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Ecco i giochi di Potere dietro Bankitalia a discapito della Sovranit di Stato

Scritto da Redazione. Postato in Notizie

Che manovre ci sono attorno alla banca dItalia e che danni subir lo Stato Italiano? Questa la ricostruzione di ci che avvenuto negli ultimi anni e dalla quale si evince la brusca accelerata alle riforme finanziarie e monetarie ed agli assetti sociali di Banca dItalia imposti dalla BCE e dal SEBC in base ai loro Statuti che sono stati ratificati con i Trattati di Maastricht e Lisbona dai nostri politici e tecnici. Come noterete, il problema non ECONOMICO ma GIURIDICO perch con la LEGGE che hanno potuto espropriarci dei nostri valori monetari e dei nostri mezzi di produzione che creano VALORE.
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Nel 2004 lallora ministro Tremonti prepar la bozza di quella che sarebbe divenuta la L.262/05 (http://www.camera.it/parlam/leggi/05262l.htm). Nella bozza si prevedeva la ridefinizione delle quote private della Banca d Italia e fu previsto che tali quote private andassero allo Stato tramite i suoi Enti e le sue Aziende partecipate a maggioranza, come previsto allArt. 3 dello Statuto della Banca dItalia (prima della sua modifica). Il governo italiano, infatti, si accorse che i partecipanti al capitale di Banca dItalia erano per il 95% istituti di credito privati e non pubblici. Inoltre, il Ministro Tremonti prevedeva nella bozza della L.262/05 la trasparenza delloperato della Banca dItalia. La BCE rispose che tale passaggio di quote in mano pubblica avrebbe potuto esserci ma ricord al governo italiano che il Trattato UE all Art.108 (ex Art.107 di Maastricht) sancisce la piena autonomia ed indipendenza del Sistema Bancario Centrale Europeo di cui fa parte la Banca dItalia e, pertanto, pur avendo la propriet pubblica della Banca dItalia il governo non poteva comunque prendere decisioni di politica monetaria anche se lArt. 3 dello Statuto della banca centrale italiana , scritto nel 1936, prevedeva che la maggioranza delle azioni fossero pubbliche. Inoltre, la BCE invitava il governo a modificare tale Art.3 dello Statuto della Banca d Italia aggiornandolo alla effettiva composizione societaria della stessa. Nella stessa risposta, la BCE puntualizzava che lo Statuto del S.E.B.C. prevede il segreto sulle operazioni di politica monetaria e finanziaria delle banche centrali. (rif. Parere CON/2005/34) http://www.ecb.europa.eu/ecb/legal/pdf/it_con_2005_34_f_sign.pdf

Nel 2005 usc la pubblicazione dellazionariato delle quote di Banca dItalia e si scopr che lo Stato Italiano partecipava soltanto con il 5% delle quote detenute dall INPS e non con la maggioranza di azioni confermando ai cittadini italiani i dati specifici di ci che Tremonti lasciava intendere nel suo tentativo di statalizzazione della Banca dItalia.

(http://www.bancaditalia.it/bancaditalia/funzgov/gov/partecipanti/Partecipanti.pd f)
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In questo modo si scopr che questa minima quota partecipativa del 5% era in contrasto con lArt. 3 dello Statuto di Banca dItalia perch, nel 1992, la riforma bancaria della Legge AmatoCiampi (http://www.fondazionecariplo.it/static/upload/3_f/3_fondnp22.pdf) aveva sancito che anche soggetti privati (S.p.A. quindi) possono assumere il significato giuridico di Pubblico se perseguono fini di interesse pubblico deformando, in questo modo, il concetto giuridico di propriet pubblica delle quote della Banca dItalia Precedentemente, fu intentata causa per risarcimento, ai cittadini italiani, di rendita monetaria detenuta dagli azionisti privati di Banca d Italia fino al 2005. Il Giudice di Pace di Lecce, secondo perizie tecniche effettuate dallassociazione di consumatori ADUSBEF e da avvocati che si basarono sui principi giuridici della propriet della moneta enunciati anni prima da Auriti, sentenzi che tale risarcimento corrispondeva a circa 5 miliardi di euro che, ripartiti per ogni cittadino, costituivano un dividendo di risarcimento pari ad 87 euro a cittadino. (Non essendo superiore ai 1.100 euro il risarcimento si poteva chiedere al Giudice di Pace). (Sentenza N.2978/05 del Tribunale di Lecce) http://www.adusbef.it/consultazione.asp?Id=3503&Ricerca=signoraggio Purtroppo, non si poterono considerare i calcoli a ritroso di oltre 10 anni dal 2005 per prescrizione e quindi non si pot far riconoscere il risarcimento per gli anni antecedenti al 1995 altrimenti la cifra sarebbe stata notevolmente superiore ai 5 miliardi. La sentenza mise in evidenza il contrasto tra leffettivo azionariato della Banca dItalia e lArt.3 del suo Statuto oltre ai relativi benefici ottenuti dai partecipanti privati a danno dei cittadini italiani La sentenza fu impugnata dalla Banca dItalia che si rivolse alla Cassazione Il 22-6-2006 la Cassazione annull la sentenza del Giudice di Pace di Lecce con la motivazione che la magistratura non pu ingerirsi nelle decisioni di natura politica quali gli accordi tra Stati come il Trattato Europeo che istituisce la BCE ed il SEBC e, pertanto, il Giudice di Pace di Lecce non poteva giudicare non avendone competenza giurisdizionale. Di questa sentenza si fregia la Banca d Italia sul suo sito (Sentenza Cassazione R.G.N. 28989/05) http://www.bancaditalia.it/bancomonete/signoraggio/cass_SS_UU_16751_06.pdf Al di l della cifra irrisoria del risarcimento di 87 euro, quella sentenza di Lecce avrebbe creato un precedente mettendo in discussione tutto il sistema monetario europeo e la propriet delleuro ed ha messo in luce lenorme rendita monetaria di cui si sono appropriati gli azionisti privati di Banca dItalia e BCE (altro che quel piccolo 5% riconosciuto allo Stato tramite INPS) violando lo stesso Art. 3 dello Statuto. Il 12 dicembre 2006 ( dopo 6 mesi dalla sentenza di Cassazione ) il Presidente Napolitano, e con le firme di Prodi e Padoa Schioppa, emana il D.P.R. del 12-12-2006 pubblicato su Gazzetta Ufficiale N. 291 del 15 Dicembre 2006, col quale si ratifica la modifica dello Statuto della Banca dItalia sanando il contrasto dello Statuto con lavvenuta privatizzazione e della definitiva perdita di sovranit nazionale che, a scanso di equivoci giuridici eventualmente risultanti dalla presenza della dicitura Enti pubblici o societ a partecipazione statale con maggioranza pubblica, viene definitivamente concessa in favore di azionisti privati.

(http://latribuna.corriere.it/dynuni/dyn/allegati/Provvedimenti_news/2006/dicem bre/DPR%2012%20dicembre%202006.pdf)

In conseguenza alla ratifica della sanatoria avvenuta col DPR 12.12.2006 e la L. 218/90, il governo italiano emana nel 2011 il D. Lgs. n.34 del 31-3-2011, tramutato in Legge, che prevede allArt. 7 lacquisizione della maggioranza di azioni delle aziende di interesse nazionale come Eni, Finmeccanica, Fincantieri, Telecom, ecc da parte della Cassa Depositi e Prestiti S.p.A. con la scusa di preservare speculazioni estere sulle maggiori aziende italiane che producono la gran parte del P.I.L. e poter partecipare con esse allazionariato di Banca dItalia con relativi benefici di rendita monetaria con le quali attuare politiche sociali senza emettere ulteriori titoli di debito pubblico. Come faceva un tempo la FIAT, privata, prima dell avvento della BCE. http://www.gazzettaufficiale.biz/atti/2011/20110122/11A07224.htm Nel frattempo gli azionisti privati (95%) di Banca dItalia, stanno rivalutando il valore delle proprie quote. Il Ministro Tremonti avrebbe voluto pagargli soltanto il capitale sociale di 156.000 euro visto che tutti i proventi dell attivit finanziaria della Banca dItalia derivano dallindebitamento pubblico e privato dello Stato. Si apr una diatriba. La Banca dItalia ha commissionato lanalisi del valore delle quote ed oggi pretenderebbe 7 miliardi (altro che 156.000 euro). Inoltre, il decreto sulla rimodulazione delle quote prevede che nessun azionista possa superare il 5% di quote detenute evitando cos che qualche investitore finanziario estero possa controllare il sindacato di maggioranza. Ma tale limite non consentirebbe neanche allo Stato di poter acquisire quote superiori. Questa rivalutazione basata soltanto su un valore scritturale senza alcun fondamento di liquidit e di reale corrispettivo monetario visto che gli utili della Banca dItalia e le sue riserve sono intoccabili per non compromettere il sistema monetario internazionale e le stanze di compensazione bancaria. Inoltre imporrebbe sia allo Stato e sia ad aziende bancarie private o aziende partecipate a maggioranza dallo Stato (eventualmente acquisite con Cassa Depositi e Prestiti) di pagare le quote

alle attuali banche azioniste di Banca dItalia in proporzione al nuovo valore di 7 miliardi. Per non parlare del fatto che i vari Istituti di Credito italiani potranno mettere nelle poste attive di bilancio il valore creato dai savi di Visco, resistendo quindi allo stress-test che Draghi imporr a tutte le banche dEuropa. Un vero e proprio artifizio, una magia, una creazione di valore monetario dal nulla ad opera del sistema finanziario. Oltre al danno la beffa. Purtroppo, la nuova Legge di stabilit ha previsto che lo Stato rinunci alle ultime quote possedute nelle maggiori aziende di interesse nazionale e le venda ricavando circa 12 miliardi con i quali restituire interessi sul debito dei titoli emessi nei confronti degli stessi azionisti privati della Banca dItalia ritrovandosi senza pi patrimoni e garanzie con i quali garantire future emissioni di titoli per ottenere denaro (con questo sistema monetario). Se non sar pi Cassa Depositi e Prestiti ad acquisirle, chi le acquisir? (rif. http://www.ilsole24ore.com/art//2013-11-21/rivalutazionebankitalia-via-ora-tetto-gli-azionisti-5percento064302.shtml?uuid=ABc5mbe&fromSearch)

[leggi anche Quanto vale Bankitalia: http://www.giacintoauriti.eu/notizie/27-quantovale-bankitalia-dalla-rivalutazione-l%E2%80%99ultimo-regalo-alle-banche.html]

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