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T a c c u in o : Taccuino di edascenzi
Cre at o : 08/04/2014 10:38
U RL : http://www.dinamopress.it/news/larmata-dei-sonnambuli
Va a finire (ma non vi preoccupate, quello che segue non è uno spoiler, la trama la
scoprirete da soli assieme al finale) che in questo affresco corale, umanissimo e
radicale, potente e mai caricaturale, realismo e favola si contaminano e a loro volta
tracimano con le pagine della vita vera, perché nelle ultime pagine il romanzo entra
nella storia approfondendo il percorso degli Oggetti Narrativi non Identificati
wuminghiani. Lasciamo alle settimane che seguiranno, e alle discussioni che
verranno, di trovare analogie e differenze tra le discussioni sulle incombenze dei
giorni che ci tocca vivere e la storia narrata dell'Armata dei Sonnambuli. Per ora
concentriamoci sul racconto, che scorre fluente ma che come al solito non contiene
tesi semplicistiche o allegorie a chiave.
Leonida interpreta fuori dal palcoscenico un eroe rivoluzionario che non ha nulla a
che vedere col suo omonimo spartano della battaglia delle Termopili. Per questo si
accorge che “Uno da solo non basta” e che per tagliare la testa del serpente
controrivoluzionario bisogna costruire un'alleanza. A fargli prendere coscienza, e
condurre più in là la riflessione dei Wu Ming sull'uso dal basso dei miti e delle
narrazioni, c'è il personaggio di Marie Noziére, donna del popolo che vive sulla sua
pelle il limite della Rivoluzione borghese: quando si tratta di attaccare i
“monopolisti”, quelli che speculano sulla fame e sul lavoro dei diseredati, il Terrore
che con le sue compagne aveva provato a scatenare contro affaristi e taglieggiatori
cambia verso, colpisce a morte Marat, ghigliottina Danton e Robespierre, si insinua
presso i rivoluzionari dei foborghi. Il medico-investigatore, l'artista di strada e la
donna rivoluzionaria sono in primo piano, a segnare una maturità espressiva e una
capacità altissima di rappresentazione dei personaggi. Dietro di loro si muove una
moltitudine di uomini e donne, ritratti qualche volta appena abbozzati e altre volte
più approfonditi, che disegnano un mondo pieno di sfumature vergate con
leggerezza e tratti forti marcati con mano sicura: solo così si può raccontare una
rivoluzione e si intende la forza materiale (e rivoluzionaria) delle tante vite che
almeno per un attimo sollevano lo sguardo oltre l'orizzonte: a più voci e
intrecciando più sguardi. Vi capiterà di affezionarvi a qualcuno dei “comprimari” (ne
citiamo qui solo alcuni: il ciabattino e guardia rivoluzionaria Treignac, l'allibratore
Bernard La Rana, il debole commissario Chauvelin, la femministra Pauline Léon)
per accorgervi che in una rivoluzione non esistono personaggi secondari e che in
un racconto rivoluzionario che si rispetti tutti hanno una funzione chiave che muove
la storia. A meno che non vi capiti di essere arruolati nell'Armata dei Sonnambuli.
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