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San Francesco non scelse "tra ricchezza e povert" ma "tra se stesso e ...

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Nella prima predica d'Avvento, padre Raniero Cantalamessa spiega in che modo il patrono d'Italia contribu alla riforma della Chiesa
Citta' del Vaticano, 06 Dicembre 2013 (Zenit.org) Luca Marcolivio | 260 hits San Francesco e la riforma della Chiesa per via di santit sono gli argomenti scelti dal predicatore della Casa Pontificia, padre Raniero Cantalamessa, per la prima predica dAvvento 2013. Per comprendere appieno la vicenda di Francesco dAssisi, essenziale conoscere come avvenuta la su conversione, spiega padre Cantalamessa. Numerose sono le fonti in merito ma la pi attendibile il Testamento vergato dal santo patrono dItalia. Scrive Francesco: Il Signore dette a me, frate Francesco, d'incominciare a fare penitenza cos: quando ero nei peccati mi sembrava cosa troppo amara vedere i lebbrosi e il Signore stesso mi condusse tra loro e usai con essi misericordia. E allontanandomi da essi, ci che mi sembrava amaro mi fu cambiato in dolcezza d'animo e di corpo. E di poi, stetti un poco e uscii dal mondo". Il santo di Assisi compie una svolta a 360 gradi e da appartenente alla classe agiata, che contava nella citt per nobilt o ricchezza, egli ha scelto di collocarsi allestremit opposta, condividendo la vita degli ultimi. La sua, per, spiega Cantalamessa, non tanto una scelta di povert, n tantomeno di pauperismo, quanto una scelta per i poveri. Seguendo lesortazione di Ges, ignorata dal Giovane Ricco (cfr. Mt 19,16-22), Francesco mosso dalla carit verso gli esseri umani, non dalla ricerca della propria perfezione. In definitiva, egli non ha scelto tra ricchezza e povert ma tra se stesso e Dio, tra salvare la propria vit o perderla per il Vangelo. Baciando il lebbroso, Francesco ha rinnegato se stesso in quello che era pi amaro e ripugnante alla sua natura. Ha fatto violenza a se stesso. Quel lebbroso, per lui, rappresenta a tutti gli effetti Ges. Non la sua volont a spingerlo dai lebbrosi ma, come lui stesso scrive, il Signore mi condusse tra loro A questo punto, Cantalamessa sottolinea che alla discutibile concezione pauperistica di San Francesco ha contribuito anche Dante, la cui famosa metafora delle nozze di Francesco con Madonna Povert pu

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13/12/2013 21:05

San Francesco non scelse "tra ricchezza e povert" ma "tra se stesso e ...

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risultare deviante. impossibile innamorarsi di una virt, aggiunge il predicatore della Casa Pontificia, mentre normale innamorarsi di una persona, come fa Francesco con Cristo. Francesco non spos la povert e neppure i poveri; spos Cristo e fu per amor suo che spos, per cos dire 'in seconde nozze' Madonna povert. Cos sar sempre nella santit cristiana, prosegue Cantalamessa. Se alla base dellamore per la povert e per i poveri, non c lamore per Cristo, i poveri saranno in un modo o nellaltro strumentalizzati e la povert diventer facilmente un fatto polemico contro la Chiesa, o una ostentazione di maggiore perfezione rispetto ad altri nella Chiesa, come avvenne, purtroppo, anche per alcuni dei seguaci del Poverello. Nella seconda parte della predica, padre Cantalamessa spiega come, allepoca di Francesco, la riforma della Chiesa, che stava vivendo tensioni e lacerazioni profonde fosse unesigenza avvertita pi o meno consapevolmente da tutti. La gerarchia ecclesiale era avvertita come lontana, impegnata in vicende troppo al di sopra degli interessi della gente, mentre gli ordini religiosi, pur fiorenti, erano spesso fatalmente identificati con i grandi proprietari terrieri, i feudatari del tempo. Si riscontrava, poi, allepoca, una costante migrazione dalle campagne verso le citt, specie da parte delle classi pi disagiate che, percependo la Chiesa come connivente con le classi dominanti, si schierava volentieri con quelli che la contraddicevano e la combattevano: eretici, gruppi radicali e pauperistici. Da parte sua, i vertici della Chiesa, da un lato cercavano di migliorare la propria organizzazione, dallaltr reprimevano gli abusi. In questo scenario, non mancano gli storici che hanno identificato in Francesco una sorta di mediatore tra gli eretici ribelli e la Chiesa istituzionale, se non addirittura un precursore di Lutero, cio un riformatore per via di critica, anzich di santit. Il santo, tuttavia, non pens mai di essere chiamato a riformare la Chiesa e anche la famosa esortazione a lui rivolta dal Crocifisso di San Damiano, Va, Francesco e ripara la mia Chiesa, va intesa letteralmente nel senso assai modesto di dover riparare materialmente la chiesetta. San Francesco fu quindi un autentico riformatore per via di santit, ovvero riform senza saperlo. Cosa volle essere, allora, il poverello di Assisi? Semplicemente fu un uomo che ha voluto vivere secondo il Vangelo e farne la regola di vita per i suoi frati. Abbiamo ridotto il messaggio di Francesco a una semplice esortazione morale prosegue Cantalamessa - a un battersi il petto, affliggersi e mortificarsi per espiare i peccati, mentre esso ha tutta la vastit e il respiro del vangelo di Cristo. Francesco, tuttavia, non esortava a fare penitenze, ma a fare penitenza (al singolare!), ovvero lanciando appelli alla conversione. Ag in modo da rompere lisolamento della Chiesa, riportarla a contatto con la gente, riportare lautorit della Chiesa alla sua natura di servizio, piuttosto che come potere, cos come era diventata. Inoltre, novit assoluta, nel suo Ordine, i superiori furono chiamati ministri e tutti gli altri fratelli.

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Altro muro che Francesco abbatte quello del monopolio della scienza e della cultura da parte della Chiesa; sceglie di essere un illetterato ma non condanna la scienza. In che modo noi, cristiani di oggi, possiamo imitare Francesco? Innanzitutto, spiega Cantalamessa, nella sua conversione dallio a Dio, nel suo rinnegamento di s. I veri riformatori della Chiesa sono quelli che, come lui, sono morti a se stessi. La vicenda di Francesco ci insegna cosa pu nascere da un rinnegamento di s fatto in risposta alla grazia. E al traguardo finale, come San Paolo, potremo dire: "non sono pi io che vivo ma Cristo vive in me" (Gal 2,20).

(06 Dicembre 2013) Innovative Media Inc.

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