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5 La Sicilia come teatro della commedia erotica e della satira politica e di costume

Vitaliano Brancati ha offerto al cinema, secondo Sciascia1, uno dei tre temi siciliani al di l dei quali la produzione cinematografica di almeno due decenni gli anni Settanta e gli Ot tanta non si spinta: quello della Sicilia come teatro della commedia erotica. Nel pensiero dellautore del Contesto gli altri due sono: la Sicilia come mondo offeso e la Sicilia come luogo di bellezza e di verit, offerti pi o meno direttamente da Elio Vittorini il primo, e laltro da Salvatore Quasimodo. Nato a Pachino (Siracusa) nel 1907 ma formatosi a Catania dove complet gli studi laureandosi in lettere con una tesi su Federico De Roberto, Brancati esord con alcune opere teatrali di evidente ispirazione fascista (Fedor, 1928; Everest, 1931; Piave, 1932; messi in scena la seconda da una compagnia diretta dal figlio di Pirandello, Stefano Landi, e la terza con la regia di Anton Giulio Bragaglia), molto apprezzate dallo stesso Mussolini il quale impose allautore il nuovo titolo della terza opera in sostituzione delloriginario Caporetto. La vera vocazione dello scrittore Brancati alla rappresentazione satirica del mondo della borghesia siciliana si manifesta gi nel suo primo romanzo Lamico del vincitore, pubblicato nel 1932, che delinea il carattere della sua successiva produzione letteraria, improntato ad una pungente ironia che prende corpo nellacuta osservazione dei costumi, sullo sfondo di una visione amara della realt, non priva inizialmente di un certo moralismo che a mano a mano cede il passo ad unanalisi fredda e razionale sulla crisi e lannullamento dellindividuo, conseguente alla perdita dei valori nella societ borghese2. La pubblicazione nel 1934 di Singolare avventura di viaggio, romanzo del tutto estraneo alla retorica del fascismo, gli aliena le simpatie del regime a causa del giudizio di immoralit espresso dai censori dellepoca.
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Sciascia, La Sicilia nel cinema, in LA CORDA PAZZA, Torino, Einaudi, 1970 2 Magliulo, La questione sullopera di Vitaliano Brancati, in Prometheus anno II n. 30, 2002

Lamicizia con Leo Longanesi e le frequentazioni romane con Pannunzio, S. De Feo, Moravia e Alvaro lo indussero a maturare una ben diversa visione della realt politica e sociale di quegli anni, e a rinnegare, insieme alla sua iniziale adesione al fascismo, avvenuta nel 1922, anche le sue prime prove di giornalista e di scrittore. Nel 1941, con la pubblicazione di Gli anni perduti (la cui stesura risale agli anni compresi tra il 1934 e il 1936) e di Don Giovanni in Sicilia, nasce cos, quasi di colpo, il cupo, amaro, disperato moralismo di Brancati, indagatore delleterno vizio di pigrizia, di incapacit di azione, di debolezza morale della societ borghese meridionale, che a un certo punto si riverbera sullintera situazione della borghesia italiana, descrivendone limmagine di vizio, inganno, morte3. Gli anni perduti, apparso nel 1938 sulla rivista Omnibus di Longanesi nella versione abbreviata in nove puntate, considerato dallautore il suo primo vero romanzo in cui comincia a delinearsi limmobilit angosciosa della societ di una grande citt del sud, identificabile con Catania, e della sua giovent che alterna fragili avventure a desideri sempre delusi, incapace di slanci liberatori, di evasione verso i centri della vita vera, che nellimmaginario collettivo sono rappresentati dal continente e da Roma, che sa solo sognare ricadendo, al risveglio, nella noia sempre pi cupa della vita di provincia, nei discorsi vuoti e sempre uguali, e intanto la giovinezza scorre via verso let matura senza che nulla accada, che qualcosa cambi, di generazione in generazione.

Romanzo di satira indiretta al regime, in cui la nausea aveva preso il posto della noia4, e il vitalismo eroticopolitico dei gerarchi viene ridotto alla pi modesta dimensione di sensualit provinciale, preludio al fatuo gallismo siciliano, Don Giovanni in Sicilia impone Brancati allattenzione della critica e del pubblico raccontando la vicenda di un siciliano, Giovanni Percolla, il quale a trentasei anni, non aveva baciato una signorina per bene, n aveva mai sentito freddo aspettando di notte, dietro il cancello, una ragazza che, un minuto dopo lo spegnersi della lampada nella stanza del padre, si avvicinasse tra gli alberi tenebrosi del giardino incespicando nella lunga camicia bianca. Non aveva scritto n ricevuto una lettera damore, e il ricevitore del telefono non gli aveva mai accarezzato le orecchie con le parole amor mio.5. Acceso di passione dallo sguardo della marchesina Maria Antonietta la quale non aveva guardato Giovanni Percolla di sfuggita, con quello sguardo che ci passa sulla faccia come un barlume di sole rimandato da un vetro che venga chiuso o aperto: ma, al contrario, lo aveva guardato in pieno viso, al
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in www.comune.catania.it/cultura Lauretta, INVITO ALLA LETTURA DI BRANCATI, Milano, Mursia, 1973 5 Brancati, Don Giovanni in Sicilia, Milano, Bompiani, 1966

disopra del naso, forse negli occhi, ma non proprio nelle pupille, piuttosto fra i sopraccigli e la fronte, chera la parte della persona in cui Giovanni preferiva di essere guardato E in tal modo, non lo aveva guardato per un istante, ma per un intero minuto, e cos attenta e compiaciuta che era graziosamente inciampata in una bambina che le camminava davanti6, Giovanni la sposa e la segue a Milano dove la nobildonna possiede una grossa azienda di cui egli assume la direzione. La frequentazione della bella societ milanese e le fugaci avventure che si concede per il gusto di raccontarle agli amici non aiutano Giovanni ad evitare la nevrosi che il ritmo frenetico della nuova vita gli procura, n a vincere il conflitto interiore alimentato dalla nostalgia per la terra nata. Riassaporando la confortevole routine della vita di provincia e le abitudini della sua giovinezza durante un viaggio in Sicilia proposto dalla moglie, egli decide di rimanere in quel mondo dellimmaginazione, delle fantasie, degli sguardi delle donne che quando levano la testa dallattitudine reclinata, e gettano un lampo, tutta la vita di un uomo ha cambiato corso e natura. la storia pi importante di Catania non quella dei costumi, del commercio, degli edifici e delle rivolte, ma la storia degli sguardi. La vita della citt piena di avvenimenti, amori, insulti, solo negli sguardi che corrono fra uomini e donne; nel resto povera e noiosa.7 Questesaltazione nasconde per, a ben guardare, unintima povert politica ed intellettuale: come osserva Leonardo Sciascia questi uomini che trascorrono lunghe ore in certe straducole oscure, acquattati come scarafagginegli anni della guerra dEtiopia, col fascismo al potere e il secondo conflitto mondiale alle porte non sanno far altro che pensare alla donna, per vagheggiarla pi che per avvicinarla. Con accenti ancora pi divertiti che tragici, Brancati ha rappresentato linerzia tipica della sua terra, ma anche il vuoto che si cela dietro a tanta propaganda fascista.8 Nel ricadere di Giovanni negli antichi vizi, nella pigrizia, e nella sua incapacit di esprimere una qualsiasi volont, Brancati individua il vizio profondo della borghesia meridionale la cui disgregazione morale trova lespressione politica di questa condizione diminuita e perduta nellenorme, grottesco inganno e oppressione che fu il fascismo9. Sulla societ borghese di quegli anni lo scrittore esprime un giudizio negativo attraverso la rappresentazione beffarda e divertita della vita e delle abitudini, e la descrizione della psicologia dei suoi personaggi, velleitari quanto antieroi, dandone cos unimmagine del tutto opposta a quella voluta dallideologia fascista. Con Don Giovanni in Sicilia Brancati da la misura della maturit di scrittore alla quale ormai pervenuto. Si fa chiaro, con questo romanzo, quellitinerario che riveler in Brancati,
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Brancati, Don Giovanni in Sicilia, cit. Brancati, Don Giovanni in Sicilia, cit. 8 in www.classicitaliani.it 9 in www.comune.catania.it/cultura

fuse nella biografia e nellopera, componenti politiche, morali, di costume. La Sicilia gli apparir sempre pi (negli scritti successivi) come un universo in cui la noia e la nausea attutiscono o nascondono la violenza del desiderio, la lussuria, il gallismo del maschio che lo scrittore verr descrivendo nella sua chiave pensosamente comica. Si verr ulteriormente precisando, altres, lorientamento della sua opposizione al fascismo () che si esprimer pi o meno implicitamente nella mitizzazione letteraria di una civilt liberale borghese prefascista, affettuosamente ironizzata: un antifascismo tipicamente moralistico e individualistico, ma ricco di consapevolezza critica.10 Il film omonimo che Alberto Lattuada ha ricavato nel 1967 da questo romanzo, aggiornando la collocazione temporale della vicenda nellItalia degli anni 60, recupera lironia, lamarezza, il cupo moralismo dello scrittore, ma ne disperde le connotazioni ambientali dellepoca, i nessi sociali e culturali, che conferiscono ai personaggi dimensioni e valori pregnanti e ne motivano la natura e i comportamenti, riducendo il contesto in cui il protagonista si muove alla solita provincia siciliana in esplicito contrasto con la Milano del post boom economico, ritratta con sarcasmo il cui unico carattere peculiare rimane il gallismo di certi suoi rappresentanti, tratteggiato nella figura del protagonista da Lando Buzzanca con misura apprezzabile, quanto inusuale per lui. Oggi notava il critico Enrico Marussig recensendo il film sullEspresso forse, la vena satirica di Brancati potr apparire un po scontata: ma allora, quando lItalia era una gran prateria abitata da bisonti nazionali colpiti dal raptus erotico, quel suo metterli alla berlina, quel suo suggerire che lostentata gagliardia maschile nascondeva una profonda insicurezza, erano staffilate che lasciavano il segno.

Brancati aveva iniziato il suo rapporto con il cinema da giovane, allorch ancora ventenne aveva svolto per oltre due anni lattivit di critico cinematografico su due quotidiani catanesi, con la passione di attento spettatore, () e con unattenzione particolare a tutto ci che costituisce lo specifico filmico. Egli ha una chiara coscienza del linguaggio cinematografico da pochi posseduta a quel tempo. Linteresse per il cinema attraverser tutta la sua vita culturale e intellettuale come un sottile filo rosso, con punte vivide e corrusche, senza mai esaurirsi.11 La sua attivit di sceneggiatore ebbe inizi nel 1942 collaborando con Luigi Chiarini per la trasposizione nellomonimo film della commedia La bella addormentata del siciliano Rosso di San Secondo. Estraneo per spirito e temperamento ai protagonisti della vicenda, concentr il suo lavoro sui perso10 11

in ENCICLOPEDIA EUROPEA, II, Milano, Garzanti, 1976 Genovese-Ges, Cinema e letterati siciliani, in Ges (a cura di), LA SICILIA E IL CINEMA, Catania, Giuseppe Maimone Editore, 1993

naggi minori e su certe figure di scorcio, caratteristiche che egli stesso introdusse nella sceneggiatura. Assai rilevante fu il suo contributo alla stesura dei dialoghi, nei quali port lesperienza di siciliano e la vivacit propria del suo linguaggio.12 le atmosfere brancatiane sono nettamente rintracciabili: nulla di convenzionale, di folclorico o di pittoresco si ritrova nel lavoro di un intellettuale raffinato ed estetizzante come Chiarini. Senza mostrarci una siepe di fichi dIndia o un aranceto scrive Calzini () ha composto un clima siciliano perfetto: cattolico e geloso, arroventato e assoluto, ().E tuttavia la Sicilia presente scrive ancora Guido Piovene una Sicilia epurata, ridotta quasi a quintessenza, indicata per sottili ma vivi suggerimenti, veduta si direbbe con lintelletto ancora che coi sensi.13 Dopo aver collaborato, sempre nel 1942, alla sceneggiatura di Don Cesare di Bazan diretto da Riccardo Freda, lanno dopo Brancati si occup dellelaborazione per lo schermo della tragedia Enrico IV di Pirandello, per la regia di Giorgio Pstina, e del romanzo Il Marchese di Roccaverdina di Luigi Capuana, per una delle tante riduzioni cinematografiche di questopera, intitolata come le altre Gelosia, per la quale fu chiamato da un intelligente regista di quegli anni, Ferdinando Maria Poggioli. Il risultato fu eccellente, i valori del film risiedevano nella plasticit dei chiaroscuri, nelle ombre e nelle luci, nellabile esplodere del dramma che va avanti cupo e denso, ma soprattutto nellambientazione. La Sicilia fu scritto in quegli anni un paese profondo, incandescente, vergine, generoso, con i sentimenti a fior di terra e di pelle, con il sole che brucia, con il silenzio che martella nelle grandi, sconfinate distese di provincia. Brancatisotto altro cielo trova pi forte lessenza della propria terra; la Sicilia dei padri, dei Verga, dei De Roberto e dei Capuana. () Poggiolicon la sua colta sensibilit aveva dato prova gi un decennio prima di avere una chiara conoscenza dellisola, uscendo dai limiti della oleografia e del folclore in cui era racchiusa la maggior parte dei documentari dellepoca con il suo breve cortometraggio Impressioni siciliane.14 Il film successivo per il quale Brancati collabor alla sceneggiatura Fatalit, diretto nel 1946 da Giorgio Bianchi un dramma borghese a forti tinte sul modello del noir francese. Due anni dopo fu la volta di Fabiola di Alessandro Blasetti, un kolossal, per gli alti costi, almeno per quel tempo, ambientato nel IV secolo d. C., che racconta lultima persecuzione dei Cristiani prima dellavvento di Costantino al trono di imperatore romano.

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Chiarini, Sorriso di Brancati, in Cinema Nuovo, n. 45, 25 ottobre 1954 Genovese-Ges, Cinema e letterati siciliani, cit. 14 Genovese-Ges, Cinema e letterati siciliani, cit.

Nello stesso anno il 1948 Brancati avvi frequenti rapporti di lavoro con Luigi Zampa, iniziati con la preparazione di Anni difficili, e mantenuti per alcuni dei suoi film successivi fino a Larte di arrangiarsi, nei quali egli port il contributo di un impegno politico chiaro e sincero nei suoi sentimenti antifascisti, trasferendo sullo schermo la sua incisiva vena satirica che gli consent di dar vita, come gi sulla pagina, a situazioni e personaggi tra i pi vivi e riusciti che il cinema italiano ricordi. Lincontro con Zampa fu facilitato da interessi artistici e sociali convergenti, essendo entrambi dotati per temperamento del senso dellironia, unito al bisogno di connotare la propria arte di istanze moralizzatrici. Dalla loro collaborazione, che diede luogo ad un prolungato sodalizio artistico che si concluse con la morte dello scrittore, nacque la ormai famosa trilogia formata da Anni difficili, Anni facili, Larte di arrangiarsi, importante per la nostra storia del cinema non perch espresse dei capolavori, ma perch con acute osservazioni, con puntuali annotazioni e con chiare denunce contiene dei sicuri e validi appigli per comprendere il nostro costume, in una Sicilia paradigmatica che gi diventava metafora nazionale, specialmente in un periodo in cui il cinema italiano, allontanandosi dalle strade della responsabilit, sviliva lentusiastico impegno neorealista raccontando storie alla Matarazzo e alla Mastrocinque. La commedia di costume del binomio BrancatiZampa costituisce il primo e pi valido esempio di film italiano di satira sociale e politica. La trilogia discussa, calunniata, elogiata possiede indubbiamente un mordente eccezionale, e uno spirito caustico tipicamente siciliano. tre film coraggiosi, polemici, anticonformisti, sgradevoli per molti ma tanto necessari 15, che ancora oggi, dopo oltre cinquantanni dalla prima apparizione sugli schermi, conservano intatta la loro puntuale e pungente satira sociale che conferisce loro una patina di pregnante attualit grazie alla rappresentazione di certe perduranti connotazioni dellitalico costume. E la Sicilia, al di l dei remoti tentativi del muto, scopre di poter favorire un versante satirico dalle brucianti implicazioni storico-politiche.16 La collaborazione con Brancati rese pi vigorose le connotazioni peculiari della personalit artistica di Zampa: il suo modo divertito e satirico di osservare la realt, la corrosiva critica di costume, gi messi in luce in Lonorevole Angelina, la sarcastica denuncia di corruzioni e maneggi, da Processo alla citt (Nastro dargento per lattendibile evocazione di unepoca e di una societ17) a Il medico della mutua, da

Genovese-Ges, Cinema e letterati siciliani, cit. Caprara, I registi e la Sicilia, in Ges (a cura di), cit. 17 ambientato nella Napoli del primo 900 e ispirato al famoso processo Cuocolo, un film vigoroso in cui le istanze civili e morali del neorealismo sinnescano sul robusto tronco di un melodramma popolare, attento alla lezione del miglior cinema hollywoodiano dazione. M. M., Luigi Zampa,
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Questa la vita a Ladro lui, ladra lei, a Il vigile e a molti altri dei film interpretati da Alberto Sordi. Uomo di origini sane, ha scritto Grazzini Zampa si vantava dessere un cronista con la macchina da presa che vedeva le cose dal punto di vista della povera gente schiacciata dal Potere, e ci spiega perch tanti suoi film siano nati dallindignazione. () Sapeva, occorrendo, scherzarci sopra, ma mostrando bubboni e piaghe nel fondo restava un moralista che valendosi del suo talento di osservatore agrodolce e di narratore sapido () si batteva per unItalia pi pulita e coscienziosa. anche per merito suo, dei suoi umori corrosivi, della sua mordace pittura dambientese nella societ italiana si sono fatti strada la rabbia e lo sdegno.18

Annunciato con il titolo Credere, obbedire, combattere, Anni difficili fu ricavato dal racconto Il vecchio con gli stivali dello stesso Brancati, un piccolo capolavoro in cui lo scrittore mostra la sua eccezionale capacit di delineare, pur nel limitato ambito di una storia individuale, le miserie morali e politiche di unepoca, in una satira pungente del fascismo e dellantifascismo ufficiale. la rappresentazione acremente ironica, impietosa, del vecchio che si mette gli stivali, che sostiene il sistema grottesco del fascismo, perch non ha fede che nellastuzia, non ha altra etica che la famiglia, il piccolo guadagno; e la satira cade violenta, su di lui come sui pi impotenti profittatori del regime che lo proseguono al di l della caduta perpetuandone i metodi.19 La vicenda descrive con feroce precisione la vita della piccola borghesia siciliana negli ultimi quindici anni del regime fascista20, e prosegue fino allo sbarco delle truppe alleate raccontando le emblematiche peripezie di un modesto impiegato comunale, Aldo Piscitello, il quale per mantenere il suo posto di lavoro costretto dal podest ad iscriversi al fascio. Piscitello un uomo mite senza grandi ideali n progetti e ambizioni, un magrolino di cinquantanni con una moglie petulante e tre bambini posseduti dalla fame.21 Il racconto assume i colori di una tragica comicit allorch il dipanarsi della vicenda va mettendo in evidenza i conflitti interiori del suo protagonista. Alla fine, quando lo sbarco degli alleati decreta la caduta del regime, il sindaco che da podest lo aveva costretto a diventare fascista lo epura proprio per esserlo stato. Il poveruomo Aldo Piscitello, schiavo dellinfinita mediocrit della sua Modica, sarrende al mefitico microcosmo per poi
in I grandi generi cinematografici Non ci resta che ridere, II, supplemento a Ciak n. 9, settembre 2002 18 in www.mymovies.it 19 in www.comune.catania.it 20 Sadoul, STORIA DEL CINEMA MONDIALE, Milano, Feltrinelli, 1972 21 Lauretta, op. cit.

scontarne, paradossalmente, le conseguenze una volta cambiati i tempi e i colori: il fascismo e la democrazia si materializzano sul fondale siciliano in forma di patetici travestimenti dietro ai quali avanzano sempre gli stessi potenti o, quantomeno, sempre gli stessi istinti cannibalici. () chiaro come il regista romano, naturalmente portato al bozzetto ed alla macchietta, sia stato contagiato da quel sostrato di mediterranea insularit che porta al comico e allironia: Aldo Piscitello diventa, cos, il capostipite di una generazione di antieroi che arriva sino ai mostri risiani; interprete ideale di uno stato danimo peculiare, cui non estraneo il sentimento e il dramma dellesistenza.22 ovvio che una vicenda simile diventa per Brancati una storia esemplare, una cartina di tornasole che mette a nudo una societ, le sue ipocrisie, la sua sostanziale immobilit limacciosa: nella rappresentazione dei gerarchi fascisti, della retorica ufficiale, dellipocrita doppio gioco, Brancati di una versatilit e di una variet di toni straordinarie. Cade qui opportuna, per, una osservazione di Leonardo Sciascia secondo cui il limite di Brancati come scrittore appunto quello della commedia. Il fascismo e lerotismo sono anche, nel nostro paese, tragedie: ma Brancati ne registrava le manifestazioni comiche e coinvolgeva nel comico anche le situazioni tragiche. Dentro questi limiti egli per scrittore impareggiabile.23 Anni difficili provoc vaste reazioni per la descrizione a tinte caustiche e graffianti di certi aspetti della vita sociale e politica italiana durante il ventennio. N pass sotto silenzio la polemica pi generale dei suoi autori nei confronti di una componente della personalit dellitaliano medio, insita nelle pieghe del film il quale, per la collocazione ambientale della vicenda rappresentata, grottescamente accentuava e sottolineava con acrimonia lopportunismo esistenziale di quegli strati sociali politicamente pi vulnerabili per le diffuse condizioni di abbandono economico in cui erano costretti, che avrebbe favorito quellarte di arrangiarsi di cui Brancati e Zampa si sarebbero occupati specificatamente nel prosieguo della loro collaborazione, eleggendola a tema di un successivo film. Ancora, Anni difficili condannava anche il trasformismo ideologico della classe politica dominante. Ne nacque un caso che persino le cronache parlamentari dovettero registrare. Sotto laspetto puramente filmico Anni difficili una satira estesa nel tempo, complessa e irta di contrasti, che affronta con indubbio coraggio i fatti e le reazioni pi disparate, che entra nel vivo di tre guerre la prima volta che il cinema si arrischia in un impresa simile24; testimonia, altres, un momento felice dellattivit registica di Zampa per la qualit della sua satira politica, amara e spregiudicata nellautocritica, e rimane, tra i film ambientati in Sicilia, uno dei rari
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Caparra, op. cit. Guglielmino, GUIDA AL NOVECENTO, Milano, Principato, 1971 24 Di Giammatteo, in BIANCO E NERO, 4 aprile 1949

esempi di analisi schietta di taluni aspetti del vivere civile isolano, di certi costumi, di certe sue manie.

Il Brancati narratore ritorna sugli schermi con la trasposizione de Il bellAntonio firmata nel 1960 da Mauro Bolognini, un eccellente calligrafo con propensioni per le fonti letterarie, con lapporto in sede di sceneggiatura di Pier Paolo Pasolini e di Gino Visentini. Bolognini arriv ad uno dei libri pi complessi dello scrittore siciliano25 dopo avere diretto alcune commedie di taglio in prevalenza bozzettistico e convenzionale (Gli innamorati, Giovani mariti) che segnarono lestremo limite del neorealismo di cassetta. Con Il bellAntonio il regista pistoiese riabilit il proprio cinema sviluppando le sue inclinazioni letterarie che avrebbe ulteriormente manifestato in alcuni dei suoi film successivi attingendo alle opere di Moravia (La giornata balorda e Agostino), Pratesi (La viaccia), Svevo (Senilit), Gauthier (Madamigella di Maupin), Pratolini (Metello), Parise (Lassoluto naturale), Tobino (Per le antiche scale), Chelli (Leredit Ferramonti), e dellaltro scrittore di origine catanese, Ercole Patti, dal cui romanzo Un bellissimo novembre ricav il film omonimo. Pubblicato a puntate, in una versione priva di ogni riferimento al sesso e alla religione, nei primi 15 numeri del settimanale Il Mondo fondato da Mario Pannunzio nel 1949, Il bellAntonio (il titolo fu suggerito da Leo Longanesi in sostituzione delloriginario Il gallo non ha cantato) ambientato nella borghesia catanese conformista, compromessa con il regime, ossessionata dal gallismo, cio dal mito del sesso come affermazione di virilit, negli anni compresi tra il 1934 e il 1943, dal periodo di maggior fortuna del fascismo a quello del suo crollo. il romanzo della maturit artistica di Brancati, in cui lo scrittore ha raggiunto un perfetto equilibrio narrativo fra la satira politica e di costumee una comprensione e una piet umane che danno un tono pi profondo e dolente al suo moralismo satirico26. Ne Il bellAntonio il gallismo siciliano non pi visto fine a se stesso, bens lequivalente sessuale del velleitarismo e del gallismo politico dei fascisti, di modo che giovinezza, capacit sessuale, vigore maschio, potenza politica risultano deliziosamente intrecciati in una satira divertita, ma anche controllata dalla moralit di Brancati, che ha conosciuto la vergogna e la nausea del regime fascista27.

Lauretta, op. cit. Barberi Squarotti, GRANDE DIZIONARIO ENCICLOPEDICO, II, Torino, UTET, 1955 27 Gli autori del Neorealismo: Brancati, liberamente tratto da Giacalone La pratica della letteratura Novecento, Napoli 1997, in www.library.thinkquest.org
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La tragicomica vicenda del giovane protagonista, bellissimo, amato dalle donne ma afflitto da impotenza sessuale nei confronti della giovane e bellissima moglie, che ne scalfisce lonore dando luogo a pettegolezzi nella Catania degli anni trenta, imbavagliata dal fascismo e dallottusit di un mondo legato a preconcetti e tradizioni superstiziose28, una metafora grottesca e corrosiva sul fallimento del supremo ideale del fascismo e della societ piccolo-borghese meridionale, il sesso, della loro impotenza morale, degli ideali politici e militari del regime, in una visione disperata e funebre della societ nazionale irrimediabilmente guasta al punto che, nel cupo presagio dello scrittore, altri mostri ne prenderanno il posto. Lironia di Brancati diventa amaro sarcasmo e denuncia delle vilt politiche.29 Posto di fronte ad una materia a suo modo scottante, Bolognini prese per cos dire le distanze spostando la vicenda negli anni 50 per non avventurarsi in quel labirinto di passioni sottaciute, di interessi personali contrabbandati per altruismo, di intrighi invisibili eppure potenti, che il romanzo tesse in una tela che avviluppa, fino a soffocarli, i sentimenti pi genuini dellanimo umano. Dal gran tema da opera buffa del romanzo () Bolognini ha tratto un film lirico pi che satirico, carico di dolorosa malinconia. una commedia di carattere pi che di costume30, che illustra con meticolosa perizia, frutto della notevole maturit espressiva del suo autore, la facciata di quel labirinto che sotto gli occhi di tutti, rinunciando a guardare laddove gli altri non vedono, e volgendo nel pi praticabile dramma un dramma crepuscolare dai toni smorzati, dimessi, e freddo perch svuotato dellunica linfa capace di dargli unanima il grottesco disegno di un mondo che Brancati aveva vivificato con gli umori della sua mordace e impietosa satira. film mediocre e fatuo, da un libro piuttosto arduo e complesso. (Brancati uno scrittore profondo: e ci affranca dalla ripugnanza con cui solitamente usiamo per uno scrittore questo aggettivo il fatto che abbia avuto tanti lettori superficiali, Bolognini incluso).31 Diversa lopinione di Pietro Bianchi secondo il quale il regista () ci ha restituito una Sicilia ora lirica () ora pettegola e rissosa di struggente verit. Certe sequenze del BellAntonio sono destinate a diventar celebri32 grazie ad Armando Nannuzzi che ha fotografata una Catania malinconica.

Nonostante giudicasse odioso il lavoro di sceneggiatura del pomeriggio e della sera, durante il quale (il suo cervello,
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in www.italialibri.net Grandi Narratori del 900 Vitaliano Brancati, in www.italica.it 30 Il Morandini Dizionario dei film, in www.capital.it 31 Sciascia, La Sicilia nel cinema, cit. 32 Bianchi, Il Giorno, 5 marzo 1960

n. d. a.) si mescolato ad altri cervelli in un mucchio di materia grigia tanto grosso e gonfio, quanto inerte e stupido 33, Brancati continu quellattivit collaborando, anche per la ste sura del soggetto, alla realizzazione di primavera di Renato Castellani. Ambientato tra Catania e Milano, il film una commedia godibile e sdrammatizzante (che racconta un caso di bigamia con unallegria inusitata per un paese cattolico) risolta con eleganza allinterno di un vivace bozzetto dialettale.34 Nel 1951 viene presentato Guardie e ladri diretto da Steno e Mario Monicelli, la cui sceneggiatura, scritta da Brancati in collaborazione con i due registi, con Ruggero Maccari, Aldo Fabrizi e lo scrittore Ennio Flaiano, fu premiata al Festival di Cannes del 1952. Meno fortunato il successivo impegno per il film Tre storie proibite giudicato superficiale nel suo psicologismo da rotocalco35. Nel 1952 Brancati pubblica il suo migliore lavoro teatrale La governante, che ha per tema una omosessualit femminile condannata dallipocrisia. Tema dolorosoper sua natura ambiguo, per di pi affiancato da altro tema, quello della calunnia, che in certi momenti vi si sovrappone e non aiuta a chiarire una commedia gi in se stessa complessa, senza dire dei temi secondari36 Il testo fu giudicato scabroso nellItalia puritana di quegli anni, e fu vietato dalla censura, anche per il sarcasmo con cui lautore colpisce limmagine conformista della famiglia e della societ, e delluomo che sempre pi si esime dallassumere responsabilit personali. Nella Governante, spiega Sandro De Feo, come in certi interni tragicomici di Cecov la tensione di comico e di tragico affidata a incidenti minimi, a malintesi banali, a parole che sembrano grosse e fanno soltanto ridere, o a parole da nulla o addirittura a silenzi che ci danno i brividi.37 Il testo, rappresentato per la prima volta nel 1965, fu pubblicato nel 1952 da Laterza, dopo il rifiuto opposto da altri editori, in appendice al saggio Ritorno alla censura in cui Brancati denunzia lo spirito censorio dei governi del dopoguerra, che soffocava la libert di espressione artistica, e il clima di restaurazione moralistica di cui erano stati vittime alcuni dei suoi lavori, e ribadisce la sua poetica del comico, fedele ai grandi modelli del realismo classico ottocentesco. Nel 1975 il regista Gianni Grimaldi ne ha ricavato un film modesto, affidato a volgarit e comicit dozzinali38, nonostante il consolidato mestiere degli interpreti tra i quali i siciliani Turi Ferro e Pino Caruso, la cui presenza salva le
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Brancati, in Genovese-Ges, Cinema e letterati siciliani, cit. Mereghetti (a cura di), DIZIONARIO DEI FILM 1996, Milano, Baldini & Castaldi, 1995 35 Il Morandini Dizionario dei film, cit. 36 Radice, Corriere della sera, 24 gennaio 1965 37 in xoomer.Virgilio.it 38 Il Morandini Dizionario dei film, cit.

parvenze dello spettacolo conferendo umanit ai personaggi altrimenti vuoti. Nel film andarono perdute le finezze psicologiche del testo letterario, preferendo il regista strizzare locchio alle deviazioni omosessuali del personaggio principale. Altrettanto deludente era stata la trasposizione del romanzo postumo Paolo il caldo, fatta da Marco Vicario nel 1973, che non giustifica il ricorso ad unopera da leggere in controluce, della quale il film nella prima parte coglie soltanto lesteriorit della sfrenata attivit sessuale di Paolo ignorando il sostrato psicologico che la motiva, e nella seconda (quella in cui egli prende coscienza della sua condizione e rifiuta il sesso per far posto alla ragione) trascura il conflitto esistenziale del protagonista evidenziandone soltanto il lato grottesco e voyeristico: n a motivarlo pu bastare il colloquio con il padre in punto di morte, pedissequamente trascritto dal libro, allorch il morente dice al figlio la felicit non circola in nessuno di voi, bene che te lo ricordi per lavvenire. La felicit, in questa famiglia, avrei potuto averla soltanto io, perch la felicit ragione39. Questo il romanzo in cui Brancati esprime il culmine della disperazione, lo scetticismo radicale, lannullamento dellindividuo, conseguente alla perdita dei valori nella societ borghese, descritto attraverso lanalisi della dissoluzione fisica e mentale del protagonista nel sesso, come lunico contatto che gli possibile con una realt che gli sfugge, in cui non crede pi, entro una societ che ormai ricaduta nei vizi morali di sempre, nella corruzione, nellinganno, nella menzogna, nellerotismo come al tempo pi oscuro del fascismo.40 Ormai ha scritto Lauretta a proposito di Paolo il caldo i modi felici e festosi del comico si sono qui rarefatti, e lo scrittore appare preoccupato di descrivere la decadenza e il pervertimento di una societ che non pi soltanto quella patriarcale siciliana ma anche quella salottiera romana. Il tono mutato, specie nei confronti de Il bellAntonio, e lo stile s fatto pi intimo, cauto, pensoso, forse pi poetico, anche se a volte farraginoso.41

Con Larte di arrangiarsi, ultimo suo contributo, nella duplice veste di autore del soggetto e di sceneggiatore, alla filmografia di Zampa, Brancati intese riprendere e sviluppare con maggiore compiutezza il suo discorso sul trasformismo politico degli italiani attraverso unindagine di costume sugli inveterati difetti della societ nazionale, cos da completarne il quadro iniziato con la rappresentazione degli Anni difficili del fascismo, e proseguito con il racconto degli Anni facili della nuova Italia repubblicana: un film coraggioso, un film che bisognava fare e che torna ad onore di chi lo ha realiz39 40

Brancati, PAOLO IL CALDO, Milano, Bompiani, 1955 in www.comune.catania.it 41 Lauretta, op. cit.

zato, il cui valore morale va al di l e al di sopra dei suoi valori cinematografici42 espressi in un quadro realistico dellera democristiana43 attraverso la storia di un insegnante di origine siciliana trapiantato a Roma, vecchio antifascista, afflitto da problemi economici che lo costringono a compromettere la sua onest personale e la rettitudine professionale prestandosi agli intrighi dei soliti corruttori. satira di una particolare mentalit e di un particolare costume sociale, e che si svolge sullo sfondo di una societ in cui lopportunismo, la prepotenza e linganno sono gli unici mez zi per sopravvivere44, Larte di arrangiarsi racconta un opposto e pi diffuso modello di vita, quello praticato da Sas Scimoni, anchegli siciliano, ma campione di intrallazzi. Sempre pronto ad individuare da che parte spira il vento, egli amo reggia prima con il socialismo, poi con il fascismo, quindi con i comunisti, infine con la Chiesa, non tralasciando, affaccendato com a seguire levolversi degli eventi, di amoreggiare con le donne. Sas il tipico esempio delluomo incapace di compiere scelte autonome, che il successo esalta, ma la sconfitta non deprime. nel suo lavoro di sceneggiatore Brancati seppe portare quasi sempre un alito nuovo di umanit nei personaggi e toni e umori che infondono al clima delle opere ricche suggestioni del suo sangue. Principalmente in quelle che hanno come scenario la sua Sicilia e il Meridione ove seppe ricreare raffinate pitture dambiente.45

Il valore dellarte di Brancati non va ricercato nelle vicende dei suoi personaggi, ma piuttosto in ci che fa loro da sfondo, ossia nella denuncia, volutamente soffusa, della meschinit, dellipocrisia e del pregiudizio, che caratterizzano, storicamente, larga parte della societ borghese. () proprio la sottilissima psicologia dambiente, cos presente in ogni racconto di Brancati, a conferire sostanza e prospettiva alla sua opera, traendola dal contesto storico-geografico suo proprio e rendendola universale46. La critica pi recente ha privilegiato la riflessione storico-esistenziale di Brancati narratore e saggista rilevando che, al pari di Montale, egli ha saputo interpretare il disagio, storico, sociale, esistenziale dellItalia tra le due guerre, riflettendolo nella malinconica passivit dei suoi personaggi, colpiti da un certo male di vivere ma protesi, leopardianamente, verso

Contini, Il Messaggero, 1 settembre 1953 Sadoul, op. cit. 44 Rondolino (a cura di), CATALOGO BOLAFFI DEL CINEMA ITALIANO 1945/1955, Torino, Bolaffi, 1967 45 Genovese-Ges, Cinema e letterati siciliani, cit. 46 Magliulo, op. cit.
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un ideale forse irraggiungibile di felicit47. intellettuale inorganico, come lo definisce Ferroni, fuori da condizionamenti politici e culturali, rigoroso sino al fanatismo (quello della ragione, sintende), impietoso fustigatore degli estremismi della sua epoca, lo scrittore siciliano ha saputo radiografare lattitudine tipicamente italiana al compromesso, senza tuttavia smettere di amare la sua nazione, e la sua Sicilia, che dellItalia metafora () In tempi di inarrestabile conformismo culturale riscoprire la parola proibita di Brancati, censurato nel corso di tutta la sua vita artistica, pu permetterci di cogliere, finalmente, un lampo di verit nel grigiore omologante della nostra epoca48.

Spalanca, Vitaliano Brancati, intellettuale inorganico, in Prometheus anno III n. 68, 2004 48 Spalanca, op. cit.

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