Sei sulla pagina 1di 5

Don Chisciotte della Mancia (titolo originale in lingua spagnola: El ingenioso hidalgo don Quijote de la Mancha) la pi importante opera

a letteraria dello scrittore spagnolo Miguel de Cervantes Saavedra e una delle pi rappresentative della letteratura mondiale.

La vita di Miguel de Cervantes estremamente ricca di avvenimenti, viaggi e avventure non sempre a lieto fine. Nacque nel 1547 a Alcal de Henares, quarto di sette figli di un modesto chirurgo, e trascorse l'infanzia tra Valladolid, Salamanca, Siviglia e Madrid. Non si hanno molte notizie sulla sua educazione; nel 1569 era in Italia al seguito di Giulio Acquaviva, probabilmente per sfuggire alla cattura dopo aver ferito un uomo. In Italia si arruol come militare partecipando tra l'altro alla battaglia di Lepanto (1571), durante la quale fu ferito piuttosto gravemente perdendo l'uso della mano sinistra. Nel 1575, durante una traversata che lo avrebbe riportato in Spagna, la sua nave fu assalita dai pirati e Cervantes fu fatto schiavo e portato ad Algeri; durante i cinque anni di schiavit prov a fuggire ben quattro volte. Nel 1580 fu finalmente riscattato e raggiunse il Portogallo mettendosi a servizio di Filippo II. Fino al 1600 abit a Siviglia, impiegato come commissario per la fornitura di viveri all'Invincibile Armada; nel 1602 fu di nuovo in carcere, coinvolto nel fallimento di un banchiere. Probabilmente durante questo periodo di prigionia cominci ad avere l'idea di scrivere il Don Chisciotte, la sua opera pi importante. Uscito di prigione si stabil a Valladolid ma anche qui ebbe problemi con la giustizia: fu sospettato infatti di aver ucciso un nobile e torn in prigione per breve tempo. Nell'ultimo periodo della sua vita si impieg presso Filippo III, seguendo la sua corte a Madrid. Qui si dedic interamente alla letteratura, scrivendo la maggior parte della sua vasta opera. Mor nel 1616 a Madrid.

Il libro si struttura in due parti (1600-1615). Il protagonista della vicenda - un uomo sulla cinquantina, forte di corporatura, asciutto di corpo e di viso - un hidalgo spagnolo di nome Alonso Quijano, morbosamente appassionato di romanzi cavallereschi, alla lettura dei quali si dedica nei momenti di ozio. Le letture lo condizionano a tal punto da trascinarlo in un mondo fantastico, nel quale si convince di essere chiamato a diventare un cavaliere errante. Si mette quindi in viaggio, come gli eroi dei romanzi, per difendere i deboli e riparare i torti. Alonso diventa cos il cavaliere don Chisciotte della Mancia e inizia a girare per la Spagna. Nella sua follia, Don Chisciotte trascina con s un contadino del posto, Sancio Panza, cui promette il governo di un'isola a patto che gli faccia da scudiero. Come tutti i cavalieri erranti, Don Chisciotte sente la necessit di dedicare a una dama le sue imprese. Lo far scegliendo Aldonza Lorenzo, una contadina sua vicina, da lui trasfigurata in una nobile dama e ribattezzata Dulcinea del Toboso. Purtroppo per Don Chisciotte, la Spagna del suo tempo non quella della cavalleria e nemmeno quella dei romanzi picareschi, e per l'unico eroe rimasto le avventure sono scarsissime. La sua visionaria ostinazione lo spinge per a leggere la realt con altri occhi. Inizier quindi a scambiare i mulini a vento con giganti dalle braccia rotanti, i burattini con demoni, le greggi di pecore con eserciti nemici. Combatter questi avversari immaginari risultando sempre sonoramente sconfitto, e suscitando l'ilarit delle persone che assistono alle sue folli gesta. Sancio Panza, dal canto suo, sar in alcuni casi la controparte razionale del visionario Don Chisciotte, mentre in altri frangenti si far coinvolgere dalle ragioni del padrone.

Don Chisciotte un hidalgo, un gentiluomo di campagna, che rappresenta quella nobilt decaduta, di fatto esistita nella Spagna del Cinquecento, economicamente debole, costretta a vivere in modo inattivo, ozioso, meschino , monotono. Proprio per evadere dalla monotonia duna vita mortificante dapprima si rifugia nella lettura dei romanzi cavallereschi e poi, suggestionato dagli eroismi narrati, decide di rinnovare le gesta degli antichi cavalieri. E cos riadatta lantica armatura, assume il nome di Don Chisciotte della Mancia, si fa armare Cavaliere della Triste Figura da un volgare oste, eleva a

dama dei suoi pensieri una rozza contadina e, cavalcando in groppa ad un misero ronzino, battezzato Ronzinante, intraprende la vita errante. Fisso nellidea demulare le gesta cavalleresche, e cio di dover riparare alle ingiustizie e proteggere gli oppressi, va incontro ad una serie davventure dalle quali, puntualmente, uscir sconfitto. Nella sua fantasia la realt esterna acquista una nuova parvenza, diviene realt interiore, e il mondo, nella sua esaltazione, diviene ci che lui vuole che sia, perdendo completamente il contatto con la vita reale. Il personaggio di Don Chisciotte esprime appunto il rapporto tra lillusione e la realt, ed incarna perfettamente il disperato bisogno devasione: proprio per evadere dalla realt che il gentiluomo, ispirandosi agli antichi personaggi del mondo cavalleresco, decide di farsi cavaliere. Da quel momento nella sua fantasia tutto diventa esagerato e portato alla dimensione depopea cavalleresca: il semplice cappello di cartone diventa un elmo, un lungo ramo la lancia, il povero ronzino un indomito destriero in grado di competere con i cavalli della mitologia, la donna rozza la dama del cuore alla quale dedicare le imprese eroiche, e il semplice contadino assume la dignit di fedele servitore. Ed Sancho Panza , il servitore, che nel romanzo si pone come elemento di concretezza, che riesce ad equilibrare e a contenere la fantasia troppo sciolta del cavaliere riconducendolo alla realt. Don Chisciotte, infatti, vive in un suo mondo ideale di sogno, di illusioni, dal quale non si distacca, come del resto non si distaccarono nella realt tutti coloro che, quando la cavalleria ed il sentimento cavalleresco volsero al tramonto, volendone rivivere gli ideali si trovarono fuori del loro tempo e furono considerati folli. Sancho, invece , aderisce alla vita quotidiana, un istintivo che sente la necessit materiale, la realt che si contrappone al sogno, un insieme dastuzia, buon senso e concretezza. Contadino rozzo e goffo, ignorante ma non sciocco, tuttavia capace di buon senso e ragion pratica che gli impediscono di concepire il sogno. E' proprio dal contrasto tra i due personaggi che scaturisce la filosofia del romanzo ed anche la sua comicit.

Lo scopo di Cervantes sottolineare l'inadeguatezza degli intellettuali dell'epoca a fronteggiare i nuovi tempi che correvano in Spagna, un periodo storico caratterizzato infatti dal materialismo e dal tramonto degli ideali, e contraddistinto dal sorgere della crisi che dominer il periodo successivo al secolo d'oro appena conclusosi. Il primo fine del romanzo, dichiarato esplicitamente nel Prologo dallo stesso Cervantes, quello di ridicolizzare i libri di cavalleria e di satireggiare il mondo medievale, tramite il "folle" personaggio di Don Chisciotte; in Spagna, la letteratura cavalleresca, importata dalla Francia, aveva avuto nel Cinquecento grande successo, dando luogo al fenomeno dei "lettori impazziti". Cervantes vuole inoltre, mettere in ridicolo la letteratura cavalleresca per fini personali. Infatti, egli fu soldato, combatt nella battaglia di Lepanto e fu un eroe reale (ovvero impegnato in battaglie reali in difesa della Cristianit), ma trascorse gli ultimi anni della sua vita in povert (leggenda vuole che Cervantes trascorse gli ultimi suoi anni di vita in carcere), non solo non premiato per il suo valore, ma addirittura dimenticato da tutti. Egli cio vuole opporsi al comune sentire a proposito degli eroi immaginari della letteratura cavalleresca: completamente inesistenti e di fantasia, ma esaltati all'inverosimile dalla gente comune e non solo. In altre parole, Cervantes desidera riequilibrare le opinioni della gente sul valore reale dei soldati della cristianit a discapito degli eroi immaginari dei libri cavallereschi. Inoltrandosi nella lettura, subito dopo le prime avventure, Don Chisciotte perde gradualmente la connotazione di personaggio "comico" e acquista uno spessore pi complesso. Lo stesso romanzo diventa ben presto molto pi che una parodia o un romanzo eroicomico. Il "folle" cavaliere mostra al lettore il problema di fondo dell'esistenza, cio la delusione che l'uomo subisce di fronte alla realt, la quale annulla l'immaginazione, la fantasia, le proprie aspettative, la realizzazione di un progetto di esistenza con cui l'uomo si identifica.

Potrebbero piacerti anche