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Lattacco fallace di Sam Harris al libero arbitrio


27 aprile, 2012

Il

nuovo

pamphlet

di

Sam Harris,

il

noto

filosofo

rappresentante dei New Atheists, porta un titolo semplice e diretto: Free will. Memori dellultimo episodio che aveva visto Harris protagonista di cui abbiamo dato conto nel nostro sito, ci aspettavamo una disamina sufficientemente equilibrata sul tema del libero arbitrio. In questo senso, siamo rimasti un po delusi: il filosofo statunitense pare essere riapprodato alle posizioni pi radicali della corrente ideologica cui professa appartenenza. Il ritorno allovile appare totale, tanto pi che le pagine del blog in cui pare avesse manifestato opinioni non del tutto allineate con quelle ufficiali sono state oscurate, e sostituite dalla pubblicit del suo ultimo libro (si tratta degli articoli intitolati Morality without free will, Free will: why you still dont have it e You do not choose what you choose). Della diatriba interna al New Atheism non rimarrebbe alcuna traccia, se non fosse per qualche fuggevole cenno in un thread di discussione sfuggito alle forbici dellipotetico censore. Sebbene non ci interessi giudicare la coerenza delle opinioni altrui, ci sembra tuttavia che questa ritirata sia indicativa di un fatto: il tema del libero arbitrio costituisce ancora e sempre un nervo scoperto di ogni sistema di credenze ateo. Detto in altri termini, cos come per un credente dogma di fede lidea che ognuno sia responsabile delle proprie azioni fintantoch esse si possano considerare liberamente scelte allo stesso modo per un New Atheist deve essere dogmatico che nessuno possa essere ritenuto, in ultima analisi, responsabile delle proprie azioni. Lascerei da parte, per il momento, ogni (pur doveroso) distinguo di carattere giuridico ed etico: del resto, lo stesso Harris fa notare che una concezione minimale di libero arbitrio deve obbligatoriamente permanere in ogni sistema legale moderno e futuro, al fine di consentire una civile convivenza tra i membri della societ. Tuttavia, mi sembra interessante chiedersi il motivo di tale categorica inflessibilit. La risposta , secondo me, piuttosto semplice: anche una pur minima incrinatura nella concezione meccanicistica delle azioni umane mette a repentaglio i capisaldi della propaganda ateista. Questo un passaggio logico di cui lo stesso Harris evidentemente ben consapevole, ed presto spiegato. Come noto, una delle strategie di attacco alle religioni da parte dei New Atheists il problema del male (Perch il Creatore, che infinitamente buono e tutto regge e governa, permette che ci sia tanto male nel mondo?). A quanto pare, questo argomento risulta per molti un facile ed efficace confutatore della credenza in Dio. Daltro canto, basta un poco di riflessione magari alla luce delle parole dei Padri della Chiesa per individuare un controconfutatore, altrettanto efficace, nellidea del libero arbitrio (Dio ha creato il mondo libero in una certa misura, e lUomo in misura massima, in grado liberamente di scegliere tra bene e male, qui un approfondimento). logico, dunque, che ogni annuncio di morte del libero arbitrio magari apocrifamente accreditato dalle ricerche neuroscientifiche possa rappresentare una potente arma retorica a favore della causa ateista; ed analogamente evidente che la confutazione (o perfino la ragionevole messa in dubbio) di tale annuncio tenderebbe a spuntare larma. Chiarito questo punto, possiamo passare ad analizzare il testo di Harris. A mio parere, Free will vuole essere unarma dialettica proprio del genere di cui ho appena detto, e la cosa salta subito allocchio. Il filosofo, infatti, decide di affrontare il problema del libero arbitrio partendo dallanalisi di un delitto particolarmente efferato. Non ho alcuna intenzione di ammorbarvi con i dettagli della storia, che piuttosto violenta; per proseguire la nostra discussione, baster solo notare che a un certo punto Harris (a commento delle gesta di uno dei malviventi) afferma: Se fossi stato davvero nei

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Lattacco fallace di Sam Harris al libero arbitrio | UCCR


panni di Komisarjevsky il 23 luglio 2007 cio, se avessi avuto i suoi geni e la sua esperienza di vita e un identico cervello (o unanima) in uno stato identico avrei agito esattamente come ha fatto lui. Non c, semplicemente, alcuna posizione intellettualmente rispettabile in base alla quale si possa negare ci. [...] Come possiamo dare un senso alla nostra vita, e ritenere le persone responsabili delle proprie scelte, data lorigine inconscia delle nostre menti consce? Il libero arbitrio unillusione. Ohib. Appena ho letto questa dichiarazione mi sono detto: possibile che questo sia tutto larmamentario argomentativo che Harris riesce mettere in campo? Francamente, mi sembra un po poco, e anche scarsamente fondato, sia dal punto di vista logico che da quello pi strettamente scientifico. Per esempio: che cosa intende esattamente Harris quando dice Se fossi stato in lui, avrei fatto lo stesso? Secondo me, lunica posizione intellettualmente rispettabile in base alla quale egli pu fare tale affermazione la seguente: Se gli fosse possibile tornare indietro nel tempo, Komisarjevsky [non Harris!] agirebbe nello stesso modo. Qualsiasi altra interpretazione implicherebbe una specie di incubo meta-cognitivo, secondo il quale qualcosa come lessenza vitale di Harris sarebbe in grado di fare un viaggio di andata e ritorno nel corpo di Komisarjevsky, e di osservarne le azioni pur non determinandole direttamente perch esse dipenderebbero, in ultima analisi, solo dallo stato fisico del cervello-ospite bah! Onestamente, non potrei accusare nessuno di credere sul serio a un garbuglio del genere. In realt, dunque, penso che Harris stia banalmente dicendo che accetta il determinismo ontologico, e che fonder la sua analisi successiva su questa assunzione fondamentale. Il fatto che sarebbe stato pi onesto a mio parere se avesse dichiarato subito la sua personale adesione a questa particolare concezione filosofica, piuttosto che cercare di spacciarla per lunica intellettualmente rispettabile. Infatti, il determinismo ontologico non affatto il solo schema teorico in grado di spiegare il funzionamento della realt fisica: tuttaltro. Non star qui a ridire i motivi di questa affermazione: ne ho parlato ampiamente in un precedente articolo. Basti osservare che la meccanica quantistica tende fortemente a escludere tale punto di vista (i tentativi di far rientrare il determinismo nella fisica moderna le cosiddette teorie a variabili nascoste non risultano a tuttoggi particolarmente soddisfacenti). Ancora, Harris d per scontato che non vi sia alcuna azione causale della mente sul cervello, ed esprime ci mediante la lapidaria affermazione:Il libero arbitrio unillusione. Posizione filosofica, questa, che coincide con il riduzionismo materialista, e che del tutto lecita: ma che, di nuovo, non lunica intellettualmente rispettabile. Anche di questo ho diffusamente parlato altrove (qui e qui), quindi non mi ci dilungher oltre. Ricorder solo che i risultati scientifici riportati da Harris non sono affatto univocamente interpretabili nel senso suggerito dal suddetto enunciato (e per la verit, si tratta sempre delle solite ricerche neuroscientifiche, vale a dire quelle di cui riferivo negli articoli appena citati). Da questo punto in poi, lesposizione del filosofo americano non altro che lo sviluppo dialogico della tesi di fondo: la presunta illusoriet del libero arbitrio. Si tratta di una dissertazione piuttosto prevedibile, che non porta contributi conclusivi sul piano scientifico e neppure convincenti argomentazioni filosofiche e che pertanto non aggiunge niente di nuovo alla discussione sul libero arbitrio. In definitiva, dunque, nulla su cui valga la pena di soffermarsi. Michele Forastiere
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23 commenti a Lattacco fallace di Sam Harris al libero arbitrio


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