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DEC 02 2012 LEAVE A COMMENT BY EFAB7 UNCATEGORIZED

Analisi: Tassazione della produzione di gas e petrolio in Italia: un confronto di Nomisma Energia
[Tratto da A|R|O n 4, Agosto 2012] In questa newsletter, ci siamo concentrati su un aspetto tanto interessante quanto controverso del settore petrolifero italiano, ovvero il sistema di prelievo fiscale applicato alla produzione di idrocarburi. A tal fine, abbiamo preso in considerazione il report Tassazione della produzione del gas e petrolio in Italia: un confronto pubblicato da Nomisma Energia nel gennaio 2012, il quale a sua volta riporta i risultati di altri due report elaborati dalla Banca Mondiale: il Doing Business 2011, Making a Difference for entrepreneurs e il Paying Taxes 2011, The global picture. Analizzando largomento della tassazione degli idrocarburi in Italia, e paragonando successivamente la stessa con quella di altri Paesi, tra le varie voci che incidono sulla tassazione vi quella delle royalties, le quali indicano, come riporta Nomisma Energia, il pagamento di un compenso con lo scopo di poter sfruttare un dato bene ai fini commerciali . Guardando al sistema di prelievo fiscale italiano sullattivit di esplorazione e produzione, esso combina royalties, canoni desplorazione e produzione, tassazione specifica e imposte sul reddito della societ. Nello specifico, la royalty su terra del 10%, mentre quella su mare stata recentemente modificata con il Decreto Legge n. 83 del 22 giugno 2012, approvato dal Senato il 3 agosto 2012. In esso viene confermato laumento delle royalties in mare (dal 7 al 10 per cento per gas e dal 4 al 7 per cento per olio), con lintento di finanziare le attivit di salvaguardia del mare e di sicurezza delle operazioni offshore da parte dei Ministeri dellambiente e della tutela del territorio e del mare e dello sviluppo economico. Alla royalty va inoltre sommata la tassazione sui redditi delle societ (lIRES 27,5%), limposta regionale sulle attivit produttive (lIRAP 3,9%), la Robin tax, laddizionale IRES del 2008 (attualmente al 10,5%) arrivando complessivamente a una media pari al 63,9% di prelievo fiscale; in aggiunta, con laddizionale IRES del 4% introdotta con la l. 7/2009, il prelievo complessivo sulle attivit petrolifere pu arrivare fino al 68%. Ulteriori due voci che vanno ad influire sulla pressione

fiscale a carico degli operatori del settore sono anche il c.d. Bonus Idrocarburi e le compensazioni per il territorio. La prima prevede il versamento allo Stato di una royalty del 7% min. su mare al 10% su terraferma sul valore del gas e del greggio prodotti; la seconda elargisce delle compensazioni agli organi locali interessati da attivit di esplorazione e produzione petrolifera con un limite posto al 15% delle royalties ottenute dai giacimenti. Confrontando ora il livello di tassazione tra i soli membri OCSE paragone non possibile con i Paesi produttori, in particolare con quelli dellarea OPEC per via dei regimi contrattuali diversi il livello di tassazione italiano ammontante al 63,9% relativamente alto se paragonato a Paesi europei come la Danimarca, la Francia, lIrlanda, la Norvegia ed il Regno Unito. Dalla comparazione possiamo notare che Norvegia e Regno Unito, a cui appartiene un maggiore prelievo fiscale, sono gli Stati con pi alta produzione, alta redditivit e un alto flusso dinvestimenti e occupazione nel tempo; la Francia, Paese che dispone di un basso prelievo fiscale (tra il 37% e il 50%), presenta invece una bassa produzione e una redditivit media; infine lItalia e la Danimarca, due Paesi con unalta pressione fiscale, hanno, al contrario di Norvegia e Regno Unito, produzione e redditivit ridotte. In particolare, la Norvegia, ad esempio, sebbene applichi un prelievo fiscale del 78%, uno dei paesi che detiene il pi alto livello di investimento per attivit petrolifere, grazie anche al fatto che prevede una restituzione iniziale di parte degli investimenti legati allesplorazione attraverso la loro deducibilit dallimponibile su cui sono state calcolate le tasse sul reddito dellimpresa. LItalia, invece, nonostante abbia una pressione fiscale relativamente alta, quasi quanto quella della Norvegia, presenta una redditivit contenuta ed una produzione di 20 volte inferiore rispetto a quella di questultima. Altro fattore che, oltre alla pressione fiscale, pu aumentare i costi da sostenere da parte delle aziende operanti nel contesto italiano, concerne i tempi autorizzativi. Ottenere unautorizzazione per la fase esplorativa pu richiedere oltre il 70% in pi rispetto alla media globale, mentre il rilascio dellautorizzazione per la fase di coltivazione pu superare i 9 anni, contro una media di 4 allestero. Secondo Nomisma Energia, il confronto delle normative fiscali vigenti nei diversi Paesi risulta essere piuttosto arduo per via dei sistemi fiscali diversificati propri di ciascun Paese. Ad ogni modo, secondo la Banca Mondiale, per quanto riguarda la facilit di fare impresa in 183 Paesi, lItalia si trova al 128esimo nella classifica mondiale, mentre per ci che concerne la pressione fiscale sulle imprese negli stessi 183 Paesi, essa si posiziona al 167esimo posto nella classifica generale. (BY PARSIFAL7)

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