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Telefoni bianchi.

Qualcosa di positivo per chi non ne pu� pi� di deprimersi

L�anno pi� buio della Grande Depressione fu il 1932. In quell�anno i cinque film
pi� visti in America furono Shanghai Express (esotismo decadente, atmosfere
trasognate e Marlene Dietrich protagonista), The Kid from Spain (un ladro
americano in fuga in Spagna si finge torero per ingannare il poliziotto che lo
insegue), Grand Hotel (Greta Garbo in un Art D�co movie, quelli che in Italia
vennero chiamati i Telefoni Bianchi), Emma (un melodramma d�amore strappalacrime)
e Tarzan the Ape Man.
Disoccupati, sfrattati e impoveriti non andavano al cinema per vedere film su
sfrattati, disoccupati e impoveriti, ma per distrarsi o per avere stimoli
positivi. John Ford porta Steinbeck sullo schermo con Furore, ma siamo ormai nel
1940 e gli anni terribili della grande siccit� sono gi� storia. In questo spirito,
ben consapevoli dei problemi terribili del mondo, proviamo per cinque minuti a
elencare qualcosa di positivo, senza la minima pretesa di trarre conclusioni
consolatorie. D�altra parte anche i fatti positivi sono fatti.
Siamo i primi a non scaldarci per la ripresa di domanda di materie prime e per il
rimbalzo del Baltic Dry Index. Sono solo riordini di scorte esaurite dopo due mesi
in cui non si era ordinato nulla. Ci piace di pi� il fatto che da settembre le
vendite di auto in America siano stabili, sia pure a un livello straordinariamente
basso. Per inciso, se l�industria automobilistica, sia pure con qualche aiuto
pubblico (niente in confronto alle banche), riesce a sopravvivere a questa crisi,
si pu� pensare che i suoi margini, quando un giorno la crisi finir�, saranno ben
pi� alti di quelli degli ultimi anni.
La produttivit�, del resto, sta continuando a crescere, mostrando un andamento
molto migliore rispetto a quello delle recessioni degli ultimi decenni. Tornando
alle auto, il sito Calculated Risk ha calcolato che, dovessero le vendite di auto
rimanere a questi livelli a tempo indefinito, la vita media del parco auto in
America arriverebbe presto a 24 anni. Sarebbe bello per quei turisti in cerca di
atmosfere r�tro che vanno a Cuba a vedere le vecchie macchine americane degli anni
Cinquanta amorevolmente mantenute in vita. Paul Krugman nel suo blog nota che le
riprese arrivano comunque, se non altro per il fatto che le auto, i macchinari, i
computer prima o poi si rompono e, se si vuole restare in produzione, bisogna
riprendere a comprarne. Questa ripresa naturale, per�, ci mise cinq ue anni ad
arrivare tanto nel 1873 quanto nel 1929.
I concessionari di auto in America (ma il fenomeno c�� anche in Europa) notano che
l�afflusso di clienti � in ripresa. Se non aumentano le vendite � perch� la
possibilt� di acquistare a rate praticamente non c�� pi�. A questo dovrebbe per�
porre rimedio la Talf, che Bernanke ha oggi confermato che partir� a giorni. C��
un trilione di dollari pronto ad acquistare, tra l�altro, crediti al consumo.
La Talf, del resto, fa parte di una serie ormai notevole di misure che i mercati
ritengono insufficienti, ma che sono comunque pronte ad entrare in azione. I due
trilioni e rotti del piano
Geithner, gli 800 miliardi di stimolo fiscale, i 275 del piano casa vengono
valutati zero dai mercati, ma zero non sono. Il fatto poi che si stia parlando
sempre pi� frequentemente di Tarp 2 e di un nuovo piano fiscale per il 2010
significa che le armi per combattere la crisi non sono esaurite. L�obiezione �, a
questo punto, sulla possibilit� di tenuta dei conti pubblici se davvero tutti
questi incentivi dovessero materializzarsi. La paura sulla solvibilit� degli
emittenti anche eccellenti � arrivata al punto che c�� chi, per assicurare 10
milioni di Bund a 5 anni, � disposto a spendere in Cds 90mila euro all�anno. Che
fa, in 5 anni, 450mila euro buttati via se la Germania, per caso, dovesse poi
rimborsare, come di solito fa.
Chi ha di queste paure potrebbe probabilmente investire meglio i suoi 450mila euro
comprando oro, che fra 5 anni varr� in ogni caso pi� di zero. L�oro in questa fase
non � comprato solo da investitori individuali, ma anche da banche centrali come
quella russa. Nei prossimi due anni, comunque vadano le cose, ci sar� una parte
del mercato che diffider� della carta anche governativa. Poich� l�oro �
sottopesato o totalmente assente nella stragrande maggioranza dei portafogli
(inclusi quelli delle banche centrali) le prospettive dovrebbero essere positive.
Detto questo, continua a essere difficile pensare all�inflazione come a un
problema per i prossimi due-tre anni. Sono interessanti, su questo, le previsioni
del Fomc rilasciate oggi. Studi accademici (tra cui uno di Christina Romer che
risale molto indietro nel tempo) mostrano che i membri del Fomc non sono mai stati
molto bravi nel fare previsioni (sono meglio i PhD dello staff). I loro numeri, a
nostro avviso, indicano pi� che altro le loro paure e le loro speranze. Leggere
quindi che la previsione dell�inflazione Core PCE per il 2011 � 0.0 - 1.8 per
cento indica che i due falchi del Fomc, quelli che nei due anni passati ci hanno
torturato sui pericoli d�inflazione e ora ci torturano sui pericoli della
monetizzazione del debito, pensano che fra due anni saremo all�1.8. In pratica non
hanno timori veri, fanno finta di averli. Il tema della tenuta dei conti pubblici
� stato al centro delle inquietudini dei mercati europei negli ultimi giorni, in
particolare in relazione all�Irlanda (che avr� un disavanzo 2009 dell�11 per
cento) e all�Europa orientale. I problemi dell�Europa orientale sono sotto gli
occhi di tutti. Imprese, banche e stati nazionali hanno debiti in scadenza da
rifinanziare in una fase in cui i mercati e le banche dell�Europa occidentale
tutto vorrebbero tranne che mettere altri soldi a est.
La crisi � durissima, ma segnaliamo qualche elemento positivo.
1) Le economie di questi paesi, per quanto in alcuni casi quadruplicate dalla
caduta del comunismo, sono ancora relativamente piccole. Il paese con il disavanzo
delle partite correnti pi� alto � la Bulgaria (12 per cento su Pil). La Nuova
Zelanda ha un disavanzo uguale e altrettanto strutturale, ma non ha problemi a
finanziarlo, la Bulgaria adesso ce li ha. Il Pil bulgaro � per� di 30 miliardi di
euro, esattamente come quello della Saar, un ridente e microscopico Land tedesco
con un milione di abitanti. Salvare la Bulgaria, la Romania (125 miliardi di Pil)
o l�Ucraina (108 miliardi) non � costosissimo. La Serbia costa poco anch�essa e
poi sa come tirare la cinghia dopo avere combattuto una guerra contro il mondo
dieci anni fa. La Polonia ha un disavanzo delle partite correnti del 4 per cento,
come l�America, e la forte svalutazione dello zloty le sta ridando competitivit�.
La Russia, dal canto suo, sta bruciando riserve con velocit� impressionante, ma ne
ha ancora molte.
2) Il Fondo Monetario ha avuto finalmente i 100 miliardi promessi dal Giappone.
Adesso Strauss-Kahn ha a disposizione 500 miliardi da prestare. E� una somma
importante se si pensa che finora i numerosi interventi di questi mesi del Fondo
sono costati solo 50 miliardi.
3) Il ministro delle finanze tedesco si � fatto coraggio e ha affermato, per ben
due volte in due giorni, che i salvataggi in Europa, dovessero essere necessari,
si faranno. Questa � un�affermazione storica. E� la prima volta, a quanto ci
consta, che la Germania supera il tab� (da lei stessa imposto) del divieto di
salvataggio intraeuropeo. Nella pratica l�aveva gi� fatto non opponendosi ai
pacchetti di aiuto dell�Unione a vari paesi dell�Europa orientale, ma ora arriva
anche la conferma dottrinale. La nostra ipotesi � che la Germania, per tutti
questi anni, non abbia mai escluso, dentro di s�, l�ipotesi del salvataggio di un
paese in crisi e che l�abbia anzi considerata l�esito pi� naturale. Il fatto che
si sia sempre guardata bene dal dirlo (affermando spesso anzi il contrario) �
comprensibile. Tenere gli altri sulla corda � stato un modo per ridurne la
propensione all�azzardo morale (cio� a spendere allegramente perch� tanto alla
fine arrivano i tedeschi).
A questo punto per� il governo tedesco considera giustamente che costi meno
concedere la garanzia (caso per caso, naturalmente, in modo da tenersi qualche
strumento di pressione) piuttosto che affrontare la disgregazione di un unione
politica e monetaria che non porterebbe nulla di buono all�industria e alle banche
tedesche.
Operativamente, i fatti positivi di cui si � parlato dovrebbero servire pi� a
limitare il pessimismo che a infiammare di ottimismo. L�economia globale continua
a contrarsi, la fragilit� del sistema � evidente e l�area degli asset tossici
continua ad allargarsi. L�azionario, in quanto indicatore sostanzialmente
coincidente, non sembra avere ancora la forza di risollevarsi. Il cash e una
modica quantit� di governativi lunghi e di corporate bond di alta qualit� (con il
massimo di diversificazione) rimangono la scelta migliore. Con, se si vuole, una
spruzzata di polvere d�oro.

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