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17/11/13

Ma voi, chi dite che io sia? Luca 9, 18-24

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MA VOI, CHI DITE CHE IO SIA? LUCA 9, 18-24

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MA VOI, CHI DITE CHE IO SIA? LUCA 9, 18-24


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Introduzione La Parola di Dio che prendiamo in considerazione un chiaro invito a prendere molto sul serio la nostra vocazione cristiana. La domanda che Ges rivolge ai discepoli: Ma voi, chi dite che io sia? (Lc 9,20) esige una risposta chiara e sicura. Chi Ges per il discepolo? Nella sequela quotidiana dietro questo maestro cos discusso, cos misterioso, il discepolo ha avuto il coraggio di fissare lo sguardo sul volto autentico di Ges? E quali tratti di questo volto riuscito a cogliere? Il testo Un giorno Ges si trovava in un luogo solitario a pregare. I discepoli erano con lui ed egli pose loro questa domanda: "Le folle, chi dicono che io sia?". Essi risposero: "Giovanni il Battista; altri dicono Elia; altri uno degli antichi profeti che risorto". Allora domand loro: "Ma voi, chi dite che io sia?". Pietro rispose: "Il Cristo di Dio". Egli ordin loro severamente di non riferirlo ad alcuno. "Il Figlio dell'uomo - disse - deve soffrire molto, essere rifiutato dagli anziani, dai capi dei sacerdoti e dagli scribi, venire ucciso e risorgere il terzo giorno". Poi, a tutti, diceva: "Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce ogni giorno e mi segua. Chi vuole salvare la propria vita, la perder, ma chi perder la propria vita per causa mia, la salver. Lettura v. 18. Un giorno Ges si trovava in un luogo solitario a pregare. I discepoli erano con lui ed egli pose loro questa domanda: "Le folle, chi dicono che io sia?. nella preghiera che Ges matura le sue dichiarazioni e decisioni. La preghiera vero luogo teologico: il luogo solitario e intimo dellamore di Ges verso il Padre; il luogo dove incontra tutti i fratelli, appunto perch presso il Padre; il luogo dove lui ci interpella e si rivela. Ges fa esplicitamente due domande, per avvertire i discepoli sullambiguit della risposta e sul pericolo costante di regredire alla risposta della folla. v. 19. Giovanni il Battista; altri dicono Elia; altri uno degli antichi profeti che risorto. La risposta della folla ripresa e sintetizzata: Ges un profeta risorto. Questa unallusione che introduce al centro della rivelazione di Ges, profeta morto e risorto. Ma c lerrore di identificare Ges con una figura del passato; tuttavia questo passato contiene la promessa di Dio e la sua parola di risurrezione. v. 20. "Ma voi, chi dite che io sia?". Pietro rispose: "Il Cristo di Dio". La risposta non scontata! Ora non la gente ad interrogarsi su Ges, ma Ges stesso che interroga i discepoli. Il discepolo costituito da questa interrogazione: non mette in questione Ges e accetta di essere messo in questione da lui. Dalla risposta che si d dipende il senso stesso della vita. Pietro risponde a nome dei Dodici, esprimendo la fede della Chiesa. Riconosce in Ges il Cristo, il Messia atteso, colui che deve venire secondo la promessa di Dio. v. 21. Ordin loro severamente di non riferirlo ad alcuno. La risposta di Pietro pertinente, ma Ges non la giudica sufficiente: probabilmente troppo legata al miracolo dei pani e ai sogni messianici di prosperit materiale. La proibizione un assunto che tocca la fede: Pietro e i suoi compagni non sono ancora in grado di proclamare questa messianicit, fino a quando rimangono estranei allaspetto crocifisso del Messia. Ges vuole ora condurli a rinunziare alle loro false
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17/11/13

Ma voi, chi dite che io sia? Luca 9, 18-24

ASTORI MOGLIANO - CP MONTEORTONE PADOVA PORDENONE PORTO VIRO SAN DON DI PIAVE SANTA MARIA LA LONGA SCHIO TOLMEZZO TRENTO TRIESTE UDINE VE - CASTELLO VE - MESTRE ISPETTORIA VE - MESTRE SAN MARCO VE - MESTRE UNIVERSIT VE - MESTRE ZATTI VR - DON BOSCO VR - DOMENICO SAVIO VR - SAN ZENO VR - SANTA CROCE

concezioni su di lui. v. 22. Il Figlio dell'uomo deve soffrire molto Ges qui rivela il mistero del pensiero di Dio che luomo non pu pensare n accettare. Il problema ormai non pi che Ges sia il Cristo di Dio, ma come lo sia. Egli di Dio proprio perch non salva se stesso, ma perde e dona se stesso per noi. Questa la via della gloria, lesperienza che la Chiesa ha di Ges nel pane spezzato. Ges si appella ad una necessit, quella della fedelt al disegno di Dio, cos come lha percepito nella preghiera; fedelt alla volont del Padre che ha previsto per lui la sottomissione agli uomini. v. 23. A tutti, diceva: "Se qualcuno vuole venire dietro a me ... Il discepolo, come il suo Maestro, non pu sfuggire alla necessit della croce. Ges, dopo averci rivelato il suo volto, rivela a noi il nostro. Dobbiamo accettare, come Ges, quello che nella vita difficile da portare e da offrire. Questa austera prospettiva ha senso soltanto in riferimento a Ges crocifisso: rinnegarsi significa lasciar cadere i propri sogni messianici e accettare il mistero di un Messia crocifisso. v. 24. Chi vuole salvare la propria vita per accedere a unaltra vita, bisogna morire alla vita terrena. una necessit che si conosceva gi prima di Ges (Sapienza 3, 1-7). Ma il mistero della croce vi apporta nuova luce: luomo non pu salvarsi da se stesso e neppure con le sue opere. Per essere salvato, bisogna che dia con radicalit la sua fede a Dio e si getti tra le braccia del Dio Salvatore. cos che Ges ha vissuto la sua vita e la sua morte per noi. Meditazione Pietro si fa portavoce dei suoi compagni: per i discepoli Ges il Cristo di Dio (v. 20). Il discepolo, nella fede, intuisce il mistero che abita Ges e proclama in lui l'uomo scelto da Dio per l'attuazione delle sue promesse di salvezza. Ma la via che il Messia sceglie per portare a compimento il progetto di Dio, una via misteriosa che passa attraverso unumiliazione che lascia sconcertato l'uomo, perch contrasta con le sue attese di gloria e di potere. Ges il Cristo di Dio perch il Figlio obbediente, il servo umile che ascolta e realizza la Parola, rivelando la fedelt di Dio al suo popolo, nonostante il suo rifiuto e la sua incredulit. Ges il Messia perch il Figlio dell'uomo (che) deve soffrire molto, essere rifiutato dagli anziani, dai capi dei sacerdoti e dagli scribi, venire ucciso e risorgere il terzo giorno (v. 22). Di fronte a questo volto cos inaudito e scandaloso per l'uomo, il discepolo deve compiere un movimento di conversione, un lungo cammino di purificazione perch siano cancellate quelle pretese dell'uomo che diventano pietra di inciampo e venga accolta la rivelazione del Messia crocifisso. Tuttavia, dal momento in cui il discepolo ha accettato di rispondere alla domanda di Ges e compromettersi con la sua via, gi iniziato questo cammino di conversione, perch incessantemente deve volgere lo sguardo verso colui che cammina decisamente verso Gerusalemme (cfr. Lc 9,51), l dove il Figlio dell'uomo deve essere ucciso e risorgere il terzo giorno (9,22). Ora il discepolo deve porsi la domanda: chi il discepolo che segue questo Messia? Ed Ges a rispondere a questo interrogativo, nascosto nel cuore di tutti coloro che hanno ascoltato disorientati e sconcertati - l'annuncio della passione del Messia: se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce ogni giorno e mi segua. Chi vuole salvare la propria vita, la perder, ma chi perder la propria vita per causa mia, la salver (vv. 23-24). L'identit del discepolo si fonde con quella di Ges e il cammino di Ges motiva e d qualit al cammino di sequela del discepolo. Si tratta di andare dietro a Ges, di seguire Ges, di perdere la propria vita per causa sua. Ci che costituisce l'identit del discepolo e rende autentica la sua sequela anzitutto e soprattutto la scoperta del volto di Ges, l'aver risposto personalmente e in modo irrepetibile a quella chiamata espressa nell'interrogativo: Ma voi, chi dite che io sia?. Da questa risposta che coinvolge il discepolo nel cuore stesso della sua vita, quella vita che pu essere persa o salvata in relazione a Ges, dipende la seriet della sequela, e nello stesso tempo la sua fatica, la sua sofferenza. Ges scandisce in tre momenti il camino del discepolo, tre tappe che rendono autentica ogni sequela. Il punto di partenza la libert che nasce dallincontro con Ges, ed solo lui che deve essere seguito. Ma per seguire sono necessarie due condizioni: una reale libert da se stessi, e la scelta di affrontare il cammino stesso di Ges verso Gerusalemme. Rinnegare se stessi, in un contesto in cui si parla di realizzazione di s, pu suonare negativo. Ges non vuole che il discepolo rinunci alla propria umanit, alla bellezza della propria vita. Ma vuole che questa vita sia veramente bella. Infatti proprio quel mondo interiore fatto di pretese di dominio, di violenza, di falsit, quellamore smodato di s che ci illude di salvare la propria vita per il solo fatto di tenerla stretta tra le mani, rende la nostra vita brutta, infelice. questo che deve essere abbandonato per diventare liberi, per vivere da salvati. E poi necessario prendere la propria croce. Anzi Luca aggiunge ogni giorno. Qual la croce da prendere su di s? Sono le sofferenze che si incontrano nella vita (dolore, malattie, fallimenti ecc.)? ma pu Ges invitarci a prendere ci che contraddice la dignit delluomo? La croce da prendere, la sofferenza da portare (ed la propria, quella che solo ciascuno di noi pu assumere liberamente) non tanto la sofferenza che nasce dalla relazione con i limiti della natura umana (in qualche modo inevitabile, anche se attraverso di essa possiamo scoprire qualcosa di diverso in noi); la sofferenza che nasce dalla nostra relazione con Cristo. la sofferenza di chi lotta per essere fedele a Ges, di chi ogni giorno fatica nella sua sequela, di chi si scontra con lapparente debolezza delle promesse di Dio, di chi rischia tutto per obbedire alla logica del Vangelo. la fatica di essere cristiani. La croce non ha senso in s. Solo in Cristo, nel suo amore sino alla fine, essa acquista un senso. E diventa il paradosso del chicco di grano che per portare frutto deve accettare di essere nascosto sotto terra e morire. Ma ci che conta il frutto. Si comprende la morte del seme dal frutto che porta. il paradosso di una vita perduta perch donata e quindi vissuta in pienezza, cio salvata. Si comprende la croce dal dono della vita che da essa sgorga. La rinuncia e la croce (la fatica di essere discepoli) sono la qualit e lautenticit della sequela. Ma la sequela non si riduce alla rinuncia e alla croce. Non solo perch la meta della sequela la gioia,
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17/11/13

Ma voi, chi dite che io sia? Luca 9, 18-24

levangelo, una vita salvata, ma soprattutto perch la sequela camminare dietro a Ges, lesperienza quotidiana della comunione con lui, comunione che salvezza e perdono. Si rinuncia e si perde per trovare la vita. Ancora una volta siamo richiamati a guardare in avanti (solo cos si pu camminare), a tenere fisso il nostro sguardo sul volto di Ges, perch lui che ci precede ed lui solo a conoscere la via.

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