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Secondo il medico tedesco Ryke Geerd Hamer, leziologia delle malattie va ricercata nella psiche.

Dai suoi studi, egli giunge alla conclusione che linizio del processo di malattia rappresentato da un evento shockante, che colpisce lindividuo in maniera inaspettata, da lui definito Sindrome di Dirk Hamer (DHS). Il lavoro di Hamer sinserisce allinterno dello storico filone di ricerca psicosomatico, ma le conclusioni a cui arriva completano cos tanto il quadro da andare a ridefinire nella sostanza il concetto stesso di malattia. La reazione del mondo accademico non fu favorevole, ma le recenti acquisizioni della neurobiologia spiegano esattamente cosa succede a livello psichico, cerebrale ed organico durante la DHS e come mai la tutta ricerca sullo stress abbia fallito, mantenendo i ricercatori allinterno dellantica convinzione della malattia come errore della natura. Dott. Danilo Toneguzzi, psichiatra, psicoterapeuta; presidente Comitato Scientifico di ALBA (Associazione Leggi Biologiche Applicate) Lorigine della malattia. Nel 1981 il dott. Hamer condens nella Legge ferrea del cancro la prima legge biologica da lui scoperta: ogni programma speciale, biologico e sensato (SBS) inizia con una DHS (Sindrome di Dirk Hamer), cio con uno shock conflittuale gravissimo, inaspettato, altamente drammatico e vissuto nellisolamento (Hamer, 1981). La scoperta che le malattie corrispondono ad un processo biologico con una sequenza di fasi ben precise (programma SBS) e che sono causate da un evento psichico con determinate caratteristiche (DHS) ha posto le basi per una nuova comprensione della genesi della malattia e per un definitivo superamento del dualismo tra mente e corpo. Con la formulazione della legge ferrea del cancro, il dott. Hamer ha posto una pietra miliare verso un cambio di paradigma, una vera e propria rivoluzione copernicana che ha permette finalmente di poter dare risposte molte pi esaustive alla domanda che dalla notte dei tempi luomo si pone, cio: Perch ci si ammala?, e che ridefinisce la malattia, nella sua sostanza, come evento sensato dellorganismo, e non come un evento sbagliato come si era, invece, sempre pensato. DHS lacronimo di Sindrome di Dirk Hamer, nome che il dott. Hamer diede allevento che lo colpi personalmente nel 1978, quando suo figlio fu ucciso e che, in seguito, gli caus un cancro al testicolo. La DHS un evento che colpisce lindividuo in maniera inaspettata, uno shock acuto, drammatico che lo coglie in contropiede e che da luogo ad una cascata di eventi biologici; tra laltro, tali conseguenze, attivate dalla DHS, da sempre indicate con i termini di sintomi o malattia, non sono casuali ma seguono una sequenza precisa andando a costituire un processo biologico denominato, invece, dal dott. Hamer Programma SBS, dove SBS sta per sensato, biologico e speciale. La DHS, quindi, da avvio ad un programma SBS; in altri termini, uno shock inaspettato determina lattivazione di un funzionamento normalmente inteso come patologico dellorganismo. Per dirla in termini ancora diversi, un evento psichico sta alla base e determina un evento fisico e quindi la malattia la precisa espressione sul corpo di un preciso evento emotivo. Le conclusioni a cui giunge Hamer si inseriscono allinterno di un lungo filone di ricerca e ne completano magistralmente il quadro; ma vediamo, nello specifico, come avvenuto tutto ci. Antecedenti nella letteratura del Novecento.

Nella letteratura scientifica e tradizionale, lidea di una correlazione tra eventi emotivi e malattie, in realt, viene da molto lontano, soprattutto da quando, nel secolo scorso, si aperto un filone di ricerca in merito allo stress e alle sue conseguenze sulla salute. Pioniere di tale filone fu Hans Selye il quale, scrivendo una lettera alla rivista Nature gi nel 1936 diede avvio a questo campo dindagine che, a tuttoggi, si stima abbia prodotto non meno di 150.000 pubblicazioni (Favretto, 1994). Gli studi sullo stress, infatti, iniziati da Selye ma proseguiti successivamente da altri numerosissimi ricercatori, rappresentano i pilastri delle concezioni da cui si sviluppata la Medicina Psicosomatica in tutta la seconda met del Novecento. Ma il successo della Medicina Psicosomatica rimane a tuttoggi quanto mai controverso: nonostante una serie di acquisizioni pi o meno accettate, lascia aperti alcuni interrogativi fondamentali. Ad esempio, come si spiega la scelta dellorgano? Cio, perch lo stress determinerebbe in alcuni soggetti una dermatite ed in altri unasma? Oppure, perch determinati soggetti, visibilmente stressati, non si ammalano? E perch qualcuno, pur conducendo una vita, tutto sommato, tranquilla, sviluppa un tumore? Ed infine, perch spesso si pu notare che le persone non si ammalano sotto stress, ma quando lo stress finisce, come ad esempio nel caso dellemicrania da week-end o nel caso in cui gli individui si ammalano quando vanno in vacanza? A questi interrogativi la medicina psicosomatica non mai riuscita a dare delle risposte precise e univoche. In ogni caso, gli antecedenti delle acquisizioni che connettono gli eventi psichici agli eventi fisici vanno ricercati gi allinizio del secolo scorso. Un contributo fondamentale avvenne ad opera di Walter Cannon, il quale diede una svolta fondamentale nella comprensione dei meccanismi di funzionamento dellorganismo formulando la teoria dellomeostasi (Cannon, 1932). Nel continuo rapporto con lambiente in cui immerso, cio, lorganismo vivente impegnato incessantemente nel mantenere costanti le condizioni del suo ambiente interno: lomeostasi, quindi, , al tempo stesso un mezzo ed un fine per la sopravvivenza degli individui. In questo processo di continuo adattamento, lorganismo interviene sullambiente e reagisce ad esso per mantenere lequilibrio. Cannon identific tra queste reazioni dellorganismo impegnato nel processo di adattamento una specifica forma che chiam reazione dallarme, ovvero una risposta automatica che viene attivata in determinate condizioni particolari. Egli aveva messo in evidenza, ad esempio, come un incremento della secrezione di adrenalina e noradrenalina da parte della porzione midollare delle ghiandole surrenali avesse una funzione indispensabile, anche negli animali, nel predisporre lorganismo a comportamenti di attacco e di fuga. Tale reazione si accompagna, infatti, allaumento della pressione sanguigna, allincremento della frequenza cardiaca, alla vasocostrizione periferica, alla dilatazione pupillare, alla riduzione della salivazione, allincremento della funzionalit respiratoria, allaumento della sudorazione, ecc (Cannon, 1929). La ricerca sullo stress. Selye, il ricercatore che, come detto pocanzi, apr la strada a tutto il filone di ricerca sullo stress e sul concetto di psicosomatica, scopr successivamente che le reazioni fisiologiche studiate da Cannon non erano le uniche manifestate da un organismo in difficolt ma che costituivano una concatenazione di eventi omeostatici e modificazioni fisiologiche nella funzione di adattamento di cui la reazione dallarme non che il primo passo. Per questo, prendendo a prestito un termine dalla metallurgia che indicava gli effetti delle grandi pressioni sui metalli, Selye denomin stress quel insieme di modificazioni a carico dellorganismo e, pi specificatamente, Sindrome Generale di Adattamento quel processo, articolato in tre fasi e finalizzato alladattamento, scatenato da stimoli stressanti di natura diversa (Selye, 1936). Per Selye, lo stress una risposta generale, aspecifica dellorganismo a qualsiasi richiesta proveniente dallambiente (Selye, 1974). Il concetto fondamentale consiste nellevidenziare qualcosa che avviene generalmente, in modo aspecifico, indipendentemente dalla natura dello

stimolo. Da questo punto di vista, la teoria della Sindrome Generale di Adattamento di Selye fu estremamente innovativa: con il suo carattere aspecifico venne messa in luce lesistenza di un meccanismo che elude la tradizionale visione che un effetto, una risposta biologica, sia sempre riconducibile ad una sola causa. Tradizionalmente, infatti, si era portati a ritenere che la risposta dellorganismo fosse specifica al tipo di richiesta: ad esempio la sudorazione come reazione al caldo, il brivido come risposta al freddo e cos via. Selye, invece, enfatizza una risposta aspecifica, una sindrome generale che ha la funzione di favorire ladattamento dellorganismo ad uno stimolo stressante, indipendentemente dalla sua natura, dove la reazione dallarme di Cannon rappresenta solo il primo passo. Passo dopo passo, le considerazioni di Selye giunsero a considerare lo stress come un fenomeno naturale e fisiologico e, come tale, qualcosa che non pu e non deve essere evitato: La completa libert dallo stress la morte. Contrariamente a quello che si pensa solitamente, non dobbiamo e, in realt, non possiamo evitare lo stress, ma possiamo incontrarlo in modo efficace e trarne vantaggio imparando di pi sui suoi meccanismi, ed adattando la nostra filosofia dellesistenza ad esso (Selye, 1974) Mosso dalle sue osservazioni, Selye tent di interpretare in modo semplice la concatenazione di eventi biologici, di meccanismi e di risposte che, se da un lato si connettevano alle scoperte di Cannon sulla generale reazione dallarme e sullidea dellorganismo impegnato costantemente nella funzione omeostatica e di adattamento, dallaltro non apparivano giustificabili nellambito di una scienza biomedica che in quei tempi si sosteneva in modo molto strutturato sullo studio delle manifestazioni patologiche come effetti specifici di cause specifiche. Pertanto lobiettivo che coinvolse Selye fino alla fine fu quello di ricercare quel principio o quella sostanza biochimica in grado di giustificare quel complesso di reazioni che lui aveva considerate generalizzate e sintoniche in grado di presentarsi stereotipate anche di fronte a richieste e a stimoli ambientali (nocivi e non) ampiamente diversi. Questo ipotetico first mediator, come lo defin Selye, o mediatore unico era quella sostanza, presente in tutti i tipi di stress, in grado di giustificare e di spiegare una cos ampia e variegata gamma di cambiamenti: una sostanza in grado di scatenare la medesima Sindrome Generale di Adattamento da stimoli molto diversi. In primis egli identific questo mediatore unico nellormone adrenocorticotropo ACTH, che sembrava essere presente in tutte le risposte di stress negli animali da laboratorio; successivamente, per, dal momento che lACTH presente prevalentemente in una delle tre fasi della sindrome, Selye ipotizz che probabilmente il mediatore unico andava ricercato nelle sostanze che negli anni Ottanta vennero isolate nel cervello, le encefalite e le endorfine. Nello specifico, la Sindrome Generale di Adattamento descritta da Selye si articola in tre fasi fondamentali. La prima fase sidentifica con la reazione di allarme scoperta da Cannon e denominata anche da Selye, per lappunto, fase dallarme. Essa caratterizzata dalle attivazioni del sistema neurovegetativo, di tipo adrenergico, in cui la secrezione delle principali catecolamine, adrenalina e noradrenalina, permette una rapida reazione del sistema nervoso autonomo simpatico. Adrenalina e noradrenalina, infatti, sono due ormoni secreti dalla midollare del surrene che vengono utilizzati quali mediatori intersinaptici nel sistema simpatico e che permettono unimmediata risposta del nostro organismo ad uno stimolo stressante. La fase dallarme, tra laltro, viene suddivisa da Selye in due sottofasi: la fase dello shock, che corrisponde ad uniniziale caduta al di sotto del livello fisiologico di funzionamento dellorganismo, e quella di controshock, che corrisponde, di fatto al secondo momento, reattivo, nel quale si attiva il sistema simpatico grazie lintervento delle catecolamine. In ogni caso, la fase di allarme necessariamente rapida ed immediata, ma anche labile, vista la velocit con la quale adrenalina e noradrenalina vengono metabolizzate.

La fase successiva della Sindrome Generale di Adattamento chiamata da Selye fase di resistenza. Questa fase ha una durata maggiore ed sostenuta da fenomeni endocrini in cui lACTH ed altri ormoni adenoipofisari, cio della porzione anteriore dellipofisi, hanno una funzione fondamentale. Se, quindi, nella risposta ormonale immediata della fase dallarme viene sollecitata la midollare del surrene, nella fase di resistenza la parte corticale del surrene ad essere interessata, con il rilascio degli ormoni glucocorticoidi, in particolare del cortisolo. Leffetto di tali ormoni sempre quella, come nel caso delle catecolamine, di mantenere alta lattivazione del sistema nervoso simpatico, che predispone lorganismo alle azioni necessarie ai fini delladattamento. La fase della resistenza perdura tutto il tempo nel quale permane lo stimolo stressante e, secondo Selye, sarebbero proprio i fenomeni legati allo stress, ed in particolare alla fase di resistenza della Sindrome Generale di Adattamento, a contribuire a quelle manifestazioni di deterioramento che vedono nella vecchiaia lespressione pi visibile. Se la fase di resistenza perdura troppo a lungo, infatti, si manifesta nellorganismo la terza fase, secondo Selye della Sindrome Generale di Adattamento, che egli denomin fase di esaurimento, nella quale si assiste ad un vero e proprio sfiancamento delle risorse dellorganismo, con una perdita graduale della vitalit stessa e linsorgenza, quindi, di malattie. In sintesi, quindi, secondo Selye, lo stress viene visto come una reazione fisiologica aspecifica, finalizzata alladattamento, a qualunque richiesta di modificazione esercitata sullorganismo da una gamma assai ampia di stimoli eterogenei, ed espressa essenzialmente da variazioni di tipo endocrino (attivazione della midollare e della corteccia del surrene) che sbilanciano il sistema neurogetativo a favore del sistema simpatico. I punti salienti sono quindi:

il carattere di aspecificit; il carattere fondamentalmente adattivo; il carattere di reazione neurovegetativa a mediazione endocrina.

La teoria di Selye, che in ogni caso apr la strada ad un ricchissimo filone di ricerca, manifest ben presto delle lacune. In primo luogo, le ricerche effettuate da Selye partivano dallanalisi degli effetti sullorganismo da parte di agenti stressanti fisici o chimici messi a diretto contatto con lorganismo, come inoculazione di sostanze o contatto con agenti fisici; sappiamo, per, dallesperienza che non soltanto tali stimoli, fisici o chimici prossimali, sono in grado di produrre risposte di stress: anche agenti distali, quali un evento relazionale o uninformazione, possono rivelarsi fonti di stress che, quindi, inducono una risposta non tanto sulla base di una componente fisica misurabile, quanto piuttosto sulla base della risonanza psicologica soggettiva che sono in grado di determinare. Questa considerazione ha aperto tutto un filone di ricerca sul significato simbolico e sulla risonanza intrapsichica che determinati stimoli detengono, evidenziando significative variabilit che differenziano risposte di individui diversi nei confronti di uno stesso stimolo. In secondo luogo, se stimoli cos diversi possono indurre una reazione biologica da stress, come possibile che esista un unico identico fattore neurormonale, come era stato identificato lACTH, quale mediatore comune (first mediator)? Infine, a proposito del carattere di aspecificit, se la risposta di stress unica, perch gli individui si ammalano di malattie diverse? Il ruolo delle emozioni. Le ipotesi su quale fosse lagente di attivazione della Sindrome Generale di Adattamento si spostarono, pertanto, dallidea originaria di Selye di un unico mediatore biochimico a quel substrato di natura psicofisiologica che coincide, di fatto, con le strutture ed i meccanismi che sostengono le emozioni. Esponente di maggior spicco di tale ipotesi fu J. Mason il quale, partendo dallosservazione che lasse ipotalamo-ipofisi-corticosurrene reagisce ad un gran numero di stimoli psicosociali, suscettibili di indurre una reazione emozionale e che la reazione corticosurrenale a stimoli emotivi sostanzialmente identica a quella descritta da Selye nella fase di resistenza della

reazione da stress, effettu una serie di ricerche basate sulla dissociazione dello stimolo fisico dallo stimolo emotivo nello stress dando un sostegno empirico alla teoria da lui formulata secondo la quale il mediatore nella reazione da stress sarebbe proprio lemozione (Mason, 1971). In questa prospettiva, sia lattivazione del sistema ipotalamo-ipofisi-corticosurrene che lattivazione della midollare del surrene che seguono allesposizione a stimoli fisici di varia natura sarebbero comunque una diretta conseguenza delleccitamento emozionale che accompagna o precede immediatamente la stimolazione fisica. A svolgere unazione generalizzante sarebbero, quindi, per Mason, i medesimi meccanismi psicofisiologici coinvolti nelle emozioni e sostenuti dagli apparati neuroanatomici che presiedono alla genesi, al mantenimento ed al verificarsi delle manifestazioni centrali e periferiche legate alle emozioni stesse. La prospettiva di Mason fu particolarmente significativa dal momento che, attribuendo un ruolo fondamentale alle implicazioni emotive, ha permesso di comprendere meglio i dati sperimentali che depongono in favore sia della specificit che della aspecificit dello stress. La ricerca sullo stress parte, quindi, dallosservazione di determinate reazioni generali dellorganismo in risposta a richieste ambientali generate da stimoli di natura diversa; la compresenza, per, sia di elementi aspecifici, come la Sindrome Generale di Adattamento, che di elementi specifici in base alla natura degli stimoli, ha indirizzato progressivamente tali ricerche sul versante delle reazioni emotive e sulle loro implicazioni, un campo di studio, peraltro, quanto mai controverso e difficile in tutta la storia delle neuroscienze. Anche il ruolo e i meccanismi di funzionamento delle emozioni, infatti, hanno rappresentato da sempre un campo di indagine da parte di filosofi e scienziati, senza giungere, di fatto, ad una definizione e ad una comprensione unanimemente condivisa: come affermano Fehr e Russel, ognuno sa cos unemozione finch gli si chiede di definirla (1984) Limportanza delle emozioni nelle reazioni dellorganismo finalizzate alladattamento e, nello specifico, nella Sindrome Generale di Adattamento ha portato, in ogni caso, alcuni ricercatori ad elaborare il concetto di stress psicologico, indirizzando, cos, inevitabilmente, questo filone di ricerca sempre pi nella strada delle correnti psicologiche. Magda Arnold, dapprima, e Richard Lazarus, successivamente, hanno, ad esempio, centrato le loro ricerce sul concetto di valutazione soggettiva dello stimolo stressante: se uno stimolo non valutato come rilevante per lindividuo, a livello conscio o inconscio, non si verifica alcuna attivazione emozionale e dunque non sar considerato stressante. Questa prospettiva, che vede, quindi, nella valutazione congitiva la condizione necessaria e sufficiente dellemozione rimane tuttora la pietra angolare della prospettiva cognitivista (Lazarus, 1991). Una voce particolarmente importante, che si distacc dalla corrente pi accreditata in merito alla ricerca sullo stress e che, come spesso succede, fu boicottato dallestabilishement accademico, fu Henri Laborit, un biologo francese che negli anni Settanta scopr che i disordini somatici causati da aggressioni psicosociali sono provocati da uno stato particolare che lui denomin di inibizione dellazione. In seguito scopr anche che linibizione dellazione persistente provocava disturbi a carico della memoria. Nelle sue ricerche, Laborit utilizzava la procedura dellinvio di uno stimolo doloroso (una scossa di corrente) a dei ratti rinchiusi in una gabbia. Nella prima situazione, il ricercatore mandava la scossa sul pavimento della gabbia, comunicante attraverso una porta con unaltra gabbia non raggiunta dalla corrente: alla scossa, il ratto imparava velocemente a passare nellaltra gabbia e se le condizioni si invertivano (la scossa era inviata nella

gabbia in cui il ratto era fuggito) questi ritornava velocemente nella prima. Sottoposto a tali stress per una settimana, il ratto non presentava alcuna lesione patologica: la sua salute restava eccellente. Nella seconda situazione, la gabbia su cui veniva inviata la scossa elettrica non comunicava con nessunaltra gabbia ma allinterno venivano posti due ratti, anzich uno solo, come nella prima situazione. Alla scarica elettrica, i ratti non potevano fuggire e iniziavano a lottare tra di loro: dopo una settimana di esposizione a tale stress, le loro condizioni di salute si rivelavano eccellenti. Nella terza situazione, la gabbia era sempre isolata ed il ratto era solo. Alla scarica elettrica, il ratto non poteva fuggire n combattere con qualcun altro: dopo una settimana, presentava segni di dimagrimento importante, ipertensione arteriosa e lesioni multiple alla mucosa gastrica. Henri Laborit imposta lo studio del cervello e dello stress attraverso il concetto di aggressione: Quando incontriamo nellambiente esseri e cose che ci sono gradevoli, che ci permettono di mantenere questo principio del piacere, nei mammiferi abbiamo un sistema che permette di memorizzare la strategia che abbiamo utilizzato, la nostra esperienza: ricominciamo lo stesso comportamento per ritrovare il piacere. () Se invece, al contrario, il vostro contatto con lambiente pericoloso, se non fa piacere, se doloroso, cominciate a fuggire e, se non potete fuggire, combattete, vale a dire vi orientate verso lambiente per distruggere loggetto del vostro risentimento. La novit, la scoperta che, quando non potete n farvi piacere, n fuggire, n lottare, vi inibite. Il significato biologico dellinibizione : meglio non agire, per non essere distrutti dallaggressione. Ci va bene se serve a salvare al momento la vostra pelle, la vostra struttura. Ma se non siete in grado di sottrarvi molto rapidamente, da questo stato di inibizione, di attesa in tensione, allora in quel momento comincia tutta la patologia (Laborit, 1970). Secondo Laborit, questa inibizione dazione si accompagna alla liberazione di ormoni come i glucocorticoidi e neuro-ormoni come la noradrenalina che tendono ad indebolire fino a distruggere il sistema immunitario. Ci genera vulnerabilit alle infezioni ed ai tumori. Non si fa un cancro per caso, sostiene Laborit e la lista delle malattie delladattamento lunga. La sindrome dinibizione dellazione, che sinstaura allorch laggressione psicosociale si protrae nel tempo e non risolvibile n con la lotta n con la fuga, ha un aspetto chimico, un aspetto neurofisiologico ed un aspetto comportamentale. Per Laborit, la salute non soltanto il mantenimento dellomeostasi ristretta, dellequilibrio interno, ma significa mantenere il proprio equilibrio in relazione allambiente esterno, con il quale dobbiamo negoziare in continuazione le condizioni per il nostro equilibrio. Quando ci non possibile, la risposta naturale la lotta o la fuga per eliminare ci che ci impedisce di essere in equilibrio. Ma se le condizioni ambientali non ci consentono n di gratificarci, n di lottare, n tanto meno di fuggire, lambiente ci modifica al di l delle possibilit di difesa. In questo caso, si dice che subiamo lambiente, in altre parole ne riceviamo unaggressione, e allora il rapporto con lambiente ci disorganizza. Per Laborit, quindi, nellaggressione, intesa in questi termini, che tutte le dis-regolazioni e le patologie hanno inizio. La Medicina Psicosomatica. Lipotesi, quindi, di una correlazione tra mente e corpo, tra eventi psichici ed eventi fisici ha alimentato nel corso della storia prevalentemente la ricerca intorno allo stress e ai suoi meccanismi; questo concetto ha subito una graduale evoluzione, sulla, base comunque della formulazione

originaria di Selye. Paolo Pancheri, nella sua opera Stress, Emozioni, Malattia, un classico della Medicina Psicosomatica, definisce lo stress come la risposta dellorganismo ad ogni richiesta di modificazione effettuata su di essa. Questa risposta si manifesta sia a livello fisiologico che a livello comportamentale, ed mediata da unattivazione emozionale indotta da una valutazione cognitiva del significato dello stimolo. Essa relativamente aspecifica, nel senso che unampia gamma di stimoli pu innescarla, ma personalizzata in rapporto al significato dello stimolo per il singolo individuo, e alle sue modalit di reazione psicofisiologica. Lo stress , di per s, una reazione fisiologica, adattativa, caratteristica della vita, che pu tuttavia assumere un significato patogenetico quando prodotta in modo troppo intenso per lunghi periodi di tempo o quando ostacolata nel suo regolare svolgimento. (Pancheri, 1979) Alla fine degli anni Settanta, quindi, proprio nel periodo in cui il dott. Hamer fu colpito dalla sua tragedia familiare, le acquisizioni inerenti il rapporto tra emozioni e malattia, patrimonio ormai decennale dei ricercatori, erano fondate sul concetto di stress e sulle sue conseguenze nellorganismo. Queste acquisizioni potevano essere cos riassunte: 1. Esistono dei meccanismi di attivazione dellorganismo, la cosiddetta Sindrome Generale di Adattamento, che vengono innescati da stimoli stressanti, cio in grado di produrre tale mobilitazione organismica. 2. Gli agenti stressanti possono essere sia di natura fisica o chimica cos come di natura psicosociale, agendo, pertanto, direttamente o mediante lintervento delle funzioni psichiche ed emozionali. Esiste, pertanto, una soggettivit della risposta. 3. Tale attivazione avviene attraverso la mediazione dei sistemi reattivi emozionali che agiscono sul sistema neuroendocrino ed immunitario. Gli agenti stressanti, quindi, vanno ad alterare le funzioni del sistema neurovegetativo, del sistema endocrino e del sistema immunitario. 4. Esistono risposte specifiche e risposte aspecifiche che si sintonizzano con tre parametri fondamentali: lo stato psicofisiologico precedente levento, i fattori endogeni, come il patrimonio genetico e le caratteristiche di personalit, e i fattori esogeni legati allapprendimento, allalimentazione, alluso di farmaci, ecc. 5. Tutta questa catena di eventi biologici, la cosiddetta risposta individuale di stress pu essere considerata un precursore di malattia Gli agenti stressanti influenzano, quindi, il terreno biologico sul quale si pu inserire la malattia. La spiegazione, poi, della scelta dellorgano avveniva sulla base delle seguenti ipotesi: 1. Predisposizione genetico-costituzionale o debolezza dorgano. Questa, in realt, la posizione della medicina organicistica, che nega linfluenza dei fattori emozionali nella genesi della malattia. 2. Teorie psicodinamiche. Secondo questi modelli, che affondano le loro radici nella corrente psicoanalitica, gli stimoli esterni attiverebbero dei conflitti inconsci, secondo un meccanismo di conversione simbolica mediata dai meccanismi psichici di difesa. 3. Teorie comportamentistiche. Secondo questi modelli la risposta dellorgano appresa, secondo dei meccanismi di stimolo e rinforzo. 4. Teorie psicosociali. Secondo questo modello la malattia legata alle pressioni dellambiente ad opera degli stimolo stressanti. Stimoli ambientali specifici interagirebbero con i programmi di risposta biologici dellindividuo, determinati in parte geneticamente ed in parte in base alle esperienze infantili. 5. Teoria della personalit. Secondo questo modello sarebbero elementi della personalit individuale a predisporre lindividuo a determinate malattie piuttosto che altre, come la personalit di tipo A, individuata quale fattore predisponente le malattie di tipo cardiologico.

6. Modelli integrativi. Alcune teorie cercano di integrare le varie ipotesi in un modello onnicomprensivo, nel quale vengono presi in considerazione sia gli aspetti comportamentali delle emozioni che quelli biologici. Secondo tali modelli, la reazione dellorganismo si manifesta sia su base biologica che comportamentale. Tali considerazioni rappresentavano lo scenario della ricerca della fine degli anni Settanta, ma non sono molto diverse da ci che la ricerca ha elaborato in merito ai meccanismi psicosomatici nei decenni successivi, fino ai giorni nostri. Il concetto che colpisce maggiormente quello della predisposizione alla malattia o precursore di malattia o terreno biologico: lo stress agirebbe in definitiva in tale direzione, favorendo, cio, linsorgenza delle malattie nel momento in cui gli stimoli stressanti altererebbero le condizioni biologiche dellorganismo. In definitiva, si potrebbe riassumere che tutta la ricerca sullo stress, quindi, proseguita con lo sviluppo e le elaborazioni della medicina psicosomatica, invece di arrivare ad una spiegazione finalmente plusibile in merito allorigine della malattia e soprattutto che andasse oltre la tradizionale separazione tra malattie del corpo e della psiche, ha aggiunto unipotesi in pi, rendendo ancora pi confusa letiologia con i concetti di multicausalit o multifattorialit. Tutta la ricerca sullo stress, in definitiva, lascia sostanzialmente intatta la concezione millenaria che la malattia qualcosa, unentit ovviamente sbagliata, temibile e da combattere che pu colpire lorganismo, senza che nessuno possa dire perch. Afferma Pancheri, infatti: alla luce di quanto emerso dallo studio dello stress dalla prima formulazione di Selye fino ad oggi, appare chiaro come tale suddivisione (tra malattie somatiche e malattie psicosomatiche) sia priva di significato, e come stressors di varia natura (fisica, biologica o psicosociale) possano, direttamente o attraverso una mediazione emozionale, influenzare il terreno biologico sul quale si inserisce la malattia (1979) Il concetto immutato di malattia. La malattia, quindi, salva! Chiamata anche entit nosografia, la patologia non centra con lo stress: questultimo responsabile solamente di renderle la vita pi facile. La presunta unificazione tra mente e corpo rimane viva solo nelle parole. Sempre il padre della medicina psicosomatica italiana afferma, infatti, ancora: Alcune malattie possono ancora essere considerate come prodotte da ununica causa (ad esempio la paraplegia da sezione del midollo spinale), ma in molte altre, definite spesso come idiopatiche o essenziali, leziologia certamente pluricausale, senza possibilit di individuare una causa predominante. Anche dove, tuttavia, un agente patogeno appare strettamente connesso a una particolare malattia, possibile quasi sempre individuare una serie di concause dotate di potere patogeno a livello del terreno biologico. Ogni malattia dove sia individuabile un agente patogeno principale, infatti, pu essere vista come la risultante di due fattori: laggressivit dellagente patogeno da un lato e le condizioni dei sistemi biologici di difesa (il terreno) dallaltro (Pancheri, 1979). Negli ultimi trentanni, la ricerca sullo stress ed, in particolare, la medicina psicosomatica hanno imboccato, purtroppo, un tunnel da cui non riescono pi ad uscire ed hanno determinato lesatto opposto di ci che probabilmente era nelle loro intenzioni originarie: cercando, probabilmente di riunire lorganismo in una visione olistica, lo ha spezzettato ancora di pi! La funzionalit e la ricettivit di questi sistemi (neurovegetativo, endocrino e immunitario) sono a loro volta controllate da una serie di fattori reciprocamente ineteragenti tra loro: la struttura genetico-costituzionale, limprinting psicobiologico, lambiente fisico e, infine, i determinanti emozionali e psicosociali.

I determinanti emozionali e psicosociali, e la reazione di stress da essi dipendente, sono dunque sempre delle concause nella genesi delle malattie a etiologia totalmente o parzialmente multicausale. Essi, a seconda del momento in cui agiscono, della loro intensit e durata e della loro interazione con altri determinanti, possono agire come elementi predisponesti o come fattori scatenanti. Il punto importante da sottolineare che, allo stato attuale delle nostre conoscenze, non dimostrato un rapporto specifico tra tipo di attivazione emozionale e tipo di malattia somatica sviluppata anche quando il ruolo determinante dello stress emozionale stato accertato. Le differenze nel tipo di malattie sviluppate per cause emozionali dipendono dalla particolare vulnerabilit dei singoli organi a sua volta dipendente da fattori puramente fisico-biologici o genetico-costituzionali (Pancheri, 1979). Su questi presupposti e su queste conclusioni del filone di ricerca psicosomatico, alla fine degli anni Settanta, inizia la ricerca di Hamer CONTINUA NEL PROSSIMO ARTICOLO. BIBLIOGRAFIA Cannon W. (1929), Bodily Changes in Pain, Hunger, Fear and Rage, vol. 2, Appleton, New York. Cannon W. (1932), The Wisdom of the Body, Norton, New York, Tr. it. La saggezza del corpo, Bompiani, Milano, 1956. Hamer R.G. (1981), Kurzfassung der Neuen medizine, Amici di Dirk, Alhaurin El Grande, Tr. it. Il Capovolgimento Diagnostico, Amici di Dirk, Alhaurin El Grande, 2001. Hamer R.G. (2002), Introduzione alla Nuova Medicina, Amici di Dirk, Alhaurin El Grande, E. Hamer R.G. (1999), Vermachtnis einer Neuen medizine, Amici di Dirk, Alhaurin El Grande, Tr. it. Testamento per una Nuova Medicina, Amici di Dirk, Alhaurin El Grande, 2003. James W. (1884), What is an Emotion?, in Mind, n 9. Favretto G. (1994), Lo Stress nelle Organizzazioni, Il Mulino, Fehr F.S.; Russell J.A. (1984), A concept of emotion viewed from a prototype perspective,, in Journal of Experimental Psychology, General 113. Laborit 1970 Lazarus R.S. (1966), Psychological stress and Coping Process, McGraw Hill, New York. Lazarus R.S. (1991), Cognition and Motivation in Emotion, in American Psychologist, 46, n 4. Mason J.W. (1971), A re-avaluation of the concept of non-specificity in stress theory, in Journal of Psychiatric Research, VIII, n 323. Pancheri P. (1979), Stress, Emozioni, Malattia, Mondadori, Milano. Selye H, (1936), A syndrome produced by diverse nocuous agent, in Nature, CXXXVIII, n 32

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