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Corso ISTF 01 Introduzione al cristianesimo 2012 - Appunti lezione 5

INTRODUZIONE AL CRISTIANESIMO Sezione seconda del CCC La professione della fede cristiana Prima parte Il simbolo: Credo in Ges Cristo il Figlio unigenito di Dio

Seconda parte Continua

IL MISTERO PASQUALE LA GLORIFICAZIONE


Mc

E cominci a insegnare loro che il Figlio dell'uomo doveva soffrire molto ed essere rifiutato dagli anziani, dai capi dei sacerdoti e dagli scribi, venire ucciso e, dopo tre giorni, risorgere.

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Mistero al centro della buona novella. CCC 571 Tutta la narrazione evangelica rivolta a tale compimento. Lo attestano la predicazione di Ges nei frequenti riferimenti alla passione (cf. Mc 8,31; 9,30-32; 10,32-34) e la celebrazione della Cena pasquale (cf. Mc 14,22-24). Un unico grande mistero di glorificazione che comprende passione, morte e risurrezione: la gloria di Dio risplende gi nellora della morte: Gv 13,31Quando fu uscito, Ges disse: Ora il Figlio dell'uomo stato glorificato, e Dio stato glorificato in lui. 32 Se Dio stato glorificato in lui, anche Dio lo glorificher da parte sua e lo glorificher subito. Un evento in cui opera lindivisa Trinit CCC 648. Ges obbediente alla volont del Padre, nella segreta comunione dello Spirito. Solo la percezione di tale legame divino preserva da approcci fuorvianti al senso della morte di Cristo. Un evento aperto alla comprensione solo mediante lazione dello Spirito che Ges dona proprio nel momento della sua morte (cf. Gv 19,30). Il Triduo pasquale e ogni eucaristia come continua possibilit di accedere alla partecipazione e comprensione del mistero.

Il Catechismo affronta il denso capitolo della morte e risurrezione di Ges seguendo la successione degli eventi e raccogliendone il senso. opportuno individuare alcuni aspetti essenziali rispetto ad un capitolo molto denso che si avr modo di accostare ulteriormente. 1. Ges e Israele. CCC 547-591 Il paragrafo introduce la vicenda della morte di Ges sullo sfondo di Israele per il quale Ges segno di contraddizione. Fin dallinizio del ministero pubblico, infatti, le autorit religiose e politiche di allora (farisei e erodiani) si accordano per farlo morire (cf. Mc 3,6). Questa prospettiva non intende denunciare le responsabilit storiche della morte di Ges, di cui complice anche il procuratore romano, ma indicare i motivi del dissenso da parte di Ges rispetto a un sistema non pi in grado di condurre allautentica esperienza di Dio. Il CCC indica tre sentieri interrotti:

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il rapporto con la Legge: si tratta di riconoscere Ges come nuovo Mos e autentico legislatore CCC 577 (cf. Mt 5,17-19) e il senso della Legge riassunta nel comandamento dellamore inscritto mediante lo Spirito nel cuore degli uomini; il valore del tempio: lo spazio dellincontro di Dio con il suo popolo, ma vi ormai un nuovo tempio da ricercare nellumanit di Cristo: in Cristo che abita corporalmente tutta la pienezza della divinit (Col 2,9); lannuncio della salvezza mediante il perdono dei peccati : Chi pu rimettere i peccati se non Dio solo? (Mc 2,7); Ges si pone come espressione di Dio stesso e della sua prerogativa di perdonare i peccati: una bestemmia per Israele, aggravata dalla modalit oltremodo misericordiosa e solidale con cui il perdono veniva accordato: Costui riceve i peccatori e mangia con loro (Lc 15,2).

Ges consapevole che tale confronto lo condurr alla morte ma egli rimane padrone della propria morte che assume valore pi profondo della polemica con Israele (CCC 597): il confronto con la realt del male e del peccato da cui luomo da solo non pu uscire. Ges il Buon Pastore che offre la vita per le pecore (cf. Gv 10, 14-18). 2. La morte di Ges. Nelle prime formulazioni di fede attestate nel NT appare che Cristo mor per i nostri peccati (cf Rm 4,25; 1Cor 15,3; Gal 1,4). Per questo il CCC ricorda che tutti i peccatori furono autori della passione di Cristo (CCC 598). La morte di Ges teologicamente espressa con molte metafore (sacrificio, espiazione, soddisfazione, merito)1 che rivelano linsufficienza delle spiegazioni umane di fronte al mistero irriducibile di Dio. Ad esso occorre accostarsi senza perdere di vista la prospettiva fondamentale: Dio per amore delluomo, giunge fin dove le tenebre del cuore umano lhanno condotto: nelle profondit della morte. E da essa lo strappa. Solo il Figlio di Dio pu operare una simile liberazione, come ricorda Pietro: In nessun altro c' salvezza; non vi infatti altro nome dato agli uomini sotto il cielo nel quale stabilito che possiamo essere salvati (At 4,12). Perch nessun altro pu operare la redenzione di Ges? Dopo il peccato lalterit tra luomo e Dio non corrisponde pi solamente a quella tra la creatura e il Creatore: si tratta di un baratro senza fondo in cui luomo e Dio sembrano divenuti i due versanti di un grande abisso. Una distanza di cui luomo pu rendersi pienamente conto solo quando da essa liberato. Ora, chi potr mai attuare una simile redenzione? Sembra evidente linsufficienza della buona volont degli uomini nei loro continui e vani sforzi autoredentivi, come pure linadeguatezza di un salvatore puramente umano; per questo necessario lintervento di un principio che, per, il mondo, da s, non in grado di produrre: Ormai, solo un Dio ci pu salvare! (M. Haidegger) Il Dio che ci pu salvare Ges Cristo che diventato per noi sapienza, giustizia, santificazione e redenzione (1Cor 1,30). Per strappare luomo dallabisso della morte egli non pu che condividere la stessa sorte e per questo si consegna alla morte. Si tratta di reale partecipazione
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Cf. PONTIFICIO CONSIGLIO PER LA PROMOZIONE DELLA NUOVA EVANGELIZZAZIONE, Vivere lanno della fede, San Paolo, Milano 2012, p. 45-46.

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di tale condizione, nella forma pi ignominiosa allora conosciuta: la morte maledetta del crocifisso (cf. Gal 3,13), perch ogni morte simile possa essere raggiunta. E, sprofondando nel mistero della morte, Ges incontra la morte nel prodigioso duello (sequenza Victimae paschali): la morte vorrebbe avere la meglio su di lui, ma comprende di essere disarmata poich essa regna unicamente sul terreno del peccato che non appartiene al Figlio di Dio, in tutto obbediente, nellamore, alla volont del Padre (cf. Lc 22,42). Non si tratta di un intervento scontato: siamo stati pagati a caro prezzo (cf. 1Cor 6,20). 2Cor 5,21Colui che non aveva conosciuto peccato, Dio lo fece peccato in nostro favore, perch in lui noi potessimo diventare giustizia di Dio. E il Figlio libera dai lacci della morte i suoi fratelli, restituendoli allamore del Padre e facendone corteo trionfale (cf. Col 2,15). 1Cor 15, 54La morte stata inghiottita nella vittoria. 55 Dov', o morte, la tua vittoria? Dov', o morte, il tuo pungiglione? 3. Disceso agli inferi. La morte di Ges viene ricordata anche per un altro capitolo denso di forza salvifica: la discesa agli inferi. Mentre larticolo che dichiara la sepoltura di Ges afferma la reale sua partecipazione allevento del morire e della morte, tanto da farsi compagno di chi permane in tale desolazione, la discesa agli inferi ricorda che il valore salvifico della morte di Cristo raggiunge anche i giusti morti prima di lui: anche a loro annunciata la bella notizia della risurrezione dai morti e anche loro vi partecipano (cf. 1Pt 4,6). Le icone orientali che descrivono levento della risurrezione riproducono sempre tale evento di grazia raffigurando Cristo che esce dagli abissi recando per mano Adamo ed Eva. 4. Risorto dai morti. la bella notizia cristiana. Il CCC ne libera lannuncio allinizio della presentazione dellarticolo di fede relativo alla risurrezione (CCC 638). Il cristianesimo non una condivisione di valori umanamente accettabili, ma speranza liberata nel cuore delluomo e del mondo. 1Cor 15,14Ma se Cristo non risorto, vuota allora la nostra predicazione, vuota anche la vostra fede. Il CCC declina la presentazione della risurrezione su tre direttrici. Storicit della risurrezione e trascendenza dellevento: alcuni segni storicamente accertabili sono documentati dalla testimonianza di chi ha visto. Si tratta del sepolcro vuoto, delle bende sciolte (cf. Gv 20,2-7): realt che decretano unassenza poich quel corpo consegnato alla morte sembra non appartenere pi a tale oscura realt. Alla testimonianza di chi ha visto appartiene per anche lesperienza dellincontro con il Risorto, come documentano le apparizioni pasquali. Da un lato, oltre agli Undici, vi un considerevole numero di discepoli che attesta di averlo visto (cf. 1Cor 15,5-6), dallaltro le circostanze dellincontro sfuggono alle normali coordinate di spazio e di tempo: il Risorto appare in maniera imprevedibile e non subito si fa conoscere ma vi la certezza che il Signore (cf. Gv 21,7), si lascia toccare e addirittura mangia (cf. Gv 15,21), ma poi sparisce dalla vista (Lc 24,31). La risurrezione, dunque, immette in una condizione di vita radicalmente nuova: non una restituzione allesistenza precedente, ma nuova signoria, anche in relazione allo spazio, al tempo (CCC 646).

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Opera della Trinit. Giovanni laveva annunciato alla vigilia della passione: Prima della festa di Pasqua Ges, sapendo che era giunta la sua ora di passare da questo mondo al Padre dopo aver amato i suoi che erano nel mondo, li am sino alla fine. (Gv 13,1). Era giunto il momento di passare al Padre, nota levangelista. Ma il Padre ha mandato il Figlio nel mondo perch il mondo si salvi (Gv 3,17) e il Figlio non pu ritornare al Padre senza aver compiuto ci per cui stato mandato, senza aver portato al Padre i suoi fratelli. E il Padre indica al Figlio lesigenza di raggiungere i suoi fratelli nelloscurit della morte. Il Figlio obbediente al Padre si inabissa in tale discesa, ma lo fa in assoluta fedelt al Padre, certo dellamore che lo lega a lui anche quando, appeso alla croce, grida lassenza di Dio: Perch mi hai abbandonato? (Mc 15,34). Nellapparente silenzio, Dio continua ad accompagnare il Figlio. La tradizione cristiana ha riletto i sentimenti del Padre alla luce dellesperienza di Abramo, quando gli chiesto il sacrificio di Isacco: Prendi tuo figlio, il tuo unico figlio che ami, Isacco (Gen 22,2). Mentre Isacco viene risparmiato, Ges annoverato tra gli empi e i malfattori (cf. Is 53,12). Lui, lagapets (Mc 9,7): cosa poteva provare quel Padre quando il Figlio sulla croce gridava Abb? Tutto avvolto nellAmore indicibile di Dio che solo il Fig lio conosce. Amore che scorre nella relazione che lo Spirito stabilisce tra Padre e Figlio. E non appena il Figlio ha riscattato i suoi fratelli dallabisso, il Padre risuscita il Figlio (cf. At 2,42) e lo costituisce con potenza Signore delluniverso, facendolo sedere alla sua destra (cf. Ef 1,20); vede compiuto il suo progetto e ancora una volta afferma: Questi il Figlio mio prediletto, nel quale mi sono compiaciuto (Mt 3,17). Il Padre guarda il proprio Figlio risorto e libera la poesia del Salmo 110.
Sal 110,1

Oracolo del Signore al mio Signore: Siedi alla mia destra, finch io ponga i tuoi nemici a sgabello dei tuoi piedi. 2 Lo scettro del tuo potere stende il Signore da Sion: Domina in mezzo ai tuoi nemici. 3 A te il principato nel giorno della tua potenza tra santi splendori; dal seno dell'aurora, come rugiada, io ti ho generato.

Senso e portata salvifica della risurrezione. Il CCC ricorda la centralit del capitolo della risurrezione non solo per la designazione della divinit di Ges Cristo e il compimento delle promesse antiche (CCC 652-653) ma anche per le conseguenze per la vita cristiana, nella direzione della giustificazione che ci libera dal peccato, ladozione filiale che ci restituisce allabbraccio del Padre, la nostra risurrezione futura che ci rende pienamente partecipi della vita risorta di Cristo inaugurata con il Battesimo.

5. Sal al cielo, siede alla destra di Dio Padre. Solo due vangeli, Marco e Luca, ricordano il fatto visibile dellascensione di Ges: Il Signore, dopo aver parlato con loro, fu assunto in cielo e sedette alla destra di Dio (Mc 16,19); mentre li benediceva, si stacc da loro e fu portato verso il cielo (Lc 24,51). Numerosi sono per gli scritti del NT che ricordano la glorificazione di Ges Pietro e gli apostoli davanti al sinedrio affermano: Il Dio dei nostri padri ha risuscitato Ges, che voi avete ucciso appendendolo alla croce. Dio lo ha innalzato con la sua destra facendolo capo e salvatore per dare a Israele la grazia della conversione e il perdono dei peccati (At 5,3031). Paolo scrive agli Efesini: Il Dio della gloria... risuscit (Cristo) dai morti e lo fece sedere alla sua destra nei cieli, al di sopra di ogni principato e autorit... (Ef 1,17-23).
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Il riferimento al cielo non indica un luogo, ma uno stato. Cielo la condizione nella quale lumanit di Cristo, trasformata dalla pasqua, trova collocazione nel mistero stesso di Dio in modo nuovo, definitivo e reale. Su questa persuasione di fede si sviluppa la riflessione che sottolinea: La verit dellincarnazione e il compimento del disegno salvifico di Dio: Ma cosa significa che ascese, se non che prima era disceso quaggi sulla terra? Colui che discese lo stesso che anche ascese al di sopra di tutti i cieli, per essere pienezza di tutte le cose (Ef 4,9-10). La consapevolezza e la serena speranza che lumanit innalzata nella gloria e dove Cristo capo e primogenito saremo anche noi sue membra partecipi della stessa gloria (Prefazio dellascensione). La certezza di avere un nuovo sommo sacerdote che ha attraversato i cieli e che compare davanti a Dio in nostro favore (cf. Eb 9,24) e rivestito di umanit pu sentire giusta compassione (cf. Eb 5,2) CCC 662. La persuasione di essere accompagnati dallazione dello Spirito che il Figlio glorificato invia ai suoi discepoli (cf. Gv 15,26), per custodire in loro la sua presenza e liberare la testimonianza cristiana.

6. Di l verr a giudicare i vivi e i morti. Il Simbolo conclude la presentazione delle verit legate a

Ges Cristo con la fede nel suo ritorno glorioso. il grande capitolo della parusia (termine che anticamente indicava la visita ufficiale di un sovrano in qualche citt) e dellescatologia (dal greco skata, cose ultime). La parusia sar la manifestazione gloriosa del Signore risorto che estender la potenza della sua risurrezione, il bene e lamore che egli ha liberato nel mondo. Ges anticipa il suo ritorno mediante la comunit dei suoi discepoli, nella parola e nei segni che le sono affidati, rendendo partecipe la sua Sposa della divina azione di grazia (CCC 668), ma questo non preserva la Chiesa dalla fatica della testimonianza e dal suo rifiuto. Egli ritorna alla fine per attestare in modo universale lordine che Dio stesso ha stabilito e che nella pasqua stato definitivamente dichiarato: che lamore che salva e che solo una vita nellamore restituisce alla vita le misure di Dio. Il giudizio non sar che laffermazione di tale persuasione, estesa a tutti gli uomini e alle loro azioni (cf. Mt 25). Ma non sar un intervento sconosciuto: lo Spirito agisce nel cuore di ogni discepolo per illuminarlo verso tutta intera la verit di Cristo (cf. Gv 16,13) e agisce nel cuore di ogni uomo per condurlo sulle strade del vangelo. Il giudizio finale dunque gi anticipato in ogni scelta responsabile vissuta secondo il comandamento dellamore, quello che responsabilmente vivono i discepoli di Ges, quello che la Chiesa annuncia e quello di cui ogni uomo capace aderendo alla voce dello Spirito che agisce nella coscienza di ciascuno e lo guida sulle strade del bene.
Per approfondire: G. MOIOLI, La parola della croce, Glossa, Milano, 1999. R. CANTALAMESSA, Noi predichiamo Cristo crocifisso, Ancora, Milano, 1994. 13

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VENERAZIONE DELLA SANTA SINDONE MEDITAZIONE DEL SANTO PADRE BENEDETTO XVI
Domenica, 2 maggio 2010

Cari amici, questo per me un momento molto atteso. In diverse altre occasioni mi sono trovato davanti alla sacra Sindone, ma questa volta vivo questo pellegrinaggio e questa sosta con particolare intensit: forse perch il passare degli anni mi rende ancora pi sensibile al messaggio di questa straordinaria Icona; forse, e direi soprattutto, perch sono qui come Successore di Pietro, e porto nel mio cuore tutta la Chiesa, anzi, tutta lumanit. Ringrazio Dio per il dono di questo pellegrinaggio, e anche per lopportunit di condividere con voi una breve meditazione, che mi stata suggerita dal sottotitolo di questa solenne Ostensione: Il mistero del Sabato Santo. Si pu dire che la Sindone sia lIcona di questo mistero, lIcona del Sabato Santo. Infatti essa un telo sepolcrale, che ha avvolto la salma di un uomo crocifisso in tutto corrispondente a quanto i Vangeli ci dicono di Ges, il quale, crocifisso verso mezzogiorno, spir verso le tre del pomeriggio. Venuta la sera, poich era la Parasceve, cio la vigilia del sabato solenne di Pasqua, Giuseppe dArimatea, un ricco e autorevole membro del Sinedrio, chiese coraggiosamente a Ponzio Pilato di poter seppellire Ges nel suo sepolcro nuovo, che si era fatto scavare nella roccia a poca distanza dal Golgota. Ottenuto il permesso, compr un lenzuolo e, deposto il corpo di Ges dalla croce, lo avvolse con quel lenzuolo e lo mise in quella tomba (cfr Mc 15,42-46). Cos riferisce il Vangelo di san Marco, e con lui concordano gli altri Evangelisti. Da quel momento, Ges rimase nel sepolcro fino allalba del giorno dopo il sabato, e la Sindone di Torino ci offre limmagine di comera il suo corpo disteso nella tomba durante quel tempo, che fu breve cronologicamente (circa un giorno e mezzo), ma fu immenso, infinito nel suo valore e nel suo significato. Il Sabato Santo il giorno del nascondimento di Dio, come si legge in unantica Omelia: Che cosa avvenuto? Oggi sulla terra c grande silenzio, grande silenzio e solitudine. Grande silenzio perch il Re dorme Dio morto nella carne ed sceso a scuotere il regno degli inferi ( Omelia sul Sabato Santo, PG 43, 439). Nel Credo, noi professiamo che Ges Cristo fu crocifisso sotto Ponzio Pilato, mor e fu sepolto, discese agli inferi, e il terzo giorno risuscit da morte. Cari fratelli e sorelle, nel nostro tempo, specialmente dopo aver attraversato il secolo scorso, lumanit diventata particolarmente sensibile al mistero del Sabato Santo. Il nascondimento di Dio fa parte della spiritualit delluomo contemporaneo, in maniera esistenziale, quasi inconscia, come un vuoto nel cuore che andato allargandosi sempre di pi. Sul finire dellOttocento, Nietzsche scriveva: Dio morto! E noi labbiamo ucciso!. Questa celebre espressione, a ben vedere, presa quasi alla lettera dalla tradizione cristiana, spesso la ripetiamo nella Via Crucis, forse senza renderci pienamente conto di ci che diciamo. Dopo le due guerre mondiali, i lager e i gulag, Hiroshima e Nagasaki, la nostra epoca diventata in misura sempre maggiore un Sabato Santo: loscurit di questo giorno interpella tutti coloro che si interrogano sulla vita, in modo particolare interpella noi credenti. Anche noi abbiamo a che fare con questa oscurit. E tuttavia la morte del Figlio di Dio, di Ges di Nazaret ha un aspetto opposto, totalmente positivo, fonte di consolazione e di speranza. E questo mi fa pensare al fatto che la sacra Sindone si comporta come un documento fotografico, dotato di un positivo e di un negativo. E in effetti proprio cos: il mistero pi oscuro della fede nello stesso tempo il segno pi luminoso di una speranza che non ha confini. Il Sabato Santo la terra di nessuno tra la morte e la risurrezione, ma in questa terra
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di nessuno entrato Uno, lUnico, che lha attraversata con i segni della sua Passione per luomo: Passio Christi. Passio hominis. E la Sindone ci parla esattamente di quel momento, sta a testimoniare precisamente quellintervallo unico e irripetibile nella storia dellumanit e delluniverso, in cui Dio, in Ges Cristo, ha condiviso non solo il nostro morire, ma anche il nostro rimanere nella morte. La solidariet pi radicale. In quel tempo-oltre-il-tempo Ges Cristo disceso agli inferi. Che cosa significa questa espressione? Vuole dire che Dio, fattosi uomo, arrivato fino al punto di entrare nella solitudine estrema e assoluta delluomo, dove non arriva alcun raggio damore, dove regna labbandono totale senza alcuna parola di conforto: gli inferi. Ges Cristo, rimanendo nella morte, ha oltrepassato la porta di questa solitudine ultima per guidare anche noi ad oltrepassarla con Lui. Tutti abbiamo sentito qualche volta una sensazione spaventosa di abbandono, e ci che della morte ci fa pi paura proprio questo, come da bambini abbiamo paura di stare da soli nel buio e solo la presenza di una persona che ci ama ci pu rassicurare. Ecco, proprio questo accaduto nel Sabato Santo: nel regno della morte risuonata la voce di Dio. E successo limpensabile: che cio lAmore penetrato negli inferi: anche nel buio estremo della solitudine umana pi assoluta noi possiamo ascoltare una voce che ci chiama e trovare una mano che ci prende e ci conduce fuori. Lessere umano vive per il fatto che amato e pu amare; e se anche nello spazio della morte penetrato lamore, allora anche l arrivata la vita. Nellora dellestrema solitudine non saremo mai soli: Passio Christi. Passio hominis. Questo il mistero del Sabato Santo! Proprio di l, dal buio della morte del Figlio di Dio, spuntata la luce di una speranza nuova: la luce della Risurrezione. Ed ecco, mi sembra che guardando questo sacro Telo con gli occhi della fede si percepisca qualcosa di questa luce. In effetti, la Sindone stata immersa in quel buio profondo, ma al tempo stesso luminosa; e io penso che se migliaia e migliaia di persone vengono a venerarla senza contare quanti la contemplano mediante le immagini perch in essa non vedono solo il buio, ma anche la luce; non tanto la sconfitta della vita e dellamore, ma piuttosto la vittoria, la vittoria della vita sulla morte, dellamore sullodio; vedono s la morte di Ges, ma intravedono la sua Risurrezione; in seno alla morte pulsa ora la vita, in quanto vi inabita lamore. Questo il potere della Sindone: dal volto di questo Uomo dei dolori, che porta su di s la passione delluomo di ogni tempo e di ogni luogo, anche le nostre passioni, le nostre sofferenze, le nostre difficolt, i nostri peccati - Passio Christi. Passio hominis -, da questo volto promana una solenne maest, una signoria paradossale. Questo volto, queste mani e questi piedi, questo costato, tutto questo corpo parla, esso stesso una parola che possiamo ascoltare nel silenzio. Come parla la Sindone? Parla con il sangue, e il sangue la vita! La Sindone unIcona scritta col sangue; sangue di un uomo flagellato, coronato di spine, crocifisso e ferito al costato destro. Limmagine impressa sulla Sindone quella di un morto, ma il sangue parla della sua vita. Ogni traccia di sangue parla di amore e di vita. Specialmente quella macchia abbondante vicina al costato, fatta di sangue ed acqua usciti copiosamente da una grande ferita procurata da un colpo di lancia romana, quel sangue e quellacqua parlano di vita. E come una sorgente che mormora nel silenzio, e noi possiamo sentirla, possiamo ascoltarla, nel silenzio del Sabato Santo. Cari amici, lodiamo sempre il Signore per il suo amore fedele e misericordioso. Partendo da questo luogo santo, portiamo negli occhi limmagine della Sindone, portiamo nel cuore questa parola damore, e lodiamo Dio con una vita piena di fede, di speranza e di carit. Grazie

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Icona della Nativit, Scuola di A. RUBLEV. Inizi XV sec. Galleria Tetrjakov, Mosca.

Discesa agli inferi. Icona della seconda met del XV secolo. Museo di Novgorod

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