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DIVO BARSOTTI

AGOR

IDEE

PAVESE IN LOTTA COL SACRO


Un testo scritto dal grande mistico e teologo nel 1968 traccia un ritratto spirituale dello scrittore mettendo in luce come lesperienza religiosa

4/5
non sia mai assente nel dramma umano che segna le sue opere. Come prova il suo richiamo alla carit, immenso ideale della propria infelice esistenza

Domenica 13 febbraio 2011

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Editoriale IN ETIOPIA, DOVE LA FEDE UN RIFUGIO CONTRO LA SVENTURA


di Jean-Claude Guillebaud crivo queste righe dallaereo che mi riporta dallEtiopia, Paese che amo da pi di trentanni. Ho avuto la fortuna di ripercorrere questAbissinia leggendaria e ferita, dagli altopiani del Gojjam e del Tigr fino ai confini di Harar, sempre abitata dal ricordo di Arthur Rimbaud. Lo confesso, ho percorso questo Paese con in testa i dibattiti sul futuro del cristianesimo in Europa. Se c un Paese dove il fervore cristiano conosce un ritorno di fiamma, questimpero millenario che si elevato al di sopra dellAfrica, di cui costituisce una sorta di enclave inviolata e mai colonizzata, se si eccettui il breve intermezzo mussoliniano. Lo spettacolo non invita alla malinconia spirituale. Chiese cos zeppe che la folla dei fedeli si distende ben oltre il sagrato, nelle stradine e nelle piazze adiacenti. Fedeli in preghiera, tutti drappeggiati nel tradizionale "shama", ampio scialle di cotone bianco dai bordi ricamati. Laltra domenica a Bahir Dar, come ad Axum o Harar quella precedente, gli uffici cantati della liturgia ortodossa radunavano folle enormi di uomini e donne di tutte le et (molti giovani) che cantavano a voce spiegata per due o tre ore. Certo, bisogna stare attenti a non trarre conclusioni semplicistiche da quelle adunate domenicali, anche se loccidentale ne colpito. Il rinnovato fervore degli etiopi non senza nesso con le tragedie che il Paese conosce da trentacinque anni: guerre alle frontiere, dittatura staliniana per diciassette anni di orrore (dal 1947 al 1991), disoccupazione endemica e disastro sanitario. Qui la fede anche un rifugio contro la sventura. Si aggiunga che levangelizzazione dellEtiopia risale al quarto secolo. In qualche modo il cristianesimo etiope a lungo legato al patriarcato ortodosso di Alessandria pi antico del nostro. Ci turba che ritrovi tale vigore. Non tutto. A lungo assediata da conquistatori maomettani (venuti dal Sudan o dallEgitto), per secoli lEtiopia ha combattuto contro gli invasori ma oggi conta il 40 per cento di musulmani. La tolleranza religiosa una tradizione antica e forte. vero che i grandi testi fondatori (ad esempio il Kebra Negast o "Gloria dei re etiopi") sono racconti cristiani, improntati per alla Torah e al Corano. Lo scambio interreligioso consustanziale alla fede etiope. Ogni mattina ad Harar quarta citt santa dellislam, citt magica dalle 99 moschee i cori dei monaci ortodossi si mescolano senza dissonanze n rivalit ai richiami dei muezzin. Enigmatica dolcezza di Harar (traduzione di Anna Maria Brogi)

UN TESTO DEL POETA SUL FILOSOFO ANTITOTALITARIO

Per il premio Nobel polacco morto nel 2004 la lettura del pensatore francese fu fondamentale

nella lotta contro i regimi e per riscoprire un fecondo rapporto fra poesia e teologia
Maritain, anche se il suo tentativo di risuscitare il tomismo sembrerebbe riuscito. Lui e Rassa hanno scritto molto anche di poesia e venivano letti negli ambienti artistici del ventennio fra le due guerre. Ma nella rinascita del tomismo sinsinuano anche motivazioni politiche. San Tommaso dAquino era il filosofo preferito dei gruppi inmtegralisti cattolici, di coloro cio che contrapponevano lo Stato corporativo (Mussolini, Salazar) agli obbrobri della democrazia liberale e del bolscevismo. In Polonia il nome di san Tommaso compariva spesso a sostegno di articoli che approvavano luso della forza in politica. Maritain tuttavia non si immischiava nelle controversie politiche (come un altro neotomista, lo storico del Medioevo tienne Gilson), e i suoi trattati che adattavano lAquinate ai bisogni del Novecento non avallavano in alcun modo i metodi violenti in voga. Egli si pronunci anche chiaramente contro la collaborazione con Hitler nel suo libro travers le dsastre. Il gruppetto di cattolici polacchi riunito intorno alla rivista Verbum e allistituto per bambini non vedenti di Laski si richiamava a Maritain in opposizione alla maggioranza del clero che tradiva inclinazioni nazionalistiche e spendeva molte energie nella propaganda antisemita. Su invito di Verbum, Maritain visit Varsavia, non so se da solo o con Rassa. Linflusso che egli allora esercit su almeno un esponente della cerchia di Verbum era destinato ad avere effetti duraturi: Jerzy Turowicz avrebbe poi diretto Tygodnik Powszechny (Settimanale universale) nello spirito degli scritti di Maritain. Altri piccoli gruppi in Polonia leggevano Maritain. Si trattava di giovani letterati il pi talentuoso dei quali era il critico Ludwik Fryde, morto durante la guerra. o personalmente devo in larga misura a Maritain (come anche a Oscar Milosz) la mia diffidenza verso la "poesia pura". La cosiddetta modernit imponeva di escludere dalla poesia tutto ci che "prosa", preservando unicamente lessenza lirica. Il corrispettivo dellavanguardia in campo pittorico era rappresentato dalla teoria della "forma pura" di Witkacy. Maritain ricorda da qualche parte lopinione di Boccaccio, secondo il quale - come scrive nel suo commentario a Dante la teologia e la poesia quasi una cosa si possono dire. Pi che teologia, per Maritain la poesia ontologia, sapere che riguarda lessere. Ad ogni modo, essa non pu sostituire la religione e essere fatta oggetto di idolatrica adorazione. Forse le mie letture religiose di allora non mi sono servite granch a capire me stesso, ma riconoscere il modesto posto del poeta, a dispetto di ogni "sacerdozio dellarte" (perpetuato sotto altro nome dallavanguardia), da considerare un vantaggio. Maritain ha avuto successo nel suo tentativo di rinnovare il pensiero di san Tommaso? ancora troppo presto per poter rispondere a questa domanda. Oggi persino i seminari religiosi sono entrati nellorbita di Nietzsche e Heidegger. Leggere i sottili distinguo di questo sapiente del Medioevo, anche se filtrati da un suo perspicace discepolo, molto difficile. Non so quanto il mio amico Thomas Merton abbia preso dal tomismo (Maritain gli fece visita nel monastero del Getsemani in Kentucky). Merton affermava di essere affezionato a un altro filosofo medioevale, Duns Scoto. 1997 Czeslaw Milosz per Abecadlo Milosza (All rights reserved) 1998 Czeslaw Milosz per Inne Abecadlo (All rights reserved) 2010 Adelphi edizioni Milano

IL LIBRO

Uno Zibaldone del 900: Camus meglio di Sartre


di Bianca Garavelli
ome mai troviamo San Tommaso e Dante in un libro definito nella Prefazione un ritratto del Novecento? In realt, come Adamo ed Eva, Baal e altri che appartengono a un tempo remoto, alla Bibbia o al mito, sono i personaggi di unautobiografia nascosta tra riflessioni e memorie di personaggi, oggetti e luoghi, che hanno arricchito il Novecento e ne rivelano la materia di fondo. Abbecedario, il libro di Milosz ora uscito da Adelphi (pagine 328, euro 22) e curato per i lettori italiani da Andrea Ceccherelli, nellanniversario della nascita, corrisponde a due definizioni che lautore stesso ne offre: uno zibaldone costruito con lemmi in ordine alfabetico, al confine fra narrazione e saggio; e una biografia che il lettore potrebbe voler ricostruire, perci come tutte le biografie inevitabilmente falsificata. Infatti, in questo libro di poco pi di trecento pagine si condensa unintera vita, non solo di scrittura. Czeslaw Milosz lo compose quando il Novecento volgeva al termine, quindi in un tempo di bilanci che, quasi profeticamente, avrebbe coinciso con gli ultimi anni della sua vita. Nato nel 1911 in Lituania, e l vissuto fino a compiere gli studi universitari a Vilnius, durante la Seconda Guerra Mondiale vive a Varsavia, dove continua a scrivere sulla stampa clandestina, dopo lesordio con i primi libri di versi. Finita la guerra e in seguito al contrasto con il Partito comunista, si trasferisce in Francia e poi negli Stati Uniti, dove si dedica alla divulgazione della letteratura polacca insegnando allUniversit di Berkeley e attraverso le traduzioni. Vincitore del Premio Nobel nel 1980, nonostante la dimensione internazionale non perde mai il contatto sentimentale con la sua Polonia, fino a ritrovarla negli anni Novanta, in un viaggio che ispira questo libro. Si spegne nel 2004. Di questa vita piena e varia qui si evidenziano ricordi importanti e vivi, cristallizzati in base a leggi sorprendenti: come il personaggio, appena accennato ma estremamente palpabile, delladolescente Lena, figlia di nobili dellantica Russia, osservata dallautore, profugo di soli sei anni, mentre prende la carrozza nella neve dellinverno 191. Diventer il simbolo, oltre che del mistero della bellezza femminile, di un passato che non torner, travolto dalla Rivoluzione. Forse di una nostalgia inconfessata, che passa anche attraverso ricordi di amici perduti, mescolandosi con osservazioni su abitudini personali e collettive che si sono trasformate in connotazioni di unintera civilt, come nel capitolo sulla Stupidit dellOccidente o quello sullAutomobile. E nei tanti capitoli sui luoghi, dove si leggono i ritratti molto personali di citt e paesi in cui lautore ha vissuto, trascorrendovi molti anni oppure solo visitandoli per suo piacere. In questa galleria di luoghi del mondo spiccano Berkeley, dove Milosz trascorse gli ultimi anni, ma anche Bocca di Magra, dove nellestate del 1963 conversa di teatro con Nicola Chiaromonte, e la vita sembra dover essere sempre come in quei momenti di felicit con gli amici e la famiglia, se non fosse per il ben noto tarlo che mi tormenta dentro. Il lucido tono colloquiale domina in ogni pagina, ma si increspa a tratti, variando dalla malinconia allaggressivit, come nella polemica letteraria e politica. il caso del ritratto di Simone de Beauvoir, definita una cretina perch colpevole di aver seguito Sartre nella campagna diffamatoria contro Camus, e nel capitolo su Tommaso dAquino, troppe volte usato in modo pretestuoso da certi politici estremisti, mentre invece dovrebbe rappresentare lessenza del cattolicesimo, secondo la rilettura di Jacques Maritain che ne caldeggi la centralit (il capitoletto dedicato a Maritain riprodotto qui a fianco). Un modello di equilibrio e limpidezza, di cui Milosz sembra beneficiare anche dopo aver vinto il Nobel, consapevole che i lettori di poesia restano una percentuale esigua, con variazioni lievissime in pi o in meno a seconda del paese.

Milosz
Viva Maritain
o preso in mano uno dei quindici volumi di scritti di Jacques e Rassa Maritain. Per me Maritain un grande nome, ma quanti la pensano ancora cos? Jacques Maritain aveva studiato filosofia alla Sorbona prima della Grande Guerra, e seguito i corsi di Bergson, fatto, questo, che si dimostr decisivo. Allora era di fede protestante. La sua conversione al cattolicesimo coincise con linteresse per la filosofia medioevale e con il proposito di riaffermare, in pieno Novecento, la centralit del tomismo. Il matrimonio con Rassa, ebrea russa convertita al cattolicesimo, diede frutti nel lungo lavoro comune di questi due pensatori al servizio della Chiesa. Forse un giorno verranno addirittura canonizzati. Non penso di rinnovare la mia consuetudine con gli scritti di

di Czeslaw Milosz

Qui sopra il poeta polacco Czeslaw Milosz fotografato allUniversit di Berkeley in California dopo aver appreso la notizia della vittoria del premio Nobel della letteratura, nellottobre 1980. A destra unimmagine del filosofo francese Jacques Maritain.

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