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LINFANZIA DI GES

DI RATZINGER-B E NE DETTO XVI

Testo di base del di scorso con il quale il Card inale Gianfranco Ravasi ha presentato il p i recente libro del P apa

Sono 180 versetti distribuiti in quat tr o capitoli, due posti in apertura al Vangelo d i Matteo e due sulla sogl ia di quello di Luca. Pag ine che hanno generato un ininterrotto filo doro artistico, let terario, musicale e che sono state assediate da una vera e propria se lva bibliografica e segeti ca. R acconti che si m uovono sul binario della narrazione, dotata di un o straordinario montaggio quasi filmico, e su quello della teologia, tant vero che sotte se ad esse incont riamo due nuclei capit ali de lla pr ofessione di fede cristiana: da un lato , la discendenza stori ca davidica e, quindi, me ssianica di Ges di Nazaret e, daltro lato , la sua concezione verginale per opera de llo Spir it o Santo e, di conseguenza, la divinit filiale dello stesso Crist o. ci che san Pa olo pone sul frontone del suo capolavoro teologico , la Lettera ai Romani : l evangelo di Dio, p rom esso per mezzo dei suoi profeti nelle Sa cre Scritture, riguarda i l Figlio suo, nato da l se me di Davide secondo la carne, costituito Figlio di Dio con potenza, secondo lo Spirito di santit (1,2-4). Stiamo parl ando dei cosiddet t i Vangeli dellinfanzia ai quali Joseph Ratzing erBenedetto XV I ha dedicato la terza e ult im a tavola del suo trittico su Ges di Nazare t (Joseph Ratzinger B enedetto XVI, Linfa nzia di Ges , Rizzoli Libreria Editrice Vaticana , Milano Citt del V ati cano, pagg. 176, 17 ,00). Nella premessa egli ci propone u na metafora descri tt iva per definire quest a sua an alisi dellinfanzia di Ges: siamo come nella sala dingresso di quella solenne ar chite ttu ra gi perlustrata nei due volumi prece den ti che mettevano in scena la vita pubblica di Crist o e la sua morte con lapprodo alla gloria della r isurr ezione. I n questo spazio in izia le, per, gi si proiettano le ombre e le luci successive: la persecuzione di Erode co n la str age degli innocenti riverberata dal sa ngu e della croce, l int era Gerusalemme sconvolt a per la notizia della nascita del Bamb ino, come lo sar nel l att o supremo del rif iu to finale, i tre giorni trascorsi da Ges dodicen n e nel tempio sembrano prefigurare il tridu o della tomba, e larte delle icone di Novgorod (XV sec.) ha crea to i l modulo poi popolare di r ap presentare la mangiatoia in cui depo sto il neonato Ges come il sepolcro o a nch e laltare ove si mangia il corpo di Cristo eucaristico, per usare una curiosa allegoria de lla mangiatoia evocata da santAgostino . proprio con la tecnica quasi cine matografica dellanticipazione che Bened etto XVI apre il su o l ibro: nella sala dingre sso fa risuonare una domanda che echegge r pi oltre sott o le vol te del pretorio r oma no di Gerusalemme, quando il governa tore Pilato interpeller l imputato Ges: pt he n e i sy; di dove sei tu? ( Giovanni 19,9 ). Questa dom anda dal sapore meramente anagrafico si riveste per il quarto Vangelo di u n

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ammiccament o trascendente ulteriore. pe r questo che linterrogativo serpegger altrove nei V angeli, ed esso ha la sua rispost a pr opr io in questi 180 versetti che ora il P apa perlustra in un i ti nerari o puntuale, ma t raspar ente e quasi narrativo. La trama semp lice: nel r acconto di Luca, ove la scansione de lle scene privilegia Maria, le annunciazioni e le nascite del precursore Giovanni Battist a e di Ges si appaiano, con tutte le differenze ch e le connotano; lannunciazione , invece , r ivolta a Giuseppe, il padre legale del Bambin o , secondo la narrazione di Matteo, che h a com e estuario finale il quadro grandioso dei Ma gi col successivo esodo-f uga in Egitto e il r ela tivo esodo-ritorno. Noi ora vorremmo, per, individu ar e i fili interpretativi che Benedetto XVI dipa n a allinterno de ll a sua l ettura di quei t est i. Se conserviamo la metafora edilizia iniziale , potremmo parlare, pi che di una sala , d i un a vera e propria planimetria architettonica a pi stanze che ri chiedono diverse chiavi di accesso. la metafora che adottava Orig ene , lo scrittore crist iano del III secolo, per def inire la sua esegesi delle Sacre Scritture: son o come tante aule davanti alle quali c un a chiave, ma non quella giusta perch so n o state scam bia te e confuse; , dunque, n ece ssario verificarle a pi riprese. evidente il riferimento al confl it to delle interpretazio ni ch e gi allora vigeva e che si ramificato nei secoli succes sivi . E cco, allora, le prin cipali chia vi ermeneutiche (si dice appunto la ch iave di un testo per la sua decifrazione) p roposte da Ratzinger per i Vangeli dellinfanzia . La prima e primaria que lla ch e fa ruotare in interazione storia e fede , su lla base anche del l asserto centrale del crist ia ne simo: il Logos eterno e infinito che Cristo Dio diviene anche sarx , carne, contingenza, temporalit, finitudine, mortalit, uman it. Ecco, quindi, di fronte a questi raccont i dal t aglio originale rispetto a quello delle a ltre pagine evang eli che, la domanda: Si t ratt a ver amente di storia avvenuta, o soltanto u n a meditazione teol ogica espressa in for m a d i st oria?. Ogni quadro dellinfanzia di Ges sottoposto, perci, dal Papa a unessenzia le verifica di storicit, anche perch mo lti esegeti hanno optat o, invece, per una ch iave midrashica per cui saremmo in presenza d i una sorta di narrazione parabolica (lebr aico midrash ) attorno a temi, tesi, testi bib lici e cristiani, una specie di drammatizzazio ne nar rativa di verit teologiche. La chiave impugnata da Benedett o XVI diversa: si tratta di avvenimenti storici il cui significato stato teologicamente int er pre tato dalla comunit cristiana e dai Vang eli. E ancor a: Ge s non nato e comparso in pubblico nellimprecisato una volta del mito . Egli appar tiene a un tempo esattament e d at abile e a un ambiente geografico esattamen te indicato: luniversale e i l concreto si to ccan o a vicenda. Non per nulla nei testi abbonda n o i rim andi alle coordinate geopolitiche , destinate a far esercitare lacribia dellese gesi storico-critica, da Betlemme a Nazar et , da Augusto a Erode, dal tempio di Gerusale mme col suo culto al censimento imperiale di Q uirinio. E a sostegno di questa storicit egli propone l a suggestiva classificazio ne d ei racconti sotto il genere delle tradi zioni familiari, vero e proprio fondamento giudaico -cristiano proveniente dalla tradizione d ella famiglia di Ges. Nellantico Vicino Oriente quest i memoriali storici clanico-familiari avevan o un rilievo tale da essere considerati sim ili a patrimoni, custoditi con fedelt, ma a nche duttilit nelle pagi ne vive della fertile mem or ia corale. C, per, di pi: in questi eve nti storici struttural i si i ncrocia anche il t rascendente e questo contatto fa scattare scintille a livello di interpretazione. In una pagina m olto potente il Papa rimanda al grande teolo go protestante Karl B art h il quale definiva nett am ente i due punti in cui Dio interviene ne l mondo materiale: l a nascita di Ges dalla Ve rgine e la sua risurrezione dal sepolcro . E commenta: Quest i due punti sono uno sca ndalo per lo spirito moderno. A Dio viene concesso di o perare sulle idee e sui pensier i, n ella sfera spirituale, ma non nella materia Ma se Dio non ha anche potere sulla ma teria, allora egli non Dio. Come chiaro, d ivino e storico sincontrano i n un unico crocevia ed esigono, quindi, uninterpretazione congiu nta tra teologia e stori a. C una seconda chiave che ci viene messa tra le mani ed quella del nesso tra storia e profezia : noto, inf at t i, ch e Matteo costruisce il suo edificio narrativo dellinfanzia di Ges su una sequenza di cit azioni bibliche. Si crea, cos, un contrappu nto -2-

tra profezia e d event o. Ratzinger usa una b ellissima formula: chiama gli annunci profe tici parole in attesa di ricevere la lor o de cif razione piena, il loro protagonista. Que lle parole in s germinali, sbocciano in Crist o, come nel celebre caso delloracolo di Isa ia (7,14) sulla giovane/vergine che ge ne ra lEmmanuele. Perci, nella storia di Ges, le parole ant iche diventano realt e la st or ia di Ges proviene dalla Parola di Dio, sostenuta e tessuta da essa. Si pu a nche allargare questo sguar do retrospettivo oltre le profezie bibliche e come fa Benedetto X VI applicarlo an alogicam ente alla famosa IV Ecloga di Virgilio co n le s ue immagi ni generazionali spesso rilet te in chiave cristiana, e persino sia pure p er superam ento si pu rimandare alliscr izione augustea di Priene (9 a. C.) ove ci si im batte in un lessico riletto dal cristianesimo ( salvat or e, pace, ecumene, vangelo): forse i sog n i segreti e conf usi dell umanit di un nu ovo in izio si sono realizzati nellavvenimento d i Cristo, in una realt come solo Dio pote va creare. La figura dei Magi diventa, al riguardo, emblematica: essi rappresentano l incamm inarsi dellumanit verso Cristo, inaugu ran o una processione che percorre lintera sto ria . Ed eccoci alla terza chiave tr a q ue lle che il libro ci offre. Fin dalla premessa, papa Ratzinger ricorda uno dei capisald i de llat tuale (ma anche tradizionale) narratolo gia: in azione sono due attori, lautore e il let t or e . Soprattutto di fronte a testi performativi e non meramente inf ormativi come sono quelli r eligiosi, il puro movimento centripeto (ch e cosa essi dico no i n s ) deve coniuga rsi con un percorso centrifugo che giunge fino alla periferia delloggi (che cosa essi dico no p er me ). su questa base che le pagine d i Benedetto XVI sono costantemente int ar siate di interpellanze rivolte al lettore, un po come suggeriva Fl a ubert per i l quale leggere n on deve solo divertire o istruire, ma deve essere anche guida per il vivere. Cos, tant o per esemplifica re, il rapporto tra fede e politica ripreso nel su o duplice profilo: A vol te, nel corso della st or ia, i potenti di questo mondo attraggono a s il r egno d i Dio; ma proprio allora esso in pericolo: essi vogliono collegare il loro potere col potere di G es, e proprio cos d ef or mano il suo regno, lo minacciano. Op pure esso sottopost o all i nsistente persecuzio ne da parte dei dominatori che non tollera no alcun r egno e desiderano eliminare il r e se nza potere, il cui potere misterioso, tutta via , essi temono . O ancora, ecco lapplicazione de lla tragedia dei bambini trucidati da Ero d e sulla quale incombe il lamento matern o de lla Rachele biblica: Nella nostra epoca sto rica rimane attuale i l grido delle madri ver so Dio, ma al contempo la risurrezione di Ges ci rafforza nella speranza della vera conso lazion e. C un quarto e ultimo c rit er io, cor ollario del precedente e apparenteme nte formale. Esso, per, si rivela una vera e pr opr ia chiave ermeneutica, nella consapevol ezza che il mezzo li nguist ico un rilevan te str ume nto interpretativo. Intendiamo riferirci a llo stile adottato da Ratzinger-Benedetto XVI ne lla sua analisi di questi testi evangelici. A differenza di molti teologi che si avvolg on o nel manto dellautoreferenzialit linguistica , striata di oscurit esoterica e oraco lar e, in valicabile alla gente che non con osce la Legge ( Giovanni 7,49), egli ricorr e a un linguaggio sempre limpido, essenzia le , incisivo, persino umile (una spiega zione pienamente convincente di questo finora non lho tr ovata), com tipico anche de lla sua persona. Prima est eloquentiae virtus perspicuitas , insegnava quel maestro d i reto rica che era Quintiliano, convinto che la limpidit di d iscorso f osse la prima vir t d elleloquenza. Ratzinger mette in pratica q uel principio che Wi tt genstein aveva co niat o (m a poco seguito) nel suo Tractatus log ico philosophicus : Tutt o quello che si p u dir e, si pu dire chiaramente, e gi quel gra nde oratore che era san B ernardino da Sie na ammoniva che colui che parla chiaro, h a chiaro lanimo suo. Questa virt, pe r altr o, richiesta dalloggetto stesso di quei 1 80 versetti, che hanno al centro un Bamb ino ch e nasce da una giovane donna ignota, in u n a piccola citt ignota, i n unignota casa privat a. Il segno della Nuova alleanza lumilt, il nascondimento. Alla nostra semplice ed essenziale mappa di lettura dello scritto ratzingeriano con le quattro coordinat e fo nd am entali indicate desidereremmo accosta re -3-

del tutto margi nalmente unappendice. A Benedetto XVI, come ha avuto occasion e di attestare anche nellomelia di chiusur a de l recente Sinodo dei Vescovi sulla nu o va evangelizzazione, cara liniziativa del Cor tile dei Gentili. Ebbene, ne vorremmo idealmente aprire uno proprio attorno ai Va ng eli dellinfanzia di Ges, convocando un no n credente doc , l o scri tt ore e filosofo esist enzia lista francese Jean-Paul Sartre. Era il N atale 1940 e nello Stalag XI I D di Treviri ove era int ernato, egli fu sollecitato dai suoi compag n i cristiani di detenzione a comporre una sor ta d i rappresentazione sacra. Elabor, co s, il suo prim o test o t eatrale, Bariona o il figlio de l tuono . Eb bene, in quel testo, a un cer to punto, entrava in scena Maria che a veva appena dato a ll a luce il Bambino Ges e , com e o gni madre si era messa a contemplarlo con tenerezza, consapevole dellunicit della su a esperienza. Ecco alcune righe veramen te sorprendenti di quellopera composta da u n au tore di netta caratura gentile. Cristo suo figlio, ca rne del la sua carne e f rutt o delle sue viscere. Ella lo ha portato per n o ve mesi e gli dar il seno e il suo latte divente r il sangue di Dio Ella sente insieme che il Cristo suo figlio, il suo piccolo, e che e gli Dio. Ella lo guarda e pensa: Questo D io mio figlio. Quest a carne divina la mia carn e. Egli fatto di me, ha i miei occhi e qu esta forma della s ua bocca la forma della m ia. Egli mi assomiglia. Dio e mi assomig lia!. Nessuna donn a ha avut o in questo modo il suo Dio per lei sola. Un Dio piccolissimo ch e si pu prendere t ra le braccia e coprire d i ba ci, un Dio tutto caldo che sorride e respira , un Dio che si pu toccare e vive. GIA NFRAN CO RAVASI In seguito all 'articolo a firma di Giu lio M eo tti, che ha preso spunto dal discorso de l Cardinale Ravasi all a presentazione del libr o, stata diffusa questa nota chiarificatrice

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