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Licenziamento del dipendente pubblico in conflitto di interessi con atti e decisioni del proprio ufficio
Il Consiglio dei Ministri ha approvato il nuovo Codice di Comportamento dei dipendenti pubblici. Il Codice, emanato in attuazione della legge anti corruzione n.190/2012, indica i doveri di comportamento dei dipendenti delle Pubbliche Amministrazioni e prevede che la loro violazione fonte di responsabilit disciplinare. I dipendenti che violano il Codice, dunque, rischiano lapertura di un procedimento disciplinare, il quale pu concludersi con lapplicazione di varie sanzioni. Le sanzioni applicabili sono quelle indicate nei contratti collettivi e nella normativa, anche regolamentare, vigente in ciascun settore. Nellapplicazione della sanzione si tiene conto della gravit del comportamento e dellentit del pregiudizio, anche morale, arrecato al decoro o al prestigio dellAmministrazione. Nei casi pi gravi, o in caso di recidiva, pu anche essere applicata la sanzione del licenziamento senza preavviso, vale a dire del licenziamento per giusta causa.
Analizziamo in questo articolo il caso del dipendente pubblico che venga a trovarsi in conflitto di interessi rispetto ad atti e decisioni del proprio ufficio. Lart.6 del Codice stabilisce che il dipendente, allatto dellassegnazione dellufficio, informa per iscritto il dirigente dellufficio stesso di tutti i rapporti, diretti e indiretti, di collaborazione con soggetti privati, in qualunque modo retribuiti, che lo stesso abbia o abbia avuto negli ultimi 3 anni, precisando: a) se egli, il coniuge, i suoi parenti o affini entro il secondo grado o i suoi conviventi, abbiano ancora rapporti finanziari con il soggetto con cui ha avuto i predetti rapporti di collaborazione; b) se tali rapporti siano intercorsi o intercorrano con soggetti che abbiano interessi in attivit o decisioni inerenti allufficio, limitatamente alle pratiche a lui affidate. Il dipendente, inoltre, deve astenersi dal prendere decisioni o dallo svolgere attivit inerenti alle sue mansioni, in caso di conflitto di interessi con interessi personali o con interessi del coniuge, di conviventi, di parenti, di affini entro il secondo grado.
Il dipendente che non si astenga, in caso di recidiva rischia il licenziamento. Allo stesso modo, lart.7 del Codice obbliga il dipendente ad astenersi dal partecipare alladozione di decisioni, o ad attivit, che possano coinvolgere interessi propri, ovvero interessi: a) di suoi parenti, affini entro il secondo grado, del coniuge o di conviventi; b) di persone con le quali abbia rapporti di frequentazione abituale o altro rapporto preferenziale; c) di individui od organizzazioni con cui in prima persona, o il coniuge, abbia causa pendente o grave inimicizia o rapporti di credito o debito significativi; d) di individui od organizzazioni di cui sia tutore, curatore, procuratore o agente; e) di enti, associazioni anche non riconosciute, comitati, societ o stabilimenti di cui sia amministratore o gerente o dirigente. Il dipendente, infine, deve astenersi in ogni altro caso in cui esistano gravi ragioni di convenienza. Sulla richiesta di astensione decide il responsabile dellufficio di appartenenza.
La singola Amministrazione comunque libera di adottare un proprio Codice di Comportamento, il quale va ad affiancarsi a quello ora approvato dal Consiglio dei Ministri. A vigiliare sullapplicazione di entrambi i Codici dovranno essere i dirigenti responsabili di ciascuna struttura, le strutture di controllo interno, gli uffici etici e di disciplina ed infine lufficio procedimenti disciplinari.
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