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Francesco Lamendola

Non occorreva certo essere nazisti per dire che Danzica era una citt tedesca
C un delizioso romanzo della scrittrice polacca Jadwiga Luszczewska, in arte Deotyma (18341908), intitolato La fanciulla della finestrella (ma in lingua polacca ha un suono molto pi simpatico, sembra un tintinnio di campanelle: Panienka z Okienka), apparso nel 1891 e letto con appassionato coinvolgimento da intere generazioni di Polacchi. ambientato a Danzica, nellatmosfera favolosa del XVII secolo, e narra la storia del bado giovane Casimiro, brillante ufficiale della marina polacca, e del suo amore per la giovane e graziosissima Edvige da lui scorta, appunto, mente si affacciava, curiosa, ad una finestrella che dava sulla strada -, mal fidanzata con un anziano e piuttosto antipatico mercante tedesco, herr Johann Schultz, al quale, naturalmente, dopo svariate vicende finir per soffiarla, convolando con lei a giuste e meritate nozze. Una storia entusiasmante e commovente, quella di un tenero amore fra due bei giovani, innamorati luno dellaltra, sullo sfondo di una splendida citt di mare, coi suoi palazzi e le sue architetture gotiche, con il porto brulicante di navi cariche di grano e di ambra, e con il respiro possente del Baltico che si affaccia allestuario del fiume Motlawa, secolare via di transito fra i Paesi scandinavi e lEuropa continentale. Tutto bene, dunque, tanto pi che non manca neppure il pi classico dei lieti finali; un libro simpatico, scritto in tono piano e scorrevole; una vicenda edificante e una intensa ricostruzione dambiente solo che, sul piano storico, si tratta, quanto meno, di unopera a tesi.. Ardente patriota, lAutrice vuol dimostrare lindimostrabile: che Danzica sempre stata polacca e non pu che tornare ad essere tale. In realt, anche se fondata dal duca polacco Mieszko o Miecilslao I nel 997 e denominata Gdansk (mentre divenne Danzig solo ai primi del XIV secolo), essa, membro della Hansa, fu sempre oggetto di contesa fra i re di Polonia e i Cavalieri Teutonici; sinch, nel 1793, venne incorporata al Regno di Prussia a dire il vero, senza troppo entusiasmo da parte della popolazione tedesca (cos come, se ci lecito il paragone irriverente, neanche gli Italiani di Trieste furono mai ansiosi di unirsi a Venezia e perfino nel 1918 non tutti loro furono cos ardentemente annessionisti, come la vulgata nazionalista vorrebbe far credere). Sia come sia, sta di fatto che, per tutto il XIX secolo e poi fino alla prima guerra mondiale, Danzica, con tutta la Pomerania, fece parte della Prussia dapprima, del Reich tedesco poi; fin quando, nel 1919, le potenze alleate decisero, col Trattato di Versailles, di ricostituire Danzica in citt libera, (come era stata nel Medioevo), governata da un commissario nominato dalla Societ delle Nazioni, insieme al porto e a un piccolissimo territorio circostante; la Polonia, da parte sua, ricevette il cosiddetto corridoio con il porto di Gdynia, che le consentiva laccesso al Mar Baltico; mentre la Prussia Orientale restava territorialmente separata dal resto della Germania. La popolazione di Danzica era in maggioranza tedesca e lo era anche, fino al 1919, quella del territorio del Corridoio: una situazione simile a quella di Fiume (ma anche di Zara e altre citt dalmate), e caratteristica di gran parte del bacino orientale del Baltico si pensi solo al caso di Memel -, dove le citt marittime erano tedesche e limmediato retroterra, come le campagne, abitate in larga maggioranza da Casciubi, Polacchi, Lituani, Lettoni. Certo la situazione non era semplice, n facile per i cittadini di Danzica; e nemmeno per quelli di Knigsberg e, in genere, della Prussia Orientale, tagliati fuori dalla contiguit territoriale con la madrepatria; ed noto che fu proprio la proposta tedesca di ristabilire tale contiguit, in modo da 1

farvi passare una autostrada e una ferrovia, che fin per dare occasione, in seguito al secco rifiuto a trattare da parte del governo di Varsavia, allo scatenamento della guerra tedesco-polacca nel settembre del 1939, immediato preambolo alla seconda guerra mondiale. Ora, la propaganda alleata, sia allepoca che dopo la fine della seconda guerra mondiale, ha sempre dipinto come assurde, irragionevoli e, soprattutto, formulate in mala fede, le richieste tedesche per un ritorno di Danzica e del Corridoio sotto la sovranit della Germania. Tuttavia, se vero che esistono serie ragioni per dubitare che Hitler, ottenuti per via pacifica tali obiettivi, se ne sarebbe accontentato, lasciando poi in pace la Polonia, esistono anche delle ragioni per ipotizzare che gli Alleati, procedendo alla sistemazione territoriale del 1919, abbiano voluto gettare deliberatamente un ostacolo insormontabile nelle relazioni tedesco-polacche e cos, in prospettiva, tenersi pronto un casus belli per intervenire contro una eventuale riscossa della Germania (cfr. il nostro articolo Il Corridoio di Danzica fu creato dagli Alleati proprio per rendere inevitabile un nuovo conflitto?, apparso sul sito di Arianna Editrice in data 10/01/2011). Ma come stavano realmente le cose a Danzica, prima dello scoppio della seconda guerra mondiale? Ebbene, volendo restare ancora nel campo della letteratura, passiamo dalla scrittrice polacca e quindi non spassionata Deotyma, ad una scrittrice chiaramente neutrale, che su tale faccenda non aveva assolutamente oscuri interessi da propagandare: Karin Michaelis. Karin Michaelis (1872-1950) stata una scrittrice danese, abbastanza conosciuta specialmente nel periodo fra le due guerre; era tuttaltro che una nazista, tuttaltro che una simpatizzante per il regime instaurato da Hitler in Germania; per giunta, era una scrittrice per linfanzia o, per essere pi esatti, che si rivolgeva soprattutto ad un pubblico femminile pre-adolescenziale. Cos, dunque, ella scriveva nel suo libro Bibi e le congiurate (titolo originale: Bibi und die Werschworenen, traduzione dal danese di Emilia Villoresi, Milano, Vallardi, 1933, poi 1965, pp. 105-08): Caro nonnino [], anche tu credevi che Danzica appartenesse alla Germania? No, ti sbagli di grosso. Danzica non appartiene a nessuno, ma soltanto n piccolo, buffo paese con ununica citt e un presidente e un paio di campi; sicuramente non pi grande del Liechtenstein che deriso da tutti per la sua piccolezza. Prima, Danzica stava proprio nel mezzo della Germania; ma poi, finita la guerra, vennero i polacchi e dissero: Dobbiamo pur avere uno sbocco al mare anche noi. Che cosa ne facciamo, senza navi, del nostro nuovo stato? Allora il presidente dAmerica regal alla Polonia una bella fetta di Germania, e la chiam il corridoio, perch non ci doveva che passare,e precisamente per andar al mare. Ora, io capisco che si possa volere un po di mare: io non cederei il Kattegat o il Mare del Nord o il Mar Baltico, ma allora, perch anche la Svizzera non ebbe una fetta di Francia? O lUngheria una fetta di Serbia? Il presidente Wilson non se ne intendeva troppo dei paesi dEuropa: le scuole in America non devono essere niente di speciale, perci la colpa non stata sua. E i polacchi costruirono una citt tutta nuova vicino a Danzica la quale cresce cos vertiginosamente, e diventa cos ricca, che Danzica quasi affamata. Ole ed io dovemmo trarre di tasca il passaporto, perch, appena si arriva in vicinanza della frontiera, viene un gendarme e sbircia entro. E si deve continuare a pagar la dogana, quando si vuole andar da una citt allaltra, perch il corridoio corre in mezzo ad esse. Io trovo che si dovrebbe costruirci sopra un ponte, o scavarci sotto un tunnel,in modo che i tedeschi non avessero bisogno di entrare nel corridoio per attraversarlo, dato che di qua e di l il territorio tedesco. Ole dice che tutte le frontiere sono un non-senso e che dovrebbero essere tolte, perch soltanto a cagione di esse la gente diviene furiosa, gli uni contro gli altri. Dovresti soltanto vedere come un poliziotto di confine polacco guardava di traverso quello tedesco, e viceversa. troppo sciocco. Figurati, durante una passeggiata ho parlato io stessa con un uomo la cui casa e il cui giardino stanno di qua dalla frontiera, mentre i suoi campi e i suoi prati si trovano gi in Polonia: e se

dimenticava il passaporto, non pu neppure mungere le sue mucche! Se due guardie di frontiera un bel giorno si picchiano, pu subito scoppiare una guerra Ecco, questo il punto di vista di una osservatrice neutrale, che non neanche indirettamente parte in causa nella disputa tedesco-polacca e che si limita a svolgere delle considerazioni che non saranno certo politicamente raffinate, ma che poggiano su un solido zoccolo di puro buon senso quella virt popolare di cui i politicanti alla Woodrow Wilson, imbottiti di dottrine astratte e velleitarie e, per giunta, gonfi di superbia e convinti di sapere tutto e di possedere la ricetta magica per risanare ogni male e ogni ingiustizia delluniverso mondo, sovente difettano alquanto. Wilson, grande amico degli Slavi, anche per le vie traverse dei circoli e delle logge massoniche internazionali (suo cattivo consigliere fu il neo-presidente cecoslovacco Jan Masayk, Gran Maestro della Massoneria ceca) e, viceversa, nemico dei Tedeschi - oltre che poco amico degli Italiani, come si vide appunto nella questione di Fiume, era sicuro di poter ripristinare un ordine duraturo in Europa, mediante una applicazione rigida e astratta del principio di nazionalit, quando ci era a favore degli Stati eredi dei defunti imperi russo, germanico e austro-ungarico, come nel caso dei Polacchi dellAlta Slesia; era a favore, invece, delle annessioni pure e semplici, da parte di quei medesimi Stati, quando il principio di nazionalit e quello di autodeterminazione sarebbero stati favorevoli ai Tedeschi, come nel caso dei Sudeti, i quali, nella democratica Cecoslovacchia di Masaryk, subirono una dura politica di snazionalizzazione. Non ci stupiamo troppo di questultima, dato che, in Europa orientale, ma non solo (si pensi al caso dellAlsazia, ma anche a quello dellAlto-Adige/Sud Tirolo), gli Stati egemoni avevano sempre represso le minoranze allogene. Cos i Russi avevano cercato di russificare i Polacchi dellex Granducato di Varsavia, e cos i Tedeschi avevano cercato di germanizzare i Polacchi della Pomerania, della Prussia Occidentale e della Slesia (ne abbiamo uneco esplicita, sempre restando in tema di letteratura, in alcuni libri di unaltra scrittrice tedesca per signorine, a suo tempo piuttosto famosa: Elisabetta Werner, e specialmente nel romanzo Vineta). Solo gli Austriaci, in Galizia, non tentarono affatto di snazionalizzare i Polacchi; in compenso, si adoperarono del loro meglio per creare rivalit e paura reciproca fra essi e i Ruteni, secondo lantico adagio del divide et impera, contribuendo, cos, a gettare le premesse per la futura, irriducibile inimicizia fra i due popoli slavi (e ancora oggi una citt che sempre stata polacca, come Leopoli, si trova a far parte della Repubblica Ucraina, con buona pace del principio di nazionalit e di autodeterminazione). Non fa meraviglia, dunque, che, a partire dal 1919, gli Stati slavi e la neolatina Romania, sorti (o ingranditi) nellarea mitteleuropea, si prendessero la rivincita, discriminando, a loro volta, le minoranze di lingua e cultura tedesca e magiara che le avevano, sino ad allora, duramente oppresse (e per il rancore dei Romeni della Transilvania contro gli Ungheresi, si vedano romanzi come Due amori di Ion Agarbiceanu, o come La foresta degli impiccati di Liviu Rebreanu, per non parlare di certi ricordi contenuti nei saggi di mile Cioran). Quello che colpisce, invece, lipocrisia con cui gli Stati democratici, come la Cecoslovacchia di Masaryk, beniamina di Wilson e punta di lancia del sistema politico-militare francese creato in Europa centro-orientale dopo Versailles, mediante la creazione della Piccola Intesa, hanno sempre preteso di presentarsi come immuni dalla febbre nazionalista, quasi che questa fosse stata appannaggio esclusivo degli Imperi reazionari, fino alla prima guerra mondiale, e, dopo di essa, dei sistemi politici antidemocratici, dittatoriali o totalitari - sorti, appunto, in Germania e in Ungheria, oltre che in Italia. Fra parentesi, vale la pena di notare che anche la Polonia, risorta dopo il crollo dei tre imperi nel 1918, ebbe caratteristiche politiche tuttaltro che democratiche, ma simili, piuttosto, a quelle di una vera e propria dittatura militare; che il suo capo prestigioso, Pilsudski, spinto dagli Alleati, si lanci per prima cosa, mentre essa era travagliata da una micidiale carestia, in una sconsiderata guerra di conquista contro lUnione Sovietica; che, soprattutto, la Polonia fu contraddistinta da un virulento antisemitismo, sulla memoria del quale, dopo il 1945, si volle tirare un radicale colpo di spugna: perch sul banco degli accusati doveva esserci la sola Germania, mentre le nazioni da essa invase dovevano essere considerate tutte, per definizione, vittime, e dunque monde dogni macchia 3

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