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La sperimentalit della ragione nella filosofia di Antonio Aliotta

Scritto da Administrator Venerd 10 Luglio 2009 16:39 -

Masullo, come proprio del suo stile filosofico, non ci descrive il pensiero di Aliotta facendone un oggetto di indagine storiografica ma lo interpreta facendone loggetto di un dialogo filosofico vivo. Lo chiama ad esprimersi, a mostrare il suo contributo, rispetto a questioni filosofiche attuali ed urgenti, o meglio fondamentali, alle quali sempre la filosofia deve rivolgersi, pena il ridursi a storiografia, seppure di soggetti-oggetti filosofici.

Dunque Aliotta presentato alla luce del problema fondamentale che da sempre anima la ricerca di Masullo e che nelle sue varie modulazioni e pur al variare degli interlocutori sempre presente nei suoi testi: il rapporto tra pensiero e vita, spirito e materia. Anzi ogni interlocutore offre occasioni per articolare meglio e pi precisamente le proprie (di Masullo) risposte in un continuo sforzo di approfondimento.

La filosofia di Aliotta vista quindi dalla particolare prospettiva filosofica di Masullo ma considerando che Masullo stato allievo di Aliotta tale prospettiva rivela anche la continuit, leredit, gli spunti che da Aliotta sono passati a Masullo o comunque ne hanno stimolato la riflessione.

Il saggio in questione, La sperimentalit della ragione nella filosofia di Antonio Aliotta , scritto nel 1987, accenna brevemente alla formazione del pensiero di Aliotta, tanto per render conto del suo orientamento di pensiero, ma poi si ferma a sottolineare la rilevanza del contributo di Aliotta allinterno di una problematica che animava lintera cultura filosofica europea di quegli anni.

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La sperimentalit della ragione nella filosofia di Antonio Aliotta


Scritto da Administrator Venerd 10 Luglio 2009 16:39 -

Aliotta, palermitano di nascita, studia e si laurea a Firenze dove, oltre che di Felice Tocco, severo studioso di Kant, fu allievo di Francesco De Sarlo, filosofo di notevole finezza e insieme valoroso psicologo sperimentale. Questi coniugava il rigoroso metodo osservativo della ricerca di laboratorio con un atteggiamento filosofico d'intonazione spiritualistica (A.Masullo, La sperimentalit della ragione nella filosofia di Antonio Aliotta , in Annuario 1986/1987 del Liceo Ginnasio Statale G. Perticari di Senigallia, Senigallia, p. 93) Aliotta si laurea nel 1903, un momento di singolare fervore innovativo della cultura italiana, in particolare a Firenze in quellanno iniziano le pubblicazioni tre riviste di ispirazione idealistica, Il Leonardo, Hermes, Il Regno , mentre a Napoli esce la rivista La critica di Benedetto Croce, sempre di ispirazione idealistica. In entrambe i casi si reagiva al positivismo ma lidealismo fiorentino era tendenzialmente irrazionalistico. Aliotta qualche anno pi tardi si schierer sia contro lirrazionalismo dellidealismo fiorentino e comunque contro lidealismo in generale, sia contro lintellettualismo positivistico.

Aliotta, presentando nel 1903 la sua dissertazione di laurea su La misura nella psicologia sperimentale si trova al centro del dibattito culturale che sta esplodendo, assumendovi una posizione originale e concreta [] seguendo appunto linsegnamento di De Sarlo, utilizza il metodo sperimentale della scienza naturale per mostrare come la misurazione dei fenomeni neuro-fisiologici non abbia nulla a che vedere con la comprensione scientifica degli atti propriamente psichici ( ibidem )

Cesare Musatti, allievo di Aliotta a Padova, nel descrivere il lavoro da psicologo del suo Maestro, scrive:

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Scritto da Administrator Venerd 10 Luglio 2009 16:39 -

La conclusione che lAliotta trae [] che i fatti psichici, gli unici elementi costitutivi della vita di coscienza, si sottraggono come tali ad una misura: e non vi artificio il quale possa tramutare la qualit, che quel che caratterizza lattivit spirituale, in quantit. Ogni volta che parliamo di pi o di meno, a proposito di un atto psichico, e su una tale base istituiamo misure: o noi usiamo quei termini metaforicamente, per indicare una variazione qualitativa in due sensi opposti, oppure ci riferiamo non allatto psichico come tale, ma ad elementi che ne divengono oggetti, oppure anche agli stimoli che lo condizionano: elementi e stimoli che come tali appartengono al mondo fisico, e che appunto perci posseggono a differenza della realt spirituale una grandezza misurabile (ivi, p. 94).

In Aliotta agisce dunque la sensibilit per il senso del limite della ragione che gli proviene dagli studi kantiani di Tocco e linteresse per la scienza e per la psicologia in particolare che invece gli proviene da De Sarlo. Aliotta pur aperto alla scienza per lontano dallintellettualismo e dallo scientismo positivistico, mentre facendo riferimento al senso kantiano della criticit a favore di una scienza razionale, ma non razionalista, quindi una scienza critica che non vada oltre i propri limiti.

Masullo descrive poi la originale collocazione delle ricerche di Aliotta rispetto al contesto filosofico europeo.

Aliotta, nel suo giovanile lavoro di psicologo sperimentale, si muove singolarmente allaltezza del moto europeo di rinnovamento filosofico che, sotto linsegna apparentemente paradossale del ritorno ai fatti, simpegna contro lempirismo naturalistico del positivismo. In questa direzione, gi Yorck di Wartenburg, in una lettera del 1894, scrive che la psicologia storicistica di Dilthey, una sostanziale protesta dellempiria contro lempirismo. Poco pi tardi, Husserl, procedendo nello sviluppo della sua fenomenologia, esorta a tornare alle cose stesse.

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Scritto da Administrator Venerd 10 Luglio 2009 16:39 -

Bergson, nella Evoluzione creatrice del 1907, proclama la necessit di sottrarsi alla gabbia dellintellettualismo per tentare una via diretta al cuore delle cose, al divenire vivente, e addita nella cosiddetta intuizione la capacit di penetrare nella temporalit effettiva, nella durata reale. Cose, fatti, fenomeni, stanno comunque a significare tuttaltro, se non addirittura il contrario, delluso comune e della terminologia positivistica [] In Italia Croce si propone di ricondurre la filosofia ai fatti autentici, cio, comegli dice, ai fatti puri, non alterati e intellettualizzati, a raggiungere i quali si richiede uno sforzo grandissimo: bisogna spogliarsi di ogni pregiudizio volgare, non lasciarsi distrarre da nessuna seduzione, rompere le associazioni che si sono formate nella pratica della vita, scendere nelle profondit del reale. Qui i fatti puri non sono le cose che empiricamente si presentano, ma le forme del loro presentarsi, le quali appunto trascendono le cose nella loro particolarit data ma sono immanenti al loro presentarsi, e in questo senso, come Croce ribadisce, sono trascendentali. Queste forme sono i fatti puri, il concreto, lo spirito: ovvero la psiche umana nel senso proprio (ivi, p. 95).

Aliotta in Italia si schiera accanto a Croce e Gentile nel rifiutare intellettualismo e irrazionalismo ma poi prende le distanze dai due filosofi riguardo la via che segue per avvicinare la filosofia alluomo concreto.

La filosofia, per Aliotta come per Croce e per Gentile, lavora a cogliere la concretezza delluomo, quale si manifesta nella quotidianit e nel processo della storia. Le compete perci di sgombrare la nostra visione della quotidianit e della storia dagli schemi intellettualistici che ce ne nascondono lautenticit []

Il problema di Aliotta, come di Croce e di Gentile, di mantenere vivo il nostro vissuto mentre lo conosciamo, ossia di capire lorganismo vivo dellesperienza senza ucciderlo attraverso lastrazione analitica. Daltra parte, il pensiero concetto, dunque in qualche modo astrazione. Il dilemma appare inesorabile. Uccido quel che voglio conoscere, riducendolo allastrattezza di un concetto? Oppure per mantenerlo vivo, rinuncio allastrazione e, poich concettuale astrattezza la comprensione, rinuncio a comprenderlo, mi riduco tuttal pi a simpatizzare con esso, cedo allirrazionalismo?

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La sperimentalit della ragione nella filosofia di Antonio Aliotta


Scritto da Administrator Venerd 10 Luglio 2009 16:39 -

Croce tenta di sciogliere il nodo utilizzando il principio trascendentalistico kantiano per fondare la conoscenza storica. Questa consisterebbe allora nel comprendere ogni azione attraverso una forma dello spirito attivit estetica o logica, economica o etica. Conoscere la vita spirituale sarebbe cogliere nella singola azione umana luniversale modalit che vi immanente, ossia nellesperienza temporalmente vissuta il suo significato.

Gentile a sua volta propone di identificare la conoscenza storica con la filosofia come risoluzione di ogni individuale momento dellattivit cosciente nelluniversale unit logico-dialettica, sempre eternamente compiuta e sempre, in quanto vivente, in fieri , temporalmente aperta dellautocoscienza.

Aliotta polemizza con Croce e soprattutto con Gentile: gli sembra che costoro riducano comunque il processo vivo della realt entro le strettoie di concetti che, anche se non naturalisticamente astratti come quelli dei positivisti, sono nella loro concretezza dialettica destinati a sostituire il movimento reale, imprevedibile non solo nei suoi contenuti ma anche nei suoi modi, con uno schema delle forme processuali o del processo delle forme, pur sempre costruito dallintelletto (ivi, pp. 97-98).

La risposta filosofica di Aliotta nei confronti dei vari idealismi lo sperimentalismo:

Lidea centrale della filosofia aliottiana lo sperimentalismo, ossia il rifiuto di assumere come chiave per la comprensione della realt tanto i concetti descrittivi dei positivisti quanto i concetti dialettici degli idealisti. Se si vuol essere radicalemente critici, bisogna ammettere che anche i concetti, con i quali noi cerchiamo ad ogni istante di capire la storia, sono storici, costruiti ancheessi nel corso dei processi culturali.

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Scritto da Administrator Venerd 10 Luglio 2009 16:39 -

Lo sperimentalismo scriveva Aliotta nel 1925 non riconosce alcun ritmo eterno di categorie nel processo dello spirito; ma lascia alla sua libera produzione la possibilit di costruire sempre nuove forme di razionale armonia dellesperienza. E non ammette perci che dalluna si passi allaltra per unintima necessit a priori: il pensiero concreto, in ogni suo momento, non ha mai determinata innanzi a s la sua storia ideale, ma pu sempre creare altre infinite strutture logiche. E lesperimento che decide la scelta di quella che realizza una sintesi superiore delle attivit del mondo della esperienza in una certa situazione storica. Una volta giunti a questa pi alta e pi piena visione razionale, possiamo riconoscere lunilateralit delle vedute logiche inferiori; ma non ci mai dato di dimostrare la necessit del passaggio; anzi pu accadere che si senta linsufficienza di una data forma logica senza che si possa prevedere quale sar la nuove sintesi razionale. Essa rimane in ogni istante imprevedibile e lascia perci libero il campo alla creatrice attivit della spirito.

Ho ritenuto necessaria questa lunga citazione, poich essa riguarda un passo-chiave. La sperimentalit della ragione significa che la ragione non una struttura definibile una volta per tutte, ma il risultato, sempre provvisorio, e in via di continua complicazione, dello sforzo che la mente umana compie per dare ordine a se stessa in rapporto con la vita e la realt circostante. La ragione un processo, non una struttura.

Il processo della ragione non abbandonato alla casualit e al capriccio, ma orientato dalla sperimentazione. Sperimentare, prima che origine della scienza in senso stretto, origine del sapere della vita. Voi state pazientemente ascoltando le mie parole, e io approfitto della vostra pazienza, ma non ne abuso. Approfitto della vostra pazienza fino ad un certo punto, fino a quando non leggo sui vostri volti stanchezza, disattenzione, insofferenza. Lesperienza mi ha insegnato a guidare sperimentalmente il mio comportamento, a regolare la mia attivit in un accordo costruttivo con il mondo degli uomini.

La ragione sperimentale, perch un continuo saggiare la realt circostante e selezionare glinterventi che, prova dopo prova, si rivelano pi capaci di garantire lo sviluppo della mia vita spirituale attraverso la concordanza con la vita spirituale degli altri.

Le scienze naturali sono sperimentali perch costruiscono le loro leggi sulla base della risposta delle cose alla mirata provocazione della ricerca. Aliotta estende la sperimentalit, come essenza stessa della ragione, a tutti gli aspetti della vita spirituale. Il pensiero filosofico, la vita morale, latteggiamento religioso hanno un carattere sperimentale nel senso che sono prove della mente per produrre le condizioni di una sempre pi intensa e profonda comunicazione tra gli uomini, e di un pi sicuro ordine nei rapporti tra lumanit e la natura. Oggi si potrebbe parlare di una ecologia della ragione. Ai tempi di Aliotta, una simile

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La sperimentalit della ragione nella filosofia di Antonio Aliotta


Scritto da Administrator Venerd 10 Luglio 2009 16:39 -

terminologia non si usava, ma probabilmente essa oggi esprimerebbe bene il concetto che allora egli andava formulando (ivi, pp. 98-100).

Inoltre Masullo, sempre nello spirito di chiamare un filosofo del passato al dialogo in relazione a problematiche presenti, non solo sottolinea la originalit della riflessione di Aliotta, ancora valida rispetto a questioni filosofiche fondamentali e quindi sempre aperte (la capacit del pensiero di conoscere e la sua incapacit di conoscere se stesso come un oggetto tra gli altri), ma anche il valore del suo sperimentalismo in relazione a questioni socio-culturali pi estese come il problema della pace e della democrazia.

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