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Riassunto Il treno ha fischiato I colleghi di lavoro di Belluca dicevano che farneticava; usavano dei termini scientifici appena imparati

e fingevano di mostrarsi afflitti, ma in fondo erano contenti anche del fatto che avevano compiuto il dovere di andarlo a trovare allospizio. Nessuno pensava che date le condizioni in cui aveva vissuto fino a quel momento il suo caso poteva essere naturalissimo. Fino a quel momento Belluca era un uomo mansueto e veniva sottomesso, infatti sia il suo capo sia i compagni di lavoro lo trattavano male. Una mattina si present in ufficio con unaria insolita e alla sera quando il capoufficio gli chiese cosa avesse fatto tutto il giorno lui con molta calma rispose :Niente e si mise a parlare di un treno che aveva fischiato cos il capo-ufficio decise di portarlo allospizio dei matti. Io (narratore interno perch un personaggio del racconto) non rimasi meravigliato del fatto anzi secondo me Belluca non era impazzito era una cosa naturalissima. Ero suo vicino di casa e come tutti gli altri inquilini mi domandavo come un uomo potesse vivere in quelle condizioni. Viveva con tre cieche, la moglie, la suocera e la sorella della suocera; tutte tre volevano essere servite. Con lui vivevano anche le due figlie vedove, una con quattro figli laltra con tre. Per mantenere tutti Belluca oltre a fare il suo lavoro da computista lavorava anche alla sera fino a tardi. Due sere prima Belluca mentre si distendeva sul divano ud il fischio di un treno, cos si mise a dormire e sogn tutta la notte quel treno e il resto del mondo che fino a quel momento aveva dimenticato. Appena si sarebbe ricomposto sarebbe andato dal capo-ufficio a scusarsi ma esso non doveva pi pretendere tanto da lui e doveva concedergli che ogni tanto facesse una capatina in Siberia oppure nelle foreste del Congo: Si fa in un attimo, signor Cavaliere mio. Ora che il treno ha fischiato Fabula: Analizzando i tempi della novella si constata che il tempo della storia (della durata di tre giorni) non coincide col tempo del racconto (o intreccio) per la presenza di anacronie. La storia ha inizio la notte in cui si verifica l'evento motore, cio quando Belluca sente il treno fischiare. Il giorno seguente il protagonista si reca, come di consueto, al lavoro, ma questa volta non disposto a subire le angherie del capoufficio. Ha inizio cos la presunta pazzia. Quella stessa sera Belluca viene internato all'ospizio dove ricever il giorno dopo le visite dei conoscenti e del vicino di casa, che ha il ruolo di voce narrante. come la maggior parte delle novelle pirandelliane anche questa presenta una sfasatura tra la fabula e l'intreccio. la narrazione comincia quando i fatti sono gi accaduti. ci crea nel lettore un'attesa colmata poi da tre flashback. con il primo veniamo informati dello strano comportamento di belluca; il secondo, con un percorso sempre pi a ritroso, ci fa conoscere l'opprimente condizione in cui costretto a vivere il povero impiegato; il terzo rievoca l'evento minimo, insignificante che risveglia improvvisamente la sua coscienza e gli offre un'insperata anche se momentanea via d'uscita. la scoperta della nuova dimensione, del "vuoto arioso del mondo che gli si spalancava enorme tutt'intorno" non rivoluziona del tutto la vita del personaggio, non lo porta a ribellarsi definitivamente all'oppressione del lavoro e della famiglia, alla sua esistenza da "bestia da soma", ma la rende solo pi sopportabile, come emerge chiaramente nel finale.

sul piano temporale l'adozione dell'analessi comporta un movimento a ritroso, presente-passato, che viene segnalato dall'opposizione imperfetto/trapassato prossimo, dove il trapassato prossimo segna il recupero di di un evento anteriore. questo procedimento ha una funzione ben precisa che va al di l della ricostruzione dell'antefatto: esso consente infatti al lettore di scendere ai livelli pi profondi della coscienza del personaggio e di comprendere le motivazioni del suo comportamento.

Riassunto Ciaula scopre la luna Quella sera Cacciagallina voleva che i picconieri facessero la notte per finire di estrarre le casse di zolfo. Tutti se ne andarono anche se lui li minacci con una pistola. Lunico che rest fu il povero Zi Scarda; era vecchio e per un occhio era cieco; cos tutti se la prendevano con lui e anche quella sera Cacciagallina fece lo stesso. Anche Zi Scarda aveva chi maltrattare, il suo caruso Ciula. Proprio mentre Cacciagallina se la prendeva con Zi Scarda, a questultimo scese una lacrima e lui la bevette; non era una lacrima di pianto, ma si era bevuto anche quelle, quando quattro anni fa gli era morto il suo unico figlio Cavicchio, per lo scoppio di una mina, per la quale lui perse un occhio. Ciula si stava rivestendo quando Zi Scarda lo chiam e gli disse di rimettersi i vestiti di lavoro, perch sarebbero rimasti l tutta la notte. Lunico problema era che Ciula doveva andare a portare i carichi fuori dalla caverna e aveva paura del buio che cera fuori. Quello allinterno non gli faceva paura ma fuori era unaltra cosa perch non lo conosceva. Ciula viveva con Zi Scarda e con la nuora e i sette nipoti di esso. Quando venne il momento di portare fuori il carico ZiScarda glielo caric sulle spalle e Ciula si mise in cammino. Arrivato quasi allentrata vide una chiara e man mano che si avvicinava alluscita la chiara cresceva fino a quando usc e rest sbalordito; fece cadere il carico dalle spalle e si mise a guardare la Luna. Lui sapeva cosera ma non gliene aveva mai dato importanza. E Ciula si mise a piangere senza saperlo, senza volerlo e non si sentiva pi stanco n aveva pi paura. La struttura della novella La novella divisa in tre momenti. Il primo si svolge in piena luce, all'esterno della cava e presenta la ribellione dei lavoratori, che non accettano di prestare lavoro straordinario; la scena affollata dall'insieme dei picconieri che abbandonano rumorosamente la cava ignorando le minacce del soprastante Cacciagallina. Egli finisce quindi per costringere ad effettuare il lavoro l'unico lavoratore rimasto, il vecchio zi' Scarda, che a sua volta si impone sul suo caruso Ciarla, un povero scemo. In questa prima fase domina il discorso diretto, che sottolinea momenti di clamore e concitazione; la descrizione dell'ambiente di tipo verista, sul modello verghiano, con uso preciso di termini tecnici (picconieri, soprastante), gergali e dialettali (calcara, calcherone, caruso) ed espressioni popolari e sintatticamente vicine al parlato (che neanche un leone; Oggi per noi il Signore non fa notte). Il secondo momento, una volta usciti di scena i picconieri, si svolge all'interno della cava ed occupato dalla descrizione di zi' Scarda, del suo vizio della lagrima, del suo rapporto con Ciarla, di cui vengono fornite le notizie essenziali. In questa fase viene meno il discorso diretto e alla descrizione esterna dei personaggi si affiancano considerazioni di tipo psicologico, con adozione del punto di vista del personaggio. Nel terzo momento, il pi importante, il centro d'interesse unicamente Ciarla, con la sua paura prima e il suo stupore poi, quando scopre la luna. La descrizione di tipo interiore, psicologico, attraverso il punto di vista di Ciarla stesso; il movimento del protagonista procede dall'interno della cava, dal buio alla luce, dal basso in alto, sia in senso spaziale sia morale. L'impressione iniziale di descrizione verista cede completamente; l'interesse tutto concentrato sullo stato d'animo del personaggio, solo con se stesso di fronte alla luna. Il linguaggio Anche il linguaggio della narrazione cambia a seconda del variare e dello spostamento del centro d'interesse: dal parlato iniziale, dalla presenza di termini ed espressioni di colore locale (che caratterizzano cio anche linguisticamente un determinato ambiente)si passa progressivamente ad un linguaggio pi interiorizzato, concentrato prima sui ricordi di zi' Scarda (il figlio morto) e infine sullo stato d'animo di Ciarla. Abbondano espressioni che sottolineano il passaggio dal basso all'alto (su, gi, lass, rammontare, vaneggiare in alto, la scala lubrica) e dal buio alla luce (cieco e scuro, cielo, stelle, lumierina, brulichio infinito di stelle, silenzio, occhio chiaro, chiaria, deliziosa chiarit d'argento, vacuit); l'uso degli aggettivi e delle sinestesie contribuiscono a fornire la dimensione psicologica dell'avvenimento cui Ciarla si sta preparando, la visione della Luna (Grande, placida,

come in un grande oceano di silenzio), che alla fine lo far restare, per lo stupore, sbalordito, estatico.

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