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tutta la seconda metà del Novecento. Ma il suc- dorazione, ecc (Cannon, 1929).
cesso della Medicina Psicosomatica rimane a
tutt’oggi quanto mai controverso: nonostante La ricerca sullo stress.
una serie di acquisizioni più o meno accettate, Selye, il ricercatore che, come detto poc’anzi,
lascia aperti alcuni interrogativi fondamentali. aprì la strada a tutto il filone di ricerca sullo
Ad esempio, come si spiega la scelta dell’orga- stress e sul concetto di psicosomatica, scoprì suc-
no? Cioè, perché lo stress determinerebbe in al- cessivamente che le reazioni fisiologiche studiate
cuni soggetti una dermatite ed in altri un’asma? da Cannon non erano le uniche manifestate da un
Oppure, perché determinati soggetti, visibil- organismo in difficoltà ma che costituivano una
mente stressati, non si ammalano? E perché concatenazione di eventi omeostatici e modifica-
qualcuno, pur conducendo una vita, tutto som- zioni fisiologiche nella funzione di adattamento
mato, tranquilla, sviluppa un tumore? Ed infine, di cui la reazione d’allarme non è che il primo
perché spesso si può notare che le persone non passo. Per questo, prendendo a prestito un termi-
si ammalano sotto stress, ma quando lo stress ne dalla metallurgia che indicava gli effetti delle
finisce, come ad esempio nel caso dell’emicra- grandi pressioni sui metalli, Selye denominò
nia da week-end o nel caso in cui gli individui stress quel insieme di modificazioni a carico
si ammalano quando vanno in vacanza? A que- dell’organismo e, più specificatamente, Sindrome
sti interrogativi la medicina psicosomatica non Generale di Adattamento quel processo, articola-
è mai riuscita a dare delle risposte precise e uni- to in tre fasi e finalizzato all’adattamento, scate-
voche. nato da stimoli stressanti di natura diversa (Selye,
In ogni caso, gli antecedenti delle acquisizio- 1936).
ni che connettono gli eventi psichici agli eventi Per Selye, lo stress è “una risposta generale,
fisici vanno ricercati già all’inizio del secolo aspecifica dell’organismo a qualsiasi richiesta
scorso. Un contributo fondamentale avvenne ad proveniente dall’ambiente” (Selye, 1974). Il con-
opera di Walter Cannon, il quale diede una cetto fondamentale consiste nell’evidenziare
svolta fondamentale nella comprensione dei qualcosa che avviene generalmente, in modo
meccanismi di funzionamento dell’organismo aspecifico, indipendentemente dalla natura dello
formulando la teoria dell’omeostasi (Cannon, stimolo. Da questo punto di vista, la teoria della
1932). Nel continuo rapporto con l’ambiente in Sindrome Generale di Adattamento di Selye fu
cui è immerso, cioè, l’organismo vivente è im- estremamente innovativa: con il suo carattere
pegnato incessantemente nel mantenere costanti aspecifico venne messa in luce l’esistenza di un
le condizioni del suo ambiente interno: l’omeo- meccanismo che elude la tradizionale visione che
stasi, quindi, è, al tempo stesso un mezzo ed un un effetto, una risposta biologica, sia sempre ri-
fine per la sopravvivenza degli individui. In conducibile ad una sola causa. Tradizionalmente,
questo processo di continuo adattamento, l’or-
ganismo interviene sull’ambiente e reagisce ad
esso per mantenere l’equilibrio. Cannon identi- STIMOLO
ficò tra queste reazioni dell’organismo impe-
gnato nel processo di adattamento una specifica
forma che chiamò reazione d’allarme, ovvero
una risposta automatica che viene attivata in de-
terminate condizioni particolari. Egli aveva
messo in evidenza, ad esempio, come un incre-
mento della secrezione di adrenalina e noradre- ORGANISMO
nalina da parte della porzione midollare delle
ghiandole surrenali avesse una funzione indi-
spensabile, anche negli animali, nel predisporre
l’organismo a comportamenti di attacco e di fu-
ga. Tale reazione si accompagna, infatti, all’au-
mento della pressione sanguigna, all’incremento
della frequenza cardiaca, alla vasocostrizione STRESS
periferica, alla dilatazione pupillare, alla ridu-
zione della salivazione, all’incremento della
funzionalità respiratoria, all’aumento della su- Tabella 1. Lo stress secondo Selye
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infatti, si era portati a ritenere che la risposta probabilmente il mediatore unico andava ricerca-
dell’organismo fosse specifica al tipo di richie- to nelle sostanze che negli anni Ottanta vennero
sta: ad esempio la sudorazione come reazione al isolate nel cervello, le encefalite e le endorfine.
caldo, il brivido come risposta al freddo e così Nello specifico, la Sindrome Generale di
via. Selye, invece, enfatizza una risposta aspeci- Adattamento descritta da Selye si articola in tre
fica, una sindrome generale che ha la funzione fasi fondamentali.
di favorire l’adattamento dell’organismo ad uno La prima fase s’identifica con la reazione di
stimolo “stressante”, indipendentemente dalla allarme scoperta da Cannon e denominata anche
sua natura, dove la reazione d’allarme di Can- da Selye, per l’appunto, fase d’allarme. Essa è
non rappresenta solo il primo passo. caratterizzata dalle attivazioni del sistema neuro-
Passo dopo passo, le considerazioni di Selye vegetativo, di tipo adrenergico, in cui la secrezio-
giunsero a considerare lo stress come un feno- ne delle principali catecolamine, adrenalina e no-
meno naturale e fisiologico e, come tale, qual- radrenalina, permette una rapida reazione del si-
cosa che non può e non deve essere evitato: “La stema nervoso autonomo simpatico. Adrenalina e
completa libertà dallo stress è la morte. Contra- noradrenalina, infatti, sono due ormoni secreti
riamente a quello che si pensa solitamente, non dalla midollare del surrene che vengono utilizzati
dobbiamo e, in realtà, non possiamo evitare lo quali mediatori intersinaptici nel sistema simpati-
stress, ma possiamo incontrarlo in modo effica- co e che permettono un’immediata risposta del
ce e trarne vantaggio imparando di più sui suoi nostro organismo ad uno stimolo stressante. La
meccanismi, ed adattando la nostra filosofia fase d’allarme, tra l’altro, viene suddivisa da
dell’esistenza ad esso” (Selye, 1974) Selye in due sottofasi: la fase dello shock, che
Mosso dalle sue osservazioni, Selye tentò di corrisponde ad un’iniziale caduta al di sotto del
interpretare in modo semplice la concatenazione livello fisiologico di funzionamento dell’organi-
di eventi biologici, di meccanismi e di risposte smo, e quella di controshock, che corrisponde, di
che, se da un lato si connettevano alle scoperte fatto al secondo momento, reattivo, nel quale si
di Cannon sulla generale reazione d’allarme e attiva il sistema simpatico grazie l’intervento del-
sull’idea dell’organismo impegnato costante- le catecolamine. In ogni caso, la fase di allarme è
mente nella funzione omeostatica e di adatta- necessariamente rapida ed immediata, ma anche
mento, dall’altro non apparivano giustificabili labile, vista la velocità con la quale adrenalina e
nell’ambito di una scienza biomedica che in noradrenalina vengono metabolizzate.
quei tempi si sosteneva in modo molto struttura- La fase successiva della Sindrome Generale di
to sullo studio delle manifestazioni patologiche Adattamento è chiamata da Selye fase di resisten-
come effetti specifici di cause specifiche. Per- za. Questa fase ha una durata maggiore ed è so-
tanto l’obiettivo che coinvolse Selye fino alla stenuta da fenomeni endocrini in cui l’ACTH ed
fine fu quello di ricercare quel principio o quel- altri ormoni adenoipofisari, cioè della porzione
la sostanza biochimica in grado di giustificare anteriore dell’ipofisi, hanno una funzione fonda-
quel complesso di reazioni che lui aveva consi- mentale. Se, quindi, nella risposta ormonale im-
derate generalizzate e sintoniche in grado di mediata della fase d’allarme viene sollecitata la
presentarsi stereotipate anche di fronte a richie- midollare del surrene, nella fase di resistenza è la
ste e a stimoli ambientali (nocivi e non) ampia- parte corticale del surrene ad essere interessata,
mente diversi. Questo ipotetico “first mediator”, con il rilascio degli ormoni glucocorticoidi, in
come lo definì Selye, o “mediatore unico” era particolare del cortisolo. L’effetto di tali ormoni è
quella sostanza, presente in tutti i tipi di stress, sempre quella, come nel caso delle catecolamine,
in grado di giustificare e di spiegare una così di mantenere alta l’attivazione del sistema nervo-
ampia e variegata gamma di cambiamenti: una so simpatico, che predispone l’organismo alle
sostanza in grado di scatenare la medesima Sin- azioni necessarie ai fini dell’adattamento. La fase
drome Generale di Adattamento da stimoli mol- della resistenza perdura tutto il tempo nel quale
to diversi. In primis egli identificò questo me- permane lo stimolo stressante e, secondo Selye,
diatore unico nell’ormone adrenocorticotropo sarebbero proprio i fenomeni legati allo stress, ed
ACTH, che sembrava essere presente in tutte le in particolare alla fase di resistenza della Sindro-
risposte di stress negli animali da laboratorio; me Generale di Adattamento, a contribuire a
successivamente, però, dal momento che quelle manifestazioni di deterioramento che ve-
l’ACTH è presente prevalentemente in una del- dono nella vecchiaia l’espressione più visibile. Se
le tre fasi della sindrome, Selye ipotizzò che la fase di resistenza perdura troppo a lungo, infat-
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raggiunta dalla corrente: alla scossa, il ratto im- fa un cancro per caso, sostiene Laborit e la lista
parava velocemente a passare nell’altra gabbia e delle malattie dell'adattamento é lunga.
se le condizioni si invertivano (la scossa era in- La sindrome d’inibizione dell'azione, che s’in-
viata nella gabbia in cui il ratto era fuggito) staura allorché l'aggressione psicosociale si pro-
questi ritornava velocemente nella prima. Sotto- trae nel tempo e non é risolvibile né con la lotta
posto a tali stress per una settimana, il ratto non né con la fuga, ha un aspetto chimico, un aspetto
presentava alcuna lesione patologica: la sua sa- neurofisiologico ed un aspetto comportamentale.
lute restava eccellente. Per Laborit, la salute non è soltanto il mante-
Nella seconda situazione, la gabbia su cui nimento dell'omeostasi ristretta, dell'equilibrio
veniva inviata la scossa elettrica non comunica- interno, ma significa mantenere il proprio equili-
va con nessun’altra gabbia ma all’interno veni- brio in relazione all'ambiente esterno, con il quale
vano posti due ratti, anziché uno solo, come dobbiamo negoziare in continuazione le condi-
nella prima situazione. Alla scarica elettrica, i zioni per il nostro equilibrio. Quando ciò non è
ratti non potevano fuggire e iniziavano a lottare possibile, la risposta naturale è la lotta o la fuga
tra di loro: dopo una settimana di esposizione a per eliminare ciò che ci impedisce di essere in
tale stress, le loro condizioni di salute si rivela- equilibrio. Ma se le condizioni ambientali non ci
vano eccellenti. consentono né di gratificarci, né di lottare, né tan-
Nella terza situazione, la gabbia era sempre to meno di fuggire, l'ambiente ci modifica al di là
isolata ed il ratto era solo. Alla scarica elettrica, delle possibilità di difesa. In questo caso, si dice
il ratto non poteva fuggire né combattere con che "subiamo l'ambiente", in altre parole ne rice-
qualcun altro: dopo una settimana, presentava viamo un'aggressione, e allora il rapporto con
segni di dimagrimento importante, ipertensione l'ambiente ci disorganizza. Per Laborit, quindi, è
arteriosa e lesioni multiple alla mucosa gastrica. nell’aggressione, intesa in questi termini, che tut-
Henri Laborit imposta lo studio del cervello te le dis-regolazioni e le patologie hanno inizio.
e dello stress attraverso il concetto di aggressio- La Medicina Psicosomatica.
ne: "Quando incontriamo nell'ambiente esseri e L’ipotesi, quindi, di una correlazione tra men-
cose che ci sono gradevoli, che ci permettono di te e corpo, tra eventi psichici ed eventi fisici ha
mantenere questo principio del piacere, nei alimentato nel corso della storia prevalentemente
mammiferi abbiamo un sistema che permette di
memorizzare la strategia che abbiamo utilizza-
to, la nostra esperienza: ricominciamo lo stesso
comportamento per ritrovare il piacere. (…) Se STIMOLO
invece, al contrario, il vostro contatto con l'am- STRESSANTE
biente é pericoloso, se non fa piacere, se é dolo-
roso, cominciate a fuggire e, se non potete fug-
gire, combattete, vale a dire vi orientate verso
l'ambiente per distruggere l'oggetto del vostro
risentimento.
“La novità, la scoperta é che, quando non
potete né farvi piacere, né fuggire, né lottare, vi
inibite. Il significato biologico dell'inibizione é: INIBIZIONE
meglio non agire, per non essere distrutti AZIONE
dall'aggressione. Ciò va bene se serve a salvare
al momento la vostra pelle, la vostra struttura.
Ma se non siete in grado di sottrarvi molto rapi-
damente, da questo stato di inibizione, di attesa
in tensione, allora in quel momento comincia
tutta la patologia” (Laborit, 1990).
Secondo Laborit, questa inibizione d'azione
si accompagna alla liberazione di ormoni come MALATTIA
i glucocorticoidi e neuro-ormoni come la nora-
drenalina che tendono ad indebolire fino a di-
struggere il sistema immunitario. Ciò genera
vulnerabilità alle infezioni ed ai tumori. Non si Tabella 5. Stress e Malattia secondo Laborit
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la ricerca intorno allo stress e ai suoi meccani- personalità, e i fattori esogeni legati all’ap-
smi; questo concetto ha subito una graduale prendimento, all’alimentazione, all’uso di far-
evoluzione, sulla, base comunque della formu- maci, ecc.
lazione originaria di Selye. Paolo Pancheri, nel- 5. Tutta questa catena di eventi biologici, la co-
la sua opera “Stress, Emozioni, Malattia”, un siddetta “risposta individuale di stress” può
classico della Medicina Psicosomatica, defini- essere considerata un “precursore di malattia”
sce lo stress come “la risposta dell’organismo Gli agenti stressanti influenzano, quindi, il
ad ogni richiesta di modificazione effettuata su “terreno biologico” sul quale si può inserire la
di essa. Questa risposta si manifesta sia a livello malattia.
fisiologico che a livello comportamentale, ed è La spiegazione, poi, della scelta dell’organo av-
mediata da un’attivazione emozionale indotta veniva sulla base delle seguenti ipotesi:
da una valutazione cognitiva del significato del- 1. Predisposizione genetico-costituzionale o
lo stimolo. Essa è relativamente aspecifica, nel “debolezza d’organo”. Questa, in realtà, è la
senso che un’ampia gamma di stimoli può inne- posizione della medicina organicistica, che
scarla, ma personalizzata in rapporto al signifi- nega l’influenza dei fattori emozionali nella
cato dello stimolo per il singolo individuo, e al- genesi della malattia.
le sue modalità di reazione psicofisiologica. Lo 2. Teorie psicodinamiche. Secondo questi mo-
stress è, di per sé, una reazione fisiologica, adat- delli, che affondano le loro radici nella cor-
tativa, caratteristica della vita, che può tuttavia rente psicoanalitica, gli stimoli esterni attive-
assumere un significato patogenetico quando è rebbero dei conflitti inconsci, secondo un
prodotta in modo troppo intenso per lunghi pe- meccanismo di “conversione simbolica” me-
riodi di tempo o quando è ostacolata nel suo re- diata dai meccanismi psichici di difesa.
golare svolgimento.” (Pancheri, 1979) 3. Teorie comportamentistiche. Secondo questi
Alla fine degli anni Settanta, quindi, proprio modelli la risposta dell’organo è appresa, se-
nel periodo in cui il dott. Hamer fu colpito dalla condo dei meccanismi di stimolo e rinforzo.
sua tragedia familiare, le acquisizioni inerenti il 4. Teorie psicosociali. Secondo questo modello
rapporto tra emozioni e malattia, patrimonio or- la malattia è legata alle pressioni dell’ambien-
mai decennale dei ricercatori, erano fondate sul te ad opera degli stimolo stressanti. Stimoli
concetto di stress e sulle sue conseguenze ambientali specifici interagirebbero con i pro-
nell’organismo. Queste acquisizioni potevano grammi di risposta biologici dell’individuo,
essere così riassunte: determinati in parte geneticamente ed in parte
1. Esistono dei meccanismi di attivazione in base alle esperienze infantili.
dell’organismo, la cosiddetta Sindrome Ge- 5. Teoria della personalità. Secondo questo mo-
nerale di Adattamento, che vengono inne- dello sarebbero elementi della personalità in-
scati da stimoli stressanti, cioè in grado di dividuale a predisporre l’individuo a determi-
produrre tale mobilitazione organismica. nate malattie piuttosto che altre, come la per-
2. Gli agenti stressanti possono essere sia di sonalità di tipo A, individuata quale fattore
natura fisica o chimica così come di natura predisponente le malattie di tipo cardiologico.
psicosociale, agendo, pertanto, direttamente 6. Modelli integrativi. Alcune teorie cercano di
o mediante l’intervento delle funzioni psi- “integrare” le varie ipotesi in un modello on-
chiche ed emozionali. Esiste, pertanto, una nicomprensivo, nel quale vengono presi in
soggettività della risposta. considerazione sia gli aspetti comportamentali
3. Tale attivazione avviene attraverso la media- delle emozioni che quelli biologici. Secondo
zione dei sistemi reattivi emozionali che agi- tali modelli, la reazione dell’organismo si ma-
scono sul sistema neuroendocrino ed immu- nifesta sia su base biologica che comporta-
nitario. Gli agenti stressanti, quindi, vanno mentale.
ad alterare le funzioni del sistema neurove- Tali considerazioni rappresentavano lo scena-
getativo, del sistema endocrino e del sistema rio della ricerca della fine degli anni Settanta, ma
immunitario. non sono molto diverse da ciò che la ricerca ha
4. Esistono risposte specifiche e risposte aspe- elaborato in merito ai meccanismi psicosomatici
cifiche che si sintonizzano con tre parametri nei decenni successivi, fino ai giorni nostri. Il
fondamentali: lo stato psicofisiologico pre- concetto che colpisce maggiormente è quello del-
cedente l’evento, i fattori endogeni, come il la “predisposizione alla malattia” o “precursore
patrimonio genetico e le caratteristiche di di malattia” o “terreno biologico”: lo stress agi-
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PRECEDENTI
STRUTTURA
GENETICA
MALATTIA
FATTORI
EMOZIONALI
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mente di riunire l’organismo in una visione oli- mero di persone che vedono parti diverse dello
stica, lo ha spezzettato ancora di più! stesso soggetto” (Shnake, 1995).
“La funzionalità e la ricettività di questi si- Sostiene ancora la Shnake: “La Medicina Psi-
stemi (neurovegetativo, endocrino e immunita- cosomatica è un grande schermo che copre uno
rio) sono a loro volta controllate da una serie di dei fallimenti più drammatici della medicina. Si
fattori reciprocamente ineìteragenti tra loro: la ampliano i servizi, si aggiunge personale
struttura genetico-costituzionale, l’imprinting “specializzato” nelle équipe oncologiche, si orga-
psicobiologico, l’ambiente fisico e, infine, i de- nizzano congressi ove si riconosce il fattore psi-
terminanti emozionali e psicosociali. cologico nel cancro o nell’asma, nelle gravidanze
I determinanti emozionali e psicosociali, e la tubariche, nell’ulcera, negli incidenti automobili-
reazione di stress da essi dipendente, sono dun- stici… La psichiatria e la psicologia hanno vinto
que sempre delle concause nella genesi delle la loro battaglia! Non c’è più un quadro clinico in
malattie a etiologia totalmente o parzialmente cui non è riconosciuto il fattore psicologico. Fi-
multicausale. Essi, a seconda del momento in nalmente la dimensione psichica forma parte
cui agiscono, della loro intensità e durata e della dell’essere umano. (…) Eppure non sono riusciti
loro interazione con altri determinanti, possono a divincolarsi dall’attraente approccio medico,
agire come elementi predisponesti o come fatto- che insiste nel chiamarsi scientifico e che li ha
ri scatenanti. Il punto importante da sottolineare obbligati a costruire un ibrido con cui sono con-
è che, allo stato attuale delle nostre conoscenze, sapevoli di non aumentare la saggezza del corpo
non è dimostrato un rapporto specifico tra tipo né contribuire - come era il sogno di Freud - ad
di attivazione emozionale e tipo di malattia so- una maggiore libertà dell’uomo, a renderlo meno
matica sviluppata anche quando il ruolo deter- dipendente e schiavo dell’altro” (Shnake, 1995)
minante dello stress emozionale è stato accerta- Ma se la Medicina Psicosomatica, che si pone
to. come la disciplina che, per eccellenza, tenta di
Le differenze nel tipo di malattie sviluppate superare il dualismo mente-corpo, al di là delle
per cause emozionali dipendono dalla particola- presunte apparenze, è scivolata nuovamente nel
re vulnerabilità dei singoli organi a sua volta riduzionismo meccanicistico dei secoli antichi,
dipendente da fattori puramente fisico-biologici un’altra recente disciplina, la psico-oncologia,
o genetico-costituzionali” (Pancheri, 1979). che presume anch’essa un’attitudine olistica nei
È innegabile che la ricerca sullo stress, da confronti del paziente, è scivolata ancora più in
Cannon a Mason, era partita bene, ma, successi- basso. In uno dei testi più accreditati nella lettera-
vamente, si è intrappolata all’interno dello stes- tura italiana, il “Manuale pratico di psico-
sa paradigma da cui ha tentato di staccarsi: Car- oncologia”, addirittura l’ex Ministro della Salute,
tesio è, in effetti, più duro a morire di quel che prof. Girolamo Sirchia, arriva al coraggio di af-
non si pensi! Nel tentativo di decollare dal ridu- fermare nelle prime righe di presentazione: “La
zionismo di fine Ottocento, in una direzione - Psico-oncologia costituisce in ambito sanitario un
quella olistica o sistemica - che già la fisica riferimento per tutti coloro - oncologi, psicologi,
quantistica ed i modelli cibernetici della prima psichiatri, psicoterapeuti - che nel trattamento
metà del Novecento lasciavo intravedere, la me- della malattia neoplastica hanno una visione oli-
dicina psicosomatica è miseramente scivolata di stica del malato, tesa a tutelare e favorire una mi-
nuovo nel meccanicismo riduzionistico dei se- gliore qualità di vita del paziente considerandolo
coli passati, condito solamente dai nuovi con- nella sua complessità, vista la inscindibilità negli
cetti quali: idiopatico, polietiologico, multifatto- esseri umani della componente biologica da quel-
riale, multicausale, ecc. Invece che riunire, la emozionale” (Grassi, Biondi, Costantini, 2003,
spezzetta ancora di più. pag. IX). Peccato che nelle trecentoventi fitte pa-
L’effetto più tragico del moderno riduzioni- gine del testo non c’è una riga in cui si accenni
smo lo si vede nel fiorire delle cosiddette équi- alla possibilità, anche remota, che le emozioni
pe multidisciplinari, che sembrano tanto all’a- abbiano una qualche determinante nella genesi
vanguardia ma che tanto più multiple sono, tan- del cancro! In tutto il manuale pratico di psico-
to più dividono il paziente: “i clinici si sentono oncologia, le emozioni sono considerate solo in
molto tranquilli e progressisti quando includono quanto “vissuto di malattia”, cioè la reazione
uno psicologo nella loro equipe medica - meglio emotiva del paziente alla malattia tumorale! Vie-
ancora se è uno “corporeo” - così si formano le ne proprio da chiedersi cosa intenda Sirchia con
équipe multidisciplinari, in cui multiplo è il nu- il termine “olistico” o con “l’inscindibilità negli
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una morfologia diversa: il dott. Hamer non tar- fusa proprio in merito a ciò. C’è da dire, in ogni
dò a scoprire che la diversa struttura era legata caso, che negli anni successivi determinate pro-
alla fase del processo di malattia. Nella fase at- spettive di ricerca nell’ambito delle neuroscienze
tiva del conflitto biologico subito dal paziente, i hanno fatto molta luce sui meccanismi delle rea-
focolai si presentano come delle immagini niti- zioni emotive ed, in effetti, ora ne sappiamo mol-
de “a bersaglio”, come dei centri concentrici e to di più su cosa avviene in quel momento in cui
definiti, espressione dell’attivazione neuronale Hamer ha posto l’inizio di quella catena di eventi
durante la fase conflittuale. Nella fase, invece, che normalmente è chiamata “malattia”: oltre alle
che segue la risoluzione del conflitto, quando verifiche empiriche condotte da Hamer, abbiamo,
cioè il paziente esce dallo “stress” vuoi perché ora, la conferma anche dalle più recenti acquisi-
ha risolto il problema che lo assillava o perché zioni delle neuroscienze. La chiave di volta sta
si è messo il cuore in pace, l’immagine del fo- esattamente nella comprensione dei meccanismi
colaio cambia, i cerchi concentrici diventano neurobiologici delle emozioni.
più sfumati e tutta l’area appare rigonfia e scu-
ra, segno dell’interessamento edematoso dell’a- Dalla storia dell’orso alla scoperta del Cervello
rea cerebrale interessata e della riparazione glia- Emotivo.
le in atto. In questa fase, infatti, le cellule di ri- Mason, con l’idea che il “mediatore unico”
vestimento dei neuroni - la glia - proliferano la- ipotizzato da Selye fosse rappresentato dalle
sciando, alla fine del processo, un esito cicatri- emozioni, è stato il ricercatore che più si è avvici-
ziale. I cosiddetti tumori cerebrali, quindi, altro nato alla scoperta delle leggi biologiche di Ha-
non sono che l’esito di questo processo avvenu- mer. Purtroppo, alla fine degli anni Settanta, la
to innumerevoli volte a carico dello stesso FH. ricerca sulle emozioni era ancora troppo confusa
La ricerca empirica e l’osservazione diretta e contraddittoria per poter sostenere una tesi di
dell’interessamento cerebrale, quindi, portarono tale portata e, in ogni caso, condizionata dal vec-
Hamer a mettere l’attenzione sullo shock della chio paradigma riduzionistico e dualista.
DHS, anche se la letteratura del tempo, nono- La emozioni hanno rappresentato un oggetto
stante avesse da decenni gli occhi sui meccani- di interesse per scienziati e pensatori di tutti i
smi di reazione allo stress, fosse alquanto con- tempi. Dai tempi antichi in cui si disquisiva su
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Ebbene, Paul McLean riprese il circuito di gimento. Da questo punto di vista, quindi,
Papez e tentò una teoria generale del cervello McLean identificava nei sentimenti una funzione
emotivo, influenzato non solo dalla neuroanato- d’integrazione tra gli stimoli provenienti dall’e-
mia, ma che dalla psicologia dell’inconscio sterno e quelli provenienti dall’interno. Tale inte-
freudiana. Il punto di partenza, a quell’epoca, grazione era funzione, appunto, del cervello vi-
era che nella genesi delle emozioni erano deter- scerale; in esso, l’ippocampo svolgeva una fun-
minati l’ipotalamo, da un lato e la corteccia ce- zione fondamentale; secondo McLean era una
rebrale laterale, o neocorteccia, dall’altro; si sa- sorta di “tastiera emotiva” in grado di generare le
peva, però che tali strutture avevano poche vie vaire tonalità dei sentimenti che proviamo.
di connessione tra loro. In una formulazione successiva, McLean de-
Condiderando, quindi, che l’esperienza co- nominò “sistema limbico” le parti del cervello
sciente delle emozioni fosse probabilmente det- che avrebbero costituito il sistema responsabile
tata dall’attività della neocorteccia - universal- delle emozioni: rispetto al circuito di Papez, vi
mente considerata sede dell’attività sensomoto- aggiunse l’amigdala, il setto e la corteccia pre-
ria – ma che questa non fosse in grado di in- frontale. Il sistema limbico di McLean era un ve-
fluenzare l’ipotalamo e, quindi, le attività visce- ro e proprio sistema evoluto per mediare le fun-
rali, e considerando, invece, che fossero le re- zioni viscerali ed i comportamenti emotivi ed
gioni filogeneticamente più antiche del rinence- istintivi come procurarsi il cibo, procreare, difen-
falo a poterle influenzare, McLean identificò il dere il territorio, ecc (McLean, 1952).
“cervello viscerale” proprio nelle zone rinence- Infine, l’aspetto evolutivo fu specificato anco-
faliche. ra meglio nella “tripartizione” del cervello: se-
Mentre la neocorteccia “è signora della mu- condo McLean, nell’evoluzione delle specie ani-
scolatura e favorisce le funzioni dell’intelletto”, mali, il cervello si sarebbe evoluto dalle funzioni
il cervello viscerale “ordina il comportamento arcaiche del tronco encefalico, tipico dei rettili, a
affettivo dell’animale in certi impulsi elementa- quelle dei paleo-mammiferi e, solo alla fine, nelle
ri come procurarsi e assimilare il cibo, fuggire funzioni superiori dei neo-mammiferi. Nella teo-
davanti al nemico o liberarsene oralmente, ri- ria del cervello trino, il sistema libico corrisponde
prodursi e così via” (McLean, 1949). sostanzialmente al cervello dei paleo-mammiferi
La teoria del cervello viscerale nasceva an- (McLean, 1970).
che dalle considerazioni evoluzionistiche del La teoria del sistema limbico, come sede delle
sistema nervoso: McLean pensava che negli emozioni, sembrò così convincente che tutt’ora è
animali primitivi fosse proprio il cervello visce- considerato il modello tra i più utilizzati per spie-
rale a garantire la sopravvivenza e l’adattamen- gare il funzionamento emotivo. Per decenni, in-
to funzionale alle circostanze di vita; nei mam- fatti, sembrava potesse dare tutte le risposte in
miferi, lo sviluppo successivo della neocortec- merito al funzionamento delle emozioni, se non
cia avrebbe permesso quelle funzioni superiori altro, nella loro topografia neuroanatomica; inol-
che vedono nell’uomo il loro massimo raggiun- tre, la concezione evolutiva rendeva plausibile il
senso delle emozioni al processo di adattamento e
sopravvivenza. Si pensava, grazie, quindi, alla
teoria del sistema libico, che “il cervello emoti-
vo” avesse una localizzazione unica.
Ora sappiamo, però, che non è così!
In ogni caso, sull’onda della tripartizione del
cervello (cervello “rettile”, del “paleo-
mammifero” e “neo-mammifero”) sembrava
plausibile che le emozioni fossero generate dal
cervello del paleo-mammifero e che le funzioni
della corteccia avessero una funzione di regola-
zione su di esso; su questa linea proseguì la ricer-
ca e la speculazione sulle emozioni che condusse-
ro Stanley Schachter e Jerome Singer a formulare
Tabella 7. La teoria del sistema limbico: un’ipotesi ap-
l’ipotesi, di stampo congitivista, nel 1962, secon-
parentemente convincente ma che si è rivelata priva di do la quale sarebbero le attribuzioni e le spiega-
fondamento zioni cognitive che vengono operate dalla cortec-
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cia sugli stati fisici che vengono percepiti a de- ni gravi della memoria cosciente o dichiarativa,
terminare quelli che diventano stati emotivi. In cioè sulla capacità di sapere cosa si è fatto pochi
altri termini, gli individui percepiscono sensa- attimi prima, di immagazzinare l’informazione,
zioni corporee che, a seconda di come vengono di richiamarla e di descrivere verbalmente quanto
etichettate, generano un’emozione piuttosto che ricordato. Vale a dire su quei processi che, secon-
un’altra (Schachter, Singer, 1962). do McLean, non spettavano né al cervello visce-
Altri ricercatori cognitivisti, come Magda rale né al sistema limbico. L’assenza relativa di
Arnold e Richard Lazarus, che abbiamo già no- implicazione nell’emozione e la chiara implica-
minato a proposito delle ricerche sullo stress, zione nella cognizione contraddicono quindi l’i-
insistevano sulla valutazione come elemento dea che il sistema limbico, comunque lo si defini-
determinante ai fini dell’esperienza emotiva: sca, sia il cervello emotivo (LeDoux, 1991)
emozioni diverse si distinguerebbero l’una Un contributo fondamentale nella compren-
dall’altra perché valutazioni diverse suscitereb- sione dei meccanismi emotivi arrivò nel 1980
bero tendenze diverse all’azione che darebbero, grazie a Robert Zajonc, il quale affermò, nel suo
quindi, luogo a sentimenti diversi (Lazarus, storico lavoro del 1980 “Feeling and Thinking:
1966). La teoria della valutazione, di stampo Preferences Need No inferences” che l’emozione
cognitivista, dominò la scena della ricerca sulle precede la cognizione (Zajonc, 1980). Il suo con-
emozioni per decenni, per lo meno fino agli an- cetto di “affezione inconscia”, inteso come elabo-
ni Ottanta, anche se si sono fondate su due ele- razione emotiva prodotta al di fuori della consa-
menti che, alla lunga, come vedremo, hanno pevolezza, dimostrò che le reazioni emotive pos-
portato fuori pista. Il primo errore è stato quello sono aver luogo in assenza di consapevolezza de-
di analizzare le valutazioni dalla verbalizzazio- gli stimoli, gettando le basi per l’idea che l’emo-
ne dei soggetti, quando l’introspezione non dà zione non è solo cognizione. Le ricerche di
una visone affidabile dei funzionamenti menta- Zajonc si basavano sulle stimolazioni sublimina-
li; in secondo luogo, la teoria cognitivista della li: altri ricercatori seguirono tale filone confer-
valutazione ha dato troppo peso ai processi del- mando le acquisizioni dell’elaborazione incon-
la cognizione, negando la differenza tra emozio- scia. Divenne sempre più chiaro, quindi, che l’e-
ne e cognizione. mozione avviene per processi inconsci e non
In effetti, alcune ricerche effettuate negli an- c’entra con la cognizione (Bornstein, 1992;
ni Settanta, hanno dimostrato l’infondatezza Bargh, 1992).
dell’intero impianto del sistema limbico come Da tutte le ricerche successive si può afferma-
sede del cervello emotivo, nonché l’assoluta ne- re, quindi che McLean abbia sbagliato a include-
cessità di ridefinire il concetto di valutazione. re in un unico sistema l’intero cervello emotivo e
Il neuroanatomista Antony Brodal, ad esem- la sua storia evolutiva. “Credo che la sua logica
pio, ha dimostrato l’impossibilità di accomuna- dell’evoluzione emotiva fosse perfetta ma troppo
re, sulla base dell’evoluzione, strutture quali il estesa. Le emozioni sono sicuramente delle fun-
lobo limbico, il rinencefalo ed il cervello visce- zioni coinvolte nella sopravvivenza, ma siccome
rale (Brodal, 1982); inoltre, tutto il concetto di emozioni diverse riguardano funzioni di soprav-
sistema limbico era fondato sulla connessione vivenza diverse - difesa contro il pericolo, trovare
delle strutture che lo compongono con l’ipotala- del cibo, accoppiarsi, occuparsi della progenie, e
mo: L.W. Swanson, però, ha dimostrato, attra- così via - ognuna potrebbe appartenere a sistemi
verso metodiche più sofisticate, che l’ipotalamo cerebrali diversi, evolutisi per ragioni diverse. E
è collegato con tutti i livelli del sistema nervoso dunque i sistemi emotivi potrebbero essere non
e, da questo punto di vista, quindi, tutto il cer- uno ma tanti” (LeDoux, 1996)
vello sarebbe da definirsi “sistema limbi- Sempre secondo LeDoux, “l’ipotesi di lavoro
co” (Swanson, 1983). Oltre a ciò, si è visto che più praticabile è che diverse classi di comporta-
l’ippocampo, una struttura fondamentale, se- mento emotivo rappresentino funzioni diverse
condo McLean, per le “tonalità emotive” è im- che si occupano di diversi problemi dell’animale,
plicato non tanto nelle funzioni autonome ed e ai quali sono dedicati sistemi cerebrali diversi.
emotive, quanto in quelle cognitive. Infatti, le Se è così, emozioni distinte vanno studiate in
lesioni dell’ippocampo, e di alcune zone del cir- quanto unità funzionali distinte” (LeDoux, 1996)
cuito di Papez, come i corpi mammillari e il ta- Dalla storia dell’orso di William James, quin-
lamo anteriore, hanno pochi effetti coerenti sul- di, arriviamo alle conoscenze attuali della neuro-
le funzioni emotive, mentre producono disordi- biologia in merito al cervello emotivo. Queste
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possono essere così riassunte: Il risultato delle risposte emotive è una modi-
Le emozioni sono una risposta complessa ficazione dello stato del corpo che viene regi-
dell’organismo ad uno stimolo sensoriale strato a livello cerebrale in mappe di quello
che proviene dall’esterno o dall’interno. Es- specifico stato corporeo. L’emozione, cioè, è
se sono prodotte automaticamente dal cer- la mappa del corpo in un determinato stato,
vello, sulla base della percezione di uno sti- una sorta di fotografia delle condizioni
molo “emozionalmente adeguato”. “Tutta la “viscerali” dell’organismo in un determinato
catena d’eventi è innescata dalla presenta- momento. Ad esempio, quello che noi chia-
zione di un oggetto adatto, lo stimolo emo- miamo “tranquillità” corrisponde ad una per-
zionalmente adeguato. cezione del nostro corpo in un determinato
L’elaborazione di quello stimolo, nel conte- stato, appartenente, generalmente, alla catego-
sto specifico in cui si manifesta, conduce al- ria delle sensazioni gradevoli, mentre ciò che
la selezione e all’esecuzione di un program- chiamiamo paura, invece, corrisponde ad uno
ma preesistente: l’esperienza emoziona- stato corporeo ben differente che, general-
le” (Damasio, 2003). Il cervello, cioè, è pre- mente appartiene alla categoria delle sensazio-
disposto dall’evoluzione a rispondere a de- ni spiacevoli, che, quindi, ci spingono ad in-
terminati stimoli, con specifici repertori d’a- tervenire per modificare la situazione che lo
zione, anche se può rispondere a molti altri determina. Antonio Damasio ha, a questo ri-
stimoli che, per apprendimento nel corso guardo, ipotizzato la teoria del cosiddetto
delle esperienze di vita sono divenuti emoti- “marcatore somatico”, una sorta di immagine
vamente significativi (Da, ). In altri termini o rappresentazione sensoriale che viene inte-
esistono determinati stimoli che appartengo- grata nella memoria implicita quando uno sti-
no alle codifiche nella specie tramandate ge- molo è o diventa emotivamente significativo.
neticamente; al tempo stesso, durante la vita, Quando lo stimolo compare, non serve, come
determinate esperienze possono imprimere sosteneva William James che si attivino delle
nella memoria l’acquisizione che un deter- risposte di retroazione da parte del corpo, ri-
minato stimolo è significativo in termini di velatesi troppo lente per generare un senti-
sopravvivenza per l’individuo: è il caso,ad mento: è sufficiente che lo stimolo attivi l’im-
esempio, delle esperienze traumatiche, in magine dello stato corporeo - il marcatore so-
grado di sensibilizzare l’organismo ad una matico - per avere la percezione cosciente di
risposta secondo il meccanismo descritto da una emozione (Damasio, 1994).
Pavlov del condizionamento operante. Inoltre, sappiamo con certezza che il cervello
L’attivazione emotiva avviene mediante un emotivo opera sostanzialmente a livello in-
meccanismo del tipo “chiave-serratura”: conscio e produce risposte dirette sul corpo, di
uno stimolo emotivamente significativo fun- tipo viscerale, mediate dal sistema nervoso
ge da chiave nel dispiegamento della rispo- autonomo. La modificazione dello stato del
sta emotiva - che funge, pertanto da serratu- corpo che viene registrata nella risposta emo-
ra. In altri termini, non tutti gli stimoli atti- tiva è determinata da un’azione diretta sugli
vano una risposta, ma soltanto quelli per i organi e tessuti, attraverso la loro innervazio-
quali esiste una “serratura”. Questo mecca- ne autonoma. Un aumento improvviso del to-
nismo spiega il funzionamento degli istinti: no simpatico produce ad esempio…
ad esempio un individuo che risponde a de- Tutte le risposte emotive hanno la funzione di
terminate caratteristiche del “partner sessua- regolazione e adattamento dei processi vitali
le” sarà in grado di generare una risposta e di attivazione di una risposta adeguata alla
d’eccitazione, chiamata istinto all’accoppia- richiesta ambientale ai fini di promuovere la
mento. Al tempo stesso questo meccanismo sopravvivenza. Gli organismi viventi, in altri
spiega le basi neurobiologiche del costrutti- termini, sono costituiti in modo da mantenere
vismo, una corrente di pensiero che ricono- la coerenza delle proprie strutture e delle pro-
sce quanto la conoscenza non è un processo prie funzioni, a dispetto delle numerose circo-
assoluto ma è “creata” dall’osservatore: non stanze che possono metterne a rischio la vita.
conosciamo il mondo per quello che è ma, Le risposte emotive appartengono a quei di-
sulla base delle nostre categorie, isoliamo la spositivi contenuti nei circuiti cerebrali che,
nostra esperienza del mondo (Maturana e una volta attivati dal verificarsi di particolari
Varela, 1987) condizioni interne o esterne, puntano alla so-
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succede in quel momento in cui scatta la DHS tia oncoequivalente. La reazione emotiva specifi-
(Sindrome di Dirk Hamer), che Hamer ha iden- ca di un determinato sistema emotivo che, oltre a
tificato come l’origine di tutte le malattie. Di- produrre risposte viscerali specifiche, interessa
ventano, ora, facilmente comprensibili gli enun- localizzazioni cerebrali specifiche! Hamer giunge
ciati esposti nella Legge ferrea del cancro: a questa conclusione dall’osservazione diretta
Ogni programma speciale, biologico e sen- dell’interessamento cerebrale mediante le imma-
sato (SBS) inizia con una DHS (Sindrome di gini da tomografie computerizzate del cervello.
Dirk Hamer), cioè con uno shock conflittuale Ora sappiamo anche dalla neurobiologia che non
gravissimo, inaspettato, altamente drammatico esiste un unico sistema emotivo, ma ogni emo-
vissuto con un senso d’isolamento, contempora- zione ha un suo particolare sistema, con interes-
neamente su tre livelli: nella psiche, nel cervel- samento di aree cerebrali specifiche. Inoltre sap-
lo e nell’organo. Una chiave speciale, apre una piamo che ogni emozione è in grado di attivare
serratura speciale! Uno stimolo emotivamente risposte viscerali specifiche, coinvolgendo organi
adeguato attiva una via diretta di risposta, senza e tessuti specifici. La scelta dell’organo, quindi,
la mediazione della coscienza. L’intelligenza non è casuale o determinata da ipotetici “difetti
evolutiva dell’organismo viene in aiuto quando costituzionali”: vengono attivati proprio quegli
le circostanze colgono impreparato l’individuo organi la cui funzione è implicitamente coinvolta
(o l’animale, visto che, da questo punto di vista, nel contenuto emotivo dello shock. Proprio come
i meccanismi di salute e malattia sono identici). nel caso personale di Hamer dove, avendo subito
Hamer sottolinea con enfasi il concetto di una DHS dalla perdita del figlio, si è attivato un
“inaspettato”: la DHS, con l’attivazione conse- funzionamento “speciale” proprio nell’organo
guente delle catecolamine, diventa, così, la pri- legato alla riproduzione maschile, cioè il testico-
ma risposta automatica, preconfezionata dalla lo.
natura per predisporre l’organismo ad una ri- Il decorso del programma SBS è sincrono su
sposta efficace. tutti i livelli (psiche - cervello - organo) dalla
Nell’istante della DHS, il contenuto del con- DHS fino alla soluzione del conflitto, compresa
flitto biologico, ovvero la maniera in cui la per- la crisi epilettoide nel punto culminante della fa-
sona percepisce un determinato evento, deter- se di riparazione e il ritorno alla normalità. Vi è
mina sia la localizzazione del SBS nel cervello una compartecipazione di sistemi cerebrali e si-
con il cosiddetto Focolaio di Hamer, sia la lo- stemi viscerali che seguono l’andamento dell’ef-
calizzazione nell’organo come cancro o malat- ficacia adattativa della risposta, di cui il livello
EVENTO ATTIVAZIONE
EMOTIVO CEREBRALE MALATTIA
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VEDIAMO SOLO
QUELLO CHE CONOSCIAMO...
Questa sera in pronto soccorso l’ultima vicenda è di un paziente giunto per un grave problema neu-
rologico. Eseguita la TAC dell’encefalo, lo studio assieme al neurologo. Io vedo, proprio sopra alle
sezioni del cervelletto, una serie di cerchi concentrici che sembrano formare un bersaglio.
Sta proprio al centro e non è possibile non vederli, tanto sono nitidi ed estesi. Chiedo, allora, al neu-
rologo cosa possa essere quell’immagine, dal suo punto di vista.
Nonostante l’immagine sia lì, nitida e perfettamente visibile, lui non la vede.
Allora con la matita segno i contorni del cerchio esterno ed a quel punto anche lui la vede.
“Cos’è?” chiedo io.
La prima risposta, quasi infastidita, parla del tentorio che divide il cervelletto dagli emisferi cere-
brali.
“Tentorio?” - dico io - “Ma perché sembra un bersaglio? cosa gli è successo?”
“Ma ribatte - il neurologo - naturalmente il paziente si è un po’ mosso e l’immagine è un po’
sproiettata…”
Io insisto: “Ma perché dovrebbero esserci dei cerchi concentrici solo lì, in quella zona, e non su
tutta la sezione della TAC? E perché guardando bene anche le altre sezioni si vedono altre immagini a
bersaglio di dimensioni diverse, alcune perfettamente nitide e altre, invece, sfuocate? E perché alcuni
cerchi sono scuri ed altri chiari?
Il neurologo, a quel punto, guarda i vari bersagli che gli ho indicato e alla fine esclama “Io non li ho
mai visti prima, sono sicuramente artefatti!”
Ma come ho fatto a non pensarci prima!!!
M.G.P.
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