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SPORT

MARTEDI

19 NOVEMBRE 2013

LA PRESENTAZIONE DI SE NO CHE GENTE SAREMMO

Mio pap, un gigante non soltanto in campo


Al polivalente di Vergnasco, Gianfelice Facchetti racconta il libro che ha appena scritto sul padre, uno dei simboli della Grande Inter
Facchetti nel calcio italiano FU UN PRECURSORE: DA TERZINO E DA LIBERO
I numeri da soli non bastano per spiegare cosa sia stato per il calcio italiano Giacinto Facchetti. Nato a Treviglio (Bg) nel 42, inizi come attaccante sfruttando unaltezza fuori dal comune per lepoca (188 cm). Fu Helenio Herrera a intuirne le potenzialit come difensore di fascia. Vinto liniziale scetticismo, Facchetti divenne un superbo terzino sinistro, raccogliendo leredit del torinista Virgilio Maroso, morto a soli 24 anni a Superga. Corretto (una sola espulsione in carriera), pulito negli interventi, un treno in fase di spinta e capace pure di segnare: 75 reti in carriera, di cui 10 solo nel campionato 1965-66. In Italia, il Paese del Catenaccio, non si era mai visto nulla di simile (allestero cerano gi stati terzini sinistri a tutto campo dallinglese Eddie Hapgood dellArsenal di Chapman al meraviglioso Nilton Santos, due volte campione del mondo con il Brasile). Facchetti fu una colonna nei trion della Grande Inter e divenne capitano dellItalia, conquistando oro europeo e argento mondiale. Capostipite dei grandi terzini sinistri italiani, da Cabrini a Paolo Maldini no a Zambrotta, nel nale della carriera ag anche da libero. Anche in questo fu un precursore, come dimostra il caso da l a pochi anni dellolandese Ruud Krol, magnico esterno sinistro dellOlanda 74 poi diventato libero. E Gianfelice, nel suo libro, scrive che anche il sommo Beckenbauer, lunico difensore capace di vincere 2 volte il Pallone dOro, ammise di ispirarsi al gioco di Giacinto. I Non una biograa sul padre Giacinto. Ma un racconto di vita intenso, ricco di curiosit e ricordi, non unicamente legati al calcio. Se no che gente saremmo, il libro scritto da Gianfelice Facchetti in ricordo del pap e che stato presentato al pubblico biellese venerd sera al polivalente di Vergnasco, un lungo cammino alla scoperta di ci che Facchetti stato, non solamente sul terreno di gioco. Con pochi riferimenti a Luciano Moggi e a Calciopoli (questo libro scritto per tutti coloro che hanno voluto bene a mio padre) e tanti aneddoti, legati anche al Facchetti uomo, padre severo e persona ricca di valori, molto legata alla famiglia e molto distante dai calciatori-divi di oggi. La serata, confezionata da Comune di Cerrione (presenti il sindaco Anna Maria Zerbola e il vice sindaco Giuseppe Tarricone) e Associazione Piccolo Fiore (con il presidente Massimo Ramella) ha visto anche la presenza di Gianluca Bernardini del Coni, di Davide Gori della Figc, di diversi sindaci e presidenti di societ di calcio locali (da Gioacchino Scotti del Ceversama ad Andrea Lampo dellAndorno). In tutto 150 partecipanti, tra cui Charlie Cremonte, che al termine dellincontro ha presentato un video-documento sul mondo degli Special Olympics. Ma lattezione era incentrata soprattutto sul libro di Gianfelice e su Giacinto Facchetti. Avevo 4 anni quando pap ha smesso di giocare dice Gianfelice. Sapevamo poco del calciatore, perch lui ha sempre cercato di tenere me, mia mamma, mio fratello e le mie due sorelle lontano dal suo lavoro. Con noi era solo un padre. Tanto vero che io ho visto per la prima volta Italia-Germania 4-3 del Mondiale 70 nel 2006, insieme a lui naturalmente. Come insieme Giacinto e Gianfelice hanno poi rivisto la scontta in nale, per 4-1 contro il Brasile di Pel: Al gol del 2-1 di Gerson prosegue Gianfelice pap spense allimprovviso il televisore, non volle pi guardare. Fu una reazione sorprendente, lui stava ancora vivendo quella partita in diretta. Per me, Brasile-Italia del 70 rimane ancora oggi una partita aperta.... Lidea del Facchetti calciatore inizi a farsi largo nella vita di Gianfelice alla scoperta della malattia: Era il 12 maggio 2005, pap mi telefon per dirmi che era stato trattenuto in ospedale perch certi valori nellesame del sangue erano sballati. Ero sorpreso: no a quel momento avevo sempre visto mio padre come una persona invincibile, inattaccabile. Un po come tutti i gli guardano ai genitori. Da l a pochi giorni la situazione fu pi chiara: pap aveva una forma molto aggressiva di cancro. Ma non per questo, come si legge anche nel libro, Giacinto smise di lottare, di vedere gli amici, di sorridere. Gianfelice Facchetti rma il suo libro al termine della serata Facchetti se n andato nel settembre 2006. Allimprovviso dice Gianfelice io, le mie sorelle e mio fratello siamo rimasti orfani. Poco importa che avessimo 30 anni. Sempre orfani eravamo. Senza pi una parte consistente delle nostre radici. Siamo cresciuti di colpo, abbiamo dovuto affrontare la vita in modo diverso. In quel momento scattata in Gianfelice lidea di scrivere: Da allora tutto un mondo no a quel momento sommerso e che non conoscevamo si presentato alla nostra porta. Ex compagni di squadra, tecnici, giornalisti, tifosi. Un mondo che ha nito con il rapire anche il glio e portarlo a scoprire e narrare diversi episodi del Facchetti calciatore, dallincontro con il mentore Helenio Herrera al primo gol in serie A al Napoli; dal punto pi alto della carriera, il terzo gol di Inter-Liverpool 3-0, seminale di ritorno della Coppa Campioni 65, alla delusione maggiore, leliminazione dellItalia ai Mondiali inglesi del 66: in quelloccasione Facchetti fu criticato perch in Urss-Italia 1-0 non riusc a contenere la rapidit dellala destra sovietica Igor Cislenko, autore della rete decisiva. Ma Giacinto Magno, come era chiamato, si prese la sua rivincita un paio di mesi dopo, in unamichevole Italia-Urss, quando cancell dal campo il rivale Cislenko. Perch, parafrasando il libro di Gianfelice, il calcio, come la vita, d sempre diritto a una seconda occasione. N. ME.

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