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1. Arriva il rifiuto
2. La combustione
3. L'estrazione delle scorie
4. Il vapore
5. L'energia
6. Il trattamento dei fumi
7. L'inertizzazione
S1. Il controllo delle emissioni
S2. La riduzione delle sostanze inquinanti
2.La combustione
Il rifiuto viene rivoltato in continuazione sulla griglia in movimento. Una corrente d'aria forzata tiene viva la combustione.
3.L'estrazione delle scorie
Le sostanze più pesanti che "resistono" alla combustione (ad esempio i minerali come il ferro,l'acciaio,ecc.), cadono in una vasca piena di acqua, posta al di sotto della griglia. Qui raffreddate, vengono
estratte ed inviate in discariche normali.
4.Il vapore
I fumi caldi generati dalla combustione portano in ebollizione una caldaia che produce vapore.
5.L'energia
Il vapore prodotto nella caldaia viene trasformato in energia elettrica, per mezzo di una turbina, e l'energia generata è quindi immessa nella rete elettrica nazionale.
http://docs.google.com/Doc?id=dcrpzg79_271r67jjkd5 11/05/2009
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Dalla sua relazione emerge che i due impianti di Bonisiolo e Nerbon proposti da Unindustria hanno le seguenti caratteristiche tecniche:
250.000 tonnellate/anno cadauno di potenziale rifiuto trattato;
329.117MW di energia netta prodotto all'anno;
42.2 MW/h di produzione di energia elettrica oraria;
800 ore di produzione massima a 32 tonnellate di rifiuto per ora.
La relazione tra la potenza tecnica bruciata (172,25MW) e l'energia prodotta (42,2MW) porta ad un risultato di efficienza pari al 24,4% sul potere calorifico del rifiuto. Si tenga in considerazione che
un qualsiasi impianto di cogenerazione ha come risultato di efficienza un 60/70%.
Il vero problema, analizzando ovviamente il solo aspetto economico, è che a fronte di una resa energetica piuttosto bassa, il volume di rifiuti bruciato è altissimo. Se si considera che tutto il rifiuto che
si brucia poi dovrà essere riprodotto, e se si considerano i costi per riprodurlo anche in termini energetici, si può perfettamente capire che distruggere il rifiuto anziché riciclarlo è un danno economico
enorme. Si pensi alla follia di bruciare un contenitore in plastica, trattandolo come rifiuto inutile, per poi doverlo ricomprare per utilizzare il solo suo contenuto, non sarebbe meglio riutilizzarlo
nuovamente? Se consideriamo che per produrre quel contenitore è stata spesa energia, materiale, macchinari e relativa loro usura (costi indiretti) e che questo contenitore probabilmente è stato
trasportato, imballato, sdoganato ecc… dovrebbe apparire chiaro che distruggere un qualsiasi materiale economicamente parlando rasenta a mio modo di vedere la pazzia.
«Ogni tonnellata di rifiuto portata in discarica o all'incenerimento è un indice di fallimento o di inefficacia del 'sistema', così come un difetto nella produzione di un prodotto è indice di
fallimento o inefficienza del sistema produttivo.»
Delibera municipalità di New York del 3 Giugno 2004
INCENERITORI E DISCARICHE
E' opinione generale il pensiero che la costruzione di impianti di incenerimento dei rifiuti elimini le discariche. Questa affermazione è totalmente falsa. Infatti le ceneri del rifiuto vengono "inertizzate"
e inviata alle discariche.
Le ceneri volanti sono tossiche a causa del loro contenuto di metalli pesanti e di sali, e di conseguenza richiedono una gestione particolare. (Alba et al.1997). Esse contengono anche altre sostanze
chimiche organiche tossiche, come le diossine. Secondo la EEA (2000), lo smaltimento delle ceneri volanti degli impianti d'incenerimento dei rifiuti è un problema serio. Secondo alcuni regolamenti le
ceneri volanti dovrebbero essere classificate come rifiuti pericolosi (Alba et al. 1997). Infatti, a causa dell'alto contenuto di piombo e cadmio, secondo la legge italiana (Magagni et al. 1994) le ceneri
volanti devono essere considerate come un rifiuto tossico. In risposta alle preoccupazioni sullo smaltimento delle ceneri prodotte dagli inceneritori, il Gruppo Internazionale di lavoro sulle ceneri ha
stabilito di compilare e di valutare tutte le
informazioni disponibili (Sawell et al. 1995) ed in seguito ha pubblicato i risultati ottenuti (Chandler et al. 1997).
Diversamente da quelle volanti, le ceneri di fondo non sono classificate come rifiuti speciali. Tuttavia, le ceneri di fondo contengono anche sostanze tossiche secondo le informazioni citate da Brereton
(1996), ed i tassi della potenziale lisciviazione (il processo per cui gli elementi solubili del suolo, per effetto della circolazione delle acque, migrano negli strati più profondi del terreno) dei metalli
dalle ceneri di fondo sono tali che vi è chiaramente una preoccupazione sull'impatto ambientale connessa al loro smaltimento. Oggi, le ceneri volanti sono di solito deposte in discariche, mentre le
ceneri di fondo vengono inviate in discariche o usate come materiali da costruzione; La natura pericolosa delle ceneri degli inceneritori e l'eventuale rilascio di sostanze pericolose, come composti
chimici persistenti o metalli pesanti che possono ritornare nell'ambiente, pongono un dubbio su questo metodo di smaltimento.
È stato notato che un altro possibile impiego delle ceneri è come fertilizzante. Tuttavia, l'assorbimento di alcuni metalli, come il cadmio, nelle ceneri generate dagli inceneritori di rifiuti urbani spesso
preclude il loro impiego come ammendante nei terreni per l'inevitabile passaggio nelle piante commestibili e quindi nella catena alimentare, fino all'uomo.
A seconda del pH del terreno, a seguito delle piogge i metalli possono lisciviare dalle ceneri smaltite in discarica e contaminare le risorse idriche sotterranee usate per bere. La lisciviazione è maggiore
in condizioni acide. Poiché le polveri di solito sono smaltite insieme ai rifiuti urbani ordinari, il suolo circostante può diventare acido a causa degli acidi organici prodotti dalla decomposizione dei
rifiuti smaltiti in discarica. Questo genera una maggiore lisciviazione dei metalli pesanti (Marty 1993). Inoltre, il conferimento delle ceneri in discarica suscita maggiore preoccupazione rispetto allo
stoccaggio dei normali rifiuti, poiché la concentrazione e la forma più solubile dei metalli, e perciò più lisciviabile, sono maggiori nelle ceneri. In uno studio fatto nel Regno Unito è stato sottolineato
che i livelli di zinco, piombo e cadmio erano particolarmente preoccupanti nelle ceneri volanti dell'inceneritore (Mitchell et al. 1992).
In termini di periodi di tempo molto lunghi, da centinaia a migliaia di anni, è stato sottolineato che poco si sa riguardo i comportamenti dei residui dell'inceneritore durante la lisciviazione a lungo
termine (Chandler et al. 1997). Tutto ciò desta enorme preoccupazione, soprattutto in considerazione del fatto che le discariche
probabilmente non saranno tenute sotto controllo per un tempo indefinito. Attualmente, il percolato che si ottiene dalla lisciviazione dei rifiuti posti in discarica viene raccolto e, di solito, smaltito
negli impianti che trattano acque reflue civili. Queste soluzioni possono contenere quantità particolarmente elevate di piombo e di cadmio (Chandler et al. 1997). In tal modo, questi elementi ed altri
metalli in traccia verranno così direttamente scaricati nell'ambiente attraverso l'impianto di depurazione delle acque reflue.
Fonte: Incenerimento e salute umana - stato delle conoscenze sugli effetti degli inceneritori dei rifiuti sulla salute umana. (LINK)
E questa è già la seconda motivazione per dire no agli inceneritori.
LE NANOPARTICELLE
Il rischio maggiore di un impianto di incenerimento dei rifiuti è che quest'ultimo produce una quantità impressionante di particolato inorganico.
Recentissimi studi condotti dalla dottoressa Antonietta Gatti e da suo marito Stefano Montanari hanno dimostrato la pericolosità di queste emissioni, si parla in pratica di polveri sottilissime formate da
nanoparticelle (particelle del diametro inferiore al miliardesimo di metro, molto più piccole delle PM10) in grado di raggiungere, attraverso gli alveoli polmonari, il sangue ed essere poi trasportate,
attraverso esso, in tutti i nostri organi.
Il particolato inorganico è per sua stessa natura non biodegradibile e non biocompatibile, questo significa che una volta entrate nel nostro organismo queste particelle verranno riconosciute come
corpo estraneo non eliminabile, provocando delle infiammazioni di tipo cronico. La letteratura medica cita moltissimi casi in cui tessuti infiammati hanno col tempo provocato la formazione di
granulomi o cancri, mentre quando le nanoparticelle sono ancora presenti nel sangue esse possono provocare dei trombi e perciò aumentare la possibilità di ictus e infarti.
Ciò che più sconcerta quando si parla di queste polveri è che le nanoparticelle in questione riescono a penetrare attraverso la membrana cellulare senza lederla, come se di fatto possedessero le
chiavi di accesso alle nostre cellule.
Il particolato è liberato naturalmente in atmosfera dai vulcani attivi, dagl'incendi, dall'erosione delle rocce, dalla sabbia sollevata dal vento, ecc. In genere, le particelle di queste provenienze sono
piuttosto grossolane. Spesso più sottili e normalmente assai più numerose, sono le particelle originate dalle attività umane, soprattutto quelle che prevedono l'impiego di processi ad alta temperatura.
Tra questi processi, il funzionamento dei motori a scoppio, dei cementifici, delle fonderie e degl'inceneritori.
[Fonte: www.nanodiagnostics.it]
Anassagora di Clazomene nel quinto secolo A.C. diceva che nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma. Ora sappiamo che ciò che sparisce dalla nostra vista si trasforma in particolato!
Antoine Lavoisier nella metà del 1700 ha scoperto la teoria della conservazione di massa, constatando che ciò che viene bruciato effettivamente non solo mantiene la propria massa, ma la aumenta,
perché si combina ad esempio con l'ossigeno. Da ciò deriva che se brucio una tonnellata di rifiuto ottengo più di una tonnellata di gas, fumi, ceneri e particolato.
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http://docs.google.com/Doc?id=dcrpzg79_271r67jjkd5 11/05/2009