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Sarajevo, arte in lutto: chiude la galleria di culto

Continua la decimazione delle eccellenze culturali bosniache. Marted stato il turno di Ceka Charlama: un luogo leggendario per gli appassionati. Un drappello di artisti di vario genere stazionava marted davanti al Centro sportivo e culturale di Skenderija, esibendo facce attonite e impietrite. Non volevano crederci. Si, la chiusura della loro galleria di riferimento a Sarajevo, Ceka Charlama, era ormai una certezza, ma gli artisti non avevano realizzato quanto fosse imminente la fine della mitica galleria darte di culto, in Bosnia, per artisti e appassionati darte indipendente. Anche la manifestazione organizzata luned, a cui hanno partecipato un centinaio di artisti e cittadini bosniaci, non riuscita a convincere Hajriz Becirovic, direttore del Centro culturale e sportivo che ospitava la galleria. stato proprio lui a prendere la triste decisione, anche se, a detta del direttore di Ceka Charlama, Jusuf Hadzifejzovic, e dei suoi artisti, in modo molto controverso e poco trasparente. Il diktat stato emesso soltanto il 28 novembre, con una lettera indirizzata a Hadzifejzovic che sorvolava completamente sui motivi alla base dello sfratto, precisando per che entro il 3 dicembre la galleria andava chiusa e le opere al suo interno trasferite in un altro magazzino. Il giorno dopo, Bevirovic ha giustificato lavviso di sfratto puntando il dito contro alcuni debiti contratti dalla galleria con il Centro, che, a parer suo, non sarebbero mai stati saldati. Ma Hadzifejzovic, sostenuto da tutti i suoi artisti, ha espressamente negato qualsiasi debito, rifiutandosi di chiudere la galleria e sperando in un appoggio politico. Il comune di Sarajevo, purtroppo, ha completamente voltato le spalle a Ceka Charlama e soltanto il ministro della Cultura del Cantone di Sarajevo, Ivica Saric, gli stato vicino, non riuscendo per ad aiutarlo concretamente finora. Del resto, la diffidenza della politica bosniaca nei confronti di istituti del genere nota: nel Paese, come si sa, stanno crollando tutte le principali perle artistiche e culturali. Abbandonato dalla politica e offeso dal direttore del Centro, ad Hadzifejzovic non rimaneva altro che organizzare una protesta collettiva dinanzi alledificio per attirare qualche adesione. Ma

anche questa mossa fallita. Ora, secondo il direttore della galleria darte, rimane solo loblio. Ecco qui, la distruzione totale della cultura in Bosnia-Erzegovina completata - si sfoga, desolato, il direttore di Ceka Charlama - ora si vuole sostituire uno dei pi importanti saloni darte a Sarajevo, dove galleristi, curatori e artisti da tutto il mondo potevano scoprire la nostra meravigliosa, e sconosciuta, realt, con una specie di pub che ospiter musica dal vivo dal dubbio gusto. Sono queste, infatti, le indiscrezioni, confermate da alcuni dipendenti del Centro culturale e sportivo, che circolano sulla vicenda. Non ci sarebbe, quindi, alcun fantomatico debito da saldare: soltanto il profitto e il guadagno che ormai affascinano di pi rispetto a tele e sculture. Secondo il sito internet Balkan Insight, Ceka Charlama stata una delle pi attive e importanti gallerie darte indipendenti di tutta la Bosnia. qui che sono nati progetti, ormai storici, come Subdokumenta ed Emporio Dangularium, che hanno lanciato artisti ora noti in tutti il mondo come Vlado Martek, Dimitri Prigov, Neso Paripovic, Milija Pavicevic, Raso Todosijevic, Sasa Bukvic, Maja Bajevic, Alma Suljevic, Damir Niksic e molti altri. Questa icona dellarte underground bosniaca ha anche accolto centinaia di studenti provenienti dalle pi prestigiose accademie darte europee, come quelle di Vienna, Stoccolma e Berlino.

Macedonia e Bulgaria, prove di distensione in corso


Il percorso per superare le dispute tra Skopje e Sofia soltanto agli inizi, ma la risposta positiva data dal ministro degli Esteri Poposki fa ben sperare. La Macedonia apprezza il sostegno fornito dalla Bulgaria dalla dichiarazione dindipendenza. quanto affermato dal ministro degli Esteri macedone, Nikola Poposki, in una lettera indirizzata allomologo bulgaro, Nikolaj Mladenov. Il messaggio di Poposki una risposta alla lettera di Mladenov della settimana scorsa in cui il capo della diplomazia bulgara ha proposto tre misure per migliorare le relazioni bilaterali e garantire lappoggio di Sofia nel percorso dintegrazione comunitario di Skopje. Lobiettivo della Macedonia costruire un futuro comune nelle strutture europee ed euro-

atlantiche con la Bulgaria, che garantir il benessere, la prosperit e la pace per le due nazioni confinanti, si legge nella lettera riportata dal quotidiano macedone Dnevnik. Secondo Poposki, le proposte di Mladenov gettano una solida base per un quadro di attivit che potrebbero rafforzare le relazioni tra i due paesi". Il ministro macedone Poposki ha aggiunto di condividere lopinione bulgara sul fatto che i frequenti contatti tra i due Paesi si stanno trasformando in un dialogo sostanziale e concreto sulla base dei principi e valori europei. Il dialogo contribuir senza dubbio a garantire che i due paesi si rapportino l'un l'altro senza pregiudizi ma da veri e sinceri amici". Il capo della diplomazia macedone ha accolto positivamente la proposta relativa a un accordo di relazioni di buon vicinato e di cooperazione. Su questo tema, si potrebbe lavorare sin da subito per creare un gruppo di lavoro congiunto. Vorrei che i rappresentanti bulgari e macedoni si riuniscano al pi presto, ha proseguito Poposki. Il ministro ha ribadito limpegno a portare avanti relazioni di buon vicinato e costruire legami di cooperazione con la Bulgaria sulla base del comune futuro europeo, ma anche nel rispetto dei principi, dei valori europei e su tutti gli altri temi ritenuti sensibili. Riusciremo a superare tutte le questioni ancora aperte e le nostre differenze con il rispetto reciproco e la fiducia, tenendo sempre in considerazione i valori europei, i principi democratici e i diritti umani, si legge nella lettera. La scorsa settimana il ministro degli Esteri bulgaro Mladenov ha inviato una lettera a Poposki proponendo tre misure per normalizzare le relazioni bilaterali come condizioni per il sostegno della Bulgaria allintegrazione europea della Macedonia. La prima condizione la firma di un accordo per instaurare rapporti di buon vicinato e cooperazione, secondo i pi elevati standard europei e in rispetto della dichiarazione firmata da entrambi i paesi nel 1999. Il secondo passo sarebbe la costruzione delle infrastrutture necessarie per una cooperazione rafforzata, nonch la costituzione di gruppi di lavoro congiunti per il progresso delle relazioni nei settori ritenuti prioritari. La terza condizione proposta da Sofia una struttura definita Consiglio di alto livello attraverso cui tenere incontri intergovernativi a cadenza annuale.

Montenegro, si insediato nuovo il governo di Djukanovic

Dopo il voto parlamentare che ha confermato la nuova compagine dellesecutivo, allinsegna della continuit, il primo ministro ha giurato mercoled dinanzi al presidente. Si tenuta ieri pomeriggio la seduta costitutiva del nuovo governo montenegrino dopo il via libera, marted sera, da parte del Parlamento di Podgorica. Il nuovo premier, Milo Djukanovic, ha dichiarato in conferenza stampa di "contare su un mandato di quattro anni" e di non pensare "a mandati pi brevi oppure a trasferimenti irresponsabili verso altre posizioni nelle strutture statali in Montenegro", smentendo in questo modo le voci su una sua possibile ambizione alla carica del presidente. Djukanovic ha inoltre detto che "lo stato di diritto e la lotta alla criminalit organizzata saranno al centro dell'attenzione del nuovo governo". Le sfide che si pongono davanti al paese richiedono, secondo Djukanovic, "riforme radicali, inclusi cambiamenti nel personale a tutti i livelli". Parlamento montenegrino ha dato ieri sera il s al nuovo governo di Djukanovic. A favore del nuovo governo, che sar composto da quattro vicepresidenti e 14 ministri, hanno votato 44 deputati, mentre 26 si sono espressi in maniera contraria e uno si astenuto. I vicepresidenti dell'esecutivo sono i ministri degli Esteri, della Giustizia, della Societ informatica e dello Sviluppo regionale, rispettivamente Igor Luksic, Dusko Markovic, Vujica Lazovic e Rafet Husovic. Il ministro dellInterno sar Rasko Konjevic, mentre le Finanze andranno a Radoje Zugic. Il ministro dell'Economia sar Vladimir Kavaric, il ministro del Lavoro Predrag Boskovic e il ministro delle Minoranze Suad Numanovic. Branimir Gvozdenovic il nuovo ministro del Turismo e dello sviluppo sostenibile, Petar Ivanovic sar il ministro dell'Agricoltura, Milica Pejanovic-Djurisic continuer il proprio mandato al dicastero della Difesa, Ivan Brajovic sar il ministro dei Trasporti, Branislav Micunovic il ministro della Cultura e Sanja Vlahovic delle Scienze. Slavoljub Stijepanovic il ministro dell'Educazione, Miodrag Radunovic della Sanit, mentre Marija Vucinovic ministro senza portafoglio. Djukanovic ha detto ieri, nel presentare il programma del governo, che l'esecutivo annuller i contratti di privatizzazione ritenuti svantaggiosi. Il nuovo premier ha precisato che il governo "riesaminer tutti gli accordi di privatizzazione e controller le responsabilit dei partner nei

confronti degli impegni assunti". Djukanovic ha inoltre annunciato una riduzione temporanea degli stipendi e l'annullamento dei bonus previsti per i dipendenti statali. Per il premier, il Paese sta attraversando "un periodo di crisi" e deve pertanto "sensibilizzarsi verso problemi sociali, con un livello di solidariet sociale pi alto". Djukanovic insister inoltre "sulla vendita delle auto blu, e sulla riduzione degli indennizzi per i viaggi di lavoro". Le varie authority, definite da Djukanovic come "una selva", dovranno "condividere il peso della crisi". Oltre a posticipare di un giorno l'inizio dell'assemblea parlamentare incentrata sulla fiducia, a causa della mancata formazione del governo locale di Niksic, l'opposizione ha criticato le scelte del nuovo premier nella composizione dell'esecutivo, e qualche appunto al riguardo arrivato anche dalla stampa. Djukanovic, secondo il sito internet "Analitka", pi che formare un nuovo governo "ha rimpastato quello precedente". Secondo il leader di Montenegro positivo, Darko Pajovic, "nel nuovo governo non si vede nessun cambio" in quanto "si tratta di un governo di continuit con quello precedente, il cui lavoro non ha dato alcun risultato. Il quadro dei ministri fa parte dei problemi emersi nell'ultimo periodo". Il presidente del Partito socialista popolare (Snp), Srdjan Milic, il cui schieramento non ha nemmeno partecipato all'assemblea parlamentare, ha detto che quanto annunciato, dal punto di vista del programma, da Djukanovic, permeato da pessimismo". Secondo quanto si legge nell'articolo di "Analitika", Djukanovic "non ha creato scosse nel quadro dei ministri ma ha mischiato le carte della consulta (del suo predecessore) Igor Luksic". Tale politica, si legge, "ci dice che Djukanovic si rivolto esclusivamente a risorse dei partiti alleati e che ha creato attorno a se una cerchia di persone a lui leali ai quali, comunque, non dar troppa autonomia". L'articolo sottolinea che quattro componenti del nuovo governo sono neo-ministri (Rasko Konjevic, Radoje Zugic, Marija Vucinovic e Petar Ivanovic), due ministri hanno fatto parte di governi precedenti a quello guidato da Luksic (Branimir Gvozdenovic e Predrag Boskovic), mentre gli altri gi figuravano all'interno del governo uscente. Nel governo di Djukanovic, inoltre, "non esiste nemmeno un nome apartitico, nessun esperto indipendente e nessun professore universitario, se non quelli schierati politicamente". L'articolo evidenzia inoltre la prudenza di Djukanovic, il quale "in vista delle sfide che comporter

l'avvicinamento all'Unione europea, ha optato per una squadra gi verificata (...) decisione che mette in evidenza sia la volont di giocare sul sicuro che il timore di Djukanovic davanti a cambiamenti". Inoltre, la scelta di includere il premier uscente, Igor Luksic, nel nuovo governo smentisce, secondo l'articolo, "voci che hanno definito Luksic ribelle e in opposizione a Djukanovic". In risposta agli appunti sollevati dall'opposizione, Djukanovic ha detto oggi di essere d'accordo sulla constatazione che la sua settima nomina a premier "appare inusitata nelle democrazie europee" e di capire i dubbi sui ministri nominati per la seconda volta, ma ha negato le voci secondo cui "si tratta di una conseguenza della paura oppure della mancata fiducia nei miei collaboratori".

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