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Francesca Lazzarato
on sono molti, tra le migliaia di turisti che ogni giorno invadono il centro di Barcellona, quelli che visitano il Centro di cultura contemporanea, nel cuore di un quartiere turbolento e multiculturale come il Raval. Eppure lenorme edificio settecentesco, cresciuto intorno a vasti cortili, meriterebbe di essere visto, e non solo per laudace restauro che ha innestato una facciata di vetro nero su un lato dellantico Pati de le Done, ma anche perch il Cccb ospita ogni anno una nutrita serie di attivit e manifestazioni di notevole interesse. Tra le tante iniziative in corso ce n soprattutto una che dovrebbe conquistarsi lattenzione di un pubblico internazionale, ovvero dellampia comunit di lettori che in tutto il mondo si accostano con crescente passione allopera di Roberto Bolao, nato nel 1953 a Santiago de Chile, scomparso nel 2003 e ormai riconosciuto come uno dei massimi autori latinoamericani contemporanei: la mostra Archivio Bolao. 1977-2003, dedicata ai venticinque anni trascorsi dallo scrittore in Catalogna, dove un lungo e solitario apprendistato gli ha consentito di approdare a una piena maturit di scrittura. Fino al trenta giugno (poi lesposizione si trasferir a New York) possibile affrontare un percorso affascinante attraverso la straordinaria quantit di carte accumulate da un grafomane che conservava tutto, dai ritagli di giornale ai pochi versi scritti sul tovagliolino di un bar. Allo stesso tempo, e per fortuna, la mostra esplora da vicino la vita quotidiana di Bolao, contribuendo a sfatare lassurda leggenda che gli si addensata intorno a opera dei suoi editori e critici americani - ne parla la studiosa americana Sarah Pollack in un saggio intitolato Latin America Translated (Again): Roberto Bolaos The Savage Detectives in the United States, pubblicato nel 2009 sulla rivista Comparative Literature - e che lo vorrebbe di volta in volta esule politico, tossicodipendente o disperato bohmien.
ROBERTO BOLAO SI AFFACCIA ALLA FINESTRA DELLA CASA DEL TALLERS; SOTTO, MAPPA RIFERITA AL ROMANZO IL TERZO REICH
Il Centro di cultura contemporanea di Barcellona dedica una grande mostra allo scrittore cileno che scelse la Catalogna per un solitario apprendistato. Grafomane, lasciava versi sui tovaglioli, ritagliava notizie, si appassionava ai giochi da tavolo
stra le prime tracce di uno stile inimitabile. Dentro del caleidoscopio.1980-1984, la seconda sezione, contribuisce a stabilire una sorta di cronologia creativa, prendendo in esame gli anni di scrittura incessante vissuti a Gerona e testimoniati dai romanzi Diorama e El Espritu de la Ciencia Ficcin (dedicato a Philip Dick, racconta in tre quaderni manoscritti la storia di un giornalista e di uno scrittore impegnati in una bizzarra indagine), entrambi del 1984 e mai pubblicati, nonch da numerosi racconti. La terza sezione (El visitante del futuro, 1985-2003) riguarda gli anni di Blanes, dove Bolao si trasfer per lavorare nel negozio di souvenir della madre e dove nacquero non solo i suoi figli Lautaro e Alexandra, ma anche le sue opere pi importanti, a cominciare da I detective selvaggi e Stella distante (uscito in questi giorni presso Adelphi nella nuova traduzione di Ilide Carmignani, ma gi apparso nel 1999 per le edizioni Sellerio a cura di Angelo Morino, il primo a far conoscere Bolao in Italia), romanzo breve praticamente perfetto, ambientato in una desolata cittadina balneare identica a Blanes.
ossessivo, carico di rimandi alle vastissime letture di Bolao e al suo interesse per la letteratura di genere, per il fumetto, per la musica e il cinema, e soprattutto testimonianza di una cucina letteraria dove niente cessa di esistere e tutto viene rielaborato fino a raggiungere la sua forma definitiva: una frase scritta in un quaderno degli anni ottanta affiora dieci anni dopo nel romanzo La pista di ghiaccio, il magmatico e inconcluso I dispiaceri del vero poliziotto getta le basi di unopera capitale come 2666, le prime allusioni ad Arcimboldi appaiono in un raccontino degli inizi
Un lettore prismatico
soprattutto questultima parte della mostra a svelare il metodo di lavoro dello scrittore attraverso esempi dettagliati: attorno un embrione minimo come unimmagine colta chiss dove o la notizia ritagliata da un giornale, crescono una serie di appunti e di elenchi destinati a confluire nello schema di un romanzo a volte corredato da disegni e mappe come quella che accompagna Il Terzo Reich - e quindi a espandersi in un testo manoscritto, poi battuto a macchina o al computer e rivisto allinfinito. Un procedimento minuzioso, quasi
er questuomo fabulatore e geniale la vita era molto pi monotona, prevedibile e a volte noiosa di quel che lui stesso avrebbe ammesso davanti allo specchio . Cos scrive Monica Maristain nellintroduzione a El hijo de Mster Playa. Una semblanza de Roberto Bolao, pubblicato di recente in Messico (Editorial Almada, pag. 356): una nutrita serie di testimonianze sulla vita dellautore cileno, che compongono un suo convincente ritratto intimo. Giornalista argentina trapiantata in Messico, legata a Bolao da una lunga amicizia epistolare e nota per aver raccolto lultima intervista da lui concessa prima di morire (la si pu leggere nel volume Lultima conversazione, Sur, 2012), la Maristain ha interrogato poeti, scrittori, editori e critici che lo conobbero da vicino, come Carmen Boullosa, Bruno Montan, Rodrigo Fresn, Jorge Volpi, Ricardo Piglia, Ignacio Echevarra, Diana Bellessi, Jorge Herralde, ma anche il padre Len Bolao ( lui, un tempo camionista e pugile, il Mister Spiag-
gia del titolo) e Carmen Prez de Vega, ultima compagna dello scrittore. Un lavoro durato tre anni, che, pur non essendo una biografia vera e propria ma una sorta di puzzle seducente e rivelatore, risulta indubbiamente prezioso non solo per la esauriente ricostruzione degli anni messicani in cui Bolao fond la corrente poetica infrarealista, della quale ritroviamo le tracce in tanta parte della sua opera in prosa, ma anche perch contribuisce a disegnare la figura delluomo, oltre che dello scrittore, contraddicendo in buona parte il mito che lo accompagna e presentandolo piuttosto come un eroe confuso (la definizione del critico cileno Alvaro Bisama) o, come racconta Maristain, come un rockero, divertente, provocatore, erudito, abitudinario e affettuoso, che diceva senza esitazioni quello che pensava. Un prodigioso e intelligentissimo bastian contrario incapace di ipocrisia, insomma, un outsider totale adorato dagli amici e pronto a spiazzare e irritare il mundillo letterario spagnolo e latinoamericano, cui si sent sempre profondamente estraneo.