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GOLIARDIA A PIZZOFALCONE TRA IL 1841 ED IL 1844 L'Ago e il Filo

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GOLIARDIA A PIZZOFALCONE TRA IL 1841 ED


IL 1844
By Alfredo Romano / 30 luglio 2013 / No Comments

di GIAMPIERO BUONOMO
Si r i p r od uce i l br eve e s ap i d o s aggi o
o come lha definito lo storico Luciano Canfora, di cui ha suscitato il
garbato divertimento che avanza una serie di ipotesi sullorigine di un falso storico che periodicamente ricorre nella
letteratura anche pi evoluta, oltre naturalmente al falso dantiquariato di mezzo mondo.
Forse il destino di questi tempi che la paccottiglia da bancarella approdi nel dibattito aulico, senza scremature o verifiche.
Eppure, come fa il nostro Autore, bastava avventurarsi in una qualsiasi biblioteca per consultare la data ed il numero
dordine del decreto invocato, e comprendere che trattava daltro. Chiss che non debba essere linizio di un discorso sul
metodo, da estendere ad altri campi delle scienze umane.
1. I testi.
La Collezione delle leggi e de decreti reali del Regno delle due Sicilie (anno 1841), pubblicata a Napoli dalla Stamperia
reale nel 1841, divisa in due tomi. Il tomo contenente il semestre II (da luglio a tutto dicembre) strutturato in una
rilegatura di quaderni, ognuno dei quali:
- in alto a destra della prima pagina reca impresso il bollo Ministero della Presidenza Stamperia Reale (che circoscrive
due fronde che conchiudono dal basso tre gigli di Francia sormontati dalla corona reale);
- in basso a sinistra dellultima pagina reca lo stemma Ferdinando II. Re del Regno delle due Sicilie (impresso a bollo
circolare con al centro lo scudo coronato del casato di Borbone-Napoli come approvato da Ferdinando con provvedimento

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del 21 dicembre 1816, sormontato dalla corona reale e contornato dagli ordini reali del Santo Spirito, di San Ferdinando e
del Merito, di San Gennaro, del Toson dOro, Costantiniano di San Giorgio e della Concezione).
Il Quad er no n. 266 s i comp one d i d ue d ecr et i numer at i : il n. 6975 riprodotto per intero dalle pagine 53
a 67, mentre a pagina 68 il decreto n. 6976 riprodotto solo in epigrafe. Il decreto n. 6975 (intitolato DECRETO
prescrivente che lattual collegio degli aspiranti guardie marine sia fuso nel collegio militare) si compone propriamente di
sette articoli ed allarticolo 2 rinvia ad un annesso regolamento, che effettivamente segue la chiusa del decreto ed
riprodotto dalle pagine 55 a 67 (sotto lintestazione REGOLAMENTO per la fusione del collegio degli aspiranti guardie
marine e del collegio militare in un solo istituto, e per le discipline da osservarsi nella scelta di venti alunni del collegio
riunito da addirsi alla carriera di mare); esso composto da un articolato (pagine 55-60) e di una serie di tabelle (pagine 6165), raggruppate in tre quadri (Quadro delle lezioni da darsi a tutti gli alunni del collegio militare fino al compimento della
sesta classe: pagine 61-64; Quadro delle lezioni da darsi nel collegio militare agli alunni di settima ed ottava classe aspiranti
guardie marine: pagine 65-66; Quadro delle lezioni da darsi nel collegio militare agli alunni di settima ed ottava classe
destinati al genio ed allartiglieria: pagina 67). Ulteriori peculiarit che si segnalano sono le seguenti:
- il decreto n. 6975 sotto lintestazione di pagina 53 si apre con la data (Napoli, 20 settembre 1841), con lindicazione
maiuscola dellautorit emanante (FERDINANDO II, PER LA GRAZIA DI DIO RE DEL REGNO DELLE DUE SICILIE,
DI GERUSAMEMME ec. DUCA DI PARMA, PIACENZA, CASTRO ec. ec. GRAN PRINCIPE EREDITARIO DI
TOSCANA ec. ec. ec.) e con la procedura di adozione Sulla proposizione del Maresciallo di campo Direttore del
Ministero e real Segreteria di Stato della guerra e marina).
A p agi na 54, p oi , s i chi ud e con le s eguent i fi r me a s t amp a
a. Firmato, FERDINANDO.; sottostante a
sinistra: Il Maresciallo di Campo Direttore del Ministero e real Segreteria di Stato della guerra e marina Firm. Giuseppe di
Brocchetti.; sottostante a destra: Il Consigliere Ministro di Stato Pres. Interino del Cons. de Ministri Fir. Marchese di
Pietracatella.;
- il regolamento, annesso al decreto n. 6975, datato (De 20 di Settembre 1841) dopo lintestazione a pagina 55. Il suo
testo si chiude, a pagina 60, con la formula di approvazione (Approvato : Napoli, il d 20 di Settembre 1841.) e le seguenti
firme a stampa: Firmato, FERDINANDO.; sottostante a destra: Il Consigliere Ministro di Stato Presidente Interino del
Cons. de Ministri Firmato , Marchese di Pietracatella.. Anche la sequenza delle tabelle annesse al regolamento si chiude, a
pagina 67, con la formula di approvazione (Approvato : Napoli, il d 20 di Settembre 1841.) e le seguenti firme a stampa:
Firmato , FERDINANDO.; sottostante a destra: Il Consigliere Ministro di Stato Presidente Interino del Cons. de
Ministri Firmato , Marchese di Pietracatella..
La p agi na 67 es at t ament e come p er la fi ne d i ogni pagina dellin-sedicesimo si chiude, in basso a
destra, con lanticipazione dellincipit di pagina 68, e cio con: (N. 6976.)
- il decreto n. 6976 recato a pagina 68 solo in epigrafe, cio con la mera intestazione, data e firma. Per lintestazione, si
legge quanto segue: Decreto con quale si d facolt al comune di Calitri in Principato ulteriore di servirsi per la costruzione
del suo camposanto di un moggio ed una misura di terreno di propriet di Giovanni Battista Cubelli , cedendogli in
compenso un moggio e mezzo ed una misura e mezzo di territorio comunale sito nel luogo detto Pascone vicino labitato , e
precisamente accosto al sepolcro de colerosi. Per la data, a seguire si legge tra parentesi: Napoli, 24 Settembre 1841. Per
la firma, sottostante a destra, si legge: Certificato conforme. Il Cons. Minis. di Stato Presidente Interino del Cons. de
Ministri Firmato , Marc. di Pietracatella.. Si rammenta che, alla sinistra della predetta firma, vi lo stemma Ferdinando II.
Re del Regno delle due Sicilie che chiude ogni quaderno.
In nes s uno d ei p r ed et t i t es t i s i legge qualcos a di lontanamente simile al cosiddetto proclama del facite

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ammuina; in nessuna loro parte si rinviene un capitolo XIX o un articolo 27, che sarebbero lubicazione testuale della
presunta disposizione.
2. La leggenda.
La leggenda del facte ammuna, alimentata da decenni di chiacchiera sotterranea affiorante di tanto in tanto in testi
pubblicati, ha re gistrato un vero e proprio picco con la diffusione informativa venutasi a creare con la rete Internet. A quel
punto non stato pi possibile far riferimento ad un indeterminato documento esistente o ritrovato in qualche luogo
indeterminato degli archivi degli Stati preunitari. S invece reso necessario indicare gli estremi archivistici del presunto
documento. Di seguito si indicheranno quelli pi significativi e le loro fonti.
Il primo, e pi insidioso falso storico attiene al luogo in cui si conserverebbe ad oggi il documento, cio nellarchivio storico
della marina militare. Nella Guida dei fondi conservati presso lArchivio dellUfficio storico della marina militare1 non si
rinvengono fondi di provenienza borbonica.
Il secondo falso attiene allintestazione dei documenti, che per lo pi recano il riferimento ad una collezione dei
regolamenti della real marina. Si tratta di una collezione che, in questi termini, non ha riscontro storico.
Il comp les s o d ella mar i na bor boni ca er a disciplinato secondo le ordinanze generali della Real Marina del
Regno delle due Sicilie, edite in un testo unico dalla Reale tipografia militare (Napoli, 1856); non consta che tali ordinanze
fossero numerate col medesimo numero dei decreti reali e men che mai che la raccolta di tali ordinanze seguisse la
medesima numerazione (n. 266) dei quaderni della Collezione delle leggi e de decreti reali del Regno delle due Sicilie.
Per la verit falso anche largomento da taluno speso per dimostrare la falsit del proclama secondo cui la dizione
Real Marina sarebbe scorretta, in quanto i navigli delle forze armate borboniche sarebbero state sempre definite Armata
di Mare dallordinamento militare del Regno delle due Sicilie. Laffermazione non era veritiera gi nel 1818, quando le
citate ordinanze generali della Real Marina del Regno delle due Sicilie furono raggruppate nel citato testo unico. Questo
per ci porta ad un indizio importante, e cio al fatto che quando fu costituita lAccademia della Real Marina il 10
dicembre 1735 ancora vigeva la vecchia terminologia Armata di Mare: si pu pertanto presumere che nella vulgata del
primo Ottocento la neonata definizione Real Marina militare (di fonte murattiana) convivesse con il sintagma Real
Marina che per decenni aveva definito lAccademia2.
Orbene, di questAccademia utile ripercorrere le alterne vicende.
Pr i ma i s t i t uzi one ad es s er e cos t i t ui t a d a Car lo III per gli allievi ufficiali, fu poi seguita il 18 novembre
1787 dalla Reale Accademia Militare (poi Scuola militare di Napoli). Della capacit attrattiva della seconda verso tutte le
precedenti accademie militari (marina, artiglieria, ecc.) dimostrazione proprio il citato decreto n. 6975 del 1841, che
incorporava nel collegio militare il discendente diretto dellAccademia della Real Marina, cio il collegio degli aspiranti
guardia marine: un innesto non riuscito se, appena tre anni dopo, lo stesso re Ferdinando emanava il decreto n. 9011 del 26
agosto 1844 (pubblicato sempre nella Collezione delle leggi e de decreti reali del Regno delle due Sicilie, anno 1844,
pagine 79-95, con le medesime firme di Giuseppe di Brocchetti e del marchese di Pietracatella); ad esso era allegato il
Regolamento organico pel real collegio di marina, il cui 10 prevedeva che gli alunni del real collegio di marina si
denomineranno aspiranti guardiemarine.
3. Lipotesi
Che i l fals o p os s a es s er e nat o i n ambi ent e goli ar d i co-collegi ale
ale, un primo sintomo lunico
nominativo sicuramente spurio di tutto il presunto documento: quello del Maresciallo in capo dei legni e dei bastimenti
della Real Marina Mario Giuseppe Bigiarelli, menzionato in alcune versioni. Mentre per laltro nominativo vi una
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possibile verosimiglianza storica3, in questo caso nulla risulta nelle dettagliatissime pubblicazioni in cui sono riportati i
nomi di ufficiali, sottufficiali e financo militari di truppa delle armi dellesercito napoletano (Arturo De Cillis, Quando i
Borbone ordinavano: Facite ammuina!, GdS editrice, Napoli, 2000, p. 22). Orbene, il nome (ad oggi presente in 14 comuni
italiani, tra i quali nessuno sito nel territorio che fu del Regno delle due Sicilie) pu farsi risalire ad un colore indicato in
alcuni dialetti del centro Italia; ma pu anche essere un adattamento-storpiatura del verbo bigiare, che gi allepoca (ancor
di pi allepoca) indicava latto del saltare la scuola o comunque (in senso figurato) quello di saltare un impegno.
La s t es s a menzi one d ella Reale mar i na
na, intesa come scuola di marina, si presta ad ipotizzare un luogo
fisico che sia, al contempo, soggetto ed oggetto della goliarda. Da un lato, infatti, la convivenza alla scuola di Pizzofalcone
di collegio militare e collegio degli aspiranti guardiamarine pu aver prodotto risentimenti, volont di distinguersi o di
primeggiare da parte dei pi titolati allievi della Scuola militare; dallaltro lato, il falso descrive unoccasione (visita a
bordo delle Alte autorit del Regno) che ben si presta ad identificarsi con la fase di esercitazione navale che distingueva un
periodo di servizio degli aspiranti guardiamarine4 rispetto agli altri allievi. Che tutto ci comportasse conseguenti forme di
aggregazione goliardica, competizioni nei meriti professionali e, pi semplicemente, invidie da parte dei colleghi di terra,
pu essere ipotizzato senza tema di fuoriuscire dal novero dellid quod plerumque accidit nella normalit di tali ambienti.
Ulteriori elementi a supporto di tale ipotesi possono giungere da alcuni elementi testuali.
Pr es s och t ut t e le cop i e a s t amp a che r i p r od ucono il cosiddetto proclama del facite ammuina
contengono caratteristiche tipografiche (font, allineamenti, centrature) incompatibili con la fattura dei citati atti normativi
del Regno delle due Sicilie; esse per sono univoche nel camuffare il falso con unintestazione recante lo scudo coronato del
casato di Borbone-Napoli. Non solo si tratta di uno stemma senza limpressione a bollo contornata dalla scritta Ferdinando
II. Re del Regno delle due Sicilie che, come s visto, era applicata nella Collezione delle leggi e de decreti reali del
Regno delle due Sicilie; si tratta anche di uno stemma che, nel quaderno n. 266, era collocato allultima pagina (e non nella
prima, come intestazione).
In queste copie, per, il numero dellatto normativo corretto: si tratta proprio dellunico ad essere datato 20 settembre
1841, cio il n. 6975.
Es i s t e p er , i n mod es t i s s i ma ci r colazi one
one, unaltra versione del proclama: sotto lintestazione a stampa (con
un font riconducibile a quello della Collezione delle leggi e de decreti reali del Regno delle due Sicilie), scritta a mano.
Differisce dalle pi note copie del proclama non per il contenuto (salva lassenza totale delle firme), ma per due peculiarit.
Da un lato, a sinistra, esordisce con la numerazione N 6976! (che, si ricordi, invece il numero del decreto con quale si d
facolt al comune di Calitri in Principato ulteriore di servirsi per la costruzione del suo camposanto di un moggio ed una
misura di terreno); dallaltro lato, a destra, reca impresso il bollo Ministero della Presidenza Stamperia Reale (che
circoscrive due fronde che conchiudono dal basso tre gigli di Francia sormontati dalla corona reale): esattamente il
medesimo bollo che apriva loriginale del quaderno n. 266.
Ler r or e p ot r ebbe es s er e i nd i cat i vo d el d ocument o che si aveva sotto mano, quando si redasse il falso: il
regolamento, annesso al decreto n. 6975, si chiude, in basso a destra della pagina 67 del tomo secondo della Collezione delle
leggi e de decreti reali del Regno delle due Sicilie del 1841, con lanticipazione dellincipit di pagina 68, e cio con: (N.
6976.). Chi quindi aveva solo quella pagina sotto mano poteva legittimamente credere che appartenesse al decreto N
6976. Ma perch avrebbe dovuto avere quella pagina soltanto?
Come s visto, il regolamento annesso al decreto n. 6975 si concludeva con una serie di tabelle annesse: il momento di
soffermarsi sul loro contenuto, anzi sul contenuto dellintero regolamento.
La fusione dei collegi di aspiranti guardie marine e del collegio militare in un solo istituto comportava una disciplina

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derogatoria, rispetto a quella preesistente, che pu ben essere stata vissuta come di favore da parte degli altri allievi del
collegio militare. Al 5 del regolamento si dispone che venti piazze del collegio riunito dovranno considerarsi a
disposizione della real marina ()5; al 6 si dispone che due ufficiali della real marina integreranno la Commissione
desame, dalla terza sino allottava classe, per la scelta degli allievi che saranno da porsi alla pruova della navigazione
lanno seguente; al 7 si prevede che gli alunni scelti per la marina saranno imbarcati nellanno seguente sopra uno de
reali leggi armati, che verr espressamente designato per la campagna di pruova e di istruzione, la quel dovr durare dalla
met di agosto sino al primo di novembre, affinch gli alunni possano trovarsi nel collegio militare pel cominciamento del
nuovo anno scolastico.
Il 8 p r eved e i l r i ent r o al collegi o p er color o che non potranno durare il servizio di bordo, che poi
minutamente disciplinato ai 9-13 (in termini tutti proiettati a curare la condotta religiosa, morale e militare degli alunni,
tanto che si prevede che con essi si imbarchino listruttore morale, il professore di navigazione e quello di matematica
dellabolito collegio degli aspiranti guardie marine). Il testo del regolamento si chiude con un 19 che consacra il
privilegio (nel senso etimologico di diversit, rispetto al regime ordinario in cui versavano gli altri allievi) degli allievi
guardiamarine: la Commissione desame finale, per costoro, sar integrata dai citati due ufficiali superiori della real marina,
nonch dal direttore del real corpo de costruttori di marina.
Ai s ens i d el 18, (
()) lor d i nament o d egli s t ud i d elle p r i me s ei clas s ii, e quelli di mestiere nella
settima ed ottava classe per gli alunni de due rami di marina e de corpi facoltativi, rimane approvato come nellannesso
stato: in effetti, al regolamento sono annessi, sotto forma di Quadri, tre tabelle recanti, rispettivamente, le lezioni da
darsi a tutti gli alunni del collegio militare fino al compimento della sesta classe (pagine 61-64), le lezioni da darsi nel
collegio militare agli alunni di settima ed ottava classe aspiranti guardie marine (pagine 65-66) e le lezioni da darsi nel
collegio militare agli alunni di settima ed ottava classe destinati al genio ed allartiglieria (pagina 67, che si conclude col
citato incipit della pagina 68 recante il N 6976).
Ecco qui nd i che s i p u affacci ar e non s olo un movente della falsificazione, ma anche una possibile modalit.
I tre Quadri delle lezioni possono aver avuto una circolazione ampia, nel collegio di Pizzofalcone, o addirittura una pubblica
affissione che li ponesse alla vista degli allievi; lultimo quadro, in particolare, potrebbe aver avuto affissione autonoma, da
cui lerronea credenza del falsario che il numero che chiudeva la pagina, sotto le firme delle autorit emananti, fosse il
numero dordine del regolamento (e non semplicemente lincipit della pagina successiva).
Il momento in cui il falso pu essere stato redatto si pu collocare successivamente alla separazione dei due collegi nel
1844, ma comunque sempre mentre era primo ministro di Giuseppe Ceva Grimaldi Pisanelli, marchese di Pietracatella
(cessato dalla carica nel 1848); si tratta infatti del firmatario il cui nome (con quello del re) non si cita mai nel falso, mentre
quello presente del barone Giuseppe di Brocchetti, anche se spesso citato scorrettamente, come s detto attiene a
persona deceduta gi nel 1845.
Che i quad r i d ella vecchi a nor mat i va s i ano stati dismessi nel 1844, e siano finiti nelle mani di goliardici
commilitoni, non significa per ancora avere una motivazione per compiere una canzonatura cos salace. Occorre anche
immaginare una considerazione assai bassa delle ragioni che per tre anni avevano legittimato il trattamento privilegiato
degli aspiranti guardiamarina: o che i docenti mal sopportassero la compresenza degli ufficiali della real marina nella
commissione valutativa; o che non si fosse integrata, nel corpo docente preesistente, la presenza dellistruttore morale, del
professore di navigazione e di quello di matematica dellabolito collegio, imposta dal citato regolamento; o, ancora, che
lestate di esercitazioni navali fosse considerata dagli altri allievi una sinecura, scaltramente condizionata ad un omaggio
simbolico alle saltuarie presenze a bordo delle alte autorit.

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Quale che fosse la ragione, si scelse di attingere dal dialetto napoletano, quale evidente strumento di scherno delle
incombenze di bordo descritte aulicamente ai 9-13 del vero regolamento allegato al decreto N. 6975. La scelta della
parola ammuina quindi necessitata: lispanismo sorto dal verbo amohinar (nella penisola iberica usato come sinonimo di
arrabbiarsi, infastidire o molestare, da mohino che collera o sdegno) trova in tutto il Mezzogiorno
unevoluzione nel senso dellaffaccendarsi (come pure: prendersi fastidio, affannarsi, produrre confusione, stordimento,
chiasso, mettere in subbuglio, affaccendare, affannare)6. La si considera di solito unevoluzione autonoma (anche
etimologicamente) da quella, registrata in Toscana, di allettare taluno con moine: eppure, il vocabolario dellAccademia
della Crusca gi nel 1859 riferiva per ammoinare o ammuinare sia il significato far moine, accarezzare, sia quello di
ammoinare la mente, vale offuscarla7.
La Lega navale italiana8, nel 1932, sotto la voce ammuna non solo riproduceva il significato darsi attorno con
affettazione, far mostra di affaccendarsi producendo pi rumore che fatti () inutile andare e venire () la confusione che
ne deriva; essa spiegava anche che queste parole che non appartenevano al vecchio linguaggio marinaresco, dopo lunione
delle due Marine da Guerra Sarda e Napoletana ed il conseguente confluire dei principali dialetti costieri, sono diventare
duso comune nel linguaggio parlato della Marina Italiana9.
Certo, sarebbe azzardato attribuire linaudito successo del significato dialettale meridionale rispetto al pi aulico e
risalente toscano alla diffusione del falso proclama delle reale marina, anche perch la Crusca ne attesta la presenza in
edizione pubblicata a Firenze mentre ancora le navi dei Mille non erano salpate da Quarto.
Se p er lo s cher no d el fals ar i o i nt end eva pungere nel vivo gli (ex) commilitoni guardiamarina, questo non
poteva che avvenire utilizzando un termine gergale che fosse in voga tra la gente di mare. Se poi questo debba anche
intendersi come un indizio per risalire allautore, troppo flebile traccia per costruirvi sopra: ci piace pensare, per, che chi
aveva innanzi il quadro di pagina 67 della Collezione del 1841 (lasciandosi fuorviare dalla fine pagina, fino a dare la falsa
numerazione del decreto come n. 6976) fosse uno dei mancati guardiamarina, finito nella settima o nellottava classe dei
corpi facoltativi dellesercito ai sensi del 8 del regolamento, cio perch giudicato inadatto a durare il servizio di bordo.
Il s uo i p ot et i co r i s ent i ment o, comunque, sarebbe minor cagione di condanna morale, rispetto a coloro che,
con grossolana malizia, hanno nei decenni successivi costruito a stampa il falso, riproducendo lintestazione con il numero
del vero decreto n. 6975: in questo caso la goliarda stata ripresa ed accresciuta, con elementi di verosimiglianza infdi
ed ammiccanti, volti a screditare non tanto un ordinamento statuale cessato, quanto piuttosto, con esso, una dimensione
culturale che faceva comodo volgere in burletta.

NOTE
Opera del 2004 dellUfficio storico della marina militare, a cura di
,Maria

hl=it&tbo=p&tbm=bks&q=inauthor:%22Claudia+Lazzerini%22)
hl=it&tbo=p&tbm=bks&q=inauthor:%22Maria+Rita+Precone%22)

Claudia Lazzerini

Rita

Alessandra

Precone

Veronesi

Pesciolini

(http://www.google.it/search?
(http://www.google.it/search?
(http://www.google.it/search?

hl=it&tbo=p&tbm=bks&q=inauthor:%22Alessandra+Veronesi+Pesciolini%22) .

2 Oltre allintitolazione reggimento Real Marina, olim battaglione, che raggruppava i fanti di marina sul modello britannico.
3 Sia pure nellevidente errore che, in tutti i falsi tranne uno (http://im1.freeforumzone.it/up/18/36/780260064.htm) , presenta Giuseppe di

Brocchetti come Giuseppe di Brocchitto (http://kingdomhearts.forumcommunity.net/?t=7929614) , ed in alcuni casi addirittura con una firma
col cognome prima del nome.
4 Gi nel giugno 1840 la corvetta Cristina era stata aggregata alla Squadra dEvoluzione, mantenuta in armamento permanente per

laddestramento

(http://it.wikipedia.org/wiki/Addestramento%5CoAddestramento)

(http://it.wikipedia.org/wiki/Manovra%5CoManovra)

per il combattimento

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del

personale

alle

(http://it.wikipedia.org/wiki/Combattimento%5CoCombattimento)

manovre
, il che
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comportava campagne distruzione per gli allievi dellaScuola


fuori

ordinanza

di

personaggi

di

(http://it.wikipedia.org/wiki/Palermo%5CoPalermo)
Due_Sicilie%5CoBorbone-DueSicilie) ,

vertice
,

dove

del

(http://it.wikipedia.org/wiki/Scuola%5CoScuola)

regno

trasport

(il
i

10
reali

luglio
delle

1843
Due

la
Sicilie

di Marina ma anche visite

Cristina

giunse

Palermo

(http://it.wikipedia.org/wiki/Borbone-

che la ripresero alla volta di Messina il 7 luglio 1846).

5 il che anche interessante per la metonimia con cui si passa a considerare gli allievi guardiamarina come parte della Real Marina.
6 F. Galiani, Del dialetto napoletano [1789], a cura di F. Nicolini, Napoli 1923. Per E. Zaccaria, Lelemento iberico nella lingua

italiana, Cappelli ed. (rist. anast. 1927, Forni), p. 26, il napoletano ammuino sta per scompiglio, scombussolio, tumulto;
affannoneria, armeggio, il verbo ammuin sta per confondere, stordire, il riflessivo ammuinarsesta per arrabattarsi, scalmanarsi,
acciapinarsi, armeggiare ed il sostantivoammuinatore sta per arruffone.
7 Potendo la cosa avvenire anche con grida e atteggiamenti (p. 454, citaz. da Corsin. Stor. Mess. Trad. 727). Nelledizione del 1863,

addirittura, la Crusca affianca infastidire, annoiare agli altri due significati del termine, ruotanti attorno a moine
8 C. Bardesono di Rigras, Vocabolario marinaresco con illustrazioni fuori testo, Roma 1932, p. 16.
9 Citato anche da Reale Accademia dItalia, Dizionario di marina medievale e moderno, Roma, 1937, p. 26.

2013 L'Ago e il Filo.

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