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FILOSOFIA (CLASSI QUINTE) Johann Gottlieb Fichte (parte prima)

Indice: 1. I primi anni. 2. La polemica sullateismo. 3. La filosofia dellinfinito. 4. Dallio finito allIo infinito. 5. La deduzione in Kant e in Fichte. 6. Lautocoscienza. 7. I tre principi della Dottrina della scienza. 8. LIo pone se stesso. 9. LIo pone il non-io. 10. LIo oppone nellIo allio divisibile un non-io divisibile. 1. I primi anni. Johann Gottlieb Fichte nacque a Rammenau (in Sassonia) nel 1762. Studi a Jena e a Lipsia; in questultima citt conobbe la filosofia di Kant. Nel 1791 si rec a Knigsberg con lintento di sottoporre a Kant il Saggio di una critica di ogni rivelazione, pubblicato in modo anonimo nel 1792 e inizialmente scambiato per unopera kantiana. Dal 1794 al 1799 Fichte insegn allUniversit di Jena; qui pubblic i Fondamenti dellintera dottrina della scienza (1794) e altre importanti opere. 2. La polemica sullateismo. Nel 1799 ebbe luogo la polemica sullateismo: la pubblicazione (1798) di un articolo sul Giornale filosofico di Jena, nel quale si identificava Dio con lordine morale del mondo, fece s che Fichte fosse accusato di ateismo. Il governo prussiano invit il governo di Weimar a intervenire, affinch il filosofo e il direttore del giornale ricevessero una punizione; Fichte, infine, rinunci alla cattedra universitaria. Recatosi a Berlino, scrisse i Discorsi alla nazione tedesca (1807-1808); mor nel 1814. 3. La filosofia dellinfinito. Elemento distintivo della personalit di Fichte fu lesigenza dellazione morale, pienamente avvertita dal filosofo; ad essa subentr, in una fase successiva del pensiero fichtiano, lesigenza della fede religiosa (si pu parlare, complessivamente, di un interesse etico-religioso). Pur prendendo le mosse dalla filosofia kantiana, Fichte intese costruire allopposto di Kant una filosofia dellinfinito: questultimo si situa nella prospettiva fichtiana allinterno delluomo, giungendo a coincidere con luomo stesso. 4. Dallio finito allIo infinito. Kant aveva identificato nellio penso il principio supremo della conoscenza; si trattava per Kant di un principio attivo, provvisto di un carattere formale (lio penso era inteso come legislatore della natura, ma non come creatore della natura stessa, incontrando il limite dellintuizione sensibile). Fichte attribu allio facendo seguito al pensiero di Maimon e Beck il carattere di principio materiale (e non pi soltanto formale) del conoscere, teorizzando lesistenza di un Io infinito e libero.

5. La deduzione in Kant e in Fichte. Mentre la dottrina di Kant si soffermava sulle condizioni soggettive della conoscenza, il pensiero di Fichte riguarda sia il soggetto, sia loggetto del conoscere. Kant si preoccupava attraverso la deduzione trascendentale di giustificare la corrispondenza delle categorie (soggettive) agli oggetti del conoscere; Fichte abbandona tale presupposto in favore di una deduzione assoluta, perch riferita a un principio assoluto (intuizione intellettuale: lIo intuisce se stesso in quanto attivit autocreatrice). 6. Lautocoscienza. Nella Dottrina della scienza Fichte si sofferma sul principio in relazione al quale ogni scienza pu dirsi valida: lambito del sapere riferito a tale principio la scienza della scienza; il principio in questione lIo (o autocoscienza). Secondo Fichte lautocoscienza (coscienza di se medesima) il fondamento della coscienza (questultima, infatti, tale solo in quanto coscienza di s); la coscienza il fondamento dellessere (questultimo tale solo in quanto ne abbiamo coscienza). 7. I tre principi della Dottrina della scienza. Nella prima Dottrina della scienza (antecedente alla revisione in senso metafisico e religioso del pensiero fichtiano, effettuata a partire dal 1800 e definita Seconda dottrina della scienza) il filosofo opera una deduzione a partire dal principio dellautocoscienza della dimensione teoretica e pratica delluomo. Tale deduzione si fonda su tre principi: a) LIo pone se stesso; b) LIo pone il non-io; c) LIo oppone nellIo allio divisibile un non-io divisibile. 8. LIo pone se stesso. Fichte, riflettendo sul principio didentit (A = A), osserva che esso non costituisce il primo principio della scienza, ma preceduto dallesistenza dellIo: tale esistenza rappresenta, in effetti, il primo principio del sapere (lIo pu porre lesistenza di A fondando, in tal modo, il principio di identit soltanto se ha precedentemente affermato la propria esistenza). LIo non posto da altro, ma da se stesso: si tratta di unautocreazione, corrispondente allintuizione intellettuale dellIo medesimo. 9. LIo pone il non-io. Dopo aver definito lIo come attivit agente (Tat) e, nello stesso tempo, come risultato dellazione (Handlung), dando luogo alla nozione di Tathandlung, Fichte afferma che lIo oltre a porre se stesso pone qualcosa di opposto a se stesso (non-io). possibile utilizzare, in riferimento al non-io, i termini mondo o natura (ovvero oggetto); si tratta, in ogni caso, di una realt posta dallIo e che rimane compresa nellIo (come una sorta di negativo rispetto a esso). 10. LIo oppone nellIo allio divisibile un non-io divisibile. Il fatto che lIo abbia opposto a se stesso un non-io comporta una reciproca limitazione (lIo limitato dal non-io e viceversa): ci corrisponde alla realt del mondo, poich in questultimo lesistenza di molteplici soggetti finiti si contrappone allesistenza di molteplici oggetti, anchessi finiti. Tale contrapposizione, determinata dallIo, ha luogo nellIo stesso; Fichte afferma, pertanto, che LIo oppone nellIo allio divisibile (= molteplice, finito) un non-io divisibile.

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