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Nascita e morte delle Comete

I magazzini delle Comete

Il dato storico pi facilmente rilevabile a proposito delle comete , senza dubbio, tutta quella
congerie di superstizioni e credenze popolari che ne facevano minacciosi segni celesti di sventura, situazione nella quale certamente giocava un ruolo fondamentale il carattere decisamente anomalo di questi fenomeni celesti. A differenza dei pianeti, facilmente identificati sulla sfera celeste, per le comete si trattava di apparizioni improvvise ed imprevedibili, apparentemente al di fuori di ogni possibile regola: Galileo stesso, nel 16 !, le considerava "apparenze prodotte dai raggi solari". #a svolta decisiva fu impressa da $e%ton e &alle' alla fine del ()** secolo allorch, attraverso lo studio dettagliato delle orbite di alcune comete, giunsero alla conclusione che tali orbite erano ellittiche, dunque paragonabili ai moti periodici dei pianeti. +uesto significava che per alcune di esse erano ipotizzabili precedenti passaggi ,confermati dall-analisi storica. e prevedibili future apparizioni ,puntualmente avvenute.. /rmai a pieno titolo anche le comete entravano a far parte del gruppo di corpi gravitanti attorno al 0ole con orbite perfettamente descritte dalle leggi di 1eplero. #o studio analitico delle orbite delle comete sugger2 subito, oltre al fatto di essere caratterizzate da un-elevata eccentricit3 orbitale ,il che significa orbite fortemente ellittiche., la possibilit3 di operare una prima classificazione di questi oggetti in base al valore del periodo orbitale. 0i identificarono cos2 le comete a lungo periodo, caratterizzate da orbite con periodi superiori a 44 anni, e le comete a corto periodo, i cui ritorni al perielio erano pi frequenti e, comunque, inferiori a 44 anni. *l gruppo pi numeroso rappresentato dalle comete a lungo periodo, che costituiscono gran parte ,567. delle comete con orbite conosciute. 8sse entrano nella zona planetaria del 0istema 0olare con qualsiasi angolazione, inclinazione casuale rispetto all-eclittica, e circa il 947 caratterizzato da rivoluzione retrograda. :ur con l-estrema limitatezza dei dati a disposizione ,una ventina di comete a lungo periodo delle quali erano note le orbite originarie., nel 1;94 <. &. /ort present= uno studio sulla provenienza delle comete: oggi, anche se con alcune correzioni, il quadro tracciato dall-astronomo olandese non stato sostanzialmente modificato. :artendo dallosservazione della casualit3 delle caratteristiche orbitali, /ort concluse che la zona di provenienza dovesse essere una nube sferica ,la $>?8 @* //AB, appunto.C analizzando poi le distanze degli afeli delle comete a lui note nel 1;94 determin= il raggio del guscio di maggiore densit3 di questa nube, quantificandolo in 64.444 >.A. Bale ipotesi confermata anche dalle pi recenti osservazioni: le orbite delle nuove comete indicano per tutte una provenienza da questa $ube, il cui raggio viene oggi stimato in oltre 94.444 >.A. Attualmente si distinguono nella $ube di /ort due differenti regioni chiamate rispettivamente $ube 8sterna e $ube *nterna. #a $ube 8sterna pi o meno sferica e si estende a partire all-incirca da 4.444 >.A.: la sua popolazione stimata in D141 oggetti, circa il 647 della popolazione originaria. #a $ube *nterna si stima contenga D141 E141! cometeC la sua localizzazione tra !.444 e 4.444 >.A. e, a differenza di quella 8sterna, non avrebbe una forma sferica, ma pi schiacciata, a forma di toro. #-ipotesi iniziale di /ort prevedeva che le comete potessero essersi formate nella Fascia asteroidale ed in seguito allontanate dal 0istema 0olare dall-azione gravitazionale di Giove. Gi= avrebbe richiesto la formazione di un-enorme massa di comete in quanto, statisticamente, quelle espulse definitivamente dal 0istema 0olare avrebbero dovuto essere molte di pi di quelle

rimaste nella $ube di /ort. Gioca a sfavore di questa ipotesi anche una valutazione della temperatura che doveva prevalere vicino a Giove in quanto porterebbe ad escludere la formazione di molecole pi complesse di quella dell-acqua. 0econdo Gameron ,1;H6. le comete si sarebbero formate direttamente nella $ube di /ortC a grandi distanze dal 0ole, infatti, il gas in via di collasso della nebulosa solare primordiale non avrebbe avuto la densit3 sufficiente da permettere una aggregazione in corpi piuttosto grandi, ecco dunque che tale aggregazione si sarebbe arrestata dando origine ai nuclei cometari. #o stesso Gameron, per=, suggerisce un possibile meccanismo alternativo: esso prevede che la nebulosa iniziale fosse frazionata, vale a dire costituita da un frammento centrale pi grande ,che poi dar3 origine al 0ole e al disco protoplanetario. e da frammenti di dimensioni minori ,che avrebbero in tal modo originato delle "nebulose cometarie". orbitanti attorno ad esso. 0arebbero queste nebulose ,a forma di disco. i luoghi di formazione delle comete, ed da queste nebulose orbitanti intorno al 0ole che verrebbero estratte, attraverso i meccanismi perturbativi descritti pi avanti, le comete a lungo periodo ,Figura 14 E Gameron, L'origine e l'evoluzione del Sistema Solare, pag. !4..

Figura 10 *potesi di Gameron sulla formazione delle comete: A. frammenti di nebulosa originaria orbitanti intorno al frammento principale ?. fase di addensamento ,formazione di dischi. G. situazione dopo la "pulizia" operata dal vento BEBauri. >n-altra ipotesi ,Fernandez e *p, 1;5!. lega la formazione della $ube di /ort all-aggregazione pi lenta di >rano e $ettuno rispetto agli altri pianeti. $ella zona di formazione di questi pianeti vi era una elevata disponibilit3 di planetesimi ed il meccanismo di aggregazione era caratterizzato da una bassa efficienza a causa dell-assenza di gas ,situazione ben diversa da quella che aveva portato alla rapidissima accrezione di Giove e, successivamente, di 0aturno.. +uesti due fattori avrebbero fatto s2 che i planetesimi potessero risentire degli effetti gravitazionali di >rano e $ettuno ,anche se di dimensioni inferiori alle attuali. a tal punto da essere lanciati su orbite gi3 paragonabili a quelle dei corpi costituenti la $ube di /ort. 0i pu= comunque affermare che la $ube 8sterna di /ort segna il confine del 0istema 0olare ed plausibile pensare che essa possa estendersi fino a coprire circa 1I! della distanza da :roDima Gentauri, vale a dire circa 54.444 >.A. 8- inevitabile che a queste enormi distanze dal 0ole le comete possano facilmente essere

perturbate nel loro moto. * due fattori fondamentalmente responsabili della perturbazione del moto sono: 1. Il passaggio ravvicinato accanto al 0ole di un'altra stella ,evento che si verifica con frequenze tipiche di alcuni milioni di anni.C 2. Forza mareale della Via Lattea ,evidenziata dalla tendenza delle nuove comete ad evitare il piano galattico ed i suoi poli.. *l moto del 0ole nella Galassia, infatti, caratterizzato anche da una componente verticale attraverso il disco: nel tempo in cui il 0ole effettua una rotazione completa intorno al centro galattico ,BJ!D145 anni. esso compie quattro o cinque oscillazioni sopra e sotto il piano galattico ,Gratton, 1;H5., e questi passaggi, con una periodicit3 di circa !4 milioni di anni, portano una leggera perturbazione nella $ube. :er inciso proprio di tale entit3 la periodicit3 che si tenta di spiegare ricorrendo all-ipotesiE$emesi in merito alle periodiche estinzioni di massa ,periodicit3 per altro ancora tutta da confermare. che hanno caratterizzato l-evoluzione biologica sul nostro pianeta e alle quali si fa sempre riferimento parlando del rischio di impatto di corpi celesti con la Berra. +uesto "disturbo" della situazione dinamica delle comete pu= avere conseguenze tra loro opposte: o la cometa viene spostata su un-orbita iperbolica, dunque viene slegata gravitazionalmente dal 0ole ed espulsa dal 0istema 0olare, oppure viene sospinta verso la zona dei pianeti dove potr3 di nuovo subire profonde modifiche orbitali. $ello stesso periodo in cui /ort avanzava la sua teoria, vi era chi ipotizzava l-esistenza di un grande anello di detriti primordiali oltre l-orbita di $ettuno, una sorta di "anello saturniano" che cinge il 0istema 0olare, costituito da detriti che non avevano potuto condensarsi in grossi corpi: la teoria proposta nel 1;91 da G. 1uiper ,da cui la definizione di KUI !" #!L$. e ancora prima, nel 1;6;, da 1.8. 8dge%orth, si dimostra oggi corretta anche grazie all-apporto delle osservazioni dell-&.0.B. #a Fascia di 1uiper viene attualmente localizzata tra l-orbita di $ettuno e 144 >.A., con la presenza dunque di una lacuna tra la stessa Fascia e la $ube *nterna di /ort. #a popolazione caratteristica della 1uiper ?elt sarebbe costituita sia da oggetti molto piccoli ,raggio di pochi Km. che da corpi di dimensioni maggiori ,94E 44 Km.. #a scoperta di questi corpi praticamente preclusa all-osservazione da Berra, tranne, forse, per quelli di dimensioni maggiori, come dimostrano le scoperte inaugurate da @.<e%itt e <.#uu nel marzo 1;; con l-identificazione di 1;; +?1. *ndispensabile, pertanto, il ricorso all-osservazione spaziale. 8d proprio grazie alle prestazioni consentite dall-&.0.B. che si sono identificati, in orbite situate oltre quella di $ettuno, ; oggetti il cui raggio, ipotizzando una albedo del 67, stato stimato in 9E14 Km ,Gochran et al., 1;;9.. >n approccio statistico basato sulle scoperte effettuate finora conduce ad ipotizzare, nella regione compresa tra !4 e 94 >.A., l-esistenza di una popolazione di J!.9D146 oggetti tipo +?1 ,vale a dire corpi con raggio compreso tra 94 e 44 Km. e di una popolazione cometaria ,oggetti con raggio di 1E6 Km. di J1414 elementi ,0tern, 1;;9.. +uesti oggetti sembrano confinati in un disco abbastanza sottile nei pressi del piano dell-eclittica, e questo non pu= che deporre a favore dell-identificazione di questa zona con il serbatoio da cui provengono le comete a corto periodo. >na ulteriore prova a favore di questa ipotesi proviene dalle integrazioni numeriche: esse hanno mostrato la stabilit3 dinamica per una significativa frazione degli oggetti che si sono formati nella 1uiper ?elt, ma nel contempo hanno evidenziato la possibilit3, in seguito a piccole instabilit3 gravitazionali indotte dai pianeti giganti, che questi oggetti possano rifornire adeguatamente l-attuale popolazione delle comete a corto periodo ,0tern, 1;;9.. #-importanza di queste scoperte ,Gochran et al., 1;;9., risiede nel fatto che la prima volta che oggetti delle dimensioni delle comete a corto periodo vengono individuati nella loro zona di origine. 8d anche la prima volta che si riesce ad identificare su basi osservative una regione

del 0istema 0olare quale origine delle comete a corto periodo. @a quanto detto appare evidente come, allo stato attuale, sia ormai considerata certa l-esistenza di un disco di materia nella periferia della zona planetaria, proprio come suggerito da 8dge%orth e 1uiper negli anni -94. $on sempre stato cos2 automatico il collegamento tra le comete, soprattutto quelle a corto periodo, e le regioni pi periferiche del 0istema 0olare ,$ube di /ort o Fascia di 1uiper.C si tentato, infatti, pi volte di identificare altri serbatoi pi vicino al 0ole, ma con risultati non sempre accettati dalla comunit3 scientifica. Aicordiamo a questo proposito la teoria dell-astronomo sovietico 0.1. )seKhsv'atsKii che, negli anni -H4, ipotizzava un-origine legata ad eruzioni vulcaniche avvenute sui pianeti maggiori o sui loro satelliti ,Laffei, 1;HH.. *n quegli stessi anni Aabe ipotizzava che una possibile sorgente delle comete a corto periodo potesse essere identificata nei meccanismi di evoluzione dinamica degli asteroidi Broiani la cui somiglianza fisica con i nuclei cometari spenti aveva gi3 portato ad ipotizzare un meccanismo inverso, vale a dire la cattura di nuclei cometari da parte di Giove. Aecenti simulazioni dinamiche ,Larzari et al., 1;;9. hanno cercato di valutare in modo attendibile l-efficienza del meccanismo di "evaporazione" dei Broiani quale possibile sorgente delle comete a corto periodo, ma le conclusioni non sono esaustive, anche per la scarsa conoscenza dei parametri reali di questi asteroidi. Aesta comunque il dato di fatto che il meccanismo evolutivo collisionale testato si mostrato in grado di immettere una significativa frazione dei membri delle famiglie simulate in orbite cometarie caotiche. 0i sono sempre avanzati seri dubbi sul fatto che le comete a corto periodo possano aver avuto origine da quel gigantesco serbatoio di comete che la $ube di /ort. #-analisi dei loro parametri orbitali ,soprattutto il basso valore dell-inclinazione. solleva, infatti, forti perplessit3 sulla possibilit3 che un-orbita inizialmente caratterizzata da inclinazione casuale ,in quanto proveniente da una nube sferica. possa essere modificata ed appiattita in modo cos2 efficiente dalle perturbazioni planetarie. *n un recentissimo studio, A. 0tern ed &. Gampins ,1;;6. identificano due possibili regioni che costituiscano il serbatoio delle comete a corto periodo: 1. una prima regione la zona oltre l-orbita di $ettuno, nella quale le perturbazioni dei pianeti giganti sono in grado di modificare le eccentricit3 delle orbite su scale di tempi comparabili all-et3 del 0istema 0olare. 8- questa stabilit3 del meccanismo su lunga scala, infatti, il criterio principale di identificazione del luogo di origine per le comete a corto periodo. 2. la seconda regione identificabile con il lento evaporare dinamico dei Broiani, ma il meccanismo di estrazione di oggetti da questa seconda zona, per=, stando alle simulazioni dinamiche cui si accennava in precedenza ,Larzari et al., 1;;9., sembra molto meno efficiente. #e recentissime scoperte di oggetti tipoE&alle' nella 1uiper ?elt ,Gochran et al., 1;;9. e le valutazioni dinamiche sulla popolazione ivi collocata ,0tern, 1;;9. non fanno altro che deporre a favore della prima ipotesi. #-analisi dinamica, inoltre, suggerisce che la popolazione cometaria non sia primordiale, bens2 il prodotto di un processo collisionale a cascata, che ha rifornito il numero di piccoli corpi ,J 1 Km. inizialmente carente. Accettando, per=, per le comete a corto periodo una origine pi prossima a noi della $ube di /ort non possiamo non ipotizzare per esse una composizione chimica che le possa differenziare dalle comete a lungo periodo. >n tassello certamente da non trascurare di questo mosaico che si va componendo proprio la recente scoperta della forte presenza di etano ,G &6. prodotta dalla zona nucleare della cometa &'aKutaKe, gi3 interpretata proprio come discriminante di possibili differenziate tipologie di comete ,Lumma et al., 1;;6.. 0tudi di laboratorio relativi alla possibilit3 di intrappolamento di gas durante la formazione di ghiaccio a temperature molto basse vengono utilizzati per simulare i meccanismi di formazione dei nuclei cometari a diverse distanze dal 0ole e a tale proposito si notato che la temperatura gioca un ruolo fondamentale sia per quanto riguarda la quantit3 totale dei gas sia le relative proporzioni. :oich la cattura di $ inefficiente, tutti i planetesimi formatisi allinterno di

$ettuno sarebbero caratterizzati da carenza di azoto, somigliando in tal modo, per quanto riguarda i valori del rapporto GI$, ai pianeti interni. @all-analisi di questo rapporto, /%en e ?arE$un ,1;;9. traggono spunto per ipotizzare, in virt del luogo dorigine, tre differenti tipologie cometarie: $ipo %ona di &ormazione I II III Giove E 0aturno >rano E $ettuno Bransnettuniana $emperatura di &ormazione 144 1 94 1 !4 1 'ttuale collocazione principalmente sfuggite ,M. $ube di /ort 1uiper ?elt C(N 4N14 4N14 !

,M. alcune di esse nella $ube di /ort.

:er quanto riguarda la composizione chimica, i due ricercatori propongono i seguenti tratti caratteristici per le diverse tipologie delle comete: $ipo I E mancanza di $ , G/, gas nobili e sostanze organiche volatili a causa della temperatura troppo elevata nella zona della loro formazioneC E presenza di G&/$C E possibilit3 che abbiano intrappolato ammoniaca ed altri composti dell-azoto. E piccole quantit3 di $ ,G/ e gas nobiliC E presenza di G&/$. E miscuglio di $ , G/ e gas nobili in proporzione solareC E presenza di G&/$.

$ipo II $ipo III

0uggeriscono inoltre che anche il rapporto $ I G/ possa fornire indicazioni sul luogo d-origine della cometa in quanto le comete "nuove" ,provenienti cio dalla $ube di /ort. presenterebbero valori di tale rapporto sistematicamente pi elevati di quelli rilevabili per le comete a corto periodo. Bale previsione viene collegata ad un duplice meccanismo di produzione di G/: da un lato vi una sorgente di tipo molecolare ,una possibile molecolaEmadre pu= essere & G/. caratterizzata da una produzione sostanzialmente costante, dall-altro lato una sorgente diretta, la perdita, cio, di gas intrappolato nei ghiacci cometari, il cui rilascio molto rapido. * ripetuti passaggi al perielio finirebbero con lo svuotare la cometa dei gas intrappolati ,G/ e $ ., mentre la produzione molecolare rimarrebbe pressoch invariata e questo fatto comporterebbe la diminuzione del rapporto $ I G/. 0i potrebbe, inoltre, ricondurre lelevato valore del rapporto GI$ tipico dell-atmosfera della Berra e di )enere all-apporto di materiale da parte delle comete di tipo *, mentre l-apporto dei gas nobili deve necessariamente essere spiegato con le altre tipologie cometarie. Acquista dunque importanza cruciale, tentando di ricostruire la composizione delle atmosfere planetarie originarie, la valutazione dell-apporto degli oggetti di tipo cometario attraverso il meccanismo degli impattiC sono questi eventi che hanno contribuito in modo determinante alla composizione delle atmosfere dei pianeti di tipo terrestre. 8 un dato ormai accettato da tutti, infatti, che le attuali atmosfere dei pianeti di tipo terrestre non sono quelle primitive, ma, nel

corso del tempo, si sono susseguite varie atmosfere la cui formazione e rimozione stata pesantemente governata dagli episodi impattivi. :robabilmente l-unico corpo dell-intero 0istema 0olare che ha trattenuto l-atmosfera originaria Bitano ,Ba'lor, 1;; ., e a tale proposito si spera dar3 indicazioni esaurienti il modulo &u'gens ,parte integrante della missione Gassini. destinato a posarsi sulla superficie del satellite di 0aturno nel novembre 446. >na delle difficolt3 da superare nel tentativo di ricostruire la composizione delle atmosfere planetarie primitive data dalla presenza di inevitabili reazioni chimiche tra i vari componenti, con la conseguente alterazione delle sostanze presenti. A questa tipologia di mutazioni sfuggono i gas nobili, e questa peculiarit3 li rende ottimi e attendibili indicatori per i tentativi di ricostruzione della composizione originaria. #a provenienza di Argo, 1r'pton e (eno sempre stata tradizionalmente individuata nei fenomeni meteoritici, ma un problema irrisolto era rendere ragione della bassa abbondanza dello (eno rispetto agli altri gas. #a spiegazione proposta da /%en e ?arE$un ,1;;9. che l-apporto imputabile alla sorgente meteorica ,condriti carbonacee. sia tale da giustificare le quantit3 attualmente rilevabili di (eno e, pertanto, si debba ricercare una sorgente addizionale in grado di rendere ragione della maggiore abbondanza di Argo e 1r'pton, sorgente che i due ricercatori identificano proprio nel contributo cometario nel periodo iniziale di intenso bombardamento. >n aspetto estremamente importante del problema dell-apporto cometario all-attuale composizione del nostro pianeta legato alla individuazione della provenienza dell-acqua, elemento indispensabile per lo sviluppo della vita, ma l-approfondimento di tale discorso rimandato alla trattazione pi generale del problema degli impatti di comete e asteroidi con la Berra.

Fasi evolutive &inali

)opo averne analizzato la provenienza, naturale chiedersi quale sar3 la destinazione ultima
delle comete, la tappa finale del loro percorso evolutivo. #a situazione certamente meno traumatica che possiamo ipotizzare per una cometa sicuramente quella che prevede l-esaurimento del materiale volatile di cui costituita o l-impossi*ilit+ per i gas di a**andonare il nucleo cometario. * ripetuti passaggi nei pressi del 0ole fanno s2 che il calore e l-azione del vento solare disperdano nello spazio i materiali volatili e le polveri, dando luogo in tal modo alle spettacolari apparizioni di questi corpi celesti visibili dalla Berra. #a lunghezza della vita di una cometa dunque, in questo caso, influenzata dalla quantit3 di materia iniziale e dal ritmo di perdita di massa, fattore, questo, strettamente legato al valore del perielio, al tempo che la cometa trascorre nei dintorni del 0ole ed al numero di passaggi su quell-orbita. >na volta esaurito il materiale volatile, la cometa perderebbe la sua caratteristica essenziale trasformandosi in un corpo tipicamente asteroidale che non modificherebbe la propria orbita, ma risulterebbe difficilmente individuabile dalla Berra. @a un confronto di orbite cometarie con alcune orbite di asteroidi ,soprattutto alcuni $.8.A.. emerge qualcosa di pi di un semplice sospetto che si possa trattare di nuclei di comete a corto periodo ormai spenti catturati dall-azione perturbatrice della Berra o sospinti in questa orbita dai gi3 citati meccanismi dinamici delle risonanze. @i questa

possibilit3 si gi3 parlato a proposito dell-asteroide 61H; Boutatis e del gruppo dei BauridiC un confronto grafico tra l-orbita della cometa 8ncKe e quella dell-asteroide 1 &ephaistos ,un oggetto Apollo, appartenente anch-esso ai Bauridi, che, con diametro di 5.H Km, probabilmente il maggiore degli 8arthEcrosser conosciuti., si pu= notare la effettiva somiglianza delle due orbite ,Figura 11 , :ancaldi, Vagabondi del cielo, pag. ;4.. 0ituazione analoga all-esaurimento del materiale volatile si ha anche nel momento in cui la crosta di materiale inerte sulla superficie del nucleo raggiunge un tale spessore da impedire ogni ulteriore fuoruscita di materiale volatile. >n secondo possibile scenario per la fine di una cometa pu= essere quello che comporta una modi&ica della struttura del corpo celeste. Gon questo termine intendo un duplice fenomeno: da una parte una frammentazione limitata del nucleo cometario, dall-altra una polverizzazione totale, e di ambedue queste situazioni possiamo avere riscontri osservativi. >n esempio della frammentazione limitata del nucleo costituito dalla *Ke'aE0eKi ,1;69., che penetr= nella corona solare passando a circa 694 mila Km dalla superficie del 0ole, e al suo riapparire mostr= il nucleo spezzato in due. #a differenziazione dei due nuclei cometari era completa, come dimostra il fatto che le due nuove comete erano caratterizzate da periodi diversi ,5H5 e 1499 anni.. >n secondo esempio ancora pi eclatante della possibilit3 di frammentazione del nucleo di una cometa rappresentato dalla cometa Oest ,1;H9., il cui nucleo si suddivise in 6 parti dando luogo cos2 ad altrettante nuove comete. #-ultimo evento di questo tipo avvenuto verso la met3 di novembre 1;;9 ed ha riguardato la cometa 0ch%assmannEOachmann !. +uesta cometa era tra quelle osservate con particolare cura perch avrebbe potuto essere un possibile obiettivo di una missione spaziale dell-80A riguardante lo studio ravvicinato di un nucleo cometario ,Lissione A/08BBA in programma nel primo decennio del prossimo secolo.. @alla osservazione della 0ch%assmannEOachmann ! ,/sservatorio di Leudon. erano emersi nel settembreEottobre 1;;9 alcuni dati inattesi, vale a dire una intensa produzione di molecole di ossidrile /& ed un elevato incremento di magnitudine ,una luminosit3 circa 1444 volte maggiore del previsto.. #-osservazione effettuata con strumenti pi potenti e con l-impiego del GG@ ,80/ !.9 m $BB. ha messo in evidenza ,1 .1 .1;;9. la frammentazione del nucleo in ! distinte parti, alle quali se ne aggiungeva una quarta scoperta con osservazioni nel lontano *A ,14 micrometri.. @ella frammentazione questa volta non si pu= incolpare Giove ,come nel caso della 0choemaKerE#ev'., ma la causa presumibilmente da imputare a stress termici che hanno interessato l-interno del nucleo in occasione del passaggio al perielio ,settembre 1;;9. ad una distanza di 4.;! >.A. dal 0ole. #a presenza di grosse fenditure nella struttura del nucleo avrebbe consentito, nel momento di maggiore irraggiamento, l-evaporazione di una grande quantit3 di materiale interno e questo fenomeno avrebbe ulteriormente ingrandito le crepe scatenando in tal modo il processo disgregativo. *l verificarsi della frammentazione del nucleo ha come inevitabili risvolti non solo la riduzione di massa del nucleo cometario con la conseguente riduzione della vita della cometa ,anche se questo certamente l-aspetto pi evidente., ma anche il forte squilibrio strutturale indotto dalle fratture, responsabile di situazioni molto pi catastrofiche. 8- il caso della cometa di ?iela, una cometa a corto periodo ,6.H anni. scoperta nel 15 6, accomunata a rilevazioni di passaggi antecedenti ,rispettivamente del 1HH e del 1549. ed in seguito osservata regolarmente fino al 1569, anno in cui si verific= il fenomeno di frammentazione del nucleo in parti. #e due nuove comete furono osservate nuovamente al passaggio successivo ,159 ., ma poi se ne perse ogni traccia. *l dato importante che nel 15HH fu osservata una fitta pioggia meteorica ,stelle cadenti., subito collegata da G. 0chiaparelli con il transito della Berra in una zona molto prossima all-orbita originaria della cometa di ?ielaC tale evento si ripet nel 1559 e l-interpretazione ipotizzata fu quella di una distruzione profonda del

nucleo della cometa, i cui detriti si stavano disperdendo nello spazio. Lolti eventi di questo tipo sono tuttora osservabili, come si pu= notare dalla seguente tabella: Nome -ciame #iridi 8ta Acquaridi @raconidi ?eta Bauridi Gapricornidi :erseidi @raconidi /rionidi Bauridi #eonidi Andromedidi >rsidi ,>L*. .assimo 1 Aprile 9 Laggio 6 Giugno !4 Giugno 1 Agosto 1 Agosto 14 /ttobre /ttobre 1 $ovembre 16 $ovembre $ovembre @icembre Cometa associata Bhatcher ,156 1*. &alle' ,1;14 **. :onsEOinnecKe ,1595 **. 8ncKe ,151; *. 1;65 n 0%iffEButtle ,156 ***. GiacobiniEPinner ,1;!! ***. &alle' ,1;14 **. 8ncKe ,151; *. BempelEButtle ,1566 *. ?iela ,159 ***. Buttle ,1595 *.

#a terza causa della scomparsa di una cometa pu= identificarsi nella modi&ica dell'or*ita, fatto che pu= comportare sia la possibile espulsione dal 0istema 0olare, sia l-evento pi traumatico di un impatto con un altro corpo celeste ,fatto non cos2 raro come pu= sembrare.. #a presenza di piccoli crateri perfettamente allineati ,ne sono stati rinvenuti su Gallisto, Ganimede e sulla #una stessa. fu inizialmente interpretata come causata dalla ricaduta di materiale a seguito di un impatto di un grosso asteroide ,avvenuto in modo radente per giustificare l-asimmetria della struttura., ma si evidenziavano spesso grosse difficolt3 nell-identificazione del cratere primario, le cui dimensioni, tra l-altro, avrebbero dovuto essere tutt-altro che trascurabili. #-evento 0hoemaKerE#ev' ,luglio 1;;6. ha, per=, fatto abbandonare quest-ipotesi facendo propendere per la distruzione di nuclei cometari provocata dallazione di marea del pianeta a seguito di un passaggio ravvicinato ,entro il limite di Aoche.. *l calcolo del tasso di distruzione di comete da parte di Giove stato affrontato da &.<. Lelosh e :.0chenK, i quali hanno calcolato una media di un evento ogni 54 anniC hanno avanzato anche ipotesi riguardo alla Berra ,un evento ogni 4 mila anni., ma in questo caso la statistica ridotta a soli due casi rilevati sulla superficie del nostro satellite ,#amberti, 1;;6.. 8- recente l-annuncio della scoperta di una catena di crateri da impatto anche sulla Berra, in GiadC i crateri sono stati scoperti grazie alle immagini radar del sistema 0paceborn *maging Aadar GI(Eband 0'ntetic Aperture Aadar installato a bordo dello 0huttle 8ndeavour nell-aprile e nell-ottobre 1;;6: le immagini rivelano appunto due nuovi crateri ,da confermare con analisi del terreno. presso quelli gi3 conosciuti e chiamati Aorounga nel nord del Giad. #-identificazione di questi segni da impatto per= ancora soggetta ad indagini e non ha ancora ottenuto una conferma definitiva, anche se vi gi3 chi ,A. /campo del <.:.#. e 1. :ope del Geo 8co Arc Aesearch. ipotizza per l-evento una datazione di !64 milioni di anni fa ,epoca per altro interessata da una delle grandi estinzioni di massa che hanno caratterizzato la storia del nostro pianeta. ,Gaprara, 1;;6.. :ermangono comunque ancora molti dubbi circa l-origine cometaria in quanto il meccanismo di distruzione mareale funziona perfettamente anche nel caso di asteroidi non compatti, formati da pi corpi tenuti assieme dalla reciproca gravit3C l-unica differenza

potrebbe essere individuata nelle dimensioni finali degli oggetti originatisi dalla disgregazione, che, nel caso di corpi asteroidali, potrebbero essere caratterizzati da dimensioni anche notevoli, mentre per i nuclei cometari si ritiene che i frammenti debbano avere dimensioni molto ridotte ,i frammenti della 0hoemaKerE#ev' caduti su Giove avevano diametro massimo di E! Km.. La ritorniamo ad occuparci pi in dettaglio dei meccanismi che possono modificare l-orbita originaria di una cometa. Ghe i pianeti ,soprattutto quelli di massa maggiore o pi distanti dal 0ole. potessero avere un ruolo importantissimo nella perturbazione delle orbite di altri corpi celesti era gi3 stato supposto da :. 0. de #aplace, il quale introdusse a questo proposito il concetto di s&era di attivit+, intendendo con questo termine quella sfera, concentrica al pianeta, entro la quale l-azione gravitazionale del 0ole diventava inferiore a quella del pianeta stesso ,il raggio della sfera di attivit3 di un generico pianeta dato dalla formula: A:Q a:M ,L:IL0ol. I9.. Anche un calcolo approssimato della formula di #aplace ci permette di osservare come i pianeti di massa maggiore non siano automaticamente quelli pi influenti: nel grafico riportato in Figura 12 si pu= notare infatti l-importanza che riveste $ettuno grazie alla sua enorme distanza dal 0ole ,6.9 miliardi di Km.. #a perturbazione delle orbite sempre stato oggetto di studio e di analisi , l-irrisolto problema degli n corpi della Leccanica Geleste.C nel caso delle comete, poi, la situazione perturbativa notevolmente aggravata dall-esigua massa di questi corpi celesti. 8- evidente che quanto pi una cometa si avviciner3 alla sfera di attivit3 di un pianeta, tanto pi la sua orbita originaria potr3 subire sostanziali modifiche. +uesto, ovviamente, non significa automaticamente trasformazione di una cometa nuova ,cio che proviene per la prima volta dalla $ube di /ort o dalla Fascia di 1uiper. in una cometa a corto periodo, talvolta pu= comportare, anzi, l-immissione della cometa su un-orbita iperbolica o parabolica ,con la conseguente espulsione dal 0istema 0olare. oppure su una orbita di collisione con il 0ole o con qualche altro pianeta ,ed il citato impatto della 0hoemaKerE#ev' ; con Giove del luglio 1;;6 ne un significativo esempio.. #a situazione dinamica illustrata nella Figura 1/ ,Laffei, I mostri del cielo, pag. 6, fig. 9. non riferita ad alcuna cometa reale, ma mostra come dallorbita originaria la cometa si trasferisca su un-orbita differente e, conseguentemente, quella che in origine era la zona del perielio diventa, a seguito dell-azione del pianeta, l-afelio della nuova orbita. 0e questa azione perturbatrice porta la cometa all-interno della zona planetaria del 0istema 0olare inevitabile che il meccanismo descritto in precedenza si possa ripetere con altri pianeti ,Giove ha ora l-influenza maggiore. e si parla in questo caso di cattura graduale. *l meccanismo appena descritto genera per ogni pianeta perturbatore una famiglia di comete, tutte caratterizzate dagli afeli nei pressi dell-orbita del pianeta: a tal proposito la Figura 10 ,Laffei, I mostri del cielo, pag. H, fig. 6. mostra le orbite di alcune comete appartenenti alla famiglia di Giove.

Figura 1/ Figura 10 Leccanismo di cattura di una cometa da parte di /rbite di alcune comete della famiglia di Giove un pianeta.

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