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VENERD 7 GENNAIO 2005

LA REPUBBLICA 39

DIARIO
DI DI

LUOMO DAVANTI ALLA ROTTURA EPOCALE


Gli eventi catastrofici come lo tsunami rimettono in discussione certezze e scatenano paure Dalle attese millenaristiche ai violenti cataclismi sul pianeta Cos reagiamo davanti al pericolo
Ulpiano Checa y Sanz: Il cavaliere dellApocalisse

ual lapocalisse, la rivelazione, levento che porta alla luce la verit nascosta dei nostri tempi, leskaton in cui sono destinate a concludere la loro esistenza tutte le cose? La discarica. Certo, pi ancora che la discarica controllata, dove i residui del nostro vivere si accumulano disordinatamente, ma in ben ordinati lotti geometrici, per venire periodicamente ricoperti mano a mano che avanza la coltivazione dellimpianto, questo si addice ai mille e mille depositi di rifiuti del Terzo mondo: dove la raccolta differenziata, cio il recupero del molto ancora utilizzabile che c nelle cose che scartiamo, avviene a posteriori, frugando a mani nude o mandando a frugare i bambini - nei cumuli di rifiuti che vengono scaricati senza sosta in scenari resi infernali dai continui processi di autocombustione. Le famose Smoky Mountains di Manila ne costituiscono forse lesempio pi celebre. E perch mai la discarica apocalisse, cio rivelazione? Perch, come il suo fratello, linceneritore, esibisce in un solo colpo docchio la sostanza delle nostre vite quotidiane: lincessante spreco di risorse sottratte alla Terra per trasformarle, nel pi breve tempo possibile, in rifiuti carichi di inquinanti e destinati a trasformare in deserto lambiente in cui viviamo. Ma anche perch la catastrofe - lapocalisse intesa in senso tradizionale - ha leffetto di raggiungere in pochi istanti quello stesso risultato che il nostro stile di vita realizza nel corso del tempo. Lo comprova il panorama lasciato dietro di s dal maremoto che ha colpito le coste dellOceano Indiano. Ora quei territori assomigliano infatti a una immane discarica di rifiuti indifferenziati: dove tutti gli oggetti - mobili, suppellettili, ciabatte, giocattoli, attrezzature, automobili, barche, vagoni e traversine - che riempiono la vita quotidiana di ricchi e poveri, stranieri e locali, giacciono accatastati o dispersi a caso, l dove londa, ritirandosi, li ha depositati; insieme a fango, ramaglie, carogne di animali, macerie; a pozze di gasolio, di lubrificanti, di scarichi fognari fuoriusciti da tubature scoppiate. Ma anche a migliaia e migliaia di corpi - gonfi, dai visi tumefatti e dai tessuti in decomposizione - di uomini, donne e bambini di cui non si riesce pi a riconoscere n il volto n la stirpe: se quella del turista internazionale o quella del suo servitore locale. Il maremoto del Sudest asiatico, come tutte le catastrofi, ha avuto leffetto vistoso di far coincidere, e ridurre a un singolo istante, i cicli di vita di miliardi di oggetti, sia usciti nuovi fiammanti da una fabbrica o da un grande magazzino, sia frutto di una sapienza manua-

APOCALISSE
Dove precipita il nostro mondo
GUIDO VIALE
le millenaria. Prima o poi, erano tutti destinati a trasformarsi in rifiuti; ma limpeto del maremoto li ha sventagliati tutti insieme davanti agli occhi elettronici delle videocamere e sulla retina dei nostri teleschermi, in un quadro che ci restituisce in un colpo docchio la sostanza materiale delle vite quotidiane dellintero pianeta. Daltronde, i resti lasciati dal maremoto non si differenziano gran che, se non per dimensioni, dal panorama creato dal passaggio di un uragano non solo pi nei paesi tropicali; sempre pi spesso, anche lungo le coste del paese pi ricco e potente del mondo o da un bombardamento a tappeto di una citt dove si intende instaurare a forza la democrazia. Sono tutti fenomeni recentemente accomunati sotto letichetta di catastrofe umanitaria: prendendo a prestito dallinfame ossimoro guerra umanitaria un aggettivo che, non si sa perch, fa ormai coincidere lessenza pi autentica del genere umano che cosaltro mai lumanit? - con lentit di una strage. Tuttavia, che cosa ci sia di umanitario in una catastrofe un quesito lessicale che attende ancora una risposta. Anche per i miseri resti degli esseri umani periti nel disastro, la discarica creata in pochi istanti dal maremoto di tipo tradizionale: priva persino di quella forma primigenia di raccolta differenziata che forse sta alle origini stessa della civilt e della cultura: la separazione - dagli oggetti di cui ci disfiamo perch non ci servono pi dei corpi dei defunti: per riciclarli, attraverso un rito funebre, nella vita dellaldil. La maggioranza dei cadaveri delle persone sterminate dal maremoto viene infatti recuperata dopo, semisepolta sotto cumuli di rifiuti; e quelli che non possono essere recuperati, vengono cremati in grandi pire insieme al resto del materiale trascinato dalle pale meccaniche; oppure sotterrati con quello in enormi tumuli sotto i cingoli dei bulldozer. Una necessit destinata a trasformare quelle spiagge, gi paragonate al paradiso, in plaghe di revenants; e i balli dei turisti sopra di esse in una riedizione delle medioevali danze della Morte. Oggi, in quelle plaghe desolate, il rischio maggiore sono le epidemie. Ma nel lungo periodo il pericolo proviene, in forma anche pi intensa, dagli oggetti inanimati sparpagliati dalle onde. Perch quella morte di massa inferta dalla natura non ha messo capo a una natura morta. La Terra pur sempre un pianeta vivo, dove le precipitazioni, i venti, lo scorrere dei fiumi, le onde, la ricomparsa della vegetazione e lincessante

MASSIMO CACCIARI

APOCALISSE significa rivelazione. Cade il velo sotto cui la verit si celava. Anzi, cade la benda che portavamo sugli occhi e finalmente scopriamo il senso della nostra storia, il destino del nostro esserci. Credevamo di sentire e vedere ed eravamo ciechi e sordi. Ora irrompe la vera Luce che veramente disvela le cose nascoste fin dalle origini del mondo. Quale gioia ci dovrebbe donarci! Dovremmo sperare, se cos fosse, il tempo apocalittico con tutte le nostre forze e divorare nella speranza dell'attesa il tempo che resta. E invece ne abbiamo solo terrore. Apocalisse diventata sinonimo di sciagura e disastro. Da disegno provvidenziale a caso orrendo che ci abbatte e basta. Le nostre apocalissi non mandano alcuna luce, se non quella che, per qualche istante, ci fa mettere in dubbio della nostra forza e delle nostre potenze. Ma questa stessa cos radicale trasformazione del significato del termine disvelatrice, "apocalittica" ; essa ci rivela che noi ormai sappiamo affrontare la vita soltanto come se potesse continuare nelle forme attuali senza incontrare catastrofi, come se potessimo continuare a gestirla cos come stiamo facendo senza dovere mai affronatare mutamenti di stato. Non solo ciechi e sordi, dunque, ma anche ostinati cultori delle pi vane illusioni.

APOCALISSE

attivit di uomini e animali sono stati per miliardi, milioni e migliaia di anni garanzia e strumenti di ricostituzione degli equilibri ecologici: sia quelli antecedenti ai disastri; sia quelli nuovi, instaurati proprio dai disastri. Tutto ci, tuttavia, era vero prima della rivoluzione industriale, prima della produzione di massa e, soprattutto, prima della comparsa nel mondo dei materiali sintetici; per i quali levoluzione naturale non ha avuto il tempo di elaborare forme di vita capaci di demolirne le molecole e di reintegrarli in un nuovo ciclo naturale. Per di pi, molti di quei materiali e di quelle sostanze sono veleni, sia per luomo che per lambiente: cio per gli altri esseri viventi. Oggi quei materiali e quei veleni sono presenti, in modo caotico, tanto nei milioni di oggetti dispersi dallonda lungo la fascia costiera dellOceano, e ridotti a rifiuto in un solo istante, quanto nelle migliaia di miliardi di prodotti che popolano il pianeta e destinati a raggiungere un po per volta, ciascuno a modo suo, il proprio aldil, fuori o dentro una discarica controllata o alla gheenna di un inceneritore. Domani la natura, in modo lento o rapido, li diluir poco a poco allinterno di ecosistemi che filtrano e risanano: ma la catena alimentare torna spesso a concentrare i veleni in particolari organismi (la diossina nel latte delle mucche, il mercurio nei pesci, ecc.) e, alla fine, nel corpo degli uomini che se ne nutrono. Nessuna scienza umana, nessuna tecnologia moderna meno che mai in paesi dove mancato persino un elementare sistema di allarme costituito da sirene e telefoni portatili in grado di individuare, bloccare e recuperare, prima che si spargano dappertutto, quei veleni: materiali apparentemente innocui, fino a quando capiamo che non sappiamo pi come recuperarli, come vernici, colle, solventi, batterie, additivi, metalli pesanti, plastiche di tutti i tipi, fitofarmaci, pesticidi, Ogm, ecc. Ma anche mine antiuomo dissotterrate dallonda (Sri Lanka); scorie nucleari di centrali costruite in riva al mare (Madras); o probabili arsenali batteriologici accumulati tra ignare popolazioni di selvaggi (isole Andamane). Il vettore di questa peste planetaria la continua messa in circolazione di nuovi prodotti: non per dare a tutti il necessario per vivere bene; ma per imporre a una minoranza, molti o pochi che siano, laffanno di un numero crescente di oggetti superflui: vivendo, tra laltro, sempre di pi come i siti turistici dellOceano Indiano sono l a dimostrare a contatto diretto con altri esseri umani, la maggioranza, che non hanno niente. E che rischiano di avere sempre meno.

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LE TAPPE PRINCIPALI

IL DILUVIO La Bibbia percorsa da terribili catastrofi: il diluvio universale, la distruzione di Sodoma e Gomorra e le piaghe dEgitto. NellApocalisse Giovanni racconta il conflitto finale tra Bene e Male

POMPEI 79 D.C. Nelleruzione del Vesuvio Pompei ed Ercolano sono distrutte sotto una pioggia di cenere. Plinio il Giovane paragoner la nube sul vulcano a un enorme tronco, in alcuni punti chiara in altri pi scura

LANNO MILLE Nel medioevo si diffonde la credenza che il mondo debba finire con lanno mille. Gli storici romantici, primo fra tutti Jules Michelet (1833), parleranno di unepoca percorsa dal terrore dellapocalisse

COME RELIGIONE E FILOSOFIA HANNO INTERPRETATO GLI EVENTI CATASTROFICI

LA BATTAGLIA FINALE E IL CORSO DELLA STORIA


GIOVANNI FILORAMO
uando Nietzsche, in Umano troppo umano, denunciava lanacronismo della religione cristiana e di Cristo, un saggio che si rivolge a noi ... segnalandoci i segni della imminente fine del mondo ... verosimile che cose del genere vengano ancora credute?, non poteva certo prevedere le rinnovate fortune che lApocalisse, proprio con i suoi scenari catastrofici di fine del mondo, avrebbe continuato a conoscere. Anche se fino a Newton e a Bossuet, e cio fino a quando il paradigma della storia sacra riusc a orientare la storia profana, lApocalisse continu a fungere da chiave che rivelava, a partire dallinizio, il cammino del mondo verso una fine prestabilita, la messa in discussione di questo paradigma coincise con leclisse dellApocalisse. Criticata da Kant, metabolizzata dalla rilettura in chiave secolarizzata della storia umana cara alla filosofia della storia tedesca, da Lessing a Hegel al giovane Marx, la prospettiva che essa aveva veicolato pareva, alla fine dellOttocento, effettivamente superata dal disvelamento inarrestabile del mistero della natura promesso, col suo intrinseco ottimismo, dallevoluzionismo scientifico. Con le sue catastrofi, il Novecento ha riattivato lattesa della fine e, dunque, il ricorso agli scenari tipici della tradizione apocalittica giudeo-cristiana. Dopo Nietzsche, daltro canto, lavvento del nichilismo ha troncato il cordone ombelicale con la rivelazione della dimensione trascendente della storia, iscritta nel codice genetico dellapocalisse come disvelamento del piano provvidenziale di Dio. Conseguenza ancor pi significativa: i travagli della fine non preluderanno pi alla parusia del Signore, allavvento del regno millenario dei giusti e alla discesa della Gerusalemme celeste. Le catastrofi non saranno altro che catastrofi prive di senso. Lapocalittica un fenomeno che travalica i confini della tradizione giudaico-cristiana. Speculazioni mitiche e scenari catastrofici di fine del mondo, infatti, sono presenti anche in altre tradizioni religiose del mondo antico, dallIndia allIran, dallEgitto alla Grecia ai Germani. Ci che caratterizza la tradizione monoteistica, daltro canto, la sua peculiare concezione della storia, conseguenza della peculiare concezione della divinit: un unico Dio, un unico cosmo, di conseguenza, ununica fine dellunico mondo da Lui creato. Di qui lassolutezza delle sue proposte apocalittiche, che non conoscono la ciclicit delleterno ritorno di mondi molteplici continuamente rinnovati da catastrofi che non sono mai ultime e definitive. La visione dualistica tipica dellapocalittica giudeocristiana, inoltre, che vede il cosmo preda delle forze del male e la battaglia finale tra forze del bene e forze del male come unica via di scampo, non fa che rinvigorire questa assolutezza. La vicenda apocalittica non uno tra i tanti avvenimenti della nostra storia, ma levento non modificabile, non ripetibile, non evitabile, che la conclude. Si spiega, in questo modo,

I LIBRI
IMMANUEL KANT J.J.ROUSSEAU VOLTAIRE Sulla catastrofe, Bruno Mondadori 2004 GIORGIO BOATTI La terra trema. Messina 28 dicembre 1908, Mondadori 2004 ERNESTO DE MARTINO La fine del mondo, Einaudi 2002 MIKE P. DAVIS Geografie della paura, Feltrinelli 1999 HANS BLUMENBERG Tempo della vita e tempo del mondo, Il Mulino 1996 SALVATORE NATOLI Progresso e catastrofe. Dinamiche della modernit, Marinotti 1999 REN THOM Parabole e catastrofi, Il Saggiatore 1980 AUGUSTO PLACANICA Il filosofo e la catastrofe, Einaudi 1985 PIERO STEFANI Dies Irae, Immagini della fine, Il Mulino 2001 GIANFRANCO RAVASI Apocalisse, Piemme 2004 HANS URS VON BALTHASAR Apocalisse, Medusa 2004

GLI AUTORI
Massimo Cacciari preside della facolt di Filosofia dellUniversit San Raffaele di Milano. Il suo libro pi recente Della cosa ultima (Adelphi). Giovanni Filoramo insegna a Torino Storia del Cristianesimo. Che cos la religione(Einaudi) il suo ultimo libro. Andrea Tagliapietra insegna Storia della filosofia moderna e contemporanea allUniversit San Raffaele di Milano. Fra i suoi lavori La virt crudele (Einaudi 2003). Ha curato e introdotto LApocalisse di Giovanni (Feltrinelli 1992). Guido Viale, economista e sociologo, si occupa principalmente di questioni ambientali. Paul Virilio, filosofo e urbanista, autore di Citt panico (Raffaello Cortina). In Francia sta per uscire Laccident originel (Galile).

linteresse spasmodico per decifrare i segni della fine, una fine che avr luogo allimprovviso, quando meno ce laspettiamo, quando il sole splende allorizzonte e la natura si mostra in tutto il suo splendore, dal momento che come la folgore viene da oriente e brilla fino a occidente, cos sar la venuta del Figlio delluomo (Matteo 24, 27). Per questo occorre essere preparati, come insegnano le parabole matteane del fico, del servo fidato e prudente, delle dieci vergini, a una fine catastrofica (finch venne il diluvio e inghiott tutti) assimilata a quello che il modello di tutte le ca-

tastrofi: il diluvio, segno di morte e rinascita cosmica. Per secoli, il paradigma apocalittico non stato solo e tanto un sinonimo di catastrofe risolutiva, morte e risurrezione di epoche e civilt, quanto la possibilit di poter disporre di un linguaggio, fatto di segni alti e imprevisti, preposti ad avvertire lumanit circa le svolte, sempre traumatiche e decisive, del suo travagliato cammino: dalle invasioni di popoli barbari, che caratterizzano lo zodiaco apocalittico medievale, alle catastrofi naturali e cosmiche, che sembrano sempre pi contraddistinguere la nostra epoca.

Se il Novecento sembra rappresentato da apocalissi politiche, il nuovo secolo sembra annunciarsi sotto il segno di apocalissi cosmiche. Il posto della cometa di Halley, che nel 1910, col suo passaggio, riattiv in tutto il mondo il segnale del disastro apocalittico, sembra oggi sempre pi preso, sullo sfondo della crisi ecologica, dalle catastrofi naturali. Gli schermi del cinema e della televisione, specchi del nostro tempo, testimoniano della popolarit dei film catastrofisti: ecodisastri, biodisastri, disastri con meteoriti, con interi astri, invasioni di mostri e alieni ispirano lepica della distruzione globale che minaccia la fine della civilt, lestinzione della specie umana, la cancellazione del nostro pianeta. Certo, lapocalisse politica, col suo corteo di profeti di sventura, di anticristi, di forze del male, di Gog e Magog che verranno distrutti dal messia di turno, tenuta in vita dai fondamentalisti, non ha perso dimportanza. Ma il vaso di Pandora scoperto dalla crisi ecologica, con il suo corteo di disastri, ha contribuito a rinvigorire limportanza degli scenari di catastrofe cosmica. Se vero, come ricordava E. De Martino, che lapocalittica un sistema di segni relativo allo specifico rischio che corre una cultura in una situazione di crisi radicale; se altres vero, come hanno insegnato pensatori apocalittici quali Gioacchino da Fiore, che lApocalisse, ispirata o semplicemente immaginata, organizza il tempo, fornisce preziosi punti di riferimento e dota il futuro di un futuro, il ritorno dellattenzione sui segni cosmici della fine, in fondo inestricabilmente legati coi segni politici della fine creati dalla mano stessa delluomo, un avvertimento per cogliere apocalitticamente, ma anche laicamente, en tachei, presto, subito, il senso profondo contenuto nel messaggio del tempo apocalittico della fine: un tempo particolare, che pu rivelarsi

WALTER BENJAMIN

DA BENJAMIN A TAUBES E BLOCH: IL TEMA DELLE ROVINE

Langelo della storia ha il viso rivolto al passato. Dove a noi appare una catena di avvenimenti, egli vede una unica catastrofe, che ammassa macerie su macerie
Sul concetto di storia 1942

VIVONO IL RUOLO DI SUPERSTITI SONO I PENSATORI APOCALITTICI


ANDREA TAGLIAPIETRA
Apocalisse, scriveva Gilles Deleuze introducendo unedizione francese dellApocalypse di Lawrence, il libro di tutti coloro che si pensano come superstiti. Lattualit filosofica dellApocalisse non sta nel gioco delle corrispondenze storiche, nei meccanismi figurali che pur appartengono, da Ticonio a Gioacchino da Fiore e oltre, alla sua veneranda tradizione esegetica, n nel sentimento sovrastorico della fine del mondo, con lo spettacolare corollario di catastrofi naturali e culturali che esso trascina con s. Il grande macchinario dellApocalisse, suggeriva Deleuze, ispira ai moderni un modo di vivere e soprattutto di giudicare che li trasforma in ingranaggi di un immenso meccanismo giudiziario. In una lettera inedita indirizzata a Carl Schmitt, Jacob Taubes sembra concordare, in par-

ERNST JNGER

La fine del mondo non un problema E invece latmosfera da fine dei tempi, la paura della catastrofe cosmica a offrire spunti alla riflessione
Al muro del tempo 1958

te, con Deleuze: apocalittica significa comprendere che il tempo a termine, ovvero che esso va inteso come ci che non pu cambiare direzione sulla strada a senso unico che porta al Giudizio. Lallusione allEinbahnstrasse che salda, qui e ora, il tempo al giudizio, rimanda, inequivoca, a Walter Benjamin e alla celebre descrizione dellAngelus Novus, che trasfigura lacquerello di Klee in una barocca allegoria dellapocalisse moderna. Langelo della storia ha il viso rivolto al passato. Nel suo sguardo stupito la catena degli eventi trascorsi si muta in una sola catastrofe. Ma langelo non ha tempo per ridestare i morti e ricomporre linfranto. La tempesta del progresso lo spinge lontano, nel futuro cieco che gli sta alle spalle. Nello stupore dellangelo innanzi alla catastrofe Taubes pu cogliere il riflesso nichilistico della ca-

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LISBONA 1755 Un violento terremoto rade al suolo Lisbona. E la prima grande catastrofe dellEuropa moderna. Muoiono 10-15 mila persone. Voltaire scrive un Poema sul disastro di Lisbona (1756)

MESSINA 1908 Il 28 dicembre un terremoto distrugge Messina e Reggio Calabria, centinaia sono travolti dalle onde. Le stime parlano di 120 mila morti, ma ancora oggi non si conosce la cifra esatta

GLI ULTIMI ANNI Nel solo 2004 quattro uragani hanno colpito la Florida, con distruzioni per miliardi di dollari. Sono oltre 145 mila le vittime finora accertate dellultimo maremoto che ha sconvolto lAsia

PARLA PAUL VIRILIO/ LE MODERNE CATASTROFI

IL NOVECENTO SOTTO IL VULCANO


FABIO GAMBARO
apocalisse indica la fine dei tempi e del mondo. E unidea che per a me non interessa, perch la fine del mondo senza avvenire. Se il tempo e il mondo finiscono, sparisce infatti anche il pensiero. Risponde cos Paul Virilio a chi lo accusa di essere il pi apocalittico dei pensatori francesi contemporanei, una specie di fastidiosa Cassandra che non si stanca di mettere in guardia contro i rischi che minacciano il pianeta. DellApocalisse minteressa solo il significato della parola, che vuol dire rivelazione, un concetto che oggi fondamentale, spiega il filosofo e urbanista francese, che due anni fa, presso la Fondation Cartier pour lArt Contemporain di Parigi, ha curato una mostra dedicata al tema della catastrofe. Dopo lepoca delle rivoluzioni, dal XVIII al XX secolo, siamo infatti entrati nellepoca delle rivelazioni. Dove le grandi catastrofi - quelle naturali come lo tsunami dellOceano Indiano, ma anche quelle artificiali, dovute al progresso tecnologico o al terrorismo, da Chernobyl alle Twins Towers - sono rivelatrici della situazione insostenibile del mondo contemporaneo. Come ha detto Aristotele, laccidente rivela la sostanza. La frequenza delle catastrofi, oltretutto, sembra aumentare... Il riarmo, la deriva delle tecnoscienze, il degrado del pianeta generano di continuo nuovi rischi. La catastrofe e lincidente integrale (ad esempio, il black out che paralizza un paese con conseguenze a catena) fanno ormai parte del nostro orizzonte dattesa. Nel medioevo si viveva aspettando lapocalisse, oggi viviamo nellattesa della catastrofe. Solo che luomo medievale aveva la speranza della vita eterna post mortem, mentre nella societ contemporanea, secolarizzata e materialista, si persa ogni illusione di trascendenza. Per luomo contemporaneo, dopo la catastrofe c solo il nulla. Lapocalisse aveva una dimensione sovrannaturale che evidentemente non pi presente nelli-

DIFFERENZE

Nel medioevo si viveva aspettando lapocalisse, oggi viviamo nellattesa della catastrofe

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dea di catastrofe, dove la natura che si manifesta in tutta la sua materialit. A volte per contano anche gli uomini che silludono di poter dominare la natura... Sono anni che denuncio lirresponsabilit della scienza, che si resa autonoma dalla religione, dalla filosofia e qualche volta persino dalla politica. Le tecnoscienze inseguono un progresso infinito, senza preoccuparsi dei rischi. Purtroppo, ogni passo in avanti della scienza crea nuovi incidenti potenziali. E sempre stato cos. Inventando la nave, luomo ha inventato il naufragio, con le macchine sono nati gli incidenti stradali, ecc. Einstein ci aveva messo in guardia contro la bomba atomica, la bomba dellinformazione e la bomba demografica. Oggi, oc-

DRAGHI
Al centro, la Apocalisse di Abrecht Drer Sopra LApocalisse di Giorgio De Chirico. Sotto miniatura dallApocalisse del Beato di Liebana e nellaltra pagina da Ildegarda di Bingen Queste due immagini sono tratte dal volume Lapocalisse di Hans Urs von Balthazar

GUIDO CERONETTI

Dai cultori del messianismo agli amanti dellutopia Quando il progresso finisce nella tempesta
stro che rovina tutto lasciando tutto immutato, annunciati da Jacques Derrida e da Maurice Blanchot. Lo stupore gi attesa, gi cura, gi debole forza messianica. Lo stupore la tonalit pi propria, emotiva e insieme conoscitiva, dellapocalittico. Quel balenare fulmineo nel presente del passato non risarcito che congiunge il biblico vieni e vedi del Veggente di Patmos alla benjaminiana porticina dellattimo che, come locchio stupito, rimane sempre spalancata sulla venuta del Messia. Ma lo stupore anche quella pensosa perplessit, tuttaltro che rassegnata, che distingue il messianismo apocalittico di Benjamin dalla baldanzosa fiducia nello spirito dellutopia di Ernst Bloch, per cui, ai margini bruni della catastrofe, sorge sempre il luogo del novum, dove la speranza potr costruire nellazzurro.

Non si vive in attesa di una catastrofe, la catastrofe vivente dentro lumanit contemporanea come una divinit terribile nel suo santuario di elezione
La pazienza dellarrostito 1983-1987

ELIAS CANETTI

ducit della natura, che rimarrebbe irredenta qualora fosse senza speranza nel Giudizio. Tuttavia lo stupore non inerzia, n frustrazione di un giudizio che non giunge in tempo o per cui non c pi tempo. Non neppure il musicale glissando di quellapocalisse senza giudizio, o di quel disa-

Lumanit intera era perita Lunico uomo rimasto era lui. Egli riflett su quale catastrofe avesse potuto provocare la fine dellumanit
Potere e sopravvivenza 1972

correrebbe aggiungere la bomba genetica. In molti laboratori si lavora alla clonazione e si prepara libridazione dellumano. Temo che, prima o poi, saremo costretti confrontarci con gli incidenti della clonazione e con le catastrofi genetiche. Se la catastrofe fa parte del nostro orizzonte dattesa, non si tratta pi di un evento imprevedibile. Come cambia il nostro modo di pensarla? Lattesa della catastrofe produce una catastrofe del pensiero, diventa unossessione che genera panico e paure. Nellidea dellapocalisse cera un finalismo che nella catastrofe e del tutto assente. In compenso, nella catastrofe contemporanea c una dimensione nuova: lincidente naturale e quello artificiale iniziano a sovrapporsi. La potenza dello tsunami stata infatti paragonata a quella di trentamila bombe atomiche, confondendo ci che naturale con ci che prodotto dalla follia umana. A questo proposito, va anche detto che, di una catastrofe, pi che la dimensione quantitativa, conta la dimensione qualitativa. Dobbiamo domandarci cosa rivela e come decodificarla. Per questo difendo lidea di un museo della catastrofe. Per non dimenticare e per imparare a trarne la giusta lezione. Quale sarebbe questa lezione? La globalizzazione del pianeta e lo sviluppo vertiginoso del pensiero tecnoscientifico ci costringono a fare i conti con i limiti di questo mondo, non solo sul piano geografico e delle risorse, ma anche su quello dei rischi sempre pi grandi cui andiamo incontro. Lapocalisse annunciava la fine del mondo. Oggi la catastrofe rivela soprattutto la fine di un mondo, il nostro, con il suo modello di sviluppo e i suoi miti scientifici. Teresa dAvila sottolineava che lumilt verit. Questa linsegnamento da trarre. Non esiste verit scientifica senza umilt. Il pericolo della nostra fiducia illimitata nel progresso che si passi dal progressismo al fatalismo, che poi non altro che una forma di nichilismo mascherato. Oggi il nostro modello di sviluppo ci costringe a confrontarci con il ritorno della tragedia. Dobbiamo imparare a tenerne conto, elaborando una riflessione sulla catastrofe e sulla fine, sul limite e la misura, senza per cedere al nichilismo e al fatalismo. La frequenza crescente delle catastrofi esige unintelligenza nuova, in cui al principio defficacia si sostituisca definitivamente il principio di responsabilit. Il suo invito non sempre viene raccolto... Di fronte al pericolo gli uomini preferiscono fuggire, sperando che la catastrofe riguardi solo gli altri. Oggi per, con la globalizzazione, ci ritroviamo tutti sulla stessa barca. Lo tsunami lo ha dimostrato. Il pianeta piccolissimo, le distanze si sono ridotte. I media rovesciano in tempo reale le immagini della catastrofe nel salotto di casa e le conseguenze del dramma si fanno sentire ovunque. Per questo, le reazioni emotive alle catastrofi avranno sempre pi spesso un impatto politico. Oggi la sincronizzazione mondiale delle emozioni suscitate dal dramma dellOceano Indiano d luogo a un grande slancio di solidariet, ma in futuro queste stesse reazioni emotive potrebbero rivolgersi contro le democrazie.

I FILM
THE DAY AFTER TOMORROW Rivisitazione del filone catastrofico dei film anni70/80 Racconta di una nuova, terribile glaciazione provocata dallinquinamento Di Roland Emmerich 2004 THE CORE Per colpa del cambiamento di temperatura nel nucleo terrestre il pianeta Terra sta per fermare il suo movimento rotatorio con conseguenze catastrofiche Di Jon Amiel 2003 ARMAGEDDON Un asteroide si sta schiantando contro la terra e una squadra di trivellatori viene spedita nello spazio per farlo esplodere Di Michael Bay 1998 INDEPENDENCE DAY Gigantesche astronavi aliene si piazzano sopra le principali citt del mondo e cominciano a distruggere tutto Di Roland Emmerich 1996 URAGANO La forza della natura, un uragano che rischia di distruggere le isole dei Mari del Sud Pacifico, gli indigeni e il cattivo governatore bianco Di John Ford 1937

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