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Non una novit il fatto che i rapporti tra Pakistan e Stati Uniti siano difficili e spesso contraddittori.

. Ma, nellavvicinarsi del disimpegno americano dallAfghanistan, il Pakistan rischia di diventare un problema prioritario per Washington. infatti proprio in questo paese che convergono linee di tendenza in palese contrasto con lo sforzo statunitense teso al contenimento della Cina, alla non proliferazione nucleare (anche per trovare risposte alle provocazioni nordcoreane), e alla guerra al terrorismo ingaggiata dopo l11 settembre 2001. Allopposto, per la strategia cinese il Pakistan appare come una miniera di benefici senza serie controindicazioni. L11 maggio sono previste elezioni generali in Pakistan. La vittoria delluno o dellaltro dei maggiori partiti - il Partito del Popolo Pakistano o la bicefala Lega musulmana, il Partito nazionale Awami o il MQM (Movimento Muttahida Qaumi) non dovrebbe determinare mutamenti radicali di politica estera. Un simile evento poteva essere semmai provocato dal rientro in patria di Pervez Musharraf, che ha fondato la Lega islamica di tutto il Pakistan, ma questa mossa, almeno per ora, si configura come un clamoroso flop. Allex presidente della giunta militare al potere dal 1999 al 2008 stato infatti proibito di candidarsi, ed egli si trova per ora in stato di arresto preventivo. Resta il significato di fondo delle elezioni, ovvero il fatto che per la prima volta si chiude una legislatura di cinque anni in modo regolare e si apre la strada alla pacifica successione da un governo civile a un altro. A meno di improvvisi sviluppi negativi (sempre in agguato, considerando laltissimo livello di tensione che si vive nel paese e ai suoi confini), le elezioni sono un segno del consolidamento delle istituzioni democratiche e quindi, per definizione, un successo per la strategia americana. Al contempo, evidente che il governo civile soffre di gravissime carenze: il tentativo di estendere la democrazia alle aree tribali e di dare soddisfazione alle istanze autonomistiche ha accresciuto gli spazi di manovra degli estremisti; le violenze interetniche e interreligiose sono aumentate; i gruppi integralisti islamici hanno lanciato una sanguinosa sfida per boicottare il voto. Il potere civile fatica a guadagnare credibilit a causa della corruzione, diffusa ai pi alti livelli come indicano le inchieste in corso contro il presidente Asif Ali Zardari e linterdizione a candidarsi ordinata nei confronti degli ultimi due primi ministri, Raja Pervez Ashraf e Yusuf Raza Gilani. Soprattutto appare anomalo il ruolo del potere giudiziario. In passato nel caotico avvicendarsi di governi civili e militari la magistratura ha svolto il ruolo di utile, talvolta coraggioso fattore di bilanciamento: ma nel dopo-Musharraf si venuto a creare una sorta di governo dei giudici che rischia di fare deragliare le deboli istituzioni democratiche. Insomma, le elezioni non possono bastare a rassicurare gli Stati Uniti, tanto pi che sul fronte della politica estera quello afghano in primo luogo - ci sono seri motivi per preoccuparsi. I metodi e gli obiettivi che Islamabad metter sul tappeto per riempire il vuoto che il ripiegamento di americani e forze NATO lasceranno in Afghanistan poco o nulla hanno a che vedere con le aspettative dellAmministrazione Obama. Limpossibilit di unintesa data dal fatto che i nemici delluno sono gli amici dellaltro e viceversa: Washington per stabilizzare lAfghanistan del dopo 2014 conta molto sullIndia, proprio ci che nessun pachistano vuole. A Islamabad si fa invece affidamento su gruppi estremisti ostili a Karzai (con il quale i rapporti non cessano di deteriorarsi); in particolare si punta sulla rete di Haqqani che, pur dopo tante esitazioni proprio per non peggiorare lo stato dei rapporti col Pakistan, Obama lanno scorso ha inserito nella lista nera delle organizzazioni terroristiche. Incompatibili sono anche gli obiettivi. Al Pakistan non interessa la riconciliazione dei talebani e piacerebbe un Afghanistan debole per non dire frammentato. Washington aspira allesatto contrario. Ulteriore fonte di attrito il ricorso americano sempre pi massiccio ai droni per uccidere presunti terroristi in territorio pachistano, tattica che mette gli Stati Uniti in pessima luce di fronte allopinione pubblica pachistana e spinge i partiti civili verso un nazionalismo di taglio antiamericano. Ci si congiunge con i piani delle forze armate, oggi lealiste ma intenzionate a sostenere una propria linea politica: da sempre i generali, con o senza Musharraf, considerano il terrorismo una moneta da spendere senza parsimonia, tanto nello scacchiere afghano quanto nel Kashmir (dove il gruppo Lashkar-e-Taiba non solo tollerato, ma anche ampiamente incoraggiato e sovvenzionato). Lapproccio quello che si pu definire di un conflitto asimmetrico sotto

lombrello nucleare: tale ombrello serve come deterrente nei confronti di rappresaglie indiane in conseguenza di atti di terrorismo e garantisce un intervento moderatore verso New Delhi da parte degli Stati Uniti, ovviamente interessati ad evitare un conflitto nucleare tra le due potenze del subcontinente. Il risultato, comunque lo si guardi, pessimo per Washington. Proprio nella fase in cui Obama enfatizza il suo impegno per la denuclearizzazione, la strategia pachistana, forse ancora pi di quella nordcoreana, appare un ostacolo insormontabile a significativi passi avanti. I rapporti tra Stati Uniti e Pakistan, insomma, si vanno deteriorando senza che si intravedano possibilit di un cambiamento di tendenza, mentre nella direzione opposta procedono i rapporti tra Islamabad e Pechino. Questi si stanno consolidando da decenni sulla base del comune obiettivo di contrapporsi allIndia. Per il Pakistan la Cina una generosissima fornitrice di armamenti e di assistenza tecnica per le proprie fabbriche di armi. Ma sono anche importanti gli investimenti operati dai cinesi per incentivare lo sviluppo economico del paese: e alcuni di essi, come il progettato oleodotto Iran-Pakistan o il potenziamento del porto di Gwadar, mutano il quadro strategico regionale. Per la Cina gli ottimi rapporti col Pakistan rappresentano un canale importante per penetrare nel mondo islamico, in particolare lAsia centrale (ex-sovietica) sempre pi contesa tra Pechino, Washington e Mosca. Inoltre Gwadar e i pi facili collegamenti coi produttori di idrocarburi consentono a Pechino di aggirare le incertezze che nascono dal dilemma di Malacca e dalle tensioni lungo le rotte marittime pi trafficate del pianeta. Il settore pi sensibile di questa alleanza di fatto, che ha portato lex presidente cinese Hu Jintao a considerare i rapporti tra i due paesi pi alti delle montagne e pi profondi degli oceani, quello nucleare. La Cina ha avuto un ruolo chiave nella fornitura di tecnologia e materiale fissile che ha consentito al Pakistan di diventare una potenza atomica. Seppure manchino dati certi, alcuni considerano il programma nucleare pachistano per uso militare una estensione di quello cinese, e di recente mentre lattenzione degli americani si rivolta soprattutto alla Corea del Nord e allIran, la collaborazione si intensificata. Il mese scorso la Cina ha venduto un nuovo reattore da 1.000 MW al Pakistan, malgrado laffare possa configurarsi come una violazione degli accordi presi da Pechino con il Nuclear Suppliers Group, al quale ha aderito nel 2004. Ormai il Pakistan appare liberato dalla necessit di venire a patti con gli Stati Uniti per ottenere assistenza in campo nucleare come ha dovuto invece fare lIndia nel 2008. In questo modo la presenza cinese in Pakistan diventa strutturale e crea una interdipendenza profonda, ben diversa dal rapporto che lega gli Stati Uniti al Pakistan e che non mai diventato una vera alleanza, assomigliando pi che altro a uno scambio tattico di favori. La situazione molto diversa rispetto agli anni della guerra fredda: anche allora la diplomazia americana incontrava gravi difficolt nel dare un minimo di coerenza alla relationship col Pakistan, ma ci non aveva grandi ripercussioni strategiche, essendo il Pakistan risucchiato verso posizioni filooccidentali ed avendo le convergenze di Islamabad con Pechino in quella fase una chiave di lettura antisovietica. Quando ai tempi della presidenza Clinton, il problema principale divenne per Washington la corsa allarma nucleare del Pakistan, i contrasti venivano digeriti grazie agli enzimi creati dal nuovo ordine mondiale. Ora invece ogni divergenza rischia di diventare un regalo alla Cina e alla sua proiezione di influenza che nel Pakistan trova terreno particolarmente fertile.

Pakistan: con l'America una relazione tossica


Venerd, 10 Maggio, 2013 Asia Nicola Pedde

Le relazioni tra Stati Uniti e Pakistan, ufficialmente stabilite il 20 ottobre del 1947, due mesi dopo la separazione dallIndia, sono sempre state caratterizzate da una forte componente militare, stante limmediata e costante necessit di armamenti del giovane stato, che nel 1956 divenne una repubblica islamica. La natura del rapporto politico, economico e militare tra i due paesi, tuttavia, stato soggetto sin dallinizio a vistose oscillazioni, in modo particolare in conseguenza delle ripetute tensioni con lIndia. Il Pakistan ha replicato nel tempo alle molteplici chiusure delle linee di credito e di rifornimento americane, avvicinandosi prima allUnione Sovietica e poi allArabia Saudita. Pagando tuttavia il prezzo delle proprie scelte soprattutto in termini di crescita dellislamismo radicale, e vedendo progressivamente crollare il ruolo dellimpalcatura militare che da sempre aveva costituito, bene o male, la principale componente di stabilit del sistema istituzionale locale. La crisi in Afghanistan e la deriva della sicurezza in Pakistan Da oltre dieci anni il Pakistan piombato in una spirale di violenza mai sperimentata prima, con una forte connotazione di tipo confessionale, e con il risultato della perdita di controllo di vaste aree del paese, dove solo formalmente il governo centrale esercita il proprio ruolo e le proprie prerogative. Un crescente numero di pakistani individua negli Stati Uniti, e nella stretta alleanza a suo tempo stretta da Musharraf con i J.W. Bush, la ragione di questa deriva, e pi in generale della crisi che attanaglia il paese. Prodotto dellalleanza stretta tra i due paesi allindomani degli attacchi dell11 settembre, quando in cambio di aiuti economici diretti per circa 23 miliardi di dollari, il Pakistan ha di fatto ceduto parte della sua sovranit nella gestione della sempre pi critica sicurezza interna e regionale. Sarebbe tuttavia intellettualmente disonesto attribuire lintera responsabilit della deriva pakistana alla gestione americana, spesso spregiudicata, della sicurezza, soprattutto attraverso quella che la stampa ha soprannominato come la guerra dei droni. Washington ha utilizzato il Pakistan come avamposto logistico e operativo del conflitto in Afghanistan, senza tenere in alcuna considerazione i fragili equilibri politici e sociali del paese, ed esasperando in tal modo la reazione delle frange pi estreme in conseguenza dei modi adottati nella gestione delle operazioni condotte contro le cellule talebane nel paese, o a ridosso del confine con lAfghanistan. Nel progressivo deterioramento del rapporto tra i due paesi, gli Stati Uniti non hanno compreso quanto gravi sarebbero state le conseguenze in Pakistan, in termini di delegittimazione e perdita di credibilit delle istituzioni, della gestione in completa autonomia delle operazioni connesse alla cosiddetta guerra al terrorismo. Soprattutto quando questa ha iniziato a essere condotta attraverso operazioni aeree con UAV armati, provocando danni collaterali di crescente entit. Daltro canto, tuttavia, il Pakistan ha sempre adottato una politica estremamente ambigua nei confronti della minaccia jihadista e del fenomeno talebano in modo particolare. Ha combattuto senza esclusione di colpi le formazioni talebane con un dichiarato orientamento anti-pakistano, soprattutto nel Waziristan, alimentando al tempo stesso un poderoso sforzo logistico a favore di un sostegno occulto alle unit degli stessi talebani operanti in Afghanistan. Nellintento di utilizzarli a proprio favore contro le cellule domestiche, ma in contraddizione con le direttive di collaborazione a suo tempo definite con gli Stati Uniti, che hanno in tal modo progressivamente perso la propria fiducia nellISI (il servizio segreto pakistano), operando sempre pi spesso a sua insaputa. Come nel clamoroso caso dellidentificazione e nelleliminazione di Osama bin Laden, a poche centinaia di metri dalla caserma che ospita ad Abbottabad laccademia militare pakistana. Uno smacco che stato mal digerito in ogni ambito della sempre pi turbolenta societ locale , che non ha tardato a definire il ruolo degli americani come palesemente contrario allordinamento locale e agli interessi del paese.

Una relazione tossica, alimentata solo dal denaro Secondo Daniel Markey, ex funzionario del Dipartimento di Stato responsabile dellAsia Meridionale, le relazioni tra USA e Pakistan sono da considerarsi come tossiche, nel senso della reciproca dannosit di un rapporto ormai deteriorato oltre il limite di ogni possibile ripresa. E il giudizio largamente condiviso in gran parte degli ambienti politici e istituzionali pakistani, anche se una revisione dellattuale dimensione del rapporto appare difficile, almeno prima del termine ufficiale della missione ISAF in Afghanistan. Ma a impedire una consensuale risoluzione del sempre pi difficoltoso rapporto, pesa come sempre la pi banale e ipocrita delle ragioni. Il Pakistan non vuole, infatti, rinunciare ai 7,5 miliardi di dollari ulteriormente stanziati nel 2009 dagli Stati Uniti come fondo di supporto alla gestione della sicurezza e dei programmi quinquennali congiunti di lotta al terrorismo, reiterando a intervalli regolari il sostegno politico ai programmi congiunti con gli Stati Uniti. In tal modo, la relazione tra Pakistan e Stati Uniti viene dominata da una dinamica relazionale difficilmente scardinabile, sebbene connotata da una progressiva e reciproca perdita di fiducia. Che cristallizza il rapporto tra i due paesi, contribuendo tuttavia a incrementare il rischio di unesplosione del sentimento anti-americano in fasce sempre pi allargate della popolazione pakistana.

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