin y sugiera la idea de alumbramiento o de dar a luz: "y hemos visto su gloria, gloria propia del Hijo del Padre, lleno de gracia y de verdad". Por consiguiente, la metfora bblica de esta fiesta es la luz: "la gloria del Seor que amanece sobre Jerusaln", "la revelacin del misterio escondido", la estrella de los magos que vienen de oriente... Por el nacimiento de Jess en Beln creemos que la Verdad de Dios, la Palabra, es un hecho, una vida, y no slo una doctrina. Por la manifestacin del Seor reconocemos que esa vida, ese nacimiento, trasciende el marco domstico y familiar y pertenece a la historia de salvacin. El Hijo de Mara es noticia, la Buena Noticia. -GUIADOS POR UNA ESTRELLA: VOCA/ESTRELLA Jess nace en Beln para todos los hombres, para los de cerca y para los de lejos, para los judos y para los gentiles, para los pastores y para los magos que vienen de oriente. No hay acepcin de personas. Pero los primeros en recibirlo van a ser los pobres, los pastores, para que se vea que "los pobres son evangelizados", como haba dicho el profeta Isaas. Y, despus, llegarn los magos guiados por una estrella. La estrella que nos conduce a todos es la que nos saca de casa, del acomodo en bienes y opiniones, de las certezas humanas y demasiado humanas, de la pretensin de poseer la verdad. Es la pregunta que busca y nos pone en camino, ms all de nuestros prejuicios e intereses, no el interrogatorio que inquiere y persigue. Es la pregunta en la que se formula el deseo y la esperanza no el interrogatorio en que se pone en guardia el recelo y el miedo. Herodes interroga a los magos y termina persiguiendo a los nios inocentes. Los magos preguntan. Herodes se sobresalta y, con l, toda la ciudad de Jerusaln,

pero los magos se llenan de inmensa alegra al salir de esa ciudad y ver de nuevo la estrella. Para hallar la verdad que nace en Beln de Jud, hay que salir de los muros y de los convencionalismos, guiados por esa estrella, por esa pregunta, que nos hace peregrinos y mendigos de la verdad, hambrientos de ella y no poseedores y satisfechos de nuestras pobres verdades. -VAMOS A BELN: Los que se creen en posesin de la verdad lo nico que hacen es ensear "sus verdades" despticamente al pueblo. Este despotismo ilustrado es la contradiccin manifiesta de la estrella de los magos. Estos dejaron atrs su sabidura para buscar la sabidura de Dios. No fueron a Beln cargados de razn, sino preocupados y encaminados por una pregunta. Se acercaron al pesebre de Beln para contemplar la verdad hecha carne, no para llevar a su escuela al nio de Jos. Si la Palabra de Dios se hace carne entre los pobres, y estos son los primeros evangelizados, debemos acercarnos a ellos con ms preguntas que respuestas. Con el nimo de aprender lo que realmente importa a todo el mundo, de ver en su praxis, en su lucha, cmo se abre camino y se hace carne la promesa de Dios. Debemos acercarnos para aceptar su punto de vista, para abrazar su causa y comprometernos en ella. Para ponernos en su lugar, y por lo tanto, en el lugar donde podamos ser evangelizados. EUCARISTA 1981, 3 8. Celebramos la Manifestacin del Seor. El es la Verdad que ha venido al mundo. No se trata de aquellas verdades que el hombre puede encontrar en el mundo tras largas y complicadas investigaciones, sino de la Verdad que estaba junto al Padre y que en un momento histrico hizo su entrada en el mundo, ofrecindose a todos los hombres. No es la lmpara que encendemos para iluminar nuestro sendero, sino la luz que ha amanecido para todos, descubrindonos el camino e invitndonos a la marcha. Isaas, en la primera lectura de hoy, describe poticamente ese amanecer del Seor sobre Jerusaln. A su luz todos los pueblos, que

yacan en la oscuridad y en las sombras de la muerte, se levantan de su postracin y gozosamente emprenden el camino hacia Jerusaln. Precisamente este hacerse presente y manifiesta la Verdad en el mundo hace posible que los hombres podamos caminar a su encuentro. Bellamente lo haba dicho San Agustn-SAN: "Yo no te buscara, si t ya no me hubieras encontrado". Este es el acontecimiento que hoy celebramos: existe la Verdad en el mundo. El Verbo de Dios se ha hecho hombre y no slo existe ah, en el mundo, sino que existe para nosotros, nos sale al encuentro como luz que ilumina a todo hombre que viene a este mundo. Por eso, a todos, sin distincin de ninguna clase, nos es dado el correr al encuentro de la Verdad, que nos invita, nos alienta y nos va desbrozando el camino. Todos los esfuerzos de los hombres a travs de los siglos, todos nuestros propios esfuerzos por salir de las sombras de la duda, encuentran hoy su justificacin y su culminacin. Tenemos razn los hombres en buscar la Verdad, porque la Verdad est entre nosotros. No es esto motivo de gozo? La aparicin de la Verdad en el mundo despierta el inters de los hombres, porque no se trata de una verdad terica, no es una frase verdadera, ni siquiera un simple hecho verificable. Es mucho ms: es Cristo, la Verdad encarnada. Y una tal verdad, "Dios con nosotros", compromete nuestra vida, nos saca de quicio, nos invita a caminar tras de ella, a salir de nuestro aburguesamiento, a despojarnos de nuestra comodidad, a renunciar a "nuestras verdades". Por eso, no todos los hombres responden de la misma manera. San Mateo nos refiere el caso de los Magos. Ellos buscan la Verdad, han visto su luz, se han dejado iluminar por ella y se ponen en camino. Atraviesan las soledades del desierto y los desiertos del politiqueo e inquietud de la ciudad. MIEDO/VERDAD: Siguen su camino, a pesar de que muchos se quedan tranquilamente en casa, incluso aqullos que tericamente saban del acontecimiento. Su camino les llev hasta la Verdad y llenos de gozo se rindieron ante ella y la adoraron, pero Mateo refiere tambin la actitud de Herodes. Aquel usurpador del trono de David tiene miedo de la verdad, tiene miedo de perder su posicin, su nivel de vida, su rango real. Por eso se conmueve y con l toda Jerusaln. Pero como tiene

miedo de la verdad, decide aplastarla, recurriendo incluso a la injusticia del asesinato en masa de los inocentes. Herodes y los Magos tipifican dos actitudes contrarias ante la Verdad: la de aqullos que la aman y la buscan sinceramente, poniendo en juego toda la vida, y la de aqullos que la temen y recurren a todas las astucias, hasta la injusticia, para liquidar la verdad del mundo. Nosotros, los cristianos, nos ufanamos de poseer la verdad, como si furamos los propietarios en exclusiva de la luz, como si furamos ya la luz. Pero la luz, la Verdad, es Cristo. Nosotros somos slo testigos de la luz, de la verdad. Todos los hombres de buena voluntad caminan a la luz de esta Verdad nica que es Cristo. pero mientras muchos -cristianos annimosrecorren su camino sin reparar en la luz que les alumbra, nosotros -los cristianos- caminamos y sabemos que esa luz es Cristo. El es la Verdad abierta para todos los hombres. Nosotros lo sabemos y somos testigos, tenemos que ser testigos de que la Verdad, la nica, est ya con nosotros. Llenos de regocijo, vamos a dar gracias a Dios. EUCARISTA 1970, 9 9. COLECTA: HOY ES EL "DA DE LAS MISIONES". Segn la liturgia, hoy es el da de las Misiones. Si nos hubisemos fijado bien en ello, no hubiera sido necesario instituir el "Domund" en un domingo que no tiene nada que ver con este tema. La liturgia de hoy ve en aquellos tres magos llegados de lejanos pases de Oriente la representacin de los paganos convertidos al cristianismo, que ocuparan el puesto de los judos, que en su gran mayora no aceptaron al Mesas cuando vino. Vino a su casa y los suyos no le recibieron, mientras que los que no eran de los suyos se hicieron suyos. Los de lejos llegaron antes que los de cerca: los dirigentes de Jerusaln, los letrados, los grandes sacerdotes, escrutan las Escrituras, interpretan las profecas sobre el Mesas prometido, son capaces de indicar el buen camino a los extranjeros que llegan preguntando por el rey de los judos recin nacido... pero ellos no van! Hacia el final del libro de

Isaas, un jubiloso orculo que hemos escuchado como primera lectura, contemplaba la luz del Seor resplandeciente sobre Jerusaln, mientras las tinieblas del paganismo cubran las naciones, y todos los pueblos de la tierra que se acercaban a su luz, y los reyes que buscaban el resplandor de su aurora. Al no ser recibido por los judos, el que ha nacido rey de los judos ser rey de todos los hombres, de todos los pueblos, de todos los siglos. Todo esto lo expresa la oracin colecta diciendo que "por medio de una estrella (Dios) revel a su Hijo Unignito a los pueblos gentiles". Slo que en nuestros das los no creyentes ya no estn tan lejos. Ya no estn solo en la China, la Polinesia, el frica o la selva del Amazonas, sino que llenan nuestras ciudades descristianizadas. Pero vayamos con cuidado a despreciarles: por muy catlicos practicantes que creamos ser nosotros, podra ocurrirnos como a los judos practicantes de Jerusaln, que los magos se les adelantaron en el camino que conduce a Jess. El gran misterio secreto que las generaciones pasadas no haban conocido es, deca San Pablo a los Efesios, "que desde ahora, por el evangelio, todos los pueblos, en JC, participan de la misma herencia, forman un mismo cuerpo y comparten la misma promesa". La Iglesia es portadora de un mensaje que no es slo para ella, para quienes estn ya dentro de ella. La Iglesia, por decirlo con palabras de la oracin colecta de hoy, es ella misma la estrella por la que Dios revela a su Unignito a todos los no creyentes, tanto a los de pases lejanos como a los que estn ms cercanos a nosotros. ORACIN SOBRE LAS OFRENDAS: NUESTROS PRESENTES Y EL SACRIFICIO DE CRISTO. El colocar sobre el altar el pan y el vino para la Eucarista, nos acordamos de las ofrendas que los magos haban trado de muy lejos para homenajear al Salvador del mundo recin nacido, y pensamos en lo que nosotros nos disponemos a ofrecer al Padre: no ya oro, incienso y mirra, ni tampoco meramente pan y vino, sino "Jesucristo al que aquellos dones representaban y que ahora se inmola y se da en comida". El verdadero y gran ofertorio no es cuando presentamos el pan y el vino, sino cuando, despus de la consagracin, decimos a Dios que le ofrecemos el pan de vida y el cliz de la salvacin, el memorial

de la muerte y resurreccin de Jesucristo. No slo lo hace el sacerdote; lo hacemos todos. No slo ofrecemos a JC muerto y resucitado por nosotros; con l nos ofrecemos a nosotros mismos. Dice el Vaticano II que debe procurarse que los fieles no asistan a la eucarista como mudos y extraos espectadores "sino que aprendan a ofrecerse a s mismos al ofrecer la hostia inmaculada, no slo por manos del sacerdote, sino junto con l". (Sacr. Conc.48). Estos das muchos intercambian obsequios, recordando el gran regalo que Dios ha hecho a la humanidad: su Hijo nico. En JC, Dios no slo "ha" dado, sino que "se ha" dado. As nosotros no debemos quedarnos slo en dar, sino que debemos darnos, tanto a Dios, en la Eucarista, como al prjimo, en la vida. POSCOMUNION: TODO CRISTIANO ESTA LLAMADO A LA CONTEMPLACIN. La oracin colecta ha pedido que "los que ya conocemos (a Dios) por la fe podamos contemplarle un da cara a cara" como los magos, que hicieron el camino guiados por la estrella. Tambin nosotros caminamos, en la fe, guiados por la Palabra y los sacramentos, y cuando lleguemos a nuestro trmino, a la gloria, no necesitaremos ya ni la Eucarista ni la Escritura, ni los dems sacramentos. Por esto diremos en la oracin despus de la comunin: "Que tu luz nos gue siempre, Seor, para que contemplemos el misterio del que hemos participado". HILARI RAGUER MISA DOMINICAL 1980, 1 10. Desde sus orgenes la solemnidad de la Epifana ha contado con gran variedad de aspectos -reducidos entre nosotros a nivel popular al episodio de la adoracin de los magos- que hacen difcil un enfoque central y unitario. "De todos modos, en su evolucin histrica, la Epifana ha conservado en gran modo su carcter de solemnidad antigua, ideolgica, trascendiendo los episodios histricos que son su objeto: es la celebracin de la manifestacin, en general, de Dios a los hombres en su Hijo, es decir, la primera fase de la redencin"

(Alexandre OLIVAR, el nuevo calendario litrgico, Estela, Barcelona, 1970. p. 46). De acuerdo con este tema central, podemos orientar la homila segn dos aspectos de la manifestacin de Dios a los hombres: su carcter humilde y poco espectacular, y su dimensin universal. 1) LA MANIFESTACIN DE DIOS ELUDE TODA ESPECTACULARIDAD. Tradicionalmente son tres las manifestaciones que celebra la Epifana: la adoracin de los magos, el bautismo de Jess, el milagro de Can, como podemos ver en la antfona del cntico de Mara correspondiente a las segundas vsperas de la solemnidad: "Celebramos un da santificado por tres milagros: hoy la estrella condujo a los magos, hoy el agua se convirti en vino, hoy Cristo fue bautizado por Juan en el Jordn, aleluya". (Actualmente, sin que la Epifana deje de conmemorar los tres aspectos, el bautismo es especialmente recordado el domingo siguiente, y las bodas de Can en el evangelio del otro domingo correspondiente al ciclo C). Si nos fijamos bien en ello, las tres manifestaciones tienen un cariz comn: son apariciones de Dios no en poder y en gloria, sino en humildad y ausencia de espectacularidad. Jess se presenta a los magos, que traen presentes esplndidos, como un nio impotente y dbil. Cristo obra su primer milagro en el marco de una fiesta popular y familiar. El Hijo de Dios se coloca en la cola de los pecadores, que se someten al bautismo de penitencia. No hay nada, en ninguna de estas manifestaciones, que evoque pujanza, riqueza o dominio. Son manifestaciones de un Dios bien extrao. Es que a Dios no le ha dado miedo el escndalo de los puritanos, de aquellos que lo habran hecho de un modo bien diferente. Si es que Dios deba manifestarse, la mentalidad meramente natural y humana habra preparado un modo bien abierto e irrebatible. Pero los pensamientos de Dios no son los pensamientos de los hombres. Este estilo epifnico de Dios tiene una repercusin bien clara en el campo eclesial, puesto que la Iglesia contina en el mundo la manifestacin de Dios entre los hombres. Tambin ella corre el peligro de caer en la tentacin de la espectacularidad, pero los cristianos debemos comprender que tanto ms manifestaremos la verdadera

presencia de Dios cuanto menos nos presentemos al mundo con voluntad de poder y dominio y ms bajo los velos humildes del servicio y el amor. 2) LA MANIFESTACIN DE DIOS TIENE UNA DIMENSIN UNIVERSAL. El Evangelio de la Epifana es, en su totalidad, una parbola que de un modo plstico quiere que nos demos cuenta de un aspecto esencial del mensaje de la Buena Nueva. Como en cualquier parbola, la ancdota es secundaria y lo verdaderamente importante es la intencin teolgica de la narracin. Tras la escena pintoresca de unos personajes misteriosos que vienen del Oriente para rendir homenaje al nio nacido en Beln, se encuentra lo mismo que, en lenguaje diferente, nos dicen las otras dos lecturas, y que podemos resumir as: la manifestacin de Dios se dirige a todos los hombres y pueblos de la tierra y no conoce fronteras de ninguna clase. En efecto, Isaas, usando el gnero de la poesa potica, dice "Caminarn los pueblos a tu luz; los reyes al resplandor de tu aurora. Levanta la vista en torno, mira: todos sos se han reunido, vienen a ti: tus hijos vienen de lejos, a tus hijas las traen en brazos". Y san Pablo, en un estilo ya directamente teolgico, afirma: "Se me dio a conocer por revelacin el misterio que no haba sido manifestado a los hombres en otros tiempos, como ha sido revelado ahora por el Espritu a sus santos apstoles y profetas: que tambin los gentiles son coherederos, miembros del mismo cuerpo y partcipes de la Promesa en Jesucristo, por el Evangelio". Los magos del relato evanglico son una representacin de todos estos pueblos -en esto resulta muy acertada la intuicin popular, que atribuye a cada uno de los magos una raza diferente- que han odo el anuncio del evangelio y que se disponen a destruir para siempre las barreras de separacin. De este modo la Epifana se convierte en la fiesta de la universalidad de la salvacin y, por tanto, de la catolicidad de la Iglesia. Universalidad y catolicidad que en modo alguno significa uniformidad, sino que respeta y promueve las ricas diferencias de raza, lengua y cultura. JOAN LLOPIS MISA DOMINICAL 1979, 1 11.

UNA ESTRELLA PARA TODOS El panorama que nos ofrece este ao que empieza, no podemos decir que ser halageo. Muchedumbres arrancadas, desplazadas del lugar donde vivan, van por el mundo en busca de pan, de techo, de trabajo; nios, millones de nios, mueren de hambre, o a causa de enfermedades que podran ser curadas: o malviven sin hogar, sin escuela, sin alegra. Cantidad de gente que sufre por fuera y por dentro: crucificados por la enfermedad, acorralados por los problemas, la soledad o el rechazo. Muchos -demasiados- puntos de guerra y de violencia en el mapa del mundo, fuentes permanentes de tragedia, generadores de espirales de odio... No habr quien acoja a toda esa gente desarraigada, quien diga alguna vez a esos nios hijo mo!, quien encuentre una salida para tanto dolor y tanta muerte? Hay camino! Es la alegre noticia que brota hoy de la Palabra hecha carne. Se ha encendido una luz en Beln, pequea aldea de Jud. Un punto de luz, pequeo y casi escondido al principio, pero que est llamado a crecer, a derramarse por el mundo. Una luz que va a plantar batalla a todas las angustias del hombre, a todos sus males, hasta a la misma muerte. Hay salida! Es el grito de nuestra fe, frente a tantas profecas de calamidades que ensombrecen la aurora de este Ao Nuevo. "Hemos visto salir su estrella, y venimos a adorarlo". Hemos prestado atencin a su llamada y, dejando el calorcillo de nuestra cmoda pasividad, hemos andado un largo camino de preguntas, de cansancios, de ilusin tambin, de mucha ilusin. Una maravillosa aventura en la que no ha faltado el sabor triste de la traicin, ni el espejismo de otros falsos caminos, ni la duda, ni el miedo; en la que muchos, rendidos, se han ido quedando en la cuneta. Unas veces, la estrella nos mantena en alto la esperanza; otras, cuando la estrella se esconda, haba que aguzar el ingenio, preguntar ac y all, apretar los dientes y seguir caminando. Hemos tenido que vencer, todava, una ltima tentacin: la de sentirnos decepcionados ante el estilo sencillo y pobre de esa luz descubierta; pero hemos logrado abrir los ojos de dentro, y reconocer la inmensa fuerza, el todopoderoso amor que se

ocultaba en aquel Nio que, en brazos de su Madre, se nos ofreca. Y le hemos dado todo cuanto tenamos. Ms an, nos hemos puesto a sus rdenes para una misin que ha de llenar el resto de nuestra vida: la de ser "estrellas", para que otros lo puedan encontrar. Porque esta luz que nace en Beln no es slo para unos pocos privilegiados. Esta luz trae ya, desde su humilde principio, el talante inconfundible de la universalidad. "Tambin los gentiles son coherederos". Tardar ms o menos: depender de la resistencia que encuentre en el corazn de los hombres, de que sean muchos o pocos los que respondan a esa llamada a ser "estrellas" -misioneros- para otros. Pero algn da, con toda certeza, todos los pueblos de la tierra levantarn la cabeza: vern, ellos tambin, que una estrella los llama. Y se pondrn en camino hacia la luz, hacia la libertad. Sabrn que ha sonado, por fin, la hora de la esperanza. JORGE GUILLEN GARCIA AL HILO DE LA PALABRA Comentario a las lecturas de domingos y fiestas ciclo B. GRANADA 1993. pg. 33 s. 12. FE/LUZ/EPIFANIA Quisiera invitaros a fijar vuestra atencin en dos aspectos de esta maravillosa historia que nos acaba de narrar el evangelio de san Mateo. Uno es el hecho que estos misteriosos Magos de Oriente emprendieran un largo y aventurado camino movidos slo por aquella ntima esperanza de que la nueva estrella que ellos -sabios que crean en la astrologa- haban descubierto guiara sus pasos por tierra extranjera. El otro aspecto que deseara proponer a vuestra atencin es la "inmensa alegra" que nos dice el evangelio les llen al llegar al final de su camino y hallar al nio. -Un largo camino. Me parece que todos nosotros somos invitados somos llamados- por Dios a recorrer un largo y dira que tambin aventurado camino. Nosotros no siguiendo la luz de una estrella sino una luz ms firme y segura: la luz de nuestra fe. Pero aunque sea ms firme y segura, sin embargo no nos resuelve todos nuestros

problemas, no responde a todas nuestras preguntas, no nos suministra soluciones para todo. Porque la fe es una luz que gua para caminar, no para quedarnos parados. Gua para aventurarnos -con plena confianza pero no con plena claridad- por este largo y a menudo difcil camino que es toda nuestra vida, da tras da, semana tras semana, ao tras ao. Un camino que es de continua bsqueda por conocer mejor a Dios y por amar ms al hermano. Sabemos que nos engaamos si pensamos que conocemos lo bastante a Dios y que amamos suficientemente al hermano. Nos engaamos si nos detenemos en nuestro camino cristiano. "Epifana del Seor" -el ttulo de la fiesta de hoy- significa, como sabis, "manifestacin del Seor". Celebramos que Dios se nos ha dado a conocer y se ha hecho presente en el hombre Jess, nacido en Beln, hijo de Mara. Dios se nos ha manifestado, se nos ha dado a conocer, pero cada uno de nosotros est slo a los inicios de nuestro camino personal por captar y vivir esta manifestacin, esta presencia de Dios. Por ello es siempre necesario que progresemos en nuestro camino de conocimiento de esta manifestacin de Dios en Jess, progresemos en este conocimiento que cuanto ms crezca ms se traducir en amor real hacia los dems. -Una ntima alegra. Y este camino que debe hacer cada uno de nosotros -por esta tierra extranjera que es siempre nuestro mundo-, aunque est guiado por la luz de la fe que el Padre sembr en nosotros como semilla destinada a crecer, sin embargo puede pasar por etapas de oscuridad, de duda, de tribulacin, de problemas. La fe ni es un tranquilizante ni es un seguro contra todo accidente. Pero, sea como sea, tambin es verdad que en este camino de fe podemos tener siempre en nosotros una profunda y radical alegra. Como aquella "inmensa alegra" que penetr a los Magos all en Beln. Es la alegra de sabernos de algn modo -de un modo misterioso pero real e ntimo- en comunin con un Dios que nos ama y que, puesto que se encarn, que se hizo uno de nosotros, comparte nuestro difcil y aventurado camino.

El hecho de que Dios se nos haya dada a conocer, se haya manifestado, el hecho que nosotros creamos en esta manifestacin que es Jesucristo, el hecho que tengamos fe, decamos que no da respuesta a todos nuestras preguntas ni resuelve todos nuestros problemas. Pero s nos da -nos debera dar- la ntima seguridad de sabernos amados por Dios y de sabernos llamados a vivir en comunin de amor con los hermanos. Y pregunto: puede existir mayor y mejor alegra que sta? Los nios, hoy, en esta fiesta tan suya, nos dan un ejemplo: su alegra es contagiosa, es comunicativa. De ellos nosotros, los adultos, podramos aprender esto: que tambin sepamos comunicar, contagiar, la alegra ntima y profunda que nos ha dado Dios al regalarnos a su Hijo Jess. Que aquellos que conviven con nosotros, en los diversos mbitos de nuestra vida de cada da, puedan captar de algn modo que en el corazn de cada cristiano hay una luz de alegra. Una alegra que, como hemos dicho en la primera oracin de la misa de hoy, esperamos que llegue a su plenitud cuando, al final del camino de nuestra vida, contemplemos "cara a cara, la hermosura infinita" de la gloria de Dios. Cada vez que comulgamos con el cuerpo y la sangre de Jess recibimos el alimento para nuestro camino de ahora, pero tambin la prenda -en anticipo- de la comunin plena en la tierra de Dios que es el cielo. Hermanas y hermanos: celebramos con fe y con alegra la Eucarista del Seor. JOAQUIM GOMIS MISA DOMINICAL 1990, 1 13. -Contemplar la Gloria del Seor En realidad, el centro de la lectura evanglica, determinada adems por las dos primeras lecturas, es la revelacin de la gloria del Seor a todos los pueblos. Por dos veces el pasaje escogido por la liturgia de la fiesta de la Epifana como evangelio (Mt 2, 1-12) subraya la intencin de los magos venidos de Oriente: prosternarse ante el Seor. El peligro del maravilloso relato de la Epifana est en desviarnos en el estudio exegtico de los hechos y de los signos: Los magos, su nmero y su

nombre, la estrella, los dones y muchos otros problemas conexos tienen, s, una importancia que no debera ignorarse. La eleccin de la liturgia, aun apoyndose en estas investigaciones, los sobrepasa dndoles un significado vital. Se trata de la manifestacin al mundo del Cristo Seor y de la adoracin por el mundo entero de ese mismo Nio-Rey. Pero no es tanto el pasado lo puesto en cuestin, cuanto el presente para el futuro. Porque el relato es proclamado por la liturgia como actualizacin de un pasado, actualizacin dinmica que ha de impeler a todas las naciones a adorar al Seor y a reconocer su gloria. La liturgia tiene una visin escatolgica de esta adoracin de la gloria de Dios que se manifiesta, y en ella piensa al proclamar este evangelio: considera al actual pueblo de Dios, al mundo entero que camina hacia el momento en el que aparecer definitivamente la gloria de Dios y en el que se realizar la adoracin perfecta. El misterio pascual no tiene, en efecto, ningn otro objetivo: reunir y reconstruir el mundo para la adoracin del Seor de gloria. Tal vez la proclamacin de este evangelio nos pueda proporcionar un claro ejemplo de la funcin que tiene la celebracin litrgica de la Palabra en la cual el mismo Seor actualiza un pasado para conducirnos hacia lo definitivo. El profeta mismo, por otra parte, propona ya una visin escatolgica cuando describe a esas naciones marchando hacia la luz y los reyes caminando hacia la claridad de la aurora. A la vez, la lectura nos hace sentir la presencia divina en esta Jerusaln en la que se renen por fin todos los hombres. Porque Jerusaln es la madre de los hijos dispersos a los que vemos aqu reunirse. Todas las naciones acuden a Jerusaln, tambin las paganas, todas quieren caminar hacia Jerusaln, hacia el Seor y su gloria. Este tema de la reunin final es, adems, frecuente en el Antiguo Testamento, por ejemplo en Isaas 2, 1-4 y 66, 18-21, en Zacaras 14, 16 Y nosotros, cristianos, encontramos aqu nuestra Jerusaln celestial de la que habla san Pablo y a la que presenta como madre nuestra (Ga 4, 26). En este comienzo del misterio pascual, la Iglesia ve ya la visin apocalptica de unos cielos nuevos y de una tierra nueva; la Ciudad santa, Jerusaln nueva desciende del cielo, de junto a Dios,

engalanada como una novia ataviada para su esposo (Apoc 21, 1-2). La gloria de Dios la ilumina y su lmpara es el Cordero. Las naciones caminarn a su luz, y los reyes de la tierra irn a llevarle sus tesoros (Apoc 21, 24). Y el salmo 71, elegido como salmo responsorial, tiene por objetivo cantar esta realidad futura ya comenzada en el presente como actualizacin de un pasado: Se postrarn ante ti, Seor, todos los reyes de la tierra Que los reyes de Tarsis y de las islas le paguen tributos... que se postren ante l todos los reyes y que todos los pueblos le sirvan. -El misterio revelado a todos Se nos invita, pues, a conocer los misterios de Cristo. San Pablo nos confa que la gracia de Dios que le ha sido otorgada es sta: "Se me dio a conocer por revelacin el misterio... (de Cristo)" (Ef 3, 2 ... 6). Es la enseanza que nos da el Apstol en este da de la Epifana. Esta vez es a nosotros a quienes el Seor ha dado a conocer los misterios de Cristo. Pero esta marcha se realiza en fe. La estrella es seal para los magos, y parten, sin buscar ms, hacia el sitio donde desean prosternarse. El signo produce efectos diversos en este pasaje del Evangelio. Para los magos, la estrella es revelacin y helos ah en camino para dar gloria a Dios. A Herodes, el signo le lleva a la ceguera. La claridad de la estrella no consigue disipar las tinieblas de su pasin; en la estrella ve una amenaza para su reino, all donde los magos, en fe, ven la gua hacia el objetivo de toda vida humana que quiere ser saciada. Los magos llevan al Seor el signo de su homenaje inscrito en los dones tradicionales. Todas estas actitudes tienen mucho que ver con nosotros: ver la estrella, no rehuir su luz, creer en el signo enviado por Dios, ponerse en marcha para prosternarse y adorar y ofrecernos bajo el signo de los dones eucarsticos que representan nuestra donacin para la gloria del Seor.

La Epifana no es, pues, una celebracin triunfalista de la Iglesia que piensa tener la suerte de apropiarse del Dios de gloria. La festividad es humilde, y la Iglesia ante la iluminacin de la estrella se pregunta si cumple su funcin, si obedece al signo, si est siempre en camino para adorar al Seor, si es esa su funcin central y predominante, si es ese el desenvolvimiento esencial del cristiano: desligarse de todo, en la fe, para partir, adorar y ofrecerse al Seor. El examen de conciencia puede ir hasta un realismo extremo. Que cada uno de nosotros lo verifique por su cuenta. Va en ello el significado de la existencia cristiana. -Las naciones caminan hacia Jerusaln En el evangelio proclamado en la liturgia se trata de una visin escatolgica, lo mismo que escatolgica es la visin que nos presenta la 1. lectura (Is 60. 1-6). Jerusaln es la ciudad definitiva y la intencin de la liturgia es tan claramente escatolgica que ha aadido al texto la palabra misma de "Jerusaln". El texto original dice: '~Levntate, brilla". La adicin del trmino "Jerusaln" orienta nuestra lectura lo mismo que orient nuestra escucha del evangelio. Esa gracia de luz concedida a san Pablo, la ha recibido para comunicrnosla y constituye su misin esencial. Es la misin de todo bautizado. Bautizados en Cristo Jess, entramos en el conocimiento de sus misterios. Todo sacramento es adems una Epifana, una estrella, signo de un misterio. La luz de la revelacin de los misterios de Cristo debe ser transmitida y los paganos estn asociados a la misma herencia que los judos. Todos nosotros podemos participar la misma promesa de la reunin definitiva en la Jerusaln celestial para adorar la gloria del Seor. Lo hacemos ya al celebrar la Eucarista y la antfona de comunin nos hace cantar "Hemos visto salir la estrella del Seor y venimos con regalos a adorarlo". Las oraciones de la misa se dirigen al Padre en este sentido "...concede a los que ya te conocemos por la fe poder gozar un da, cara a cara, de la hermosura infinita de tu gloria (Oracin). Que tu luz nos disponga y nos gue siempre, Seor, para que aceptemos con fe pura y vivamos con amor sincero el misterio del que hemos participado" (Oracin despus de la comunin).

-Cristo, luz de las naciones El prefacio del da de la Epifana canta la iluminacin de los pueblos. Es una plegaria de inspiracin romana, en la que hallamos el aspecto principal bajo el que la liturgia considera la Epifana, demostracin de Cristo, revelacin de su misterio a todos los pueblos. Pero el prefacio insiste en la manera de manifestarse Cristo; lo hace de una forma que ser decisiva para la Iglesia y para todos los que le buscan: se ha manifestado en nuestra naturaleza mortal. A partir de ah, empieza la vida sacramental de la Iglesia y Cristo es verdaderamente "sacramento del encuentro de Dios". Esa luz de la Epifana se contina, pues, en la Iglesia. Y quiere tambin decir que Cristo, al revelarse a nosotros tomando nuestra carne mortal, nos ha recreado. Esa es la justificacin de la celebracin de la Epifana, no como simple recuerdo, sino como "sacramento", como actualizacin de un misterio que podemos ahora vivir intensamente, porque va ntimamente ligado al misterio pascual de reconstruccin del mundo. A veces las traducciones debilitan el significado del texto original; preferimos por eso dar aqu el texto original: "et, cum substantia nostrae mortalitatis apparuit, nova nos immortalitatis eius gloria reparasti": "pues, al manifestarse Cristo en nuestra carne mortal, nos recreaste por la gloria nueva de su inmortalidad"; la frase tiene as el mrito de conservar las oposiciones que proceden del significado realista del misterio pascual. Ya el canto de entrada proclama la manifestacin de la gloria en este da: "Mirad que llega el Seor del seoro: en la mano tiene el reino, y la potestad y el imperio". Esta visin de la gloria es la que ha dado la luz a las naciones que "han visto su gloria, gloria que recibe del Padre como Hijo nico". ADRIEN NOCENT EL AO LITURGICO: CELEBRAR A JC 2 NAVIDAD Y EPIFANIA SAL TERRAE SANTANDER 19792.Pg.121-124 14. HA VENIDO PARA TODOS Para quin ha venido Cristo Jess? Para todos los pueblos de la tierra. Esta es la respuesta de las lecturas que acabamos de escuchar. No slo

para Israel: tambin para los paganos. No slo para los cristianos: tambin para los dems pueblos y religiones. Para los hombres de toda raza y condicin. Lo que hoy celebramos en la fiesta de la Epifana, es la MANIFESTACIN DE JESS a los pueblos de la tierra, representados en los magos de Oriente. Con un lenguaje potico y entusiasta lo haba anunciado ya ISAIAS y lo hemos escuchado en la primera lectura: "levntate, Jerusaln, que llega tu luz, y todos los pueblos caminarn a tu luz: todos esos se han reunido y vienen a ti". Ahora no es Jerusaln, la capital de Israel, la que atrae a los paganos. Es Cristo Jess, el Salvador, el que se ha convertido en el centro de la humanidad. Precisamente los que venan del Oriente en su busca no han encontrado acogida en Jerusaln. Ha sido cuando han visto al Nio en brazos de su Madre cuando se ha alegrado su corazn y se han postrado a adorarlo. -TODOS FORMAMOS EL MISMO CUERPO. Todo eso, como nos ha dicho SAN PABLO, responde al plan de Dios: el "misterio", como lo llama l, que estaba escondido durante siglos y que ahora se ha manifestado en Cristo Jess: "que tambin los paganos son miembros del mismo cuerpo: son coherederos, copartcipes de la promesa en Jesucristo." Es una de las ideas de las que Pablo est ms convencido. Todos formamos el mismo cuerpo de Cristo. Todos somos coherederos con l de las promesas de Dios. Todos somos hermanos en la nica familia de Dios, porque ha aparecido entre nosotros el Hijo de Dios, hecho hermano nuestro. Esto es lo que hoy celebramos: que Cristo se ha manifestado como salvador de todos. -NO SOMOS UNIVERSALES DE CORAZN. Nos conviene esta fiesta de la Epifana, porque no nos resulta fcil ser universales en nuestra conducta con los dems. No lo somos A NIVEL ECLESIAL. Encerrados en nuestro grupo, apenas nos damos cuenta de que Dios ha llamado a la fe de Cristo a hombres de todos los colores, pertenecientes a naciones que apenas conocemos, de culturas que nos resultan misteriosas: pases del este de Europa, del frica, del Asia, de Amrica... La Iglesia de Dios es universal. No es patrimonio de ninguna

cultura. Tambin en el tercer Mundo est viva la comunidad cristiana, y muchos de sus habitantes creen en el mismo Jess en quien creemos nosotros. Tambin otros de nuestra parroquia que no pertenecen a nuestro grupo tienen fe y siguen a Cristo Jess. Nadie tiene la exclusiva. Adems, esta actitud de apertura nos viene muy bien en NUESTRO PEQUEO MUNDO DE CADA DA. Porque no somos pluralistas y abiertos. Nos cerramos en nuestras ideas, en nuestros gustos, y a los que no coinciden con nosotros los excluimos o los ignoramos. No ser tal vez por el color de la piel, pero la discriminacin la ejercemos muchas veces por las opciones polticas, las ideologas religiosas, la cultura, el grado de simpata, la situacin econmica... No somos universales en nuestro corazn. Pues bien: la fiesta de hoy es la fiesta de un Dios que se ha mostrado radicalmente universal, enviando a su Hijo tambin para "los otros", los que no conocemos ni apreciamos nosotros en nuestra estrechez de miras. Es una fiesta que nos alegra pero que tambin nos educa y nos corrige. Hay un proverbio chino que dice: "si quieres amar a otro, has de comenzar por perdonarle que sea otro". Y el que nos ha dado una leccin soberana de esta apertura "al otro" es Cristo Jess, como estamos celebrando en estas fiestas de la Navidad. -LA EUCARISTA. Cada vez que nos congregamos, como ahora, para LA EUCARISTA, que es un momento privilegiado de la vida cristiana, s que se puede decir que somos "oficialmente" abiertos y universales: acuden a la celebracin personas de edades distintas, de cultura y situacin social muy diferentes, de opciones sociales tambin dispares. Y sin embargo celebramos juntos la Eucarista. Y EL GESTO DE PAZ, antes de acudir a la comunin, nos lo damos sin mirar mucho si el de al lado es conocido o desconocido. Queremos expresar que es Cristo Jess, con quien unos y otros vamos a comulgar, el que nos une. Por eso hacemos este pequeo gesto simblico de que queremos acoger a todos, como Dios nos ha acogido a nosotros. Que la manifestacin de Jess como Salvador haga de nosotros personas abiertas, universales. Como lo es Dios, Padre de todos; como

lo es Cristo, que nos ha salvado a todos y que se nos da indistintamente a todos en su Eucarista. J. ALDAZABAL MISA DOMINICAL 1986, 1 15. No puede faltar una reflexin sobre estos grandes protagonistas de la narracin evanglica. Ya hemos considerado otras veces su comportamiento ejemplar, paradigma de todos los hombres que, siguiendo la estrella, encuentran a Dios y quedan por El transformados. Son hombres de fe, la primicia de los pueblos gentiles. Todo un ejemplo de apertura, de bsqueda, de encuentro y de conversin. Slo hay dos clases de hombres razonables, deca Pascal-B: los que sirven a Dios, porque le conocen, y los que buscan a Dios, porque no le conocen. Si esto es verdad, hoy tendramos que reconocer que la mayora de la gente no es razonable, porque ni sirve a Dios ni lo busca. Muchos dicen, o decimos, que conocemos a Dios, pero no le sirven o no le servimos. Servimos a Dios todos los creyentes? Servimos a los pobres de Dios todos los creyentes? Cmo y cundo le servimos? -Buscadores de Dios Despus estn los otros muchos, verdadera mayora mayoritaria, que ni le conocen ni le buscan. Para qu? Ya estn de vuelta. Diramos que precisamente porque no le conocen no lo buscan. No sienten necesidad de El. No tienen hambre y sed de El, o de justicia y amor, que es lo mismo. Estn, si no satisfechos -nunca satisfechos-, s entretenidos, siempre con algo para divertirse o llevarse a la boca. Por qu tener que esforzarse en la bsqueda? Por qu tener que dejar tantas comodidades? Por qu exponerse a los riesgos del camino? Por qu vivir con esa angustia unamuniana? Esta es una consecuencia de nuestra sociedad cientfico-consumista. Ya sabemos y tenemos bastante. Sabemos incluso que nuestros vacos nunca se pueden llenar. Nos instalamos en nuestra finitud. Ya no vemos las estrellas, y las que vemos ya no nos dicen nada. Son como

aquellos sabios de Israel, que lo saban todo y no necesitaban salir a buscar al Mesas; bien estaban en Jerusaln. Los Magos representaran a aquellos que buscan a Dios porque an no lo conocen. Tambin existe hoy esta clase de gente, los que desean conocer a Dios, los que desean conocerle ms, los que lo buscan ansiosamente. Se dan aqu y all, hombres sencillos y humildes, de todas las religiones y todas las razas, de todas las culturas y todas las edades. Dichosos ellos. Dichosos todos los que buscan a Dios, porque terminarn encontrndole. Incluso podemos afirmar, como ya lo hicimos al tratar del Adviento: dichosos todos los que buscan a Dios, porque ya lo han encontrado. Los Magos, si buscaban al nio, es porque ya haba nacido en su corazn. La divisin que estamos comentando no responde del todo a la realidad. No existe esa separacin entre los que ya encontraron a Dios y los que an lo estn buscando, porque todo el que ha encontrado a Dios lo seguir buscando, y todo el que busca a Dios ya lo ha encontrado. Encontrar a Dios es buscarlo sin cesar, afirma limpiamente San Gregorio de Nisa (GREGORIO-NISENO-SAN). Por eso, podemos afirmar que el que busca a Dios ya lo ha encontrado, y el que con ms fuerza y dolor busca a Dios es porque ms hondamente lo posee. El deseo de Dios ya es un don, que significa que algo de El se ha gustado. Cuando nada se ha gustado de Dios, se buscan otras cosas. Toda bsqueda de Dios supone que El est actuando interiormente en ese corazn. CARITAS VEN... ADVIENTO Y NAVIDAD 1993/93-2.Pgs. 215 s. 16. TRES ACTITUDES ANTE UNA ESTRELLA Como teln de fondo, un paisaje con palmeras y camellos. Unos "magos" buscan, alertados por una estrella, al "Rey de los judos que ha nacido".

Y la Iglesia se siente misionera, al pensar que ese Nio viene para salvar tambin a los que estaban lejos: "Tus hijos llegan de lejos, a tus hijas las traen en brazos". "Tambin los gentiles son coherederos, miembros del mismo cuerpo~. Se dan tres actitudes ante esa estrella que anuncia: - Herodes: se sobresalta. Ese Nio es un peligro. Es demasiado libre ante el dinero, ante el poder. Puede socavar los cimientos del orden establecido. Hay que acabar con l. Y sigue resonando, hoy, en el mundo el llanto de los inocentes. Tanta libertad y tanta limpieza siguen, hoy, chocando con demasiados intereses creados. No se puede consentir que alguien busque otro orden de cosas, que se salga de la zona controlada. Es peligroso. - Los entendidos: "Convoc a los sumos sacerdotes y a los letrados del pas y les pregunt dnde tena que nacer el Mesas". Ellos lo saben, y lo dicen: pero se quedan en casa. Una llamada aqu a los "profesionales" de la palabra y del consejo: sacerdotes, educadores, religiosos, padres de familia, catequistas... No todo consiste en saber. Dar un buen consejo nunca fue difcil: lo difcil es ir delante. Qu triste orientar a otros y quedarse en tierra! - Los magos: se dejan cuestionar por la estrella. Dejan su rincn confortable y se ponen en camino. Buscan, preguntan, no se desaniman. Finalmente, son capaces de saltar las apariencias y reconocerlo: "Vieron al Nio con Mara, su Madre, y cayendo de rodillas lo adoraron". La fe como aventura maravillosa; como llamamiento a salir de nuestro rinconcito caliente; como invitacin a buscar, a aceptar los trocitos de verdad que nos van dando los otros, a no desalentarnos cuando la estrella se esconde cuando Dios guarda silencio. La fe como un abrir los ojos de dentro y ver las cosas de otra manera, con una profundidad distinta: a la manera de Dios. La fe como un aprender a descifrar su Palabra, que nos llega en otra clave; a descubrir su rostro en el otro, su huella en la vida, su amor en el sufrimiento ** Dejaremos que este mensaje, destinado al mundo entero se ahogue entre las cuatro paredes de los de siempre?

Nos dejaremos intimidar por las amenazas de tantos tiranos, desanimar por esos eternos espectadores de la vida que, ante alguien que se sale de lo corriente, slo saben mofarse? Permitiremos que falte estrella a tanta gente que busca a Jess, a veces hasta sin saberlo, por los ms diversos caminos? O nos contentaremos con decirles: por ah!, en lugar de: vente conmigo!? Vamos a buscar, a encontrar, a reconocer a ese recin nacido. Y a ponerlo a mandar en nuestra vida. Y luego, al volver de Beln, vamos a ser "estrella" para otros: testigos del amor y de la esperanza. Hay mucha gente esperando. JORGE GUILLEN GARCIA AL HILO DE LA PALABRA Comentario a las lecturas de domingos y fiestas ciclo B. GRANADA 1993. Pg. 32 s. 17. Frase evanglica: Venimos a adorarlo Tema de predicacin: LA MANIFESTACIN DE DIOS 1. Epifana significa revelacin, manifestacin. De hecho, en la vida se dan muchas revelaciones superficiales, como son ciertas apariciones, cbalas, horscopos, etc. La manifestacin de Dios es revelacin a travs de cosas sencillas, en consonancia con el evangelio, dentro de un clima de confianza y esperanza, para que la vida sea ms humana y ms cristiana. 2. La fiesta de Reyes es epifana de un nio adorado por los magos, que representan al mundo pagano, a los extranjeros (universalismo de la salvacin). Los magos se ponen en camino y retornan por otra senda (conversin como giro de conducta). Son guiados por una estrella (luz que proviene de Dios). Dan lo mejor de s mismos. 3. Pero tambin es epifana de un nio temido por los poderosos, a saber, los que ocupan los centros del poder y del dinero y se dicen salvadores, cuando en realidad son dominadores y no se arrodillan ante Dios, porque se idolatran a s mismos. Utilizan los saberes para matar. A veces si bien a pequea escala, as somos tambin nosotros.

4. El centro de la Epifana es la revelacin de Jess como Salvador, que est en la periferia, en el exilio, en el mundo ignorado, en los pobres y marginados. Para descubrirlo y adorarlo se nos exige una toma de decisin, ponernos en camino y llegar hasta el Seor. El nio es presentado por Mara, con la presencia de Jos, indispensable a pesar de no pronunciar palabra. Dios se hace presente en el mundo a travs de quienes lo muestran con sus actitudes, ms que con sus palabras. REFLEXIN CRISTIANA: Cmo hemos vivido las Navidades que han pasado? CASIANO FLORISTAN DE DOMINGO A DOMINGO EL EVANGELIO EN LOS TRES CICLOS LITURGICOS SAL TERRAE.SANTANDER 1993.Pg. 179 s. 18. Mensaje actual Viejas historias de tradicin mosaica, elementos de antiguas ideologas reales, fantasas de cabalgatas, ropajes de leyenda y contenido de historia confluyen en este relato para regocijo de pequeos y de adultos. Todo lo que en Mateo es impreciso, se ha hecho nmero en la imaginacin popular. O es una imperiosa necesidad de incontenible alegra ante el verificado mensaje de la universalidad de la salvacin? Se ha fijado en tres el nmero de magos en occidente, mientras en oriente se habla de doce. Se les ha puesto un nombre y se les ha asignado un color de piel: tres colores correspondientes a los tres continentes entonces conocidos. La catedral de Colonia se levant para dar regio cobijo a sus restos arrebatados a Miln por Federico Barbarroja, y ante la urna que guarda sus cenizas arden ininterrumpidamente cirios de devocin y plegarias de confianza. La inscripcin latina de la urna lo explica: Corpora sanctorum recubant hic terna Magorum, ex his sublatum nihil est alibive locatum. Para mayor alegra, se veneran tambin sus reliquias en Turqua: las de unos hombres que no sabemos de dnde venan, cuntos eran, y que regresaron a su pas sin que se diga cundo ni cmo.

Tanto mejor para saltar por encima del folklore y aterrizar certeros en la tierra firme del mensaje. Mago significa hombre culto perteneciente a la clase sacerdotal. Un horscopo del rey mesinico hallado entre los descubrimientos de Qumrn da fe de la existencia en medios judos de especulaciones para precisar la fecha del nacimiento del mesas. Segn estos clculos, debera aparecer un fenmeno astronmico cuando l naciera. Ya Balan habla de la aparicin de una estrella milagrosa. Todo son "elementos". "Epifana" significa manifestacin. Desde el paraso hasta Beln se manifest Dios de muchas maneras. En navidad se manifest a unos pocos hombres sencillos de corazn pertenecientes al pueblo escogido. En epifana se manifiesta a todos, porque es Dios de todos y salvador de todos. Tres (?) intelectuales de buena voluntad, atentos y fieles a los signos de Dios, representan a todos los que en la docilidad de su conciencia aceptan ser salvados y aportan los propios medios para ello. Navidad y epifana son alegra. Pastores y magos se regocijan en extremo, encuentran al nio en condicin de pobre y junto a Mara. Hay luz celestial para los pastores y una estrella para los magos, porque en lenguaje bblico la luz significa siempre la gracia, y las tinieblas el pecado. Dios es luz y gracia. Se impone, lo primero, un sentimiento de admiracin ante la audacia de estos hombres que lo dejan todo para ponerse en marcha, rumbo a lo ignoto, sin ms garantas que la temblorosa luz de una estrella. Con pluma y papel y haciendo un balance segn la discrecin humana con los pros y contras de la aventura, la decisin de estos hombres es una temeridad. Una estrella es un bonito tema de inspiracin para poetas en un mundo de irrealidad, pero una brjula, cartas geogrficas, equipo de provisiones y servicio de interpretacin de idiomas era mucho ms tranquilizador para aquel viaje al extranjero. Si se creara un Premio Nobel de la fe, los magos seran universal y objetivamente los ms idneos candidatos. La fe necesita tambin sus poetas: hombres que, estimulados por la esperanza, orientados por la fe e impulsados por el amor, se lanzan a la busca del mundo de Dios. Los realistas a lo humano preconizan fracasos. Los poetas de lo divino se

ponen en marcha y encuentran. Esto demuestra varias verdades importantes para todos y en todos los tiempos: -Los que creen poseer el sentido de lo real y pisar tierra firme, a veces pisan en realidad en el fango movedizo y carecen del sentido de las realidades divinas. -Todos los que buscan a Dios con sinceridad de corazn terminan por encontrarlo para alegra de sus vidas. -Quien se deja guiar por Dios nunca se equivoca. La alegra final del hallazgo compensa las fatigas del camino. El camino puede ser laborioso, pero nadie se extrava por el camino recto. Los nios escriben sus cartas a los Reyes Magos pidiendo con ilusin sus juguetes preferidos. Los adultos pedimos a veces a Dios cabalmente aquello de que se despojaron los magos para ponerse en marcha. Buscaron, encontraron, adoraron y regresaron a su pas. Quien ha encontrado a Dios debe comunicar la alegra del hallazgo. GUILLERMO GUTIERREZ PALABRAS PARA EL CAMINO NUEVAS HOMILIAS/B EDIT. VERBO DIVIN0 ESTELLA 1987.pgs. 36 s. 19. RESPONDER A LA LUZ La estrella comenz a guiarlos. Segn el gran telogo P. Tillich, la gran tragedia del hombre moderno es el haber perdido la dimensin de profundidad. Ya no es capaz de preguntar de dnde viene y a dnde va. No sabe interrogarse por lo que hace y debe hacer de s mismo en este breve lapso de tiempo entre su nacimiento y su muerte. Estas preguntas no encuentran ya respuesta alguna en muchos hombres y mujeres de hoy. Ms an, ni siquiera son planteadas cuando se ha perdido esa dimensin de profundidad. Las generaciones actuales no tiene ya el coraje de plantearse estas cuestiones con la seriedad y hondura con que lo han hecho las generaciones pasadas. Prefieren seguir caminando en tinieblas.

Por eso, en estos tiempos, hemos de volver a recordar que ser creyente es, antes que nada, preguntar apasionadamente por el sentido de nuestra vida y estar abiertos a una respuesta, aun cuando la veamos de manera vacilante y oscura. El relato de los magos ha sido visto por los Padres de la Iglesia como ejemplo de unos hombres que, aun viviendo en las tinieblas del paganismo, han sido capaces de responder fielmente a la luz que los llamaba a la fe. Son hombres que, con su actuacin, nos invitan a secundar toda gracia y toda llamada que nos urge a caminar de manera fiel hacia Cristo. Nuestro ser mismo de hombres est en juego en esta capacidad de escuchar la llamada de la gracia. Esta capacidad de ser aprehendidos por una aspiracin ltima e incondicional. Nuestra vida transcurre con frecuencia en la corteza de la existencia. Trabajos, reuniones, encuentros, ocupaciones diversas nos llevan y traen, y la vida se nos va pasando llenando cada instante con algo que hemos de hacer, decir, ver o planear. Corremos el riesgo de perder nuestra propia identidad, convertirnos en una cosa ms entre otras y no saber ya en qu direccin caminar. Hay una luz capaz de orientar nuestra existencia? Hay una respuesta a nuestros anhelos y aspiraciones ms ntimas y profundas? Ciertamente esa respuesta existe. Esa luz brilla ya en ese Nio nacido en Beln. Lo importante es descubrir que vivimos en tinieblas. Que hemos perdido el sentido fundamental de la vida. Quien descubre esto se encuentra ya muy cerca del verdadero camino. Ojal en medio de nuestro vivir diario, no perdamos nunca la capacidad de estar abiertos a toda luz que pueda iluminar nuestra existencia, a toda llamada que pueda dar profundidad a nuestra vida. JOSE ANTONIO PAGOLA BUENAS NOTICIAS NAVARRA 1985.Pg. 267 s. 20. Los dos evangelistas que narran la infancia de Jess -Mateo y Lucas-, lo hacen de forma muy distinta; pero ambos coinciden en colocar un

signo de contradiccin, inmediatamente despus de su nacimiento, por medio de los primeros visitantes del recin nacido. Los primeros que reconocen a Jess no son los que parece sera lgico -los judos respetables y piadosos, la gente religiosa-, sino personas extraas al mundo religioso israelita. En Lucas, los primeros visitantes -siguiendo un criterio que marcar todo su evangelio- son unos pobres pastores marginados de la vida de Israel. En Mateo, son unos gentiles los primeros en preocuparse por encontrar a Jess y en reconocerlo. Mientras, los judos fieles a Moiss no dan ni un paso en busca del Mesas. Y es que en la vida lo importante no es qu se es, sino cmo se es; no est en lo que hacemos -importante o sencillo-, sino en cmo lo hacemos. Este pasaje es una nueva llamada de atencin a nuestras "seguridades" de cristianos en posesin de la verdad. El captulo segundo del evangelio segn Mateo se divide en dos partes: la adoracin de los Magos es la primera. Distingue dos formas muy distintas de acogida: los Magos, que buscan a Jess, y Herodes y Jerusaln, que lo rechazan. La segunda nos narra un itinerario, a manera de nuevo xodo: Beln, Egipto, Nazaret. La narracin, en su conjunto, se desarrolla en cuatro escenas: la adoracin de los Magos, la matanza de los inocentes, la huida a Egipto y la vuelta de Egipto. Dos personajes estn presentes en las cuatro escenas: Jess, protagonista principal, y Herodes. Son dos reyes con planteamientos opuestos: Mateo contrapone el poder y la tirana de Herodes a la debilidad del Nio rey. Cada escena es comentada con una cita del Antiguo Testamento, de forma que el enfrentamiento entre los dos reyes se construye e interpreta a la luz de las Escrituras. Los personajes que aparecen en este captulo son figuras representativas. Los Magos representan a los hombres inquietos y deseosos de liberacin, a los hombres capaces de reconocer la intervencin de Dios en la historia humana y dispuestos a todo para construirla segn el plan de Dios; son smbolo de los pueblos paganos que un da abrazarn la fe cristiana, pocos aos despus de la muerte de Jess; nos representan a todos los cristianos que no pertenecemos al pueblo de Israel. Herodes y Arquelao se identifican con el poder

poltico, siempre celoso de su hegemona y temeroso de que alguien se la arrebate; un poder poltico mentiroso e hipcrita, al que no le importa llegar hasta el asesinato con tal de lograr sus propsitos. El pueblo aparece sometido e identificado con el que manda. Los intelectuales lo saben todo, pero no se molestan en comprobarlo; instalados en sus posiciones de privilegio, no desean ni esperan cambio alguno. Son todo lo contrario que Jos y Mara, figuras del resto fiel de Israel. Tenemos, en pocas lneas, un cuadro que resume la sociedad del tiempo de Jess, y que podramos trasladar a la nuestra con slo cambiar nombres, fechas y lugares. 1. Atentos a los signos de los tiempos Lo mismo que Jess expresaba muchas de sus enseanzas en parbolas, tambin lo hacan los primeros cristianos. Y as, la exgesis actual opina que la narracin de los Magos no es un relato histrico, sino una construccin teolgica para presentar una idea de la primera comunidad cristiana: una parbola que expresa el camino que todos debemos recorrer si queremos encontrar a Jess. En ella, los que vienen de lejos descubren la salvacin con inmensa alegra, mientras los poderosos y sabios de Jerusaln no saben hacerlo. Estamos ante una tesis que se har general a lo largo del evangelio de Mateo: Jess es rechazado por el pueblo de Dios y es aceptado por los gentiles. Es como si dijramos: Dios es aceptado por los ateos y agnsticos y rechazado por los creyentes. Este episodio tiene todas las caractersticas de una leyenda, con una base slida que le dio consistencia. Segn persuasin del antiguo Oriente, en los pases donde se cultivaba la ciencia astrolgica -todo el entorno de Palestina-, los movimientos de las estrellas y el destino de los hombres estn relacionados; cada hombre tiene su propia estrella. Para ellos, la aparicin de una nueva estrella, o la conjuncin de dos, significaba un nuevo acontecimiento que llevara a un cambio en la historia humana. Y la regularidad en la marcha de las estrellas garantizaba la normalidad en la marcha del mundo. De aqu que un acontecimiento importante tenia que ser sealado de algn modo en la marcha de las estrellas. Esto lo entendern perfectamente los aficionados a los horscopos.

Como el nacimiento de Jess era el acontecimiento ms importante de la historia humana, deba ser anunciado necesariamente por los astros. En este punto es donde se unen la leyenda y la teologa. No sabemos qu estrella era aqulla. Lo que si sabemos es que el ao siete antes de Cristo -coincide con lo dicho a propsito del nacimiento de Jess unos aos antes de nuestra era-, segn los astrlogos, tuvo lugar la conjuncin de Jpiter y Saturno en la constelacin de Piscis. El planeta Jpiter era considerado universalmente en el mundo antiguo como el astro del Soberano del universo. Para los astrlogos babilonios, Saturno era el astro de Siria, mientras que para los astrlogos helenos era el astro de los judos. La constelacin de Piscis estaba relacionada con el fin de los tiempos. Ante la conjuncin de Jpiter y Saturno, los astrlogos parece que pensaron en el nacimiento, en Judea, del Soberano del fin de los tiempos. En Qumrn ha aparecido el horscopo del Mesas, lo que nos indica que tambin los judos mezclaban las creencias astrolgicas con las esperanzas mesinicas y especulaban acerca de cul sera el astro bajo el que nacera el Mesas. Mateo pudo haberse inspirado en todo esto, o no. Sea lo que sea, el relato bblico pretende llevarnos ms all, como iremos viendo. Quines son los Magos? Son paganos, personas instruidas en cuestiones sagradas, probablemente sacerdotes babilonios o persas, familiarizados con el curso y las apariciones de las estrellas. Debieron ser astrlogos que hubiesen tenido contacto con el mesianismo judo. Son paganos que buscan y encuentran al Mesas. Dejan su tierra -sus seguridades- y se ponen en camino como Abrahn. Son sabios que no estn satisfechos de sus conocimientos y aceptan humildemente la grandeza de Dios, expresada en un recin nacido de un pueblo perdido: "Venimos a adorarlo". Son el smbolo de todas las personas, de todas las razas y culturas que buscan la verdad y el bien. Expresan la sencillez del camino del bien que exige dejar certezas, valorar a los dems, estar atentos a los signos de los tiempos, como ellos supieron estar atentos a la estrella que les condujo hasta Jess. Este primer encuentro de los gentiles con Jess puede explicarse histricamente por la esperanza de un Salvador extendida por la

Mesopotamia e Irn, potenciada por los judos all residentes y en las frecuentes peregrinaciones de gentiles, simpatizantes de los judos, a Jerusaln. Mateo ha enriquecido la narracin con datos bblicos: profeca de Miqueas (5 1-3), estrella de Jacob (Nm 24,17). Los nombres de los tres reyes y el simbolismo de los dones son tradiciones que tardaron varios siglos en perfeccionarse. El nmero de tres se sac de los dones ofrecidos y es del siglo Vl. En el siglo Vlll reciben los nombres de Melchor, Gaspar y Baltasar. "En qu sentido puede llamarse a Jess "rey de los judos"? En la genealoga hay una referencia: Jess desciende del rey David. Pero entre David y Jess se interponen el destierro a Babilonia, el fin del reino de David, la prdida de todo el prestigio poltico. Jess es rey, pero sin corona, sin poder; es rey de un "reino que no es de este mundo" (Jn 18,36). Los Magos preguntan en Jerusaln. Los judos no se han percatado del nacimiento del nuevo rey; los paganos, s. Son stos los que anuncian su nacimiento al pueblo elegido. Herodes "se sobresalt" ante el temor de un competidor. Tiene razn para sobresaltarse: Jess es muy peligroso para lo que l vive y representa. La pregunta estremece a la ciudad, que quiz tiembla por miedo a nuevas medidas de terror. Ante la noticia, Jerusaln tiene la misma reaccin que el rey tirano; no intuye en el que ha nacido un posible liberador de su opresin. De hecho, el pueblo no har esfuerzo alguno por encontrarlo. La masa de los pueblos, alienada siempre de tantas formas, tiene pocas posibilidades de luchar por su liberacin. A lo largo de la historia de la humanidad ha sido frecuente que hombres inquietos y ajenos a la fe cristiana hayan propuesto caminos de liberacin para los pueblos inspirados en el evangelio, aunque no fueran conscientes de ello, y s contrarios a la prctica de la Iglesia y de la sociedad llamada cristiana. La primera encclica social seria de la Iglesia -Rerum Novarum, de Len XIII, del ao 1891- provoc una reaccin hostil en gran parte de la jerarqua y pueblo catlicos. El marxismo, por ejemplo, es una llamada de atencin a los cristianos, que hemos olvidado aspectos esenciales del mensaje de Jess y puesto

en prctica otros contrarios a ese mensaje, como el haber divinizado la propiedad privada y privante. Y esto no es ms que un ejemplo. En este sentido podemos decir que los paganos nos evangelizan constantemente. Herodes "convoc a los sumos sacerdotes y a los letrados". Convoca a los miembros del Consejo, excepto a los senadores, cuyo papel era meramente poltico, porque el tema que se propone tratar es religioso. Convoca a los expertos en la Ley, a los telogos y juristas, a los sacerdotes. Sus decisiones en materia de legislacin religiosa o ritual eran decisivas. Herodes identifica al "rey de los judos", por el que preguntan los Magos, con el Mesas esperado, el Salvador prometido. Le responden con exactitud: "En Beln de Jud". Respuesta doctrinal, terica, pero exacta. Una respuesta fra, terriblemente fra. Los entendidos de Jerusaln saben muy bien dnde tena que nacer el Mesas, y se lo indican a Herodes. Pero ellos no se molestan en ir a ver. Lo saban tan bien que era como si ya no lo supieran. Estaban instalados en sus seguridades. Se lo saben todo, y por ello no esperan nada nuevo. Saben todas las respuestas y llevan una vida perfectamente incrdula. No est sucediendo ahora lo mismo? No est Jess ms presente en los hombres que luchan por un mundo ms justo, aunque sea de espaldas a las religiones, que en nosotros, refugiados en unos rezos y en unas prcticas religiosas anquilosadas y sin ninguna relacin con la vida? Los cristianos sabemos tantas cosas sobre Jess desde pequeos, que estamos incapacitados para descubrirlo presente en nuestras vidas, incapacitados para entender la palabra de Dios de manera comprometida y viva. Nos sabemos todas las respuestas, pero no nos sirven para nada. Nuestra sociedad espera de nosotros una respuesta vital, encarnada en nuestra propia vida. No entiende las respuestas puramente tericas, por sabias que parezcan. Hemos de estar siempre dispuestos a dar una respuesta que brote de una experiencia personal, nica forma de dar respuesta a las inquietudes de los dems.

Cosa extraa!: Dios tard cientos de aos en preparar al pueblo escogido, le colm de atenciones, de delicadezas; envi de vez en cuando a sus profetas para que mantuvieran la esperanza del Mesas y no se desviaran de su camino... Y cuando llega Jess, la primera visita se la hacen unos pastores, marginados de la sociedad israelita, y la primera adoracin solemne y oficial se la hacen unos extranjeros. Encuentro una gran semejanza con los jvenes que estn con nosotros desde nios y luego marchan: mimados continuamente, rodeados de las bondades de Dios y nuestras, llenos de ideas claves para vivir una vida plenamente humana, descubriendo y viviendo una alternativa de fe y de diversiones sanas al aire libre con el escultismo... Y tambin semejanza con nosotros, adultos, acostumbrados posiblemente a vivir en esta comunidad: quiz algn da nos llegue alguien de otros lugares, con hambre de vida verdadera, y nos pida informes del Nio -de nuestras ilusiones y esperanzas, de nuestros proyectos de futuro-, y no sepamos qu decirle, y descubramos que realmente nunca nos encontramos personalmente con El, que nunca estuvimos en su presencia... Y llegar l antes que nosotros... Y tal vez no vuelva ni siquiera para decirnos la gran sorpresa que le esperaba en el "encuentro". 2. Quin ser capaz de acoger la novedad? "Herodes llam en secreto a los Magos". No quiere que sus planes sean conocidos. Muestra su hipocresa engaando a los Magos, cuando lo que en realidad se propone es matarlo. Aferrado a su poder y egosmo, resiste a la luz y quiere ahogarla. "Se pusieron en camino". Todas las generaciones humanas fecundas y todos los hombres fecundos han sido inquietos, inconformistas, deseosos de superacin. Han intuido que en cualquier momento pueden descubrir una "estrella", una vocacin acuciante a algo nuevo, una llamada irresistible para buscar y realizar el porvenir. Cada hombre y cada generacin tiene "su estrella", su misin que realizar, que tiene que descubrir y seguir si quiere hacer avanzar la historia.

Debemos ser capaces de acoger la novedad. Debemos saber contemplar como nuevas todas las cosas de cada da. Slo necesitamos ser pobres para reconocer sin miedo la novedad. La estrella slo es visible por el camino. En Jerusaln, donde ni el pueblo ni los dirigentes esperan cambio alguno, no pueden verla. Los instalados en la comodidad y el conformismo nunca descubrirn una "estrella". Se les vuelve a aparecer a los Magos cuando se alejan de la "ciudad" de los hombres masificados. Los Magos son un ejemplo que debemos imitar: salir de la prisin de nuestras preocupaciones cotidianas para seguir la "estrella", que nos puede llevar hacia el descubrimiento de la manifestacin de Dios en esta vida nuestra de cada da. Los Magos son capaces de emprender un camino largo y difcil, y de creer que lo que buscaban se revela en un Nio, nacido en una familia del pueblo fiel. Todos debemos ser atrevidos para emprender el camino de la vida, guiados por la luz de la revelacin de Dios, aceptando que hallaremos a Dios en la sencilla realidad de nuestra vida diaria. Un camino, una vida que debemos recorrer con esperanza y con ilusin. Y una luz que solamente ilumina cuando nos ponemos en camino, cuando hacemos algo. Muchas de nuestras oscuridades todas?- son consecuencia de nuestra pasividad, de nuestro conformismo. Los Magos son ejemplo de bsqueda ilusionada. El camino de cada hombre hacia Dios implica un saber salir de uno mismo para buscar. Es necesario que salgamos de nuestra vida instalada, fcil, ya hecha, sin compromiso con nada ni con nadie, para buscar a Dios presente en cada hombre y en cada acontecimiento. Todos necesitamos emprender un camino -oscuro, inseguro- que pueda llevarnos a descubrir esa "inmensa alegra" que llen a los Magos "al ver la estrella". La alegra es la consecuencia de descubrir el sentido verdadero y siempre nuevo de la vida; es un regalo de Dios a los hombres, porque Jess vino al mundo para que alcanzramos la autntica y total felicidad; es fruto del hallazgo, del anhelo cumplido. La estrella no les fue acompaando paso a paso, solucionndoles todos los problemas, todas las dificultades del camino. Ellos se arriesgan,

afrontando con decisin todas las dudas y circunstancias imprevisibles. Gran leccin para nosotros, que exigimos respuestas exactas, seguras, para toda clase de problemas y dificultades... sin dar un paso para encontrarlas. Queremos todo claro, exacto, matemtico, lgico. Olvidamos que el cristianismo, lo mismo que la vida, no es una clase de matemticas. Por qu no nos resignamos serenamente, dolorosamente!, a caminar en tinieblas, a iluminar a los dems, aun cuando nuestra alma est sumergida en la ms negra oscuridad? Hemos de aceptar nuestro camino, que ser siempre un camino incmodo, lleno de dificultades y de sorpresas. "En la casa" ven al Nio con su madre. Jos no aparece. En Israel, el rey y su madre formaban la pareja real. De esta forma, la escena subraya la realeza del Nio. Manifiestan su homenaje con una postracin: "Cayendo de rodillas, lo adoraron". Mientras Herodes se queda inmovilizado con sombros pensamientos homicidas ante un posible competidor, y los sumos sacerdotes y los letrados del pueblo les informan, pero no dan ningn paso para descubrir al Mesas, estos gentiles venidos de Oriente se arrodillan delante del Nio. Saban mucho menos, pero al ver una luz incomprensible se fiaron de ella y partieron hacia lo desconocido. Fueron capaces de superar la rutina de la vida y soar una situacin nueva. "Despus, abriendo sus cofres, le ofrecieron regalos: oro, incienso y mirra". No buscaban a Jess para pedirle favores, sino para ofrecerle sus dones, lo mejor de s mismos. Fueron verdaderos "sabios", porque supieron buscar la luz que gua a los hombres en la larga marcha de la vida. Los regalos que le ofrecen son productos tpicos que en los pases orientales ofrecan a los reyes. Avisados "en sueos..." Dios vela por su Mesas, e impide que Herodes sepa dnde est el Nio. Dentro de la humanidad, segn mi parecer, hay dos tipos de hombres: los que suean y los que se limitan a dormir. Los primeros "hacen" la historia. Los otros se dan cuenta, cuando despiertan, de lo que ha sucedido, de lo que habran podido hacer tambin ellos si hubieran tenido el coraje de soar. Quiz haya, dentro del segundo grupo, los

que nunca se darn cuenta de nada porque pasan dormidos toda su vida. El soador es el ms realista, porque lucha por empujar la historia para ponerla al paso de sus sueos. 3. Dios sigue siendo manifestacin para los hombres Este pasaje evanglico se lee todos los aos en la fiesta de la Epifana, que es como una repeticin de la Navidad. La Navidad insiste en el nacimiento humano del Hijo de Dios, y la Epifana subraya la manifestacin de Dios, en Jess de Nazaret, a todos los hombres y pueblos. Manifestacin universal que debe continuar la Iglesia. La fiesta de la Epifana tiene un trasfondo proftico: la revelacin de la gran aventura humana, la bsqueda de todas las generaciones, la actitud escrutante de esa parte de la humanidad que tiene capacidad para acercarse a los acontecimientos de la historia y captar la profunda realidad que en ellos se revela. Para la inmensa mayora del pueblo cristiano, esta fiesta se ha convertido en el "da de Reyes", fiesta popular centrada en los nios y en los regalos. Y tambin en la invasin de la propaganda, el abuso de la candidez y la ilusin, la competencia del consumismo. Una fiesta que presenta unas dosis de engao que va ms all de lo tolerable. EPI/CONSUMO: La televisin, la publicidad, todo eso que llamamos la sociedad de consumo, nos han estropeado bastante el aspecto popular "de Reyes", y casi ha hecho desaparecer el mensaje religioso que tiene la Epifana para todos los hombres. Cuntos cristianos "de a pie" saben que la fiesta se llama "de la Epifana" y no "de Reyes"'? Nos han convertido el gozo sencillo de regalar algo a los nios y a los mayores, como recuerdo de los regalos de los Magos a Jess, en una especie de competicin para ver quin gasta ms dinero, quin consigue que su hijo se sienta superior a otros nios por tener ms regalos ese da. Nuestra sociedad ha convertido esta fiesta en una especie de lavado de cerebro para los chicos al presentarles que lo bueno es tener mucho, es tener ms que los dems, es tenerlo todo. De esta forma se van convenciendo, ya desde pequeos, que cuando sean mayores tambin ser lo bueno intentar tener mucho, poseer ms que los dems. As nuestros nios comienzan a participar -con el consentimiento de sus

padres- en el afn de dinero, de dominio y de posesin que caracteriza esta sociedad que padecemos. Poco podemos hacer nosotros contra los anuncios de televisin y contra los proyectos de los que dominan nuestra sociedad. Pero, al menos, seamos conscientes del dao que se est haciendo a los nios, y tratemos de evitarlo en lo posible a nuestro alrededor. Pensemos que una sociedad organizada de esta manera es todo lo contrario a los planteamientos de Jess de Nazaret. Desde luego, es vlido mantener el gozo de los nios en este da. El cmo se est haciendo es lo que habra que replantear. Esta fiesta popular, tan rica en aspectos y motivos, ha ido tomando cuerpo con ocasin de la parbola evanglica de los Magos. Es urgente separar los Magos del relato evanglico de los tres reyes que traen regalos. Leyendo el texto comprobaremos que no tienen nada que ver los unos con los otros. No digo esto para echar cubos de agua fra sobre nios y padres ilusionados, sino para evitar el presentar como una historieta un relato que tiene otra intencin y que va mucho ms lejos. La Epifana es la fiesta de cada da, porque en todo acontecimiento se revela Dios. Dios es epifana, manifestacin, revelacin a los hombres. Dios viene siempre a nosotros, se nos da a conocer ponindose a nuestro nivel humano. La creacin del hombre a imagen y semejanza de Dios (Gn 1,26) nos est indicando la posibilidad de comunicacin entre El y nosotros y entre nosotros. El hombre ha sido creado permeable a Dios. LUZ/TINIEBLA: Desde la narracin simblica del origen del hombre, Dios es epifana: bajaba todos los atardeceres a pasear familiarmente con el hombre (/Gn/03/08). Dios se comunicaba, se entregaba, se daba. El hombre rechaz aquella revelacin y se convirti en tinieblas. Y lleg el pecado, que es el estado en el que el hombre no puede conocer a Dios, en el que Dios no es sensible. Conocemos bien ese estado. Caemos en l continuamente. Las tinieblas no captan a Dios; no quieren captarlo.

A travs de la Historia de la Salvacin, Dios no ha dejado de manifestarse a s mismo. Jess de Nazaret rasg el velo por completo. Dios decidi, en El, acercarse definitivamente a nosotros. El estado normal, la condicin ordinaria del hombre, es la de percibir a Dios en lo habitual, en lo sensible. Pero es necesario, para ello, vivir con el corazn abierto y desprendido, sin pecado. PD/ACTITUDES: Ante Dios caben dos actitudes, lo mismo que cuando hablaba Jess: los corazones duros asistan a su predicacin como espectadores indiferentes, cerrados. Al terminar El de hablar, no se haban quedado con nada, a no ser con objeciones y crticas. Los otros, los corazones abiertos, cuando Jess enseaba, se dejaban instruir, transformar; la palabra de Dios obraba sobre ellos; descubran el plan de Dios, su llamada y la resistencia que ellos le hacan. Los que eran de Dios (/Jn/08/47) escuchaban embelesados la palabra de Dios. Sentan despertarse en ellos las ilusiones ms profundas de su ser. Su corazn arda mientras les hablaba (Lc 24,32). Se sentan transformados, atrados hacia El, sin saber muchas veces por qu, incapaces de explicarlo. Callaban para acordarse mejor, para volver a colocarse en el estado al que El los haba llevado. Slo podan decir que "nadie les haba hablado jams como ese hombre" (Jn 7,46). Actualmente, Dios se nos puede manifestar de muchas maneras: en un hombre, en un grupo, en una reunin, en una celebracin..., nos damos cuenta, de pronto, que Dios est all, ante nosotros, visible, palpable; que las tinieblas han desaparecido. Es verdad que estos intervalos de luz vuelven pronto a rodearse de tinieblas. Pero si ha habido luz una vez, esto basta para saber que la luz existe y para creer en la Epifana de Dios, a pesar de la ceguera de nuestros corazones. Son luz y epifana los individuos y los grupos que nos orientan y nos marcan el camino que, individual y colectivamente, debemos seguir. Individuos y grupos que, en uno o en muchos momentos de sus vidas, tienen una intuicin feliz o un valor y un coraje inusitados que producen en nosotros una luz nueva. Son para todos como profetas que guan los pasos del pueblo. Son epifana, sobre todo, los que dan su vida al servicio de la humanidad.

Cuando omos de hombres o grupos que animan y defienden a sus vecinos, que corren los mismos riesgos que ellos, que viven como ellos pudiendo evitarlo, que sufren la persecucin de los poderosos o dejan or su voz contra la opresin en Amrica Latina, Espaa, frica, Polonia..., no sentimos dentro de nosotros una esperanza, una luz nueva, una epifana? A veces tiene el carcter de un encuentro personal en la oracin. Hay epifana de Dios en nuestra vida cuando alguien nos infunde confianza y esperanza y del que podemos decir que nos ha iluminado; cuando alguien nos presta atencin, se fija en nosotros y nos acepta como somos; cuando alguien nos escucha con hondura y verdad, no para respondernos ni darnos soluciones prefabricadas; cuando alguien nos ama y se identifica con nosotros; cuando alguien nos trata como personas y no como instrumentos a utilizar. Tambin son epifanas las pruebas, las purificaciones, las oscuridades, las dificultades... y hasta los pecados. Somos epifana la Iglesia, los cristianos, nuestra pequea comunidad. cada uno de nosotros? En qu? Slo asumiendo plenamente todo lo que es humano encontraremos a Dios y lo manifestaremos al mundo. 4. La universalidad de la salvacin El gran tema de la fiesta de la Epifana es la universalidad de la salvacin. Dios ha llamado a la fe de Cristo a todos los hombres, de todos los colores, de todas las culturas, de todas las ideologas . Dios, en su Hijo, llama a todos los hombres a su reino de libertad, de justicia, de amor, de verdad y de paz. El objetivo principal de la vida de Jess fue el anuncio del reino de Dios para todos los hombres. Luego fund la Iglesia como el camino mejor, no nico, para ese Reino. El reino de Dios es ms que la Iglesia. Todo hombre que practica la justicia, la libertad... y trabaja para que llegue a todos, es reino de Dios, aunque no pertenezca a la Iglesia. Y el que cree que est dentro de la Iglesia y no es consecuente con las exigencias del Reino, estar fuera de l y de la Iglesia. La Epifana es la fiesta de un Dios que se ha mostrado universal, enviando a su Hijo tambin para los "otros", para los que no piensan como nosotros. Una fiesta que nos alegra, a la vez que nos educa y nos corrige. Una fiesta

que debe hacer de nosotros personas abiertas, universales; como lo es Dios, Padre de todos. Esta universalidad es un aspecto fundamental del mensaje cristiano, que es difcil comprender para el hombre de hoy si no le damos una verdadera interpretacin. Hoy se han ensanchado los horizontes culturales del hombre, ha aumentado su informacin sobre otras religiones y modos de vivir y entender la vida; nuestro mundo es cada vez ms pluralista, las msticas orientales nos atraen, se relativiza el hecho religioso al saber que existen otras religiones que tambin se presentan como la nica verdad... En estas condiciones es ms urgente dar una visin realista del mensaje cristiano. Cmo presentar hoy, de una forma coherente y comprensible para el hombre actual, la universalidad del mensaje cristiano y de la llamada a la fe? Cmo dirigirnos a todo el mundo, a gentes de todas las culturas y religiones, desde la fe cristiana? Cmo unir esta universalidad con la libertad religiosa y el pluralismo sinceramente asumidos? Tendremos que presentar de modo distinto la fe a los creyentes y a los dems? Seguiremos tratando de imponer nuestra fe a todos, por seguir pensando que fuera de la Iglesia no hay salvacin? No podemos seguir oponiendo unas religiones a otras. Todas tienen su gran parte de verdad, todas creen en un ms all despus de la muerte, todas se dirigen de una forma u otra a Dios, todas tratan de hacer mejor al hombre. De aqu que tenemos que ser capaces de presentar la novedad de Cristo, no negando los valores de las dems religiones, sino tratando de presentar lo que Jess aade a esas religiones, lo que nos exige un mayor conocimiento de ellas. A la vez, asumiendo sus aspectos positivos, que nos ayudarn a entender mejor el evangelio. Es lo que san Pablo nos aconseja: "Examinadlo todo quedndoos con lo bueno" (1 Tes 5,21). Quin puede dudar de la verdad de muchas enseanzas de Buda o Lao Ts, por ejemplo? Cunto reino de Dios en todas las religiones de la tierra! Lo mismo se puede decir de tantos agnsticos y ateos. Es su vida lo que importa: lo que ellos llaman justicia, libertad, paz, amor, verdad,

solidaridad..., nosotros lo llamamos tambin Dios, porque para nosotros Dios es todo eso. Y viceversa: lo que nosotros llamamos Dios, ellos lo llaman de todas esas formas. Lo falso es hablar de Dios y no demostrar la fe en El trabajando por un mundo fraternal; o negar su existencia de palabra y con la vida personal. "De qu le sirve a uno decir que tiene fe, si no tiene obras? Es que esa fe lo podr salvar? Supongamos que un hermano o una hermana andan sin ropa y faltos del alimento diario, y que uno de vosotros les dice: "Dios os ampare: abrigaos y llenaos el estmago", y no le dais lo necesario para el cuerpo; de qu le sirve? Esto pasa con la fe, si no tiene obras, est muerta por dentro. Alguno dir: "T tienes fe y yo tengo obras". Ensame tu fe sin obras, y yo, por las obras, te probar mi fe". (Sant 2,14-18) Otro aspecto del universalismo del mensaje cristiano es el necesario dilogo entre la fe y la ciencia, entre la fe y la cultura, tan maltrecho. Una salvacin universal slo puede anunciarse con lenguaje y con formas culturales plurales y diversas, buscando siempre el entendimiento entre ellos. Encerrar la fe en un lenguaje y una tradicin cultural nicos es ir en contra de la universalidad. Es urgente hoy una reinterpretacin, a la luz de los adelantos cientficos y bblicos, del relato de las Escrituras del origen del hombre y del mundo, del pecado, del sentido de los sacramentos, de la salvacin, de la fe... Reinterpretacin que ya est hacindose en pequeos grupos, pero que est lejos de llegar a la mayora. La universalidad y credibilidad del mensaje cristiano est muy comprometida por falta de verdadero dilogo con la sociedad tecnificada y secularizada actual. El lenguaje teolgico tradicional est desprovisto de inters para el hombre de hoy. Conseguiremos hablar un lenguaje verdaderamente inteligible para el hombre, a la vez que fiel a la revelacin? Hemos de realizar un verdadero esfuerzo para que Jess pueda manifestarse a todos sin que los cristianos lo limitemos. Debemos abrir lo que est demasiado cerrado, vitalizar lo que est mortecino. La fiesta de la Epifana nos invita a mirar hacia nuestra Iglesia: este misterio de comunin universal que rene tantas diversidades y que,

pese a todas sus imperfecciones y pecados, sigue siendo para nosotros la seal de salvacin, la seal de la presencia de Jess. No tenemos ningn derecho a hacernos una Iglesia a la medida de nuestros intereses. La Iglesia tiene que ser el resultado de la fe en Jess y "estrella" que lo manifiesta. La Iglesia de Dios es universal. No es patrimonio de ninguna cultura, de ninguna Iglesia particular, de ninguna comunidad, de ningn grupo, de ninguna persona, de ningn partido poltico o clase social. Somos consecuentes con esta universalidad de la Iglesia? Lo somos en la medida en que no la vivamos como una propiedad nuestra. Nuestra Iglesia es "catlica" -universal-? No se presenta identificada con un tipo de pueblos, de culturas, de clase social, de edades? A los pueblos africanos o asiticos, por ejemplo, les es posible descubrir esa universalidad? Los jvenes inquietos se encuentran en ella a gusto? No est demasiado identificada con las costumbres de otras generaciones? Los hombres que trabajan por una verdadera transformacin de la sociedad -los partidos de izquierda, normalmente-, descubren en ella a su aliada o es lo contrario? No se trata de que los cristianos europeos adoptemos costumbres africanas; ni lo contrario; o que todos seamos o nos hagamos jvenes; o que todos nos apuntemos a partidos de izquierdas... Se trata de no identificar a Jess con nosotros, de descubrir en El siempre ms, que hay diversos modos de ser cristianos, que la nica condicin es la fidelidad al evangelio. La fiesta de la Epifana nos invita al gozo por ser miembros de la Iglesia de Cristo, "sacramento universal de salvacin" (Lumen gentium 48), sacramento de la comunin -comn unin- de los hombres con Dios y de los hombres entre s. Un "sacramento" que tenemos que hacer visible con nuestras vidas. Temamos caer en el error de los habitantes de Jerusaln. Caminemos con la ilusin de hacer que la Iglesia y cada uno de nosotros seamos como debemos ser. FRANCISCO BARTOLOME GONZALEZ ACERCAMIENTO A JESUS DE NAZARET - 1 PAULINAS/MADRID 1985.Pgs. 106-119

21. 1. La manifestacin universal del Reino La fiesta de Epifana es, en realidad, un desdoblamiento de la fiesta de Navidad, y debe ser considerada como su prolongacin, lo mismo que la del Bautismo del Seor, que celebraremos el prximo domingo. En Oriente los tres acontecimientos de la vida de Jess son festejados el mismo da, ponindose as de relieve la triple manifestacin salvadora de Jess como enviado de Dios. Hoy nosotros nos dedicaremos a subrayar el segundo de los aspectos de la manifestacin de Jess: su revelacin a los paganos, es decir, a los no judos o no pertenecientes al pueblo de Dios. Dicho de otro modo: la festividad de este da, 6 de enero, celebra la universalidad de la salvacin trada por Jesucristo. La Iglesia cristiana que, a lo largo de los primeros siglos y de la Edad Media se haba extendido por los pases de Europa, Cercano Oriente y del Norte de frica, sufre un rudo golpe a su expansin misionera por la presencia del islamismo y por dificultades internas. Pero a partir del descubrimiento de Amrica, el entusiasmo misionero comienza a tomar gran vigor y se generan las corrientes evangelizadoras a Amrica, Lejano Oriente y, despus, a frica y Oceana. La Iglesia cristiana tiene conciencia de su universalidad y la interpreta como la entrada de todos los hombres en su seno. Desde los pases europeos miles de misioneros y misioneras se desplazan hacia lejanas tierras, particularmente hacia las colonizadas por sus respectivos pases. La catolicidad de la Iglesia es vista no slo como un ideal lejano, sino como un objetivo a lograr en el menor tiempo posible: se consideraba fundamental reducir a la fe a los nuevos pueblos conocidos o descubiertos. Pues bien, esta visin del sentido universal del cristianismo sufre un rudo golpe en este siglo, particularmente despus de la Segunda Guerra Mundial. Hoy casi podemos hablar del fin del mito misionero. Muchos y complejos son los motivos de esta nueva situacin, pero podramos sealar por ejemplo los siguientes:

--Por lo general las misiones estaban enclavadas en pases dominados por el colonialismo europeo y aparecan casi como un complemento de la colonizacin y cultura europeas. Cuando surgen los movimientos de liberacin nacional en Asia y frica, con la consiguiente independencia de esos pases y la expulsin de los europeos, la presencia de los misioneros fue interpretada como una intromisin blanca. De esta forma, lo que al principio fue visto como apoyo logstico de las misiones, termin por confundir lamentablemente las cosas, sin contar que muy a menudo las misiones estaban ms preocupadas por exportar cultura europea que por encarnar el cristianismo en las culturas autctonas. Al mismo tiempo, los movimientos de liberacin fueron y son, por lo general, de inspiracin marxista y estn sostenidos por pases comunistas; motivo ms para que la obra misionera estuviera vedada. En aquellos lugares donde pudo desarrollarse un clero indgena, la obra de los misioneros pudo salvarse, al menos parcialmente. Por lo dems, y hasta que la Iglesia encuentre una nueva forma de evangelizacin, el movimiento de las misiones permanece ms bien estancado. --A este motivo de tipo externo, debe agregarse otro, seguramente mucho ms importante: la situacin del cristianismo en los pases tradicionalmente cristianos. Mientras se exportaba la fe a otros lugares, Occidente se descristianizaba a ritmo vertiginoso y llega la alarma: tambin Europa es tierra de misin... Una Iglesia en crisis, con tremendas divisiones internas, con ideas muy confusas acerca del papel que debe cumplir en el mundo moderno pluralista, no poda, evidentemente, ver tampoco con claridad en qu poda consistir su papel misionero. Y mientras se revisan todos los elementos tradicionales de la fe cristiana, sobre todo a partir del Concilio Vaticano II, tambin entra en revisin el concepto mismo de evangelizacin misionera y de la universalidad del cristianismo. La Iglesia, despus de varios siglos de aparente seguridad, debe abrir los ojos ante la cruda realidad del mundo moderno: el atesmo terico y prctico es un hecho cada da ms universal dentro de los pases llamados cristianos; al mismo tiempo cae la autoridad eclesistica, se

separa la Iglesia del Estado, se critica el centralismo de Roma con respecto a las iglesias locales y, en fin, se comienza a ver los problemas desde una nueva lectura de la Biblia, revisndose sobre todo cierto triunfalismo latente o manifiesto en las obras expansivas de la Iglesia. Por todo esto, la festividad de hoy, a pesar de su folclorismo tradicional, vuelve a tener actualidad, y el texto de Mateo sobre los magos que vienen desde pases paganos a adorar al Nio necesita ser ledo con sumo cuidado, para descubrir en l una fuente de inspiracin para esta poca que nos toca vivir. Digamos, antes que nada, que hoy no es la fiesta de los reyes magos, sino de la manifestacin salvadora del Reino de Dios a todos los pueblos del mundo, pertenezcan o no al seno de la Iglesia. RD/I: Obsrvese que hablamos del Reino de Dios, no de la Iglesia. Es el Reino el que debe crecer como una levadura que expansiona toda la masa, o como un rbol que nace pequeo y se transforma en gigantesco rbol que cobija a los pjaros del cielo. Entendemos que si no hacemos la diferencia que corresponde entre Reino de Dios e Iglesia, desembocaremos necesariamente en un callejn sin salida. La Iglesia puede no ser universal, hasta puede ser muy pequea; sin embargo, Dios no se halla atado a ella porque el Espritu de Dios sopla donde quiere, y es ese Espritu el mismo que nos anima a nosotros los cristianos y el que anima a millones de hombres y mujeres sinceros que pertenecen a otro credo o no pertenecen a ninguno. El evangelio de hoy, como tantos otros textos evanglicos, subraya la misericordia y magnanimidad de Dios para con todos los pueblos; no el sometimiento de stos a la jerarqua eclesistica... Tan cierto es todo esto que puede darse la paradoja de que los mismos cristianos no vivamos el Reino de Dios... Por eso el Padrenuestro nos ensea a pedirlo todos los das, porque ms importante que pertenecer a esta Iglesia o a la otra es adorar a Dios en espritu y verdad, sinceramente, viviendo desde el fondo del corazn aquello que resume toda la ley, toda la Biblia, todo el dogma y todo el culto y la moral juntos: el amor. Un cristianismo vivido sin amor al prjimo no es del Reino: nada digamos si se impone a los dems por la fuerza o por los artilugios de la poltica.

De ah el lenguaje paradjico de la Navidad: es un nio el que ha nacido, un nio el que llama a los pastores humildes, un nio el que recibe a los magos. El nio de Beln es el smbolo de una nueva mentalidad religiosa que pretende destruir hasta las races toda forma de imposicin y dogmatismo religioso, como tambin de contubernio entre el poder y la religin. 2. El Reino no puede ser encadenado El evangelio de hoy sobre los magos, consignado solamente por Mateo, no puede ser ledo como una crnica ms o menos divertida de los primeros das de la vida de Jess. Al contrario, tal como nos ensean los exgetas, es una narracin simblica en la que se esconde el drama del cristianismo primitivo y del judasmo. Con Jess llega la luz de los pueblos, pero su propio pueblo no lo reconoce. Mas no por eso la luz fracasa: sus rayos pueden llegar ms all de las fronteras judas. El texto es de por s escandaloso para la mentalidad juda y para los judeo-cristianos que se oponan a un trato de igualdad entre los cristianos llegados del judasmo y los venidos del paganismo. El evangelio es radical en su punto de vista: los que fueron llamados primero, los que tenan consigo los rollos de la Biblia, los que vivan a la sombra del Templo, no conocieron al que estaba en medio de ellos. Saban de memoria las profecas, pero slo las interpretaban desde un mesianismo nacionalista y patriotero. En cambio, los paganos, o sea, los odiados gentiles, los considerados raza maldita y prostituida, los que estaban lejos y separados del templo de Dios, esos fueron los que pudieron reconocer desde su corazn puro y sincero el sentido liberador del Evangelio. No otro es el sentido de los relatos de la samaritana, de la mujer sirofenicia, del centurin romano cuyo siervo es curado, o de aquel soldado pagano que, a la hora de morir Jess, confiesa su fe en el inocente crucificado. En esta misma lnea de pensamiento escribe Lucas los Hechos de los Apstoles, y Pablo las Cartas a los glatas y romanos. Alguien dir: pues, entonces, lo importante es hacerse cristianos y abandonar toda forma de judasmo. Es esto lo que inspira este pasaje evanglico? Una vez ms atengmonos al espritu del evangelio, no a su letra. En aquella circunstancia histrica el judasmo era la religin

oficial a la que se sometan tanto los judos como los judeo-cristianos; y a ella permanecer fiel la iglesia de Jerusaln guiada por Santiago, el hermano del Seor. Sin embargo -y por aqu pasa el espritu del evangelio-, el Reino de Dios no est necesariamente atado a las instituciones religiosas. Al contrario, y para desgracia del judasmo (simbolizada en la matanza de los inocentes y en la indiferencia de los escribas y sacerdotes por el Mesas recin nacido), su fuerza salvadora llegara igualmente a todos, comenzando por los que estaban ms lejos. En otras palabras: en cualquier parte puede hacerse presente el Reino de Dios, o sea, el Dios de la salvacin. Es cierto que la primitiva Iglesia, inmersa an en un clima apocalptico y escatolgico, consideraba fundamental la rpida evangelizacin de los paganos porque el Da del Seor (la segunda venida) estaba prximo. Pero este error de clculo debe ser un aviso para que nosotros no cometamos el mismo error. S, es bueno e importante que los hombres conozcan a Jesucristo y a su evangelio. Pero ms importante an es que les permitamos que sientan a Dios all donde Dios est: en su corazn sincero. Mejor que hacer proselitismo es dar testimonio de amor a los que estn lejos de nuestras miras; mejor que fundar iglesias que dividen a los hombres en odios irreconciliables es fomentar la unin y la comprensin. Pues, cmo podremos anunciar el evangelio de la paz, de la unidad y del amor, sino desde esa perspectiva? El Reino llama a los hombres; stos responden. No somos nosotros los jueces que dictaminan si la respuesta es buena o mala. El juicio pertenece a Dios y lo har al final de los tiempos... Tambin esto lo hemos olvidado. Comprendo que este punto de vista puede, en primera instancia, crear confusin y cierta alarma en nuestros espritus acostumbrados a hacer de lo nuestro el centro del mundo. Comprendo que esta manera de ver las cosas es como un balde de agua fra hacia mucho entusiasmo conquistador de almas. Comprendo que el Reino de Dios no excluye a la Iglesia como comunidad cristiana... Todo esto es comprensible en una hora de cambio, pero nada puede eximirnos de revisar nuestro

proyecto evangelizador teniendo en cuenta, por un lado, el espritu del evangelio, y por otro, la situacin cultural e histrica que hoy vivimos. Eso s: tengamos mucho cuidado para que cierto patrioterismo catlico no nos haga caer en la trampa. Contra ese patrioterismo luch Jess... y termin en la cruz. Por eso plantebamos al comienzo la necesidad de ser fieles, antes que nada, al Reino de Dios que, impulsado por el Espritu, puede llegar all donde nosotros no llegamos ni podemos imponer nuestra autoridad o prestigio. Si hemos criticado siempre el nacionalismo religioso de los judos del tiempo de Jess y su interpretacin triunfalista de las profecas mesinicas, no es para hacer lea del rbol cado, sino para tener cuidado de que no caiga nuestro rbol. Y si hoy se nos ha ledo y anunciado este evangelio no es para, una vez ms, echar en cara a los judos su ceguera... Es porque el peligro est dentro de la propia Iglesia. Apliqumonos a nosotros, los cristianos, este texto y saquemos las conclusiones. Hemos resuelto con esto el problema de la evangelizacin? Pretender resolverlo hoy es otro signo de triunfalismo y superficialidad. Solamente hemos pretendido abrir los ojos de nuestra conciencia para comenzar a comprender el problema en toda su compleja dimensin. Vivimos un tiempo de proyecto; un proyecto que es nuestro y que es de Dios. Sabemos cul es el proyecto de Dios en Cristo: la salvacin universal. Que al menos no seamos nosotros los que pongamos obstculos a este objetivo primordial del Padre. Entender, aceptar y vivir esta actitud es comenzar, quiz, a acercarnos un poco ms al Nio de Beln. SANTOS BENETTI EL PROYECTO CRISTIANO. Ciclo B.1 EDICIONES PAULINAS.MADRID 1978.Pgs. 145 ss. 22. Los magos Es obligado decir una palabra sobre ellos, porque son un modelo de respuesta a la llamada del Seor. En esta historia hay otros personajes que "brillan" siniestramente, caso de Herodes; o que estn totalmente apagados, caso de pontfices y letrados. Pero estos magos son encantadores, hombres abiertos, disponibles, constantes, generosos,

es decir, hombres creyentes, hombres de fe admirable. Diramos que tienen hambre de Dios: que le desean con fuerza y le buscan con esfuerzo; que le reconocen y le acogen con entusiasmo, a pesar de las dificultades; que se dejan cambiar por l. -Bsqueda de Dios BUSQUEDA/DESEO Entre todos los aspectos, podamos destacar su deseo y su bsqueda de Dios. El problema nuestro es que estamos tan entretenidos y satisfechos, que ya no deseamos a Dios ni lo buscamos. Tenemos otros dolos ms cercanos y asequibles. El hombre ya no busca a Dios, confesaba Pablo-VI. "Sin embargo, deca, la bsqueda de Dios en Cristo, es la brjula de la vida, y es una bsqueda que debe realizarse en todos los senderos de la experiencia humana... Dios debe ser buscado... Cristo est en la encrucijada de todos los caminos para quien sabe buscarlo y hallarlo". El camino de los magos es tambin un signo de todos los caminos. Al final, si se sabe seguir la propia estrella y si no nos cansamos fcilmente. al final de todos los caminos, encontraremos al Dios de Jesucristo. Todos los caminos llevan a Dios. Sea el camino de la oracin: sea el del estudio de la verdad: sea el de la comunidad y la familia; sea el del servicio y la entrega: sea el de la profesin y el trabajo; sea el del dolor y la enfermedad; sea el del desprendimiento y la solidaridad. En todos los caminos de la vida siempre aparecer una estrella que nos conduzca hasta Cristo. Necesitamos lucidez para descubrir la estrella, que puede ser algo o alguien muy sencillo, y decisin de seguirla hasta el f1nal. Y necesitamos, previamente, lo ms importante: hambre de Dios, deseo grande de encontrar a Dios. IDEAS PRINCIPALES PARA LA HOMILA 1. Hoy no es tanto la fiesta de los Reyes y los regalos, cuanto la fiesta de la Epifana, la manifestacin de Dios a todos los hombres. Es una fiesta de gran tradicin cristiana, especialmente en el Oriente. 2. La estrella es el smbolo de Cristo, "lucero del alba", por el que Dios se nos manifiesta a todos, cercana amistosa de Dios al hombre. La estrella ilumina, orienta y alegra. Esto es lo que hace Jess con su vida,

su palabra y su presencia permanentes. Pero no slo nos debemos dejar iluminar por Cristo, sino que el Seor quiere que seamos luz para los dems, que nos convirtamos en estrellas vivas. 3. Los magos son modelo y maestros en la fe, por su apertura a la llamada de Dios, su docilidad para seguirla, su perseverancia en el seguimiento, su acogida en el descubrimiento y su capacidad de cambio o conversin. Destacamos sobre todo su bsqueda y su deseo de Dios. CARITAS UN AMOR ASI DE GRANDE ADVIENTO Y NAVIDAD 1990/90-2.Pgs. 168 s. 23. Una historia de fe Pero vamos a fijarnos ya en la parte bonita de esta historia. La respuesta de los Magos es verdaderamente ejemplar. Ellos, ms que Magos y ms que Reyes, son nuestros padres y maestros en la fe. Es una historia de fe. Destaquemos algunas enseanzas: --La capacidad para ver la estrella, abiertos a la llamada de Dios, vigilantes, hombres de oracin. Saben distinguir perfectamente los signos de los tiempos. No son hombres distrados, somnolientos, cerrados. Escuchan la voz del cielo y la de su propio corazn. Escuchan su yo profundo. --Su disponibilidad para dejarlo todo y ponerse en camino. No son hombres instalados, apegados a cosas y lugares, porque viven de esperanza. Son de los que buscan la tierra prometida. Hombres libres de toda atadura y libres "para" toda aventura, hambrientos de luz y de Dios. --Su constancia en el seguimiento de la estrella. No les faltaron dudas y pruebas en el camino. La estrella a veces jugaba con ellos y se sentiran ridculos, y sentiran la tentacin de volver a lo conocido, como los hebreos en el desierto. Ellos pasaron tambin por la noche, cuando no se ve ni se siente ni se entiende nada; lo difcil de la noche, cuando Dios es silencio, y hasta los ms queridos nos abandonan.

--Su responsabilidad en la bsqueda. La fe es don de Dios, pero exige nuestra colaboracin continuada. La fe no est reida con la reflexin, el dilogo y la oracin. Hasta de los incrdulos se puede recibir alguna luz. --Su generosidad en la ofrenda. Han comprendido la necesidad de compartir. Escogen regalos significativos, porque esperaban encontrar un rey. Si hubieran sabido que se trataba de un nio pobre, no se hubiesen andado con incienso y con mirra. --Su lectura de los hechos. Cuando la estrella se para ante la casa pobre, no se escandalizan y lo reconocen como Mesas. La mayora del pueblo judo no fue capaz de hacer esta lectura. Y es que Dios es siempre sorprendente, se viste de sencillo y slo se manifiesta a los humildes y los pequeos. --La adoracin: Cayendo de rodillas lo adoraron. No basta con ver. La fe es entrega y amor. Ellos, ms que el oro, incienso y mirra, ofrecieron su corazn. Creyeron y adoraron: se es el mejor perfume. Adoraron: sa ser nuestra definitiva vocacin. --Su capacidad de cambio. Fueron capaces de volver por otro camino. Es cosa segura que Dios cambia siempre nuestros planes. Creer es vivir confiados en la inseguridad, es estar dispuestos a iniciar siempre un nuevo camino, es tener capacidad de renovacin constante. Todo esto, el caminar por aqu y por all, entre luces y sombras, suele ser difcil, pero al final produce siempre una inmensa alegra. --Su transformacin. En el viaje de vuelta ya no necesitaban estrellas, porque la estrella la llevaban dentro. Era tal la luz y la alegra que recibieron, que ellos mismos se convirtieron en estrellas. Volvieron con la cara resplandeciente, como Moiss despus de hablar con Dios. Y por donde quiera que pasaban iban dando testimonio de lo que haban visto y odo. Fueron misioneros de la alegra y el amor. Desde entonces, las estrellas ya no se encuentran en el cielo, sino entre nosotros, entre todos aquellos que de una u otra manera se encuentran con Dios. CARITAS UN DIOS PARA TU HERMANO

ADVIENTO Y NAVIDAD 1991/91-2.Pgs. 174 s. 24. 1. Epifana, la manifestacin de Dios Aunque popularmente hoy es el da de los Reyes Magos, da de ilusiones y generosidades -da tambin, por desgracia, de una locura consumista y derrochadora-, litrgicamente es el da de la Epifana, la manifestacin amorosa de Dios a todos los hombres. Un evangelio, una buena Noticia, en una triple dimensin. -Dios se ha manifestado a los hombres Es lo primero que tenemos que admirar y agradecer. El que estaba oculto se ha dejado ver en forma de nio, de llanto y de sonrisa. El que estaba lejos, se ha acercado, se ha quedado junto a nosotros. El que estaba junto a Dios, siendo su alegra y su encanto cotidiano, ahora est tambin junto al hombre, siendo su amigo y protector. El que slo se manifestaba por medio de los ngeles e intermediarios, ahora se manifiesta directa y personalmente. Dios se ha manifestado. Es como si el cielo se hubiera abierto, como si un sol se encendiera de nuevo para nosotros, como si una estrella se pusiera a hacer guios a los hombres, o como si la misericordia empezara a llover, como si hubiera una primavera de justicia, como si la paz fuera un ro inagotable. La Epifana es una profesin de fe en la persona y en la misin de Jess. Creemos que, en Jess, Dios se nos ha manifestado, se ha acercado a nosotros, nos ha hablado, nos ha salvado y se ha quedado definitivamente con nosotros. No es fcil esta fe. Si viramos a Jess en persona, no sera ms fcil o ms difcil? Si viramos a Jess como le vieron los pastores y los Magos y los paisanos de Nazaret, reconoceramos a Dios en l? Si le viramos ahora mismo y le escuchsemos, le reconoceramos? -Las paradojas de Dios Todas las epifanas de Dios tienen algo de manifestacin y algo de ocultamiento. Los pastores vieron unos ngeles, pero despus se encontraron con un nio normal en un pesebre; casi saban ms ellos

que los mismos padres, que se admiraban de lo que decan los pastores. Los Magos vieron la estrella de un rey y encontraron a un nio pobre y perseguido. Y antes que nadie los padres, que escucharon orculos maravillosos, pero no entendan absolutamente nada del nio, y aflora en sus labios el por qu nos has hecho esto. Lo mismo suceder despus en la vida pblica, pasin y resurreccin. Se presenta como Mesas, pero no gana batallas; se le abren los cielos, pero mezclado entre pecadores; resplandece en el Tabor, pero habla de su muerte; en la cruz es el derrotado y el exaltado; cuando resucita, da pruebas a los discpulos, pero a nadie ms. -En claroscuro Dios sigue estando junto a nosotros, sigue manifestndose, pero en claroscuro. Le seguimos viendo, pero con el aspecto ms pobre y ms humilde; sentimos su presencia, pero intermitente; notamos el efecto de su gracia, pero a veces nos vemos en la noche; palpamos su cuerpo y su palabra, pero a travs de los velos del sacramento. Es decir, que el camino de la estrella sigue siendo largo y accidentado: unas veces nos ilusiona y otras veces nos cansa; unas veces parece que lo hemos perdido todo y otras nos llena de inmensa alegra. As es la vida de la fe. Siempre conlleva un dinamismo de tensin entre la bsqueda y el encuentro. -Dios se ha manifestado como amor Quiz en otros momentos se haba manifestado ms como poder, gloria y sabidura. As lo vemos en la creacin y en algunas intervenciones en favor de su pueblo. Otras veces se manifestaba como ley y doctrina. As aparece en el Sina y a travs de los profetas. Y no hablemos de las manifestaciones entre amenazas y castigos, que habr que interpretar en cada caso. Hay tambin otras epifanas de Dios, tanto en Moiss como en los profetas, ms cercanas a su realidad ltima, pero no quedaron suficientemente clarificadas. Ahora, en cambio, en Jess aparece, en toda su claridad y esplendor, el verdadero rostro de Dios. Dios mismo reverbera en la faz de Cristo (cf. 2 Cor 4 4-6; Ab 1, 3). Y, como ya hemos repetido, lo que en Jess aparece es la gracia y la salvacin. En Jess, Dios ha aparecido cercano y comprensivo, compasivo y

misericordioso. Jess es el Amor de Dios en traje humano, que pas entre nosotros perdonando y haciendo el bien, entregado hasta el fin. As se manifest y as se sigue manifestando. En Jess, Dios sigue estando junto a nosotros como husped y amigo, como maestro y salvador. En esa fuente bebemos toda la capacidad de servicio, comunin y entrega a los hermanos. -Dios se ha manifestado a los pobres Jess, en un momento de su vida, daba gracias a Dios y se exaltaba porque se haba revelado a los pequeos y la gente sencilla (cf. Mt 11, 25-26). Parece ser que los grandes, los sabios y los importantes, se quedaron con sus poderes y su ciencia, pero no entendieron nada de los misterios del Seor. Con una fuerza impresionante lo expresa asimismo San Pablo: Ha escogido Dios ms bien lo necio del mundo... lo dbil del mundo... lo plebeyo y despreciable del mundo... lo que no es... (1 Cor 1, 26-28). Desde el principio fue as. En Beln haba muchas familias importantes y linajudas, descendientes del gran David, que ni siquiera se enteraron del nacimiento de Dios. De qu sirvi a Beln tanta historia y tanta profeca? La casi totalidad de sus habitantes cerraron las puertas a Dios. Y as, dondequiera que se predique este evangelio, se hablar mal de este pueblo. Slo unos pastores recibieron el anuncio de los ngeles, fueron evangelizados y creyeron. Por qu precisamente los pastores? Ms tarde, estando en Jerusaln, slo dos ancianos fueron iluminados. No haba en toda Jerusaln gente ms preparada, ms influyente, mejor situada que estos dos viejos? Por qu tiene Dios esta preferencia por los sencillos y los pobres? Durante toda su vida Jess sigue haciendo esta opcin preferencial por los pobres. Son los escogidos, los preferidos, los bienaventurados. -Los viles y sin apoyo Y ser siempre as. En el siglo II, Celso acusaba a la Iglesia: Vnse cardadores de lana, bataneros y zapateros, las gentes ms incultas y rsticas... Muestran bien claramente que no quieren ni saben conquistar sino a los necios, a las almas viles y sin apoyo, a los esclavos, a las pobres mujeres y a los nios. Qu mal hay, pues, en ser un espritu culto, en amar los conocimientos bellos, en ser sabio y en ser

tenido por tal? Ser eso un obstculo al conocimiento de Dios? No ser ms bien una ayuda? (Discurso verdadero, 37). Celso, muy culto, no puede entender que la cultura y la ciencia sean un obstculo para el conocimiento de Dios. Es interesante conocer las reflexiones del que parece un hombre honrado pero demasiado posedo de s mismo. CV/ORGULLO: La verdad es que los ms difciles en aceptar el evangelio fueron siempre los nobles, los ricos, los antiguos sacerdotes y los intelectuales. Es decir, todos aquellos que tenan algo que perder, que no esperaban nada de Jesucristo Salvador, porque se sentan ya salvados. Si Dios se manifiesta especialmente a los pobres y pequeos, no es porque stos sean mejores o porque Dios sea clasista, sino porque estn ms necesitados de salvacin y porque estn ms abiertos y ms dispuestos a recibirla. El que se apoya en s mismo, en sus propios poderes y sus conocimientos, tendr siempre un Dios a su medida. Slo el que se vaca del todo puede llenarse de Dios. 2. Dios se ha manifestado a los extranjeros La fiesta de hoy tambin nos sorprende. Apareci una estrella en el cielo, pero slo unos Magos de Oriente la descubrieron y la siguieron. Y la estrella era una nueva epifana. La totalidad del pueblo escogido no se enter de la estrella ni de su significado. Ellos deban estar abiertos a los signos; ellos saban dnde tena que nacer el Mesas; ellos deberan estar dispuestos a recibirle, pero ah estn, lejanos al acontecimiento. Y cuando a algunos les llega la noticia confirman las seales pero no dan un paso para descubrirlas y acogerlas. Algunos incluso quisieron destruirlas. No fue la primera ni la ltima vez que estos hechos se repetan. Jess mismo se lo echar en cara a sus paisanos de Nazaret: Ningn profeta es bien recibido en su tierra, y les recuerda los casos de la viuda de Sarepta y del leproso Naamn, el sirio (Lc 4, 24-27). Y nos hacemos la misma pregunta. Por qu antes los extranjeros que los de casa? Y la respuesta ir en la misma lnea. Porque los extranjeros son una clase de marginados; porque muchos son tambin ms pobres, ms humildes, ms abiertos y ms libres de prejuicios. Los de casa se creen con derechos y con privilegios; se creen que saben ms y conocen

mejor las cosas de la familia. San Pablo es un testigo dramtico del rechazo constante de su gente hacia el evangelio, porque se segua apoyando en la seguridad que le daba el sentirse hijos de Abraham y discpulos de Moiss. -Ya no hay extranjeros La verdad es que para Dios ya no hay extranjeros. Ya hace tiempo que Dios borr todas las fronteras y divisiones de los mapas. Para Dios no hay judo ni gentil, griego o brbaro, blanco o negro, paisanos o forasteros. Todos son sus hijos, todos son de la casa; todos pueden llegar a ser madres y hermanos de su Hijo Jesucristo. El problema no est en Dios; el problema est en los hombres, en su mayor o menor capacidad de acogida, en su mayor o menor escucha de la Palabra y de los signos, o sea, en su fe o falta de fe. Los Magos son un modelo perfecto de fe: vieron la estrella, siguieron su llamada, dejndolo todo; se pusieron en camino, sin saber adonde iban; son constantes en el seguimiento de la estrella; son responsables con la bsqueda de los signos; son sencillos y dciles, y pueden as reconocer al Mesas en apariencias humildes; son generosos en la ofrenda; son capaces de cambio y transformacin; se convierten ellos mismos en testigos de la luz. Ellos, los Magos, los extranjeros, los raros, los inesperados, fueron los primeros gentiles que adoraron a Jess. -Luz para todas las gentes Con los Magos empieza la historia de las misiones. Seguro que ellos se convertirn despus en testigos de lo que haban visto y odo. Su historia se convierte as en parbola y profeca para todos. Jess est llamado a ser, segn anunciaba Simen, luz para alumbrar a todas las gentes (Lc 2, 32). Nosotros debemos dejarnos iluminar y creer en l, y enseguida hacernos testigos de la luz, llevarla a todos los pueblos: Y caminarn los pueblos a tu luz. Los misioneros son estrellas que recorren el Este y el Oeste, el Norte y el Sur -especialmente el Sur-, ofreciendo la luz a los pobres. Todos estamos llamados a ser misioneros, aunque no tengamos la oportunidad o la llamada de salir fuera de nuestra tierra. Seremos misioneros siempre que ofrezcamos a los hombres la luz de nuestra fe,

la fuerza de nuestra esperanza, la alegra de nuestro servicio, la ofrenda de nuestro amor. Cualquier testimonio que demos de nuestra fe tendr siempre un alcance insospechado, que puede ir mas all de nuestras fronteras. Nunca sabremos medir la distancia de onda de nuestra pequea estrella. Pensemos, por ejemplo, en Teresa del Nio Jess, que desde su pobre convento de Lisieux ilumin y sigue iluminando el mundo. IDEAS PRINCIPALES PARA LA HOMILA 1. Epifana es la manifestacin de Dios. Dios se ha manifestado en Jess. En Jess, Dios se ha hecho nio y sonrisa. El que estaba lejos se ha acercado. El que estaba oculto se ha manifestado. Pero todas las epifanas de Dios tienen algo de manifestacin y algo de ocultamiento. Es el dinamismo de la fe. 2. Dios se ha manifestado como amor. En Jess apareci la bondad y la filantropa de Dios. Antes se hablaba de su gloria, de su poder, de su justicia, de su sabidura; pero en Jess se pone de manifiesto que todos esos atributos son amor. 3. Dios se ha manifestado preferentemente a los pobres, a los pequeos, a los marginados y a los extranjeros. Ellos son los preferidos porque son los que ms sufren, los ms necesitados; y son, por otra parte, los ms abiertos y ms dispuestos a recibir la salvacin de Dios. 4. Los Magos son ejemplo de fe. Desde que vieron la estrella, hasta que cayeron de rodillas ante el nio, hasta que volvieron a su tierra, convertidos e iluminados. Tambin nosotros debemos no slo creer, sino ser portadores de la luz de Jesucristo. La Iglesia debe seguir siendo estrella para todo nuestro mundo. CARITAS RIOS DEL CORAZON ADVIENTO Y NAVIDAD 1992/92-2.Pgs. 178-183 25. FE/QU-ES TEMA: LA AVENTURA DE LA FE. FIN: Desinstalar a la comunidad de un falso descanso que se concede, una vez que se sabe creyente. La fe es una bsqueda constante y

decepcionante. Hay quienes piensan que la fe les va a solucionar todos los problemas. Hoy deberan descubrir que no es as. DESARROLLO: 1. La fe es una bsqueda. 2. La fe es una aventura. 3. La fe es una carrera de obstculos. 4. La fe es decepcionante. TEXTO: Comencemos por despejar este Evangelio del folklore. La narracin de los Magos es una historia didctica que nos quiere ensear: -- La llamada de todos los hombres a la fe. -- Las cualidades de esta fe. Llamada a la fe que ha aparecido en Jesucristo como salvacin. Esta manifestacin del amor salvador de Dios se llama Epifana, revelacin, resplandor, iluminacin. En Cristo, Dios ha querido revelarse a nosotros y hemos visto su gloria. Esta es la Epifana que celebramos. En lugar de contemplar cmo Dios se ha manifestado, vamos a examinar qu cualidades debe tener la fe del hombre, para poder llegar a captar esta manifestacin de Dios. 1. La fe es una bsqueda. FE/BUSQUEDA En la narracin de los Magos, uno de los elementos que ms resalta es la pregunta: Dnde est el Rey de los judos que ha nacido? Los Magos buscan, indagan. Qu diferencia esta actitud, con esa fe esttica, quieta, que todos padecemos! Tenemos la fe como quien ha recibido un paquete bien embalado con muchas cosas dentro y que guarda cuidadosamente. La fe subjetiva, de cada persona, no es algo que est hecho, debe ser encontrada por cada hombre y generacin. No es Algo que ya est conquistado sino una realidad que debemos conquistar. Nada ms extrao a una actitud de fe que el fixismo, el enraizamiento, la calma, la inmovilidad Las actitudes del creyente, inquieto, investigador, inquirente, estn descritas con estas imgenes: Buscad y hallaris, pedid y se os dar, llamad y se os abrir.... Todo son actitudes activas. Como lo son tambin: el velar, estar despiertos.

2. La fe es una bsqueda no exenta de aventura.FE/EXODO -- Se ha recorrido un largo camino desde el Oriente hasta Beln. El camino de los Magos nos sugieren otros muchos caminos de la historia, realizados bajo el imperio de la vocacin: Sal de tu tierra a la tierra que yo te mostrar (Gen 12). Deja a tu padre y a tu madre. Vende todo cuanto tienes y raprtelo entre los pobres y luego sgueme. La fe es una invitacin a salir de una situacin de esclavitud a una nueva manera de vivir. Ello exige despojarse, aun antes de seguir la promesa. --La aventura de la fe consiste en que tenemos que despojarnos, fiarnos solamente en el parpadeo de una estrella, en una Palabra interior que a veces percibimos. La fe es una intuicin, una experiencia luminosa, que se nos escapa constantemente, como la visin de una estrella fugaz. La fe es una flecha indicadora, una vocacin a ponerse en movimiento sin camino asfaltado. La luz de la fe entraa la suficiente garanta como para seguirla, pero est en la conveniente distancia como para que no estemos nunca seguros. La fe participa tambin, de la inseguridad de toda vida humana. 3. La fe, por otro lado, es una carrera de obstculos: -- Una verdadera actitud de la fe tiene que superar la poltica de la fe, no se puede llamar creyente a quien posee una fe por la simple asimilacin del ambiente socio-oficial en que se vive. La presin de la sociedad nos puede hacer tener unas creencias, unas prcticas, una moral y unos sacramentos, pero eso no es fe. Tampoco es fe una creencia aceptada por conveniencias: para ganar puntos, por subir puntos, para cumplir ambiciones, para ostentar cargos polticos. Hay que superar el obstculo de la poltica de la fe: la engaosa apariencia de un Rey al servicio de la fe y de una Iglesia al servicio del Estado. Muy bastardos intereses pueden empujar al Estado y a la Iglesia a apoyarse con la adoracin de Cristo. Superar el obstculo de la poltica de la fe, no quiere decir renunciar al aspecto de una fe poltica: el anuncio del nacido Rey de los judos intriga a Herodes, hasta tal punto que decide matarlo. Es que el

anuncio del Evangelio no puede permanecer indiferente ante la situacin del pueblo, ni ante el sistema econmico, poltico y social que rige la convivencia. Es necesario superar el obstculo de poner demasiadas esperanzas en una fe letrada, sabia, muy informada, docta. No quiero decir que la fe no sea inteligible, sino que hemos de caer en la cuenta de que el saber intelectual de la fe vale para muy poco. Los sacerdotes y letrados saban que el Mesas iba a nacer en Beln de Jud, pero ninguno lo encontr. La fe debe ser ilustrada, pero la ilustracin no engendra la fe. Podemos saber muchas cosas sobre la fe y no ser creyentes. --Hay que aceptar la oscuridad de la fe. El proceso de bsqueda que dura toda la vida, pasa por situaciones en las que no se ve nada. Desaparece la estrella. Es lo que San Juan de la Cruz llama la noche oscura, y que en mayor o menor grado padecemos, en ocasiones, todos los creyentes. De este obstculo tenemos que ser conscientes, porque es doloroso y produce no poca angustia; cuando esta situacin se presenta, el relato de los Magos nos sugiere que debemos seguir buscando, preguntando, investigando, aceptando el testimonio de los dems, la Iglesia, aunque nosotros no veamos nada. Podemos tener la confianza de que de pronto la estrella... comenzar a guiarnos. 4. Quiero decir tambin para que nadie se sienta engaado, que la fe es decepcionante. Despus de un largo camino uno no encuentra ms que a un nio con su madre. -- Cuando emprendemos en serio una bsqueda de la fe, soamos mucho, demasiado. Esperamos llegar a grandes y convincentes metas. Soamos con un mundo utpico, lleno de luz, de sentido, de fuerza, sin tensiones. Quin no ha tenido una ligera esperanza de solucionar con la fe todos los problemas que ahora nos atormentan? -- La fe, aunque sea don de Dios, es siempre humana, es una fe del hombre en su condicin de mundano y, por tanto, una fe decepcionante, limitada, pobre, dbil, sin respuestas fulgurantes, sin evidencias; una fe velada. No vemos an cara a cara. Cuando llegamos a tener un acto de fe consciente no somos derribados de ningn

caballo, ni padecemos espectaculares cadas de rodillas en actitud de adoracin. La fe participa tambin de la sencillez de nuestra vida. La fe es la actitud de aquellos que saben, a pesar de todo, de quin se han fiado; de los que esperan contra toda esperanza; de los que se saben en la verdad, aunque constantemente les asalte la duda; de los que creen sin escandalizarse de m, de un nio con su madre; de la debilidad, de la fugacidad de la luz, de la torpeza de los dems, del silencio de Dios, de la miseria propia. Pasemos ahora a celebrar la Eucarista, el decepcionante sacramento de nuestra fe, en que ni siquiera encontramos visiblemente al Nio con su Madre y cuya nica garanta de salvacin es nuestra balbuciente comunin fraternal. JESUS BURGALETA HOMILIAS DOMINICALES CICLO B PPC/MADRID 1972.Pgs. 42-45 26. La solemnidad de la Epifana tiene entre nosotros un carcter muy popular, sobre todo entre los ms pequeos de cada hogar. Los entraables y coloristas personajes de los Reyes, que van ms all de lo que narra el texto evanglico, indican quiz por exceso el impacto que el misterio de la Navidad ejerce sobre nosotros, afectando la imaginacin, la sensibilidad, toda nuestra persona. Es tan grande y desbordante el nacimiento del Hijo de Dios, que la tradicin litrgica de la Iglesia ha dado lugar a dos fiestas, Navidad y Epifana, que de manera complementaria celebran el mismo hecho. La perspectiva de cada solemnidad es diversa. Navidad nos evoca principalmente el nacimiento de Jess como Mesas anunciado a Israel y dado a conocer a los ms humildes del pueblo, unos pastores que vivan al aire libre. Epifana nos habla de la proyeccin universal de Jess presentado como Salvador y Luz para todas las naciones. No son figuras contradictorias. La buena noticia -que tanto para los magos como para los pastores es motivo de gran, de inmensa alegra- necesita expresarse en todas sus dimensiones. -Este ser signo de contradiccin

Acercndonos ms a la fiesta de hoy nos damos cuenta de que esta manifestacin del Hijo de Dios a la humanidad suscita reacciones muy diversas. Desde el inicio se cumplen las palabras profticas del anciano Simen: ste ser signo de contradiccin. Las lecturas de hoy nos ambientan en este clima de contrastes. El himno de Isaas subraya la luz y el resplandor del Seor que atrae a los pueblos mientras las tinieblas cubren la tierra. San Pablo anuncia que ahora se ha revelado el misterio de salvacin universal que los hombres no haban conocido. Pero en el evangelio de Mateo es donde los contrastes se acumulan: Beln y Jerusaln, la ltima de las ciudades de Judea y la sede de la realeza; los magos venidos de Oriente que buscan al rey de los judos desconocido por los letrados del pueblo; la angustia y la inquietud de la capital al or aquellas noticias conmocionadoras y la alegra serena e inmensa de seguir el camino de la estrella que conduce hacia el recin nacido; el temor de un reyezuelo poderoso ante el nacimiento del hijo de Mara; el homenaje solemne de los personajes venidos de lejos y la amenaza por parte del poder de su pueblo... Toda esta diversidad de reacciones ante la manifestacin del Hijo de Dios nos sugiere que tambin nosotros somos invitados a situar nuestra vida en relacin a Jess. La vida entera de este recin nacido es una epifana, una verdadera presencia de Dios en nuestra historia concreta. No tenemos otro acceso al Padre ms que el camino de la humanidad de Jess que para unos oculta y para otros revela este misterio de amor y comunicacin. Jess aparece como nico y universal. Inexplicablemente concreto e histrico en su enraizamiento en el pueblo de Israel. Sorprendentemente universal en su proyeccin a toda la humanidad. -Epifana, dilogo de Dios con toda la humanidad La fiesta de la Epifana nos invita a establecer un dilogo, una relacin con el Seor que ha querido que le conociramos. Un dilogo con nosotros mismos: Cmo respondemos a esta invitacin? Qu reaccin suscita en nosotros la luz de la estrella? Cmo buscamos en nuestra vida, en nuestro pensar y obrar, el camino que conduce hacia Jess? Un dilogo con nuestra poca y cultura: "Tambin los gentiles...

son partcipes de la promesa en Jesucristo...". Qu fundamento para la fraternidad humana, para la superacin de toda discriminacin de raza, lengua, cultura... Qu acogida a los que son diferentes... Un dilogo en la Iglesia: "Tambin los gentiles son coherederos, miembros del mismo cuerpo y partcipes de la promesa en Jesucristo". Cmo servimos a este designio universal de salvacin? Son preguntas que nos plantea la presencia de Jess en medio de nuestra historia. Son preguntas que fecundan nuestras vidas, que estimulan nuestra bsqueda de fidelidad al Seor, como los magos que se pusieron en camino siguiendo la luz de la estrella. La Navidad, la Epifana, nos hacen emprender tambin a nosotros un camino de renovacin, de apertura y de amor a Dios y a los hombres nuestros hermanos. Y por encima de todo, ahora en nuestra Eucarista y siempre en nuestra vida, brilla la alegra que experimentaron los magos y el gozo radiante y el corazn henchido con que Isaas nos invitaba a vivir. JOSEP M. DOMINGO MISA DOMINICAL 1995, 1 MEDITACIN LITRGICA Epifana es la fiesta de Cristo luz de los pueblos. El misal, en la antfona de entrada, centra la atencin de los fieles: "Mirad que llega el Seor del seoro: en la mano tiene el reino, y la potestad y el imperio". Toda la dinmica de la solemnidad subraya el hecho de que el misterio tambin ha sido revelado a los gentiles. Los Magos de Oriente son una plasmacin amable del fruto de esta revelacin. Ellos vienen, de lejos, seducidos por la luz, para encontrar y adorar al Rey de los judos. Le traen dones, pero el ms importante es el de su corazn sincero. Recibirn en paga la luz de la fe. Fe que ser la alborada de la luz que vern tantos y tantos pertenecientes a la paganidad. La Iglesia siente la necesidad de anunciar a toda criatura el Evangelio con la claridad de Cristo, que resplandece sobre su faz. -La visin de la Jerusaln iluminada Isaas exhorta a Jerusaln. Debe levantarse y brillar, porque le llega su luz. Se trata de la gloria del Seor. Es decir, de la manifestacin y presencia del mismo Dios. Si mira los pueblos, slo percibe tiniebla.

Pero la ciudad de la paz tendr la luz indeficiente de la gloria que le ser dada. Los pueblos se pondrn en marcha hacia esta luz. La visin es apotesica. Una inmensa y abigarrada multitud, una enorme caravana, se dirige a Jerusaln. Traen tesoros y proceden cantando las alabanzas del Seor. El salmo responsorial, como eco del texto proftico, canta al Seor que es Rey. Todos los pueblos deben optar por servirle. La accin de este Soberano ser de liberacin del pobre que clama y del afligido sin protector. Hoy, sin duda, la Iglesia se siente nueva Jerusaln. Se le recuerda cmo debe reflejar la luz de Cristo para todos los pueblos. Ella misma se convierte en estrella que anuncia la presencia del Rey que salva a todos los hombres y que quiere reunirlos bajo la luz de una misma fe y de un idntico amor. La Iglesia debe estar siempre a punto para recibir a los hombres de toda raza y condicin. Ella misma se avanza hacia los hermanos. Puesto que, en palabras de Juan Pablo II, es camino que va hacia el hombre. Ningn miembro del Cuerpo de Cristo est dispensado de anunciar el evangelio a los que lo desconocen. El mandato ltimo de Cristo fue muy claro: "Id a todos los pueblos". La misin apremia. -Los Magos La escena de los Magos adorando al Nio, en el regazo de Mara, ha seducido a los autores de la iconografa cristiana. Y, en verdad, es enorme- mente simptica. Los Magos -posiblemente astrnomos- son buscadores de la verdad. Han advertido un camino posible para hallarla. No han dudado de emprenderlo y han llegado hasta Jerusaln. Buena gente estos estudiosos de los fenmenos celestes. Parecen casi ingenuos. Tanto que preguntan a Herodes. Es lgico, puesto que buscan al Rey. Herodes y su corte temen. Las profecas hablan claramente de Beln, lugar de nacimiento de David. El monarca, muy artero, les pedir que le sirvan de informadores en el regreso. Un rey de este mundo que teme a un Nio que viene en son de paz! Ser tanto el desafo temido que costar la vida de muchos inocentes y el exilio de Jess. Los Magos prosiguen el camino. La estrella se pondr ahora exactamente encima de donde est el Nio. Est en brazos de su

Madre. Los sabios adoran postrados y le ofrecen regalos. Pero lo ms importante es que le dan su corazn y su vida. Marcharn seguros, lejos de todo peligro, porque han hallado al Salvador. El cristiano que celebra hoy la epifana se acerca a Cristo, lo adora profundamente como su nico rey, su nico Dios y su nico Salvador. La adoracin implica una comunin profunda con su persona y con su mundo de valores. La oracin personal, en esta solemnidad, debe alcanzar un alto clima de dilogo a travs de la entrega personal al Seor. Hay un aspecto festivo que llama la atencin. Viene dado por la oracin sobre las ofrendas. Se dice que los dones de la Iglesia ya no son oro, incienso y mirra, sino el mismo Jesucristo, "que en estos misterios se manifiesta, se inmola y se da en comida". Conviene anotarlo para una espiritualidad que se nutre en el banquete eucarstico. Con el Cristo, ofrecido al Padre, debe tambin darse el cristiano que tiene la suerte de celebrar los santos misterios. La oracin debe llevar al compromiso personal a favor del apostolado y la evangelizacin. -Una plegaria La plegaria recapituladora ser de entrega al Seor y de splica para que sea siempre la luz que gue nuestros pasos. Cabr aadir la peticin a fin de saber testimoniar, de palabra y obra, la luz verdadera que ilumina a todo hombre. Otra splica ser por la misin universal de la Iglesia. Pdase por los misioneros. Y tambin para que el Seor suscite vocaciones en orden al ofrecimiento del Evangelio. La mirada universal har que se ore por la conversin de los no creyentes y paganos, puesto que para ellos es la Promesa en Jesucristo. JOAN GUITERAS ORACIN DE LAS HORAS 1991, 12.Pg. 423 ss. MEDITACIN LITRGICA Epifana es la fiesta de Cristo luz de los pueblos. El misal, en la antfona de entrada, centra la atencin de los fieles: "Mirad que llega el Seor del seoro: en la mano tiene el reino, y la potestad y el imperio". Toda

la dinmica de la solemnidad subraya el hecho de que el misterio tambin ha sido revelado a los gentiles. Los Magos de Oriente son una plasmacin amable del fruto de esta revelacin. Ellos vienen, de lejos, seducidos por la luz, para encontrar y adorar al Rey de los judos. Le traen dones, pero el ms importante es el de su corazn sincero. Recibirn en paga la luz de la fe. Fe que ser la alborada de la luz que vern tantos y tantos pertenecientes a la paganidad. La Iglesia siente la necesidad de anunciar a toda criatura el Evangelio con la claridad de Cristo, que resplandece sobre su faz. -La visin de la Jerusaln iluminada Isaas exhorta a Jerusaln. Debe levantarse y brillar, porque le llega su luz. Se trata de la gloria del Seor. Es decir, de la manifestacin y presencia del mismo Dios. Si mira los pueblos, slo percibe tiniebla. Pero la ciudad de la paz tendr la luz indeficiente de la gloria que le ser dada. Los pueblos se pondrn en marcha hacia esta luz. La visin es apotesica. Una inmensa y abigarrada multitud, una enorme caravana, se dirige a Jerusaln. Traen tesoros y proceden cantando las alabanzas del Seor. El salmo responsorial, como eco del texto proftico, canta al Seor que es Rey. Todos los pueblos deben optar por servirle. La accin de este Soberano ser de liberacin del pobre que clama y del afligido sin protector. Hoy, sin duda, la Iglesia se siente nueva Jerusaln. Se le recuerda cmo debe reflejar la luz de Cristo para todos los pueblos. Ella misma se convierte en estrella que anuncia la presencia del Rey que salva a todos los hombres y que quiere reunirlos bajo la luz de una misma fe y de un idntico amor. La Iglesia debe estar siempre a punto para recibir a los hombres de toda raza y condicin. Ella misma se avanza hacia los hermanos. Puesto que, en palabras de Juan Pablo II, es camino que va hacia el hombre. Ningn miembro del Cuerpo de Cristo est dispensado de anunciar el evangelio a los que lo desconocen. El mandato ltimo de Cristo fue muy claro: "Id a todos los pueblos". La misin apremia. -Los Magos

La escena de los Magos adorando al Nio, en el regazo de Mara, ha seducido a los autores de la iconografa cristiana. Y, en verdad, es enorme- mente simptica. Los Magos -posiblemente astrnomos- son buscadores de la verdad. Han advertido un camino posible para hallarla. No han dudado de emprenderlo y han llegado hasta Jerusaln. Buena gente estos estudiosos de los fenmenos celestes. Parecen casi ingenuos. Tanto que preguntan a Herodes. Es lgico, puesto que buscan al Rey. Herodes y su corte temen. Las profecas hablan claramente de Beln, lugar de nacimiento de David. El monarca, muy artero, les pedir que le sirvan de informadores en el regreso. Un rey de este mundo que teme a un Nio que viene en son de paz! Ser tanto el desafo temido que costar la vida de muchos inocentes y el exilio de Jess. Los Magos prosiguen el camino. La estrella se pondr ahora exactamente encima de donde est el Nio. Est en brazos de su Madre. Los sabios adoran postrados y le ofrecen regalos. Pero lo ms importante es que le dan su corazn y su vida. Marcharn seguros, lejos de todo peligro, porque han hallado al Salvador. El cristiano que celebra hoy la epifana se acerca a Cristo, lo adora profundamente como su nico rey, su nico Dios y su nico Salvador. La adoracin implica una comunin profunda con su persona y con su mundo de valores. La oracin personal, en esta solemnidad, debe alcanzar un alto clima de dilogo a travs de la entrega personal al Seor. Hay un aspecto festivo que llama la atencin. Viene dado por la oracin sobre las ofrendas. Se dice que los dones de la Iglesia ya no son oro, incienso y mirra, sino el mismo Jesucristo, "que en estos misterios se manifiesta, se inmola y se da en comida". Conviene anotarlo para una espiritualidad que se nutre en el banquete eucarstico. Con el Cristo, ofrecido al Padre, debe tambin darse el cristiano que tiene la suerte de celebrar los santos misterios. La oracin debe llevar al compromiso personal a favor del apostolado y la evangelizacin. -Una plegaria

La plegaria recapituladora ser de entrega al Seor y de splica para que sea siempre la luz que gue nuestros pasos. Cabr aadir la peticin a fin de saber testimoniar, de palabra y obra, la luz verdadera que ilumina a todo hombre. Otra splica ser por la misin universal de la Iglesia. Pdase por los misioneros. Y tambin para que el Seor suscite vocaciones en orden al ofrecimiento del Evangelio. La mirada universal har que se ore por la conversin de los no creyentes y paganos, puesto que para ellos es la Promesa en Jesucristo. JOAN GUITERAS ORACIN DE LAS HORAS 1991, 12.Pg. 423 ss. Y LE OFRECIERON DONES... (Mt 2,11) Meditacin sobre la epifana del Seor Mucho ms que la sencilla y escueta narracin del evangelio de Mateo de la adoracin de los magos en Beln, fue la brillante visin del profeta Isaas lo que inspir el corazn y el espritu del cristianismo. Nuestros nacimientos slo toman de Mateo su ncleo principal, pero, en sus detalles, siguen la audaz visin del vidente: los dromedarios, los camellos, las riquezas de los pueblos se toman de este ltimo. As la hermosura y la grandeza de la tierra se inclinan ante la pobreza, ante el Nio del establo. Pero esto, no es en realidad un sueo, que debe ceder a una realidad ms sobria y ms modesta? Ahora bien, Isaas no nos muestra un determinado momento, sino que su visin se dirige a la vez a la lejana de los siglos. Despus de tanta oscuridad y tanta desilusin, brilla desde Sin una luz, que irradia su resplandor sobre el mundo, y una peregrinacin se organiza hacia all de toda la tierra; el corazn de Israel palpita de alegra ante ese resplandor inesperado. Pero nuevamente no es esto un sueo? O no es la verdad? No surge de hecho del corazn de Israel una luz que ilumina a travs de los siglos? Los magos del evangelio son nicamente el comienzo de una inmensa peregrinacin, en la que la magnificencia y la hermosura de esta tierra se ponen a los pies de Cristo: el oro de los mosaicos del antIguo cristianismo, la luz policromada de las vidrieras de nuestras grandes catedrales, la alabanza de las piedras, el canto navideo de los

rboles del bosque son para l, y los instrumentos msicos hallaron sus modos ms hermosos cuando se postraron a sus pies. Tambin el sufrimiento del mundo, sus penas y trabajos vienen a l para encontrar, al menos durante unos instantes, ante el Dios que se ha hecho pobre, el alivio y la comprensin. Evidentemente, todos nosotros nos hemos hecho hoy un poco puritanos: no hubiera sido mejor entregar todos esos tesoros a los pobres? Pero nos olvidamos, al hacer esa pregunta, de que la hermosura y la magnificencia que se regal al Seor es la nica propiedad comn del mundo. Qu contraste entre las residencias y las iglesias, entre los museos y las catedrales! Qu diferencia se observa si se trabaja en el Louvre, en los Offici, en el Museo Britnico o si se coincide rezando en una iglesia viva en la alabanza de las piedras! La riqueza que se ha regalado al Nio de Beln se adeca a todos y todos la necesitamos como el pan. El que quita lo hermoso a un nio, para convertirlo en algo til, no le ayuda, sino que le causa dao: le quita la luz sin la cual todos los clculos son fros y se convierten en nada. Ciertamente, si nosotros empalmamos con esta peregrinacin de los siglos, que pretende derrochar lo ms hermoso de este mundo para el Rey recin nacido, no deberemos por ello olvidar que l siempre sigue viviendo en el establo, en la crcel, en las favelas y que nosotros no le alabaremos si no somos capaces de encontrarle all. Pero el conocimiento de ese hecho no debe impulsarnos a una dictadura de lo til que proscriba la alegra y que dogmatice una austera seriedad. La preocupacin por la belleza de la casa de Dios y la preocupacin por los pobres de Dios son algo inseparable: no slo necesita el hombre de lo til, sino tambin de lo bello; no slo de una casa propia, sino de la proximidad de Dios y de sus signos. Donde l es glorificado y exaltado se hace la luz a nuestro corazn. Donde no se le da nada a l se esfuma tambin lo otro; pero donde son excluidos sus pobres tampoco se hace caso de l. JOSEPH RATZINGER EL ROSTRO DE DIOS SGUEME. SALAMANCA-1983..Pgs. 71 s. Pertenecemos a los

buscadores de Dios? Porque Dios, para revelarse en la luz que debe guiar nuestra vida y conducirnos a la salvacin, debe ser buscado. La gran aberracin del espritu moderno es precisamente sta; el hombre ya no busca a Dios y cree que ha muerto la ciencia y la fe que hacen resplandecer, en el temor y en el amor, a Dios sobre el camino de nuestra vida; esto tiene consecuencias prcticas muy graves en todos los campos de la actividad humana. Sin embargo, la bsqueda de Dios en Cristo es la brjula de la vida, y es una bsqueda que debe realizarse en todos los senderos de la experiencia humana... Cristo est en la encrucijada de todos los caminos para quien sabe buscarlo y hallarlo. En l se encuentra a Dios y se conquista la verdadera vida. Pablo VI

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