lunedì 23 gennaio 2006 SPETTACOLI 5

L’INTERVISTA | La vincitrice de “L’isola dei famosi”, ospite di “Tuttosposi”, ha parlato della città e dei suoi progetti

Lory Del Santo: «Napoli, città solare»

MARIDÌ SESSA VICEDOMINI
NAPOLI. Sabato sera Lory Del Santo
(nella foto) è stata la splendida testi-
monial della sfilata dello stilista na-
poletano Gianni Molaro al “Palasposa”
della Mostra d’Oltremare durante
l’ultimo week-end della 16ª edizione di
“Tuttosposi”. Tra una sfilata e l’altra si
è concessa qualche attimo di relax.
Dopo “L’isola dei famosi” è appro-
data a Napoli sull’“Isola dell’amo-
re”: lei che idea ha dell’amore?
«L’amore è la “molla” che fa scattare
i meccanismi “perversi” che condu-
cono a passioni irrefrenabili, dando
origine a diverse forme di aggregazio-
ni sociali, dall’amicizia alla famiglia».
L’amore è un sentimento eterno?
«Potrebbe anche esserlo, ma nella
realtà è più probabile che si tratti di
un fenomeno temporaneo anche se
duraturo. Se ciò accadesse, sarebbe
quasi come fare “l’en plein” durante
un gioco d’azzardo».
Cosa pensa a proposito del matri-
monio come istituzione?
«Credo nell’unione tra due persone,
come comunione di spiriti, ma non ri-
tengo essenziale istituzionalizzare
tutto ciò; personalmente non mi sono
mai sposata, poiché non ho mai volu-
to utilizzare quest’“arma”, per tenere
legati i miei compagni e pretendere di
più. Con il passare degli anni, mi so-
no resa conto, che con questo ragio-
namento, è certamente più difficile
conseguire risultati di stabilità».
Se dovesse sposarsi, le piacerebbe
farlo in una “cornice selvaggia” co-
me l’isola di Samanà o preferirebbe
una cerimonia tradizionale?
«Escluderei a priori un “matrimonio
indigeno”, poiché in quei luoghi la
“matrigna natura” ti sovrasta, soffo-
cando ogni tuo istinto e desiderio. Se
dovessi scegliere una città italiana
probabilmente piacerebbe sposarmi a
Napoli».
Che cosa l’attrae di questa città?
«Napoli è una città solare e di una bel-
lezza architettonica senza paragoni.
Mantenendo inalterata la sua strut-
tura originale, con gli adeguati inter-
venti di restauro, non può che miglio-
rare in futuro».
Nella vita di una donna è più impor-
tante avere un compagno o un figlio?
«Certamente un figlio. Anche se è pre-
feribile avere anche un compagno con
il quale condividere i problemi legati
allo sviluppo e alla crescita del bam-
bino. Se, però, si viene abbandonati
non ci si deve disperare, ma bisogna
continuare il proprio percorso di vita
con coraggio e determinazione per il
bene di se stessi e dei propri figli».
Ritornando al discorso del reality, in
veste di madre, e non di protagoni-
sta, la partecipazione a questa nuo-
va formula di spettacolo può costi-
tuire un interessante trampolino di
lancio per un giovane che vanti aspi-
razioni artistiche?
«Il reality è un’“arma a doppio taglio”,
che mette a nudo tutti gli aspetti più
reconditi della personalità dei suoi
protagonisti. Quelli positivi, ma so-
prattutto, quelli negativi. Basti pen-
sare all’esperienza appena conclusa
sull’“Isola dei famosi” dove ognuno si
è lasciato andare ai propri istinti, ab-
bandonando la consueta maschera,
perdendo in molti casi la credibilità e
la stima del pubblico conquistata a fa-
tica dopo anni di duro lavoro».
Qual è l’episodio più curioso che ri-
corda di quell’esperienza?
L’ATTRICE OSPITE DELL’ULTIMO APPUNTAMENTO DELLA 16ª EDIZIONE
Manuela Arcuri per il gran finale di “Tuttosposi”
NAPOLI. Un finale travolgente per la
16ª edizione di “Tuttosposi”,
conclusasi ieri alla Mostra
d’Oltremare, con tanto spettacolo,
mondanità ed emozionanti momenti
dedicati all’alta moda-sposa. A
concludere la manifestazione,
dunque, due grandi appuntamenti
con l’haute vouture: la sfilata del
maestro Bruno Caruso che ha
proposto le sue brillanti creazioni
ispirate ai colori e al folklore del
mar dei Caraibi e, a seguire,
un’originalissima “Odissea”
versione 2000, messa in scena dallo
stilista Vincenzo Casapulla, uno
stravagante “Ulisse”
contemporaneo, che per presentare
gli abiti della sua nuova collezione,
«C’è ben poco di
simpatico da
raccontare. Lì
era tutto dram-
matico, dal ri-
sveglio al matti-
no con i mo-
squitos e gli ani-
mali di ogni ge-
nere, alla lotta
per il cibo e la
sopravvivenza».
Cosa l’ha
spinta a resi-
stere in que-
ste condizio-
ni?
«Il desiderio di
confrontarmi
con gli altri e di
dimostrare a
me stessa e al prossimo che se tu cre-
di in qualcosa ce la puoi fare».
Attualmente è considerata la nuova
“Sirena del Mar dei Caraibi”: qual è
il segreto del suo successo?
«Probabilmente il mio sorriso, la ca-
pacità di relazionarmi agli altri in mo-
do semplice e stimolante. Con una
buona dose di allegria ed un pizzico
d’ironia. Forse tutto questo mi ha por-
tata al successo».
ha voluto raccontare sul
palcoscenico del Palasposa
l’affascinante e dolcissima storia
delle Sirene, le misteriosi ed
ammaliatrici abitanti dell’isola di
Capri. Ma la vera star di
quest’ultima giornata di
“Tuttosposi”, è stata la “Sirena per
eccellenza”, il prototipo della
bellezza mediterranea, l’attrice
Manuela Arcuri (nella foto con
Lello Fusco), che dopo avere
“incantato” il numeroso pubblico
nei vari stand della fiera, ha sfilato
in passerella, in abito da sposa,
sognando il matrimonio con il suo
bel principe azzurro, il campione
olimpionico, Aldo Montano.
[MSV]
Presto tornerà sul piccolo schermo
in una serie di trasmissioni televisi-
ve attinenti allo sport. C’è chi dice
che in futuro potrà diventare anche
una scrittrice...
«Sto scrivendo un libro alla “mia ma-
niera” e sono molto curiosa di verifi-
care se qualche lettore riuscirà ad ap-
prezzare il mio modo originale di de-
scrivere e raccontare le “quotidianità”
della vita, non solo sulla scena, ma an-
che attraverso la mia “penna”».
di Domenico De Gregorio
Visti Lite Pappalardo-Zequila
in Tv
E Del Noce li “espelle”
“Domenica In”,
A ancora una volta, è
Adriano Pappalar-
do (nella foto) ad anima-
re la prima parte del lun-
go pomeriggio di Raiuno.
In compagnia di Monica
Setta, Aldo De Luca, Ivan
Cattaneo, Antonio Zequi-
la e Carmen Di Pietro.
Mara Venier introduce il tema della
puntata quale l’analisi attenta della
complessa personalità di Adriano
Pappalardo. Ed è proprio Monica
Setta ad aprile le danze, subito pron-
ta a punzecchiare il focoso Adriano.
Ma qualcosa sfugge al controllo dei
presenti in studio: inaspettatamen-
te contro il popolare cantante si sca-
glia Antonio Zequila, in un crescen-
do di insulti verbali che sfociano con
la minaccia di uccidere Adriano se
avesse ancora una volta parlato di
sua madre. Sono momenti di panico
che Mara Venier non riesce a gesti-
re se non dopo l’intervento di don
Mazzi che, implorando il rispetto per
i bambini e i telespettatori in ascol-
to, invita tutti ad assumere un at-
teggiamento più consono ad una tra-
smissione di intrattenimento televi-
sivo per tutta la famiglia. Nel frat-
tempo Pappalardo abbandona lo
studio infastidito dalla situazione e
dal clima creatosi. Mara Venier cer-
ca di riprendere in pugno la situa-
zione chiedendo allo psichiatra Maz-
zullo di delineare un profilo della
personalità di Adriano. Lo psichiatra
esordisce subito affermando la sim-
patia che nutre nei confronti del can-
tante che definisce “un uomo dota-
to di una grande intelligenza e iper-
sensibilità che rende se stesso il suo
più grande nemico, colui che lo fa
trascendere e perdere il controllo, un
personaggio dotato di sbalzi di umo-
re improvvisi che in altri tempi lo
avrebbero condotto sicuramente al
rogo con l’accusa di appartenere al
mondo di Lucifero”.
Nonostante l’assenza di Pappalar-
do il programma continua e quello
che doveva essere un duello canoro
tra Antonio e Adriano si
trasforma in una sconcer-
tante e grottesca esibizio-
ne di un Zequila senza pu-
dore alcuno. La Venier, nel
frattempo, con estrema
velocità modifica la sca-
letta del programma in-
troducendo il tema delle
raccomandazioni quale
unico biglietto di presentazione vin-
cente. Fioccano gli esempi, dal ma-
trimonio di Carmen Di Pietro con il
giornalista Sandro Paternostro alle
conoscenze segrete di uomini po-
tenti di molti personaggi che lavora-
no nel mondo della televisione. Ivan
Cattaneo interviene sottolineando
l’effetto limitato della raccomanda-
zione quando la stessa non è sup-
portata da una preparazione profes-
sionale. Don Mazzi parla di racco-
mandazione quale vizio, malcostume
dei nostri tempi che viola leggi e le
regole di comportamento civile. Do-
po il grande circo del “chiacchieric-
cio” televisivo, Giucas Casella tenta
una difficile prova di ipnosi nei con-
fronti di Rocco Casalino pronto a
sbugiardare il grande paragnosta.
Parte l’esperimento, i due protago-
nisti sono l’uno di fronte all’altro, il
respiro di Rocco diventa più lento, i
suoi occhi si chiudono, il suo corpo
vacilla e l’ipnosi puntualmente si ve-
rifica. Intanto, il direttore di Raiuno
Fabrizio Del Noce «deplora viva-
mente l’episodio, avvenuto in un ora-
rio protetto e tradizionalmente de-
stinato a un pubblico familiare» e de-
finisce deplorevole anche «che la li-
te sia stata lasciata degenerare e la
trasmissione non sia stata interrot-
ta: questi spettacoli sono assoluta-
mente incompatibili con la linea edi-
toriale di Raiuno e con i principi del
servizio pubblico. Verrà avviata un’in-
chiesta interna per accertare la di-
namica e le responsabilità. È stata
data comunque disposizione che sin
da ora coloro che sono stati prota-
gonisti della lite televisiva non siano
più invitati nelle trasmissioni di
Raiuno».

TELEVISIONE | Stasera e domani in scena nella soap opera di Raitre SI È ESIBITO PER L’ASSOCIAZIONE SCARLATTI ANCHE “DISTRETTO” E “TERRA!”

San Carlo, il maestro Pollini Telegatti, premiati

“Un posto al sole” per Antoine
NAPOLI. «Amo il mio lavoro, perché mi
diverte, mi dà la possibilità di met-
termi in gioco e di crescere sempre».
Antoine (nella foto) parla con entu-
siasmo dei successi non solo teatrali,
ma anche televisivi, che sta riscon-
trando nella sua carriera di cantante
e di attore.
Un 2006 con importanti impegni la-
vorativi: torna in tv in due seguitis-
sime fiction Rai come “Un posto al
sole” e “La Squadra” e ha ripreso al
fianco di Nino D’Angelo lo spetta-
colo “Core pazzo”…
«Effettivamente mi ritengo molto for-
tunato. Stasera e domani sarò nella
soap opera “Un posto al sole”. Ancora
una volta interpreterò il ruolo di un
“cattivo”, sarò Mimmo Sacchi, tra gli
autori di una rapina. Le scene saran-
no molto movimentate e non man-
cheranno anche delle “colluttazioni”.
È stata una bella esperienza, mi sono
come divertito».
Mentre ne “La Squadra”…?
«Sarò un camorrista di nome Folloni,
protagonista di un’altra avvincente av-
ventura...».
Come mai le affidano ruoli sempre
da “cattivo”?
«Non lo so, anche perché nella vita so-
no un buono, nel vero senso della pa-
rola. Amo dar voce a canzoni d’amore
e quando mi vedo nella parte di cri-
minale io stesso mi faccio “paura”».
Il passo dal cantante all’attore è
sempre così breve?
«No, non credo sempre. Personal-
mente sono nato come cantante cir-
ca vent’anni fa. Il canto fu la mia “an-
cora di salvezza” nel mio quartiere, il
rione Sanità. Non nascondo che tra i
miei sogni di bambino c’era anche
quello di poter un giorno diventare at-
tore. Fu il regista Carlo Cerciello a sco-
prirmi proponendomi un ruolo da pro-
tagonista nel suo spettacolo “Il re”,
con il quale ho debuttato nel 2000 al
teatro Elicantropo. Proprio durante
questa rappresentazione venni nota-
to dai produttori di “Un posto al sole”
e de “La Squadra”. Di conseguenza la
mia partecipazione nelle fiction».
IL SENATORE INTERVIENE SUL BRANO DI FINIZIO
Lauro (CdL): «Non si può cantare napoletano?
A Sanremo forse è inutile parlare di devolution»
NAPOLI. «È assurdo che non si
possa cantare in napoletano a
Sanremo: vuol dire allora che ci
troviamo davvero di fronte ad
un regolamento obsoleto ed ol-
tremodo anacronistico». Lo af-
ferma il senatore Salvatore Lau-
ro (Cdl), in riferimento alla par-
tecipazione al prossimo Festival
della Canzone Italiana dell’Or-
chestra musicale della scuola
“Carlo Levi” di Scampia. «Inuti-
le allora - conclude - parlare di
devolution se poi ad essa non si
accompagna la necessaria evolu-
zione e soprattutto un processo
Per due settimane sarà di nuovo in
teatro con “Core pazzo”…
«Sì, uno spettacolo che mi piace mol-
to, anche perché tutti quelli che for-
mano il cast sono miei amici e non c’è
cosa più bella che lavorare in un am-
biente familiare. Speriamo di riscon-
trare lo stesso successo avuto al tea-
tro Augusteo dove abbiamo registra-
to ben ventimila presenze».
È grande amico di Nino D’Angelo…
«Ci conosciamo precisamente da ven-
tidue anni: io ero speaker in una radio
ed ero un ammiratore di Nino. Lo sti-
mo molto come artista e come uomo».
Tra i suoi sogni?
«Continuare a crescere professional-
mente e ad essere apprezzato da quel-
la fetta di pubblico che nel tempo mi
dà sempre più stimoli. E poi aspetto il
mio grande “colpo” di fortuna…».
MARIAGRAZIA POGGIAGLIOLMI
di integrazione». “Musica e spe-
ranza”, il brano in gara di Gigi
Finizio e dei Figli di Scampia, la
formazione che ha Gigi D’Ales-
sio come direttore musicale, è al
centro di un piccolo caso: scrit-
ta da D’Alessio e Mogol, la can-
zone è stata composta in napo-
letano. Il regolamento del festi-
val prevede però che le canzoni
debbano essere in italiano. Il di-
rettore artistico del festival,
Gianmarco Mazzi, fa notare che
«non è così sicuro che non sia
possibile fare eseguire il brano
in napoletano».
in una grande lezione di piano la Ventura e “Striscia”
NAPOLI. In un teatro San Carlo straripante di pubblico, si è esibito
il pianista Maurizio Pollini, ospite dell’associazione “Alessandro
Scarlatti per il ciclo “Il grande pianismo internazionale a Napoli”.
E non ha scoraggiato il “difficile” programma in termini di ascolto
- oltre che esecutivi - con la proposta di rare pagine lisztiane (“Nua-
ges gris”, “Unstern”, “La lugubre gondola”, “Rw-Venezia”) e, so-
prattutto, una seconda parte dedicata al Novecento con le “Varia-
zioni” op. 27 di Webern e la “Seconda Sonata” di Boulez. È stata,
invece, proprio l’esecuzione di queste ultime opere a consacrare
serata e interprete, segno che la sensibilità del pubblico ha ormai
“metabolizzato” estetiche e linguaggi ritenuti di rottura rispetto al
passato. Oggi, a distanza di tempo, si guarda ad essi con maggiore
distacco e obiettività, provando a comprenderne le ragioni profon-
de, al di là delle provocazioni e delle mode del momento.
Nel suo unico pezzo per pianoforte, composto nel 1936, Webern
porta a compimento l’idea della variazione intesa come trasmuta-
zione infinita di elementi, che egli, riprendendo Goethe, fa risali-
re al mondo organico: «Radici, gambo, foglia non sono altro che il
fiore, cioè variazioni di uno stesso pensiero, e ciò vale per tutte le
forme viventi ed è alla base di tutto». Ne deriva una musica strut-
turata geometricamente e prosciugata di ogni istanza sentimentale
o emotiva. Pochi suoni rigidamente organizzati per una durata di
una manciata di minuti, secondo la poetica weberniana del “pun-
tillismo”, sfiorando il confine del silenzio.
Dalla medesima crisi di coscienza nasce la “Sonata” di Boulez,
scritta a 23 anni nel 1948, ma questa impone soluzioni ancora più
drastiche ed estreme, fino a un punto di non ritorno. «Ho provato
a distruggere tutte le forme del passato - scrive Boulez - in questa
Sonata c’è esplosione, dissoluzione, dispersione. Dopo non ho più
composto in riferimento a una forma».
Un’opera-manifesto che sancisce la fine di una civiltà. Musical-
mente esprime la progressiva perdita di senso fino all’annienta-
mento di ogni valore estetico e formale; la tastiera del pianoforte
sembrava crollare come un corpo sanguinante, martoriata da ag-
glomerati di suoni che si annullavano a vicenda. Come suggeriva la
stessa impostazione del programma, le tarde composizioni lisztia-
ne della prima parte già conterrebbero in sè il germe di tale cata-
strofe, con l’unica eccezione della Sonata in si minore, fulcro del-
l’opera di Liszt, sintesi del più acceso romanticismo e profetica vi-
sione dell’avvenire. Invece, anch’essa, nel percorso interpretativo
proposto da Pollini, è risultata come “amputata” nei suoi slanci più
immediati, nel canto appassionato, nel respiro delle frasi, enfatiz-
zando per contro la grandiosità dell’edificio sonoro, la complessità
di concezione, il virtuosismo trascendentale. Grandi applausi e an-
cora tre bis: prima con Schönberg (gli aforistici “Sei piccoli pezzi
per pianoforte”), quindi Chopin (l’ultimo Preludio), Debussy (“La
cattedrale sommersa”).
UMBERTO GARBERINI
ROMA. Simona
Ventura (nella
foto) e “Striscia
la notizia” sono i
vincitori dei Te-
legatti 2006. La
conduttrice di
“Quelli che il cal-
cio” e dell’“Isola
dei famosi” (che
dopo tanti anni
ha lasciato l’a-
genzia diretta da
Lele Mora) si è
aggiudicata il
premio come miglior personaggio dell’anno,
battendo Maria De Filippi e Milly Carlucci. Il
tg satirico di Canale 5 ha avuto la meglio su
“Ballando con le stelle” e “L’isola dei famosi 3”.
Il settimanale di Canale 5 “Terra!” vince il pre-
mio nella categoria informazione e approfon-
dimento, “Distretto di polizia 5”, su Canale 5,
la fiction. Quest’anno i Telegatti hanno pre-
miato anche le categorie cinema, musica e
sport: il miglior film è “Romanzo criminale”, mi-
gliore attore-attrice Christian De Sica, mentre
per quanto riguarda la musica due statuette a
Vasco Rossi come miglior cantante e migliore
tournée, mentre a Biagio Antonacci il premio
come miglior disco per “Convivendo parte 2”.
A Luca Toni il Telegatto come miglior sportivo.
LUIGI SCHETTINI
IL CONCERTO OGGI AL SAN CARLO
Sinfonie di Beethoven e Brahms
con il maestro Daniele Gatti
NAPOLI. Sul podio del teatro San Carlo, oggi
alle ore 18, salirà il maestro Daniele Gatti
per dirigere la Sächsische Staaskapelle
Dresden. Vincitore del Premio Abbiati 2005
come “miglior direttore”, è noto per
dirigere moltissimo all’estero. Presenterà di
Ludwig van Beethoven la Sinfonia n. 1 in do
maggiore, op. 21 e di Johannes Brahms la
Sinfonia n. 1 in do minore, op. 68.