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In quella dimensione sottile e impalpabile che precede il sonno, comincia questa Ricerca Proustiana, una ricerca che, prima

di ogni altra cosa, evoca il luogo cardine dell'infanzia e dell'adolescenza, Cambray. Essendo un vero e proprio viaggio spirituale, che vuole riallacciare i fili dell'esistenza e delle vite degli attori su questo palco che la vita stessa dell'autore, la prima scenografia un melang di esterni ed interni: in rapida successione, egli passa etereamente attraverso le petit salon, la salle manger, l'amorce de l'alle obscure, che introduce subito dopo in scena uno degli attori principali, l'ombra scura di M. Swann, descritto come l'auteur inconscient de mes tristesses, le vestibule o je m'acheminais vers la premire marche de l'escalier, si cruel monter, qui constituait lui seul le tronc fort troit de cette pyramide irrgulire [...] Ma questo mondo, questi ricordi, sono perlopi scuri, nebulosi, dai contorni vaghi, quasi cancellati e non la volont che li tira fuori dal buio anzi, il solo tentare uno sforzo inutile. Il passato passato. Ricollegandosi al proprio dramma personale dell'infanzia riguardo all'andare a letto alla sera, egli afferma che quella Cambray non esisteva pi, forse era morta per sempre. Ma arriva infine il giorno in cui la madre gli propone di bere una tazza di t accompagnata da una madeleine. E sono proprio il senso del gusto e quello dell'olfatto a risvegliare una sensazione dolcissima, ineffabile, che per l'io narrante non riesce a ricondurre ad alcun ricordo in particolare, come se fossero a loro volta impalpabili come il passato. Cercarne il punto di origine il tema della parte centrale del brano. Il ricordo sembra provenire da una cavit sconosciuta, da un'enorme distanza; si fa largo con fatica, ma infine sgorga quando viene ricordato un altro aneddoto della casa di Combray e un'altra madeleine che gli veniva offerta, secondo il medesimo rituale della madre, dalla zia Leonie. Come se fosse stato premuto un interruttore, la memoria si riattiva e, assieme a lei, tornano altri scenari, evocati dal fumo profumato del th al tiglio. Il cercare di ricostruire il passato attraverso la memoria volontaria, quella che risponde alle leggi della razionalit e della logica, inutile, quindi, perch la memoria del passato pu riaffiorare unicamente grazie alle sensazioni, non ai procedimenti logici. Da qui, con una serie di associazioni che sembrano casuali, si pu ritornare a un tempo che si era ormai dimenticato e quindi perduto. Le memorie cos riemerse in modo del tutto involontario portano con s sensazioni positive o negative e hanno quindi la capacit di influenzare grandemente il presente in cui vengono risvegliate. La distinzione proustiana tra memoria volontaria e memoria involontaria appartiene al clima culturale di primo Novecento, nel quale si era da poco diffuso il nuovo sapere della psicoanalisi freudiana. Lo stesso Freud, nelle sue opere pubblicate proprio in quegli anni, dimostra che una gran parte dei ricordi restano immagazzinati nella nostra memoria senza uscirne pi, a meno che qualcosa (sogni, associazioni d'idee, battute spiritose, immagini, sensazioni) non li ridesti, ma sempre in modo casuale e imprevisto. Non c' un percorso logico e puntuale da seguire per risvegliarli. Accanto a Freud, Proust conobbe le teorie del filosofo francese Henri Bergson, che a propria volta sottolineava la natura del tutto soggettiva della conoscenza: essa si svolge nel tempo ed affidata alla memoria.

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